venerdì 3 agosto 2007

Estate-estera












Est


ate


era


 

Con questa ultima tirata riponiamo le trame per la pausa estiva. Alcuni (molti?) tra voi sono già in vacanza (stavo per dire altrove). Io sono qui a non saper ancora che fare di questa mia strana estate. Intanto estera per lettura, dal vecchio mondo tra Londra e Barcellona per arrivare al nuovo (canadese) passando per Istanbul.

Cominciamo allora con le donne e con una vecchia compagnia. Ho letto finalmente il primo libro (cronologico) dell’ispettrice Delicado.

Alicia Gimenez-Bartlett “Riti di morte” Sellerio euro 12

Prima di tutto, la solita tirata d’orecchi all’editoria italiana che fa uscire per quarto libro il primo episodio di Petra Delicado. In fondo è qui che nascono i caratteri suoi e di Firmin. Qui si fondano le basi di una visione al femminile ma non femminista del giallo, di Barcellona e della nuova Spagna. La storia, devo dire, si scopre per tempo (ne avevo anticipato la fine una settantina di pagine prima), ma serve, come dice Petra, quanto meno a mettere le basi di una buona amicizia. Scorrevolissimo. E per chi non è ancora Alicia dipendente consiglio i suoi libri per il relax estivo.

La seconda è invece la giovanissima london-giamaicana Smith, di cui ho letto anche qui il primo libro (un altro filo di queste letture prime in qualche cosa).

Zadie Smith “Denti bianchi” Mondadori euro 8,40

Anche questo (come altri libri in precedenza) un gran bel polpettone. Forse, un po’ troppo lungo. E quando si allunga, il brodo perde un po’ di sapore. Fin quando si mantiene a livello narrativo sugli incontri-scontri interrazziali in un lunga Londra (lunga nel tempo, dalla seconda guerra mondiale al 2000) si riesce a seguire. Poi deve finire e non avendo le idee chiarissime ingarbuglia un po’. Si ritrova la sua atmosfera di casa (questo misto di culture, un po’ di Giamaica e l’immancabile India), si perde alla fine un po’ di magia.

Alcune frasi: “sono le lettere, più ancora dei baci, ad unire le anime” “se fossi un indù, penserei che ci siamo incontrati in una vita precedente”             

La fine come è detto è arrivare al nuovo mondo, al Canada antagonista agli USA, ad una raccolta ferocemente anti-capitalista, ma che ora, nell’epoca della maturità, l’autore lascia un po’ da parte.

George Saunders “Il declino delle guerre civili americane” Einaudi euro 9,50

Osannato come uno dei miti della nuova letteratura americana, accomunato a Eggers e a Lethem, a me, di fondo, non è piaciuto. Certo, l’immagine dell’esplosione del benessere verso uno stadio di conflitti feroci, alla “slava”, è un’immagine di un futuro vicino. Con trovate da libro di fantascienza (senza nulla togliere al genere che amo) senza però quella sospensione del giudizio temporale che questi lasciano. Allora racconti, sui benessere finto del Villaggio Globale e sulla lotta tra Normali e Deformi, che sicuramente mostrano uno sforzo di invenzione. Ma la partecipazione? Per immedesimarci bisogna fare salti mentali, forse corretti, ma che affaticandoci alla fine ci lasciano più interdetti che motivati a cambiare lo stato delle cose (cfr. il saggio di Gesualdi sulla Sobrietà di cui parlerò dopo l’estate).

Ma per arrivare in Canada, ho fatto tappa ad Istanbul, per la lettura del mio primo libro del Nobel turco.

Orhan Pamuk “Il castello bianco” Einaudi s.p. (ottimo regalo)

Mi ci sono accostato con timore. L’inizio lo trovo molto Borges, anche se temperato da un semi-moderno Oriente. La parte centrale è noiosa. Bellissimo l’ultimo capitolo che rimescola tutte le carte (aiutato dalla post-fazione dell’autore). Forzata la quarta di copertina che vuole in ogni caso vederci il conflitto tra Oriente ed occidente, che certo c’è o potrebbe esserci (in fondo sembra essere il leit-motiv di tutta la sua produzione), ma su di un livello molto “letterario”, tanto che si riesce quasi a non perdersi del tutto. Però la parte centrale è veramente ostica. Vediamo alle prossime letture (tutti parlano benissimo de “Il mio nome è Rosso”, vedremo).

Passiamo a qualche bio-nota.

Di Alicia, non riparlo.

Zadie Smith nasce il 27 ottobre 1975 e fino ad ora ha scritto due romanzi entrambi ambientati perlopiù a Londra. Negli ultimi anni è stata celebrata come uno dei giovani autori inglesi di maggior talento. Zadie Smith è nata con il nome Sadie Smithe (ha cambiato il suo nome all'età di 14 anni per darsi un tocco differente, esotico) nella contea del Brent, nel nordest di Londra una area multiculturale, perlopiù di operai, da madre Jamaicana e padre Inglese. Sua madre crebbe in Jamaica ed emigrò in Inghilterra nel 1969. Quello fu il secondo matrimonio per suo padre. Ha una sorellastra, un fratellastro e due fratelli minori. I suoi genitori hanno divorziato quando Zadie era adolescente. Fin da piccola sviluppò diversi interessi e attitudini: da bambina era innamorata del tip-tap; da adolescente considerò una carriera come attrice in un musical; da studentessa guadagnò soldi come cantante jazz e voleva diventare giornalista. In ogni caso, leggere e scrivere sono sempre stati una parte fondamentale della sua vita. Dopo essere stata educata in scuole statali locali Zadie Smith si iscrisse al King's College di Cambridge per studiare letteratura inglese. Mentre frequentava il college pubblicò alcuni racconti in una raccolta di scritti di studenti. Un editore percepì il suo talento e le offrì un contratto per pubblicare un romanzo ancora da scrivere. Zadie Smith decise di contattare un agente letterario e da allora è stata rappresentata dalla Wylie Agency perfino prima di completare il primo capitolo del primo romanzo. Denti Bianchi fu introdotto nel mercato editoriale nel 1997, molto prima che fosse completato. Sulla base di bozze, un'asta tra diversi editori per i diritti fu lanciata da Hamish Hamilton Ltd.. veniva posta un'attenzione insolita su un romanzo ancora incompleto. Smith completò Denti Bianchi durante l'ultimo anno dei suoi studi. Quando nel 2000 pubblicò il romanzo, diventò immediatamente un bestseller. Fu insignito di numerosi premi internazionali. Negli anni successivi lavorò al secondo romanzo L'Uomo Autografo. In alcune interviste dichiarò che l'interesse attorno al primo romanzo aumentò la pressione, cosa che le causò un breve blocco dello scrittore. Nonostante ciò, il suo secondo romanzo pubblicato nel 2002 fu un successo, ma questa volta i critici non lodarono l'opera unanimemente come era successo con Denti Bianchi. Dopo la pubblicazione di L'Uomo Autografo Smith ha lasciato Londra per la Harvard University. Ha lavorato ad un libro di saggi La Moralita' del Romanzo in cui considera una selezione di scrittori del ventesimo secolo attraverso la lente della filosofia morale. Recentemente ha pubblicato il suo terzo romanzo, "Della bellezza" (pubblicato da Mondadori nel maggio 2006). Inoltre, sta lavorando con suo marito Nick Laird su un musical sulla vita di Franz Kafka. Zadie Smith conobbe il compagno di studi Nick Laird alla Cambridge University; si sposarono nel 2004. Nick Laird pubblicò una collezione di poemi chiamata To a Fault nel 2005. Sta lavorando su un romanzo intitolato Utterly Monkey. Zadie Smith e Nick Laird vivono a Londra Nord.

George Saunders (2/12/1958) nasce ad Amarillo, Texas, ma si trasferisce giovanissimo nel lato sud di Chicago. Nel 1981 prende una laurea in ingegneria geofisica alla Scuola Mineraria del Colorado. Nel 1988 ottiene un Master in scrittura creativa presso l’Università di Syracuse. Da giovane, negli anni ottanta Saunders si autodefiniva un Oggettivista, ma ora si considera un neo-conservatore. Dal 1989 al 1996 lavora presso un’industria ambientale la Radian International, a Rochester, New York come technical writer e geofisico. Ha anche lavorato per una ditta di estrazione del petrolio a Sumatra. Dal 1997 insegna scrittura creativa alla Syracuse University. Nel 2006, Saunders vince un premio di $500,000 alla MacArthur Foundation Fellowship e viene insignito della Guggenheim Fellowship. Saunders risiede attualmente a Syracuse, New York con la moglie e due figlie. Il suo prossimo libro una collezione di racconti intitolata The Braindead Megaphone, sarà pubblicato a settembre 2007.

Orhan Pamuk (7 giugno 1952, Istanbul) è uno dei maggiori scrittori turchi contemporanei. I suoi romanzi, tradotti in più di quaranta lingue, sono spesso sospesi tra il fiabesco ed il reale e rispecchiano la Turchia di ieri e di oggi. È stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: "nel ricercare l'anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture". Orhan Pamuk nasce in una famiglia borghese benestante di alterne fortune; il padre fu il primo dirigente della sezione turca dell'IBM. Viene istruito al liceo americano Robert College di Istanbul. Su pressione della famiglia, si iscrive in seguito alla facoltà di architettura dell'Università Tecnica di Istanbul, per poi abbandonarla dopo tre anni per dedicarsi alla letteratura. Si laurea all'Istituto di Giornalismo dell'Università di Istanbul nel 1977. Nel 1982 Pamuk sposa Aylin Turegen. La coppia divorzierà nel 2001 dopo aver dato alla luce una figlia di nome Rüya. È "visiting scholar" alla Columbia University di New York dal 1985 al 1988, periodo che comprende una breve posizione come "visiting fellow" alla University of Iowa. Dopo la breve parentesi americana, torna definitivamente a Istanbul. Pamuk, che ha precedentemente rifiutato il titolo di "artista di Stato" dal governo turco, viene incriminato nel 2005, a seguito di alcune dichiarazioni fatte a una rivista svizzera riguardanti il massacro, da parte dei turchi, di un milione di armeni e trentamila curdi in Anatolia durante la Prima guerra mondiale. Il processo, che ha attirato l'attenzione della stampa internazionale, è iniziato il 16 dicembre 2005 ma è stato successivamente sospeso in attesa dell'approvazione del ministro della giustizia turco. Nonostante il grande successo riscosso in patria, una significativa parte dell'opinione pubblica turca si è schierata contro Pamuk: un sottoprefetto di Isparta ha ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche mentre una TV locale ha proposto di ritrovare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno. Le accuse sono state ritirate il 22 gennaio 2006 con la motivazione che il fatto non costituisce reato per il nuovo codice penale. Il 12 ottobre 2006 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura, diventando così il primo turco a ricevere il prestigioso riconoscimento. Il 2 febbraio 2007 viene diffusa la notizia di una sua partenza a tempo indeterminato verso gli Stati Uniti. Lo scrittore era stato minacciato recentemente di morte da uno degli attentatori di Hrant Dink. Negli ultimi giorni di gennaio 2007 era peraltro al Cairo dove era in corso l'annuale Fiera del Libro e in tale città s'è intrattenuto con il noto scrittore emergente egiziano Ala al-Aswani. In una recente intervista Pamuk ha tuttavia precisato che non si tratta di un allontanamento definitivo, ma che attualmente fa la spola tra New York, dove insegna, e la Turchia. L'opera di Pamuk è caratterizzata dal tema dell'identità. Se ad una prima lettura questo può essere ricondotto al conflitto tra i valori dell'occidente europeo e la cultura islamica, non è possibile escludere una più profonda radice psicologica. I romanzi, che lasciano spesso in sospeso la soluzione di tale conflitto, presentano trame complesse e personaggi di grande profondità, particolarmente i primi, dove l'elemento biografico è più evidente. L'Istanbul contemporanea e dell'Impero ottomano non si limita a fare da sfondo alle vicende umane ma assume la qualità di personaggio, di organismo vivo, con una sua storia da raccontare.

 

E come ogni fine mese, ecco la tabellina dei libri letti in giugno.

 





























































Nome


Cognome


Titolo


Editore




Antonia S.


Byatt


Possessione


Mondadori


9,80


Cristina


Comencini


Passione di famiglia


Feltrinelli


7,50


Olivier


de Ladoucette


Restar giovani è questione di testa


Feltrinelli


10


Mavis


Gallant


Al di là del ponte e altri racconti


BUR


8,50


Claudio Bartocci


A cura di


Racconti Matematici


Einaudi


r.


Francesco


Gesualdi


Sobrietà


Feltrinelli


9


Marianne


Cosa


No woman’s land


Giunti


9,50


 

giovedì 2 agosto 2007

Donne

Stanco come difficilmente in questi tempi (e forse sono più i pensieri che glia atti), mi ritrovo questa settimana a parlare non bene di due libri scritti da donne (non dico che ne parlo male, ma ho letto cose più coinvolgenti nella vita).

Della prima (inserita in un filone canadese di cui ho letto molti punti nell’ultimo periodo) ammiro più che altro il coraggio di decidere che scrivere è la mia vita, e quindi di adoperarsi con tutto il proprio essere a questa attività.

Parlo di

Mavis Gallant “Al di là del ponte e altri racconti” BUR euro 8,50

Quattro racconti dalla signora delle lettere canadese, della parte anglofona. Che dire? La scrittura è molto bella, pulita, senza una parola di troppo. Tra l’altro la Gallant, per scelta, ha scritto solo racconti non trovando adatta per lei la dimensione romanzo. Detto questo, nessuna emozione. Si, in alcuni punti c’è “vita”, ma non coinvolgimento. Tant’è che l’ho trascinato a lungo prima di poterlo digerire.                            

Della seconda (anche se per altri versi mi piace, e forse più nella sua versione iniziale), ammiro di meno l’essersi accompagnata – forse sposata non si riescono a trovare indizi – con Alejandro Jodorowsky.

Di lei invece ho letto

Marianne Costa “No woman’s land” Giunti euro 9,50

Un libro strano, a tratti interessante, a tratti da tenere a distanza. La storia, come il titolo rimanda, ci fa precipitare nella Sarajevo del dopo Tito e nella guerra etnica. Vista attraverso gli occhi di una donna che attraversa diversi stati di “comprensione” delle vicende. E qui, come nelle grappe, bisognerebbe eliminare la testa e la coda. La prima parte, l’innamoramento dello slavo tenebroso, è lunga, involuta, ripetitiva. A volte volutamente sgradevole (alla fine ho capito una chiave di questa lettura). La fine, con il tentativo forzato di dare un messaggio e di darlo verso una speranza, è anch’essa “oniricizzante”. Credo che molto di questi due tratti sia dovuto alla vicinanza con Jodorowskij. Il centro, con la guerra, la miseria, il vero orrore della terra di nessuno, colpisce. E colpisce ferite non sanate. Alla fine, anche se a fatica, può essere letto.

Della Costa, non riesco a trovare tracce biografiche, mentre più ricca è la prima.

Mavis Leslie Gallant, nata Mavis Leslie Young (11 Agosto 1922) è una scrittrice canadese. Figlia unica, Mavis nasce a Montreal, Quebec. Suo padre muore quando è molto piccola e la madre si risposa. In giovinezza cambia 17 tipi di scuola, finchè sulla ventina si impiega come reporter per il Montreal Standard (1944-1950). In questa fase sposa John Gallant, un musicista di Winnipeg, da cui ben presto divorzia. Nel 1950 lascia il giornalismo per seguire la sua vocazione di scrittrice e decide di andare in Francia, senza soldi né lavoro. Solo per essere libera di scrivere. Il suo motto è sempre l’epigrafe di Pasternak “Solo l’indipendenza personale è importante”. Nel 1981, Gallant viene nominata “Officer of the Order of Canada” per il suo contributo alla letteratura. Contemporaneamente vince il “Governor General's Award for literature” per la raccolta dei suoi racconti “Home Truths”. Nel 1983-84, ritorna in patria per insegnare all’Università di Toronto. Dal 1991 al 2002 continua a ricever premi per I suoi scritti e per I suoi racconti. Con Alice Munro, Gallant è uno dei pochi autori canadesi che viene pubblicato con regolarità da “The New Yorker”. D’altronde quasi tutti i suoi scritti sono apparsi prima in rivista e poi raccolti in libri.