domenica 14 gennaio 2007

Il nuovo anno (1 gennaio)

Non contento dell’ultimo invio dell’anno scorso, vi tengo compagnia anche con il primo invio dell’anno nuovo. Letture, ora, molte italiane ed un po’ anche no, sempre per colmare la differenza con le ultime letture. Cominciano dagli esteri

Alfred Andersch[1]

Il padre di un assassino” Marcos y Marcos euro 10

Un piccolo gioiellino. Un’ora nella vita di un ragazzo a confronto con l’istituzione scuola e il proprio futuro. Scrittura attraente e sempre contro il tiranno. Scritto nell’80 ambientato nel 28 mi rimanda l’aria di Monaco pre-hitleriana. Bello (e partecipato non come il freddo Zoderer che ho letto-citato questa estate)

Poi torniamo agli spagnoli, con un libro un po’ più articolato di un altro scrittore “estivo”


La pista di ghiaccio” Sellerio euro 10

Scrittura alla Kurosawa, un po’ prende ed un po’ si perde. Molte le frecce all’arco, non tutte arrivano al segno. Il fondo “noir” sembra venire sempre in prima fila, ma poi si perde nei caratteri dei personaggi, con alcune uscite “sociali” sempre da apprezzare. Certo mi sento legato alla sua biografia, ed alla sua mancanza.

E poi la grande Agota (sempre ringraziando Rosa che me l’ha fatta conoscere)

Agota Kristof[3]

L’analfabeta” Casagrande euro 10

Bellissimo anche per chi non ha letto altro. Scrittura asciutta, non vuole dire molto, ma con due frasi, ecco sei altrove, ecco capisce i problemi suoi di profuga, la lingua, l’essere, lo scrivere come necessità. “la fuga verso un paese estraneo dove bisogna apprendere a liberarsi dall’emarginazione e dalla tristezza”. Gioiello di scrittura

Di passaggio cito invece un libricino di autrice straniera scritto in italiano


Il paese dove non si muore mai” Einaudi euro 10

In una Albania recente, riecheggiano i temi pre-muro di tutta l’epica dei paesi oltre cortina. Breve, conciso, e scritto da uno straniero in una lingua di adozione (e a volte si sente). Anche se poi è stato prima pubblicato in Francia.

Veniamo agli italiani, un po’ girovagando per la penisola. Dalla Sardegna


I sogni della città bianca” Il Maestrale euro 10                  

Cagliari nella penna di un sardo. Ma anche tanto altro. Non sempre mi piace. Una trentina di racconti prima dello sbocciare in romanzi. Si nota il piacere di scrivere, la ricerca del comunicare. Personalmente a volta mi lascia esterno, non mi consente di entrare nella favola narrativa. Una frase del pugile gay “ognuno prima o poi deve tornare alla sua casa. Altrimenti finisce di essere qualcuno e diventa nessuno. Un uomo fuori dalla sua terra è come un cavallo senza testa…

Alla Sicilia

Davide Camarrone[6]

“Lorenza e il commissario” Sellerio euro10

L’inizio promette bene, è avvincente l’incalzare del morto e dell’inchiesta, con al centro, protagonista positiva, una squillo d’alto bordo. Poi si perde, si ingarbuglia per trovare un senso a tante cose. Ed il finale mi lascia perplesso. Tanta fatica scrittoria per arrivare a quasi nulla. Certo è un’opera prima. Si vedrà.

Passando per Milano

Paolo Roversi[7]

Blue Tango” Stampa Alternativa euro 10

Uno scorrevole “noir metropolitano” italiano. Milano, atmosfera, un pizzico di Paolo Conte. Ben congeniato e non banale.                

E finendo a Roma

Giulia Carcasi[8]

Ma le stelle quante sono” Feltrinelli euro 10

Libro giovane, scritto dalla ventenne. Emozioni facili alla “Tre metri sopra il cielo”, ma scritti con alcuni spunti interessanti, alcune frasi utili, tra cui cito a memoria “ricomincia ad ascoltarti ed avrai le tue risposte. Nonché intelligente il libro dei due punti di vista (io e tu), messi da un capo all’altro del libro. Così c’è anche la “libertà” lasciata al lettore di scegliere il proprio percorso di lettura.





[1] nato a Monaco nel 1914 (morto a Berzona [Svizzera] nel 1980). Durante il nazismo, nel 1933, subì il carcere a Dachau per la sua appartenenza al partito comunista. Narrò le sue esperienze di guerra sul fronte italiano ne Le ciliegie della libertà (Die Kirschen der Freiheit, 1952), dove la sua scelta di disertare è presentata come il recupero della propria autonomia morale. La libertà dell'uomo e la difficoltà di raggiungerla e mantenerla sono il tema di fondo dei romanzi Zanzibar (Sansibar, 1957), e La rossa (Die Rote, 1961). In Efraim (1967) Andersch abbozza un ritratto dell'intellettuale nonconformista. In Winterspelt (1974), romanzo fantastorico, esalta l'immaginario tradimento di un ufficiale tedesco che risolve con una pace anticipata l'offensiva tedesca delle Ardenne nel 1944.



[2] nato a Santiago del Cile nel 1953. A quindici anni, nel 1968 si trasferisce a Città del Messico con i genitori dove per cinque anni vive libero e scapigliato frequentando artisti ribelli sognatori e fuggitivi. Esseri lontani e pieni di antipatia per i letterati ufficiali. Simpatizza col Mir (il Movimento della sinistra rivoluzionaria), scrive poesie. Nel 1973 un breve ritorno in patria giusto per piombare in quel 11 settembre, nella sanguinosa caduta di Allende, e nell'ascesa di Pinochet. E per partecipare alle manifestazioni che esplodono per strada, per essere arrestato (cavandosela per fortuna con pochi giorni di carcere). A questo punto, quando torture e sparizioni diventano la quotidianità del Cile, l'unica via possibile è la fuga. Passaggio a Città del Messico e arrivo in Spagna, Barcellona. “In qualche misura tutto quello che ho scritto è una lettera d'amore e un saluto alla mia generazione, a quelli che hanno scelto la militanza e la lotta e che hanno dato quel poco che avevano, e quel molto che avevano, la giovinezza, a una causa che per noi era la più generosa del mondo (...) l'intera America Latina è seminata con le ossa di questi giovani dimenticati”. In Spagna però non è come in Messico, né come in Cile, Roberto Bolaño non trova i suoi poeti sballati e sognatori, vive un conflitto fra il tentativo di legarsi e l'insofferenza verso la comunità dei sudamericani esuli. Poi ci sono i bisogni legati alla sopravvivenza e così lavora come cameriere, vigilante notturno, spazzino, portuale. Ecco una delle molte cose bizzarre di quest'uomo, che si sentiva soprattutto poeta, e invece esordisce a quarant'anni nella prosa, e in dieci anni, dal '93 al 2003 scrive dieci libri, tutti quanti geniali, bizzarri, importanti. I detective selvaggi, Chiamate Telefoniche, Notturno cileno, La letteratura nazista in America, Stella distante... Diventa in fretta uno degli scrittori in lingua spagnola più letti, più influenti, riconosciuto come maestro indiscusso da scrittori quasi coetanei. Poi, di colpo, a soli cinquant'anni, nel 2003, ci ha lasciati qui soli. E' morto mentre aspettava un trapianto di fegato in un ospedale di Barcellona.



[3] nata a Scicvàud in Ungheria nel 1935, abbandona clandestinamente il suo paese nel 1956. Si rifugia a Neuchatel, nella Svizzera francese dove trova lavoro in una fabbrica di orologi : "era un lavoro del tutto alienante", racconterà al termine di quell'esperienza durata cinque anni. Scrive fin da giovanissima, dapprima in ungherese, poi in francese, cominciando con testi per il teatro. Nell'87, pubblica il suo primo romanzo Le grand Chaier, a cui seguono Le previe (1988), e le Troisième menzogne (1991), che confluiranno in traduzione italiana ne La trilogia della città di K (Einaudi 1998). Questi tre brevi romanzi, che la rendono celebre in tutto il mondo, raccontano con stile scabro e impietoso, di scenari cupi e minacciosi dell'Europa dell'Est, sospesi tra la guerra e la pace : "non è stato facile riportare alla luce i ricordi spiacevoli del passato. Non riesco a rileggere i miei libri mi fanno troppo male, forse perché assomiglio troppo alla mia scrittura secca, negativa, senza speranza". Dal romanzo Hier, Ieri, (1995), è stato tratto il film di Silvio Soldini, Brucio nel vento (2001).



[4] nata a Tirana nel 1968. Ha studiato Belle Arti in Albania, poi, dal 1991, all'Accademia di Brera. Dal 1997 vive a Parigi. È fotografa, pittrice e videoartista. Il paese dove non si muore mai è il suo primo romanzo, pubblicato in Francia da Actes Sud e in corso di traduzione in una decina di paesi.



[5] Nasce a Capoterra in Sardegna nel 1952, ma ben presto si trasferisce a Cagliari dove trascorre la sua infanzia e l'adolescenza. Durante gli anni giovanili, Sergio Atzeni, inizia a dedicarsi a scritti giornalistici, pubblicati su svariati quotidiani sardi. Inoltre questo è anche il periodo in cui si schiera nel Partito Comunista, partecipando attivamente e con grande impegno politico. Ma solo negli anni a seguire riesce a trovare un lavoro stabile nell'ENEL. Ma questo lavoro non è da lui gradito e così, lo abbandona presto. Nel 1986 parte per l'Europa, e in seguito si trasferisce a Torino. Questi si rivelano gli anni più creativi nella sua carriera da scrittore infatti scrive i suoi primi romanzi più importanti, come "L'apologo del giudice bandito","Il figlio di Bakunìn", "Passavamo sulla terra leggeri" e "Il quinto passo è l'addio". I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna, la sua isola nativa, che ama e stima con tutti i suoi pregi e difetti. I protagonisti appartengono alle più svariate classi sociali, ma in particolare sottolinea la semplicità dei popolani sardi, indicandone le tradizioni e le loro storie. Atzeni combina insieme lingua sarda ed italiano con maestria, attuando un processo di rivalutazione della lingua che sarà ripreso successivamente da Andrea Camilleri con il siciliano. "Sono sardo, sono italiano, sono europeo" era un suo credo, molto prima dell'avvento di Maastricht. La sua carriera da scrittore viene stroncata tra le acque dell'isola di Carloforte, dove muore affogato nel 1995. Dopo la sua morte sono stati trovati altri suoi scritti, buona parte dei quali rapidamente pubblicati. I suoi libri sono ancora oggi i piú venduti in Sardegna e trovano numerosi estimatori anche nel Continente.



[6] 39 anni, è giornalista della Rai a Palermo. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche, ed è autore di alcuni saggi, testi letterari e teatrali. Ha scritto il soggetto e la sceneggiatura di «Ce ne ricorderemo di questo pianeta», un docudrama dedicato a Leonardo Sciascia, premiato in numerose rassegne dedicate al cinema documentario. Lorenza e il commissario è il suo primo romanzo.



[7] (Suzzara, 29 marzo 1975) è uno scrittore italiano e informatico, vive a Milano. Mantovano di origine, nel 1999 si laurea in Storia contemporanea all'università Sophia Antipolis di Nizza (Francia) con una tesi sull'occupazione italiana in Costa Azzurra durante la seconda guerra mondiale. Studioso di Charles Bukowski, alla cui opera ha dedicato due libri: la prima biografia italiana scritta con l'aiuto di Fernanda Pivano ed un libro di aforismi pubblicato nel 1997 nella collana Millelire. Giallista è uno degli esponenti del cosiddetto noir metropolitano. Ha scritto un libro-guida su Mantova e la sua gente, ed uno sulla professione dell'informatico.



[8] nata a Roma nel 1984. Con le sue parole “Si prepara all’esame di anatomia e il cuore la lascia ancora perplessa. Ma sta ad ascoltare. Senza stetoscopio. Se la vita va veloce, lei non la perde di vista, le va dietro (canzoni nelle orecchie e un biglietto per Parigi in tasca), col vento che s’aggrappa ai capelli e li fa arrabbiare ancora di più. Se due personaggi le regalano la loro storia per raccontarla, lei non ci pensa su. Racconta.”


Letture composte (31 dicembre)

Per questa fine anno volevo segnalare alcune letture degli ultimi mesi e degli ultimi giorni che non hanno ancora avuto spazio nelle mail settimanali. Letture composite, alcuni classici, qualche autore di transizione e qualche saggio.

Cominciamo dai classici, anche piuttosto agili.


”La doppia morte di Quincas l’acquaiolo” Einaudi euro 9

Un libro di Amado cinquantenne, pieno di tutti i colori, i sapori (e le contraddizioni) del Brasile di Bahia. Trasfigurazione della propria voglia di fuggire un mondo grigio, per stare lì dove la vita è vera. E morire, si morire lì dove il cuore vive, nel mare (fisico e metafisico) di tante passioni.

Riprendo anche il mio amato egiziano, nel libretto regalatomi da Rosanna (qui niente biografia che già l’ho presentata).

Nagib Mafhuz

Il giorno in cui fu ucciso il leader” Newton & Compton euro 8,90

Bella scrittura del Nobel. Racconto a più voci, ambientato al tempo dell’uccisone di Sadat, dove le varie vicende, personali e pubbliche si intrecciano. Sino alla conclusione, dove, al solito, noi “normali” saremmo sempre sconfitti.

Rimanendo in tema di egiziani classici


La commissione” De Martinis & C. euro 9

Pensavo che fosse anche lui, come Mahfuz, un egiziano più “aderente” al mondo arabo. Mi sembra pretenzioso ed ingenuo, a volte kafkiano. Si muove a tesi. Ma non riesce a suscitare emozioni. Forse troppo politico?

Facciamo una prima transizione, verso un ormai classico americano


”La confraternita dell’uva” Einaudi euro 9

Il tentativo di fare i conti con il padre. Un viaggio nella propria famiglia, nella propria esistenza, con la leggerezza di una sceneggiatura (nessuna difficoltà espressiva), ma con punte di sentito, infinto, dolore. Riusciremo mai a fare i conti con i nostri genitori?

Per alleggerire, in tema di americani ho passato ore piacevoli con

Sue Grafton[4] 

“Q come Quore” TEA euro 8,40

Q-esima avventura dell’alfabeto del crimine di Kinsey (il titolo originale era Q as Quarry). Anche questa, come le ultime, ha andamenti strani, perché la nonna di Kinsey sembrava di averla già incontrata. Sembra come se stesse ripassando alcuni anni (tipo che Kinsey si ferma sempre sui suoi 37). Interessante il tentativo di ripercorrere un vecchio omicidio, come la serie TV. Fine un po’ affrettata. Stranamente una frase “Essere vecchi non significa essere maturi” (detto dalla zia rispetto alla nonna di Kinsey).

Ancora più alleggerito, ma non riuscito


“Le relazioni culinarie” Ponte alle Grazie euro 9

La storia è fragilina e poco “coinvolgente”, un presunto triangolo amoroso, dove due gourmet cercano di conquistare una lei a suon di cene. Però è un vero manuale di cucina greca.

Per transitare verso i saggi ritorno in Italia, con un raccontino (che ho fatto circolare molto in ufficio)


”Cordiali saluti” Einaudi euro 9,50

Non è caustico, di più. Storia di un responsabile del personale che deve “allontanare” dipendenti inutilizzabili nella logica industriale. Dove andremmo a finire schiacciati dai “disumani” meccanismi aziendali? Cento pagine di pugni nello stomaco.

E veniamo ai saggi. Il primo di autore italiano

Roberto Andreotti[7]

“Classici elettrici” BUR euro 8,80

Sono arrabbiato. Mi ero accostato al libretto sui classici da Omero al tardoantico sperando, date le premesse dell’autore, in una cavalcata attraverso i secoli su autori noti ma visti con nuovi occhiali. Purtroppo, mi è sembrato più un esercizio di stile. Quanto sono bravo e quante cose ho letto e so collegare. Pieno di “citazioni per colti”, perde il fascino di svariare da Euripide ad Origene. Riamane un catalogo forse utile, ma da prendere ed usare in modo diverso.

Il secondo, finalmente l’ho letto dopo tanti anni di rimando


“Il Tao della fisica” Adelphi euro 7,50

Forse mi sarebbe più servito anni fa. Comunque è datato (la teoria Bootstrap direi sorpassata). L’idea di base che la fisica moderna ed il misticismo orientale possano essere complementari, o entrambi utili per capire il mondo, la trovo in ogni caso degna di approfondimenti. Ed interessante la citazione iniziale “Qualsiasi via è solo una via, e non c’è nessun affronto, a sé stessi o agli altri, nell’abbandonarla, se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare… Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda … Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via è buona. Se non lo ha, non serve a niente.”

E per finire il vulcanico Schoppy (anche qui senza bio, da poco presentata)

Arthur Schopenhauer

Aforismi sulla saggezza del vivere” Mondadori euro 6,80

Ragionamenti e consigli sulla felicità da parte del grande maestro che con occhi acuti ti guarda dalla copertina. A volte involuto, a volte datato, ma di un’estrema lucidità, per togliere tutto ciò che è vanità e cogliere l’essenza di quella felicità che è difficile trovare in noi stessi, ma impossibile trovarla fuori di noi. Mi restano una montagna di osservazioni “Se vuoi dar valore a te stesso, devi dare valore al mondo” “quando avrai perso non aggravare la situazione rimproverandoti e punendoti per aver fallito” “chi ride molto è felice, chi piange molto è infelice” “la superiorità dello spirito rende poco socievoli” “la felicità appartiene a coloro che bastano a sé stessi” “non emergono facilmente coloro ostacolati da un misero patrimonio (Giovenale)” “la nostra condizione reale e personale … è cento volte più importante per la nostra felicità di quello che agli altri piace pensare di noi” “ciò che uno è … lo è in primo luogo e principalmente per se stesso: e se non vale molto ai propri occhi, non vale molto in assoluto” “mancanza di dolore e assenza di noia… questa è la felicità” “All’uomo di spiccate doti intellettuali la solitudine offre un duplice vantaggio: primo stare con se stesso e secondo non stare con gli altri … che in grande maggioranza sono moralmente cattivi e intellettualmente ottusi” “ogni risveglio è una piccola nascita … ogni coricarsi una piccola morte” “le anime simili si riconoscono da lontano” “la maggior parte della gente è così soggettiva che in fondo non prova interesse che per se stessa” “il carattere è semplicemente incorreggibile (pre-lowen)” “nessuno può portare a lungo una maschera fingendosi un altro (Seneca)” “concediamo e chiediamo indulgenza vicendevolmente (Orazio)” “a volte crediamo di sentire nostalgia per un logo lontano, mentre in realtà la nostra nostalgia è solo per il tempo che abbiamo trascorso in quel luogo quando eravamo giovani” “solo verso la fine della vita si riconosce e si intende veramente quello che si è, gli obiettivi e i fini che uno si è posto”. Molto tempo ho impiegato a leggerlo. E leggo e rileggo la parte finale sulla sera della vita, dove non ne riconosco la saggezza. Allora sono giovane o sono stolto?

 







[1] (10 agosto 1912 - 6 agosto 2001) è probabilmente lo scrittore brasiliano più conosciuto e quello di cui sono stati tradotte più opere in altre lingue. Nasce nella "Fazenda" Auricídia, nella città di Itabuna, situata nella regione meridionale dello stato di Bahia. Quando ha solo un anno d'età, la sua famiglia (suo padre era il proprietario della "fazenda") si trasferisce a Ilhéus, sulla costa, dove Jorge passa la propria infanzia. Frequenta le scuole superiori a Salvador de Bahia, capitale dello stato. In quel periodo comincia a collaborare con alcune riviste ed a partecipare alla vita letteraria, diventando uno dei fondatori della cosiddetta "Accademia dei Ribelli". Jorge pubblica il suo primo romanzo, “Il paese del carnevale” nel 1931, a soli 18 anni. Si sposa con Matilde Garcia Rosa due anni dopo e da lei ha una figlia, Lila, che nasce nel 1933. Nello stesso anno, pubblica il suo secondo romanzo “Cacao”. Frequenta la Facoltà Nazionale di Diritto a Rio de Janeiro nell'anno 1935. Militante comunista, è costretto all'esilio in Argentina e Uruguay dal 1941 al 1942, periodo durante il quale ha modo viaggiare attraverso l'America Latina. Al ritorno in Brasile, si separa da Matilde Garcia Rosa. Nel 1945, è eletto membro della Assemblea Nazionale Costituente, in qualità di rappresentante del Partito Comunista Brasileño (PCB), il deputato più votato dello stato di San Paolo. Come deputato, è il firmatario di una legge che garantisce la libertà di culto religioso. Nello stesso anno si sposa con la scrittrice Zélia Gattai. Nel 1947, anno in cui nasce João Jorge, il primo figlio avuto da Zelia, il suo partito, il PCB, è dichiarato illegale ed i suoi membri sono perseguitati ed arrestati. Jorge è costretto nuovamente all'esilio, questa volta in Francia, dove rimane fino al 1950, quando viene espulso. La sua prima figlia, Lila, muore nel 1949. Dal 1950 al 1952, Jorge abita in Cecoslovacchia, dove nasce sua figlia Paloma. Al ritorno in Brasile, nel 1955, Jorge si allontana dalla militanza politica, senza, però, abbandonare il Partito Comunista. Si dedica, da allora, interamente alla letteratura. È eletto, il 6 aprile 1961, nell'Accademia Brasiliana di Lettere. Riceve il titolo di Dottore Honoris Causa da diverse università. Tra i titoli ricevuti, quello di "Obá de Xangô" della religione Candomblé. Le sue opere letterarie sono oggetto di numerosi adattamenti cinematografici (come Donna Flor e i suoi due mariti, 1977, e Gabriela, 1982, entrambi diretti da Bruno Barreto, e Tieta do Brasil, 1996, di Carlos Diegues), rappresentate in teatro e alla televisione, e perfino soggetto d'ispirazione per alcune scuole di samba, nelle loro rappresentazioni per il carnevale brasiliano. I suoi libri sono tradotti in 49 lingue e pubblicati in 55 paesi. Nel 1987, è stata inaugurata a Salvador de Bahia, la "Fondazione Casa di Jorge Amado", il cui compito è quello di conservare e proteggere il suo patrimonio. La fondazione si impegna anche per lo sviluppo delle attività culturali nello stato di Bahia. Jorge Amado muore a Salvador il 6 agosto 2001. Dopo la sua cremazione, le ceneri sono state seppellite nel giardino della sua casa, il 10 agosto, il giorno nel quale avrebbe compiuto 89 anni.



[2] nato in Egitto nel 1937, è un autore versatile. Oltre ad avere scritto romanzi e racconti, ha prodotto letteratura per l’infanzia e science fiction, nonché libri di viaggio. Ha iniziato la propria carriera tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60, mentre era in carcere (dal 1959 al 1964) perché, giovane studente di diritto presso l’Università del Cairo, militava nella sinistra comunista. Da quell’esperienza nasce nel 1966 Tilka al-Ra’ihah (Quell’odore), la sua vera opera di debutto, e, nel 1997, Sharaf (Onore); nel 1984 pubblica Beirut, sulla guerra civile che ha devastato il Libano e, nel 2000, Warda, racconto della rivoluzione araba nel sultanato dell’Oman repressa nel 1970. I primi due capitoli de La Commissione furono dapprima pubblicati come racconti separati nel 1979 e 1980, per poi essere riuniti in un unico romanzo nel 1981.



[3] (Denver, Colorado, 8 aprile 1909 - Woodland Hills, California, 8 maggio 1983) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di Nick Fante (originario di Torricella Peligna, Abruzzo) e di Maria Capoluongo (nata a Chicago, ma anche lei di origini italiane), vive un'infanzia turbolenta. Nonostante tutto riesce a diplomarsi ed inizia molto presto a fare lavori precari. La condizione di povertà e i suoi continui dissapori con il padre lo portano ad abbandonare la provinciale Boulder, dove vive con la famiglia, per tentare la fortuna a Los Angeles, dove arriva nel 1930. Qui si iscrive all'università con scarso rendimento, ma grazie a questa esperienza si avvicina seriamente alla scrittura. Nel frattempo vengono pubblicati i suoi primi racconti e i fratelli e la madre si trasferiscono anche loro a Los Angeles in seguito all'abbandono del padre il quale come descritto in "Aspetta primavera Bandini", effettivamente scappò con un'altra donna. Scrive con una certa regolarità per le riviste American Mercury e Atlantic Monthly anche grazie al supporto di Henry Louis Mencken, di cui è da tempo corrispondente. Sempre all'inizio degli anni '30 inizia la sua collaborazione con Hollywood in veste di sceneggiatore, un lavoro che non ama ma che comunque gli porta discreti guadagni. Ha lavorato anche in Italia come sceneggiatore per Dino De Laurentiis. Si trasferisce in una piccola stanza a Bunker Hill, celebrata con affetto nei suoi romanzi. Nel 1936 esordisce con La strada per Los Angeles, seguito nel 1937 da Aspetta primavera, Bandini, che riscuote subito un grande successo, due anni dopo replica il successo con uno dei suoi romanzi più famosi, Chiedi alla polvere. Durante la guerra John Fante vive un periodo di crisi narrativa dovuto anche all’impegno come collaboratore per i servizi d’informazione e alla nascita dei suoi quattro figli dalla moglie Joyce, sposata nel 1937. Il suo lavoro successivo è del 1952, anno di pubblicazione di Una vita impegnata. Si ammala di diabete e, sfiduciato, pubblica il suo romanzo, La confraternita dell'uva (o La confraternita del Chianti) nel 1977. L’anno 1978 è l'anno che vede l’incontro tra Fante e Charles Bukowski, che dichiara di considerarlo "il migliore scrittore che abbia mai letto" e "il narratore più maledetto d'America" (Bukowski giunse a dichiarare "Fante era il mio Dio"). Bukowski gli chiede l’autorizzazione di ristampare Chiedi alla polvere, per cui scrive un'appassionata prefazione. Pur di spingere la casa editrice Black Sparrow per cui scriveva a ristampare le opere di Fante, da lungo tempo fuori stampa, Bukowski giunge a minacciare l'editore di non consegnare loro il manoscritto del suo nuovo romanzo. La ripubblicazione delle sue opere fa vivere un periodo di speranza a John Fante che a causa della malattia è diventato cieco ed è stato sottoposto all’amputazione di entrambe le gambe. Il suo ultimo romanzo è Sogni di Bunker Hill, che Fante - ormai cieco - detta alla moglie, pubblicato nel 1982,e che conclude la saga del suo alter ego Arturo Bandini. John Fante muore in ospedale l'8 maggio del 1983. Ha lasciato numerosi inediti che poco per volta stanno facendo riscoprire un autore di notevole rilievo. A lungo trascurato in Italia (come altri scrittori di origine italiana negli Stati Uniti e in altri paesi), John Fante è stato oggetto di una riscoperta a partire dalla pubblicazione del volume di Romanzi e racconti nei Meridiani di Mondadori nel 2003. Nel maggio 2006, nei cinema esce il film "Chiedi alla polvere", ispirato dal suo omonimo romanzo. Nel cast Colin Farrell, Salma Hayek e Donald Sutherland. Il film è stato prodotto da Tom Cruise.



[4] Sue Taylor Grafton (nata il 24 Aprile 1940 a Louisville, Kentucky, USA) iè un’autrice di racconti e storie poliziesche. La sua opera più nota è una serie cronologica di racconti, conoscitui come “l’alfabeto del mistero” sono ambientati nella città inventata di Santa Teresa, sulla falsariga della prima città abitata da Sue, Santa Barbara, California (Grafton ha scelto il nome come tributo al grande giallista americano Ross Macdonald, che per primo lo usò come alternativa a Santa Barbara). Tutti i romanzi sono scritti al femminile, basati sull’investigatrice Kinsey Millhone. Il primo libro, del 1982, p "A" is for Alibi”, continuandoi poi con "B is for Burglar”, "C" is for Corpse, e così via. La serie tuttavia ha un andamento più lento della relatà, "Q" is for Quarry” ad esemopio, è ambientato nel 1987., benchè scritto nel 2002. L’ultimo ad ora è "S" is for Silence”,. Figlia del romanziere CW Grafton, Sue è diplomata in Letteratura Inglese all’Università di Louisville. Ha scritto anche per la televisione ed il cinema, in collaborazione con il marito Steven Humphrey.



[5] Nato nel 1944 ad Atene, ha studiato Filosofia all’Università di Aristotele a Tessalonica e al Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica a Parigi. Ha insegnato al Dipartimento di Teatro della Scuola delle Belle Arti, all’Università di Aristotele a Tessalonica e all’istituto Francese di Atene. Andreas Staikos ha tradotto opere di autori francesi del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo come Laclos, Marivaux, Claudel, Musset e Molière. Ha scritto e diretto molti lavori teatrali. Tra le sue opere: Dédale (1971), Clytemnestre peut- être (1974), Caracorum (1989), 1843 (1990), Le petit doigt d’Olympias (1992), Plumes d’autruche (1994), La pomme de Milos (1996), Le rideau tombe (1999), Nuits de débauche (2003), L’empereur du tabac (2005). Staikos ha scritto anche una novella Erietta chontée (1979) e il romanzo Liaisons culinaires (Le relazioni culinarie, Ponte alle Grazie) tradotto in una ventina di lingue e diventato un piccolo caso letterario in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda e Finlandia. Il romanzo propone il legame fra cucina e seduzione, il connubio fra cibo ed eros che da sempre conquista uomini e donne di tutte le generazioni. Dimitris e Damocle, i due protagonisti del romanzo, si contendono i favori dell’affascinante Nanà grazie ai profumi, ai gusti e alle fragranze di piatti tipici greci che le fanno assaporare. La grande capacità culinaria dei due uomini avvolge Nanà in una spirale di piacere fisico in un curioso ménage à trois. L’autore coinvolge il lettore, non solo citando i piatti nel corso del racconto, ma anche inserendo alla fine di ogni capitolo le ricette con ingredienti e modalità di preparazione. Dalla maghritsa (minestra di Pasqua a base di interiora d’agnello) all’insalata di prezzemolo, dalla youvarlakia (un tipo di polpette) ai carciofi alla costantinopolitana.



[6] Nato a Roma nel 1975, vive e lavora a Torino, dove, dopo aver collaborato con "L'Indice" e con l'Osservatorio Letterario Giovanile del Comune, è divenuto consulente editoriale per la casa editrice Codice. In cinque anni ha cambiato otto lavori: è stato consulente, collaboratore occasionale, co.co.co, collaboratore a progetto e libero professionista, senza che la sostanza del suo impiego subisse mutamenti di rilievo. Ha partecipato a molte antologie, fra cui "Lettere In-chiostro" (Addictions, 1999). Ha pubblicato diversi romanzi: "Morto un papa" (Portofranco, 2002), "Qui non ci sono perdenti" (PeQuod, 2003), e il recente "Cordiali saluti" (Einaudi, 2005), salutato con entusiasmo da pubblico e critica.



[7] ROBERTO ANDREOTTI, nato a La Spezia nel 1959, ha studiato Filologia latina a Pisa con Gian Biagio Conte. Vive a Roma, dove è uno degli editor di “Alias”, il supplemento culturale del “manifesto”



[8] Fritjof Capra (Vienna, 1° febbraio 1939) è un fisico teorico, economista e scrittore. Si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità. La sua notorietà è dovuta soprattutto al bestseller "Il Tao della Fisica" (1975). Capra parte dall'osservazione che la fisica moderna, con la teoria della relatività di Einstein e la meccanica quantistica, presenta un quadro diverso da quello materialistico della fisica ottocentesca. Le "particelle" atomiche sono in realtà concentrazioni di energia in vibrazione piuttosto che veri e propri "corpuscoli duri" com'è sottinteso nella fisica classica, in cui si dà per scontata la validità della filosofia di Cartesio, la quale separa nettamente la materia (res extensa) dalla mente o dallo spirito (res cogitans). Nel libro Il Tao della Fisica Capra elenca una vasta serie di "affinità" tra il quadro che sembra emergere dalla fisica contemporanea e le filosofie orientali (filosofia indiana, buddhismo, taoismo). L'universo sarebbe la manifestazione di un unico campo astratto di intelligenza universale, che darebbe origine ad ogni forma e le sue parti sarebbero intimamente connesse a formare un grande organismo unitario. In questa visione, importanza decisiva viene attribuita alle onde e al concetto di vibrazione, che sostituisce il concetto tradizionale e statico di materia (che infatti sembra superato dall'attuale fisica nucleare e subnucleare). Nel libro "Il punto di svolta" e nei successivi, Capra si allontana dagli argomenti prettamente scientifici e filosofici per affrontare temi politici, economici ed ecologici, che secondo lui deriverebbero in modo naturale dalla nuova concezione scientifica. Tali sviluppi però non sono stati seguiti o condivisi da altri scrittori e scienziati new age, come ad esempio John Hagelin.


sabato 13 gennaio 2007

Natale (25 dicembre)

Mi sono concesso un giorno in più, per stanchezza, per voglia di girellare, per cercare di non essere rattristato da un Natale dal quale non ho l’allegria di altri natali.

Anche le letture ne hanno risentito. Anche se finalmente ho terminato il “volumone”

Noah Gordon[1]

Medicus” Bur euro 9

Una delle grandi saghe inglesi. La storia poco dopo l’anno 1000 di Rob J. Cole prima cerusico, poi studioso alla corte di Avicenna, infine medico in Scozia. Qualche calo, ma 700 pagine ben scritte e scorrevoli.

Ho invece divorato la mia amata

Marcela Serrano[2]

“Arrivederci Piccole Donne” Superpocket euro 5

Una rivisitazione del libro della Alcott, con 4 cugine cilene al posto delle 4 sorelle. Gustoso per chi ben conosce l’originale. Altrimenti non forse tra i migliori della Serrano, che in altre opere avevo amato alla follia. Alcune chicche “l’unico segno che ti faccia capire che stai superando il passato è quando smette di fare male” “l’arte si fonde con la vita: o la grandezza o il nulla; … tutti i grandi artisti erano uomini” “in quale momento la bontà si è alleata all’amarezza?” “Ada odiava i treni perché ogni treno era una separazione che dopo il ritorno si trasformava in perdita” “il dono è un biglietto di sola andata, solitario, come la spiaggia che spinge via il mare”

Finisco con un agile italiano, anzi, per la precisione, sardo


“Meglio morti” Einaudi euro 8,90

Altro giallo sardo del nuorese Fois. Storia molta sarda (sorda) che mi ha fatto dannare nella prima parte, molto spezzettata, che mi faceva perdere il filo. Poi si raddrizza, e, soprattutto, ha la sua catarsi finale in cui tutto si collega e si spiega (finalmente un giallo che non lascia nulla di oscuro). Mi ha dato molto senso dell’isola.






[1] Gordon è scrittore e giornalista americano, nato in una famiglia di origini ebraiche, l'11 Novembre del 1926, a Worcester (Massachusetts). Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale ha prestato servizio nell'esercito degli Stati Uniti, ha frequentato i corsi di medicina all'Università di Boston. Dopo la laurea, negli anni '50, ha lavorato a New York in campo editoriale come freelance e poi, tornato a Worcester, come giornalista presso "The Worcester Telegram", "Boston Herald" e "Focus". In seguito Noah si interessa vivamente al mondo della medicina e della scienza, lavorando come editore del "Journal of Abdominal Surgery" e articolista in varie riviste mediche come il "Psychiatric Opinion". Nel 1965 ha scritto il romanzo parzialmente autobiografico "The Rabbi" con il quale si è imposto all’attenzione del pubblico e pubblicato dalla Rizzoli in Italia solo nel 2002 con il titolo "L’uomo che cercava la verità". Altri suoi best seller sono i tre romanzi imperniati sulla famiglia Cole, "Medicus" del 1989; "Lo Sciamano" del 1992 e " L’eredità dello Sciamano" del 1996, una trilogia imperniata su una famiglia di medici che si snoda per più di mille anni, attraverso cambiamenti di luogo, tempo e tecniche mediche, diventata bestseller e tradotta in molte lingue. Noah Gordon, ha continuato a mietere successi come con i precedenti romanzi e " Il medico di Saragozza", ha ricevuto il Premio Boccaccia 2001. Per il libro "Lo sciamano" lo scrittore americano è stato insignito di molti riconoscimenti, in particolare il premio Selezione Bancarella 1993 e il James Fenimore Cooper Prize per il miglior romanzo storico americano.



[2] Marcela Serrano è nata a Santiago del Cile nel 1951. Figlia del saggista Horacio Serrano e dalla scrittrice Elisa Pérez Walker, era la quarta di cinque fratelli. Nel 1973, a causa del golpe, si rifuggiò in esilio a Roma e solo nel 1977 tornò in Cile. Si laurea presso le Belle Arti dell’Università Pontificia Cilena nel 1983. Nel 1994 vince il premio Sor Juana Inés de la Cruz, per il suo romanzo “Noi che ci siamo tanto amati”. Poi anche il Premio Municipal de Literatura de Santiago grazie a “Para que no me olvides”. Si sposa con il diplomatico Luis Maira Aguirre, con il quale ha due figlie (Elisa e Margarita). Il marito fu ambasciatore in Messico dal 1997 al 2003 e dall’agosto 2004 è ambasciatore in Argentina.



[3] Marcello Fois (Nuoro, 1960) scrittore, commediografo e sceneggiatore. Nel 1986 si laurea in italianistica presso l'Università di Bologna. Nel 1989 scrive il suo primo romanzo, “Ferro Recente” che, grazie alla lungimiranza di Luigi Bernardi della Granata Press, venne pubblicato nel 1992 in una collana di giovani autori italiani su cui furono pubblicati anche i primi libri di Carlo Lucarelli (“Falange armata”) e Giuseppe Ferrandino (“Pericle il Nero”). Sempre nel 1992 pubblica “Picta” con cui vince, ex aequo con Mara De Paulis il Premio Calvino, mentre nel 1997, per “Nulla” riceve il Premio Dessì. Nel 1998 esce il primo romanzo di una trilogia – “Sempre caro”, “Sangue dal cielo” e “L'altro mondo” - ambientata nella Nuoro di fine Ottocento e che ha come protagonista un avvocato, Bustianu, personaggio per cui Fois si è ispirato ad un avvocato nuorese realmente esistito: Sebastiano Satta (1867-1914). Ed è proprio per “Sempre caro” che nel 1998 vince il Premio Scerbanenco. Con “Dura madre” ha invece vinto nel 2002 il Premio Fedeli. Oltre che alla narrativa, Fois si dedica anche alla sceneggiatura, sia televisiva (Distretto di polizia, L'ultima frontiera) che cinematografica (Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni) e al teatro per cui ha scritto “L'ascesa degli angeli ribelli”, “Di profilo”, “Stazione” (un atto unico per la commemorazione delle vittime della strage alla stazione di Bologna), “Terra di nessuno” e “Cinque favole sui bambini” (trasmesso a puntate da Radio 3 Rai).


Tre mondi (17 dicembre)

Anche questa settimana è segnata da tre autori di tre mondi e tre visioni diverse.

Due di guerra esteriore, Israele e Irlanda, ed una di guerra interiore, l’America.

Il più facile è proprio quest’ultimo


Gente del Wyoming“ Baldini Castoldi Dalai euro 8,50

Il libro è fragilino, cinquanta pagine di toccatine. Certo rovescia i canoni classici del rude cow-boy ma, letto come sorpresa, è gradevole. Nel racconto, infatti si narra la storia di due rudi cow-boy abituati nel 1963 alle difficili condizioni dei pascoli estivi e che poco a poco diventanouna coppia, malgrado i pregiudizi e una vita normale con mogli e figli, fra i loro brevi incontri, durati per ben vent'anni.

Il non molto noto irlandese è invece

Robert McLiam Wilson[2]

Eureka street” Fazi euro 8,50

Ulteriore saga del “riso in mezzo alle bombe”, la vicenda di amore e soldi di due giovani di Belfast. Molto carina la prima parte, risolto il finale dopo un po’ di intoppi. Molto gradevole nel complesso.

Per finire, Israele, con un libro portato un po’ in auge perché scritto da una giornalista de La7

Rula Jebreal[3]

“La strada dei fiori di Miral” BUR euro 7,80

La storia della scuola per bambini arabi a Gerusalemme è molto bella, piena (soprattutto nella prima parte) di normalità e rimandando la sensazione di una città bella, difficile e adorabile. Poi il dolore viene, anche se con una punta amara di speranza. Certo (così come nel libro di Ornella Vorpsi) lo scrivere in una lingua non tua (italiano) rende molti passaggi semplici, mentre si intuisce potrebbero essere più ricchi. Partecipativo.






[1] Nata a Norwich (Connecticut, USA) il 22 agosto 1935, scrittrice americana, di origine franco-canadese, il suo cognome si pronuncia /pruː/ (Pru). Ha ottenuto il prestigioso Premio Pulitzer per la narrativa. Annie Proulx vive in un piccolo paese del Wyoming. Ha esordito tardivamente nel 1988 con “Heart Songs and Other Stories”, cui è seguito nel 1992 il romanzo “Postcards” (Cartoline, 2002), vincitore del premio Pen/Faulkner. In Italia, sono stati pubblicati anche i suoi romanzi “Avviso ai naviganti” (1997), vincitore del Pulitzer, del National Book Award e di vari altri prestigiosi riconoscimenti letterari (film che ha ispirato il film “The Shipping News” del 2001 del regista Lasse Hallström con Kevin Spacey e Julian Moore), “I crimini della fisarmonica” e il ben noto “Gente del Wyoming” (1999), da cui è stato tratto il film “I segreti di Brokeback Mountain”. Altri lavori conosciuti di Proulx sono anche “Distanza ravvicinata” (Close Range) (che sarebbe poi il titolo originale di Gente del Wyoming, del 2000), edito in lingua italiana da Marco Tropea Editore (2004) e “Quel vecchio asso nella manica”.



[2] L’autore è nato a Belfast nel 1964. All'età di quindici anni viene abbandonato dai genitori. Lascia Cambridge nel 1985 per dedicarsi completamente alla scrittura. Il suo primo romanzo “Ripley Bogle” è salutato dalla critica come uno straordinario esordio narrativo. “Eureka Street”, il suo terzo romanzo, è stato uno dei maggiori casi editoriali degli ultimi anni in Francia, Irlanda e Gran Bretagna. Attualmente vive e lavora a Belfast.



[3] Nata il 24/04/1973 ad Haifa in Israele, araba palestinese con passaporto israelinao. Giunge a Bologna con un diploma di fisioterapista per seguire un corso di perfezionamento, ma si dedica al giornalismo e inizia a scrivere di politica mediorientale su Carlino, Giorno e Nazione. Partecipando a una puntata di Diario di guerra, come giornalista e militante del Movimento palestinese per la democrazia e la pace, viene notata dal direttore del Tg de La7 e ottiene un contratto di tre mesi per la rassegna della stampa araba. Nel settembre 2003 ottiene la conduzione del TgLa7. Collabora anche con Il Messaggero. Come scrittrice pubblica i romanzi La strada dei fiori di Miral (2004, Rizzoli) e La sposa di Assuan (2005, Rizzoli). Nel 2006 è a Rai2 nella trasmissione Anno zero condotta da Santoro.


giovedì 11 gennaio 2007

Da tre continenti

Oggi lo spazio è dedicato a tre diversi luoghi, trattati, visti da autori locali, che nei propri paesi ambientano i propri scritti (mi verrebbe in mente un paragona con il film “Babel”. L’avete visto?). Ma solo l’ultimo a me ha rimandato pienamente la sensazione non solo del luogo ma del viverci.

Primo, il Sud America con

Roberto Ampuero[1]  “Bolero all’Avana” Garzanti euro 8,50

Questa è la seconda avventura imperniata sulle inchieste del detective Cayetano Brulé. Un buon intreccio tra Chandler e noi. Avventure tra Cile e Cuba. Qualcosa si intuisce, ma è piacevole. Tuttavia è solo un libro “da treno”, non lascia grossi segni.

Poi il Medio Oriente con

Etgar Keret[2] e Samir El-Youssef[3] “Gaza Blues” Edizioni e/o euro 8,50

Veniva sbandierato come un libro di racconti di un israeliano ed un arabo. In effetti, ci sono i racconti brevi di Keret, pieni delle nevrosi ebraiche, ed il racconto lungo di El-Youssef. Ma sono solo riuniti in un libro, non mi sembra che ci sia un progetto non dico comune ma almeno condiviso. Anche il racconto arabo è pieno di arabitudine. Ma poi? C’è altro? Poco mi sembra      

Infine il Giappone con

Inoue Yasushi[4] “Amore” Adelphi euro 8,50

Tre piccoli racconti brevi, molto rigorosi, senza sbavature, anche se non con la forza de “Il fucile da caccia” (di cui ho parlato tempo fa). Racconti dove tutto comunque ruota intorno all’amore ed alla forza (o debolezza) che ci da. E che ci danno i luoghi. Un giardino, una roccia, se ascoltati, hanno la forza di torrenti di parole. Parole che rimangono come: “ho capito che dovevo seguire il mio modo di vivere, dovessi pagarlo con l’infelicità”, “Una persona che non conosce l’amore non può capire il dolore di chi lo ha perso”, “e se tornassi a vivere?”.






[1] Roberto Ampuero (Valparaíso, 1953) dopo aver studiato letteratura all’Avana e alla University of Iowa ha lavorato per quindici anni come giornalista a Bonn e ha esordito con enorme successo nel 1993 con il romanzo “Chi ha ucciso Cristián Kustermann?” (Premio de Novela «El Mercurio»); protagonista del romanzo, il primo di una serie di grande successo, è il detective Cayetano Brulé. Roberto Ampuero ha pubblicato anche il romanzo autobiografico “Nuestros anos verde olivo” (2000), ambientato tra gli esuli cileni a Cuba, e i racconti “El hombre golondrina”. È scrittore, giornalista e collaboratore della University of Iowa. Vive attualmente negli Stati Uniti.



[2] Etgar Keret è nato a Tel Aviv nel 1967 da genitori sopravvissuti allo sterminio nazista. Ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti “Pipelines” nel 1992. Scrive per la televisione israeliana e lavora per la Tel Aviv University School of Film. Il suo film “Skin Deep” è stato premiato in vari festival internazionali. Keret è il creatore di un genere letterario nuovo rappresentato da racconti brevi, a volte crudeli, altre più umoristici, scritti in uno stile rapido che non è mai superficiale. Keret ha creato uno stile, un modo di concepire la letteratura estraneo a ogni tipo di ideologia e retorica. In Italia la traduzione di “Mi manca Kissinger” (1997) è passata quasi inosservata, mentre “Pizzeria Kamikaze”, appena pubblicato, che contiene una raccolta di racconti tratti dai suoi libri “Tubi”, “Nostalgia per Kissinger” e “La colonia estiva di Kneller”, ha attirato l’attenzione del pubblico e della critica su questo originale rappresentante della nuova letteratura israeliana.



[3] Samir El-Youssef è nato in Libano nel 1965 e vive a Londra. Saggista e critico, collabora regolarmente con le maggiori riviste arabe. La sua prima raccolta di racconti è stata pubblicata a Beirut nel 1994.



[4] Yasushi Inoue (井上 靖 Inoue Yasushi, Asahikawa 6 maggio 1907 - Tokyo 29 gennaio 1991) scrittore giapponese, autore di romanzi storici, racconti, saggi e poesie. La maggior parte della sua produzione è dedicata a romanzi storici ambientati alla fine del cinquecento, sia in Giappone che in altri paesi dell'Asia. Durante l’infanzia viene allevato dall’amante del nonno, una anziana geisha (芸者) da lui chiamata nonna, benché non avessero legami di parentela. Nato in una famiglia dedita alla professione medica, fallì l'esame di ammissione alla facoltà di medicina. Iscrittosi in seguito alla facoltà di lettere, si laureò nel 1936 con una tesi su Paul Valéry. Dopo il matrimonio avvenuto nel 1935 intraprese la carriera giornalistica. Lo stile scorrevole acquisito in quegli anni, diverrà in seguito una caratteristica delle sue opere. Nel 1937 prestò servizio militare nel nord della Cina. Iniziò tardivamente, nel 1947, la carriera di scrittore con due racconti “Ryoju” e “Togyu” (“la corrida”), vincendo il prestigioso premio letterario Akutagawa nel 1950. Fu eletto nel 1964 all’Accademia delle Arti e diresse l’Associazione Letteraria Giapponese dal 1969 al 1972. Nel 1976 ricevette l’Ordine Nazionale al Merito. Dal suo libro “Honkakubō ibun” (本覚坊遺文, 1991) fu tratto un film, con la regia di Kei Kumai, conosciuto in Italia col titolo "Morte di un maestro del tè", Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia del 1989, forse l'opera cinematografica di maggior rilievo che sia stata dedicata alla cerimonia del tè e alla vita del maestro Sen no Rikyu.


sabato 6 gennaio 2007

Trovare dei sensi (3 dicembre)

Questa sera mi metto ancora a scrivere anche se la fatica è tanta e la voglia è poca. Cerchiamo di trovare dei sensi anche allo scrivere.

Una premessa: finora ho mandato le trame ogni domenica, ma qualcuno mi ha detto di non averli ricevuti. Se qualcuno ne ha persi e li vuole, basta una mail.

Oggi la scelta è molto eterogenea.

Il primo è un decente romanzo “giallo mondadori”.

Nino Filastò[1]“Nella terra di nessuno” Mondadori euro 3,56

In realtà il prezzo è 6.900 lire, perché è un vecchio giallo. E ha anche una storia: l’ho preso “in prestito” all’Arci di Sesto Fiorentino, dove esiste uno scaffale del libero scambio. Non è un book-crossing vero e proprio. Ci sono dei libri, ne prendi uno. Poi lo riporti o ne porti un altro in cambio. Questo mi attirava perché è la prima indagine dell’avvocato Scalzi, di cui anni fa avevo letto altri titoli. Ambientato nelle carceri tra i “politici” a me sembra rendere bene una certa atmosfera del carcere e del tempo (è scritto nel 1989). Indulge un po’ in narramenti psicologici, ma tra le righe è bello duro (un po’ alla Ken Loach, dove tenta di forzare un po’ per dare dei messaggi). D’altra parte è in linea con l’autore.

Scrittore e avvocato, Filastò è nato a Firenze, dove vive e lavora. Ha pubblicato, tra l’altro: “La proposta” (due volte premio Italcon); “La tana dell’oste” (premio Tedeschi 1986); “Tre giorni nella vita dell’avvocato Scalzi” (da questo romanzo è stato tratto il film “Nella terra di nessuno” con Ben Gazzarra); “Incubo di signora” (1990); “Pacciani innocente” (1994); “La notte delle rose nere” (1997); “Forza Maggiore” (2002); “Il peposo di maestro Filippo”, (2003). Racconti di Filastò sono stati pubblicati, in Italia, Germania e Francia. Alcuni suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati in vari paesi europei. Come avvocato si è occupato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana” e fra questi il processo ai cosiddetti compagni di merende sui delitti del mostro di Firenze.

Per il secondo torniamo su una conoscenza di quest’anno:

Irene Nemirovsky[2]La moglie di don Giovanni” Adelphi euro 5,50

Il testo corre in un soffio. Asciutto, ha la leggerezza del ghiaccio. In poche paginette in 64simo traccia una storia di donne (perché spesso a loro guarda l’occhio della scrittrice). In fondo ci si aspetta tutto, non ci sono “grandi salti”, ma si arriva alla fine condotti per mano per non cadere. Ed è una scrittura di settanta anni fa! Curato in ogni virgola, mi rimanda alcuni tratti di donne. E sulla sofferenza di sentirsi brutta.

Visto che il primo Nemirovsky non aveva bio, ve la giro immantinente:

Anche con l’ultimo torniamo ad una conoscenza di queste righe

Hannah Arendt “Lavoro, opera, azione” Ombre Corte euro 7,50

Un brevissimo saggio di questa autrice (di cui non riporto bio perché lo citata poche trame fa) sempre ruotante sul significato da dare alla vita ed alle sue componenti. È un po’ “ostico”, ma anche immediato. Dovrò rileggerlo per comprenderlo. A caldo, ci sono alcune affermazioni che vorrei condividere sui tre capisaldi del pezzo: il lavoro ci fa vivere; l’opera ci fa immortali; l’azione ci fa liberi. Questo è il mio succo del denso libretto della Arendt. Mi rimane anche il discorso sul perdonare e sul promettere come elementi che giustificano l’agire. Ottima ed imperdibile la prefazione di Guido D. Neri. In ogni caso lo devo rileggere...

Buona settimana a voi tutti






[1] Scrittore e avvocato, Filastò è nato a Firenze, dove vive e lavora. Ha pubblicato, tra l’altro: “La proposta” (due volte premio Italcon); “La tana dell’oste” (premio Tedeschi 1986); “Tre giorni nella vita dell’avvocato Scalzi” (da questo romanzo è stato tratto il film “Nella terra di nessuno” con Ben Gazzarra); “Incubo di signora” (1990); “Pacciani innocente” (1994); “La notte delle rose nere” (1997); “Forza Maggiore” (2002); “Il peposo di maestro Filippo”, (2003). Racconti di Filastò sono stati pubblicati, in Italia, Germania e Francia. Alcuni suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati in vari paesi europei. Come avvocato si è occupato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana” e fra questi il processo ai cosiddetti compagni di merende sui delitti del mostro di Firenze.



[2] Irène Némirovsky (Kiev, 11/02/1903 - Auschwitz 17/08/1942). Figlia di un ricco banchiere ebreo ucraino, Léon, è educata dalla sua governante francese che le fa di questa la lingua materna, poiché sua madre non la curò mai (anzi diceva di non avere figlie per non sembrare troppo vecchia). Dotata per le lingue, nel corso del tempo parlerà russo, polacco, inglese, basco, finlandese e yiddish. Nel dicembre 1918, la famiglia Némirovsky fugge dalla Russia in rivolta e passa un anno in Finlandia. Nel luglio 1919, arriva in Francia, dopo un soggiorno a Stoccolma. Irene riprende a studiare e si laurea in lettere alla Sorbona nel 1926, ma già dal 1921 comincia a scrivere in francese. Sempre nel 1926 sposa Michel Epstein, un ex- ingegnere anche lui profugo ebreo-russo e da cui avrà due figlie : Denise, nel 1929 e Élisabeth nel 1937. A Parigi pubblica il suo primo romanzo « Le malentendu ». Irène Némirovsky diviene famosa nel 1929, dopo la pubblicazione del suo secondo romanzo « David Golder ». Il suo editore, Bernard Grasset la lancia nei salotti bene della destra francese. Il suo romanzo fu dunque ben commentato sia da scrittori come Joseph Kessel, ebreo, che Robert Brasillach, anti-semita. E viene riproposta sia al teatro che al cinema. Nel 1930 « Le Bal » racconta il difficile passaggio di una adolescente all’età adulta. Di successo in successo, Irène Némirovsky diviene una leggenda letteraria, amica di Kessel e di Cocteau. Tuttavia il governo francese rifiuta di darle la cittadinanza nel 1938. Si converte al cattolicesimo il 2 febbraio 1939, e collabora anche con riviste ani-semitiche come Candide e Gringoire. Vittima delle leggi anti-semitiche del 1940, Michel deve lasciare la banca e Irene non può più pubblicare. Si rifuggiano allora a Issy-l'Évêque, dove Irène scrive moltissimo. Abbandonata dai suoi amici ed anche dal suo editore che sostiene il regime di Vichy, Irène deve portare la stella gialla. Il 13 luglio 1942, Irène è arrestata, internata prima a Pithiviers, poi deportata ad Auschwitz, dove muore di tifo un mese dopo. Michel cerca subito di farla liberare, ma lui stesso è in seguito arrestato e deportato ad Auschwitz dove viene messo alla camera a gas il giorno del suo arrivo il 6 novembre 1942.


venerdì 5 gennaio 2007

Velocità di lettura (26 novembre)

Come già questa estate, mi continuano a chiedere conto sulla mia velocità di lettura. Ora credo che ci siano molti fattori concomitanti. Primo, mi segno cosa leggo e questo (se lo fate) vi darà anche a voi una maggior mole di letture. Secondo, usando poco o nulla la televisione, a casa (la sera e la mattina) ho spazio per leggere. Terzo, ora sto anche sfruttando la mia frequentazione delle ferrovie Italiane che mi danno modo di avere un paio d’ore di lettura rilassate. Di converso (e questo è un limite) a volte non mi soffermo sul libro appena letto, ma, dopo averne appuntato qualcosa, ne esco, per poi tornarvi quando vi scrivo.

Detto ciò i tre libri di questa settimana sono in realtà due, nel senso che uno che ho letto lo devo ancora meditare, e ne ho ripescato una letto tempo fa.

Comincio subito da questo allora,

Will Ferguson[1]Felicità” Feltrinelli 8 euro.

Mi ero scordato di averlo letto tempo fa, ma ve lo propongo. Una satira gioiosa sull’industria dell’auto-aiuto. Concorderei, ma mentre l’idea è buona, si sviluppa un po’ troppo incasinata per riuscire ad arrivare “faticosamente” a 300 pagine di romanzo. Come diceva qualche grande scrittore, prima scrivere e poi tagliare, tagliare, tagliare. Rimane l’idea che l’auto-aiuto, a volte (e nell’industria nord-americana molto più che a volte) è solo un business come un altro, e spesso altrettanto casuale.

Gli altri due sono di due scrittrici di cui ho già parlato, per cui non ne ripeto i dati biografici.

Fred Vargas”Debout les morts” J’ai lu 6,30 euro

Seconda apparizione nel mio universo letterario di Vargas (ancora in lingua, anche questo non so se è già uscito da Einaudi) e prima (almeno per me) di Vandoosler, commissario-poliziotto-investigaotre umano, che non precipita né si precipita verso soluzioni intermedie. Conta solo la soluzione finale. Anche qui, una serie di scatole cinesi da giallo classico, per trovare la soluzione finale giusta. Parigi, anche se decentrata. Giovani che studiano, lavorano, lottano per e con la vita. Poco sesso (almeno per un giallo) e molta atmosfera. Trenabile.

L’altro invece è un brevissimo libretto (una sessantina di pagine in 16° anziché in 8°),              

Agota Kristof”Dove sta Mathias?” Casagrande 8 euro.

Due piccoli brani dal fondo Kristof (i brogliacci che Agota ha lasciato ad una fondazione svizzera). Il primo è una elaborazione della scrittura di rapporto tra due bambini, che prelude alla Trilogia della Città di K. Il secondo, per me più interessante, un brano teatrale “Line, il tempo”, in cui con elementi asciutti, si ripercorre un rapporto possibile, a distanza di dieci anni. Nel primo atto lei bambina dodicenne comprende e si innamora di un lui più che ventenne. Nel secondo lui trentenne cerca di tornare sui vecchi passi. Ma come diceva Guccini, Il tempo è andato e non ritornerà. Il tutto scritto nell’ottica di lei. Provocazione per la mia amica teatrale: scrivere un terzo atto rovesciato (cioè dalla parte di lui).

Buona settimana a tutti





[1] Will Ferguson è uno scrittore canadese noto per le sue umoristiche osservazioni sulla storia e la cultura canadese. Il suo successo è dovuto all’osservazione del Canada con gli occhi di uno straniero. Quarto di sei fratelli, nasce a Fort Vermilion, Alberta circa 800 km a nord di Edmonton. A sei anni i suoi divorziano. A 16 lascia la scuola per andare a Saskatoon. Quindi si unisce al programma governativo canadese Katimavik, girando il mondo, studiando come sceneggiatore e laureandosi a Toronto nel 1990. Sposa Terumi a Kumamoto, Giappone nel 1995. Al ritorno in patria, gli shock culturali lo portano a scrivere il suo primo libro “Why I Hate Canadians”. Ferguson ha vissuto 5 anni in Giappone insegnando inglese. Le sue esperienze le ha poi scritte in “Hitching Rides with Buddha”. Ha vinto due volte il premio umoristico “Stephen Leacock Memorial Medal” con HappinessTM nel 2002 e con “Beauty Tips from Moose Jaw” nel 2005. Ora risiede a Calgary, Alberta, con la moglie e due figli.


giovedì 4 gennaio 2007

Un unico scrittore (19 novembre)

Dedico la puntata di oggi ad un unico scrittore di cui ho letto tre libri ed ho messo in cantiere un quarto, ma che leggerò tra un po’.

L’autore è Gianrico Carofiglio nato a Bari nel 1961. Magistrato e scrittore. Sostituto procuratore Antimafia di Bari, ha esordito nella narrativa, dopo parecchie pubblicazioni nel suo settore, con "Testimone inconsapevole" (Sellerio, 2002), romanzo che ha aperto il filone del "legal thriller" italiano. Le vicende dell'Avv. Guido Guerrieri hanno portato l'Autore a diversi riconoscimenti per il primo romanzo, tra cui la decima edizione del prestigioso Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", il Premio “Rhegium Iulii” e il Premio “Città di Cuneo” (tutti riservati alle opere prime) e, infine, il Premio "Città di Chiavari". Nel 2003 esce la seconda opera che ha come protagonista l'avvocato, "Ad occhi chiusi" (Sellerio, 2003), decretando il successo definitivo dell'Autore agli occhi di pubblico e critica. Dai due libri sono stati tratti due film TV, prodotti dalla Palomar e sceneggiati dall'autore insieme a Domenico Starnone e Francesco Piccolo, con protagonisti Emilio Solfrizzi e Chiara Muti, regia Alberto Sironi. Vincitore del "Premio Bancarella" del 2005 con il romanzo "Il passato è una terra straniera" (Rizzoli, 2004), l'Autore ha confermato le sue doti di scrittore, dando il via alle molteplici traduzioni dei suoi romanzi in molti Paesi. Nel settembre 2006 è uscito un altro romanzo giallo che vede il ritorno, quale protagonista, dell'avvocato Guerrieri: "Ragionevoli dubbi" (Sellerio).

Io ho cominciato con

“Testimone inconsapevole” Sellerio 11 euro

Un giallo-non giallo, un ambiente barese ben delineato. Ed un altrettanto ben delineato ambiente personale dell’avvocato. Da leggere in sequenza con il secondo. Cosa che ho fatto con

Ad occhi chiusi “ Sellerio 10 euro

Seconda avventura dell’avvocato Guerrieri, forse anche meglio scritta della prima. Qui, al contrario del primo che lascia ombre e punti irrisolti, il mistero si scioglie anche. Ed entrano ed escono personaggi che lasciano tracce visibili. Molto rilassante.

A questo punto sono passato a

“Il passato è una terra straniera” Superpocket 5 euro

Un Carofiglio senza l’avvocato Guerrieri. Non rende, mancano dei mordenti. Anche se torna la Bari di fine anni Novanta. Idiota la quarta di copertina, con menzioni a finali catartici che non spiazzano nessuno. Discesa agli inferi e ritorno, questo si. Si legge, ma non prende. Mi rimangono la giustificazione del titolo (“Il passato è una terra straniera: le cose avvengono in modo diverso da qui”) . Ed una frase: “Penso che anch’io vorrei dirle grazie, ma non sono capace”.

Incapacità per incapacità, vorrei invece dire grazie a tante persone. Beh, primo o poi.

Buona settimana

mercoledì 3 gennaio 2007

Parliamo di saggi (12 novembre)

Questa settimana parliamo di saggi e non di romanzi. A volte fa bene anche qualcosa di meno effimero, anche se potremo aprire un dibattito sulla reale leggerezza del romanzo.

Comunque, saggi di diverso peso. Cominciamo da quello che sto rileggendo, perché ci sono dei punti che vorrei capire (o capire meglio).


”La differenza cristiana” Einaudi 8 euro

Mi sono accostato con un po’ di timore/tremore ad un testo pieno di scrittura cristiana che prova a tirar fuori linee di interpretazione in un mondo che per sua natura è “variegato”. Una riflessione sulla laicità inclusiva. Non penso sia un caso trovarvi differenze (per tutta la parte più vicina alla dottrina, sulla quale ho le maggiori difficoltà di comprensione) ma anche similarità (il senso della vita, la pace, il rapporto con l’altro che, chiudendo il cerchio, da senso alla propria vita). Infine il peso enorme e benefico dell’ascolto, con la stupenda affermazione che mi si scoplisce nella testa “ascoltare è ospitare l’altro dentro di noi, ritirarsi per lasciare campo libero anche all’altro”

Il secondo è il più leggero.


I giganti del jazz” Sellerio 10 euro

13 mini-grafie su alcuni giganti del jazz da Louis Armstrong a John Coltrane, certamente ben scritte. Ma sembra che tutti abbiano se non vita facile almeno “semplificata”. E i dolori? La droga? L’alcool? Tutto in sordina. Operazione comunque datata poiché scritta 30 anni fa (e forse andava scritto nella manchette di lancio). Introduttiva ma con poco mordente. Anche un po’ trionfalistico: “il jazz poteva nascere solo in America”

Il terzo riprende ed approfondisce temi più “morali”.


Alcune questioni di filosofia morale” Einaudi 8,50 euro

L’autrice della “Banalità del male” si interroga sulla morale, sul rapporto dell’io con se stesso e su come fare a distinguere/scegliere il bene e il male. “Le nostre decisioni sul bene e sul male dipendono dalla scelta … di coloro con cui vogliamo passare il resto dei nostri giorni”. Passando per Kant (“Mantenere il rispetto di sé”) e ricordando Socrate (“Meglio patire il male che farlo”) e Platone (“Io che sono uno solo” - nel senso che io sarò sempre con me, il me con cui parlo e con cui (almeno lui) passerò tutta la vita, e se lui/io non mi approva come passerò la vita?)

Il fatto che l'uomo sia capace d'azione significa che da lui ci si può attendere l'inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità

 

Una buona settimana di riflessione a tutti






[1] Bianchi è nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunità monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi è direttore della rivista biblica Parola, Spirito e Vita, membro della redazione della rivista internazionale Concilium ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a La Stampa, Avvenire e Luoghi dell’infinito.



[2] Louis "Studs" Terkel (nato il 15 maggio 1912) è un autore americano, storico e giornalista. Nato a New York, all’età di 10 anni si sposta a Chicago, dove ha passato la maggior parte della sua vita. Padre sarto, tre fratelli, dal ’26 al ’36 la famiglia Terkel aprì un albergo, e Studs confessa di ritenere la sua conoscenza del momndo provenire da questa umanità variopinta frequentante Bughouse Square. Nel 1939, si sposa con Ida Goldberg ed hanno un filgio. Studia all’Univversità di Chicago, dove ottiene un Junior Degree ma poi decise di non continuare la carriera giurisperita. Invece si unì ad un progetto federale di radio-scrittori, dove si adattò a tutto, dallo scrivere al fare l’attore nelle soap opera, dal fare l’annunciatore sportivo al presentatore di spettacoli musicali. Pubblicò la prima edizione di Giganti del Jazz nel 1956. Scrisse poi molti libri incentrati sulla storia orale degli Stati Uniti. Non ha mai preso la patente, in quanto sofferente di ommatofobia. Il suo libro più noto è del 1970 “Hard Times: An Oral History of the Great Depression”, dove riprende la sua passione per l’oralità per raccontare un momento cruciale della vita americna. Prende nel 1985 il premio Pulitzer con il libro ”The Good War”, dove parla dei momenti di soldiarietà e orgoglio nazionale durante la seconda gueraa mondiale.



[3] Hannah Arendt (Hannover, 14 ottobre 1906 – New York 4 dicembre, 1975) fu una teorica della politica, di cittadinanza americana e origini tedesche. È stata spesso definita come una filosofa, sebbene abbia sempre rifiutato questa definizione. Nata da una famiglia ebrea ad Hannover e cresciuta a Königsberg prima (città natale del suo ammirato precursore Immanuel Kant) e Berlino poi, la Arendt fu studentessa di filosofia presso Martin Heidegger, all'università di Marburg. Ebbe una relazione sentimentale con quest'ultimo, rapporto che non le impedì poi di criticarne le simpatie naziste. Dopo aver chiuso questa relazione, la Arendt si trasferì a Heidelberg dove si laureò su una tesi sul concetto d'amore di sant'Agostino, sotto la tutela del filosofo (ex psicologo) Karl Jaspers. La tesi fu pubblicata nel 1929, ma alla Arendt fu negata la possibilità di venire abilitata all'insegnamento nelle università tedesche (mediante la possibilità di scrivere una seconda tesi) nel 1933, per via delle sue origini ebraiche. Dopodiché lasciò la Germania per Parigi, dove conobbe il critico letterario marxista Walter Benjamin. Durante la sua permanenza in Francia la Arendt si prodigò per aiutare gli esuli ebrei della Germania nazista. Ad ogni modo, dopo l'invasione tedesca (e conseguente occupazione) della Francia durante la seconda guerra mondiale, e la seguente deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento tedeschi, Hannah Arendt dovette emigrare anche da qui. Nel 1940 sposò il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher, con cui emigrò (assieme a sua madre) per gli Stati uniti, con l'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Dopodiché divenne attivista nella comunità ebrea tedesca di New York, e scrisse per il settimanale Aufbau. Dopo la seconda guerra mondiale si riconciliò con Heidegger e testimoniò in suo favore durante un processo in cui lo si accusava di aver favorito il regime nazista. Alla sua morte nel 1975, Hannah Arendt fu seppellita al Bard College, New York, dove suo marito insegnò per molti anni. I lavori della Arendt riguardarono la natura del potere, la politica, l'autorità e il totalitarismo. Nel suo resoconto del processo ad Eichmann per il New Yorker, che divenne poi il libro “La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme”, ha sollevato la questione che il male possa non essere radicale ma semplicemente originato dalla banalità e dalla propensione a non correre rischi del popolo sotto il regime nazista, che evitò ogni ribellione. Scrisse anche “Le origini del totalitarismo”, in cui tracciò le radici dello stalinismo e del nazismo, e le loro connessioni con l'antisemitismo. Questo libro fu al centro di molte controversie, poiché comparava due ideologie che alla maggior parte degli studiosi sembravano diametralmente opposte.


Libri di diverso impegno (5 novembre)

Per una settimana in cui sono stato assente dal computer per … riposo, voglio parlare oggi di due libri di diverso impegno.

Il primo è il classico romanzo-treno, un discreto giallo-mondadori.


“Il palazzo del diavolo Mondadori” 3,60 euro

Giallo italiano, questa volta ambientato a Roma, nel 1875. Buona l’ambientazione, sciolta la scrittura. La trama si regge e c’è quella punta di nostalgia che non guasta. Avrei optato per un finale più riassuntivo, che introno ad un bicchiere di vino riannoda i tanti fili, ma credo che le parti un po’ aperte lascino spazio ad eventuali “seconde puntate”. Rilassante (come al solito, per i gialli, parlo poco di trame per lasciarvi il campo).

Il secondo invece è il primo (scusate il bisticcio) libro di un giovane americano, ritenuto una delle nuove promesse della letteratura.

Jonathan Safran Foer[2]

“Ogni cosa è illuminata” Guanda 8 euro

Il racconto intrecciato tra la ricerca delle radici in una improbabile Ucraina e la storia delle origini di queste radici è interessante. La resa in italiano è impossibile. Credo l’originale americano più “adeguato” (giochi di parole che si perdono, ecc.). Al solito in queste fantasie, il finale poi è un po’ “vagante”. Comunque mi rimangono, anche se staccate dal contesto, alcune frasi che mi hanno colpito.

“Ti sei mai innamorato? - Non credo. Credo che se mi fosse successo lo saprei”.

“Desidero che mi dica cosa tu pensi sia la cosa giusta. So che non è necessario che ci sia una cosa sola giusta. Potrebbero esserci due cose giuste. Potrebbero non esistere cose giuste.”

“Mi chiedo se riesci ad immaginare la mia vita senza di me. - Certo che riesco ad immaginarla, ma non mi piace”.

Buona settimana a tutti






[1] Per Pietroselli lascio il posto all’autore che ci parla di sé: “Sono nato a Roma nel 1964. Laureato in Ingegneria Elettronica, lavoro per una società di Telecomunicazioni. Tra i miei hobby, la lettura e la scrittura, ovviamente, ma anche musica (classica), disegno e cinema. Adoro il periodo dell'America tra il '20 e '50, e quindi il jazz, il ragtime, Frank Sinatra, i film di John Ford, Hitchcock, Welles e... Woody Allen. Ne ho dimenticati di sicuro molti altri. Dalla passione per la narrativa di genere (fantascienza ma anche gialli, in particolare Chandler, Stout e Simenon) sono scaturiti racconti e un romanzo di fantascienza, Miraggi di Silicio, che nel '95 ha vinto il premio Urania ed è stato pubblicato da Mondadori. L'undicesima frattonube è il mio secondo romanzo, che ha vinto il premio Fantascienza.com ed è stato pubblicato da DELOS BOOKS nel corso del 2004. Da ultimo, il Premio Tedeschi 2005 per il romanzo giallo Il Palazzo del Diavolo, pubblicato a dicembre nella collana del Giallo Mondadori. Un romanzo ambientato nella Roma nel 1875, in un periodo in cui la Città sonnecchiosa sotto il Papa Re comincia a risvegliarsi sotto la brezza affaristica del nuovo corso, in cui si annunciano profondi cambiamenti urbanistici e sociali. (Attualmente - primavera 2006 - sono alle prese con un secondo romanzo giallo ambientato nella Roma del 1875, con gli stessi personaggi del precedente "Il Palazzo del Diavolo" e altri, nuovi di zecca).”



[2] Foer (nato nel 1977) è uno scrittore nato a Washington, che ora vive a Brooklyn, New York con la moglie, la scrittrice Nicole Krauss (e il loro cane, George). Ha frequentato la Princeton University dove gli sono stati assegnati vari premi di scrittura creativa. Nel 2000, gli è stato assegnato il premio per la narrativa Zoetrope: All-Story. Era l'editore dell'antologia A Convergence of Birds: Original Fiction and Poetry Inspired by the Work of Joseph Cornell. Ha pubblicato su Paris Review, Conjunctions, e The New Yorker. Nel 1999 si è spostato in Ucraina per fare ricerche sulla vita di suo nonno. Nonostante non l'avesse programmato questo viaggio risultò nel suo romanzo d'esordio Ogni cosa è illuminata, pubblicato in Italia nel 2002 da Guanda e dal quale è stato anche tratto un film nel 2005. Grazie a questo libro ha ricevuto il premio National Jewish Book Award e un Guardian First Book Award. Il suo secondo romanzo è Molto forte, incredibilmente vicino, pubblicato sempre da Guanda nel 2005