venerdì 30 novembre 2007

Torniamo ai saggi

Nonostante una abbuffata di romanzi, in questa domenica di metà novembre non me la sento di affrontare la calviniana leggerezza, e riprendo gli ultimi saggi letti. Certo anche qui c’è qualcosa di lieve, ma nella loro eterogeneità toccano argomenti che fanno parte del mio mondo: i fumetti, i viaggi e quelle vaghe stagioni, quel decennio di formazione tra il 67 e il 78.

Cominciamo in ordine dai fumetti:

Andrea Leggeri “Dammi un bacio da fumetto” Coniglio editore euro 6,50

Velocissima carrellata di una quarantina di storie disegnate dove, da qualche parte, qualcuno si bacia. I baci dati (e ricevuti) dai personaggi dei fumetti sono i protagonisti: Lupo Alberto e la gallina Marta, l'Uomo Ragno e Mary Jane, Superman e Lois Lane, Diabolik e Eva Kant, Topolino e Minnie, Dylan Dog e le sue numerose "fiamme", Braccio di Ferro e Olivia... una carrellata antologica sulla vita sentimentale degli eroi di carta. Utile come vademecum per una serie di storie fumettologiche, un po’ meno sul bacio in sé. Sarebbe stato carino introdurre un’analisi di come viene disegnato il bacio nelle differenti situazioni. Non essendo esaustivo di tutti i baci da fumetto, si aspetta un’edizione ampliata.

Sul viaggio invece ritorno ad un autore di cui da poco avevo letto uno strano romanzo in bilico tra Trieste e il Sudamerica..

Claudio Magris “L’infinito viaggiare” Mondadori euro 8,80

Continuo nella scoperta di questo autore, da me sempre associato alla fredda Mitteleuropa, lasciandogli poco margine. Ci si può sempre sbagliare. I piccoli bozzetti che dal Portogallo mi hanno fatto arrivare sino a Sydney mi hanno preso. Il viaggio viene visto come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d'Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell'identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Si parla di vent'anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schonberg, dal Grande Nord al Grande Sud. Con le loro citazioni di momenti e culture altre (i cici, i sorbi, e via cantando), con un po’ di freddezza del Nord, ma con alcuni tocchi che mi hanno portato a leggere con molta attenzione. Uno fra tutti, il mare. E la scoperta che anche dal Carso si può amare il mare e sentirlo vicino.

“Perché hai viaggiato si qui? Risponde Don Chisciotte ‘qui io so chi sono’

“Itaca non sarebbe tale se Ulisse non l’avesse abbandonata”

“Weininger denunciava nel viaggio la tentazione dell’irresponsabilità e Kant, mai mossosi da Koninsberg, esortava a leggere letteratura di viaggio”

“L’avventura più rischiosa … si svolge a casa: è la che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire”

Infine il libro intenzionalmente più politico, anche se visto da un osservatorio particolare: Giurisprudenza a Bologna (in attesa di essere sommersi dai libri sui quarant’anni del ’68).

Enrico Franceschini “Avevo vent’anni” Feltrinelli euro 8,50 (scontato e pagato 6 euro)

Come eravamo, quando avevamo vent'anni? E come siamo, chi siamo, cosa siamo diventati, ora che ne abbiamo (molti) di più? Un incontro fortuito in una notte piena di stelle e la coincidenza di un anniversario spingono un giornalista che ha lasciato l'Italia da giovane a ritornare sui suoi passi. È un viaggio a ritroso nel passato che va dalle Alpi alla Sicilia, per ritrovare i vecchi compagni degli anni dell'università, per confrontarsi sulle passioni, i sogni, le speranze della giovinezza, per scoprire che cosa ne è rimasto. Si ricompone così poco per volta l'immagine di un "collettivo studentesco" del '77, l'anno dell'ultima grande ondata di impegno politico giovanile nel nostro paese; e accanto a essa prende corpo anche un'altra immagine, quella dell'Italia del 2007. Come eravamo, e come siamo: un po' ironici e un po' malinconici, sfiorati dalla nostalgia, incapaci di smettere di sognare. Perché i vent'anni, per qualcuno di noi, non passano mai del tutto. Un'operazione strana, che un po' mi è piaciuta ed un po' mi ha lasciato freddino. Ritrovare una gran parte delle persone del collettivo di Giurisprudenza di Bologna, una delle pietre miliari del movimento del '77, trent'anni dopo, ed intervistare i cinquantenni di ora sulle sensazioni dei allora poteva forse uscire più incisivo. Certo, Franceschini sa scrivere, ma che ne esce fuori? Per la maggior parte non direi disillusioni (anche se ce ne sono), ma forse una pittura disorganica di un periodo strano e problematico. Ecco, alla fine si rimane un po' così. Non c'è nessuna parola, se non di superficie, sulla politica di allora e sul suo emergere e dirompere. Forse non era questo l’intento, ma mi ha fatto l’effetto di un pittore che disegni una campagna toscana e la intitoli “Lotta dura senza paura”

Per le bio-note, di Magris ho scritto a metà aprile.

Andrea Leggeri (Roma, 1974), appassionato di fumetti, collabora con Coniglio Editore per le riviste «Scuola di Fumetto» «Blue» e «X Comics». È redattore del sito lospaziobianco.it e tra gli organizzatori del 24 hours Italy Comics.

Enrico Franceschini Nato a Bologna nel 1956, per otto anni è stato corrispondente da Mosca di Repubblica, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, e attualmente Gerusalemme. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Europa per il suo reportage sulla rivolta armata nelle strade di Mosca. Dopo la scomparsa dell’impero comunista, Franceschini ha saputo descrivere i cambiamenti in atto nell’ex Unione Sovietica, evitando gli stereotipi e fornendo al lettore italiano una visione più realistica e vera della difficile realtà russa.

mercoledì 28 novembre 2007

Classici e stranieri


Nel vorticoso turbinio delle letture mi capita a volte di prendere in mano qualche classico che avevo lasciato da parte e di affrontare qualche autore in originale (così lascio da parte i miei furori anti-traduttori/traditori).


In questo novembre da camino, castagne e camomilla (non mi veniva in mente nessuna tisana con la C), affronto quindi un quartetto composito.


Sul versante classici ho (ri-)letto


Jerome K. Jerome "Tre uomini in barca » Rizzoli euro 6,80


perchè, appunto, ogni tanto bisogna immergersi nei classici ed io Jerome l'avevo letto da dodicenne e mi ricordavo dei sorrisi. Ora, seppur molto datato, ne trovo l'infinita vena comica (e molta della comicità successiva viene da lì, per cui a volte sembra obsoleto, ma è solo precursore).


Seguendo la corrente del fiume, infatti, i tre amici Jerome, Harris e George, assieme al fido cane Montmorency, viaggiano per giorni sulla loro fragile imbarcazione, scorrendo lungo le campagne inglesi, e vivono sempre nuove e inattese avventure. Una serie di gag comiche sulle gioie e sui dolori della vita in barca, unite a divertenti divagazioni che costituiscono storie a sé stanti, nel miglior stile dello humour inglese, e dove divagando si passano pagine e pagine, e poi si ritorna al fiume. Il tutto condito da descrizioni realistiche delle regioni attraversate dalla simpatica brigata e brevi notazioni di filosofia per non addetti ai lavori. Se volete fare uno sforzo però, vi consiglio di leggerlo nella versione originale inglese scaricabile gratuitamente da wikipedia.


E ciò ci introduce alle versioni originali, che ho affrontato per primo con


Gilbert Sinoué "L'enfant de Bruges" Folio euro 3,50


Un libro che mi è capitato tra le mani girando in una libreria di Gand.


Avevo letto molti anni addietro il suo "Le strade per Ispahan", trovandolo un degno romanzo. Ora non posso che ribadire il mio giudizio positivo. Bella la scrittura, coinvolgente, anche se la trama ha delle ombre nella parte più direttamente "gialla". Nel 1441 ad Anversa, Bruges e Firenze, tre giovani artisti sono misteriosamente assassinati. I cadaveri presentano mutilazioni simili, oltre a tracce di uno stesso veleno. Le vittime, inoltre, sono state tutti apprendisti del pittore Jan Van Eyck. La soluzione del mistero passa attraverso le vicende di un ragazzo di tredici anni, Jan, figlio adottivo di Van Eyck, cui il padre, prima di morire, ha raccomandato questa enigmatica


massima: "Bisogna saper tacere, soprattutto quando si sa". Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, in compagnia di personaggi come Donatello, Antonello da Messina, Brunelleschi, Fra Angelico, si snoda un degno thriller. A volte si rifà a nozioni che non tutti conoscono (la storia della nascita della pittura ad olio), ma gradevolmente ti trasporta nel mondo del 1400 tra l'Olanda e l'Italia.


La seconda "original" viene invece da un filone che ogni tanto riprendo: Harry Potter. Questa volta sono arrivato al terzo episodio della potterologia


J.K. Rowling "Harry Potter and the Prisoner of Azkaban" Bloomsbury euro 11,65


Non ricordo se ho parlato dei primi due, ma, parlandone ora continuo a ritenerlo un piacevole passatempo per sciogliere un po' di ruggine all'inglese.


Tra colpi di scena, mappe stregate e ippogrifi scontrosi, zie volanti e libri che mordono, Harry Potter è questa volta alle prese con un famigerato assassino che, evaso dalla terribile prigione di Azkaban, gli sta dando la caccia per ucciderlo. Forse questa volta nemmeno la scuola di magia, nemmeno gli amici più cari potranno aiutarlo, almeno fino a quando si nasconderà tra di loro un traditore. Certo la storia lascia un po' distanti (ancora troppo infantil-adolescente), ma a volte c'è anche bisogno di un po' di sano ottimismo verso le cose buone e gli eroi con dei segni positivi.


E finiamo invece con un altro classico, tradotto e, come smentirsi, tradotto male


Jack Kerouac "Poesie Beat" Newton Compton euro 5


Questi "Scattered Poems" coprono oltre vent'anni di esercizi poetici e rappresentano dunque una chiave di lettura preziosissima della parabola del Kerouac poeta. Le prime, le più antiche, quelle scritte insieme a Ginsberg e a Neal Cassidy, segnano un momento di grande entusiasmo: la speranza di rompere la solitudine canonica dell'artista di fronte all'opera d'arte, avvalendosi del contributo degli amici. A poco a poco, invece, Kerouac tende a ripiegarsi su se stesso, a rifugiarsi nell'ineffabile, avvicinandosi a religioni e culture che sembrano dare una risposta al suo desiderio di libertà e di autonomia. Ma non si può non riconoscere che anche nei versi più oscuri, più indecifrabili, vibra un'eco della sua straordinaria energia.


Si può invece intentare una causa alla Newton Compton per ignominia editoriale? Una traduzione che (anche per me che d'inglese sono basic) sembra fatta male e in fretta (checché ne dica l'introduzione). Citazioni e rimandi che si perdono (uno per tutti: tradurre Lil' Abner con Abner-bambino senza collegarsi al fumetto che lo vede protagonista anche se la riga dopo si cita la moglie Daisy Mae????). Il bello qi questi poemi e che vanno recitati ad alta voce e non letti. Difficili. A volte, per me, molto out.


Fino ad un meraviglioso haiku conclusivo


"A big flat flake of snow falling alone"of snow falling alone"".


E gli autori?


Jerome Klapka Jerome (Walsall, 2 maggio 1859 - Northampton, 14 giugno 1927) è stato uno scrittore e umorista britannico (ed un altro ottimo toro). Cresciuto a Londra con una famiglia povera in un area disagiata dell'East End iniziò a lavorare giovanissimo, facendo vari mestieri; fu impiegato, insegnante e attore. Poco dopo il fallimento della sua compagnia teatrale, spinto dalla disperazione combatté la miseria scrivendo articoli umoristici per pochi soldi, finché la rivista The Play pubblicò alcuni racconti sulla sua carriera di attore. A questa seguirono molte opere, stroncate dalla critica, ma divorate dal pubblico tra cui: I pensieri oziosi di un ozioso, Tre uomini in barca (per tacer del cane). Nel 1888 sposa Georgina Stanley. Fu condirettore del giornale The Idler e poi direttore del To-Day. Nel 1890 pubblica Tre uomini a zonzo, altro grande successo. Da questo romanzo in poi la sua vena si fa più meditativa ma i successi non diminuiscono. Tra le opere di questo momento si può ricordare l'autobiografico Paul Kelver. Jerome è ormai divenuto famoso e tiene conferenze in tutto il mondo. Pacifista, si arruola nella prima guerra mondiale come autista di ambulanze della Croce Rossa. Nel 1919 esce Tutte le vie conducono al calvario. La sua ultima opera è l'autobiografia La mia vita e i miei tempi nel 1926. Muore per un ictus a Northampton il 14 giugno 1927.


Gilbert Sinoué (Il Cairo, 18 febbraio 1947) è una scrittore francese anche se nasce in Egitto. A 19 anni si iscrive all'École normale de musique di Parigi dove studia chitarra; in seguito compone canzoni per alcuni interpreti francesi (Dalida, Marais, Marie Laforêt, ...). Nel 1987 pubblica il suo primo romanzo, La Pourpre et l'olivier ou Calixte 1er le pape oublié, la vita del papa Callisto I e il suo tragico destino (il papa fu martirizzato attorno al 222 d.C.); il testo gli vale il premio Jean d'Heurs come miglior racconto storico. Nel 1989 pubblica Avicenne ou La route d'Ispahan in cui narra la vita di Avicenna (Abu Ali Ibn Sina), il medico, filosofo e scienziato persiano vissuto a cavallo del X secolo. Il suo terzo romanzo, L'Egyptienne, è la prima parte di una saga che narra l'ancora in parte misterioso Egitto del XVIII e XIX secolo. Apparso nel 1991, il romanzo vince il premio letterario Quartier latin. Sinoué si impone velocemente come ottimo narratore di romanzi, di biografie (Le dernier pharaon, in cui descrive il regno di Mehmet Ali, il pascià ottomano fondatore dell'Egitto moderno) o di thriller (Le Livre de Saphir, vincitore del Prix de libraires 1996, che offre all'autore lo spunto per avviare un dialogo con Dio, e Les silences de Dieu, vincitore nel 2004 del Grand prix de la littérature policière).


Joanne Kathleen Rowling (Bristol, 31 luglio 1965) è una scrittrice britannica, meglio nota come J. K. Rowling, dove "K" ("Kathleen") è il nome della nonna. Rowling è originaria di Chipping Sodbury, sobborgo di Bristol (Gloucestershire, sud-ovest dell'Inghilterra). I suoi genitori, all'epoca diciottenni londinesi, si incontrarono per caso su un treno che partiva dalla stazione King's Cross a Londra diretto a Arbroath in Scozia. A 6 anni, J.K.R. scrisse la storia di Rabbit, un coniglio malato di morbillo. A dodici anni scrisse un romanzo che parla di sette diamanti maledetti. Nel 1980 a sua madre venne diagnosticata una sclerosi multipla, e agli inizi degli anni novanta morì. Joanne ha anche una sorella, Dianne, di due anni più piccola di lei, che è avvocato. La sua famiglia ha traslocato due volte, prima a Bristol e poi a Tutshill. Ha frequentato il liceo al Wyedean Comprehensive. La Rowling ha studiato francese all'Exeter University, trascorrendo anche un anno a Parigi come parte dei suoi studi. Dopo l'università ha traslocato a Londra per lavorare per Amnesty International come ricercatrice e segretaria bilingue. È stato in questo periodo che, su un treno, nasce Harry Potter, seguito da Ron, Pix e Hagrid. Inizia dunque a scrivere il primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale, durante le pause pranzo. Trasloca ancora una volta ad Oporto, in Portogallo, per insegnare inglese. È proprio in Portogallo che si sposa con il giornalista Jorge Arantes il 16 ottobre 1992. Dall'unione nasce una bambina, Jessica. Nel 1993 Joanne divorzia e si trasferisce quindi a Edimburgo con la figlia, con l'idea di vivere con la sorella. Qui completa la scrittura del romanzo che sfortunatamente molti editori rifiutano etichettandolo come "troppo lungo". A questo punto Jo si ritrova senza lavoro, costretta a vivere con i fondi statali. Ma, ad un tratto, la fortuna le sorride. Una casa editrice allora non molto conosciuta, la Bloomsbury, accetta il manoscritto, avviando l'evento letterario più importante degli ultimi decenni. È proprio la Bloomsbury, preoccupata che il pubblico considerato target del libro accettasse con difficoltà una scrittrice donna, a chiedere alla Rowling di scegliersi uno pseudonimo. Joanne sceglie quindi di firmarsi J. K. Rowling. Vengono in seguito pubblicate copie di Harry Potter con copertina per adulti per il fatto che ad alcuni di essi non piace far notare di leggere libri etichettati "da bambini". I diritti americani del libro furono acquistati dalla "Scholastic" per una cifra allora molto alta, alla luce del fatto che Harry Potter era considerato solo un libro per bambini. Al primo libro ne seguono altri sei. Da povera disoccupata, costretta a scrivere nei pub perché nel suo monolocale non poteva permettersi il riscaldamento, Jo diventa la donna più ricca del Regno Unito. Il 26 dicembre 2001 Jo ha sposato il medico Neil Murray, da cui ha avuto due figli, David e Mackenzie, coronando così il suo desiderio di avere tre figli.


Jean-Louis Lebris de Kerouac - noto come Jack Kerouac - (Lowell, 12 marzo 1922 - St. Petersburg, 21 ottobre 1969). Nasce da una famiglia cattolica di emigranti franco-canadese di condizioni modeste (Gabrielle e Leo Kerouac). La sua infanzia, come egli stesso scrive, fu serena malgrado la morte prematura del fratello maggiore Gerard, avvenuta nel 1926, lo avesse colpito fortemente. Riceve una buona istruzione elementare dai Gesuiti della Scuola Parrocchiale di St. Joseph a Lowell e nel 1939 si diploma alla scuola superiore Lowell High School. Le sue prime influenze letterarie furono quelle di William Saroyan ed Ernest Hemingway. Tra il 1939 e il 1940 frequenta la Horace Mann Preparatory School a New York ed accede alla Columbia University per merito di una borsa di studio ottenuta per meriti atletici. Frequenta il College fino al 1941 e tra il 1942-43 si arruola nella marina militare degli Stati Uniti. Presto pentitosi ritorna a New York e comincia a frequentare gli ambienti del Greenwich Village, frequentato da artisti, ribelli e bohèmien, dove conduce la vita degli hipsters e dei beat. Nel 1944 incontra Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg e sposa la sua prima moglie, Edith Parker. Nel 1946 conosce Neal Cassady, un giovane che aveva fatto l'esperienza del riformatorio e aveva interessi letterari, che diviene per Kerouac il simbolo della vera emarginazione e fonte di ispirazione letteraria. Nel 1948 conosce John Clellon Holmes e conia il termine beat generation. Tra il 1947-50 compie il primo viaggio attraverso il Nord America con Neal Cassady ed inizia a scrivere Sulla strada. Dopo l'interruzione di una carriera sportiva a causa di un infortunio e nuove amicizie nell'area newyorkese, Jack Kerouac, esordisce come scrittore nel 1946-48 con il romanzo La città e la metropoli ("The Town and the City"), che viene pubblicato solo nel 1950 e che ricalca lo stile dello scrittore americano Thomas Wolfe. Un immediato successo, ma pochi credevano nella sua effettiva permanenza nella sfera della letteratura statunitense. Nel 1950 si sposa con la seconda moglie, Joan Haverty. Tra gennaio e aprile del 1951 legge i manoscritti Junkie di Burroughs e Go di Holmes; in aprile completa Sulla strada in sole tre settimane; in ottobre elabora il suo metodo di scrittura che definiva "prosa spontanea" e comincia a riscrivere Sulla strada e il romanzo sperimentale Visioni di Cody. Tra il 1951-52 conclude Visioni di Cody a New York ed a San Francisco. Inoltre termina Dottor Sax a Città del Messico; lavora come apprendista frenatore e scrive La terra della ferrovia a San Francisco; sua figlia Jan Kerouac nasce ad Albany, nello stato di New York. Nel 1953 lavora insieme a Maggie Cassady a I sotterranei a New York. Nel 1954 inizia a studiare il buddhismo sempre nella Grande Mela e in California; scrive San Francisco Blues a San Francisco, Some of the Dharma iniziato a New York e finito nel North Carolina. Nel 1955 firma Mexico City Blues e comincia Tristessa a Città del Messico. Nel 1956 finisce Tristessa a Città del Messico e scrive Le visioni di Gerard nel North Carolina; scrive la prima parte di Angeli di desolazione a Washington e a Città del Messico. Nel 1957 Sulla strada viene pubblicato dalla Viking Press di New York; in Florida scrive I vagabondi del Dharma. Tra il 1958 e il 1960 compone Il viaggiatore solitario. Nel 1961 scrive la seconda parte di Angeli di desolazione a Città del Messico, poi Big Sur in Florida. Nel 1965 elabora Satori a Parigi e l'anno successivo si sposa per la terza volta, con Stella Sampas, e si trasferisce da Hyannis a Lowell. Qui scrive La vanità di Duluoz nel 1967. Sono gli albori della sua prosodia bop, ispirata dall'amato bebop di Charlie Parker, Dizzie Gillespie e Thelonious Monk. Kerouac muore tuttavia a soli 47 anni a causa di un'emorragia interna causata dalla cirrosi epatica procuratagli dall'abuso di alcool il 21 ottobre del 1969 a St. Petersburg (Florida).


martedì 27 novembre 2007

Canto d'amore

In questa settimana di vacanza (per chi fa i ponti) e di meditazione, non ho molta testa per andare in giro per i libri letti. Così ne parlo di uno solo, piccolo ma pieno di parole. Un piccolo libro di poesie, e di poesie indiane la cui bellezza è data dal fatto che vengono sempre recitate con della musica (canzonette?):

Rabindranath Tagore "Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni" Salani euro 6
Non avevo mai letto a fondo le poesie del premio Nobel indiano né ero andato a cercare chi fosse e cosa avesse fatto. Una bella scoperta. Un personaggio interessante a cavallo tra l'ottocento ed il novecento. Il poeta è anche un mistico, un saggio, un veggente: così, quando Tagore parla d'amore, parla di una sintesi suprema di amante e amato, di qualcosa di vicino a Dio. L'amore è l'esperienza più piena e totale che un individuo possa compiere, perché l'incontro tra gli innamorati è l'unione di sacro e profano, anima e desiderio, spirito e corpo. Ed alcuni momenti espressivi (di gioia e di dolore) mi rimangono sulla punta della penna, belli in quanto eterni e fuori dal tempo.

"I sogni non possono essere imprigionati"
"Quando t'ho incontrata, in una notte senza stelle, perso in un labirinto oscuro, il mio desiderio era quello di guidarti con la mia lampada. Tu però non desideravi il mio desiderio."
"tu sei l'isola verdeggiante. dove gli uccelli sono amanti che cantano il silenzio"
"hai colorato i miei pensieri e i miei sogni .. trasfigurando la mia vita. hai mutato il mio dolore in gioia immensa"


Per chi non sa chi sia ecco anche due righe di bio.

Rabindranath Tagore è il nome anglicizzato dell'indiano Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 6 maggio 1861 - Santiniketan, 7 agosto 1941). Scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo. Mentre Gandhi, con la disobbedienza civile, organizzò il nazionalismo indiano sino a ricacciare in mare gli inglesi, Tagore si propose di conciliare e integrare Oriente ed Occidente. Opera difficile, cui egli era preparato dall'esempio di suo nonno che nel 1928, fondando il Sodalizio dei credenti in Dio, integrò il monoteismo cristiano ed il politeismo induista. Figlio di un santo e ricco bramino, studiò nel Regno Unito ove anglicizzò il proprio cognome (Thakur). Egli si dedicò all'amministrazione delle sue terre e ad ogni forma d'arte. In liriche destinate al canto, che egli stesso musicò e tradusse in inglese (Offerta di canto, 1913), in lavori teatrali ricchi d'intermezzi lirici (La vendetta della natura, 1884), in romanzi (Il naufragio, 1906), in novelle, memorie, saggi e conferenze Tagore affermò il proprio amore per la natura e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione (anche erotica), l'attrattiva della fanciullezza. Esercitò un enorme fascino anche sul mondo occidentale, che lo premiò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913.

martedì 20 novembre 2007

Ecominimalismo

Per questa fine di mese di ottobre, caratterizzata dall’inizio del mio conto alla rovescia verso la scadenza di fine anno, mi dedico ad un unico libro, se vogliamo datato, ma scritto con tutte le capacità di grande autore.

Vi cito-parlo di

John Cheever “Sembra proprio di stare in paradiso” Fandango euro 10 (in realtà omaggio di Feltrinelli+)

In fatti la scrittura risale a circa 25 anni fa. Ed è la quintessenza del grande scrittore: l’insoddisfazione per l’amore coniugale, il volersi liberare dai vizi, la ricerca spasmodica di sesso facile, la necessità di recuperare gli aspetti fondamentali della vita. Microcosmo (il proprio ambiente familiare e il reticolo degli affetti) e macrocosmo (il mondo in cui viviamo) vengono descritti in un unico indissolubile movimento quasi canoro. Alla storia di Lemuel Sears, un uomo anziano che ama pattinare sul ghiaccio del laghetto dei Beasley e che un giorno si ritrova a dover lottare contro la sua destinazione a discarica, si intrecciano tematiche di respiro universale. Fu definito “il primo romanzo ecologico” della narrativa americana moderna. E nella disperazione del protagonista che non riesce a trovare la purezza dentro di sé e per questo la cerca su un livello più elevato, difendendo il laghetto dalla speculazione e dall’inquinamento, leggiamo un messaggio profetico: l’amore per ciò che ci circonda è l’unico modo per sentirsi in paradiso. Una maestria ineguagliata nel tornire la frase e nel prendere per mano il lettore. Cheever è sempre una o molte spanne più su dei suoi epigoni. Come dice lui stesso, e concordo pienamente, “una storia da leggere seduti in poltrona, davanti al caminetto acceso, con fuori un po’ di pioggia”.

Non avendone mai parlato prima, ripercorriamo un po’ la vita di John Cheever (Quincy, Massachusetts, 27 maggio 1912 - Ossinning, New York, 18 giugno 1982), Frequentemente chiamato il “Checov dei suburbi”, la sua carriera cominciò con l’espulsione dall’Accademia Thayer perchè sorpreso a fumare. Questa fu anche infatti il centro della sua prima novella “Expelled", che Malcolm Cowley comperò per New Republic. Da questo momento Cheever si dedica alla scrittura, dedicandosi alle novelle che cominciò a pubblicare su diversi periodici (New Republic, Collier's Story, Atlantic), finché iniziò a pubblicarne su The New Yorker, con cui mantenne legami fino alla morte. Nel 1937 si sposa con Mary Winternitz e nel 1939 pubblica il suo primo libro di racconti “The Way Some People Live”. Fin dall’inizio Cheever cercò di rappresentare l’infelicità della vita della classe medio-alta, con la quale convisse sino alla fine. I suoi libri successivi ne confermarono la fama di gran narratore. Il suo primo romanzo, “Cronaca dei Wapshot (1964)”, gli vale il National Book Award. Vi si narra la storia di una famiglia - in parte ispirata dalla storia dei suoi genitori - in procinto di abbandonare il loro vecchio stile di vita – nella cittadina di Saint Botolphs - per adattarsi alla vita moderna delle grandi città. Lo “Scandalo dei Wapshot” continua la saga del primo romanzo e le vicissitudini della famiglia Wapshot. La visione spesso oscura che aleggia nelle sue storie - e la povertà morale di molti suoi personaggi - viene ribadita con il suo terzo romanzo, “Bullet Parcs (1969)”, dove si narra la storia di una famiglia minacciata dalla violenza. Da parte sua “Falconer (1977)”, narra l'esperienza di Ezekiel Farragut, ex professore universitario di quarantotto anni fedele alle droghe ed imprigionato per fratricidio. Nel 1979 vince il premio Pulitzer con le sue storie intitolate “The Stories of John Cheever (1978)”. Questo suo ultimo libro, un breve romanzo soltanto di 100 pagine, ci presenta al contrario un Cheever meno scuro e più ottimista. I temi dell'omosessualità, l'alcolismo, le relazioni frustrate, e le tensioni della vita domestica, sono, a grandi linee, quelli che attraversano alla maggior parte delle sue opere.

 

 

E come ogni fine mese, ecco la tabellina dei libri letti in settembre.

 





































































































Autore


Titolo


Editore




Elizabeth George


Scuola Omicidi


SuperPocket


4,90


Elizabeth Bishop


Il mare e la sua sponda


Adelphi


5,50


Piergiorgio Odifreddi


Le menzogne di Ulisse


Tea


8


Roald Dahl


Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra


TEA


5


Charles Willeford


La macchina in Corsia Undici


Adelphi


5,50


Simonetta Agnello Hornby


La mennulara


Feltrinelli


7


Ellis Peters


Il marchio di Shiva


TEA


8


Maj Sjowall e Per Wahloo


L’uomo al balcone


Sellerio


11


Maj Sjowall e Per Wahloo


Il poliziotto che ride


Sellerio


12


Ross E. Dunn


Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta


Garzanti


10


John Cheever


Sembra proprio di stare in paradiso


Fandango


10


Andrea Leggeri


Dammi un bacio da fumetto


Coniglio editore


6,50


Rabindrath Tagore


Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni


Salani


6


J.K. Rowling


Harry Potter and the Prisoner of Azkaban


Bloomsbury


11,65


Alicia Gimenez-Bartlett


Serpenti nel Paradiso


Sellerio


11


 

domenica 4 novembre 2007

Ritornano i saggi

In questa fine estate che sembra già inizio primavera ritorno sui saggi, letture che accompagnano in genere gli spostamenti in treno e le mattine davanti al caffelatte e marmellata.

Questi saggi poi mi hanno calamitato per due motivi opposti. Il primo si è concretizzato nei due saggi di Odifreddi sulle vicissitudini del pensiero. Rispetto alle diverse penne di Repubblica a volte Odifreddi mi lascia un po’ distante per i suoi furori che a me sembrano non dico sbagliati ma inutilmente sbraitati. Ognuno può e deve dire la propria (come dicevasi “non sono d’accordo con le tue idee, ma mi batterò sino alla morte perché tu possa dirle”).

Si parla qui, quindi di

Piergiorgio Odifreddi “Le menzogne di Ulisse”Tea euro 8

Storia della logica dall’antichità a (quasi) oggi. La logica è lo studio del logos, vale a dire del pensiero e del linguaggio. E poiché le più alte vette del pensiero e gli esiti più raffinati del linguaggio trovano espressione, tra l'altro, nella filosofia e nella matematica, P.O. ci guida tra i sentieri ininterrotti di questo paese delle meraviglie. Un viaggio fra le trappole del pensiero che non si nega il piacere dell'aneddoto e in cui, attraverso le pieghe e le suggestioni del passato, si compie anche un'analisi critica del presente. Molto interessante per gli spunti. Ondivaga la loquacità di Odifreddi. A volte divulgativa e coinvolgente. A volte tecnica e un po’ saccente. La logica dei giorni nostri è obiettivamente più complicata e difficile e non sempre si segue bene. Ma su tutti più che il plurinominato Ulisse, ai erge Eubulide ed il suo “In questo momento, sto mentendo”

e

Piergiorgio Odifreddi “Il matematico impertinente” Tea euro 8,60 (in realtà 6 euro perché preso in occasione).

Come al solito, anche qui sono rimasto rispetto ai suoi scritti come il suo cognome: un po' li sento ed un po' li trovo distanti. Qui ho trovato un po’ troppo eccessivo il suo furore anti-religioso ma stimolanti le riflessioni sulle vicissitudini del pensiero. Anche se qui la sua impertinenza un po' si ripete ed un po' troppo si autocita. Impertinente, in senso letterale, è chi "non appartiene", e non appartenendo, suscita i risentimenti e le stizze di coloro che, appartenendo, lo tacciano di arroganza o insolenza. Il matematico impertinente è una specie del genere, caratterizzata dal fatto di non appartenere non per partito preso ma per motivi mutuati dalla più pura razionalità esistente: quella matematica. E qui il matematico impertinente nei saggi raccolti in questo volume su politica, religione, letteratura, filosofia e scienza - dispiega l'arsenale della ragione per argomentare che non è affatto vero che siamo tutti americani, o che la cultura è solo quella mitologica e (pseudo) filosofica sulla quale vive l'informazione. Ed è invece vero che non possiamo non dirci tecnologici, che siamo tutti africani, e che la cultura è anche quella matematica e scientifica che informa la vita (bellissimi anche gli spunti su matematica e arte). Ma infondo gli spunti sulla letteratura della fantasia rimangono per me in quest'ambito i migliori.

L’altro invece è il buon americano, ma soprattutto conoscitore del mondo arabo

Ross E. Dunn “Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta” Garzanti euro 10

Che bel viaggio quello del marocchino del 1300! Da molti considerato il Marco Polo arabo, Ibn Battuta si differenzia dal viaggiatore veneziano per l'orizzonte culturale in cui si inscrivono i suoi viaggi: non esplorazioni in un mondo mal conosciuto quando non completamente ignoto, bensì visite in terre già percorse dal vento dell'Islam. Il suo racconto si muove infatti nella dimensione internazionalistica che fu propria della civiltà islamica medievale. Le sue avventure offrono una visione ampia delle forze che fecero della storia dell'Eurasia e dell'Africa del XIV secolo un complesso e unitario sistema di interconnessioni. Dunn rende con maestria i passaggi e gli itinerari, senza parafrasare un libro sicuramente datato. Notevole lo sforzo anche di interconnessione con narrazioni e viaggi coevi. Personalmente, mi viene voglia di prendere un blocco, una macchina e partire da Tangeri per arrivare a Pechino. Si può fare?       

Di Dunn, non ho trovato notizie biografiche mentre del piemontese Odifreddi molto si sa. Nasce a Cuneo il 13 luglio 1950, ed è matematico, logico, saggista e storico della scienza italiano. Laureato in matematica a Torino nel 1973, dal 1983 al 2002 ha insegnato in Italia (Torino, Alessandria, Siena, Milano), negli Stati Uniti (Cornell University) e nella allora Unione Sovietica. Dal 2001 è professore ordinario di logica matematica presso il Dipartimento di matematica dell'Università di Torino. Vivace polemista, è noto in particolare per la contestazione (espressa nel suo libro "Zichicche") delle tesi e degli interventi di Antonino Zichichi, dal quale è stato anche querelato per diffamazione. In primo grado Odifreddi è stato assolto. Ha scritto come opinionista/recensore per La rivista dei libri e vari articoli divulgativi per Le Scienze (testata nella quale cura la rubrica Il matematico impertinente, omonima di un suo libro), oltre ad aver collaborato con vari quotidiani come la Repubblica, La Stampa e con il settimanale L'espresso. Radio Tre, Radio Due, Raidue e Raitre hanno ospitato alcuni suoi interventi in varie rubriche scientifiche. Nel 2007 si è candidato alle primarie del Partito Democratico in una lista a sostegno di Walter Veltroni. Nello stesso periodo partecipa spesso al programma Crozza Italia su La7.

 

Buona settimana

G.