lunedì 24 dicembre 2007

Montalbaneide

Come sapete, un ciclo si è chiuso. Questa è la prima trama di Giovanni fratello di re Riccardo (citazione storico-anglofona). Mi sento ancora fuori fase, e senza una idea chiara di cosa succederà dal 4 gennaio in poi (beh, almeno fino al 3 dovrei essere in Turchia).

Ciclo per ciclo, ne chiudo qui anche uno letterario, visto che ho radunato gli ultimi 4 Montalbani usciti. Giudizio generale: stiamo in calando. Si la scrittura è buona, ma il mordente ormai è ben lontano dai primi folgoranti scritti.

Andiamo ad incominciare, allora

“La luna di carta” Sellerio euro 11

Un Montalbano del 2006. Scorrevole come al solito. Il commissario Montalbano alle prese con le indagini sulla morte di un informatore farmaceutico dal passato misterioso, che lo porta a contatto con due figure femminili che assumono un ruolo centrale nel dipanarsi della trama. Si sente che Camilleri vorrebbe mettere Salvo a riposo ma non sa come fare. La storia si regge ma più che un poliziesco è una fotografia sul mondo di Vigata.

“come pesa la neve sopra i rami, come pesano gli anni sulle spalle che ami”

“La vampa d’Agosto” Sellerio euro 11

Nello stesso anno del precedente, ha un po’ di mordente in più. Questa volta la storia si regge bene anche da sola, con un finale tipico di Montalbano, un po’ fuori dai canoni ma coerente. Caldo torrido, estenuante, sole implacabile: è questa la vampa del mese più infuocato della torrida estate siciliana, ma è anche l'ardore e la passione che infiammano Montalbano. Siamo in agosto, Mimì Augello ha dovuto anticipare le ferie e Montalbano è costretto a rimanere a Vigàta. Livia vorrebbe raggiungerlo, ma per non restare sola, con Montalbano sempre al lavoro, pensa di portare con sé un'amica (con marito e bambino) e chiede a Salvo di affittare una casa sul mare per loro. La vacanza scorre nella villetta sul mare, silenziosa, verde. Ma un giorno il bambino sparisce. Montalbano accorre e scopre in giardino un cunicolo che rivelerà clamorose sorprese tra cui un baule con il cadavere di una ragazza scomparsa sei anni prima. La storia personale di Salvo comincia sempre più ad “acqueggiare”. Personalmente poi avrei evitato la pubblicità subliminale ad un altro libro di Sellerio (che per altro è ottimo e vi invito a 1. scoprire che libro è, 2. leggerlo)

“Le ali della sfinge” Sellerio euro 11

Cosa si sta inceppando in Camilleri? È stufo di Montalbano? O i suoi ghost writer (perché penso che qualcuno gli butti giù un po’ di libro per permettere l’uscita di tre libri in un solo anno) gli prendono la mano? Infatti, i contorni sono sempre più a macchietta: il brigadiere scemo, l’ex don Giovanni, il preciso… Nonché l’amore vicino-lontano (quand’è che ci si accetta o ci si lascia?) La storia è un po’ più sostenibile delle precedenti (Il commissario Montalbano deve investigare sull'omicidio di una ragazza trovata completamente nuda in una discarica: l'unico indizio è un tatuaggio sulla sua spalla che raffigura una farfalla sfinge, si tratta di prostitute dell’est, finti riciclaggi di buonisti, un colpo agli intrecci con politica e mafia). Non credo durerà ancora a lungo, uno dei due muore.

“La pista di sabbia” Sellerio euro 12

Ultimo Montalbano ma 'pallosetto'. Storia scontatella: Montalbano trova un cavallo morto sulla sua spiaggia, che presto sparisce. Quello stesso giorno una donna "forestiera", Rachele Estermann, denunzia al commissariato di Vigata il furto del suo cavallo mentre nelle scuderie di Saverio Lo Duca, uno degli uomini più ricchi della Sicilia, un altro purosangue è svanito nel nulla. Lo scenario della vicenda è il mondo delle corse clandestine, passatempo preferito di una certa aristocrazia terriera che scommette forte. È in quest'ambiente dorato che Montalbano deve indagare, perché, dopo il cavallo, viene trovato cadavere anche un custode delle scuderie. Fra maggiordomi in livrea, baroni e contesse Montalbano sta un po' a disagio, mentre "ignoti" entrano una, due, tre volte nella casa di Marinella: non rubano niente ma mettono tutto sottosopra, sembrano cercare qualcosa; ma cosa? Camilleri continua a rigirare i momenti tipici del racconto, ma il giallo lo è solo in parte. Il resto è stato d'animo, ma quanto dobbiamo sorbirci ancora della crisi del cinquantenne Montalbano? O si trovano nuovi stimoli oppure è meglio finirla qui.

Mancava ancora la mega bio del siculo, ed allora eccola

Andrea Camilleri (6 settembre 1925) è scrittore, autore televisivo e regista. Nasce a Porto Empedocle, figlio unico di Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali. Attualmente vive a Roma. Dal 1939 al 1943, dopo una breve esperienza in collegio (si fece espellere lanciando delle uova contro un crocifisso), studia al liceo classico Empedocle di Agrigento dove otterrà, nella seconda metà del 1943, la maturità senza fare esami, poiché il preside decise che sarebbe valso il solo scrutinio a causa dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate. A giugno infatti inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paure". Nel 1944 si iscrive alla facoltà di Lettere, non continua gli studi ma comincia a pubblicare racconti e poesie. Intanto aderisce al Partito comunista. Dal 1948 al 1950 studia regia all'Accademia di Arte drammatica Silvio d'Amico e inizia a lavorare come regista e sceneggiatore. In questi anni, e fin dal 1945 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il "Premio St Vincent". Nel 1954 partecipa con successo a un concorso per funzionari RAI, ma non viene assunto perché comunista. Entrerà alla RAI qualche anno più tardi. Nel 1957 sposa Rosetta Dello Siesto dalla quale avrà tre figlie e quattro nipoti. Nel 1958 è il primo a portare in Italia il teatro dell'assurdo di Beckett con "Finale di partita" al teatro dei Satiri di Roma e poi in televisione con Adolfo Celi e Renato Rascel. Comincia a insegnare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nel 1959 tra le molte produzioni RAI di cui si occupa ha molto successo una serie sul tenente Sheridan con Ubaldo Lay, più tardi poi con "Il commissario Maigret" con Gino Cervi, e con diverse messe in scena di opere teatrali, sempre con un occhio di riguardo a Pirandello. Nel 1977 ottiene la cattedra di regia all'Accademia di Arte Drammatica. La manterrà per vent'anni. Nel 1978 esordisce nella narrativa con "Il corso delle cose", scritto 10 anni prima e pubblicato da un editore a pagamento con l'impegno di citare l'editore stesso nei titoli dello sceneggiato TV tratto dal libro, "La mano sugli occhi": è un insuccesso, il libro non viene notato praticamente da nessuno. Due anni dopo, nel 1980, pubblica con Garzanti "Un filo di fumo", primo di una serie di romanzi ambientati nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell''800 e l'inizio del '900. Nel 1992 riprende a scrivere dopo 12 anni di pausa e pubblica "La stagione della caccia" con Sellerio Editore: Camilleri diventa un autore di grande successo e i suoi libri, ristampati più volte, vendono mediamente intorno alle 60 mila copie. Nel 1994 esce con "La forma dell'acqua", primo romanzo poliziesco con il Commissario Montalbano, e arriva il grande successo: Camilleri ha 69 anni. E da allora, solo successi.

domenica 23 dicembre 2007

Gialli per gli ultimi giorni

In questo clima (mio) di tensione, dopo aver venerdì espletato il penultimo atto di partenza (lettera della conciliazione all’Unione Industriali), ho scelto qualcosa di analogo per fare il tentativo (simil-)psicologico di scacciare chiodo con chiodo.

Quindi alcuni libri, giallo-fanta-eco da rilasso totale.

Cominciamo da quello che mi è piaciuto di meno

Eraldo Baldini “Melma” VerdeNero euro 10

Mi erano piaciute le atmosfere dark di Baldini. Qui, giudizio negativo. Non per l'argomento. Romanzo fortemente ecologico, primo di una serie (la VerdeNero) impegnata nella lotta a tutte le mafie, anche quelle ecologiste. Ma negativo per alcuni motivi stilistici: gli intarsi ecologici risultano pedanti, la trama fragile e già tutta risolta nelle prime dieci pagine: Anno 2050. Da tempo ormai sono cessati gli attentati di stampo ecoterrorista che hanno sconvolto il pianeta in segno di rivolta contro una situazione ambientale insopportabile. Il progetto di recupero dei siti compromessi, finanziato da una potente organizzazione internazionale, "il Dipartimento", sta per partire, quando la figlia del capo dei quell'ente viene rapita e, si ipotizza, tenuta prigioniera nell'Area 11, quella del Petrolchimico dell'Alto Adriatico, ora distrutto e abitato solo da un'umanità reietta e apparentemente rassegnata. Toccherà a Padre Nelson Cattelan, scelto come intermediario, recarsi in quel luogo difficile in cui una natura avvelenata e mutante si sta riappropriando delle rovine. E già si capisce come andrà a finire. Ripeto, ben spesi 10 euro a sostegno di lega ambiente, ma anche senza libro sopravvivevo ugualmente.

Saltiamo poi in Grecia, dove ritrovo il commissario Charitos in

Petros Markaris “Si è suicidato il Che” Bompiani euro 9 (in realtà scontato a 6 euro)

Terza avventura del commissario Charitos (ma le prime due le ho lette prima delle trame). Si ritrova l’atmosfera greca pre-olimpica, ci si immerge nella vita di Atene (dominata da un lato dal traffico impossibile e dall’altra dai caffè strani, del caffè-frappé al dolcebollito). La storia regge. Il commissario abbastanza. Tre suicidi spettacolari dell'alta società greca, in diretta televisiva, suscitano la curiosità del commissario Charitos, ancora convalescente dopo l'ultima vittoriosa indagine. Scavando nel passato dei suicidi, questa sorta di Maigret greco scopre che i tre uomini appartenevano ad un gruppo terroristico avverso ai Colonnelli, debellato perciò dai servizi segreti del regime. Dopo aver evitato il carcere, i tre erano riusciti a farsi strada nel mondo politico ed economico a colpi di tangenti e corruzione. Mentre la polizia e i giornalisti brancolano nel buio, il commissario Charitos tenta di dipanare l'enigma che si cela dietro al concatenarsi dei suicidi pubblici, portando alla luce i segreti nascosti nel passato dei loro autori. Ed è bello immergersi negli umori tra post-colonnelli ed altro. Sociologico.

Infine, quello che preferisco, con un bel esordiente:

Marco Malvaldi “La briscola in cinque” Sellerio euro 10

Opera prima del ricercatore pisano. E come tutte le prime piena di elementi positivi e interessanti. Vedremo la seconda. Per ora mi godo l'aria della Pineta versiliana, il BarLume che offre caffè artigianale di Seravezza. Ed un mistero che si dipana proprio quando sembra arrivato ad un punto morto. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno "diventato località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. E sotto all’intrigo giallo, la vita di un provincia ricca che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico. Per l'estate al Forte.

E per le note bio:

Eraldo Baldini (Russi, 1952) è uno scrittore italiano. Ha iniziato a dedicarsi alla narrativa dagli inizi degli anni '90, dopo essersi specializzato in Antropologia culturale ed Etnografia ed avere scritto diversi saggi in quei campi. La sua carriera di scrittore inizia nel 1991, quando vince il Mystfest di Cattolica con il racconto Re di Carnevale. Attualmente vive in un paesino a 2 km da Ravenna, Porto Fuori. Oltre ad essere un romanziere affermato in Italia e all'estero, Eraldo Baldini è anche sceneggiatore, autore teatrale e organizzatore di eventi culturali.

Petros Markaris (nato il 1° gennaio 1937 ad Istanbul) è un autore greco ben noto per le sue storie del commissario Kostas Charitos che si svolgono ad Atene. Figlio di madre greca e di padre armeno, ha studiato presso l'istituto universitario austriaco ad Istanbul ed in seguito per alcuni anni a Vienna ed a Stoccarda. È stato inizialmente cittadino turco, scegliendo poi la nazionalità greca. Markaris parla e scrive greco, turco e tedesco. Oggi abita ad Atene. Prima di iniziare a scrivere romanzi, ha scritto biografie (famosa quella di Ali Retzo) e poi diviene collaboratore del produttore cinematografico Theo Angelopoulos (per cui scrive tra l’altro la sceneggiatura di “L’eternità e un giorno” palma d’oro a Cannes nel 1998). Inoltre ha tradotto molti drammi tedeschi in greco (da Goethe a Brechts). I suoi romanzi sono sempre critici verso la società greca, sia attuale che durante il regime dei colonnelli). Il commissario Kostas Charitos, è stato definito dalla critica internazionale "il fratello greco di Maigret" e le sue storie sono molto popolari sia in Grecia, che in Germania, in Italia e in Spagna.

Marco Malvaldi è nato a Pisa, dove vive, nel 1974. Attualmente ha un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Chimica Biorganica della locale Università. La briscola in cinque è il suo primo romanzo.

mercoledì 19 dicembre 2007

Donne alla prima

Ma non (Manon?) di un’opera teatro-musicale. Non si tratta della Scala. Si tratta di scendere in campo, evitando le risa, e finendo in letizia.

Fuori di risata, parlo di opere prime (in quanto a pubblicazione) di donne che, in seguito hanno o meno pubblicato ancora. Incominciamo dall’esordio più lontano che solo ora, dopo più o meno quindici anni, ho avuto la voglia di leggere. Parlo di

Rossana Campo “In principio erano le mutande” Feltrinelli euro 6,50 (in realtà 4,90 scontato)

Forse letto allora poteva avere un suo senso. Ora mi sembra uno sforzo linguistico non tanto originale, anche se la storia in sé non mi è dispiaciuta. Certo, a tratti ingenua, come molte opere prime. Questo è un romanzo dove c'è una ragazza che per le conquiste d'amore si dichiara diabolica. Eternamente bisognosa di cibo e affetto, sempre senza una lira, le tocca fare i lavori più strampalati. Vive da sola con il gatto Ulisse in una casa dei vicoli di Genova che cade a pezzi, con donne africane come vicine, e sempre con il problema di sfuggire alla padrona di casa e ad altri creditori. Anche la banda dei suoi amici non è da meno. Soprattutto la sua amica del cuore, Giovanna, che si innamora solo di maschi neri (tutt'al più sudamericani, facendo uno sforzo) e non smette di raccontarle le sue magiche notti d'amore senza omettere alcun particolare. Storia fatta di "sfighe" d'amore che producono grandi sofferenze ma anche avventurose maniere per sfuggire alle malinconie e tirare avanti. Sfilano così le passioni per panettieri un po' porci e ginecologi donnaioli, psicologi mammoni e archeologi depressi... Finché un giorno fatale entra in scena un tipo "brizzolato, grande pancia, battuta pronta e amante delle gioie alcoliche" come lei, e si scatena una serie di avventure ... Perché il suo motto resterà sempre; "Signori miei, velo dico, l'amore quando ci si mette è proprio bello". E continuando con esempi presi qua e la: “mi viene in mente una cosa che dice la mia scrittrice preferita Gertrude Stein che dice, qualunque cosa succede in un giorno arriva sempre la fine di quel giorno” “puoi dimenticarti di tutto quello che vuoi ma che quando ci hai un amore nella capoccia quello ti si ficca e non si schioda nemmeno con le cannonate porca puttana”. Leggero come un TAV.

Saltando mari, continenti e lingue, un super esordiente è la giapponese

Wataya Risa “Solo con gli occhi” Einaudi euro 9

Peccato che il titolo originale fosse “La schiena che vorresti prendere a calci”, secondo me molto più bello. È il primo anno di liceo. In classe si formano nuove amicizie, le prime complicità e le prime brucianti esclusioni. Hatsu, seduttiva e ribelle, osserva il suo compagno Ninagawa, il quale, non visto, sfoglia compulsivamente una rivista con le foto di una modella di cui è segretamente, ossessivamente innamorato. Gli sguardi alimentano il desiderio e i due ragazzi si scoprono presi in una storia che nasce come un'allegra schermaglia amorosa e si trasforma in un sentimento assoluto che finisce per escludere tutti gli altri. Secondo peccato: da anni provo a leggere i giapponesi ed ogni volta mi areno davanti alla nostra (mia e loro) incomunicabilità (a parte Ishiguro). Anche qui sembra dire, promettere, “tramare” ma alla fine bolle di sapone rimangono tra le mie dita. Vedremo in futuro...

E per finire, finalmente si arriva alla mia amica

Diana Letizia “Camden Town” Roundrobin euro 9 (Il ricavato va in beneficenza a Seconda linea missionaria, una Onlus che si occupa di progetti di sviluppo in particolare in Malawi)

Ben disposto dai caratteri tipografici nuovi di questa nuova e piccola casa editrice e dall’affetto per Diana, ho divorato questo suo romanzo. E ne ho riconosciuto i tratti. L’eco delle musiche sentite, le parole e le immagini. I dubbi di non sapere dove dirigere i propri affetti e tutta la propria vita. Saccheggiando la quarta di copertina (questa volta meno antipatica), sono d’accordo che Camden Town, più che un luogo, è una promessa, un viaggio, la ricerca di qualcosa. Carla è una donna alla fine dell'amore e il suo peregrinare disperato segue una scia di "perché" andati a male. E senza un grande perché, solo per chiudere qualcosa, Carla intraprende il viaggio verso Camden Town. Il viaggio in treno si trasforma in una condivisione di solidarietà al femminile. Tutto da percorrere, fino a trovare il coraggio di scrivere, forse, la parola fine. In alcuni punti ingenuo, in altri forse volutamente aspro. (ho puntellato il discorso di una selva di forse, e mi rimane il dubbio che questa sia la cifra che mi rimane, un dubbio, ma anche una possibilità). Alcuni ritratti che restano dietro l’occhio (la sigaretta della madre). Non tutto è compiuto, tutto sarà altro un’altra volta. Ma certo Diana sa usare la penna. E si vede.

E per le note-bio

Rossana Campo è nata a Genova nel 1963 da una famiglia di origine napoletana. Ora vive tra Parigi e Roma, con il suo compagno Nanni Balestrini. Ha già pubblicato quattro libri ed è considerata tra le scrittrici più affermate della sua generazione. Esordisce nel 1992 con un racconto, “La storia della Gabri”, pubblicato nell’antologia a cura di Gianni Celati, “Narratori delle Riserve”, edita come tutti i suoi lavori successivi da Feltrinelli. Pochi mesi dopo, in quello stesso anno, appare il romanzo d’esordio “In principio erano le mutande”. Dal primo fortunato romanzo, diventato un long-seller, è stato tratto nel 1999 il film omonimo, diretto da Anna Negri e alla cui sceneggiatura l’autrice stessa ha collaborato. L'editore Feltrinelli ha inoltre pubblicato una commedia radiofonica, “Il matrimonio di Maria” (1998), ed una favola per bambini, “La gemella buona e la gemella cattiva” (2000).

Risa Wataya (Kyoto 1 febbraio 1984), è una giovanissima scrittrice giapponese. Debutta a soli 17 anni con “Install” col quale vince il premio Bungei 2001. Nel 2003 vince, a pari merito con un’altra giovane scrittrice, Hitomi Kanehara, il prestigioso premio Akutagawa con un romanzo breve “Keritai senaka” (La schiena che vorresti prendere a calci). Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese e italiano. I suoi personaggi esprimono il vago ribellismo giovanile in una società come quella giapponese ancora ancorata ai valori tradizionali e che lascia ben poco spazio alle contestazioni a cui in occidente siamo ormai storicamente abituati. Più che di ribellione si tratta di una sorta di implosione: una crisi vissuta, tutta all’interno, nel rifiuto. Fenomeni tipicamente giapponesi, come gli otaku o gli adolescenti ossessionati dagli aidoru, manifestano nelle pagine di Wataya la loro intimistica problematicità. Siamo ben lontani dai più estrosi e talvolta surreali personaggi di Banana Yoshimoto segno che questa generazione post crisi economica mostra sintomi di disagio più criptici.

Diana Letizia è nata a Napoli il 17 febbraio del 1974. È laureata in giurisprudenza e ha una specializzazione in giornalismo telematico. Dal 1992 al 1998 ha lavorato come redattrice e speaker, conducendo due programmi radiofonici di sua invenzione, a Radio Campania Network. Nel 1997 ha pubblicato la raccolta di poesie: "Le deviazioni di Artemide", Tommaso Marotta Editore. Ha vinto le selezioni dell'edizione 2000 di Enzimi con il romanzo "Camden Town", partecipando al Workshop di scrittura creativa a cura della Scuola Holden di Torino. Per altre notizie, più che queste parole, visitate il suo bellissimo sito di video-poesia www.videopoesia.it  

martedì 18 dicembre 2007

Eterogeneità

In realtà questa è una chiave delle mie letture, e per questo ultimo mese dell’anno vado a citarne un campionario esemplare. Sia come varietà sia come piacere.

Iniziamo da quello che meno mi è piaciuto

Autori Vari “QUID Quinta dimensione” Dino Audino editore euro 10

Ripeto: non mi è piaciuto. L’ho trovata un’operazione di nicchia che avrebbe potuto essere, ma che non ha mantenuto. L’idea intriga (tirar fuori dei racconti che rinverdiscano la vecchia serie televisiva "Ai confini della realtà") ma il risultato è una serie di racconti di cui al massimo si può dire ‘volenterosi’. Testi che spaziano dal paranormale al fantastico mantenendo però un dato comune: raccontano vicende quotidiane di personaggi inseriti nella civiltà contemporanea. Questo vuol dire partire dai fantasmi, dalle nostre paure e usare il fantastico per scandagliare in profondità l'animo umano, facendo emergere le manie, i limiti, le debolezze dell'uomo contemporaneo. Tutto ciò attraverso storie che nascono da scrittori di successo che hanno accettato il rischio di uscire dal proprio abituale ambito per cimentarsi per la prima volta in un genere nuovo. De Cataldo racconta di un nipote che il giorno prima di ereditare un impero industriale fa un'esperienza paranormale che... Costa parla di una coppia troppo per bene per sopravvivere in una società di mascalzoni, tanto che... Quello di Bernini è un incontro in una baita di montagna tra un uomo appena uscito di galera e due sue vecchie conoscenze che lo aspettano per… Trame misere, che neanche reggono il confronto ai meno noti epigoni della fantascienza italiana (un Curtoni, un Marafante, o simili). Solo l’ultimo brano di Silvia Napolitano ha un’idea (il viaggio nel tempo attraverso una credenza, con Lola che va avanti ed indietro nella sua vita) stimolante e ben congeniata. Anche se poi rimane l’idea ed il resto è in possibilità. Speravo meglio.

Più stimolante, ma forse non dico incompiuto, quanto un qualcosa di diverso che mi aspettavo

Diego Cugia “Un amore all’inferno” Noir – la biblioteca di Repubblica euro 7,90

Un incontro casuale in un hotel sull'autostrada alle porte di Firenze. Un uomo e una donna soli nella pioggia. Due destini incrociati nella notte, in una storia talmente vera da sembrare un diabolico racconto. Perché lei, Francesca, è la protagonista di una vicenda di cuore, cronaca e sangue della storia recente d'Italia. Otto coppie di giovani amanti cancellate dalla stessa Beretta calibro 22. La signora della pioggia, l'affascinante sconosciuta, sarà inevitabilmente la testimone di un nuovo futuro processo al "Mostro di Firenze". Un racconto nero che non è giallo, non da soluzioni, ma si avvolge in alone di mistero. E “pour cause”. Si parla dei misteri del mostro di Scandicci, di Pacciani e dei compagni di merende. Facendo intravedere possibili soluzioni e connessioni. Non mi sono mai appassionato a tutto ciò. E quindi anche qui ne rimango freddo. Inoltre, dopo il grande Jack avrei preferito qualcosa di meglio dall’uomo di Alcatraz.

Infine una certezza, che ha i suoi alti e bassi ma che ultimamente difficilmente mi delude

Erri De Luca “Montedidio” Feltrinelli euro 6,50 (scontato € 4,90)

Erri in genere mi piace, ed è leggibile. Due pennellate ed eccoci a Napoli. Momento imprecisato, ma non molto dopo la fine della guerra. "Chi salirà nel monte di Dio? Chi ha le mani innocenti e il cuore puro." Un quartiere di vicoli a Napoli: Montedidio. Un ragazzo di tredici anni va a bottega da Mast'Errico, il falegname. E' l'inizio della sua vita nuova, la vita che a sera, a casa, in una casa vuota per l'assenza del padre e per la malattia della madre, il ragazzo va scrivendo su una bobina di carta avuta in regalo dal tipografo di Montedidio. Ha anche un altro regalo, che porta sempre con sé, un "bùmeran", un legno nato per volare che il padre ebbe a sua volta da un marinaio di passaggio. Così passano i giorni: Mast'Errico gli insegna il mestiere e Don Rafaniello, uno scarparo che Mast'Errico tiene ospite a bottega, gli insegna a pensare sugli uomini e sulle cose. Un fanciullo che cresce. Piccole sensazioni. Un’umanità che tira a campà, ma che non si dimentica dell’altro. Un po’ controllata dal mastro falegname (Enrico?). Nozioni di linguismo incrociato (si riflette sulle arance napoletane chiamate portualle e quelle mediorentiali dette al-purtugal). Però alla fine scivola come sabbia tra le dita.

Sarebbe troppo lungo citare tutti gli autori di QUID, quindi rimaniamo con i due maggiolini: il gemello ed il toro:

Diego Cugia di Sant’Orsola (Roma, 24 maggio 1953) è un giornalista e scrittore, nonché regista ed autore radiotelevisivo italiano. Di origini cagliaritane diviene giornalista professionista nel 1974 collaborando con il giornale "Il Globo"; dal 1977 lavora, come collaboratore esterno, con Radiorai e, successivamente, collabora con altre testate giornalistiche (tra le quali, nel 2003, "L'Unità"). Raggiunge una certa notorietà grazie alla trasmissione radiofonica Alcatraz (in onda, dall'ottobre 1999 al maggio 2000, su Radio2 e divenuta, poi, trasmissione televisiva) ed il personaggio di Jack Folla. Dal 26 giugno 2003 ricopre poi la carica di consigliere di amministrazione della SIAE (seppur con una breve interruzione nel 2004). Dopo quattro anni torna in radio grazie a Radio24, ma dopo solo 35 puntate delle 200 contrattualmente stabilite la nuova trasmissione, dal titolo "Zombie - morire sparsi, rinascere uniti", viene inizialmente sospesa: quasi subito la direzione della radio ridà però il via libera alla trasmissione, che continua così senza alcuna interruzione. Separato, è padre di due figli.

Erri De Luca , vero nome Enrico, (Napoli, 20 maggio 1950) è uno scrittore e traduttore italiano. Giovanissimo, a diciotto anni nel 1968 raggiunge Roma, dove entra nel movimento politico Lotta Continua, divenendone uno dei dirigenti attivi durante gli anni '70. In seguito svolge numerosi mestieri in Italia e all'estero, come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui l'ebraico antico dal quale traduce alcuni libri della Bibbia. Pubblica il primo libro nel 1989, a quasi quarant'anni: “Non ora, non qui”, una rievocazione della sua infanzia a Napoli. Regolarmente tradotto in lingua francese, tra il 1994 e il 2002 riceve il premio France Culture per “Aceto, arcobaleno”, il Premio Laure Bataillon per “Tre Cavalli” e il Femina Etranger per “Montedidio”. È del 1999 il libro “Tu, mio”. La critica italiana non è stata sempre benevola con lui. La sua opera è stata stroncata duramente da Massimo Onofri in un pamphlet collettivo dal titolo: Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda (Donzelli, 2006). Il critico parla di «eterno dannunzianesimo italiano, aggiornato al rosso dell’ideologia». L'altra accusa ricorrente è quella di "kitsch teologico".

sabato 15 dicembre 2007

E allora meno 15…

…giorni di lavoro. E poi? Ditemelo voi.

Per ora una fine di un nuovo mese con una sola citazione di una autrice che ho fatto sempre fatica a leggere, anche se non è che sia brutta la sua scrittura. Ma non mi coinvolge.

Questa volta ho provato a leggere:

Melania G. Mazzucco “Un giorno perfetto” Rizzoli euro 6

Intrecci di storie di una giornata romana di varie persone la cui vita (per caso o per scelta) si intreccia, a volte in modo vorticoso. Roma, una notte di maggio. La polizia sta per fare irruzione in un appartamento di via Carlo Alberto: qualcuno ha sentito degli spari, delle grida di aiuto. Forse è un falso allarme o forse si è appena consumato un delitto atroce, intollerabile. Un flashback di ventiquattro ore, e un folto gruppo di personaggi, pedinati quasi minuto per minuto, ci coinvolge in una giornata piena di eventi, ma che non sembra diversa da tante altre. Camilla compie sette anni, Zero fa scoppiare la sua prima bomba, Emma perde il lavoro, Elio recita il discorso sbagliato al suo comizio elettorale, Valentina si fa un piercing all'ombelico, Maja trova la casa dei suoi sogni, Kevin una sposa inaspettata, Sasha festeggia l'anniversario dei dieci anni con l'amante, Antonio vede la moglie per l'ultima volta e qualcuno carica con 7 colpi + 1 la sua pistola. Mentre le loro strade si incrociano sul grande palcoscenico di una Roma frenetica e sorprendente, e la tensione si accumula, le loro vite sembrano destinate a esplodere in mille pezzi. Ma un minimo gesto, una sola parola potrebbe deviare la traiettoria della trama, e cambiare il finale. "Un giorno perfetto" è soprattutto l'anatomia di una famiglia: ragazze e bambini, uomini e donne, madri e padri, figli e figlie-scene da un matrimonio in cui tutti, nel bene e nel male, possiamo riconoscerci. Continuo a ripetere di non amare troppo lo stille mazzucchiano ma ammetto che qui, a volte, ha il piglio filmico che ti prende. Certo, il mondo descritto è privo di eroi e tutti alla fine vivono una loro piccola o grande sconfitta. In fondo è “realistico”, ma ho fatto fatica a finirlo.

Per le note bio, Melania Gaia Mazzucco è nata a Roma nel 1966. Si è laureata alla sapienza e poi specializzatasi in cinema nel Centro Sperimentale di Roma. Ha cominciato scrivendo pezzi radiofonici, tra cui Dhulan con cui ha vinto il Premio Italia per il miglior prodotto radiofonico dell’anno. Con il romanzo Vita (2003) ha vinto il premio Strega. Attualmente continua a scrivere romanzi e copioni per il cinema.

 

Infine essendo la fine del mese, vi propino la solita tabellina dei libri letti il mese scorso:

 



























































































Autore


Titolo


Editore




Melania G. Mazzucco


Un giorno perfetto


Rizzoli


6


Claudio Magris


L’infinito viaggiare


Mondadori


8,80


Autori Vari


QUID Quinta dimensione


Dino Audino editore


10


Diego Cugia


Un amore all’inferno


Noir – la biblioteca di Repubblica


7,90


Diana Letizia


Camden Town


Roundrobin


9


Gilbert Sinoué


L’enfant de Bruges


Folio


3,50


Alicia Gimenez-Bartlett


Un bastimento carico di riso


Sellerio


12 (10,80)


Erri De Luca


Montedidio


Feltrinelli


6,50 (4,90)


Wataya Risa


Solo con gli occhi


Einaudi


9


Piergiorgio Odifreddi


Il matematico impertinente


Tea


8,60 (6,20)


Marco Malvaldi


La briscola in cinque


Sellerio


10


Petros Markaris


Si è suicidato il Che


Bompiani


9 (7,30)


Eraldo Baldini


Melma


VerdeNero


10


 

domenica 9 dicembre 2007

Delicadeide

Oggi diamo fondo alle storie dell’ispettore Petra Delicado. Con queste ultime tre fatiche ho finito il percorso dei libri della Gimenez-Bartlett dedicati all’ispettore e pubblicati in Italia.

Il commento finale è il piacere della lettura di una buona saga di vista spagnola “como es”, senza brillanti e luccichini, ma un po’ di sana Barcellona, ed un po’ di tormenti dell’eroina, combattuta tra la fatica di affermare la sua “donnità” in un mondo principalmente maschile e la necessità di essere comunque sé stessa come persona e come donna. (ps. negli ultimi due, citazioni chiccose)

Allora, andando in ordine

Alicia Gimenez-Bartlett “Serpenti nel ParadisoSellerio euro 11 (in realtà 9,35 scontato)

Nuovo episodio delle avventure dell’ispettrice Delicado. Non so se l’alto tasso di “gialli” dell’ultimo anno ha sviluppato la sensibilità a questi meccanismi, ma il nodo da sciogliere mi si è sciolto in testa molto presto. Petra Delicado e il suo vice Fermín Garzón, non si trovano esattamente nel loro ambiente vicino al laghetto dei cigni. Le loro inchieste hanno per lo più smosso pozze maleodoranti, o simili: complotti di gangster, delitti maturati al confine tra il mondo del vizio e quello dello spettacolo, violentatori seriali, omicidi nel parco. Stavolta devono risolvere un crimine che matura in un sobborgo ricco della città, il quartiere 'Paradís': ville rasserenate da giardini di ombrosa geometria, coppie molto per bene con servitù filippina, carriere dorate, bambini radiosi, e salde tradizioni di famiglia. Nella sua piscina, colpito alla testa, galleggia il corpo di Juan Luis Espinet, marito virtuoso, giovane padre di famiglia, uomo elegante e bellissimo, avvocato del famoso studio di famiglia, ma ancor più bravo del padre: "era il numero uno in tutto", giurano le due coppie dei suoi amici più cari. Non c'è un'ombra sulla sua vita. Come non ce ne sono in quelle degli amici. Mentre intorno lo scenario si complica con la grazia comica di una commedia degli imbrogli: una visita del papa in città, un cardinale che sembra uscito dal rinascimento, il simpatico giudice 'bon vivant', una coppia di sorelle infaticabili e procaci, Fermín che fa il damerino e Petra nella parte di Cupido. Tolta la sorpresa, rimangono le atmosfere (sempre piacevoli), con una nota sulla mancanza di figli che fa intravedere possibili sviluppi futuri. Per ora continuo a gradire.

Nel seguente si approfondiscono i temi del primo, ma si nota anche una svolta verso il “personale”.

Alicia Gimenez-Bartlett “Un bastimento carico di riso” Sellerio euro 12 (in realtà 10,20 scontato)

Possiamo dire che non ci sorprende aver divorato l’ennesimo intrigo Delicado. La buona Petra va su e giù per i suoi umori, si direbbe da persona normale. L’intreccio prima appassiona, ma alla fine è l’elemento meno solido, ed anche un po’ scontato. L'assassinio di un barbone, infatti, anche se calza scarpe inspiegabilmente eleganti e costose, non è un evento che possa commuovere i commissariati di Barcellona, come di ogni parte del mondo. Troppo l'impegno per un risultato comunque di scarsa importanza, visto che i barboni vivono in un mondo in tutto separato e parallelo che solo apparentemente, o occasionalmente, occupa lo spazio e il tempo del nostro mondo ordinario e savio. Ma per la sfortuna degli assassini di questo complicato caso poliziesco, che non si ferma al primo omicidio, che prende due piste e poi le abbandona, che porta alla fine a una (come sempre) disincantata soluzione, è proprio questo parallelismo ad ammaliare Petra Delicado. Intanto vengono a galla le domande “della vita”: la solitudine, l’amore, il desiderio di vivere con, e la paura. Nonché la mancanza-assenza di una progenie. Nascono nuovi personaggi (Yolanda): rimarranno?. Alla prossima puntata.

“gli uomini sono un disastro… o vogliono portarti a letto per superare le loro frustrazioni o sperano che tu gli faccia da madre o vogliono farti da padre… l’uomo come compagno sentimentale è rimasto un ricordo”

In quest’ultima puntata, oltre al piacere di veder entrare Yolanda nella cosmogonia Delicadica, si ha la netta sensazione che la svolta sia maturata

Alicia Gimenez-BartlettNido vuoto” Sellerio euro 13 (in realtà 10,95 scontato)

Qui il giallo è ancora più tenue, anche se si sfiorano senza entrarci momenti duri di maltrattamenti infantili. In un momento di disattenzione, Petra si fa rubare la pistola. Situazione imbarazzante, tanto più che il furto avviene nella toilette di un locale pubblico e la colpevole è una bambina di otto anni. La ricerca della piccola armata precipita l'ispettore e il suo vice nel mondo dell'abuso sui minori. Bambini di strada, bambini sfruttati, figli di immigrati abusati o venduti sul mercato della pornografia. Per la prima volta Petra, a contatto con l'essenza stessa del male, sfiora la depressione e non riesce più a trovare conforto nella solitudine. Ma più della trama vengono al pettine i nodi messi da Petra nelle due ultime puntate: il suo sentimento materno frustrato e la solitudine amata-odiata. Il giallo alla fine è risolto con un bel sotto-finale. Il resto adombra future puntate (ce ne saranno?) forse più rosa che gialle. La lettura, tuttavia, è sempre molto piacevole.

“chi è abituato a stare solo con se stesso finisce per non sopportare più nessuno”