lunedì 24 dicembre 2007

Montalbaneide

Come sapete, un ciclo si è chiuso. Questa è la prima trama di Giovanni fratello di re Riccardo (citazione storico-anglofona). Mi sento ancora fuori fase, e senza una idea chiara di cosa succederà dal 4 gennaio in poi (beh, almeno fino al 3 dovrei essere in Turchia).

Ciclo per ciclo, ne chiudo qui anche uno letterario, visto che ho radunato gli ultimi 4 Montalbani usciti. Giudizio generale: stiamo in calando. Si la scrittura è buona, ma il mordente ormai è ben lontano dai primi folgoranti scritti.

Andiamo ad incominciare, allora

“La luna di carta” Sellerio euro 11

Un Montalbano del 2006. Scorrevole come al solito. Il commissario Montalbano alle prese con le indagini sulla morte di un informatore farmaceutico dal passato misterioso, che lo porta a contatto con due figure femminili che assumono un ruolo centrale nel dipanarsi della trama. Si sente che Camilleri vorrebbe mettere Salvo a riposo ma non sa come fare. La storia si regge ma più che un poliziesco è una fotografia sul mondo di Vigata.

“come pesa la neve sopra i rami, come pesano gli anni sulle spalle che ami”

“La vampa d’Agosto” Sellerio euro 11

Nello stesso anno del precedente, ha un po’ di mordente in più. Questa volta la storia si regge bene anche da sola, con un finale tipico di Montalbano, un po’ fuori dai canoni ma coerente. Caldo torrido, estenuante, sole implacabile: è questa la vampa del mese più infuocato della torrida estate siciliana, ma è anche l'ardore e la passione che infiammano Montalbano. Siamo in agosto, Mimì Augello ha dovuto anticipare le ferie e Montalbano è costretto a rimanere a Vigàta. Livia vorrebbe raggiungerlo, ma per non restare sola, con Montalbano sempre al lavoro, pensa di portare con sé un'amica (con marito e bambino) e chiede a Salvo di affittare una casa sul mare per loro. La vacanza scorre nella villetta sul mare, silenziosa, verde. Ma un giorno il bambino sparisce. Montalbano accorre e scopre in giardino un cunicolo che rivelerà clamorose sorprese tra cui un baule con il cadavere di una ragazza scomparsa sei anni prima. La storia personale di Salvo comincia sempre più ad “acqueggiare”. Personalmente poi avrei evitato la pubblicità subliminale ad un altro libro di Sellerio (che per altro è ottimo e vi invito a 1. scoprire che libro è, 2. leggerlo)

“Le ali della sfinge” Sellerio euro 11

Cosa si sta inceppando in Camilleri? È stufo di Montalbano? O i suoi ghost writer (perché penso che qualcuno gli butti giù un po’ di libro per permettere l’uscita di tre libri in un solo anno) gli prendono la mano? Infatti, i contorni sono sempre più a macchietta: il brigadiere scemo, l’ex don Giovanni, il preciso… Nonché l’amore vicino-lontano (quand’è che ci si accetta o ci si lascia?) La storia è un po’ più sostenibile delle precedenti (Il commissario Montalbano deve investigare sull'omicidio di una ragazza trovata completamente nuda in una discarica: l'unico indizio è un tatuaggio sulla sua spalla che raffigura una farfalla sfinge, si tratta di prostitute dell’est, finti riciclaggi di buonisti, un colpo agli intrecci con politica e mafia). Non credo durerà ancora a lungo, uno dei due muore.

“La pista di sabbia” Sellerio euro 12

Ultimo Montalbano ma 'pallosetto'. Storia scontatella: Montalbano trova un cavallo morto sulla sua spiaggia, che presto sparisce. Quello stesso giorno una donna "forestiera", Rachele Estermann, denunzia al commissariato di Vigata il furto del suo cavallo mentre nelle scuderie di Saverio Lo Duca, uno degli uomini più ricchi della Sicilia, un altro purosangue è svanito nel nulla. Lo scenario della vicenda è il mondo delle corse clandestine, passatempo preferito di una certa aristocrazia terriera che scommette forte. È in quest'ambiente dorato che Montalbano deve indagare, perché, dopo il cavallo, viene trovato cadavere anche un custode delle scuderie. Fra maggiordomi in livrea, baroni e contesse Montalbano sta un po' a disagio, mentre "ignoti" entrano una, due, tre volte nella casa di Marinella: non rubano niente ma mettono tutto sottosopra, sembrano cercare qualcosa; ma cosa? Camilleri continua a rigirare i momenti tipici del racconto, ma il giallo lo è solo in parte. Il resto è stato d'animo, ma quanto dobbiamo sorbirci ancora della crisi del cinquantenne Montalbano? O si trovano nuovi stimoli oppure è meglio finirla qui.

Mancava ancora la mega bio del siculo, ed allora eccola

Andrea Camilleri (6 settembre 1925) è scrittore, autore televisivo e regista. Nasce a Porto Empedocle, figlio unico di Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali. Attualmente vive a Roma. Dal 1939 al 1943, dopo una breve esperienza in collegio (si fece espellere lanciando delle uova contro un crocifisso), studia al liceo classico Empedocle di Agrigento dove otterrà, nella seconda metà del 1943, la maturità senza fare esami, poiché il preside decise che sarebbe valso il solo scrutinio a causa dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate. A giugno infatti inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paure". Nel 1944 si iscrive alla facoltà di Lettere, non continua gli studi ma comincia a pubblicare racconti e poesie. Intanto aderisce al Partito comunista. Dal 1948 al 1950 studia regia all'Accademia di Arte drammatica Silvio d'Amico e inizia a lavorare come regista e sceneggiatore. In questi anni, e fin dal 1945 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il "Premio St Vincent". Nel 1954 partecipa con successo a un concorso per funzionari RAI, ma non viene assunto perché comunista. Entrerà alla RAI qualche anno più tardi. Nel 1957 sposa Rosetta Dello Siesto dalla quale avrà tre figlie e quattro nipoti. Nel 1958 è il primo a portare in Italia il teatro dell'assurdo di Beckett con "Finale di partita" al teatro dei Satiri di Roma e poi in televisione con Adolfo Celi e Renato Rascel. Comincia a insegnare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nel 1959 tra le molte produzioni RAI di cui si occupa ha molto successo una serie sul tenente Sheridan con Ubaldo Lay, più tardi poi con "Il commissario Maigret" con Gino Cervi, e con diverse messe in scena di opere teatrali, sempre con un occhio di riguardo a Pirandello. Nel 1977 ottiene la cattedra di regia all'Accademia di Arte Drammatica. La manterrà per vent'anni. Nel 1978 esordisce nella narrativa con "Il corso delle cose", scritto 10 anni prima e pubblicato da un editore a pagamento con l'impegno di citare l'editore stesso nei titoli dello sceneggiato TV tratto dal libro, "La mano sugli occhi": è un insuccesso, il libro non viene notato praticamente da nessuno. Due anni dopo, nel 1980, pubblica con Garzanti "Un filo di fumo", primo di una serie di romanzi ambientati nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell''800 e l'inizio del '900. Nel 1992 riprende a scrivere dopo 12 anni di pausa e pubblica "La stagione della caccia" con Sellerio Editore: Camilleri diventa un autore di grande successo e i suoi libri, ristampati più volte, vendono mediamente intorno alle 60 mila copie. Nel 1994 esce con "La forma dell'acqua", primo romanzo poliziesco con il Commissario Montalbano, e arriva il grande successo: Camilleri ha 69 anni. E da allora, solo successi.

domenica 23 dicembre 2007

Gialli per gli ultimi giorni

In questo clima (mio) di tensione, dopo aver venerdì espletato il penultimo atto di partenza (lettera della conciliazione all’Unione Industriali), ho scelto qualcosa di analogo per fare il tentativo (simil-)psicologico di scacciare chiodo con chiodo.

Quindi alcuni libri, giallo-fanta-eco da rilasso totale.

Cominciamo da quello che mi è piaciuto di meno

Eraldo Baldini “Melma” VerdeNero euro 10

Mi erano piaciute le atmosfere dark di Baldini. Qui, giudizio negativo. Non per l'argomento. Romanzo fortemente ecologico, primo di una serie (la VerdeNero) impegnata nella lotta a tutte le mafie, anche quelle ecologiste. Ma negativo per alcuni motivi stilistici: gli intarsi ecologici risultano pedanti, la trama fragile e già tutta risolta nelle prime dieci pagine: Anno 2050. Da tempo ormai sono cessati gli attentati di stampo ecoterrorista che hanno sconvolto il pianeta in segno di rivolta contro una situazione ambientale insopportabile. Il progetto di recupero dei siti compromessi, finanziato da una potente organizzazione internazionale, "il Dipartimento", sta per partire, quando la figlia del capo dei quell'ente viene rapita e, si ipotizza, tenuta prigioniera nell'Area 11, quella del Petrolchimico dell'Alto Adriatico, ora distrutto e abitato solo da un'umanità reietta e apparentemente rassegnata. Toccherà a Padre Nelson Cattelan, scelto come intermediario, recarsi in quel luogo difficile in cui una natura avvelenata e mutante si sta riappropriando delle rovine. E già si capisce come andrà a finire. Ripeto, ben spesi 10 euro a sostegno di lega ambiente, ma anche senza libro sopravvivevo ugualmente.

Saltiamo poi in Grecia, dove ritrovo il commissario Charitos in

Petros Markaris “Si è suicidato il Che” Bompiani euro 9 (in realtà scontato a 6 euro)

Terza avventura del commissario Charitos (ma le prime due le ho lette prima delle trame). Si ritrova l’atmosfera greca pre-olimpica, ci si immerge nella vita di Atene (dominata da un lato dal traffico impossibile e dall’altra dai caffè strani, del caffè-frappé al dolcebollito). La storia regge. Il commissario abbastanza. Tre suicidi spettacolari dell'alta società greca, in diretta televisiva, suscitano la curiosità del commissario Charitos, ancora convalescente dopo l'ultima vittoriosa indagine. Scavando nel passato dei suicidi, questa sorta di Maigret greco scopre che i tre uomini appartenevano ad un gruppo terroristico avverso ai Colonnelli, debellato perciò dai servizi segreti del regime. Dopo aver evitato il carcere, i tre erano riusciti a farsi strada nel mondo politico ed economico a colpi di tangenti e corruzione. Mentre la polizia e i giornalisti brancolano nel buio, il commissario Charitos tenta di dipanare l'enigma che si cela dietro al concatenarsi dei suicidi pubblici, portando alla luce i segreti nascosti nel passato dei loro autori. Ed è bello immergersi negli umori tra post-colonnelli ed altro. Sociologico.

Infine, quello che preferisco, con un bel esordiente:

Marco Malvaldi “La briscola in cinque” Sellerio euro 10

Opera prima del ricercatore pisano. E come tutte le prime piena di elementi positivi e interessanti. Vedremo la seconda. Per ora mi godo l'aria della Pineta versiliana, il BarLume che offre caffè artigianale di Seravezza. Ed un mistero che si dipana proprio quando sembra arrivato ad un punto morto. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno "diventato località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. E sotto all’intrigo giallo, la vita di un provincia ricca che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico. Per l'estate al Forte.

E per le note bio:

Eraldo Baldini (Russi, 1952) è uno scrittore italiano. Ha iniziato a dedicarsi alla narrativa dagli inizi degli anni '90, dopo essersi specializzato in Antropologia culturale ed Etnografia ed avere scritto diversi saggi in quei campi. La sua carriera di scrittore inizia nel 1991, quando vince il Mystfest di Cattolica con il racconto Re di Carnevale. Attualmente vive in un paesino a 2 km da Ravenna, Porto Fuori. Oltre ad essere un romanziere affermato in Italia e all'estero, Eraldo Baldini è anche sceneggiatore, autore teatrale e organizzatore di eventi culturali.

Petros Markaris (nato il 1° gennaio 1937 ad Istanbul) è un autore greco ben noto per le sue storie del commissario Kostas Charitos che si svolgono ad Atene. Figlio di madre greca e di padre armeno, ha studiato presso l'istituto universitario austriaco ad Istanbul ed in seguito per alcuni anni a Vienna ed a Stoccarda. È stato inizialmente cittadino turco, scegliendo poi la nazionalità greca. Markaris parla e scrive greco, turco e tedesco. Oggi abita ad Atene. Prima di iniziare a scrivere romanzi, ha scritto biografie (famosa quella di Ali Retzo) e poi diviene collaboratore del produttore cinematografico Theo Angelopoulos (per cui scrive tra l’altro la sceneggiatura di “L’eternità e un giorno” palma d’oro a Cannes nel 1998). Inoltre ha tradotto molti drammi tedeschi in greco (da Goethe a Brechts). I suoi romanzi sono sempre critici verso la società greca, sia attuale che durante il regime dei colonnelli). Il commissario Kostas Charitos, è stato definito dalla critica internazionale "il fratello greco di Maigret" e le sue storie sono molto popolari sia in Grecia, che in Germania, in Italia e in Spagna.

Marco Malvaldi è nato a Pisa, dove vive, nel 1974. Attualmente ha un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Chimica Biorganica della locale Università. La briscola in cinque è il suo primo romanzo.

mercoledì 19 dicembre 2007

Donne alla prima

Ma non (Manon?) di un’opera teatro-musicale. Non si tratta della Scala. Si tratta di scendere in campo, evitando le risa, e finendo in letizia.

Fuori di risata, parlo di opere prime (in quanto a pubblicazione) di donne che, in seguito hanno o meno pubblicato ancora. Incominciamo dall’esordio più lontano che solo ora, dopo più o meno quindici anni, ho avuto la voglia di leggere. Parlo di

Rossana Campo “In principio erano le mutande” Feltrinelli euro 6,50 (in realtà 4,90 scontato)

Forse letto allora poteva avere un suo senso. Ora mi sembra uno sforzo linguistico non tanto originale, anche se la storia in sé non mi è dispiaciuta. Certo, a tratti ingenua, come molte opere prime. Questo è un romanzo dove c'è una ragazza che per le conquiste d'amore si dichiara diabolica. Eternamente bisognosa di cibo e affetto, sempre senza una lira, le tocca fare i lavori più strampalati. Vive da sola con il gatto Ulisse in una casa dei vicoli di Genova che cade a pezzi, con donne africane come vicine, e sempre con il problema di sfuggire alla padrona di casa e ad altri creditori. Anche la banda dei suoi amici non è da meno. Soprattutto la sua amica del cuore, Giovanna, che si innamora solo di maschi neri (tutt'al più sudamericani, facendo uno sforzo) e non smette di raccontarle le sue magiche notti d'amore senza omettere alcun particolare. Storia fatta di "sfighe" d'amore che producono grandi sofferenze ma anche avventurose maniere per sfuggire alle malinconie e tirare avanti. Sfilano così le passioni per panettieri un po' porci e ginecologi donnaioli, psicologi mammoni e archeologi depressi... Finché un giorno fatale entra in scena un tipo "brizzolato, grande pancia, battuta pronta e amante delle gioie alcoliche" come lei, e si scatena una serie di avventure ... Perché il suo motto resterà sempre; "Signori miei, velo dico, l'amore quando ci si mette è proprio bello". E continuando con esempi presi qua e la: “mi viene in mente una cosa che dice la mia scrittrice preferita Gertrude Stein che dice, qualunque cosa succede in un giorno arriva sempre la fine di quel giorno” “puoi dimenticarti di tutto quello che vuoi ma che quando ci hai un amore nella capoccia quello ti si ficca e non si schioda nemmeno con le cannonate porca puttana”. Leggero come un TAV.

Saltando mari, continenti e lingue, un super esordiente è la giapponese

Wataya Risa “Solo con gli occhi” Einaudi euro 9

Peccato che il titolo originale fosse “La schiena che vorresti prendere a calci”, secondo me molto più bello. È il primo anno di liceo. In classe si formano nuove amicizie, le prime complicità e le prime brucianti esclusioni. Hatsu, seduttiva e ribelle, osserva il suo compagno Ninagawa, il quale, non visto, sfoglia compulsivamente una rivista con le foto di una modella di cui è segretamente, ossessivamente innamorato. Gli sguardi alimentano il desiderio e i due ragazzi si scoprono presi in una storia che nasce come un'allegra schermaglia amorosa e si trasforma in un sentimento assoluto che finisce per escludere tutti gli altri. Secondo peccato: da anni provo a leggere i giapponesi ed ogni volta mi areno davanti alla nostra (mia e loro) incomunicabilità (a parte Ishiguro). Anche qui sembra dire, promettere, “tramare” ma alla fine bolle di sapone rimangono tra le mie dita. Vedremo in futuro...

E per finire, finalmente si arriva alla mia amica

Diana Letizia “Camden Town” Roundrobin euro 9 (Il ricavato va in beneficenza a Seconda linea missionaria, una Onlus che si occupa di progetti di sviluppo in particolare in Malawi)

Ben disposto dai caratteri tipografici nuovi di questa nuova e piccola casa editrice e dall’affetto per Diana, ho divorato questo suo romanzo. E ne ho riconosciuto i tratti. L’eco delle musiche sentite, le parole e le immagini. I dubbi di non sapere dove dirigere i propri affetti e tutta la propria vita. Saccheggiando la quarta di copertina (questa volta meno antipatica), sono d’accordo che Camden Town, più che un luogo, è una promessa, un viaggio, la ricerca di qualcosa. Carla è una donna alla fine dell'amore e il suo peregrinare disperato segue una scia di "perché" andati a male. E senza un grande perché, solo per chiudere qualcosa, Carla intraprende il viaggio verso Camden Town. Il viaggio in treno si trasforma in una condivisione di solidarietà al femminile. Tutto da percorrere, fino a trovare il coraggio di scrivere, forse, la parola fine. In alcuni punti ingenuo, in altri forse volutamente aspro. (ho puntellato il discorso di una selva di forse, e mi rimane il dubbio che questa sia la cifra che mi rimane, un dubbio, ma anche una possibilità). Alcuni ritratti che restano dietro l’occhio (la sigaretta della madre). Non tutto è compiuto, tutto sarà altro un’altra volta. Ma certo Diana sa usare la penna. E si vede.

E per le note-bio

Rossana Campo è nata a Genova nel 1963 da una famiglia di origine napoletana. Ora vive tra Parigi e Roma, con il suo compagno Nanni Balestrini. Ha già pubblicato quattro libri ed è considerata tra le scrittrici più affermate della sua generazione. Esordisce nel 1992 con un racconto, “La storia della Gabri”, pubblicato nell’antologia a cura di Gianni Celati, “Narratori delle Riserve”, edita come tutti i suoi lavori successivi da Feltrinelli. Pochi mesi dopo, in quello stesso anno, appare il romanzo d’esordio “In principio erano le mutande”. Dal primo fortunato romanzo, diventato un long-seller, è stato tratto nel 1999 il film omonimo, diretto da Anna Negri e alla cui sceneggiatura l’autrice stessa ha collaborato. L'editore Feltrinelli ha inoltre pubblicato una commedia radiofonica, “Il matrimonio di Maria” (1998), ed una favola per bambini, “La gemella buona e la gemella cattiva” (2000).

Risa Wataya (Kyoto 1 febbraio 1984), è una giovanissima scrittrice giapponese. Debutta a soli 17 anni con “Install” col quale vince il premio Bungei 2001. Nel 2003 vince, a pari merito con un’altra giovane scrittrice, Hitomi Kanehara, il prestigioso premio Akutagawa con un romanzo breve “Keritai senaka” (La schiena che vorresti prendere a calci). Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese e italiano. I suoi personaggi esprimono il vago ribellismo giovanile in una società come quella giapponese ancora ancorata ai valori tradizionali e che lascia ben poco spazio alle contestazioni a cui in occidente siamo ormai storicamente abituati. Più che di ribellione si tratta di una sorta di implosione: una crisi vissuta, tutta all’interno, nel rifiuto. Fenomeni tipicamente giapponesi, come gli otaku o gli adolescenti ossessionati dagli aidoru, manifestano nelle pagine di Wataya la loro intimistica problematicità. Siamo ben lontani dai più estrosi e talvolta surreali personaggi di Banana Yoshimoto segno che questa generazione post crisi economica mostra sintomi di disagio più criptici.

Diana Letizia è nata a Napoli il 17 febbraio del 1974. È laureata in giurisprudenza e ha una specializzazione in giornalismo telematico. Dal 1992 al 1998 ha lavorato come redattrice e speaker, conducendo due programmi radiofonici di sua invenzione, a Radio Campania Network. Nel 1997 ha pubblicato la raccolta di poesie: "Le deviazioni di Artemide", Tommaso Marotta Editore. Ha vinto le selezioni dell'edizione 2000 di Enzimi con il romanzo "Camden Town", partecipando al Workshop di scrittura creativa a cura della Scuola Holden di Torino. Per altre notizie, più che queste parole, visitate il suo bellissimo sito di video-poesia www.videopoesia.it  

martedì 18 dicembre 2007

Eterogeneità

In realtà questa è una chiave delle mie letture, e per questo ultimo mese dell’anno vado a citarne un campionario esemplare. Sia come varietà sia come piacere.

Iniziamo da quello che meno mi è piaciuto

Autori Vari “QUID Quinta dimensione” Dino Audino editore euro 10

Ripeto: non mi è piaciuto. L’ho trovata un’operazione di nicchia che avrebbe potuto essere, ma che non ha mantenuto. L’idea intriga (tirar fuori dei racconti che rinverdiscano la vecchia serie televisiva "Ai confini della realtà") ma il risultato è una serie di racconti di cui al massimo si può dire ‘volenterosi’. Testi che spaziano dal paranormale al fantastico mantenendo però un dato comune: raccontano vicende quotidiane di personaggi inseriti nella civiltà contemporanea. Questo vuol dire partire dai fantasmi, dalle nostre paure e usare il fantastico per scandagliare in profondità l'animo umano, facendo emergere le manie, i limiti, le debolezze dell'uomo contemporaneo. Tutto ciò attraverso storie che nascono da scrittori di successo che hanno accettato il rischio di uscire dal proprio abituale ambito per cimentarsi per la prima volta in un genere nuovo. De Cataldo racconta di un nipote che il giorno prima di ereditare un impero industriale fa un'esperienza paranormale che... Costa parla di una coppia troppo per bene per sopravvivere in una società di mascalzoni, tanto che... Quello di Bernini è un incontro in una baita di montagna tra un uomo appena uscito di galera e due sue vecchie conoscenze che lo aspettano per… Trame misere, che neanche reggono il confronto ai meno noti epigoni della fantascienza italiana (un Curtoni, un Marafante, o simili). Solo l’ultimo brano di Silvia Napolitano ha un’idea (il viaggio nel tempo attraverso una credenza, con Lola che va avanti ed indietro nella sua vita) stimolante e ben congeniata. Anche se poi rimane l’idea ed il resto è in possibilità. Speravo meglio.

Più stimolante, ma forse non dico incompiuto, quanto un qualcosa di diverso che mi aspettavo

Diego Cugia “Un amore all’inferno” Noir – la biblioteca di Repubblica euro 7,90

Un incontro casuale in un hotel sull'autostrada alle porte di Firenze. Un uomo e una donna soli nella pioggia. Due destini incrociati nella notte, in una storia talmente vera da sembrare un diabolico racconto. Perché lei, Francesca, è la protagonista di una vicenda di cuore, cronaca e sangue della storia recente d'Italia. Otto coppie di giovani amanti cancellate dalla stessa Beretta calibro 22. La signora della pioggia, l'affascinante sconosciuta, sarà inevitabilmente la testimone di un nuovo futuro processo al "Mostro di Firenze". Un racconto nero che non è giallo, non da soluzioni, ma si avvolge in alone di mistero. E “pour cause”. Si parla dei misteri del mostro di Scandicci, di Pacciani e dei compagni di merende. Facendo intravedere possibili soluzioni e connessioni. Non mi sono mai appassionato a tutto ciò. E quindi anche qui ne rimango freddo. Inoltre, dopo il grande Jack avrei preferito qualcosa di meglio dall’uomo di Alcatraz.

Infine una certezza, che ha i suoi alti e bassi ma che ultimamente difficilmente mi delude

Erri De Luca “Montedidio” Feltrinelli euro 6,50 (scontato € 4,90)

Erri in genere mi piace, ed è leggibile. Due pennellate ed eccoci a Napoli. Momento imprecisato, ma non molto dopo la fine della guerra. "Chi salirà nel monte di Dio? Chi ha le mani innocenti e il cuore puro." Un quartiere di vicoli a Napoli: Montedidio. Un ragazzo di tredici anni va a bottega da Mast'Errico, il falegname. E' l'inizio della sua vita nuova, la vita che a sera, a casa, in una casa vuota per l'assenza del padre e per la malattia della madre, il ragazzo va scrivendo su una bobina di carta avuta in regalo dal tipografo di Montedidio. Ha anche un altro regalo, che porta sempre con sé, un "bùmeran", un legno nato per volare che il padre ebbe a sua volta da un marinaio di passaggio. Così passano i giorni: Mast'Errico gli insegna il mestiere e Don Rafaniello, uno scarparo che Mast'Errico tiene ospite a bottega, gli insegna a pensare sugli uomini e sulle cose. Un fanciullo che cresce. Piccole sensazioni. Un’umanità che tira a campà, ma che non si dimentica dell’altro. Un po’ controllata dal mastro falegname (Enrico?). Nozioni di linguismo incrociato (si riflette sulle arance napoletane chiamate portualle e quelle mediorentiali dette al-purtugal). Però alla fine scivola come sabbia tra le dita.

Sarebbe troppo lungo citare tutti gli autori di QUID, quindi rimaniamo con i due maggiolini: il gemello ed il toro:

Diego Cugia di Sant’Orsola (Roma, 24 maggio 1953) è un giornalista e scrittore, nonché regista ed autore radiotelevisivo italiano. Di origini cagliaritane diviene giornalista professionista nel 1974 collaborando con il giornale "Il Globo"; dal 1977 lavora, come collaboratore esterno, con Radiorai e, successivamente, collabora con altre testate giornalistiche (tra le quali, nel 2003, "L'Unità"). Raggiunge una certa notorietà grazie alla trasmissione radiofonica Alcatraz (in onda, dall'ottobre 1999 al maggio 2000, su Radio2 e divenuta, poi, trasmissione televisiva) ed il personaggio di Jack Folla. Dal 26 giugno 2003 ricopre poi la carica di consigliere di amministrazione della SIAE (seppur con una breve interruzione nel 2004). Dopo quattro anni torna in radio grazie a Radio24, ma dopo solo 35 puntate delle 200 contrattualmente stabilite la nuova trasmissione, dal titolo "Zombie - morire sparsi, rinascere uniti", viene inizialmente sospesa: quasi subito la direzione della radio ridà però il via libera alla trasmissione, che continua così senza alcuna interruzione. Separato, è padre di due figli.

Erri De Luca , vero nome Enrico, (Napoli, 20 maggio 1950) è uno scrittore e traduttore italiano. Giovanissimo, a diciotto anni nel 1968 raggiunge Roma, dove entra nel movimento politico Lotta Continua, divenendone uno dei dirigenti attivi durante gli anni '70. In seguito svolge numerosi mestieri in Italia e all'estero, come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui l'ebraico antico dal quale traduce alcuni libri della Bibbia. Pubblica il primo libro nel 1989, a quasi quarant'anni: “Non ora, non qui”, una rievocazione della sua infanzia a Napoli. Regolarmente tradotto in lingua francese, tra il 1994 e il 2002 riceve il premio France Culture per “Aceto, arcobaleno”, il Premio Laure Bataillon per “Tre Cavalli” e il Femina Etranger per “Montedidio”. È del 1999 il libro “Tu, mio”. La critica italiana non è stata sempre benevola con lui. La sua opera è stata stroncata duramente da Massimo Onofri in un pamphlet collettivo dal titolo: Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda (Donzelli, 2006). Il critico parla di «eterno dannunzianesimo italiano, aggiornato al rosso dell’ideologia». L'altra accusa ricorrente è quella di "kitsch teologico".

sabato 15 dicembre 2007

E allora meno 15…

…giorni di lavoro. E poi? Ditemelo voi.

Per ora una fine di un nuovo mese con una sola citazione di una autrice che ho fatto sempre fatica a leggere, anche se non è che sia brutta la sua scrittura. Ma non mi coinvolge.

Questa volta ho provato a leggere:

Melania G. Mazzucco “Un giorno perfetto” Rizzoli euro 6

Intrecci di storie di una giornata romana di varie persone la cui vita (per caso o per scelta) si intreccia, a volte in modo vorticoso. Roma, una notte di maggio. La polizia sta per fare irruzione in un appartamento di via Carlo Alberto: qualcuno ha sentito degli spari, delle grida di aiuto. Forse è un falso allarme o forse si è appena consumato un delitto atroce, intollerabile. Un flashback di ventiquattro ore, e un folto gruppo di personaggi, pedinati quasi minuto per minuto, ci coinvolge in una giornata piena di eventi, ma che non sembra diversa da tante altre. Camilla compie sette anni, Zero fa scoppiare la sua prima bomba, Emma perde il lavoro, Elio recita il discorso sbagliato al suo comizio elettorale, Valentina si fa un piercing all'ombelico, Maja trova la casa dei suoi sogni, Kevin una sposa inaspettata, Sasha festeggia l'anniversario dei dieci anni con l'amante, Antonio vede la moglie per l'ultima volta e qualcuno carica con 7 colpi + 1 la sua pistola. Mentre le loro strade si incrociano sul grande palcoscenico di una Roma frenetica e sorprendente, e la tensione si accumula, le loro vite sembrano destinate a esplodere in mille pezzi. Ma un minimo gesto, una sola parola potrebbe deviare la traiettoria della trama, e cambiare il finale. "Un giorno perfetto" è soprattutto l'anatomia di una famiglia: ragazze e bambini, uomini e donne, madri e padri, figli e figlie-scene da un matrimonio in cui tutti, nel bene e nel male, possiamo riconoscerci. Continuo a ripetere di non amare troppo lo stille mazzucchiano ma ammetto che qui, a volte, ha il piglio filmico che ti prende. Certo, il mondo descritto è privo di eroi e tutti alla fine vivono una loro piccola o grande sconfitta. In fondo è “realistico”, ma ho fatto fatica a finirlo.

Per le note bio, Melania Gaia Mazzucco è nata a Roma nel 1966. Si è laureata alla sapienza e poi specializzatasi in cinema nel Centro Sperimentale di Roma. Ha cominciato scrivendo pezzi radiofonici, tra cui Dhulan con cui ha vinto il Premio Italia per il miglior prodotto radiofonico dell’anno. Con il romanzo Vita (2003) ha vinto il premio Strega. Attualmente continua a scrivere romanzi e copioni per il cinema.

 

Infine essendo la fine del mese, vi propino la solita tabellina dei libri letti il mese scorso:

 



























































































Autore


Titolo


Editore




Melania G. Mazzucco


Un giorno perfetto


Rizzoli


6


Claudio Magris


L’infinito viaggiare


Mondadori


8,80


Autori Vari


QUID Quinta dimensione


Dino Audino editore


10


Diego Cugia


Un amore all’inferno


Noir – la biblioteca di Repubblica


7,90


Diana Letizia


Camden Town


Roundrobin


9


Gilbert Sinoué


L’enfant de Bruges


Folio


3,50


Alicia Gimenez-Bartlett


Un bastimento carico di riso


Sellerio


12 (10,80)


Erri De Luca


Montedidio


Feltrinelli


6,50 (4,90)


Wataya Risa


Solo con gli occhi


Einaudi


9


Piergiorgio Odifreddi


Il matematico impertinente


Tea


8,60 (6,20)


Marco Malvaldi


La briscola in cinque


Sellerio


10


Petros Markaris


Si è suicidato il Che


Bompiani


9 (7,30)


Eraldo Baldini


Melma


VerdeNero


10


 

domenica 9 dicembre 2007

Delicadeide

Oggi diamo fondo alle storie dell’ispettore Petra Delicado. Con queste ultime tre fatiche ho finito il percorso dei libri della Gimenez-Bartlett dedicati all’ispettore e pubblicati in Italia.

Il commento finale è il piacere della lettura di una buona saga di vista spagnola “como es”, senza brillanti e luccichini, ma un po’ di sana Barcellona, ed un po’ di tormenti dell’eroina, combattuta tra la fatica di affermare la sua “donnità” in un mondo principalmente maschile e la necessità di essere comunque sé stessa come persona e come donna. (ps. negli ultimi due, citazioni chiccose)

Allora, andando in ordine

Alicia Gimenez-Bartlett “Serpenti nel ParadisoSellerio euro 11 (in realtà 9,35 scontato)

Nuovo episodio delle avventure dell’ispettrice Delicado. Non so se l’alto tasso di “gialli” dell’ultimo anno ha sviluppato la sensibilità a questi meccanismi, ma il nodo da sciogliere mi si è sciolto in testa molto presto. Petra Delicado e il suo vice Fermín Garzón, non si trovano esattamente nel loro ambiente vicino al laghetto dei cigni. Le loro inchieste hanno per lo più smosso pozze maleodoranti, o simili: complotti di gangster, delitti maturati al confine tra il mondo del vizio e quello dello spettacolo, violentatori seriali, omicidi nel parco. Stavolta devono risolvere un crimine che matura in un sobborgo ricco della città, il quartiere 'Paradís': ville rasserenate da giardini di ombrosa geometria, coppie molto per bene con servitù filippina, carriere dorate, bambini radiosi, e salde tradizioni di famiglia. Nella sua piscina, colpito alla testa, galleggia il corpo di Juan Luis Espinet, marito virtuoso, giovane padre di famiglia, uomo elegante e bellissimo, avvocato del famoso studio di famiglia, ma ancor più bravo del padre: "era il numero uno in tutto", giurano le due coppie dei suoi amici più cari. Non c'è un'ombra sulla sua vita. Come non ce ne sono in quelle degli amici. Mentre intorno lo scenario si complica con la grazia comica di una commedia degli imbrogli: una visita del papa in città, un cardinale che sembra uscito dal rinascimento, il simpatico giudice 'bon vivant', una coppia di sorelle infaticabili e procaci, Fermín che fa il damerino e Petra nella parte di Cupido. Tolta la sorpresa, rimangono le atmosfere (sempre piacevoli), con una nota sulla mancanza di figli che fa intravedere possibili sviluppi futuri. Per ora continuo a gradire.

Nel seguente si approfondiscono i temi del primo, ma si nota anche una svolta verso il “personale”.

Alicia Gimenez-Bartlett “Un bastimento carico di riso” Sellerio euro 12 (in realtà 10,20 scontato)

Possiamo dire che non ci sorprende aver divorato l’ennesimo intrigo Delicado. La buona Petra va su e giù per i suoi umori, si direbbe da persona normale. L’intreccio prima appassiona, ma alla fine è l’elemento meno solido, ed anche un po’ scontato. L'assassinio di un barbone, infatti, anche se calza scarpe inspiegabilmente eleganti e costose, non è un evento che possa commuovere i commissariati di Barcellona, come di ogni parte del mondo. Troppo l'impegno per un risultato comunque di scarsa importanza, visto che i barboni vivono in un mondo in tutto separato e parallelo che solo apparentemente, o occasionalmente, occupa lo spazio e il tempo del nostro mondo ordinario e savio. Ma per la sfortuna degli assassini di questo complicato caso poliziesco, che non si ferma al primo omicidio, che prende due piste e poi le abbandona, che porta alla fine a una (come sempre) disincantata soluzione, è proprio questo parallelismo ad ammaliare Petra Delicado. Intanto vengono a galla le domande “della vita”: la solitudine, l’amore, il desiderio di vivere con, e la paura. Nonché la mancanza-assenza di una progenie. Nascono nuovi personaggi (Yolanda): rimarranno?. Alla prossima puntata.

“gli uomini sono un disastro… o vogliono portarti a letto per superare le loro frustrazioni o sperano che tu gli faccia da madre o vogliono farti da padre… l’uomo come compagno sentimentale è rimasto un ricordo”

In quest’ultima puntata, oltre al piacere di veder entrare Yolanda nella cosmogonia Delicadica, si ha la netta sensazione che la svolta sia maturata

Alicia Gimenez-BartlettNido vuoto” Sellerio euro 13 (in realtà 10,95 scontato)

Qui il giallo è ancora più tenue, anche se si sfiorano senza entrarci momenti duri di maltrattamenti infantili. In un momento di disattenzione, Petra si fa rubare la pistola. Situazione imbarazzante, tanto più che il furto avviene nella toilette di un locale pubblico e la colpevole è una bambina di otto anni. La ricerca della piccola armata precipita l'ispettore e il suo vice nel mondo dell'abuso sui minori. Bambini di strada, bambini sfruttati, figli di immigrati abusati o venduti sul mercato della pornografia. Per la prima volta Petra, a contatto con l'essenza stessa del male, sfiora la depressione e non riesce più a trovare conforto nella solitudine. Ma più della trama vengono al pettine i nodi messi da Petra nelle due ultime puntate: il suo sentimento materno frustrato e la solitudine amata-odiata. Il giallo alla fine è risolto con un bel sotto-finale. Il resto adombra future puntate (ce ne saranno?) forse più rosa che gialle. La lettura, tuttavia, è sempre molto piacevole.

“chi è abituato a stare solo con se stesso finisce per non sopportare più nessuno”

venerdì 30 novembre 2007

Torniamo ai saggi

Nonostante una abbuffata di romanzi, in questa domenica di metà novembre non me la sento di affrontare la calviniana leggerezza, e riprendo gli ultimi saggi letti. Certo anche qui c’è qualcosa di lieve, ma nella loro eterogeneità toccano argomenti che fanno parte del mio mondo: i fumetti, i viaggi e quelle vaghe stagioni, quel decennio di formazione tra il 67 e il 78.

Cominciamo in ordine dai fumetti:

Andrea Leggeri “Dammi un bacio da fumetto” Coniglio editore euro 6,50

Velocissima carrellata di una quarantina di storie disegnate dove, da qualche parte, qualcuno si bacia. I baci dati (e ricevuti) dai personaggi dei fumetti sono i protagonisti: Lupo Alberto e la gallina Marta, l'Uomo Ragno e Mary Jane, Superman e Lois Lane, Diabolik e Eva Kant, Topolino e Minnie, Dylan Dog e le sue numerose "fiamme", Braccio di Ferro e Olivia... una carrellata antologica sulla vita sentimentale degli eroi di carta. Utile come vademecum per una serie di storie fumettologiche, un po’ meno sul bacio in sé. Sarebbe stato carino introdurre un’analisi di come viene disegnato il bacio nelle differenti situazioni. Non essendo esaustivo di tutti i baci da fumetto, si aspetta un’edizione ampliata.

Sul viaggio invece ritorno ad un autore di cui da poco avevo letto uno strano romanzo in bilico tra Trieste e il Sudamerica..

Claudio Magris “L’infinito viaggiare” Mondadori euro 8,80

Continuo nella scoperta di questo autore, da me sempre associato alla fredda Mitteleuropa, lasciandogli poco margine. Ci si può sempre sbagliare. I piccoli bozzetti che dal Portogallo mi hanno fatto arrivare sino a Sydney mi hanno preso. Il viaggio viene visto come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d'Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell'identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Si parla di vent'anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schonberg, dal Grande Nord al Grande Sud. Con le loro citazioni di momenti e culture altre (i cici, i sorbi, e via cantando), con un po’ di freddezza del Nord, ma con alcuni tocchi che mi hanno portato a leggere con molta attenzione. Uno fra tutti, il mare. E la scoperta che anche dal Carso si può amare il mare e sentirlo vicino.

“Perché hai viaggiato si qui? Risponde Don Chisciotte ‘qui io so chi sono’

“Itaca non sarebbe tale se Ulisse non l’avesse abbandonata”

“Weininger denunciava nel viaggio la tentazione dell’irresponsabilità e Kant, mai mossosi da Koninsberg, esortava a leggere letteratura di viaggio”

“L’avventura più rischiosa … si svolge a casa: è la che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire”

Infine il libro intenzionalmente più politico, anche se visto da un osservatorio particolare: Giurisprudenza a Bologna (in attesa di essere sommersi dai libri sui quarant’anni del ’68).

Enrico Franceschini “Avevo vent’anni” Feltrinelli euro 8,50 (scontato e pagato 6 euro)

Come eravamo, quando avevamo vent'anni? E come siamo, chi siamo, cosa siamo diventati, ora che ne abbiamo (molti) di più? Un incontro fortuito in una notte piena di stelle e la coincidenza di un anniversario spingono un giornalista che ha lasciato l'Italia da giovane a ritornare sui suoi passi. È un viaggio a ritroso nel passato che va dalle Alpi alla Sicilia, per ritrovare i vecchi compagni degli anni dell'università, per confrontarsi sulle passioni, i sogni, le speranze della giovinezza, per scoprire che cosa ne è rimasto. Si ricompone così poco per volta l'immagine di un "collettivo studentesco" del '77, l'anno dell'ultima grande ondata di impegno politico giovanile nel nostro paese; e accanto a essa prende corpo anche un'altra immagine, quella dell'Italia del 2007. Come eravamo, e come siamo: un po' ironici e un po' malinconici, sfiorati dalla nostalgia, incapaci di smettere di sognare. Perché i vent'anni, per qualcuno di noi, non passano mai del tutto. Un'operazione strana, che un po' mi è piaciuta ed un po' mi ha lasciato freddino. Ritrovare una gran parte delle persone del collettivo di Giurisprudenza di Bologna, una delle pietre miliari del movimento del '77, trent'anni dopo, ed intervistare i cinquantenni di ora sulle sensazioni dei allora poteva forse uscire più incisivo. Certo, Franceschini sa scrivere, ma che ne esce fuori? Per la maggior parte non direi disillusioni (anche se ce ne sono), ma forse una pittura disorganica di un periodo strano e problematico. Ecco, alla fine si rimane un po' così. Non c'è nessuna parola, se non di superficie, sulla politica di allora e sul suo emergere e dirompere. Forse non era questo l’intento, ma mi ha fatto l’effetto di un pittore che disegni una campagna toscana e la intitoli “Lotta dura senza paura”

Per le bio-note, di Magris ho scritto a metà aprile.

Andrea Leggeri (Roma, 1974), appassionato di fumetti, collabora con Coniglio Editore per le riviste «Scuola di Fumetto» «Blue» e «X Comics». È redattore del sito lospaziobianco.it e tra gli organizzatori del 24 hours Italy Comics.

Enrico Franceschini Nato a Bologna nel 1956, per otto anni è stato corrispondente da Mosca di Repubblica, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, e attualmente Gerusalemme. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Europa per il suo reportage sulla rivolta armata nelle strade di Mosca. Dopo la scomparsa dell’impero comunista, Franceschini ha saputo descrivere i cambiamenti in atto nell’ex Unione Sovietica, evitando gli stereotipi e fornendo al lettore italiano una visione più realistica e vera della difficile realtà russa.

mercoledì 28 novembre 2007

Classici e stranieri


Nel vorticoso turbinio delle letture mi capita a volte di prendere in mano qualche classico che avevo lasciato da parte e di affrontare qualche autore in originale (così lascio da parte i miei furori anti-traduttori/traditori).


In questo novembre da camino, castagne e camomilla (non mi veniva in mente nessuna tisana con la C), affronto quindi un quartetto composito.


Sul versante classici ho (ri-)letto


Jerome K. Jerome "Tre uomini in barca » Rizzoli euro 6,80


perchè, appunto, ogni tanto bisogna immergersi nei classici ed io Jerome l'avevo letto da dodicenne e mi ricordavo dei sorrisi. Ora, seppur molto datato, ne trovo l'infinita vena comica (e molta della comicità successiva viene da lì, per cui a volte sembra obsoleto, ma è solo precursore).


Seguendo la corrente del fiume, infatti, i tre amici Jerome, Harris e George, assieme al fido cane Montmorency, viaggiano per giorni sulla loro fragile imbarcazione, scorrendo lungo le campagne inglesi, e vivono sempre nuove e inattese avventure. Una serie di gag comiche sulle gioie e sui dolori della vita in barca, unite a divertenti divagazioni che costituiscono storie a sé stanti, nel miglior stile dello humour inglese, e dove divagando si passano pagine e pagine, e poi si ritorna al fiume. Il tutto condito da descrizioni realistiche delle regioni attraversate dalla simpatica brigata e brevi notazioni di filosofia per non addetti ai lavori. Se volete fare uno sforzo però, vi consiglio di leggerlo nella versione originale inglese scaricabile gratuitamente da wikipedia.


E ciò ci introduce alle versioni originali, che ho affrontato per primo con


Gilbert Sinoué "L'enfant de Bruges" Folio euro 3,50


Un libro che mi è capitato tra le mani girando in una libreria di Gand.


Avevo letto molti anni addietro il suo "Le strade per Ispahan", trovandolo un degno romanzo. Ora non posso che ribadire il mio giudizio positivo. Bella la scrittura, coinvolgente, anche se la trama ha delle ombre nella parte più direttamente "gialla". Nel 1441 ad Anversa, Bruges e Firenze, tre giovani artisti sono misteriosamente assassinati. I cadaveri presentano mutilazioni simili, oltre a tracce di uno stesso veleno. Le vittime, inoltre, sono state tutti apprendisti del pittore Jan Van Eyck. La soluzione del mistero passa attraverso le vicende di un ragazzo di tredici anni, Jan, figlio adottivo di Van Eyck, cui il padre, prima di morire, ha raccomandato questa enigmatica


massima: "Bisogna saper tacere, soprattutto quando si sa". Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, in compagnia di personaggi come Donatello, Antonello da Messina, Brunelleschi, Fra Angelico, si snoda un degno thriller. A volte si rifà a nozioni che non tutti conoscono (la storia della nascita della pittura ad olio), ma gradevolmente ti trasporta nel mondo del 1400 tra l'Olanda e l'Italia.


La seconda "original" viene invece da un filone che ogni tanto riprendo: Harry Potter. Questa volta sono arrivato al terzo episodio della potterologia


J.K. Rowling "Harry Potter and the Prisoner of Azkaban" Bloomsbury euro 11,65


Non ricordo se ho parlato dei primi due, ma, parlandone ora continuo a ritenerlo un piacevole passatempo per sciogliere un po' di ruggine all'inglese.


Tra colpi di scena, mappe stregate e ippogrifi scontrosi, zie volanti e libri che mordono, Harry Potter è questa volta alle prese con un famigerato assassino che, evaso dalla terribile prigione di Azkaban, gli sta dando la caccia per ucciderlo. Forse questa volta nemmeno la scuola di magia, nemmeno gli amici più cari potranno aiutarlo, almeno fino a quando si nasconderà tra di loro un traditore. Certo la storia lascia un po' distanti (ancora troppo infantil-adolescente), ma a volte c'è anche bisogno di un po' di sano ottimismo verso le cose buone e gli eroi con dei segni positivi.


E finiamo invece con un altro classico, tradotto e, come smentirsi, tradotto male


Jack Kerouac "Poesie Beat" Newton Compton euro 5


Questi "Scattered Poems" coprono oltre vent'anni di esercizi poetici e rappresentano dunque una chiave di lettura preziosissima della parabola del Kerouac poeta. Le prime, le più antiche, quelle scritte insieme a Ginsberg e a Neal Cassidy, segnano un momento di grande entusiasmo: la speranza di rompere la solitudine canonica dell'artista di fronte all'opera d'arte, avvalendosi del contributo degli amici. A poco a poco, invece, Kerouac tende a ripiegarsi su se stesso, a rifugiarsi nell'ineffabile, avvicinandosi a religioni e culture che sembrano dare una risposta al suo desiderio di libertà e di autonomia. Ma non si può non riconoscere che anche nei versi più oscuri, più indecifrabili, vibra un'eco della sua straordinaria energia.


Si può invece intentare una causa alla Newton Compton per ignominia editoriale? Una traduzione che (anche per me che d'inglese sono basic) sembra fatta male e in fretta (checché ne dica l'introduzione). Citazioni e rimandi che si perdono (uno per tutti: tradurre Lil' Abner con Abner-bambino senza collegarsi al fumetto che lo vede protagonista anche se la riga dopo si cita la moglie Daisy Mae????). Il bello qi questi poemi e che vanno recitati ad alta voce e non letti. Difficili. A volte, per me, molto out.


Fino ad un meraviglioso haiku conclusivo


"A big flat flake of snow falling alone"of snow falling alone"".


E gli autori?


Jerome Klapka Jerome (Walsall, 2 maggio 1859 - Northampton, 14 giugno 1927) è stato uno scrittore e umorista britannico (ed un altro ottimo toro). Cresciuto a Londra con una famiglia povera in un area disagiata dell'East End iniziò a lavorare giovanissimo, facendo vari mestieri; fu impiegato, insegnante e attore. Poco dopo il fallimento della sua compagnia teatrale, spinto dalla disperazione combatté la miseria scrivendo articoli umoristici per pochi soldi, finché la rivista The Play pubblicò alcuni racconti sulla sua carriera di attore. A questa seguirono molte opere, stroncate dalla critica, ma divorate dal pubblico tra cui: I pensieri oziosi di un ozioso, Tre uomini in barca (per tacer del cane). Nel 1888 sposa Georgina Stanley. Fu condirettore del giornale The Idler e poi direttore del To-Day. Nel 1890 pubblica Tre uomini a zonzo, altro grande successo. Da questo romanzo in poi la sua vena si fa più meditativa ma i successi non diminuiscono. Tra le opere di questo momento si può ricordare l'autobiografico Paul Kelver. Jerome è ormai divenuto famoso e tiene conferenze in tutto il mondo. Pacifista, si arruola nella prima guerra mondiale come autista di ambulanze della Croce Rossa. Nel 1919 esce Tutte le vie conducono al calvario. La sua ultima opera è l'autobiografia La mia vita e i miei tempi nel 1926. Muore per un ictus a Northampton il 14 giugno 1927.


Gilbert Sinoué (Il Cairo, 18 febbraio 1947) è una scrittore francese anche se nasce in Egitto. A 19 anni si iscrive all'École normale de musique di Parigi dove studia chitarra; in seguito compone canzoni per alcuni interpreti francesi (Dalida, Marais, Marie Laforêt, ...). Nel 1987 pubblica il suo primo romanzo, La Pourpre et l'olivier ou Calixte 1er le pape oublié, la vita del papa Callisto I e il suo tragico destino (il papa fu martirizzato attorno al 222 d.C.); il testo gli vale il premio Jean d'Heurs come miglior racconto storico. Nel 1989 pubblica Avicenne ou La route d'Ispahan in cui narra la vita di Avicenna (Abu Ali Ibn Sina), il medico, filosofo e scienziato persiano vissuto a cavallo del X secolo. Il suo terzo romanzo, L'Egyptienne, è la prima parte di una saga che narra l'ancora in parte misterioso Egitto del XVIII e XIX secolo. Apparso nel 1991, il romanzo vince il premio letterario Quartier latin. Sinoué si impone velocemente come ottimo narratore di romanzi, di biografie (Le dernier pharaon, in cui descrive il regno di Mehmet Ali, il pascià ottomano fondatore dell'Egitto moderno) o di thriller (Le Livre de Saphir, vincitore del Prix de libraires 1996, che offre all'autore lo spunto per avviare un dialogo con Dio, e Les silences de Dieu, vincitore nel 2004 del Grand prix de la littérature policière).


Joanne Kathleen Rowling (Bristol, 31 luglio 1965) è una scrittrice britannica, meglio nota come J. K. Rowling, dove "K" ("Kathleen") è il nome della nonna. Rowling è originaria di Chipping Sodbury, sobborgo di Bristol (Gloucestershire, sud-ovest dell'Inghilterra). I suoi genitori, all'epoca diciottenni londinesi, si incontrarono per caso su un treno che partiva dalla stazione King's Cross a Londra diretto a Arbroath in Scozia. A 6 anni, J.K.R. scrisse la storia di Rabbit, un coniglio malato di morbillo. A dodici anni scrisse un romanzo che parla di sette diamanti maledetti. Nel 1980 a sua madre venne diagnosticata una sclerosi multipla, e agli inizi degli anni novanta morì. Joanne ha anche una sorella, Dianne, di due anni più piccola di lei, che è avvocato. La sua famiglia ha traslocato due volte, prima a Bristol e poi a Tutshill. Ha frequentato il liceo al Wyedean Comprehensive. La Rowling ha studiato francese all'Exeter University, trascorrendo anche un anno a Parigi come parte dei suoi studi. Dopo l'università ha traslocato a Londra per lavorare per Amnesty International come ricercatrice e segretaria bilingue. È stato in questo periodo che, su un treno, nasce Harry Potter, seguito da Ron, Pix e Hagrid. Inizia dunque a scrivere il primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale, durante le pause pranzo. Trasloca ancora una volta ad Oporto, in Portogallo, per insegnare inglese. È proprio in Portogallo che si sposa con il giornalista Jorge Arantes il 16 ottobre 1992. Dall'unione nasce una bambina, Jessica. Nel 1993 Joanne divorzia e si trasferisce quindi a Edimburgo con la figlia, con l'idea di vivere con la sorella. Qui completa la scrittura del romanzo che sfortunatamente molti editori rifiutano etichettandolo come "troppo lungo". A questo punto Jo si ritrova senza lavoro, costretta a vivere con i fondi statali. Ma, ad un tratto, la fortuna le sorride. Una casa editrice allora non molto conosciuta, la Bloomsbury, accetta il manoscritto, avviando l'evento letterario più importante degli ultimi decenni. È proprio la Bloomsbury, preoccupata che il pubblico considerato target del libro accettasse con difficoltà una scrittrice donna, a chiedere alla Rowling di scegliersi uno pseudonimo. Joanne sceglie quindi di firmarsi J. K. Rowling. Vengono in seguito pubblicate copie di Harry Potter con copertina per adulti per il fatto che ad alcuni di essi non piace far notare di leggere libri etichettati "da bambini". I diritti americani del libro furono acquistati dalla "Scholastic" per una cifra allora molto alta, alla luce del fatto che Harry Potter era considerato solo un libro per bambini. Al primo libro ne seguono altri sei. Da povera disoccupata, costretta a scrivere nei pub perché nel suo monolocale non poteva permettersi il riscaldamento, Jo diventa la donna più ricca del Regno Unito. Il 26 dicembre 2001 Jo ha sposato il medico Neil Murray, da cui ha avuto due figli, David e Mackenzie, coronando così il suo desiderio di avere tre figli.


Jean-Louis Lebris de Kerouac - noto come Jack Kerouac - (Lowell, 12 marzo 1922 - St. Petersburg, 21 ottobre 1969). Nasce da una famiglia cattolica di emigranti franco-canadese di condizioni modeste (Gabrielle e Leo Kerouac). La sua infanzia, come egli stesso scrive, fu serena malgrado la morte prematura del fratello maggiore Gerard, avvenuta nel 1926, lo avesse colpito fortemente. Riceve una buona istruzione elementare dai Gesuiti della Scuola Parrocchiale di St. Joseph a Lowell e nel 1939 si diploma alla scuola superiore Lowell High School. Le sue prime influenze letterarie furono quelle di William Saroyan ed Ernest Hemingway. Tra il 1939 e il 1940 frequenta la Horace Mann Preparatory School a New York ed accede alla Columbia University per merito di una borsa di studio ottenuta per meriti atletici. Frequenta il College fino al 1941 e tra il 1942-43 si arruola nella marina militare degli Stati Uniti. Presto pentitosi ritorna a New York e comincia a frequentare gli ambienti del Greenwich Village, frequentato da artisti, ribelli e bohèmien, dove conduce la vita degli hipsters e dei beat. Nel 1944 incontra Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg e sposa la sua prima moglie, Edith Parker. Nel 1946 conosce Neal Cassady, un giovane che aveva fatto l'esperienza del riformatorio e aveva interessi letterari, che diviene per Kerouac il simbolo della vera emarginazione e fonte di ispirazione letteraria. Nel 1948 conosce John Clellon Holmes e conia il termine beat generation. Tra il 1947-50 compie il primo viaggio attraverso il Nord America con Neal Cassady ed inizia a scrivere Sulla strada. Dopo l'interruzione di una carriera sportiva a causa di un infortunio e nuove amicizie nell'area newyorkese, Jack Kerouac, esordisce come scrittore nel 1946-48 con il romanzo La città e la metropoli ("The Town and the City"), che viene pubblicato solo nel 1950 e che ricalca lo stile dello scrittore americano Thomas Wolfe. Un immediato successo, ma pochi credevano nella sua effettiva permanenza nella sfera della letteratura statunitense. Nel 1950 si sposa con la seconda moglie, Joan Haverty. Tra gennaio e aprile del 1951 legge i manoscritti Junkie di Burroughs e Go di Holmes; in aprile completa Sulla strada in sole tre settimane; in ottobre elabora il suo metodo di scrittura che definiva "prosa spontanea" e comincia a riscrivere Sulla strada e il romanzo sperimentale Visioni di Cody. Tra il 1951-52 conclude Visioni di Cody a New York ed a San Francisco. Inoltre termina Dottor Sax a Città del Messico; lavora come apprendista frenatore e scrive La terra della ferrovia a San Francisco; sua figlia Jan Kerouac nasce ad Albany, nello stato di New York. Nel 1953 lavora insieme a Maggie Cassady a I sotterranei a New York. Nel 1954 inizia a studiare il buddhismo sempre nella Grande Mela e in California; scrive San Francisco Blues a San Francisco, Some of the Dharma iniziato a New York e finito nel North Carolina. Nel 1955 firma Mexico City Blues e comincia Tristessa a Città del Messico. Nel 1956 finisce Tristessa a Città del Messico e scrive Le visioni di Gerard nel North Carolina; scrive la prima parte di Angeli di desolazione a Washington e a Città del Messico. Nel 1957 Sulla strada viene pubblicato dalla Viking Press di New York; in Florida scrive I vagabondi del Dharma. Tra il 1958 e il 1960 compone Il viaggiatore solitario. Nel 1961 scrive la seconda parte di Angeli di desolazione a Città del Messico, poi Big Sur in Florida. Nel 1965 elabora Satori a Parigi e l'anno successivo si sposa per la terza volta, con Stella Sampas, e si trasferisce da Hyannis a Lowell. Qui scrive La vanità di Duluoz nel 1967. Sono gli albori della sua prosodia bop, ispirata dall'amato bebop di Charlie Parker, Dizzie Gillespie e Thelonious Monk. Kerouac muore tuttavia a soli 47 anni a causa di un'emorragia interna causata dalla cirrosi epatica procuratagli dall'abuso di alcool il 21 ottobre del 1969 a St. Petersburg (Florida).


martedì 27 novembre 2007

Canto d'amore

In questa settimana di vacanza (per chi fa i ponti) e di meditazione, non ho molta testa per andare in giro per i libri letti. Così ne parlo di uno solo, piccolo ma pieno di parole. Un piccolo libro di poesie, e di poesie indiane la cui bellezza è data dal fatto che vengono sempre recitate con della musica (canzonette?):

Rabindranath Tagore "Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni" Salani euro 6
Non avevo mai letto a fondo le poesie del premio Nobel indiano né ero andato a cercare chi fosse e cosa avesse fatto. Una bella scoperta. Un personaggio interessante a cavallo tra l'ottocento ed il novecento. Il poeta è anche un mistico, un saggio, un veggente: così, quando Tagore parla d'amore, parla di una sintesi suprema di amante e amato, di qualcosa di vicino a Dio. L'amore è l'esperienza più piena e totale che un individuo possa compiere, perché l'incontro tra gli innamorati è l'unione di sacro e profano, anima e desiderio, spirito e corpo. Ed alcuni momenti espressivi (di gioia e di dolore) mi rimangono sulla punta della penna, belli in quanto eterni e fuori dal tempo.

"I sogni non possono essere imprigionati"
"Quando t'ho incontrata, in una notte senza stelle, perso in un labirinto oscuro, il mio desiderio era quello di guidarti con la mia lampada. Tu però non desideravi il mio desiderio."
"tu sei l'isola verdeggiante. dove gli uccelli sono amanti che cantano il silenzio"
"hai colorato i miei pensieri e i miei sogni .. trasfigurando la mia vita. hai mutato il mio dolore in gioia immensa"


Per chi non sa chi sia ecco anche due righe di bio.

Rabindranath Tagore è il nome anglicizzato dell'indiano Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 6 maggio 1861 - Santiniketan, 7 agosto 1941). Scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo. Mentre Gandhi, con la disobbedienza civile, organizzò il nazionalismo indiano sino a ricacciare in mare gli inglesi, Tagore si propose di conciliare e integrare Oriente ed Occidente. Opera difficile, cui egli era preparato dall'esempio di suo nonno che nel 1928, fondando il Sodalizio dei credenti in Dio, integrò il monoteismo cristiano ed il politeismo induista. Figlio di un santo e ricco bramino, studiò nel Regno Unito ove anglicizzò il proprio cognome (Thakur). Egli si dedicò all'amministrazione delle sue terre e ad ogni forma d'arte. In liriche destinate al canto, che egli stesso musicò e tradusse in inglese (Offerta di canto, 1913), in lavori teatrali ricchi d'intermezzi lirici (La vendetta della natura, 1884), in romanzi (Il naufragio, 1906), in novelle, memorie, saggi e conferenze Tagore affermò il proprio amore per la natura e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione (anche erotica), l'attrattiva della fanciullezza. Esercitò un enorme fascino anche sul mondo occidentale, che lo premiò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913.

martedì 20 novembre 2007

Ecominimalismo

Per questa fine di mese di ottobre, caratterizzata dall’inizio del mio conto alla rovescia verso la scadenza di fine anno, mi dedico ad un unico libro, se vogliamo datato, ma scritto con tutte le capacità di grande autore.

Vi cito-parlo di

John Cheever “Sembra proprio di stare in paradiso” Fandango euro 10 (in realtà omaggio di Feltrinelli+)

In fatti la scrittura risale a circa 25 anni fa. Ed è la quintessenza del grande scrittore: l’insoddisfazione per l’amore coniugale, il volersi liberare dai vizi, la ricerca spasmodica di sesso facile, la necessità di recuperare gli aspetti fondamentali della vita. Microcosmo (il proprio ambiente familiare e il reticolo degli affetti) e macrocosmo (il mondo in cui viviamo) vengono descritti in un unico indissolubile movimento quasi canoro. Alla storia di Lemuel Sears, un uomo anziano che ama pattinare sul ghiaccio del laghetto dei Beasley e che un giorno si ritrova a dover lottare contro la sua destinazione a discarica, si intrecciano tematiche di respiro universale. Fu definito “il primo romanzo ecologico” della narrativa americana moderna. E nella disperazione del protagonista che non riesce a trovare la purezza dentro di sé e per questo la cerca su un livello più elevato, difendendo il laghetto dalla speculazione e dall’inquinamento, leggiamo un messaggio profetico: l’amore per ciò che ci circonda è l’unico modo per sentirsi in paradiso. Una maestria ineguagliata nel tornire la frase e nel prendere per mano il lettore. Cheever è sempre una o molte spanne più su dei suoi epigoni. Come dice lui stesso, e concordo pienamente, “una storia da leggere seduti in poltrona, davanti al caminetto acceso, con fuori un po’ di pioggia”.

Non avendone mai parlato prima, ripercorriamo un po’ la vita di John Cheever (Quincy, Massachusetts, 27 maggio 1912 - Ossinning, New York, 18 giugno 1982), Frequentemente chiamato il “Checov dei suburbi”, la sua carriera cominciò con l’espulsione dall’Accademia Thayer perchè sorpreso a fumare. Questa fu anche infatti il centro della sua prima novella “Expelled", che Malcolm Cowley comperò per New Republic. Da questo momento Cheever si dedica alla scrittura, dedicandosi alle novelle che cominciò a pubblicare su diversi periodici (New Republic, Collier's Story, Atlantic), finché iniziò a pubblicarne su The New Yorker, con cui mantenne legami fino alla morte. Nel 1937 si sposa con Mary Winternitz e nel 1939 pubblica il suo primo libro di racconti “The Way Some People Live”. Fin dall’inizio Cheever cercò di rappresentare l’infelicità della vita della classe medio-alta, con la quale convisse sino alla fine. I suoi libri successivi ne confermarono la fama di gran narratore. Il suo primo romanzo, “Cronaca dei Wapshot (1964)”, gli vale il National Book Award. Vi si narra la storia di una famiglia - in parte ispirata dalla storia dei suoi genitori - in procinto di abbandonare il loro vecchio stile di vita – nella cittadina di Saint Botolphs - per adattarsi alla vita moderna delle grandi città. Lo “Scandalo dei Wapshot” continua la saga del primo romanzo e le vicissitudini della famiglia Wapshot. La visione spesso oscura che aleggia nelle sue storie - e la povertà morale di molti suoi personaggi - viene ribadita con il suo terzo romanzo, “Bullet Parcs (1969)”, dove si narra la storia di una famiglia minacciata dalla violenza. Da parte sua “Falconer (1977)”, narra l'esperienza di Ezekiel Farragut, ex professore universitario di quarantotto anni fedele alle droghe ed imprigionato per fratricidio. Nel 1979 vince il premio Pulitzer con le sue storie intitolate “The Stories of John Cheever (1978)”. Questo suo ultimo libro, un breve romanzo soltanto di 100 pagine, ci presenta al contrario un Cheever meno scuro e più ottimista. I temi dell'omosessualità, l'alcolismo, le relazioni frustrate, e le tensioni della vita domestica, sono, a grandi linee, quelli che attraversano alla maggior parte delle sue opere.

 

 

E come ogni fine mese, ecco la tabellina dei libri letti in settembre.

 





































































































Autore


Titolo


Editore




Elizabeth George


Scuola Omicidi


SuperPocket


4,90


Elizabeth Bishop


Il mare e la sua sponda


Adelphi


5,50


Piergiorgio Odifreddi


Le menzogne di Ulisse


Tea


8


Roald Dahl


Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra


TEA


5


Charles Willeford


La macchina in Corsia Undici


Adelphi


5,50


Simonetta Agnello Hornby


La mennulara


Feltrinelli


7


Ellis Peters


Il marchio di Shiva


TEA


8


Maj Sjowall e Per Wahloo


L’uomo al balcone


Sellerio


11


Maj Sjowall e Per Wahloo


Il poliziotto che ride


Sellerio


12


Ross E. Dunn


Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta


Garzanti


10


John Cheever


Sembra proprio di stare in paradiso


Fandango


10


Andrea Leggeri


Dammi un bacio da fumetto


Coniglio editore


6,50


Rabindrath Tagore


Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni


Salani


6


J.K. Rowling


Harry Potter and the Prisoner of Azkaban


Bloomsbury


11,65


Alicia Gimenez-Bartlett


Serpenti nel Paradiso


Sellerio


11