giovedì 28 dicembre 2006

DOPO MESI DI SOSTA

Il titolo è un po' fuorviante, ma sto riportando nel blog gli interventi mail di un anno di letture. Con questo siamo arrivati ad ottobre. Trame e ... voilà cambia un po' ed aggiunge titoli e note.

Trame e ... voilà - 2006 - 10 - 15

Per ogni autore è presente una breve nota biografica, di modo che autori ignoti siano più vivi ed autori noti siano meglio inquadrati.

Dato il grande stacco temporale, anche questa è una lunga lista, contiene cioè la maggior parte dei libri letti in questi tre mesi.

Allora buona lettura e buona settimana a tutti.

Giovanni

Autori Stranieri

Nagib Mafhuz[1]

Notti delle mille e una notte – Feltrinelli - 7

Il grande vecchio egiziano immagina il seguito delle Mille e una notte. Cosa farà il principe dopo? E Sherazade? Ci sarà il trionfo “dell’amore sull’odio”? Mafhuz vuole dimostrare che non saranno mai le parole a cambiare il mondo. O almeno, non da sole; ma per cambiare bisogna vivere nel mondo e vederne le ingiustizie sulla pelle

Antonia Arslan[2]

La masseria delle allodole – Bur - 7,80

Uno spaccato dell’eccidio armeno con gli occhi dei nipoti. La vicenda è forte. La scrittura un po’ meno. Mi rimane questa illuminazione: “Shingagian capisce ora, fino in fondo, il mistero della forza che unisce l’uomo e la donna che si sono scelti. ‘Dove sei tu, ci sono anch’io’. Nessuno può interrompere davvero il colloquio di due sposi amanti, né sciogliere le loro viscere che si sono intrecciate”

Autori Italiani

Carlo Bernari[3]

Tre operai – Mondadori - 7,40

Ho letto con interesse questo romanzo, certamente datato (pubblicato negli anni ’30) ma molto intenso. Un vero romanzo “proletario” con la sensazione delle fabbriche, delle lotte, della rivincita sociale. Scrittura anche sorprendentemente nuova per l’epoca. Da leggere con calma, centellinandolo, magari una sera d’inverno accanto al fuoco.

Stefano Benni[4]

Elianto – Feltrinelli - 7,50

Fantasia pirotecnica di Benni, nel creare mondo reali quanto implausibili (e viceversa). In una parodia del reale, scorribandando tra follie. Troppo lungo per seguire tutte le invenzioni, decodificarle ed apprezzarle.

Anna Berra[5]

L’ultima ceretta – Garzanti - 8

Vicende a Torino, imperniate intorno ad Alice ed al suo circo. Sembra un giallo, ma poi non lo è. Sembra un romanzo di sesso, ma forse è solo il modo di raccontare la vita. Caratteri strani, alcuni bozzetti (la famiglia ortodossa). Rimane in punta e non affonda.

Saggi

Massimo Donà[6]

Serenità – Bompiani - 8

Affrontato come un testo che credevo cercasse di “portare” serenità, mi trovo un saggio (un po’ tosto) che cerca di dimostrare che non solo la felicità ma anche la serenità non sono nelle corde umane. Arrivando poi a questa definizione “Sereno è dunque chi si lascia attraversare dalle cose, dagli eventi e dalla loro eventuale carica emozionale senza rimanerne in qualche modo scioccato; chi non cerca di evitare le cose, le persone … chi non teme l’imprevisto [perché],,, ne ha disattivato il potenziale eversivo. Chi accoglie qualsivoglia possibilità lasciandosi attraversare dalle emozioni da essa implicate, senza temere che esse mettano in questione la propria esistenza. Senza che quest’ultima finisca per rimanere traumatizzata … dall’eventuale violenza di un improvviso impatto con le medesime”. Per un uso pratico e non teorico della filosofia.

Arthur Schopenhauer[7]

L’arte di invecchiare – Adelphi - 8

I pensieri del grande mentre “il Nilo si avvicina a Il Cairo”. Di alcuni mi rimane traccia (ed approfondimento), da tutti un senso della vita compiuta “scrivendo solo quanto sento di vero”. Non sono sempre d’accordo, ma è un bel dibattere. Ve ne riporto alcune:

“I primi quarant’anni della nostra vita forniscono il testo, …i seguenti il commento, che solo ci insegna a comprendere rettamente il vero significato e la coerenza del testo”;

“Tutti vogliono vivere ma nessuno sa perché”;

“Per quanto vecchi si diventi, dentro di sé ci si sente comunque in tutto e per tutto gli stessi di un tempo, quando si era giovani, anzi bambini. Ciò che rimane immmutato, e sempre identico, e non invecchia col passare degli anni, è appunto il nucleo della nostra essenza, che non sta nel tempo, e proprio per questo è indistruttibile”

Gialli

Ellis Peters[8]

La penitenza di Fratello Cadfael – TEA - 7,50

Ventisimo titolo della saga medioevale. Scorrevole, senza acuti. Direi scontato nella parte “gialla”. Cominciano anche a venir fuori storie parallele per inglesi buonisti. Tuttavia easy, da leggere durante un’influenza.

Armitage Trail[9]

Scarface – Newton Compton - 7,90

Il “romanzo” dell’ascesa e caduta di un gangster negli Anni Venti. Scrittura scorrevole, come si addice ad una sceneggiatura. Ma non molto di più (passioni semplificate, anche se si abbozza “sociologia” da Little Italy). Da pomeriggio di mal di denti

Denise Mina[10]

Nubi di pioggia – TEA - 8

Seconda avventura di Maureen, nelle viscere di una Glasgow sporca, povera e piena di donne malmenate e stuprate. Un po’ di angoscia, una scrittura abbastanza scorrevole. Speranze poche. Prima di cena, e mai di notte.

















[1] (Il Cairo, 11 dicembre 1911 - 30 agosto 2006) è stato uno dei maggiori scrittori egiziani e uno dei più riconosciuti intellettuali del mondo arabo. Nel 1988 divenne il primo autore di lingua araba ad essere insignito del premio Nobel per la letteratura.

Mahfouz ha pubblicato una cinquantina di romanzi, tra cui la Trilogia del Cairo (1956-57), Il rione dei ragazzi (1959), a lungo censurato per blasfemia in Egitto, Il ladro e i cani (1961) e Il nostro quartiere. Nei suoi romanzi, egli descrive in maniera molto approfondita gli aspetti della vita popolare cairota. L'unico romanzo non ambientato nella capitale egiziana è Miramar, testo incentrato su Alessandria d'Egitto.



[2] (Padova 1938) è una scrittrice e saggista italiana di origine armena.

Laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d'appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900).

Attraverso l'opera del grande poeta armeno Daniel Varujan — del quale ha tradotto le raccolte II canto del pane e Mari di grano — ha dato voce alla sua identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno (Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni). Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, La masseria delle allodole (Rizzoli), che ha vinto il Premio Campiello. Nella primavera del 2007 uscirà nelle sale un film tratto dal romanzo e diretto dai fratelli Taviani.



[3] fu lo pseudonimo di Carlo Bernard. Nato a Napoli nel 1909 da una famiglia di origini francesi (morì nel 1992). Il padre era tintore. Esordì nel 1934 con il romanzo Tre operai di stampo realista, privo di retorica e dalla prosa inusualmente sobria rispetto ai tempi di dannunzianesimo imperante; anche i temi affrontati erano decisamente inusuali rispetto al resto della produzione italica del tempo: la condizione operaia, la giustizia sociale ecc.. Nelle opere successive Bernari ha intrecciato pubblico e privato, mirando a rappresentare con forte tensione conoscitiva le ambiguità etiche, esistenziali e sociali più rilevanti del mondo presente: Tre casi sospetti (1946), Prologo nelle tenebre (1947), Speranzella (1949), Vesuvio e pane (1952), Domani e poi domani (1957), Amore amaro (1958), Era l'anno del sole quieto (1964) dedicato all'analisi del fallimento dell'industrializzazione nel meridione italiano, Un foro nel parabrezza (1971), Tanto la rivoluzione non scoppierà (1976), Il giorno degli assassinii (1980). Postumo è stato pubblicato il breve romanzo L'ombra del suicidio (1993) scritto nel 1936-1937, il cui tema e il cui personaggio centrale servirono a Bernari come primo spunto per la composizione di "Era l'anno del solo quieto". Temi di questo romanzo sono il potere, il contrasto nord/sud, l'industria, le tangenti, tra fallimenti e suicidi ecc.; l'intreccio è quello di un giallo metafisico, con giochi di luci e ombre, frustrazioni dell'individuo che si scontra con le istituzioni sociali ecc. Sempre nel 1993 è stato rinvenuto dal figlio di Carlo Bernari, Enrico Bernard, una prima bozza di "Tre operai", risalente al 1928 e avente come titolo Gli stracci.



[4] Nato il 27 gennaio 1947 ha iniziato a pubblicare alcune delle migliori opere della narrativa italiana negli anni '80 e '90.
Presso l'editore Feltrinelli, dopo la raccolta di poesie satiriche Prima o poi l'amore arriva (1981), è la volta del romanzo satirico-fantascientifico Terra! (1983) che lo pone all'immediata attenzione della critica europea. Dopo la parentesi de I meravigliosi animali di Stranalandia (1984) con i disegni di Pirro Cuniberti che lo avvicinano alla linea fantastica-ironica di Gianni Rodari, tenta il romanzo più impegnato con Comici spaventati guerrieri (1986), una critica neanche tanto velata della condizione urbana:
verrà realizzato un film che sviluppa alcune delle idee implicite nel romanzo stesso.
In qualità di saggista ha collaborato a Futuro news, ed. Fanucci, e ad un'iniziativa editoriale dell'ed. Franco Muzzio.
I lavori seguenti sono una continua crescita con la composizione di opere di carattere fantastico fortemente legate alla situazione politica e sociale contemporanea. Altri suoi libri sono: L'avventura, Baol, Una tranquilla notte di regime, La compagnia dei celestini, Spiriti, Saltatempo (Premio Bancarella 2001), le raccolte di racconti (oltre al già citato Il bar sotto il mare), L'ultima lacrima, Bar sport, Bar sport duemila e le raccolte di brani teatrali Teatro e Teatro2.
Per Feltrinelli ha diretto la collana Ossigeno; ha curato la regia e la sceneggiatura del film Musica per vecchi animali (1989) e ha allestito col musicista Paolo Damiani lo spettacolo di poesia e jazz, Sconcerto (1998).
È ideatore della Pluriversità dell'Immaginazione e dal 1999 cura la consulenza artistica del festival internazionale del jazz Rumori mediterranei che si svolge ogni anno a Roccella Jonica.



[5] è nata (per puro caso) a Torino. È fanatica del cioccolato amaro e della danza, colleziona versioni di Alice nel paese delle meraviglie in tutte le lingue ed è autrice del saggio Il corpo sulla testa. Questo è il suo primo romanzo



[6] scrittore e filosofo, insegna all'Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. E’ tra i fondatori della rivista Paradosso e ha curato, insieme a Romano Gasparotti, la pubblicazione dell'opera postuma di Andrea Emo. Collabora con varie riviste e ha pubblicato svariati volumi.



[7] (Danzica, 22 febbraio 1788 - Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) fu uno dei più eminenti filosofi tedeschi. Figlio di un ricco mercante, Heinrich Floris, e di una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener, nel 1805, alla morte del padre, si stabilì a Weimar con la madre. Qui conobbe Christoph Martin Wieland e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Contrario ad ogni mondanità, si ritirò in solitudine per portare a termine gli studi. Nel 1809 s'iscrisse alla facoltà di medicina a Gottinga. Due anni dopo, nel 1811, si trasferì a Berlino per frequentare i corsi di filosofia. Ingegno molteplice, sempre interessato ai più diversi aspetti del sapere umano (frequentò corsi di fisica, matematica, chimica, magnetismo, anatomia, fisiologia, e tanti altri ancora), nel 1813 si laureò a Jena con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente e, nel 1818, pubblicò la sua opera più importante, Il mondo come volontà e rappresentazione che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei. Anche le successive edizioni del trattato furono accolte assai sottotono, nonostante fossero giunti, da più parti, persino riconoscimenti ufficiali, primo fra tutti la vittoria di un concorso indetto dalla Società delle Scienze norvegese, che egli conseguì nel 1839 con un trattato Sulla libertà del volere umano.

Dopo aver girato in lungo ed in largo l'Europa, e dopo una breve parentesi da libero docente universitario a Berlino (1820), dal 1833 decise di fermarsi a Francoforte sul Meno dove visse da solitario borghese, celibe, misogino. La vera affermazione del pensatore si ebbe solo a partire dal 1851, data della pubblicazione del volume Parerga e paralipomena, inizialmente pensato come un completamento della trattazione più complessa del Mondo, ma che venne accolto come un'opera a sé stante, uno scritto forse più facile per stile e approccio e che, come rovescio della medaglia, ebbe quello di far conoscere al grande pubblico anche le opere precedenti del filosofo. Fondamentalmente in pieno accordo con i dettami della sua filosofia, manifestò un sempre più acuto disagio nei confronti dei contatti umani (ciò che gli procurò, in città, la fama di irriducibile misantropo) e uno scarso interesse, almeno in via ufficiale, per le vicende politiche dell'epoca quali furono, ad esempio, i moti rivoluzionari del 1848); i tardi riconoscimenti di critica e pubblico servirono, suppositivamente, ad attenuare i tratti più intransigenti del carattere del filosofo, ciò che gli procurò negli ultimi anni della sua esistenza una ristretta ma interessata e fedelissima cerchia di (come egli stesso amò definirli) devoti "apostoli", tra cui il compositore Wagner. Morì di pleurite, nel 1860.



[8] pseudonimo di Edith Mary Pargeter (Horsehay, Shropshire, 28 settembre 1913 - 14 ottobre 1995), è stata una scrittrice britannica. Talvolta ha firmato i propri lavori col suo nome Edith Pargeter, per altre ha usato invece altri pseudonimi alcuni dei quali maschili, fra cui Peter Benedict, Jolyon Carr, John Redfern.

Di origine gallese, fu un'autrice prolifica. I generi letterari da lei affrontati furono disparati; ambientò molti dei suoi lavori nella patria degli avi e si occupò di storia e fiction di contesto storico, saggistica, traduzione di classici della letteratura ceca e mistery, genere quest'ultimo per il quale è maggiormente conosciuta. Come Ellis Peters firmò tra l'altro la serie di romanzi dedicata all'ispettore Felse e quella medioevale incentrata sulla figura di Fratello Cadfael. Ritenuta una delle più grandi autrici di gialli di tutti i tempi, fu premiata con un Edgar Award, ambitissimo riconoscimento conferito dall'associazione americana degli scrittori di gialli e con un Silver Dagger Award e un Diamond Dagger Award, premio consegnato dall'analoga associazione britannica



[9] pseudonimo di Maurice Coons (Los Angeles, 1902 – 10 ottobre 1930), scrittore e sceneggiatore americano. Cominciò a scivere Detective Story all’età di 16 anni. Passò ad Hollywood con il successo di Scarface. Dalla vita irregolare muore di una crisi alcolica durante le prove al Teatro della Paramount a Los Angeles.



[10] ha lavorato come infermiera prima di laurearsi in legge a Glasgow, dove attualmente vive e insegna criminologia. Ha scritto sceneggiature televisive per la BBC scozzese. Ottiene il successo con “La donna di Glasgow”, giallo che riprende anche i temi del suo primo lavoro.



DIECI

Scusate la brevità, come tutti in questi giorni sono a tocchi.

Sto anche riflettendo di fare il punto dopo mesi di mail, ma forse è meglio rimandarlo alla prossima.

Ed allora, solo una brevissima citazione

Alda Merini "Sono nata il ventuno a primavera" Manni editore 9 euro.

Conoscevo le poesie della Merini, anche se qui non ce ne sono molte. C'è però traccia della sua storia, del suo essere la musa di Giorgio Manganelli e del tardo Quasimodo. Ne esce un ritratto che mi sta spingendo a saperne di più, sopratutto nei suoi periodi dentro e fuori il manicomio. Un verso di questa raccolta mi è rimasto "nuvole di pianto sono le mie parole un brivido di canto il silenzio del tuo respiro". Ma nell'orecchio mi rimangono dei versi sull'amicizia che da mesi ricerco e non riesco a ritrovare. Qualcuno mi può aiutare?

Per ora, buona corta settimana

NOVE

Comincio con un ringraziamento pubblico a Luana che mi ha convinto/costretto a tornare a leggere John Fante. Nel mio ricordo non era un autore che mi appassionava, anzi mi angosciava alquanto. Allora ho invece preso in mano

“Full of life (una vita piena)” Fazi editore euro 8,50

Questo si legge come un film, e scorre davanti come la vita.

L’argomento centrale è intenso (ed in gran parte autobiografico): una coppia aspetta un figlio. Ne seguiamo i momenti, le metamorfosi, i flashback (misurati). E come per magia veniamo portati all’argomento principe, i rapporti tra figli e genitori (e viceversa).

Non è, secondo me, come dice il risvolto, comico, anche se si ride e sorride. Ma non è neanche duro, disperato. Si legge e non ci si annoia. Mai.

Qua e là frasi che rimangono a galla. Una su tutte, anche se Fante fa una citazione da altri, ma ci sta bene come un cioccolatino ripieno (per dirla alla Forrest Gump): “Oh padre, oh madre, oh moglie, oh fratello, oh amico, ho vissuto con te fino a ora secondo le apparenze. Da questo momento in poi sarò la verità. … Devo essere me stesso. Non posso venire meno a me stesso per me o per lui. Se mi puoi amare per quello che sono saremo felicissimi. Se non puoi cercherò di meritarmelo. Non nasconderò i miei gusti o le mie avversioni.”

Veramente una buona settimana a tutti.

mercoledì 27 dicembre 2006

OTTO

L’ho letto di un fiato (poi non è neanche lungo, un centinaio di pagine), perché ha mosso in me le corde dei romanzi “di formazione”, ma anche del difficile rapporto con l’esterno. Questa volta cito

Richard Brautigan “American Dust – Prima che il vento si porti via tutto” ISBN euro 10.

Un libro perduto, anche datato se vogliamo. Scritto una ventina di anni fa ma con un piglio ed un percorso interno del piccolo-grande protagonista che non mi ha lasciato. Proprio per questo metto in coda anche una breve biografia dell’autore, per capire meglio questo hippie che attraversa velocemente le scene americane.

Mi rimangono anche due citazioni, una dell’introduzione

Non c'è nessun collante a tenere unite le cose se non il bisogno di vivere e la necessità di morire.”

Ed una di Brautigan “sono ancora alla ricerca … di una risposta anche solo parziale alla mia vita e, man mano che mi avvicino alla morte, questa risposta si fa sempre più lontana

Richard Brautigan è nato a Tacoma, vicino Seattle, nel 1935. Una infanzia travagliata lo spinge a lasciare casa per cercare l'avventura a San Francisco, dove lavora come aiutante di un inventore, studia e si sposa con Virginia D. Adler (nel '57). Scrive poesie e racconti senza successo fino a quando nel 1967 viene pubblicato "Pesca alla trota in America" (scritto nel '61), che lo fa conoscere al grande pubblico. La celebrità improvvisa gli permette di far pubblicare i suoi lavori precedenti. Escono "Il generale immaginario" del '63, "Zucchero di cocomero" del '64, "L'aborto" del '66. Dal 1968 scrive racconti per il Rolling Stone col suo caratteristico stile, storie brevi, più immagini che racconti, titoli che spiazzano e coinvolgono il lettore. Brautigan trova la sua vita ordinaria, priva di episodi degni di nota, per questo la investe con una sfrenata immaginazione che irrompe nei suoi racconti, nelle poesie e nel suo linguaggio.
Lascia S.Francisco, si perde tra alcool e attacchi paranoici, mentre la notorietà svanisce nel nulla. Scrive sottogeneri passando dai western al noir, alla pornografia, senza ottenere più alcun successo. Nel 1980 esce una sua raccolta di racconti brevi "Tokyo Montana Express" (in parte pubblicato in Italia col titolo "102 racconti zen") dove il suo stile incontra la cultura giapponese. Il 26 ottobre 1984 viene ritrovato dalla moglie di Peter Fonda nella sua casa a Bolinas, in California. Si era suicidato un mese prima sparandosi un colpo di pistola.

Buona settimana

SETTE

La platea delle trame si allarga e do il benvenuto ai nuovi lettori.
Vediamo un po’, allora, se oggi si riesce a parlare di qualcosa di meno triste.
Parlo di Erri De Luca “Tre cavalli” Feltrinelli euro 6,50.
De Luca è uno scrittore strano. Ne conosco il nome dai tempi delle lotte e dell’università. E ne conosco alcuni scritti che ogni tanto leggo. Scrive in modo agile, svelto. A volta usa immagini che non mi appartengono e ci sono libri che non sono riuscito a leggere, che mi hanno respinto. Altri che mi portano a rileggerlo.
Questo è uno di quest’ultimi. La storia (che al solito non racconto) prende le mossa da un detto popolare (credo ligure): “tre anni, una siepe; tre siepi, un cane; tre cani, un cavallo; tre cavalli, un uomo”.
Questa è la durata della nostra vita. E De Luca narra in presente e flashback di almeno due cavalli. Vita strana, errabonda, dolorosa, gioiosa. Un po’ come tutte.
E leggendo mi domandavo dei miei cavalli.
Ma c’è un altro pezzo, che mi ha colpito e voglio condividere con voi. In un suo momento di ricordi (andando in treno), ripensa alla giovinezza. Ed in poco più di una pagina mi ha fatto rivivere le gioie dei momenti di amore, che tutti abbiamo avuto, abbiamo e d avremo.
Buona settimana a tutti con i tre cavalli
 
A vent'anni tento qualche amore scarso. Per una ragazza mi piglia desiderio di andare insieme a un ci­nema, per un'altra di passeggiare in un'altra città. Le cerco, mi evitano, scrivo loro qualche lettera.
Mi mancano ma non smuovono amore.
Mi scordo di loro imparando a scalare montagne.
Poi incontro Dvora d'estate.
Ci sono creature assegnate che non riescono a in­contrarsi mai e s'aggiustano ad amare un'altra perso­na per rammendare l'assenza. Sono sagge.
Io a vent'anni non conosco gli abbracci e decido di aspettare. Aspetto la creatura assegnata. Sto vigile, imparo a scorrere le facce di una folla in pochi istanti. Ci sono sistemi che insegnano la lettura veloce dei li­bri, io imparo a leggere una folla al volo.
La setaccio, la scarto tutta, neanche un grano di quelle facce resta nella retina. So sempre che lei non c'è, lei, la assegnata.
Non ho un ritratto in testa da far combaciare so­pra una faccia, no, l'assegnazione non dipende dagli occhi, anche se non so da cosa. Aspetto d'incontrarla per saperne la figura.
Aspettare. Questo è il mio verbo a venti anni, un infinito asciutto che non sbrodola di ansia, non sbava speranza. Aspetto a vuoto.
Incontro Dvora in montagna. Io sto sulla parete del pilastro della Tofana di Rozes. E mezzogiorno e la mia cordata di due sta nella sezione dei tetti.
Dvora sale una via ferrata dirimpetto al pilastro. Sbuca da dietro e in un punto si trova affacciata da­vanti alla muraglia dove due omini stanno in piena parete collegati a una corda spessa un centimetro, che da lontano deve sembrare un filo per i panni.
Io sto faccia alla roccia e sto scavalcando il secondo tetto. Quando gli pianto il piede sopra Dvora grida il suo saluto, limpido più del mezzogiorno: "Olé". La vo­ce mi piglia alle spalle e io la riconosco, è lei, la mia asse­gnata, lo so subito e mi pare anche di saperlo da prima che non è una faccia, ma una voce il segno che aspetto.
E mi volto verso l'alto e c'è solo cielo e verso il basso e c'è il vuoto e lei dalla cima di fronte ripete lo squillo del suo olé e alza un braccio e io torco il collo e vedo un puntino di vita che sta dritto su un abisso di rocce sfasciate.
E mi levo il fazzoletto dal collo e lo sbatto mentre sto ancora in linea di strapiombo e non importa se l'al­tro braccio soffre a reggere per due e a non salutare.
E poi lancio in aria il fazzoletto rosso e quello pla­na e precipita come un'ala colpita.
E grido anch'io olé e il compagno di cordata stril­la di sbrigarmi ad arrivare a un ancoraggio, ma io so dire e fare solo olé per un minuto e poi grido il nome del rifugio dove si scende di ritorno dalle scalate. E non la vedo più.
Tocchiamo cima in due ore, dopo un'arrampicata sforzata veloce. Ci buttiamo in discesa come quando scaricano i fulmini e invece è primo pomeriggio e sole pieno. E arriviamo al rifugio, lei non c'è. Il mio compagno se ne torna a valle. Io resto seduto, spalle alla
porta perché aspetto la voce.
E arriva. Ecco Dvora, sento api nel sangue, un orso nel cuore, ogni battito è una zampa che sfascia l'alveare.
Mi da la mano, io so che non gliela lascio più
.”

SEI

Oggi mi dilungo un po’ prendendo spunto dall’ultimo giallo italiano che ho letto.

Prendo spunto da due considerazioni: autori italiani e romanzo “giallo”. Gli autori italiani, in genere, nella letteratura attuale sono in gran parte non direi bistrattati, ma, ecco, mi verrebbe da dire letti con meno voglia. Parlando in giro si cita quell’autore inglese, il nuovo talento americano, quel francese che è riuscito a dare nuova linfa alla lingua. Persino dell’arabo che parla dei problemi del Nord Africa in maniera talmente viva, che, se togli i nomi un po’ strani, sembra che parli propri di noi. Personalmente cerco sempre di trovare/provare la lettura di autori italiani proprio perché sono anche loro lo specchio del mio momento di vita. Parlano (o almeno provano a dire) del qui ed ora dell’Italia. E questo (mi) serve anche per capirne di più. E ne scrivono usando la propria lingua, motivo per cui anche la scrittura (nel bene e nel male) mi arriva più diretta: ne capisco efficaci tentativi di utilizzarla al meglio, ne capisco i limiti se mal usata.

Dall’altro lato, fin dagli inizi della mia carriera di lettura, ho ritenuto l’intreccio giallo/poliziesco/legale o simili aggettivi uno dei modi più diretti di arrivare a noccioli di questioni. Si prende un contesto che ha delle sue regole (qualcuno sta già borbottando ma che ci fai una lezione sulla letteratura di genere, che palle) e (essendone capaci) ci si mettono brandelli di vita quotidiana che a volte riesce difficile narrare in contesti magari diversi da brani sociologici. Un saggio dice senz’altro molto di più. Ma un romanzo, nella sua immediatezza, arriva prima.

E in ambito italiano, lo stile “giallo” ha prodotto narrativa che a me da/ha dato più spunti per pensare a dove siamo. Certo, un grande “sdoganamento” avviene con il boom Camilleri, ma quanta Italia era già presente non dico in classici come Scerbanenco o Olivieri, ma in un autore appartato e pur ben solido nelle sue rappresentazioni come Loriano Macchiavelli? O come non stare attento in altre scritture come quelle di Marcello Fois, di Massimo Carlotto, di Carlo Lucarelli o di Sandrone Dazieri?

Allora chiudo il cerco e cito la raccolta di gialli, a cura di Marcello Fois “Le ombre della città” Mondadori euro 5,10. Un libro che un po’ mi ha deluso, ma per un “inganno editoriale”. La quarta di copertina lasciva intendere di una serie di racconti ambientati a Bologna. Questo (unito al mio ultimo pallino sui luoghi) mi aveva attirato. Invece, sono una serie di racconti di autori che gravitano su Bologna. Alcuni ambientati lì, altri in Emilia, altri in isole lontane.

Passato il nervosismo, devo comunque riconoscerne il buon livello, con alcuni (i soliti Lucarelli, Macchiavelli) un po’ sopra gli altri.

Vi lascio questa settimana con una frase del racconto di Valerio Varesi che mi è balzata in testa e li sta rimanendo: “ci vuole coraggio a lasciare ciò che si è stati ed a rinascere”.

Buona settimana

CINQUE

Oggi vi narro molto velocemente un libro dedicato ad un luogo, ma un luogo che a me è molto caro. Un libro che parla di Venezia, intrecciandone il filo della memoria con il filo dell’acqua che non solo pervade la città ma diventa metafora della vita e del tempo.

Parlo di Iosif Brodskij “Fondamenta degli incurabili” Adelphi euro 7.

Mi ha preso perché anche per me ci sono dei luoghi che, pur essendo di tutti, sono essenzialmente miei. Per me il primo è Parigi, ma Venezia è lì vicino. Sarà l’associarlo alla giovinezza, all’amore, ed all’altrove, chissà. E Brodskij prende e ti porta lì, esterno alla città, ma con tutto l’amore di esserne parte. Il camminare tra le calli, l’odio-amore per le gondole. Ma, su tutto, il rapporto con l’acqua. Che oltre a diventare la vita, ne scandisce il tempo. E l’occhio guarda con amore questa vita-città che scorre nel tempo-acqua. Non ne farà parte, ma una stilla di sé rimane lì, tra San Polo e gli Incurabili, tra l’Accademia e la Frezzeria. E per gratitudine una goccia d’acqua ne suggella il matrimonio. Una lacrima, che scende dall’occhio che guarda e si fonde con l’oggetto guardato.

Buona settimana

lunedì 25 dicembre 2006

QUATTRO

Rimanendo in tema con le frequentazioni carcerarie, durante l’esperienza didattica mi sono letto anche

Geraldina Colotti Certificato di esistenza in vita Bompiani euro 7,50

All’inizio ero un po’ perplesso, non sapevo cosa aspettarmi.

Ma poi sia da soli che visti da dentro, ho trovato magistrali i racconti dal/del/sul carcere. Gli ultimi (sul mondo “normale”) li trovo più mosci, meno incisivi, meno sentiti.

Brevemente oggi, e come augurio che tutti si riesca ad uscire da questo carcere.

Buona settimana

Giovanni

TRE

Riprendiamo ora il colloquio interrotto per troppo tempo. Assenze, vacanze pasquali (per me due belle gite in Toscana ed in Sicilia) e problemi di virus mi hanno tenuto lontano dall’appuntamento periodico con la scrittura della lettura.

Per farmi perdonare, parliamo oggi di alcuni testi di diverso assortimento.

Il primo è un saggio, o meglio un “pamphlet” all’uso ottocentesco, volto a stuzzicare e non a risolvere.

Regis Debray “Fare a meno dei vecchi” Marsilio euro 7,50

L’esimio post-sessantottino sulla scia della proposta antica di Swift che proponeva di risolvere i problemi della fame mangiando i bambini, propone di risolvere i problemi dell’economia mondiale avviando gli anziani “ad una buona morte”. Avete fatto il vostro tempo, ci (mi) dice, ora fatevi da parte.

Il secondo è un librino giapponese. È noto che, in generale, io non abbia una particolare propensione con questa letteratura, ma questo mi ha preso.

Inoue Yasushi “Il fucile da caccia” Adelphi euro 7,50

Con un procedimento un po’ alla Nabokov, l’autore parte da un poema in generale inutile su di un fucile ed una situazione agreste, per arrivare alla descrizione della difficoltà dei rapporti amorosi. Qui tira fuori un po’ del Kurosawa di Rashomon, raccontando le verità parziali dei vari protagonisti per cercare di arrivare alla verità. O ad una verità. E ci (mi) lascia due domande, che volentieri vi giro: Qual è la verità? È meglio amare o essere amati?

Non possiamo poi, non tornare agli italiani. Due autori diversissimi. Da un lato un critico cinematografico che si cimenta in racconti sul mondo della celluloide e su quello che c’è intorno. Dall’altro un giovane o quasi, che in un racconto lungo ci porta dritto dritto all’interno dei rapporti tra essere umani ed alla ricerca di risposte.

Sono

Tullio Kezich “L’uomo di sfiducia” Bompiani euro 7

Questi racconti sono datati (scritti nel lontano 1962), ma, per un profano come me, danno un senso di quanto si aggira nel mondo “degli attori”. Pieno di gente che fa e disfa. Pieno di ego e di tanto bisogno d’amore. A volte sembra cercare di essere freddamente caustico, alla Capote. Ma sono i momenti peggiori. Quando riprende gli umori ed i dolori di situazioni tipicamente nostrane torna ad essere vivido e piacevole.

E l’altro è

Lorenzo Licalzi “Io no” Fazi euro 8,26

Storia di rapporti, amore, uomini e donne. E fratelli che non si parlano, si cercano, forse si trovano. Non mi interessa qui parlare a lungo della trama, forse me n’è rimasta poca in testa. Mi resta vivido il ricordo della difficoltà di tirar fuori un sé stesso che ci si sente in fondo. Tirarlo fuori senza fare male a nessuno. Forse impossibile. E quella bellissima risposta che da uno degli attori principi ad un certo punto: “Come pretendi che ti dia una risposta se l’unico tatuaggio che ho è un punto interrogativo?”

Buona settimana a tutti

DUE

In questa giornata di fine Pasqua, tra riposi e “viaggetti”, mi è viene naturale portare l’accento sul viaggio. E quale miglior viaggiatore di Ulisse? Ho ancora nell’orecchio Benigni che recita “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virutute e canoscenza”. Io che (come recita il titolo) sono un giocatore di parole cito allora un vecchio saggio ripubblicato da poco tempo.

Jean   Giono "Nascita dell’Odissea" Guanda euro 7,50

Giono si diverte a rovesciare tutta l’epica omerica. Ulisse è solo un abile mentitore, che racconta “credibili fandonie” che un cantante cieco travisa e trasforma in cantata immortale. Penelope non lo ha aspettato, Telemaco è un fannullone. Perfino l’uccisione del nemico ben accolto nel letto della fedifrega è frutto di casualità.

Su ogni pezzo di verità si cristallizza una scintellante menzogna. Che alla fine rende tutto più bello e più degno di essere vissuto.

Bisogna sempre dire la verità?

UNO

Dopo 16 mini-recensioni, finalmente Chiara mi ha donato il titolo di questo blog: trame (tra me) e voilà (voi là). Perciò continuerò a scrivere, anche se non so chi, come e con quali sensazioni mi legge


Ritorno all’ultimo periodo “tedesco”, citando Irene Nemirovsky Il ballo Adelphi euro 7.

In effetti è un raccontino, ma un “bel” raccontino. Ci porta con lievità negli anni ’20-’30, e ci fa vivere il dramma del crescere, il rapporto con i genitori, la ribellione (vero o immaginata). La famiglia arricchita organizza un ballo per dimostrare all’aristocrazia parigina ricca di esserci. E la figlia quindicenne vive tutto il dramma di essere nella famiglia ma di non essere partecipe dei suoi valori. Mi piace anche l’accenno a quello che ci sarà dopo la fine del racconto. Una delle mie più grandi fantasie, immaginarmi cosa succede dopo che ho chiuso l’ultima pagina alle persone che ho fin lì amato (e forse per questo sono molto attratto dai romanzi seriali, che propongono diverse avventure di un nucleo di personaggi principali).

Buona settimana a tutti

Giovanni

Recupero di un blog saltato


Poiché leggo anche un po’ più velocemente di quanto riesco a scrivere, ho accumulato una overdose di libri che non sono risucito a citare. Ve li porgo per l’estate. C’è una collana da dimenticare (quella di Repubblica sull’onda “templaresca”). E ci sono puntate in Oriente. Ci sono le tante evasioni giallo-avventuruse. E c’è il blocco di scrittori italiani. Ci sono alcuni (as-)saggi. E ci sono (nel bene e nel male) i miei “immortali”.

Per ogni libro, riporto autore, titolo, editore e prezzo.

A volte sono schematico, queste sono più che altro citazioni estive, ma dove fossi carente o criptico, datemi un segno. Ne parlerò/spiegherò di più (ah, questi logorroici…).

RICORDO A CHI NON LO HA FATTO CHE QUESTO E’ L’ULTIMO INVIO “NON SOLLECITATO”. CHI DOPO L’ESTATE GRADISCE LE MIE PUNTATE, MI DEVE DARE UN SEGNO E LO LASCRO’ NELLA LISTA.

Buona estate a tutti

Negativi (cioè l’inutile Biblioteca di Repubblica)

Ian Caldwell & Dustin Thomason Il Codice del Quattro Biblioteca di Republica 6,90

Finalmente qualcosa che non sa di Templari, ma di ‘500 italiano. Un po’ involuto ed ammiccante a Dan Brown (ma chi è uscito prima?)

Paul Doherty Gli assassini del Graal Biblioteca di Republica 6,90

Ennesimo libro della serie “alla Dan Brown” con variazioni interessanti. Narrato in prima persona nel 1500, trattando i personaggi del tempo di Enrico VIII come fratelli commensali. Storia “scontatella” sulla sopravvivenza di templari dopo la distruzione dell’Ordine, eccetera eccetera. Ma qualche rigo sopra la media delle altre

Robert Harris Pompei Biblioteca di Republica 6,90

Avevo apprezzato il primo Harris (quello di Fatherland), questo, a parte ricostruzioni più o meno ben fatte sui tempi dell’eruzione, scivola senza lasciare segni

Valerio Massimo Manfredi L’ultima legione Biblioteca di Republica 6,90

Romanzo storico, mescola la caduta di Roma con Artù. Impianto solito di VMM (buona scrittura, ma coinvolgimento da film)

Julia Navarro La fratellanza della Sacra Sindone Biblioteca di Republica 6,90

Scorrevole misteriata sui soliti templari e sui tentativi di rubare la Sindone. Buono l’impianto storico. La Torino misteriosa ed il finale non consolatorio.

 Paul Sussman L’armata perduta di Cambise Biblioteca di Republica 6,90

Thriller alla Cussler travestito da romanzo storico. Effettacci, ma niente sostanza Giulio Leoni I delitti della luce Biblioteca di Republica 6,90

Ultima avventura del priore Dante Alighieri in veste di detective. Solita ambientazione accurata, ma storia pretenziosa, contorta. E volendo toccare tutto, fa un enorme guazzabuglio. Due frasi: “Curiosare nei libri di un uomo non era come curiosare nella sua anima?” “Tu vuoi essere solo perché hai paura di essere abbandonato”

Giulio Leoni I delitti del mosaico Mondadori 8,40

(accomunato per l’autore) L’idea sembrava promettente (Dante Alighieri detective) ma il tutto è un po’ moscetto. La trama flebile, i personaggi senza dimensione. Si salva l’atmosfera del Trecento e qualche ammicammento intellettuale

La Cina e l’Oriente

Yu Miri Oro rapace Feltrinelli 8

Un lungo racconto manga. Tutto “irreale”, molto giapponese, fantastico. Per me lontano ed irrisolto. Desolazion? Forse. Ed anche altre citazioni che sfuggono (coreani, ecc.)

Su Tong I due volti del mondo Neri Pozza 6,90

Posso continuare a dire che la letteratura cinese mi lascia perplesso? Bella scrittura formale, qualche tocco di “comunicazione”. Ma le vicende (almeno la maggior parte) mi lasciano “freddo”. Anche di uno scrittore peraltro dignitoso come l’autore di “Lanterne rosse”

Dai Sijie Balzac e la Piccola Sarta cinese Adelphi 7

Questo mi riconcilia con i cinesi, che in genere non vanno né su né giu. Forse perché è vicino al film, ma scorre, anche se tratta di periodi crudi (la rieducazione durante la rivoluzione culturale), dove possedere un libro diventa uno dei pochi modi per resistere. E per inventare storie. Si sorride (quando si fanno passare sonate mozartiane solo perchè vengono intitolate “Mozart pensa al comandante Mao”), ed una bella frase “Balzac mi ha fatto capire che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile”.

Evasioni (buone ma anche deludenti)

Clive Cussler Odissea TEA 8,50

Ulteriore, ma forse tra le ultime, avventura di Dirk Pitt e della NUMA. Cussler inizò scrivendo “da film”, per poi costruire attraverso romanzi e romanzi, la saga di un personaggio “dalla parte dei buoni”. Facendolo evolvere e crescere in coerenza. In questa fatica si barcamena tra parte “archeo-filologica” interessante (vogliamo aprire un dibattito sul’Omero celtico?) e parte avventurosa ormai un po’ di maniera. Da citare comunque in blocco con tutta la sua produzione

Juan Manuel De Prada La tempesta E/O 8,26

Giovane spagnolo, prima sembra un libro giallo, poi un libro “alla maniera di..”, ma alla fine è un po’ deludente. Anche l’intreccio (seppur veneziano) non si risolve compiutamente.

Dave Eggers Conoscerete la nostra velocità Mondadori 8,40

Meglio il primo (quello del Diario di un genio). Qui c’è qualcosa di ripetitivo, certo fa piacere un po’ di affabulazione, qualche momento sull’americano che si confronta con l’altro da sé, ma moscio

Jeffrey Eugenides Middlesex Mondadori 8,40

Grazie Luana di avermelo suggerito. Molto intrigante l’accavallarsi delle storie famigliari greco-turche-americane sull’ermafrodito, sulla sua scoperta di sé, sul sentire donna - sentire uomo.. Mi sarebbe piaciuto un po’ più di partecipazione su Cal adulto.

Alicia Gimenez-Bartlett Il caso del lituano Sellerio 9

Casi brevi dell’ispettrice Petra Delgado. Si avverte la sana atmosfera barcellonese del post Carvalho. Ma i racconti sono troppo brevi per entrare completamente nel personaggio. Sufficiente, da rivedere nelle altre prove.

Sue Grafton P come Pericolo TEA 8

P-esima avventura di Kinsey. La Grafton cominciò anni ed anni fa un suo progetto (“L’alfabeto del crimine”) scrivendo gialli con la stessa protagonista (la Kinsey) partendo da “A come Alibi” per arrivare prima o poi alla Z. Ora siamo alla P, e le avventure sembrano un po’ stanche. I due fratelli cattivi mi sembra di averli già incontrati in altre storie. Si mescolano avvenimenti temporali. Vicenda principale invece è ben oliata, da vero giallo.

Ellis Peters Ballata di morte Tea 7,50

La Peters (ormai purtroppo defunta) ha scritto due saghe. Questa è quella dell’ispettore Felse, tranquillo detective della campagna inglese. Plot normale, senza sussulti, si legge e si rilassa.

Ellis Peters La tomba dimenticata Tea 7,80

Enne+unesima avventura dell’ispettore Felse, anche se lui è in “ombra”. Scrittura distensiva della grande giallista inglese. Intreccio un po’ “a cavolo” (qui indaga su di un morto che scompare) ma linearmente condotto fino alla fine. Rilassante.

Ellis Peters Un sacrilegio per fratello Cadfael Tea 7,80

Questa è l’altra grande saga. Un frate detective dell’Inghilterra post-crociate. Fratello Cadfael, dopo aver combattuto in Terrasanta, diventa uomo di pace e di erboristeria. Ma non rinuncia ad indagare, se qualche mistero appare. Questa 19-esima indagine comincia ad essere un po’ ripetitivo, cioè senza troppe novità. Solo la scrittura si salva.

Ivan Putilin Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo Sellerio 8

Le premesse erano buone. Ricordi dello Sherlock Holmes russo, il capo dell’investigativa, ecc. ecc. Alla resa dei fatti, emerge un po’ di Russia fino Ottocento, ma intrecci pochi, e capacità deduttive vicino allo zero assoluto (senza collaboratori sarebbe stato un … carabiniere). Forse, cercando cercando, rimane la costatazione che i crimini sono solo una parte della vita

Sandra Scopettone Tu, mia dolce irragiungibile E/O 9

Ultima pubblicata (ma vecchia di 10 anni) avventura dell’investigatrice lesbica Laureen Laurano. Risente molto degli anni passati. Buona atmosfera da 1994 ma scarsa ora. Intreccio poliziesco decente, ma il resto è rimasto nella penna degli altri romanzi

Italiani

Carmine Abate Tra due mari Mondadori 7,80

Una storia un po’ tedesca ed un po’ italiana, storia di un sogno multi-generazionale tra Calabria e Amburgo. Pieno di luci, suoni, odori. A volte sembra scontato, ma l’intreccio è carino ed alcuni sotto-finali non scontati da apprezzare.

Dino Buzzati Il panettone non bastò Mondadori 8,40

Una raccolta di scritti sul Natale. Non conosco molto Buzzati, ma qui (e altrove, lì dove è superfluo) sto imparando a capire la concisione di una parola, quando va dritta allo scopo. Mitico il Natale eritreo, abeti e deserti.

Giancarlo De Cataldo Il padre e lo straniero Edizioni e/o 8,50

È il primo libro che leggo di GDC. La scrittura è piacevole. Però la prima parte prende coinvolge. Pone domande: è se avessi un figlio minorato? E se quello non fosse uno straniero, quello anche lui con un figlio pieno di problemi, ma solamente un uomo? Per arrivare a conoscere i due stranieri (l’uomo e il figlio). la seconda parte la trovo macchinosetta.

Michele Giuttari Scarabeo Mondadori 4,90

Molta atmosfera, buon protagonista, finale un po’ scontato (tanto si sapeva che c’erano gay e stupri) con sottofinale non consolatorio.

Giuseppe Montesano A capofitto Mondadori 7,23

Salutato come uno dei nuovi scrittori, autore di epica narrativa urbana, ed altri bei concetti, a me non è piaciuto. Si, forse dietro tante parole ci sono idee, modi di stravolgere la realtà e rappresentarla per dire e meta-dire. Ma a me non è piaciuto.

Fabio Pittorru Il caso Vittoria Accoramboni NET 8

Romanzo giallo-storico come ce ne sono tanti. Girato a Venezia (ed anche qui una buona scuola). Buona scrittura dello sceneggiatore. Scorrevole ma niente più.

Carla Sereni Casalinghitudine Einaudi 9

Libro che mi ero segnato 15 anni fa, ma che era passato nell’oblio. Ripreso ora, duro nel rapporto col padre (ed il mio?), dolce e per me pauroso con il figlio autistico, tocco lieve che ripercorre momenti anche della mia vita con qualche anno in più, e tante, tante ricette (ahi quante corde il mio violino…)

Saggi

Elias Canetti La lingua salvata Adelphi 8,50

Bella la scrittura e piacevole seguire il nascere e crescere delle passioni di un uomo interessante. Fulminante, nel bene e nel male, il rapporto con la madre. Tuttavia mi rimane quel fondo di vecchio che non si stacca. Mi commuove ancora, però, chi riconosce che, in fondo, noi siamo i nostri parenti.

Nicola Rossi Mediterraneo del Nord. Un’altra idea del Mezzogiorno Laterza 10

Uno di quei saggi che mi fanno incazzare. Anni e anni di politica meridionale, governi di centro, di sinistra e di destra. E il risultato sempre al punto di partenza. Dati ed esempi di aberrante malfunzionalità, per arrivare all’idea di capovolgerne l’uso. Creare le premesse politiche ad un uso del Sud come Nord di qualche altra cosa.

Luis Sepulveda Il potere dei sogni Guanda 10

Storie e riflessioni di un impegno politico forte, costante, duraturo, da Allende alla Bachelet passando per Greenpeace. E ricordando che per la pace ed il benessere “brindiamo agli uomini ed alle donne che hanno dato tutto ed hanno pensato che non era ancora abbastanza”

Immortali

Nick Hornby Alta fedeltà Guanda 7,50

Il primo Hornby. Mitico per le sue liste. E per la speranza: chi ci farà un regalo che vale il cambiamento della propria vita?

Jean-Claude Izzo Casino totale Edizioni e/o 8

Il marsigliese al meglio. Tristezza. Comicità di poveri. Ed una città vera, come oggi è Marsiglia.

Daniel Pennac Il paradiso degli orchi Feltrinelli 7

Uno dei fondamenti della saga del capro espiatorio. Chi lo ha letto (vero Luana?), lo rilegga. Chi non lo ha letto lo DEVE leggere. Chi può, lo legga in francese, meditando sull’equazione “tradurre = tradire”.

Raymond Queneau I fiori blu Einaudi 9,50

Io lo amo. Aspetto con ansia il terzo volume dell’opera omnia in francese. Intanto, mentre i normanni bevevan Calvados, mi beo delle avventure di chi sogna di essere una farfalla (o viceversa?)

José Saramago Cecità Einaudi 10,50

Non sempre facile il mio rapposrto con lui. Questa volta l’inizio travolge, l’idea è efficace, poi si trascina qualche decina di pagine in più del necessario. Domanda: cosa succede se diventiamo tutti (TUTTI) ciechi? Dov’è il confine dell’utilità della vista? Comunque grazie Rosanna che regalandomelo mi hai obbligato a leggerlo.

Christa Wolf Cassandra Edizioni e/o 7,20

Posso dire di averlo letto, ma “capito”? è una scrittura che non riesco a digerire. Si, il dramma di una donna non compresa, che dice il giusto e ne soffre. E conosce la sofferenza che arriverà. Ma non riesco a sentirlo.

sabato 23 dicembre 2006

LIBRI SEDICI

Riprendo con due citazioni.

La prima è leggera, diciamo del mio filone italiano-poliziesco.

Annamaria Fassio[1] “Maria Morgana” Mondadori euro 3,60

Ritengo sempre interessante la scrittura poliziesco-noir italiana, l’unica che negli ultimi anni riesce a volte a dare un’immagine reale del mondo che stiamo vivendo. In particolare, mi piace leggere i libri della Fassio, ambientati a Genova (c’è n’è uno anche ai tempi del G8) e con il principale interprete una donna, il commissario (o commissaria) Franzoni. Anche qui ci sono i soliti punti fermi, oltre a Genova, l’ispettore Maffina, l’amica Annalisa. E l’ambiente delle immigrazioni di attualità. Scrittura scorrevole, che un po’ mi ricorda quella della svedese Marklund. In una parola piacevole.

Il secondo libro rientra in quello che in questi mesi è stato per me il filone della letteratura di lingua tedesca.

Elfride Jelinek “L’addio. La giornata di delirio di un leader populista” Castelvecchi euro 6

Le premesse c’erano tutte: buon argomento (ricalcato tra Heider e Berlusconi), buona scrittrice (che dire, premio Nobel). Risultato deludente: non mi piace la scrittura, non mi coinvolge, per fortuna è breve. In effetti il leader populista impiega sessanta pagine a dare l’addio alla politica, in quanto sconfitto (non si capisce se moralmente o per davvero), e lo fa ammiccando, dicendo e non dicendo. Ma la Jelinek sembra più a suo agio quando parla del personale (per quello che ho letto io). Ribadisco, l’unico pregio è che è breve. Certo, immaginandolo come monologo teatrale, potrebbe essere diverso?

 






[1] Questi i titoli degli altri romanzi della Fassio “Tesi di laurea”, “I delitti della casa rossa”, “Biglietto di sola andata”, “Una città in gabbia” e “Povera Butterfly…”


LIBRI QUINDICI

Brevemente questa settimana, rimango ancora nel mio filone tedesco.

Oggi cito una storia forte: una donna abbandona la figlia per entrare nelle SS, la figlia ne racconta l’incontro (forse finale) 50 anni dopo.

Parlo di Helga Schneider Lasciami andare, madre Adelphi 7 euro.

L’ho trovato un grande grido di dolore. La Schneider mi arrovella per tutto il centinaio di pagine sul dramma tra perdonare la propria madre-nemica o lasciarla morire (dentro?).

LIBRI QUATTORDICI

Appuntamento settimanale, in una settimana segnata dal dolore ed allora “soffriamo insieme” con un libro dalla scrittura cruda e forte, quasi un atto di fiducia richiesta al lettore. Parlo di Agota Kristof “Trilogia della città di K” Einaudi 7 euro.

La Kristof, esule dall’Ungheria nel ’56 e rifugiatasi in Svizzera, dove riprende a scrivere ma solo in francese, scrive cose difficili da raccontare: certo sarebbe facile parlare dell’avventura dei due gemelli, dall’abbandono durante la guerra, al dopo, alle invasioni, e tanto altro. Ma dietro c’è sempre qualche altra cosa. Come mi appuntavo durante la lettura: “Bellissimo!!! Ringrazio Rosa per avermelo imposto. In fondo è anche difficile da “raccontare”, è sola una scrittura che accompagna perfettamente un’idea: la descrizione del mondo e di come “adattarvisi”.

LIBRI TREDICI

Sono molto stanco per questo tredicesimo appuntamento, e vorrei menzionarvi qualcosa di semplice ma che mi è piaciuto, come impianto e come modo di scrittura,

Roberto Alajmo Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo Mondadori 7

Una bella scrittura di un giovane italiano, anzi siciliano. Non è un racconto. Non è un romanzo, è un florilegio! Una carrellata tra le vie, i profumi e le persone di Palermo.

Roberto descrive in brevi tratti le persone di Palermo, e in poche righe li incontriamo e poi li lasciamo. Il mio commento: “Solo tra i pazzi si può stare. Se ne può tirar fuori una pièce?”

mercoledì 20 dicembre 2006

LIBRI DODICI

L'ho appena finito di leggere e lo cito subito, perché sono stanco e non ho molta voglia di scrivere.

Si tratta di

Joseph Zoderer "La felicità di lavarsi le mani" Bompiani euro 6,50

Un libro sulla formazione e sul passaggio della giovinezza alla fine della seconda guerra mondiale.

Interessante l'autore, che scrive in tedesco vivendo a Merano.

Tante frecce nel suo arco, un bel ritratto della chiesa post-bellica, e del mondo di lingua tedesca tra Austria, Svizzera e Italia.

Tuttavia la scrittura è un po' freddina e non è riuscita a coinvolgermi, nel senso che ho fatto fatica a terminarlo, pur nella sua brevità.

LIBRI UNDICI

Come molti miei amici sanno, non sono stato mai un grande lettore di poesie. Si mi piace ricordarmele, ma quelle del liceo. Da pochi hanno sto modificando questa tendenza. Anche in uno dei primi "libri" ne parlavo.

Ora vorrei parlare di un poeta arabo. Ho finalmente letto

ADONIS - Memoria del vento - Tea - 7 euro.

Adonis è un poeta siriano vivente che ora vive in Francia. Ne avevo sentito parlare spesso, anche come candidato al Nobel. Finalmente sono riuscito a leggerlo. E devo dire di aver intuito (non dico compreso) a valle dello studio della lingua araba, la potenza innovatrice e talvolta "eversiva" delle sue poesie. Sono poesie dove c'è vita, vita con le sue parole, senza travestimenti. Capisco anche la difficoltà che a volte si ha perché intuisco che nella traduzione queste parole perdono parte della loro forza.

Permettetemi di chiudere con qualche "citazione" che mi risuona nella testa:

“Quale luce piange sotto le tue ciglia?” da Dialogo.

“Prendi una rosa, stendila per farne un guanciale … prendi una rosa, chiamala canto / e canta per l’universo” da La rosa.

“Il nostro silenzio – non ha una strada / così come il nostro amore” da Origine della strada.

LIBRI DIECI

Questa settimana mi dedico ad un piccolo saggio (circa 60 pagine) che molta fortuna ha avuto nei paesi anglo-sassoni, ma che, tradotto, perde la sua efficacia.

Si tratta di “Stronzate. Un saggio filosofico” di Harry G. Frankfurt Rizzoli, 5 euro.

In lingua inglese BULLSHIT (à stronzate) ha una lunga tradizione, soprattutto in un contesto in cui il puritanesimo anglo-sassone crea “castelli di verità” e dove mentire ha una valenza anche socio-politica.

Fatta questa premessa, il saggio rimane “debolino”. L’unica parte che, personalmente, mi ha fatto riflettere è proprio quello sulla differenza tra “bugia” e “stronzata”. Il primo concetto, infatti, implica la conoscenza della verità e quindi dire qualcosa che crea un castello di “verità alternativa”, per ingannare il destinatario della menzogna. La stronzata invece è un castello allegorico, fantasioso, che non crea nulla, se non discredito in che viene scoperto a dire stronzate. Ma come cita da Ambler di “Storie sporche”, “Mai dire una bugia, quando puoi cavartela a forza di stronzate”.

LIBRI NOVE

Oggi faccio solo una brevissima citazione
Charles Fourier "Elenco analitico dei cornuti" Melangolo 6,50 euro.
Non c'è nulla da ridere eppure è divertente. Descrive, succintamente, tutte le possibili varianti di cornutaggine (anche se è un po' misogino). Potrebbe essere uno spunto per una pièce o per un "libro" più articolato? Da meditare

domenica 17 dicembre 2006

LIBRI OTTO

Per riprendere dolcemente, cito un libro che ha fatto notizia un po' di tempo fa, e che ho letto l'estate scorsa.

Yann Martel Vita di Pi Piemme 5,90 euro.

Il mio commento era stato "Mi piace a tratti. Sembra promettere qualcosa in più, sul punto di decollare, quando entra nella narrazione di come il naufrago si organizza la vita. Ma alla fine non mi ha “emozionato”. Troppa pubblicità intorno? Una frase 'Devi parlare della paura… se la paura diventa un’oscurità inespressa che cerchi di evitare e che forse riesci persino a dimenticare, ti esponi ai suoi attacchi futuri.'”

LIBRI SETTE

Questa settimana una carrellata di autori.

Quindi cominciamo a parlare del primo autore, o meglio autrice.

Valeria Parrella, di cui riporto i due libri usciti “Mosca + balena” 7,75 euro e “Per grazia ricevuta” 9,50 euro  sempre della Minimum Fax.

Grazie a Loredana che me ne ha parlato. Non ci sono momenti memorabili, ma c’è una gioia del vivere che sta dietro tute le parole anche la più crude. Mi sento più leggero dopo averlo letto. Napoli e Vita. Mi piace. Un brano mi gira nella testa dal secondo libro “Mai avrei voluto guardarlo mentre si addormentava nel nostro letto senza saper perché….Mai avrei voluto questo per me. Io voglio scenate, e porte sbattute. E fughe senza ritorno. Voglio atti unici con finali a effetto, verità urlate in faccia…Invece una mattina l’ho visto nel letto addormentato e ho saputo che non lo amavo più…Capire che un amore è finito di sua consunzione è ammettere che non si è più in un modo… Ma nessuno che l’abbia capito può dimenticare che la vita l’ha toccato con uno dei suoi segni più infelici.”

Il secondo è un autore di teatro inglese, Alan Bennett, che si cimenta anche in piccoli bozzetti surreali, che mi hanno preso per il loro umorismo, e per la pietas che ne pervada lo schizzo do umanità. Vado a citare quindi

"Nudi e crudi" Adelphi 7 euro. "Ho finalmente riso di gusto in una vicenda dalla banale quotidianità ma piena, per me, di messaggi. Quando non hai più nulla puoi capire cosa veramente ti serve. E che dire della fine con l’infarto?"

"La signora nel furgone" Adelphi 6,50 euro "Si ride di meno, ma in poche pagine viene a galla l’assurdo del vivere e dell’essere o dell’immaginare che l’altro sia"

"La cerimonia del massaggio" Adelphi 7 euro "Si ridacchia, e si coglie l’essenza dell’effimero universo dell’apparire. Comunque preferisco Nudi e Crudi!!"

Per finire i regali natalizi, arriva il pensiero a due autori diversi e "lontani", che per caso ho letto in sequenza e che mi hanno fatto da rimando, avendo ambientato le loro storie a Roma.

Cito

Roberto Bolaño "Un romanzetto canaglia" Sellerio 8 euro. "Ovviamente mi piace di più il titolo spagnolo “Una novelita lumpen”. Scoperta di Bolaño, tra minimalismo spagnolo e sguardo aldomovariano senza speranza. Bei bozzetti. Strazio della vita."

John   Cheever "Il rumore della poggia a Roma" Fandango 6 euro "Tre racconti del padre del minimalismo. Atmosfere romane di 40 anni fa. Mi lasciano sempre molto spaesato. Confrontare con Bolaño."

E questo era l'esercizio, due stranieri a distanza di tanti anni. a confrontarsi con le atmosfere romane. Certo Roma è diversa, ma la Spagna, per me coglie un'essenza romana che altri con sanno cogliere.

LIBRI SEI

Da un lato, un compendio di storie dell’antichità classica:

“Antiche storie d’amore” a cura di Anacleto Postiglione ed. BUR euro 4,99

Dagli appunti “Suntino di vicende amorose dell’antichità. La scrittura del commento non mi piace tanto. Belli alcuni spunti. Da ritenere la parte di cross information e bibliografica”. Il buon Anacleto fa una carrellata da Amore e Psiche a Saffo, da Teseo e Arianna a Ero e Leandro. Tutte storie tragicissime. L’unica cosa veramente carina è quella delle informazioni incrociate: per ogni storia si rimanda non a libri, ma a quadri e musiche. Infine, in effetti, c’è un buon corredo bibliografico.

Stimolato dal senso del classico, ho preso in mano

Aristotele “Poetica” – Laterza 8 euro

Volevo leggere qualcosa su come nasce la poesia, i suoi canoni (io che ho sempre avuto difficoltà e che ora comincio ad apprezzare). Rileggo: “Letto, ma ancora da meditare. I fondamenti dell’espressione da una parte ed una lunga lista di “sconosciuti” da trattare. Un nuova sfida da mettere tra le altre.”

Se infatti mi ha incuriosito una lunga lista di poeti che per me erano (e sono) ignoti, dall’altra il buon Aristotele riesce in poche parole a sintetizzare quello che pensa dell’espressione artistica (e buoni suggerimenti per attori). Infatti lo tengo ancora sul comodino (beh, diciamo accanto al letto).

martedì 12 dicembre 2006

LIBRI CINQUE

Questa volta torniamo sul leggero, ed in particolare sul “thriller”.

L’autrice questa settimana è la svedese Liza Marklund, nata nel 1963, sposata con tre figli, giornalista. Ma in particolare, da 5 anni con la passione del giallo. Gialli classici, ambientati in Svezia. A me hanno colpito per l’attenzione ai particolari descrittivi (mi sembra che riescano a far passare l’atmosfera svedese) e per la scelta del protagonista. Anzi della protagonista, perché il “detective” nella fattispecie si chiama Annika Bengtzon, ed è giornalista di cronaca nera.

Il libro letto è “I dodici sospetti” edito da Mondadori nella collana Gialli Mondadori, costo 3,60 euro.

Non è forse il migliore, ma la scrittura è scorrevole, la storia di Annika si arricchisce anche sul privato. Non parlo della trama, non essendo una recensione, ma una raccolta di sensazioni. Una frase “Dove trova, una donna, la pazienza e la sicurezza, la certezza di aver scelto bene? Dove trova il coraggio di fidarsi dell’amore?”

Ricordo gli altri due libri precedenti con protagonista la Bengtzon: “Delitto a Stoccolma” e “Studio Sex”.

LIBRI QUATTRO

Vorrei citare questa volta due libricini, accomunati da questa casa editrice di profilo economico ed agile, sempre sullo stile pamphlet, un po’ provocazione un po’ riflessione agile.

La casa editrice è sempre “Nottetempo” (quella della poesia) e presso di lei escono mini collane a 3 euro, di libri in 32esimo, cioè piccolo formato di tipo ex-Millelire.

I due libri sono:

Antonio Negri La differenza italiana

e

Slavoj Zizek Diritti umani per Odradek?

Il primo non mi è piaciuto, l’ho letto direi per curiosità, quasi per vedere come mi ritrovavo con gli scritti del “professore” una trentina d’anni dopo averne letto e non condiviso lo scritto. Continua ad essere un “saggetto” pieno di “parole”, che vuole celebrare la differenza italiana del ’68, usando categorie filosofiche da accademia…

Per celebrare ed esaltare i minimi al cospetto dei massimi. Certo, il ’68 ha avuto delle sue differenze, e non sono certo io in grado di parlarne, ma le riduzioni e i marginalismi di Toni Negri non mi hanno convinto.

Il secondo l’ho letto anche qui per curiosità, mi stimolava l’idea di citare “l’uomo” ed il personaggio di Kafka, dalla natura umana ma che uomo non è. Da questo punto di vista posso dire che non mi ha deluso. Divertente inoltre la parte finale sulla disamina della saga dei film “Alien” e della loro rappresentazione dell’uomo. Mi ha lasciato, alla fine, una serie di domande che vi giro. I “Diritti umani” sono umanitari? Odradek, in quanto non-umano, ha una “cittadinanza”? E “Aliens” è un film anti-captalistico?

domenica 10 dicembre 2006

LIBRI TRE

Questo terzo appuntamento è dedicato al libanese Amin Maalouf, di cui ho letto da poco l’ultima fatica portatami con amicizia direttamente da Parigi.


“L’Amour de loin” ed. Livre de poche 3 euro


è un po’ strano, in quanto è il libretto di un opera lirica commissionata a Maalouf rielaborando una antica leggenda orientale.


Il mio commento “La storia breve di un amore lontano, immaginato, che per essere praticato porta alla morte. Ma come dice Jauffré “Il tuo amore occupa il mio spirito nella veglia e nel sogno. Ma io preferisco il sogno, perché lì tu mi appartieni” soffrendo per Clemence, bella senza l’arroganza della bellezza.”


Per coloro (pochi) che non conosco Maalouf, ricordo che è un libanese che da anni vive in Francia e scrive in francese. Ottimi i suoi primi libri (soprattutto, per me, “Samarcanda” sulla vita di Omar Kayyam).


Tra le ultime fatiche ricordo anche “Il periplo di Baldasarre” ed. Bompiani 8,50 euro. Riprendo il commento del libraio Fabio Masi di Genova, “entrare in libreria deve essere un momento di godimento puro.” Così come lo è, uscire con un Maalouf in mano.

LIBRI DUE

Il secondo libro di cui vi voglio parlare è


Patrizia Cavalli - La Guardiana - edizione Nottetempo - costo 3 euro.


Il mio commento a caldo: "Due poesie. La prima bellissima, un canto d’amore; la seconda non mi ha coinvolto"


Segnalo inoltre la casa editrice (Nottetempo) che pubblica libricini di 32 pagine, agili ed a costi contenuti.

sabato 9 dicembre 2006

LIBRI UNO

Ho cominciato circa un anno fa a scrivere mail settimanali ai miei amici sulla lettura.
Con l'andare della scrittura, queste scritture si sono modificate.
Innanzi tutto, ad un certo punto è saltato fuori un titolo, quello che riporto in questo blog.
Io sono qua, a leggere tra ... me e voi siete ... la. Ed ecco il titolo, che,per onestà, non è farina del mio sacco, anzi direi che è farina di castagne autunnali, con un po' di pinoli e rosmarino.
Poi, ho iniziato anche a scrivere delle mini-biografie degli autori letti. Un po' per inserire meglio il libro in un suo contesto. Un po' forse per far conoscere i meno noti.
Ora ho deciso di portare queste mail anche su di un blog. Allora, comincerò a riportale in ordine cronologico di apparizione, senza variazioni del testo.
Poi, pian piano aggiungeremo le altre note (perché questi libri, quando li compro, o me li regalano, o me li prestano, ecc.)

Il primo libro di cui farei menzione è
Epicuro Lettera sulla felicità Stampa Alternativa € 1

Il mio commento a caldo è stato:
Finalmente riesco a leggere questo vecchio “millelire”. Una frase su tutto “una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo” e poi, da citare “non si è mai né troppo giovani né troppo vecchi per cercare la felicità”.

lunedì 4 dicembre 2006

Buongiorno

Apro oggi il mio blog di letture ed altro.


Forse è solo un modo per dare sfogo all'angoscia che sento, quando vedo i miei sforzi cadere vanamente.


Ma la mia azione di oggi viene dalla lettura di Wikipedia, che mi ha fatto venire in mente "to ogg = intraprendere un'azione azzardata, con esiti incerti e conseguenze probabilmente deleterie".


Giovanni