giovedì 2 agosto 2007

Donne

Stanco come difficilmente in questi tempi (e forse sono più i pensieri che glia atti), mi ritrovo questa settimana a parlare non bene di due libri scritti da donne (non dico che ne parlo male, ma ho letto cose più coinvolgenti nella vita).

Della prima (inserita in un filone canadese di cui ho letto molti punti nell’ultimo periodo) ammiro più che altro il coraggio di decidere che scrivere è la mia vita, e quindi di adoperarsi con tutto il proprio essere a questa attività.

Parlo di

Mavis Gallant “Al di là del ponte e altri racconti” BUR euro 8,50

Quattro racconti dalla signora delle lettere canadese, della parte anglofona. Che dire? La scrittura è molto bella, pulita, senza una parola di troppo. Tra l’altro la Gallant, per scelta, ha scritto solo racconti non trovando adatta per lei la dimensione romanzo. Detto questo, nessuna emozione. Si, in alcuni punti c’è “vita”, ma non coinvolgimento. Tant’è che l’ho trascinato a lungo prima di poterlo digerire.                            

Della seconda (anche se per altri versi mi piace, e forse più nella sua versione iniziale), ammiro di meno l’essersi accompagnata – forse sposata non si riescono a trovare indizi – con Alejandro Jodorowsky.

Di lei invece ho letto

Marianne Costa “No woman’s land” Giunti euro 9,50

Un libro strano, a tratti interessante, a tratti da tenere a distanza. La storia, come il titolo rimanda, ci fa precipitare nella Sarajevo del dopo Tito e nella guerra etnica. Vista attraverso gli occhi di una donna che attraversa diversi stati di “comprensione” delle vicende. E qui, come nelle grappe, bisognerebbe eliminare la testa e la coda. La prima parte, l’innamoramento dello slavo tenebroso, è lunga, involuta, ripetitiva. A volte volutamente sgradevole (alla fine ho capito una chiave di questa lettura). La fine, con il tentativo forzato di dare un messaggio e di darlo verso una speranza, è anch’essa “oniricizzante”. Credo che molto di questi due tratti sia dovuto alla vicinanza con Jodorowskij. Il centro, con la guerra, la miseria, il vero orrore della terra di nessuno, colpisce. E colpisce ferite non sanate. Alla fine, anche se a fatica, può essere letto.

Della Costa, non riesco a trovare tracce biografiche, mentre più ricca è la prima.

Mavis Leslie Gallant, nata Mavis Leslie Young (11 Agosto 1922) è una scrittrice canadese. Figlia unica, Mavis nasce a Montreal, Quebec. Suo padre muore quando è molto piccola e la madre si risposa. In giovinezza cambia 17 tipi di scuola, finchè sulla ventina si impiega come reporter per il Montreal Standard (1944-1950). In questa fase sposa John Gallant, un musicista di Winnipeg, da cui ben presto divorzia. Nel 1950 lascia il giornalismo per seguire la sua vocazione di scrittrice e decide di andare in Francia, senza soldi né lavoro. Solo per essere libera di scrivere. Il suo motto è sempre l’epigrafe di Pasternak “Solo l’indipendenza personale è importante”. Nel 1981, Gallant viene nominata “Officer of the Order of Canada” per il suo contributo alla letteratura. Contemporaneamente vince il “Governor General's Award for literature” per la raccolta dei suoi racconti “Home Truths”. Nel 1983-84, ritorna in patria per insegnare all’Università di Toronto. Dal 1991 al 2002 continua a ricever premi per I suoi scritti e per I suoi racconti. Con Alice Munro, Gallant è uno dei pochi autori canadesi che viene pubblicato con regolarità da “The New Yorker”. D’altronde quasi tutti i suoi scritti sono apparsi prima in rivista e poi raccolti in libri.

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