domenica 4 agosto 2013

Reichsiana - 04 agosto 2013

Premessa necessaria per i nuovi “arrivi”: come i miei storici lettori sanno, le mie due attività principi sono il viaggio e la lettura. Ora dopo due intensi e piacevoli viaggi, nuovi amici si aggiungono a queste mie righe. Per loro, descrivo questa attività (visto che sui viaggi già mi conoscono). Ogni domenica che non sono in viaggio, invio una mail con le mie note su letture fatte. Che riceverete finché non vi stancherete, e mi direte basta. Inoltre, per chi vuole approfondire la mia biblioteca, ne segnalo la descrizione su www.anobii.com\giogio53 mentre chi vuole leggere le trame passate sono tutte riportate su http://giogio53.blogspot.it/.
Un’ultima precisazione, il titolo del blog comprende il gioco di parole che da un senso a tutta la mia scrittura.
Veniamo allora a questa settimana, che in luglio si è scritto e letto poco. D’altra parte viaggi impegnativi per la testa erano prioritari. Ripartiamo con una “verticale” come si direbbe in enologia, dedicata a Kathy Reichs ed a quattro romanzi che hanno per protagonista l’anatomo patologa Tempe Brennan. Purtroppo non al meglio (né la scrittura, né le traduzioni) con alcune prove minori (le prime) e solo l’ultima a livelli di sufficienza.
Kathy Reichs “Ceneri” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I: 13/03/2013 – T: 14/03/2013]
[tit. or.: Bare Bones; ling. or.: inglese; pagine: 403; anno 2003]
Ovviamente cominciamo anche qui, come ormai spesso accade, con il lamento del traduttore ignoto: perché far diventare ceneri le ossa nude (“Bare Bones”)? Quando le uniche ceneri sono quanto di meno entra nella trama ed invece le ossa sono una costante di quasi tutti i libri della nostra scrittrice nonché antropologa forense. Comunque, con questo romanzo riprendiamo le fila della saga della maestra delle ossa, Temperance Brennan detta Tempe, al pieno dell’intreccio tra pubblico e privato. Con molte, forse troppe, similitudini con la Scarpetta della Cornwell. Qui ci si concentra sulle ossa, la loro provenienza, ed i misteri che soggiacciono. Non a caso, il genere viene classificato come “thriller medico”. E la storia introduce almeno due termini che ignoravo completamente: melungeon (“Melungeon è il nome dato ad una popolazione del sud-est degli Stati Uniti, situata tra Tennessee orientale, Kentucky, Virginia e North Carolina. È una popolazione dalla pelle a volte scura, con lineamenti caucasoidi; alcuni individui presentano anche la plica mongolica agli occhi. Molto probabilmente discendono da colonizzatori spagnoli e portoghesi che si mescolarono a tribù di nativi, con un possibile contributo di schiavi mori e turchi, di cui rimangono circa 200 individui”) e Klinefelter (“La sindrome di Klinefelter è una malattia genetica caratterizzata da un'anomalia cromosomica in cui un individuo di sesso maschile possiede un cromosoma X soprannumerario. Normalmente le donne possiedono due cromosomi sessuali XX e gli uomini uno X e uno Y: gli individui affetti dalla sindrome di Klinefelter hanno almeno due cromosomi X e almeno un cromosoma Y”). Molte ossa al fuoco, mi verrebbe da dire. Infatti, mentre Tempe è in procinto di partire per una vacanza al mare con l'amato tenente Ryan, avvengono diversi ritrovamenti di ossa: il cadavere di un bambino carbonizzato, trovato nella stufa di una casa di campagna abbandonata; dei sacchi neri contenenti ossa animali ed umane, ritrovati dalla stessa dottoressa durante un picnic con la figlia Katy ed il fido cane Boyd; ed, infine, i resti umani di un incidente aereo. I casi inizialmente sembrano scollegati, ma, saltata la vacanza ed iniziate le indagini, si scopre che tutti hanno due cose in comune: il traffico di droga ed il commercio clandestino di cistifellea d'orso. Questi sporchi affari sono opera di gente senza scrupoli e la stessa vita dell’antropologa forense è messa in grave pericolo. Solo l’appoggio e l'aiuto di Ryan consentono a Tempe di arrivare sana e salva alla conclusione del caso. Ovviamente oltre alle ossa, una parte centrale sono i due elementi che ho citato prima, anche se non vi dico come entrano nella trama. Il finale è forse un po’ affrettato, anche se poi l’autrice si prende una ventina di pagine per mettere ordine alle vicende. Sia gialle di cui mette in ordine i perché ed i come, sia del rapporto tra Tempe e Ryan, l’amico canadese che molto gli è stato vicino, ma che non si capisce (ancora) se avrà un ruolo stabile nei futuri romanzi. Infine, un’ultima connotazione medica, che aumenta la mia conoscenza in materia. Tempe parla di “fratture comminute”, e mentre pensavo a possibili errori di stampa (tipo comminate cioè fatte appositamente), ho scoperto che è invece un termine corretto ed indica la frattura dell'osso con formazione di più di due frammenti. C’è sempre da imparare!
Kathy Reichs “Morte di Lunedì” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I: 04/05/2013 – T: 05/05/2013]
[tit. or.: Monday Mourning; ling. or.: inglese; pagine: 413; anno 2004]
Continuiamo a parlare di titoli, che con i libri della Reichs sono sempre fuorvianti. Qui abbiamo un lunedì luttuoso che diventa una morte di lunedì. Devo subito avvertire i lettori che in nessun lunedì del libro ci saranno delle morti, ma saranno i lunedì a scandire le indagini. Come se ogni fine settimana avvenisse una qualche scoperta che porta “più lutti” nella storia. Si approfondiscono anche alcune caratteristiche tipiche della scrittrice, sia verso i personaggi che verso le storie. Da un certo punto di vista stilistico (scusate il paragone irriverente) la Reichs utilizza uno stile simile a quello usato da Victor Hugo o da altri francesi ottocenteschi. Alla fine di ogni capitolo, puntualmente, c’è un qualche cosa (una nuova scoperta, un’entrata furtiva, un’esclamazione di un personaggio) che fa sì il lettore sia invogliato a girare pagina ed iniziare il nuovo capitolo. I francesi lo usavano perché pubblicavano i testi a puntate, così il lettore era invitato caldamente a comprare il giornale della settimana successiva per seguire la storia. Qui è solo un espediente per tener viva l’attenzione. Tuttavia è troppo “palese” per essere giudicato positivamente. Dicevamo anche dei caratteri. Ormai sappiamo che l’anatomo – forense Tempe Brennan si divide (come la sua inventrice) tra la Louisiana ed il Quebec. Ed impariamo a conoscerne le manie (ex-alcolista beve solo Perrier, ha una figlia che per ora studia negli States, ha una storia prendi e molla con un tenente della polizia canadese, il bel Andrew, e non sa cucinare). Poi appunto c’è Andrew Ryan, che viene volutamente (qui come nel precedente romanzo) lasciato molto tra luci ed ombre, quasi che la Reichs non sappia ancora se portare avanti la storia tra loro due (ma intanto Andrew sa cucinare). E poi ci sono i patologi canadesi (simpatico soltanto quello che si occupa dei denti), e gli altri poliziotti (tra cui spicca il super odioso ed azzimato Claudel). Il curioso della storia è che l’ho letta pochi giorni prima che una vicenda analoga scoppiasse sui giornali di tutto il mondo. Qui si parte, ovviamente, da alcune ossa trovate nello scantinato di una pizzeria. Sono tutte di ragazze, e solo la costanza della Brennan porta avanti l’indagine. Nessuno crede che siano recenti. Nessuno crede che ci sia del losco. Ryan si accompagna con una giovane sui venti anni e Brennan è anche rosa di gelosia. Tuttavia, l’analisi delle ossa (e forse queste sono le parti migliori, quelle in cui la Reichs, utilizzando le sue conoscenze, spiega come “leggere” le ossa) e l’utilizzo mirato di quello strumento che i film sbandierano ad ogni piè sospinto (il carbonio 14, ma i film non dicono quanto sia costoso il suo utilizzo), permettono alla Brennan di far partire le indagini. E di seguire le tracce di un misterioso canadese, utilizzatore dei locali prima della pizzeria. Con una serie di colpi di scena che non vi dico, si scopre quindi che, all’origine del tutto. Ci sono dei sequestri di ragazze, che poi vengono tenute in cattività (ecco i collegamenti con i giornali odierni). Ma che a differenza di queste, credo, vengono sottoposte a sevizie mirate. Peccato che poi, ogni tanto, però, qualche ragazza muoia. Ed è questo che porta Brennan, Claudel e Ryan a dipanare il bandolo, ed a trovare chi sia all’origine di tutti i sequestri e di tutte le morti. Non manca, perché si intona al caso, un accenno alla sindrome di Stoccolma. E non manca il lieto fine tra Tempe ed Andrew, che la squinzia si rivela essere una figlia seminata dal tenente in gioventù. Tuttavia, nonostante l’uso della suspense di cui sopra, ed altre attrattive minori, il romanzo non decolla mai realmente. Una scrittura estiva, così ho etichettato questo genere di romanzi. Che hanno un loro senso letti all’ombra di un ombrellone, cullati dalle onde del mare di fronte a voi. Un’ultima tirata d’orecchie ad Alessandra Emma Giagheddu che a pagina 40 si ostina a sostenere che Andrew e Tempe cenano con un’insalata di “arugula”. Ora, basta veramente poco per tradurre il temine con l’italiano “ruchetta” o “rucola”, essendo quello il nome americano di questa verdura. Un po’ di elasticità culinaria…
“Sono una brava cuoca, ma non so cucinare a istinto. Ho bisogno delle ricette.” (37)
Kathy Reichs “Ossario” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I: 07/05/2013 – T: 09/05/2013]
[tit. or.: Cross Bones; ling. or.: inglese; pagine: 457; anno 2005]
Faccio qui due premesse metodologiche e personali, che a valle di decine di libri forse è bene rinverdire. Primo, sono devoto e dipendente (“addicted”) dei personaggi seriali. Se ne incontro uno che mi sollecita delle corde, ne continuo a cercare e seguire le tracce. Così troviamo la mia libreria piena di Kay Scarpetta, Fratello Caldfel, Amelia Peabody, Harry Bosch, John Rebus, il commissario Beck e perché no l’Alligatore, il Gorilla, Grazia Contini, il commissario Montalbano e tanti altri. Nonostante a volte si alternino alti e bassi. Così come nelle storie di Tempe Brennan che qui stiamo seguendo. Secondo, sono altrettanto curioso ed incuriosito da qualsiasi cosa che attiene al Medio Oriente ed ai Paesi Arabi, sia nella narrativa che nella saggistica. Mi aspettavo quindi qualcosa di più da questo ottavo titolo del seriale sulla “indagatrice di ossa”. Perché è l’ottavo titolo, e perché, già dalla quarta, si fa cenno a sviluppi della storia in Israele. Certo, rimangono le perplessità di chi cura questi romanzi per la BUR, dove si continua a tradire i titoli (questa volta le ossa incrociate diventano un ossario, e portano un po’ fuori strada) e dove nella quarta si parla di scoperte archeologica nella città israeliana di … “Masnada”!!! Ma lasciamo da parte queste mie manie, che spero un giorno qualcuno raccoglierà, e veniamo al libro. Dal punto di vista della serialità, stiamo qualche passo avanti verso situazioni meno caotiche delle precedenti puntate. Finalmente sembra che Tempe e Andrew detto Andy abbiano raggiunto un discreto accordo “di vita”, una frequentazione più distesa, anche se sempre non molto palese. Poi la storia, pur cominciando in Canada, ben presto si sposta a Gerusalemme, e questo facilita il troncamento delle altre tensioni. Tanto per elencare: Tempe e la figlia Kate, Andy e la figlia Lily, Tempe e Claudel, e via enumerando. Muore un importatore ebreo di oggettistica, parrebbe suicida. La nostra però primo non è convinta (e sarà un’interessante analisi dei fori delle pallottole sul cranio a darci una soluzione al problema), e poi viene coinvolto da uno strano ebreo con allusioni a possibili incroci con ossa antiche. Tempe, se si parla di ossa, parte subito in quarta. E facendo squadra con Andy, trova: la foto di uno scheletro che un suo amico archeologo  dice provenire da un Museo francese, un archeologo israeliano che confessa di aver fotografato quelle ossa, e poi di averle rubate, e date in custodia all’ebreo morto e da questi ad un priore francescano. Recuperate le ossa, i nostri due eroi si spostano con loro a Gerusalemme (dove alloggiano all’American Colony Hotel, e le pagine che introducono la città santa, e la sua topografia religiosa e civile mi hanno già fatto volare di nuovo sulle rive del Giordano). Qui viene la parte più ambiziosa e meno riuscita del libro. Un lungo pateracchio “alla Dan Brown”, dove tutte queste ossa, ed altre ancora trovate nella valle della Geenna, vengono fatte risalire ad una possibile tomba della famiglia di Gesù. Sbuca un’urna funeraria con la scritta “Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”. E da questo si sviluppa una tonnellata di ipotesi su: verginità di Maria, fratelli carnali di Gesù, fratellastri, sposalizio di Gesù con Maria Maddalena, chiodi nei calcagni, morti apparenti, risvegli da sudari, nonché alla fine, morte di una famiglia cristiana, con DNA mitocondriale (anche qui un bel tuffo nelle competenze patologiche e forensi della scrittrice, che aumenta le nostre conoscenze in materia) compatibile con la “famiglia di Gesù”, all’interno della fortezza di Masada (quella giusta) durante il lungo assedio dei romani. Tutta questa parte è infiorettata da ipotesi un po’ tirate per i capelli (non perché non interessanti, ma perché non documentabili qui all’interno di un romanzo). Il tutto per trovarsi alla fine in un carosello di contrabbandi di reliquie sacre, nonché in amori ancillari, motivi che permettono, senza troppi patemi, di risolvere il caso da cui siamo partiti. Tuttavia, nonostante quindi i punti forti enumerati all’inizio, la resa totale è di un romanzo un po’ confusionario, diciamo nella parte bassa della produzione letteraria della Reichs. Prima di passare ad aspettare la nona (puntata non sinfonia), una piccola chicca: c’è un punto dove bisogna risolvere un mistero di due iniziali MF, e i nostri si scatenano da Morgan Freeman a Masahisa Fukase (fotografo giapponese) saltando quella che a me era venuta subito in mente: Marianne Faithfull.
“- Sono proprio una rompiballe! – Sì. Ma sei la mia rompiballe.” (355)
Kathy Reichs “Carne e ossa” BUR euro 10,90 (in realtà, scontato a 9,27 euro)
[A: 04/10/2012– I: 18/05/2013 – T: 21/05/2013]
[tit. or.: Break No Bones; ling. or.: inglese; pagine: 441; anno 2006]
Ma Irene Annoni e Nicolino Pomilio (esimi traduttori in forza alla BUR) dove sono andati a pescare la Carne che hanno inserito nel titolo? Ci si aspettava qualche sinonimo di rottura (Break) ma niente, si continua con le traduzioni “veloci” che servono a far cassetta, tanto questi sono libri “da ferrovia”. Ed invece siamo qui, all’ennesima puntata della patologa forense che si divide tra la Carolina ed il Canada, che si divide tra Andy il nuovo amore che non sboccia e Pete il marito che non si decide a lasciare del tutto. Tempe sta ultimando un corso di esame delle ossa a Charlotte quando viene coinvolta in un nuovo caso. La sua amica Emma, coroner del posto, si ammala e per darle una mano a fronte di alcuni ritrovamenti inusuali rimane a Charlotte, dove la raggiunge, non invitato, l’ex-marito Pete, avocato incaricato di far luce sui conti poco chiari di una sette religiosa, che guarda caso ha anche le mani in pasta nell’ambiente medico, dove gestisce un ospedale per i bisognosi. Pete è anche incaricato da un suo conterraneo lituano (si sa che in America i legami con i posti natii sono stranamente forti) di scoprire dove è andata a finire la figlia, anch’essa coinvolta nel giro religioso-ospedaliero. Mentre Emma continua a peggiorare (e ben presto scopriremo che è affetta da un tumore poco curabile), continuano a spuntare cadaveri di vario invecchiamento. Uno sotterrato in un’isoletta sabbiosa del vicino lago, una in un bidone di benzina affondato nel lago stesso, uno impiccato ad un albero nella vicina foresta. Assistiamo ai soliti interventi nelle sale obituario care alla nostra Tempe, dove continuiamo ad apprendere informazioni di carattere medico sull’analisi delle ossa e su quanto da esse si possa sapere della storia personale. Quasi come leggendo un libro, si tirano fuori informazioni su sesso, altezza, morfologia, storia medica. Ed è questa forse la parte più interessante del libro, che, sul versante “giallo” non riesce a prendere molto. Scopriamo così che i morti hanno delle strane scalfitture sulle ossa cervicali, dal lato sinistro. E che quelle più antiche (cioè non l’impiccato) hanno delle incisioni nella parte bassa della colonna vertebrale. Intanto arriva pure Andy, che ha litigato con la figlia, e si prospetta un delicato “menage a tre”, dove Tempe sa cosa vuole, ma non riesce a praticarlo. Con l’aiuto di un giornalista sulle prime poco simpatico, poi una miniera di informazioni, e con il computer ritrovato dell’impiccato (che si scopre essere un investigatore anche lui alla ricerca di informazioni sui religiosi), scopriamo poi che i morti sono tutti un po’ emarginati dalla società. Poveri, diseredati, solitari, spesso alcolizzati. E soprattutto, in cura nella clinica di cui sopra. Dove fa il bello ed il cattivo tempo un medico un pochino loffio. C’è qualche complicazione collaterale (problemi edilizi dove vengono trovati dei cadaveri, ferimento quasi fatale del fascinoso Pete e inizio di catarsi della nostra Tempe che si domanda quale sarà il suo futuro, definitivo collasso e morte della leucemica Emma), ma la nostra trama procede come un fuso verso la soluzione finale. La scoperta, tramite un testo di medicina, delle motivazioni delle abrasioni alle cervicali, e sopratutto perché dal lato sinistro. E la scoperta di un nuovo caso globale, come spesso accade nei libri della Reichs. Che in precedenza se la prese contro i maltrattatori di donne, e con altre piaghe sociali. Qui vi dirò soltanto che c’è una lunga digressione, che mi ha molto divertito, su Burke e Hare, i due famigerati trafugatori di cadaveri di Edimburgo (e ci si andrà presto a vederne le tracce in loco?). Comunque il libro è un po’ stanco, cerca di risollevarsi ponendo le questioni dei rapporti umani (tra Tempe ed Emma, tra Tempe e Andy, tra Tempe e Pete), divagando un po’ sulle morfologie americane (e mi incuriosisce questa Carolina del Nord, sede di molte Chiese Presbiteriane) e sui tic di tutti i nordamericani. Con qualche piccola caduta quando dagli enigmi sulle ossa (che mi incuriosiscono) cercano di passare a delle cifrature che non reggono neanche il tempo di uno sguardo (anche se si ostinano a citare Marian Rejewski, il crittografo polacco che diede il via alla decrittografia dei messaggi tedeschi, poi portata al suo apice da Turing e le sue macchine, noi che ben conosciamo l’informatica…). Un po’ di rilassamento, ma non molto di più.
“Comunque vada a finire, sono tra i fortunati. Ci sono molte persone nella mia vita. Persone che mi vogliono bene.” (441)
Una nuova precisazione per i neo-entrati. Ogni prima domenica del mese, riporto anche l’elenco completo dei libri letti tre mesi prima (tre mesi che così ho il tempo di elencarli e di porre nell’ultima colonna il numero di gradimento, tra 1 – pessimo -  e 5 – da non perdere-).
Quindi, oggi ci dedichiamo ai ben 17 libri letti nel mese di maggio, iniziato in sordina, con letture piatte, ma finito in crescendo con l’ottimo Cicerone, e le due letture al femminile, che consiglio caldamente (Gamberale e Lively).

#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Camilla Lackberg
Lo scalpellino
Marsilio
14
3
2
Alexandra Marinina
La settima vittima
Repubblica – Noir
7,90
2
3
Kathy Reichs
Morte di Lunedì
BUR
9,90
2
4
Anne Holt
L’unico figlio
Repubblica – Noir
7,90
2
5
Kathy Reichs
Ossario
BUR
9,90
2
6
Jhumpa Lahiri
L’omonimo
Guanda
9
3
7
Anne Perry
Il fiume mortale
Mondadori
4,90
2
8
Veit Heinichen
Nessuno da solo
E/O
11,50
3
9
Piero Colaprico
La donna del campione
Repubblica – Noir
7,90
3
10
Andrea Vitali
La mamma del sole
Garzanti
10,60
3
11
Kathy Reichs
Carne e ossa
BUR
10,90
3
12
Cicerone
La vecchiaia
Feltrinelli
s.p.
4
13
Åsa Larson
Finché sarà passata la tua ira
Marsilio
s.p.
2
14
Marco Vichi
Morte a Firenze
TEA
9
3
15
Chiara Gamberale
Le luci nelle case degli altri
Mondadori
13
4
16
Petros Markaris
Prestiti scaduti
Bompiani
10,90
3
17
Penelope Lively
Un posto perfetto
TEA
9
4


Anche il Portogallo è andato, e non sono rimasto deluso né dal ritrovarlo dopo solo un anno, né dal gruppo, bello, unito e simpatico. Ora, dopo due viaggi europei piacevoli, anche se lo confesso un pochino impegnativi, andiamo verso un Agosto più rilassante e personale. Ci attende il caldo Marocco, e noi ci risentiremo a fine mese.