Premessa necessaria per i nuovi “arrivi”:
come i miei storici lettori sanno, le mie due attività principi sono il viaggio
e la lettura. Ora dopo due intensi e piacevoli viaggi, nuovi amici si
aggiungono a queste mie righe. Per loro, descrivo questa attività (visto che
sui viaggi già mi conoscono). Ogni domenica che non sono in viaggio, invio una
mail con le mie note su letture fatte. Che riceverete finché non vi
stancherete, e mi direte basta. Inoltre, per chi vuole approfondire la mia biblioteca,
ne segnalo la descrizione su www.anobii.com\giogio53
mentre chi vuole leggere le trame passate sono tutte riportate su http://giogio53.blogspot.it/.
Un’ultima precisazione, il titolo
del blog comprende il gioco di parole che da un senso a tutta la mia scrittura.
Veniamo allora a questa
settimana, che in luglio si è scritto e letto poco. D’altra parte viaggi impegnativi
per la testa erano prioritari. Ripartiamo con una “verticale” come si direbbe
in enologia, dedicata a Kathy Reichs ed a quattro romanzi che hanno per
protagonista l’anatomo patologa Tempe Brennan. Purtroppo non al meglio (né la
scrittura, né le traduzioni) con alcune prove minori (le prime) e solo l’ultima
a livelli di sufficienza.
Kathy Reichs “Ceneri” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I: 13/03/2013 – T: 14/03/2013]
[tit. or.: Bare Bones; ling. or.: inglese; pagine: 403;
anno 2003]
Ovviamente
cominciamo anche qui, come ormai spesso accade, con il lamento del traduttore
ignoto: perché far diventare ceneri le ossa nude (“Bare Bones”)? Quando le
uniche ceneri sono quanto di meno entra nella trama ed invece le ossa sono una
costante di quasi tutti i libri della nostra scrittrice nonché antropologa
forense. Comunque, con questo romanzo riprendiamo le fila della saga della
maestra delle ossa, Temperance Brennan detta Tempe, al pieno dell’intreccio tra
pubblico e privato. Con molte, forse troppe, similitudini con la Scarpetta
della Cornwell. Qui ci si concentra sulle ossa, la loro provenienza, ed i
misteri che soggiacciono. Non a caso, il genere viene classificato come
“thriller medico”. E la storia introduce almeno due termini che ignoravo completamente:
melungeon (“Melungeon è il nome dato ad una popolazione del sud-est degli Stati
Uniti, situata tra Tennessee orientale, Kentucky, Virginia e North Carolina. È
una popolazione dalla pelle a volte scura, con lineamenti caucasoidi; alcuni
individui presentano anche la plica mongolica agli occhi. Molto probabilmente
discendono da colonizzatori spagnoli e portoghesi che si mescolarono a tribù di
nativi, con un possibile contributo di schiavi mori e turchi, di cui rimangono
circa 200 individui”) e Klinefelter (“La sindrome di Klinefelter è una malattia
genetica caratterizzata da un'anomalia cromosomica in cui un individuo di sesso
maschile possiede un cromosoma X soprannumerario. Normalmente le donne
possiedono due cromosomi sessuali XX e gli uomini uno X e uno Y: gli individui
affetti dalla sindrome di Klinefelter hanno almeno due cromosomi X e almeno un
cromosoma Y”). Molte ossa al fuoco, mi verrebbe da dire. Infatti, mentre Tempe
è in procinto di partire per una vacanza al mare con l'amato tenente Ryan,
avvengono diversi ritrovamenti di ossa: il cadavere di un bambino carbonizzato,
trovato nella stufa di una casa di campagna abbandonata; dei sacchi neri
contenenti ossa animali ed umane, ritrovati dalla stessa dottoressa durante un
picnic con la figlia Katy ed il fido cane Boyd; ed, infine, i resti umani di un
incidente aereo. I casi inizialmente sembrano scollegati, ma, saltata la
vacanza ed iniziate le indagini, si scopre che tutti hanno due cose in comune:
il traffico di droga ed il commercio clandestino di cistifellea d'orso. Questi
sporchi affari sono opera di gente senza scrupoli e la stessa vita
dell’antropologa forense è messa in grave pericolo. Solo l’appoggio e l'aiuto
di Ryan consentono a Tempe di arrivare sana e salva alla conclusione del caso.
Ovviamente oltre alle ossa, una parte centrale sono i due elementi che ho
citato prima, anche se non vi dico come entrano nella trama. Il finale è forse
un po’ affrettato, anche se poi l’autrice si prende una ventina di pagine per
mettere ordine alle vicende. Sia gialle di cui mette in ordine i perché ed i
come, sia del rapporto tra Tempe e Ryan, l’amico canadese che molto gli è stato
vicino, ma che non si capisce (ancora) se avrà un ruolo stabile nei futuri
romanzi. Infine, un’ultima connotazione medica, che aumenta la mia conoscenza
in materia. Tempe parla di “fratture comminute”, e mentre pensavo a possibili
errori di stampa (tipo comminate cioè fatte appositamente), ho scoperto che è
invece un termine corretto ed indica la frattura dell'osso con formazione di
più di due frammenti. C’è sempre da imparare!
Kathy Reichs “Morte di Lunedì” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I:
04/05/2013 – T: 05/05/2013]
[tit. or.: Monday Mourning; ling. or.: inglese; pagine: 413; anno 2004]
Continuiamo
a parlare di titoli, che con i libri della Reichs sono sempre fuorvianti. Qui
abbiamo un lunedì luttuoso che diventa una morte di lunedì. Devo subito
avvertire i lettori che in nessun lunedì del libro ci saranno delle morti, ma
saranno i lunedì a scandire le indagini. Come se ogni fine settimana avvenisse
una qualche scoperta che porta “più lutti” nella storia. Si approfondiscono
anche alcune caratteristiche tipiche della scrittrice, sia verso i personaggi
che verso le storie. Da un certo punto di vista stilistico (scusate il paragone
irriverente) la Reichs utilizza uno stile simile a quello usato da Victor Hugo
o da altri francesi ottocenteschi. Alla fine di ogni capitolo, puntualmente,
c’è un qualche cosa (una nuova scoperta, un’entrata furtiva, un’esclamazione di
un personaggio) che fa sì il lettore sia invogliato a girare pagina ed iniziare
il nuovo capitolo. I francesi lo usavano perché pubblicavano i testi a puntate,
così il lettore era invitato caldamente a comprare il giornale della settimana
successiva per seguire la storia. Qui è solo un espediente per tener viva
l’attenzione. Tuttavia è troppo “palese” per essere giudicato positivamente.
Dicevamo anche dei caratteri. Ormai sappiamo che l’anatomo – forense Tempe
Brennan si divide (come la sua inventrice) tra la Louisiana ed il Quebec. Ed
impariamo a conoscerne le manie (ex-alcolista beve solo Perrier, ha una figlia
che per ora studia negli States, ha una storia prendi e molla con un tenente
della polizia canadese, il bel Andrew, e non sa cucinare). Poi appunto c’è
Andrew Ryan, che viene volutamente (qui come nel precedente romanzo) lasciato
molto tra luci ed ombre, quasi che la Reichs non sappia ancora se portare avanti
la storia tra loro due (ma intanto Andrew sa cucinare). E poi ci sono i
patologi canadesi (simpatico soltanto quello che si occupa dei denti), e gli
altri poliziotti (tra cui spicca il super odioso ed azzimato Claudel). Il
curioso della storia è che l’ho letta pochi giorni prima che una vicenda
analoga scoppiasse sui giornali di tutto il mondo. Qui si parte, ovviamente, da
alcune ossa trovate nello scantinato di una pizzeria. Sono tutte di ragazze, e
solo la costanza della Brennan porta avanti l’indagine. Nessuno crede che siano
recenti. Nessuno crede che ci sia del losco. Ryan si accompagna con una giovane
sui venti anni e Brennan è anche rosa di gelosia. Tuttavia, l’analisi delle
ossa (e forse queste sono le parti migliori, quelle in cui la Reichs, utilizzando
le sue conoscenze, spiega come “leggere” le ossa) e l’utilizzo mirato di quello
strumento che i film sbandierano ad ogni piè sospinto (il carbonio 14, ma i
film non dicono quanto sia costoso il suo utilizzo), permettono alla Brennan di
far partire le indagini. E di seguire le tracce di un misterioso canadese,
utilizzatore dei locali prima della pizzeria. Con una serie di colpi di scena
che non vi dico, si scopre quindi che, all’origine del tutto. Ci sono dei
sequestri di ragazze, che poi vengono tenute in cattività (ecco i collegamenti
con i giornali odierni). Ma che a differenza di queste, credo, vengono
sottoposte a sevizie mirate. Peccato che poi, ogni tanto, però, qualche ragazza
muoia. Ed è questo che porta Brennan, Claudel e Ryan a dipanare il bandolo, ed
a trovare chi sia all’origine di tutti i sequestri e di tutte le morti. Non
manca, perché si intona al caso, un accenno alla sindrome di Stoccolma. E non
manca il lieto fine tra Tempe ed Andrew, che la squinzia si rivela essere una
figlia seminata dal tenente in gioventù. Tuttavia, nonostante l’uso della
suspense di cui sopra, ed altre attrattive minori, il romanzo non decolla mai
realmente. Una scrittura estiva, così ho etichettato questo genere di romanzi.
Che hanno un loro senso letti all’ombra di un ombrellone, cullati dalle onde
del mare di fronte a voi. Un’ultima tirata d’orecchie ad Alessandra Emma
Giagheddu che a pagina 40 si ostina a sostenere che Andrew e Tempe cenano con
un’insalata di “arugula”. Ora, basta veramente poco per tradurre il temine con
l’italiano “ruchetta” o “rucola”, essendo quello il nome americano di questa
verdura. Un po’ di elasticità culinaria…
“Sono una brava cuoca, ma non so cucinare a
istinto. Ho bisogno delle ricette.” (37)
Kathy Reichs “Ossario” BUR euro 9,90
[A: 30/09/2012– I:
07/05/2013 – T: 09/05/2013]
[tit. or.: Cross Bones; ling. or.: inglese; pagine: 457; anno 2005]
Faccio
qui due premesse metodologiche e personali, che a valle di decine di libri
forse è bene rinverdire. Primo, sono devoto e dipendente (“addicted”) dei
personaggi seriali. Se ne incontro uno che mi sollecita delle corde, ne
continuo a cercare e seguire le tracce. Così troviamo la mia libreria piena di
Kay Scarpetta, Fratello Caldfel, Amelia Peabody, Harry Bosch, John Rebus, il
commissario Beck e perché no l’Alligatore, il Gorilla, Grazia Contini, il
commissario Montalbano e tanti altri. Nonostante a volte si alternino alti e
bassi. Così come nelle storie di Tempe Brennan che qui stiamo seguendo.
Secondo, sono altrettanto curioso ed incuriosito da qualsiasi cosa che attiene
al Medio Oriente ed ai Paesi Arabi, sia nella narrativa che nella saggistica.
Mi aspettavo quindi qualcosa di più da questo ottavo titolo del seriale sulla
“indagatrice di ossa”. Perché è l’ottavo titolo, e perché, già dalla quarta, si
fa cenno a sviluppi della storia in Israele. Certo, rimangono le perplessità di
chi cura questi romanzi per la BUR, dove si continua a tradire i titoli (questa
volta le ossa incrociate diventano un ossario, e portano un po’ fuori strada) e
dove nella quarta si parla di scoperte archeologica nella città israeliana di …
“Masnada”!!! Ma lasciamo da parte queste mie manie, che spero un giorno
qualcuno raccoglierà, e veniamo al libro. Dal punto di vista della serialità,
stiamo qualche passo avanti verso situazioni meno caotiche delle precedenti
puntate. Finalmente sembra che Tempe e Andrew detto Andy abbiano raggiunto un
discreto accordo “di vita”, una frequentazione più distesa, anche se sempre non
molto palese. Poi la storia, pur cominciando in Canada, ben presto si sposta a
Gerusalemme, e questo facilita il troncamento delle altre tensioni. Tanto per
elencare: Tempe e la figlia Kate, Andy e la figlia Lily, Tempe e Claudel, e via
enumerando. Muore un importatore ebreo di oggettistica, parrebbe suicida. La
nostra però primo non è convinta (e sarà un’interessante analisi dei fori delle
pallottole sul cranio a darci una soluzione al problema), e poi viene coinvolto
da uno strano ebreo con allusioni a possibili incroci con ossa antiche. Tempe,
se si parla di ossa, parte subito in quarta. E facendo squadra con Andy, trova:
la foto di uno scheletro che un suo amico archeologo dice provenire da un Museo francese, un
archeologo israeliano che confessa di aver fotografato quelle ossa, e poi di
averle rubate, e date in custodia all’ebreo morto e da questi ad un priore
francescano. Recuperate le ossa, i nostri due eroi si spostano con loro a
Gerusalemme (dove alloggiano all’American Colony Hotel, e le pagine che
introducono la città santa, e la sua topografia religiosa e civile mi hanno già
fatto volare di nuovo sulle rive del Giordano). Qui viene la parte più
ambiziosa e meno riuscita del libro. Un lungo pateracchio “alla Dan Brown”,
dove tutte queste ossa, ed altre ancora trovate nella valle della Geenna, vengono
fatte risalire ad una possibile tomba della famiglia di Gesù. Sbuca un’urna
funeraria con la scritta “Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”. E da
questo si sviluppa una tonnellata di ipotesi su: verginità di Maria, fratelli
carnali di Gesù, fratellastri, sposalizio di Gesù con Maria Maddalena, chiodi
nei calcagni, morti apparenti, risvegli da sudari, nonché alla fine, morte di
una famiglia cristiana, con DNA mitocondriale (anche qui un bel tuffo nelle
competenze patologiche e forensi della scrittrice, che aumenta le nostre
conoscenze in materia) compatibile con la “famiglia di Gesù”, all’interno della
fortezza di Masada (quella giusta) durante il lungo assedio dei romani. Tutta
questa parte è infiorettata da ipotesi un po’ tirate per i capelli (non perché
non interessanti, ma perché non documentabili qui all’interno di un romanzo).
Il tutto per trovarsi alla fine in un carosello di contrabbandi di reliquie
sacre, nonché in amori ancillari, motivi che permettono, senza troppi patemi,
di risolvere il caso da cui siamo partiti. Tuttavia, nonostante quindi i punti
forti enumerati all’inizio, la resa totale è di un romanzo un po’ confusionario,
diciamo nella parte bassa della produzione letteraria della Reichs. Prima di
passare ad aspettare la nona (puntata non sinfonia), una piccola chicca: c’è un
punto dove bisogna risolvere un mistero di due iniziali MF, e i nostri si
scatenano da Morgan Freeman a Masahisa Fukase (fotografo giapponese) saltando
quella che a me era venuta subito in mente: Marianne Faithfull.
“- Sono proprio una rompiballe! – Sì. Ma sei
la mia rompiballe.” (355)
Kathy Reichs “Carne e ossa” BUR euro 10,90 (in realtà, scontato a 9,27
euro)
[A: 04/10/2012– I:
18/05/2013 – T: 21/05/2013]
[tit. or.: Break No Bones; ling. or.: inglese; pagine: 441; anno 2006]
Ma
Irene Annoni e Nicolino Pomilio (esimi traduttori in forza alla BUR) dove sono
andati a pescare la Carne che hanno inserito nel titolo? Ci si aspettava
qualche sinonimo di rottura (Break) ma niente, si continua con le traduzioni
“veloci” che servono a far cassetta, tanto questi sono libri “da ferrovia”. Ed
invece siamo qui, all’ennesima puntata della patologa forense che si divide tra
la Carolina ed il Canada, che si divide tra Andy il nuovo amore che non sboccia
e Pete il marito che non si decide a lasciare del tutto. Tempe sta ultimando un
corso di esame delle ossa a Charlotte quando viene coinvolta in un nuovo caso.
La sua amica Emma, coroner del posto, si ammala e per darle una mano a fronte
di alcuni ritrovamenti inusuali rimane a Charlotte, dove la raggiunge, non invitato,
l’ex-marito Pete, avocato incaricato di far luce sui conti poco chiari di una
sette religiosa, che guarda caso ha anche le mani in pasta nell’ambiente
medico, dove gestisce un ospedale per i bisognosi. Pete è anche incaricato da
un suo conterraneo lituano (si sa che in America i legami con i posti natii
sono stranamente forti) di scoprire dove è andata a finire la figlia, anch’essa
coinvolta nel giro religioso-ospedaliero. Mentre Emma continua a peggiorare (e
ben presto scopriremo che è affetta da un tumore poco curabile), continuano a
spuntare cadaveri di vario invecchiamento. Uno sotterrato in un’isoletta
sabbiosa del vicino lago, una in un bidone di benzina affondato nel lago
stesso, uno impiccato ad un albero nella vicina foresta. Assistiamo ai soliti
interventi nelle sale obituario care alla nostra Tempe, dove continuiamo ad
apprendere informazioni di carattere medico sull’analisi delle ossa e su quanto
da esse si possa sapere della storia personale. Quasi come leggendo un libro,
si tirano fuori informazioni su sesso, altezza, morfologia, storia medica. Ed è
questa forse la parte più interessante del libro, che, sul versante “giallo”
non riesce a prendere molto. Scopriamo così che i morti hanno delle strane
scalfitture sulle ossa cervicali, dal lato sinistro. E che quelle più antiche
(cioè non l’impiccato) hanno delle incisioni nella parte bassa della colonna
vertebrale. Intanto arriva pure Andy, che ha litigato con la figlia, e si
prospetta un delicato “menage a tre”, dove Tempe sa cosa vuole, ma non riesce a
praticarlo. Con l’aiuto di un giornalista sulle prime poco simpatico, poi una
miniera di informazioni, e con il computer ritrovato dell’impiccato (che si
scopre essere un investigatore anche lui alla ricerca di informazioni sui religiosi),
scopriamo poi che i morti sono tutti un po’ emarginati dalla società. Poveri,
diseredati, solitari, spesso alcolizzati. E soprattutto, in cura nella clinica
di cui sopra. Dove fa il bello ed il cattivo tempo un medico un pochino loffio.
C’è qualche complicazione collaterale (problemi edilizi dove vengono trovati
dei cadaveri, ferimento quasi fatale del fascinoso Pete e inizio di catarsi
della nostra Tempe che si domanda quale sarà il suo futuro, definitivo collasso
e morte della leucemica Emma), ma la nostra trama procede come un fuso verso la
soluzione finale. La scoperta, tramite un testo di medicina, delle motivazioni
delle abrasioni alle cervicali, e sopratutto perché dal lato sinistro. E la
scoperta di un nuovo caso globale, come spesso accade nei libri della Reichs.
Che in precedenza se la prese contro i maltrattatori di donne, e con altre piaghe
sociali. Qui vi dirò soltanto che c’è una lunga digressione, che mi ha molto
divertito, su Burke e Hare, i due famigerati trafugatori di cadaveri di
Edimburgo (e ci si andrà presto a vederne le tracce in loco?). Comunque il
libro è un po’ stanco, cerca di risollevarsi ponendo le questioni dei rapporti
umani (tra Tempe ed Emma, tra Tempe e Andy, tra Tempe e Pete), divagando un po’
sulle morfologie americane (e mi incuriosisce questa Carolina del Nord, sede di
molte Chiese Presbiteriane) e sui tic di tutti i nordamericani. Con qualche
piccola caduta quando dagli enigmi sulle ossa (che mi incuriosiscono) cercano
di passare a delle cifrature che non reggono neanche il tempo di uno sguardo
(anche se si ostinano a citare Marian Rejewski, il crittografo polacco che diede
il via alla decrittografia dei messaggi tedeschi, poi portata al suo apice da
Turing e le sue macchine, noi che ben conosciamo l’informatica…). Un po’ di
rilassamento, ma non molto di più.
“Comunque vada a finire, sono tra i
fortunati. Ci sono molte persone nella mia vita. Persone che mi vogliono bene.”
(441)
Una
nuova precisazione per i neo-entrati. Ogni prima domenica del mese, riporto
anche l’elenco completo dei libri letti tre mesi prima (tre mesi che così ho il
tempo di elencarli e di porre nell’ultima colonna il numero di gradimento, tra
1 – pessimo - e 5 – da non perdere-).
Quindi,
oggi ci dedichiamo ai ben 17 libri letti nel mese di maggio, iniziato in
sordina, con letture piatte, ma finito in crescendo con l’ottimo Cicerone, e le
due letture al femminile, che consiglio caldamente (Gamberale e Lively).
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
J
|
1
|
Camilla Lackberg
|
Lo scalpellino
|
Marsilio
|
14
|
3
|
2
|
Alexandra Marinina
|
La settima vittima
|
Repubblica – Noir
|
7,90
|
2
|
3
|
Kathy Reichs
|
Morte di Lunedì
|
BUR
|
9,90
|
2
|
4
|
Anne Holt
|
L’unico figlio
|
Repubblica – Noir
|
7,90
|
2
|
5
|
Kathy Reichs
|
Ossario
|
BUR
|
9,90
|
2
|
6
|
Jhumpa Lahiri
|
L’omonimo
|
Guanda
|
9
|
3
|
7
|
Anne Perry
|
Il fiume mortale
|
Mondadori
|
4,90
|
2
|
8
|
Veit Heinichen
|
Nessuno da solo
|
E/O
|
11,50
|
3
|
9
|
Piero Colaprico
|
La donna del campione
|
Repubblica – Noir
|
7,90
|
3
|
10
|
Andrea Vitali
|
La mamma del sole
|
Garzanti
|
10,60
|
3
|
11
|
Kathy Reichs
|
Carne e ossa
|
BUR
|
10,90
|
3
|
12
|
Cicerone
|
La vecchiaia
|
Feltrinelli
|
s.p.
|
4
|
13
|
Åsa Larson
|
Finché sarà passata la tua ira
|
Marsilio
|
s.p.
|
2
|
14
|
Marco Vichi
|
Morte a Firenze
|
TEA
|
9
|
3
|
15
|
Chiara Gamberale
|
Le luci nelle case degli altri
|
Mondadori
|
13
|
4
|
16
|
Petros Markaris
|
Prestiti scaduti
|
Bompiani
|
10,90
|
3
|
17
|
Penelope Lively
|
Un posto perfetto
|
TEA
|
9
|
4
|
Anche il Portogallo è andato, e
non sono rimasto deluso né dal ritrovarlo dopo solo un anno, né dal gruppo,
bello, unito e simpatico. Ora, dopo due viaggi europei piacevoli, anche se lo
confesso un pochino impegnativi, andiamo verso un Agosto più rilassante e
personale. Ci attende il caldo Marocco, e noi ci risentiremo a fine mese.
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