Quest’anno le mie scritture
cominciano abbastanza in ritardo, a causa (o per merito) di un bel doppio
viaggio tra il 26 dicembre ed il 20 gennaio, che mi ha portato prima in
Portogallo e poi in India.
Per questo, non comincerò con le
solite involuzioni sui numeri e sulle date, ma solo con un sentito benvenuto ai
lettori che si sono aggiunti durante quest’anno, ricordando loro che questa
mail li tormenterà fino a che lo desidereranno; basta un cenno, e se vi siete
stufati, vi tolgo dalle liste. Dei lettori, certo non degli amici e/o dei
viaggiatori. E con un altro cenno potrete sottopormi candidature per altri
lettori, per altri amici, per altri viaggiatori.
Sempre per loro ricordo che
possono consultare i miei libri e le recensioni sino ad ora accumulate sul sito
http://www.anobii.com/gio53/books.
Non farò neppure lunghi discorsi
su quanto si è letto nel passato, che ora bisogna guardare al futuro. Ho un
discreto zoccolo duro da smaltire, e, per non rimanere indietro di … decenni ho
modificato anche i miei algoritmi di lettura di modo che si riesca (anche) a
leggere libri di attualità.
Veniamo all’immancabile “TOP OF
THE YEAR 2019”, cioè i miei 30 migliori libri letti. Ricordo che lo “smile” è
un mio voto che va dal 5 (imperdibile) all’1 (si può evitare di leggerlo). Quest’anno
non ci sono “imperdibile”, ma buoni e discreti (anche se la media si è
abbassata). Sottolineo per chi è interessato sia l’ottimo Atlante di Pievani
(gradito regalo del mio amico Franco) sia la saga dei Florio. Inoltre, non
posso non menzionare l’amicale scrittura di Pietro. Ed altro non dico.
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
J
|
1
|
Georges Simenon
|
I Maigret – 14
|
Adelphi
|
s.p.
|
4
|
2
|
Joseph Conrad
|
Cuore di tenebra
|
Feltrinelli
|
s.p.
|
4
|
3
|
Joseph Conrad
|
La linea d’ombra
|
Feltrinelli
|
s.p.
|
4
|
4
|
Stefano Rodotà
|
Solidarietà
|
Laterza
|
7,90
|
4
|
5
|
Jim Thompson
|
I truffatori
|
Corriere della sera Gialli
|
6,90
|
4
|
6
|
Telmo Pievani
|
Atlante dell’evoluzione umana
|
Libreria Geografica
|
s.p.
|
4
|
7
|
Georges Simenon
|
I Maigret – 15
|
Adelphi
|
s.p.
|
4
|
8
|
Massimo Recalcati
|
Mantieni il bacio. Lezioni brevi sull’amore
|
Feltrinelli
|
14
|
4
|
9
|
Horace McCoy
|
Un sudario non ha tasche
|
Corriere della sera Gialli
|
6,90
|
4
|
10
|
Carlo Rovelli
|
L’ordine del tempo
|
Adelphi
|
14
|
4
|
11
|
Jo Nesbo
|
Scarafaggi
|
Einaudi
|
13,50
|
4
|
12
|
Stefania Auci
|
I leoni di Sicilia
|
Editrice Nord
|
s.p.
|
4
|
13
|
Colin Dexter
|
Al momento della scomparsa la ragazza indossava
|
Sellerio
|
14
|
4
|
14
|
Guillaume Musso
|
La ragazza di Brooklyn
|
Repubblica Noirissimo
|
7,90
|
4
|
15
|
Valérie Perrin
|
Cambiare l’acqua ai fiori
|
E/O
|
18
|
4
|
16
|
Andrea Camilleri
|
Conversazione su Tiresia
|
Sellerio
|
8
|
4
|
17
|
Leonardo Sciascia
|
Il metodo di Maigret
|
Adelphi
|
13
|
4
|
18
|
David Foster Wallace
|
Una cosa divertente che non farò mai più
|
Minimum fax
|
s.p.
|
3
|
19
|
Donatella Di Pietrantonio
|
Bella mia
|
Einaudi
|
12
|
3
|
20
|
Fabiano Massimi
|
Il club Montecristo
|
Mondadori
|
6,50
|
3
|
21
|
Raymond Chandler
|
Addio mia amata
|
Corriere della sera Gialli
|
6,90
|
3
|
22
|
Chiara Gamberale
|
L’isola dell’abbandono
|
Feltrinelli
|
16,50
|
3
|
23
|
Giovanni Ricciardi
|
Gli occhi di Borges
|
Fazi Editore
|
16
|
3
|
24
|
Gianni Simoni
|
Sezione Omicidi
|
TEA
|
9
|
3
|
25
|
Stephanie Cowell
|
La donna col vestito verde
|
Corriere della Sera Arte
|
7,90
|
3
|
26
|
@seisocial @network
|
I grandi classici riveduti e scorretti
|
Longanesi
|
s.p.
|
3
|
27
|
Ben Pastor
|
Lumen
|
Sellerio
|
14
|
3
|
28
|
V. S. Naipul
|
La máscara de África
|
Debolsillo
|
s.p.
|
3
|
29
|
Amanda Vaill
|
Hotel Florida
|
Einaudi
|
s.p.
|
3
|
30
|
Pietro De Santis
|
Grazie, professore
|
Prospettiva
|
s.p.
|
3
|
Parlavo di mancanza di rimpianti,
lassù nel titolo, perché senza rimpianti, ma con tanta nostalgia, dedico quest’unica
trama di gennaio al grande Andrea Camilleri, di cui ripercorro le ultime
quattro avventure di Montalbano pubblicate in vita.
Andrea Camilleri “L’altro capo del filo” Sellerio euro 14 (in realtà,
scontato a 11,90 euro)
[A: 28/05/2016 – I: 29/07/2017 – T: 31/07/2017] - &&
e ½
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 298;
anno 2014]
Sarà
difficile venire meno alla simpatia e forsanche all’amore che ho provato in
tutti questi anni nel leggere le storie di Camilleri dedicate al commissario
Montalbano. Dalla prima (“La forma dell’acqua” del 1994) a questa che, ad ora è
la penultima. Sono ormai 24 i romanzi del nostro Salvo, ed in più questo è il
centesimo libro scritto dall’erudito di Porto Empedocle. Ha inoltre una
ulteriore peculiarità: nella nota finale, Camilleri tributa esplicito omaggio a
Valentina Alferj. Perché ormai il nostro più che novantenne autore è diventato
cieco e deve essere aiutato nella scrittura. Inoltre, Valentina pare sia anche
intervenuta nella stesura. Non ho interesse a capire se e come questo è
avvenuto, se e come scritture altre possono aver modificato il tradizionale
andare di Camilleri. Registro per correttezza la nota, e vado direttamente al
libro. Che non mi è risultato tra i migliori della serie, tanto che non ce la
fa ad arrivare alla sufficienza piena. Anche se, al solito, è pieno dei “topos”
di Camilleri. Abbiamo l’indagine da un lato, ma dall’altro anche la società
civile, che Vigata, la Sicilia, l’Italia tutta non può essere insensibile
all’arrivo in quantità industriale di migranti sul nostro suolo. E
nell’emergenza, anche Salvo è coinvolto, che bisogna registrare gli arrivi,
aiutare chi rischia la vita per una speranza forse mal riposta, ma anche
identificare gli scafisti, che spesso si nascondono tra gli arrivati, e, perché
no, individuare possibili terroristi legati al fondamentalismo islamico. Non ci
meravigliamo quindi che una parte del libro sia dedicata a questo scottante
problema, sempre all’ordine del giorno. D’altra parte, Camilleri è sempre stato
in prima linea nell’impegno civile. Ma in parallelo si sviluppa la vicenda
poliziesca, iniziata e finita, al solito, con una lite ed una riappacificazione
tra Salvo e la storica fidanzata Livia. Per un anniversario di nozze di amici,
Livia chiede la presenza di Salvo, magari ben vestito. Così che il nostro
comincia a farsi confezionare un abito dalla sarta Elena. Che ha un soprassalto
quando nota del tessuto particolare appena arrivato in negozio e che dovrebbe,
potrebbe, essere usato per l’abito. Salvo non ha il tempo di approfondire
queste sensazioni che la notte stessa Elena viene uccisa con un imprecisato
numero di colpi di forbice, che, stranamente, le risparmiano solo il seno.
Salvo comincia subito ad indagare, contornato dalla solita pletora di
personaggi vigatesi: il suo vice Mimì Augello, l’ispettore Fazio, la solita
macchietta dell’agente Catarella, l’autista spericolato delle volanti Gallo.
Non torno su questi temi, su questi personaggi, che già tante volte sono
presenti nelle storie, quasi che se ne possa fare un racconto completo, una
biografia vigatese delle forze dell’ordine. Ma notiamo invece il contorno della
vita di Elena, una donna riservata soprattutto per il periodo che pare abbia
vissuto lontano da Vigata. Salvo avanza ad ampio spettro le sue indagini,
ritrova una lontana parente, tartassa i lavoranti della sartoria, scopre amanti
discreti. Ma sarà soprattutto indagando con il dottor Osman e l’aiutante
Meriam, anche loro immigrati ma da tempo integrati nella comunità, che Salvo ed
i suoi faranno passi avanti. Anche il gatto Rolando, con il gomitolo di lana
cui gioca, aiuterà le indagini. Che seguendo il filo (o i fili) dell’indagine
che risalirà alla giovinezza di Elena in quel del Friuli, dove… Beh, qui mi
fermo, notando un finale maigrettiano, se mi è consentito, di cui potremmo
parlare con chi ha letto il libro. Noto anche le solite derive gastronomiche,
questa volta con sbavature friulane, dove Salvo, aspettando notizie, in una
locanda si sbafa due tipici (e leggeri) piatti friulani. Comincia con la “jota”
una minestra a base di crauti, fagioli e patate, insaporita con costine e cotenna
di maiale, e semi di cumino. Per proseguire con il frico (o fricò), una specie
di tortina di formaggio con patate e cipolle. Non so se per gli appunti che ho
fatto all’inizio, ma la storia, come Salvo, è un po’ appesantita da diversi
passaggi più lunghi di quanto ci si era abituati. Sarà forse che Salvo ormai,
più che un cinquantino, è ormai un sessantino (ricordo ai meno attenti che nel
romanzo scritto a quattro mani con Lucarelli, viene detto che è nato il 6
settembre 1950). Comunque, pur nella non pienezza del gradimento, difficilmente
rinuncerò a leggere altri libri di Camilleri, se e quando usciranno.
Andrea Camilleri “La rete di protezione” Sellerio euro 14 (in realtà,
scontato a 11,90 euro)
[A: 25/05/2017 – I: 03/08/2018 – T: 05/08/2018] - &&&-----
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 304;
anno 2017]
Ho saltato l’ordine strettamente
cronologico della lettura di Camilleri perché è quasi un anno che lo lisciavo,
ed avevo bisogno di leggere un giallo (o almeno una parvenza di giallo). Inoltre,
questo, sebbene datato 2107, lo stesso Camilleri confessa di averne curato la
stesura nel 2015, essendo il primo libro interamente dettato alla fida
Valentina. Avendo in mente le sue affermazioni, l’ennesimo capitolo di
Montalbano risulta in tono minore (e si capisce perché) sul fronte del giallo
puro. Anche se da tempo il nostro utilizza le avventure di Salvo più come un
diario scritto per un alter ego della sua memoria. Quindi, abbiamo una serie di
considerazioni, sui rapporti personali, sul mondo che stiamo vivendo, sui
giovani, piuttosto che un impianto poliziesco con i nostri soliti personaggi.
La potente memoria di Camilleri non tralascia nessun elemento classico delle
storie di Vigata: i pizzini di Fazio, le scappatelle (vere o presunte) di Mimì,
il comico alieno di Catarella, le telefonate con Livia, le scappate fugaci a
Boccadasse, le mangiate da Enzo, le passeggiate lungo il molo, il mangiare nel
frigo o nel forno di Adelina. Con qualche innesto estemporaneo, anche se
riprende temi già noti. Il gemellaggio con la città svedese ed i piccoli
inconvenienti che comporta con la comunità viganese, i quasi tentativi di
seduzione di Ingrid, cui questa volta Salvo sembra refrattario più per
stanchezza interna che per decisione cosciente. Le due storie che si
intrecciano poi sono scarsamente accattivanti, sul lato mistero od altro. Hanno
in comune l’idea di Camilleri di come si possa evolvere un concetto (di rete
protettiva o di simile concetto) con il passare di cinquanta anni. C’è la
storia della famiglia Sabatello, nata con il mistero di una serie di filmini
che riprendono per anni uno stesso spicchio panoramico, alla stessa ora dello
stesso giorno. Immagine già vista se non altro a livello cinematografico. Tra
un ricordo del figlio, un sopralluogo sulla villa ormai in rovina, ed una
chiacchierata con il fido Sidoti, factotum del padre di Sabatello, Montalbano
ricostruisce la storia dei filmini, legata alla storia del padre Francesco
morto di tumore nel 1963 e del gemello Emanuele, autistico nei ricordi di tutti
e morto per un colpo di pistola nel 1957. Seppur interessante la ricostruzione
effettuata a tempi alterni da Salvo, non ne veniamo sorpresi, ma serve, a noi
ed all’autore, per sottolineare come si mettevano (o si potevano mettere) i
rapporti tra le persone, soprattutto in caso di dipendenze varie, intorno al
virare degli anni ’60. L’idea di Camilleri è di mettere a confronto questi
sistemi protettivi con quanto si può inscenare in questo XXI° secolo, nell’era
dei computer, dei cellulari e dei social network. Mette quindi in campo
Salvuzzo, il suo figlioccio, nonché figlio di Mimì e Beba, e dei comportamenti
scolastici, a fronte di episodi di bullismo nei confronti di Luigi. L’episodio
scatenante è l’irruzione nella classe dei due di due malcapitati che,
utilizzando un finto travestimento alla “Anonymous” cercano di spaventare gli
alunni della scuola Pirandello, compresi Salvuzzo, Luigi ed i loro sodali. Saltando
tutta una serie di avvenimenti, poco pertinenti sebbene servano all’autore per
riempire le 300 pagine del romanzo, l’idea di questo filone è che Luigi viene
fatto oggetto di bullismo da alcuni compagni, e, per proteggersi, chiede aiuto
in modo che diremmo “broadcasting” alla rete. Aiuto ricevuto in modo balordo, e
che Salvo decostruisce abbastanza in fretta, risolvendo anche questo caso. Ma
non è la ricostruzione degli avvenimenti in III B che interessa Camilleri, più
portato ad indagare i rapporti tra giovani ed anziani, ed i rapporti, il modo
di comunicare dei giovani stessi. Infatti, le parti migliori sono il girovagare
di Salvo nei ritrovi dei giovani, quando li vede aggruppati ai tavoli, ma in
silenzio e lì a digitare su cellulari ed altre informaticherie. E quando
parlano usano un linguaggio che né Salvo né Camilleri capiscono. Meglio ancora
la parte in cui Salvo parla con il figlioccio e scopre che, quando sono fuori
dalla rete, i più attenti sanno anche guardare. Riuscendo con le loro
osservazioni a dare una svolta alle indagini. Tutto ciò per discettare sulla
seconda rete, quella internet cui, se si accede in modo indiscriminato, può
portare a guasti ancora maggiore di una protezione d’antan. Quindi un romanzo
poco avvincente sulla trama, interessante, ma solo ad un livello medio, sulla
parte “altra”. Quella della vita che continua e che prosegue dal primo romanzo
del giovane Montalbano fino a questi ultimi. Dettati anche se non scritti.
Vedremo come si svolgerà nel seguito. Un ultimo accenno quasi personale: non
era difficile collegare il matematico descritto a pagina 169 con la grande
messe di importanti cultori dell’algebra che giravano intorno alla corte di
Federico II. Certo c’era l’immenso Fibonacci cui andrebbe subito il nostro
pensiero. Ma con più ragione, l’introduzione dei segni algebrici viene dagli
scritti di Giovanni da Palermo. Forse il nostro Andrea poteva lasciare meno sul
vago, ma noi abbiamo risolto questo giallo (o almeno gettato le basi per una
discussione).
Andrea Camilleri “Il metodo Catalanotti” Sellerio euro 14
[A: 05/06/2018 – I: 11/12/2019 – T: 13/12/2019] - &&
e ½
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 293;
anno 2018]
Un libro che, anche se non mi è
piaciuto al massimo come spesso succedeva con il maestro siciliano, rimarrà
“storico”, e purtroppo, rimembrante di ricordi poco fausti. È il primo libro di
Camilleri che ho comprato dopo la morte di mia madre, cui tanto piacevano, ed è
il primo libro di Camilleri che ho letto dopo la sua morte. Comincio allora con
mamma, che al primo libro di Montalbano impiegò un tempo lunghissimo a
leggerne, perché voleva capire tutte le parole, cercandone significati
possibili nelle sue mitiche “Garzantine”. Poi la convinsi di leggerne facendosi
cullare dal suono, e ne rimase rapita. Tanto che era la prima a leggerne appena
usciva un nuovo volume. Camilleri invece ci ha lasciato, con tanti rimpianti di
quello che avrebbe potuto scrivere e non ha scritto. E di questo, che avrebbe
potuto non scrivere ed ha scritto. Perché è un libro a due facce. C’è il
grande, immenso amore dello scrittore per il teatro, un amore che viene da
lontano, non solo per le cose fatte da Camilleri, ma anche, piccola chicca
storica, che il suo primo libro, scritto nel lontano 1959 si intitolava “I
teatri stabili in Italia (1898-1918)”. E c’è una trama che convince fino ad un
certo punto. Soprattutto perché sembra voler mettere un punto finale
all’infinita storia tra Salvo e Livia. Cosa che non mi aspettavo, e che non so
come procederà. C’è ancora un libro di Salvo scritto con Camilleri in vita, e
poi c’è il famoso “ultimo libro”, da Camilleri scritto e poi lasciato in
cassaforte perché uscisse postumo. Intanto veniamo a questo di cui stiamo
parlando. In realtà, la trama è esile come un filo di fumo, come un sipario
trasparente tra le quinte teatrali. C’è un morto, e ci sono Salvo ed i suoi che
cercano di capire chi sia, quale sia la sua storia, perché (non come che lo
sappiamo) è morto. Tutto un filone di indagini si concentra nel capire chi sia stato
Carmelo Catalanotti. Uomo solitario e schivo, ma anche pieno di risorse e di
misteri. Almeno doppia è la vita del nostro. Da un lato, la parte oscura,
quella di un usuraio di buon cuore, con una discreta disponibilità finanziaria,
che presta soldi, a tassi contenuti, e su questi mantiene il suo tenore di
vita. Dall’altra il grande appassionato, virale, del teatro e delle sue forme.
Tanto da elaborare un suo metodo (quello del titolo) che parte dal classico “Metodo
Stanislavskij” basato sull’approfondimento psicologico dell’attore nei
confronti del personaggio da interpretare (l’opposto dell’altro metodo classico,
elaborato da Bertolt Brecht, basato invece sullo straniamento) per portarlo
all’estreme conseguenze, quasi a far ripercorrere nella vita stessa le vicende
che il futuro attore deve portare sulla scena. Ed è su questo versante che si
esercita la bravura teatrale di Camilleri, andando a riprendere un quasi oscuro
testo degli anni ’30, “Svolta pericolosa” del drammaturgo inglese John Boynton
Priestley. Che Catalanotti vuole mettere in scena con una compagnia di attori
dilettanti, cercando di far entrare i vari possibili personaggi nelle varie
parti del dramma. Un dramma in un certo senso profetico, basato sulla ricerca
della verità relativamente ad una non chiara faida familiare. La bellezza del
testo (che ho trovato e letto on line) sta in quel titolo, dove la presenza di
una scatola di sigarette prima aperta e poi chiusa, prefigura tutta una serie
di futuri sviluppi della vita e della verità. Anticipando due film basati su
idee simili, anche se con sviluppi diversi: “Sliding doors” di Peter Howitt con Gwyneth Paltrow e “Perfetti
sconosciuti” di Paolo Genovese. La ricerca della verità sulla morte di Carmelo
si rivela foriere di piccoli siparietti con vari personaggi vigatesi, uomini e
donne sia legati ai fili di faide familiari sia, e con più profondità, legati
all’ambito teatrale. Salvo trova i personaggi che Catalanotti cercava per
interpretare la sua pièce, ed approfondendo il dualismo tra realtà e teatro
troverà il bandolo della matassa e delle indagini. L’altro ed intenso filone è
quello riconducibile alla storia lunga e forse giunta alla fine di Salvo e
Livia. Con la comparsa della bella signorina di cui ho detto sopra. Salvo,
cinquantino piacente, è preso da questa possibile storia. Sarà portatrice di
nuove linfe? Sarà una parentesi come ce ne sono state (ricordo quella della
bella svedese, ad esempio)? Forse se ne vedrà qualcosa nel romanzo successivo,
l’ultimo pubblicato in vita da Camilleri. Sono curioso di intraprenderne presto
la lettura ed aspetto con ansia che Sellerio decida di pubblicare l’ultimo,
misterioso capitolo della saga di Montalbano.
“Non c’è modo migliore per
rendere duraturo un rapporto… stare assieme ma non stare insieme.” (250)
Andrea Camilleri “Il cuoco dell’Alcyon” Sellerio s.p. (Regalo de “I
Floridi”: Mario, Ines e la signora Laura)
[A: 07/05/2019 – I: 19/12/2019 – T: 20/12/2019] - & e ½
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 251;
anno 2019]
Credo,
senza ombra di personali amnesie, che sia il più brutto libro di Camilleri che
ho letto. Di sicuro, il più brutto con Montalbano. C’è allora un po’ di
tristezza nella lettura di quest’ultimo scritto di Camilleri prima della morte
avvenuta lo scorso luglio. Ora dobbiamo solo aspettare che Sellerio decida di
pubblicare l’ultima avventura del nostro commissario, avventura che, secondo
quanto lo stesso Camilleri disse, ha scritto da tempo (credo una decina di
anni), a volte modificato, ma solo perché venga pubblicata postuma. La
tristezza è anche rinfocolata, come detto, dalla scarsa riuscita di questo
scritto, che nasce da alcune scritture di una decina di anni fa, relative
all’idea di un film di produzione italo-americana, un po’ locale un po’
spy-story, ma che non vide mai la luce. Camilleri riprende la trama, la
arricchisce con la presenza di Salvo e della sua squadra, la condisce con
qualche frizzo e qualche lazzo, con qualche prodromo di possibili situazioni
future. Che poi non ci saranno, Camilleri avendoci lasciato. Ed alla fine ci
consegna questa storia, che, alla resa dei conti, riesce una delle meno
interessanti dei 25 anni di Montalbano. A parte i soliti intarsi casalinghi di
Salvo, con Adelina, con Livia ed altre amenità, la vicenda è lineare e
scontatella. Tutto comincia con una fabbrica in crisi, operai in sciopero e
suicidio di un manovale rimasto senza lavoro e senza speranza. Indagando, esce
fuori la poco chiara figura del padrone della fabbrica, che, con qualche
risatella da parte mia, viene chiamato Giogiò. Si approfondisce, e si scopre
che c’è qualche ombra (e forse più di qualche) nella vita di Giogiò. Che non si
capisce da dove abbia i soldi, che spesso sparisce, sovente con altri e, grazie
alle acute indagini della squadra di Montalbano, a bordo di navi fantasma. Qui
c’è appunto la deriva americana della storia, dove assistiamo all’allontanamento
di Salvo dal commissariato. Per gelosia del “signure e quistore”, per insipienza
dei vari pubblici ministeri, o altro. Fatto sta che questa emarginazione
permette ai servizi segreti di contattarlo al fine di risolvere i misteri di
queste navi che solcano abusivamente il mediterraneo. Un modo elegante per
potersi dedicare all’inchiesta senza coinvolgere i suoi altri compagnoni. Abbiamo
così Salvo che si può infiltrare a bordo della nave Alcyon, travestendosi dal
cuoco del titolo. Scatta così una seconda parte in prefinale molto hard-boiled,
con sparatorie e con morti come non ci si aspettava certo da un libro del
nostro siracusano. Alla fine, ovvio, tutto rientra, si scoprono le connessioni,
le coperture, e tutto quanto ci si aspettava fin dall’inizio. Certo, divertente
è la mascherata di Fazio e Montalbano, mascherati in copertura per scoprire le
magagne dell’Alcyon. Una parte da “fratelli De Rege”, che però solleva poco il
riso, e, come nelle migliori tradizioni dei clown, è più triste che allegra. Per
chi poi volesse rendere più nervoso e poco appetibile la lettura, consiglio di
dedicarsi all’analisi dei risvolti di copertina, sempre dovuti alla penna di
Salvatore Silvano Nigro. Un’aulica sviolinata, che se viene letta prima del
libro ci fa aspettare cose che il libro non mantiene. Se viene letta dopo, ci
fa verificare quanto il marketing possa e voglia stravolgere quello che
succede. Come quel pezzo da triplo salto mortale, in cui Salvo chiede a Fazio “Contami
quello che è successo” (per riprendere le fila in un momento di svenimento del
nostro commissario) e Nigro lo collega alle storie millenarie del cantore
omerico, col suo “Cantami o Diva del Pelide Achille l’ira funesta”. Ma
scherziamo? Come scherziamo a veder la luna pallida dietro alle vele dell’Alcyon,
paragonata alle notti cimiteriali citate da Bernanos. Spero che Camilleri non
si sia già rivoltato dentro i suoi sacelli mortali, spero che la sua ironia
abbia maggior vigore e risultanza, là dove ora sta. Che, e questo per me è
valso in tutti i suoi romanzi che ho letto, la sua scrittura mi è sempre
rimasta facile e molto coinvolgente. Mai, invero, intaccata dalle sapide
scritture dei risvolti di copertina, che ho sempre ignorato nel commento, ma
che qui, in quest’ultima fatica del cantore cieco, non posso tacere. Peccato che
ci hai lasciato, peccato non sentire più la tua voce arguta, i collegamenti
acuti, i modi di dire. Ciao Camilleri, e spiega a mia madre che non doveva
leggere i tuoi libri con un vocabolario accanto, ma doveva farsi cullare dal
suono delle parole. E tutto si sarebbe collegato. Ora mi resta da leggere poco,
un libricino teatrale, un vecchio re, ed una atteso prima o poi, “Riccardino”.
Come vuole la mia tradizione poi,
essendo la prima (nonché unica) trama del mese, vi riporto titolo e giudizi
delle letture del mese di ottobre, con una quindicina di libri, di media resa,
con “I leoni di Sicilia” che merita senz’altro di essere letto.
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
J
|
1
|
Gianni Simoni
|
Contro ogni evidenza
|
TEA
|
9
|
3
|
2
|
J. K. (Robert Galbraith)
Rowling
|
La via del male
|
Repubblica Noirissimo
|
7,90
|
2
|
3
|
David Lagercrantz
|
Quello che non uccide
|
Repubblica Noirissimo
|
7,90
|
3
|
4
|
Gregory David Roberts
|
Shantaram
|
Abacus
|
8,75
|
2
|
5
|
Remo Bassini
|
La notte del santo
|
Fanucci
|
13
|
2
|
6
|
Gwen Bristow &
Bruce Manning
|
L’ospite
invisibile
|
TEA
|
10
|
2
|
7
|
Stefania Auci
|
I leoni di Sicilia
|
Editrice Nord
|
s.p.
|
4
|
8
|
Gianrico Carofiglio
|
L’estate fredda
|
Repubblica Noirissimo
|
7,90
|
2
|
9
|
Autori Vari
|
Capodanno Nero
|
Todaro editore
|
s.p.
|
2
|
10
|
Timothy Fuller
|
Delitto a Harvard
|
TEA
|
10
|
3
|
11
|
Amanda Vaill
|
Hotel Florida
|
Einaudi
|
s.p.
|
3
|
12
|
Anne Perry
|
I meandri della notte
|
Mondadori
|
5,90
|
2
|
13
|
Gaetano Savatteri
|
La fabbrica delle stelle
|
Repubblica Noirissimo
|
7,90
|
3
|
14
|
Helena Janeczek
|
La ragazza con la Leica
|
Guanda
|
s.p.
|
3
|
15
|
Marco Malvaldi
|
Negli occhi di chi guarda
|
Sellerio
|
14
|
2
|
Ho parlato e scritto troppo,
forse è meglio chiudere con quella frase di Fellini che chiudeva il suo ultimo
film “Eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti
facessimo un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”.