domenica 11 marzo 2007

Libri alfabetici

Questa settimana ho scelto a caso tra i libri letti e non ancora commentati i primi quattro in ordine alfabetico. Scelta eterogenea, quindi, con due saggi e due racconti lunghi.

Tra i primi, inizio subito con

Marco Belpoliti “Crolli” Einaudi euro 7

Mi è piaciuto molto. L’avevo preso pensando più ad una riflessione sull’11 settembre. E invece è una riflessione sull’arte (letteratura, architettura, cinema, e, soprattutto, arte visiva) che usa New York e Berlino ed altre “catastrofi” per dare un significato alla fine mi viene quasi di speranza nel fatto che a partire da i crolli qualcuno costruisca un messaggio. Che in ogni caso rimane. “le opere degli artisti… ci obbligano a concepire l’assenza, a pensare che anch’essa è fatta di materia”. Ed una bellissima bibliografia ragionata finale.

E poi, finalmente, il mio amato (vedi biografia)

Bruce Chatwin ”Che ci faccio io qui?” Adelphi euro 9,50

La raccolta dei suoi scritti brevi, fatta verso la morte. Mi rapisce, mi porta lontano. Non è un bello scrivere. A volte c’è troppa testa. Ma si intravede il corpo.

Ho ripreso la lettura di un vecchio racconto del maestro svizzero

Friedrich Dürrenmatt “Greco cerca greca” Einaudi euro 8,50

Ascesa, caduta e finale di un maestro dell’assurdo. Per riuscire nel mondo bisogna accettare compromessi, fin dal 1955 quando è ambientato il racconto lungo. Il vero finale lascia l’amore in bocca: non riusciranno mai i puri a farsi largo. Il secondo finale regala la speranza che l’amore possa portare un riscatto. “Il mondo è spaventoso e privo di senso. La speranza che ci sia un senso dietro questo assurdo … possono mantenerla solo coloro che nonostante tutto amano”


Marcello Fois “Ferro recente” Granata Press euro 3,50

Il primo Fois, e già con tutto dentro. La partenza diesel, che ingarbuglia le varie storie. La sensazione di essere pienamente in Sardegna. Poi ti prende, non lo lasci fino alla fine. E, al solito, ti lascia l’amaro in bocca. Qui poi siamo in pieno “terrorismo” e i dubbi sul bene, sul male, sul grande vecchio, sulle trame, sull’ingenuità. E sulla solitudine.              

Di Fois ho già parlato. Per gli altri:

Marco Belpoliti è nato a Reggio Emilia nel 1954. è saggista, scrittore e docente di Sociologia della Letteratura presso il dipartimento di Scienze della Formazione e della Comunicazione dell’Università di Bergamo. I suoi interessi di ricerca sono orientati verso la letteratura italiana contemporanea; ha curato l’edizione delle opere e un volume di interviste di Primo Levi (Opere, 1997; Primo Levi. Interviste e conversazioni 1963-1987, Einaudi 1997); ha pubblicato un saggio su Italo Calvino (L’occhio di Calvino, 1996), dedicato al rapporto tra arte e letteratura in Calvino, e uno studio sulla vicenda degli scrittori italiani negli anni Settanta (Settanta, 2001). Cura Riga (Marcos y Marcos), una rivista di arte, letteratura, scienza e filosofia, dove ha pubblicato volumi monografici dedicati a Alberto Giacometti, Italo Calvino, Alberto Arbasino, Primo Levi e al tema dei Nodi. Ha particolari interessi per i temi della percezione visiva, l’arte contemporanea, il colore. Svolge attività giornalistica per quotidiani e settimanali, come La Stampa, L’Espresso, il supplemento Alias del quotidiano il Manifesto

Chatwin (13 maggio 1940 - 8 gennaio 1989) è autore inglese di racconti di viaggio e romanzi. Nasce a Sheffield, nello Yorkshire. Frequenta il Marlborough College, nello Wiltshire. Nel 1958, inizia a lavorare per la prestigiosa casa d'aste londinese Sotheby's. Grazie alla sua brillantezza e sensibilità in materia di percezione visiva, diviene presto l'esperto impressionista di Sotheby's. All'età di 26 anni abbandona il suo lavoro per paura di perdere la vista a causa di tanta arte. Un oculista lo rassicurò che non c'è niente che non va nella sua vista, ma gli consiglia di smettere di osservare i quadri così da vicino e gli suggerisce di rivolgere piuttosto lo sguardo verso 'l'orizzonte'. Chatwin comincia quindi ad interessarsi di archeologia e si iscrive all'Università di Edimburgo, che frequenta per diversi anni, pagando le rette e mantenendosi con la compravendita di dipinti. Lavora in Afghanistan e Africa, dove sviluppa un forte interesse per i nomadi ed il loro distacco dai possedimenti personali. Nel 1973, Chatwin viene assunto dal Sunday Times Magazine come consulente di arte e architettura. Il suo rapporto di lavoro con la rivista contribuisce a sviluppare il suo talento narrativo e gli permette di compiere numerosi viaggi, dandogli la possibilità di scrivere degli immigranti algerini e della Grande Muraglia cinese, di intervistare personaggi come André Malraux in Francia e Nadezhda Mandel'shtam, nell'Unione Sovietica. Chatwin intervista l'architetto novantatreenne Eileen Gray nel suo studio di Parigi e fu lì che ha modo di notare una mappa della Patagonia che lei aveva dipinto. "Ho sempre desiderato andarci" le dice Bruce. "Anche io" lei rispose. "Ci vada, al posto mio". Lui parte quasi immediatamente per il Sud America e appena arrivato a destinazione ne da l'annuncio, insieme alle proprie dimissioni, al giornale, con un telegramma: "Sono andato in Patagonia". Passa sei mesi in Patagonia ed il risultato di questa esperienza fu il libro "In Patagonia" 1977), che consacra la sua fama di scrittore di viaggi. Con grande sorpresa di molti tra i suoi amici, Chatwin, all'età di 25 anni, aveva sposato Elizabeth Chanler, che lui aveva conosciuto da Sotheby's. Non hanno figli e, dopo quindici anni di matrimonio, lei chiede la separazione e vendono la loro fattoria nel Gloucestershire. Comunque, poco prima della morte di Chatwin, giungono ad una riconciliazione. Verso la fine degli anni '80, Chatwin si ammala di AIDS. Tiene nascosta la sua malattia, facendo credere che i sintomi fossero provocati da un un'infezione provocata da un fungo della pelle o dal morso di un pipistrello cinese. Non risponde positivamente alla terapia con l'AZT, così Chatwin e la moglie vanno a vivere nel sud della Francia, dove passa gli ultimi mesi della sua vita, su una sedia a rotelle. Muore a Nizza nel 1989, all'età di 48 anni.

Friedrich Dürrenmatt (Konolfingen (BE) 5 gennaio 1921 - Neuchâtel, 14 dicembre 1990) fu uno scrittore, drammaturgo e pittore svizzero. Dopo un'infanzia piuttosto movimentata durante la quale ebbe già problemi di alcol, si diplomò nel 1941 e studiò filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Dopo la Seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, iniziò a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte. Il suo esordio in teatro con Es steht geschrieben provocò uno scandalo che gli procurò notorietà anche oltre i confini svizzeri. Nel 1947 sposò l'attrice Lotti Geissler. Nei primi anni '50 si mantenne scrivendo romanzi Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker), Il sospetto (Der Verdacht), che vennero pubblicati a puntate nei giornali. Nel 1956 ottenne fama internazionale con il dramma Visita della vecchia signora (Der Besuch der alten Dame). Il dramma venne rappresentato a New York, Roma, Londra e Parigi e vinse numerosi riconoscimenti. Altri drammi di successo furono I fisici (Die Physiker) e La meteora (Der Meteor) rispettivamente degli anni 1962 e 1966. Le opere di Dürrenmatt sono caratterizzate da una pungente satira e spirito critico nei confronti della società. Negli anni '70 e '80 divenne attivo politicamente. Visitò gli Stati Uniti, Israele, la Polonia e il Campo di concentramento di Auschwitz. Nel 1983 muore sua moglie e nel 1984 si risposa con l'attrice e produttrice Charlotte Kerr. Muore il 14 dicembre 1990 in seguito alle conseguenze di un infarto; solamente un anno prima aveva pubblicato la sua ultima opera: La valle del Caos.

2 commenti:

  1. ciao...bellissima scoperta il tuo blog.
    Il libro di Belpoliti che citi non l'ho letto, ma se ci sono le stesse intuizioni geniali che ha messo in "L'occhio di Calvino" credo che sia stata una lettura decisamente interessante.

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  2. ciao...bellissima scoperta il tuo blog.
    Il libro di Belpoliti che citi non l'ho letto, ma se ci sono le stesse intuizioni geniali che ha messo in "L'occhio di Calvino" credo che sia stata una lettura decisamente interessante.

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