giovedì 7 giugno 2007

Adelphi e contorni

Con qualche ritardo (fatica, giri, lavoro ed altri piccoli e grandi intoppi), affronto due autori di lingua inglese (anche se uno proviene dal Canada). Ed entrambi di Adelphi. Piccola digressione: Adelphi sembra restare quasi l’unica casa editrice che continua a produrre libri di qualità al di sotto dei 10 euro. Ora, facciamo tutte le analisi che vogliamo (aumento del costo della carta, delle traduzioni, dei diritti) ma personalmente rimango dell’idea che 10 euro siano un giusto spartiacque tra libri “economici” e non. Ormai Sellerio, Einaudi ed in parte Feltrinelli sembrano ritenere che la soglia dell’economicità si sia spostata sui 12-13 euro. Ma lo stipendio che viviamo sulla nostra pelle sempre quello rimane (anzi…).

Tornando ai nostri, il primo (recentemente portato anche sullo schermo con Annette Being) è

W. Somerset Maugham “La diva Julia” Adelphi euro 8

Scritto sesssantanni fa, ma scorre benissimo. E ci fa vivere uno spaccato sul teatro (anzi Teathre è anche il titolo originale) che mi sembra tuttora valido. Certo adesso i meccanismi economici sono diversi, ma il rapporto tra attori e attori, tra attori e pubblico, tra attori e non attori mi suona sempre similare. E la diva Julia, pur passando sul filo del rasoio, riesce sempre ad andare avanti, in fondo senza mai cadere, anche dopo i fiaschi al botteghino. Godibile.

“tutti siamo inclini a pensare che gli altri possono avere le nostre virtù solo se hanno anche i nostri vizi”

“tutti siamo esibizionisti e gli attori lo sono più del normale … e le loro virtù sono più solide di quello che mostrano”

“Capì che si era innamorato di lei prima che lo capisse egli stesso”

“Cos’è l’amore in confronto a una bistecca con le cipolle?”

“tutto il mondo è teatro … ma la realtà siamo noi, gli attori”


Mordecai Richler “La versione di Barney” Adelphi euro 10

Mi è sembrato una specie di Lamento di Portnoy degli anni ’90. Non posso dire che non mi sia piaciuta, l’autobiografia romanza di Mordecai (anche se lui negava). In effetti il libro era stato fatto diventare l’icona del politicamente scorretto, di tutto quello che si pensa e non si dice. Ma se si riesce a tornare alla pagina, dopo aver personalmente mitigato la delusione di pensare di trovarmi davanti ad un “vecchio Holden”, esce fuori la descrizione di una persona che non riesce ad essere sincero con la vita, e tanto meno con sé stesso. E che vorrebbe, vorrebbe, ma alla fine ricade sempre sui propri errori, senza sembrare di comprenderne i meccanismi. In fondo, tuttavia, sono contento di averlo letto adesso e non dieci anni fa.

“Non credo di averglielo mai detto, ma avrei potuto passare la vita a guardarla”

Uno po’ di spazio per le bio

William Somerset Maugham (Parigi, 25 gennaio 1874 - Nizza, 16 dicembre 1965) è stato un romanziere e commediografo britannico, scrittore famoso per il pessimismo acre e freddo, l'ironia crudele e cinica, con cui flagellava inesorabilmente i vizi e la follia degli uomini, e soprattutto delle donne, in una visione del mondo piuttosto cupa, ma dotata anche di senso d'umanità. Inglese, ma nato a Parigi, studiò a Heidelberg e si laureò in medicina a Londra nel 1897. Il successo del suo primo romanzo, Liza di Lambeth, lo convinse ad abbandonare la carriera di medico e dedicarsi alla letteratura. Ma la fama ed il successo cessarono presto di arridergli. Cosicché, nei primi anni del 1900, visse in grande miseria a Parigi, frequentando l'ambiente letterario bohème che descrisse più tardi nel famoso Schiavo d'amore (1915). Ritornò alla ribalta nel 1908, quando la Stage Society di Londra rappresentò la sua commedia Un uomo d'onore. Da allora divenne uno dei più noti autori inglesi. Durante la prima guerra mondiale fece parte del Servizio Segreto, di cui parla nel romanzo Ashenden (1928). Divenuto ricchissimo, viaggiò a lungo in Oriente da dove trasse ispirazione per vari romanzi. Molti considerano il Circolo il suo capolavoro, ma notissimi sono anche Pioggia, Il velo dipinto (1925) e La luna e sei soldi (1919), in cui Maugham narra la fine di Paul Gauguin a Tahiti.

Mordecai Richler nacque il 27 gennaio 1931 nel ghetto ebraico di Montréal, nella famosa rue St. Urbain. Sino ai tredici anni la sua fu una infanzia semplice e comune a tutti i bambini ebrei di Montréal. Suo padre era un rigattiere di poche risorse, e Mordecai fu costretto a trovarsi dei lavoretti part-time per aiutare la famiglia. A tredici anni i suoi genitori si separarono, e gli eventi sembrarono cambiare di direzione. Mordecai, che fino ad allora era stato di fede ortodossa, frequentando la Jewish parochial school e studiando il Talmud, prese le distanze dall'ortodossia e dalla fede in generale. Si iscrisse poi alla Baron Byng High School (la Fletcher's Field in The Apprenticeship of Duddy Kravitz) ma i suoi voti troppo bassi non gli permisero di accedere alla McGill University; così fu costretto ad iscriversi al Sir George Williams College, da lui allora considerata una alternativa per perdenti. Così dopo poco, abbandonò il college per seguire quello che aveva capito essere il suo sogno: diventare uno scrittore. Scrivere era il suo principale obbiettivo ed il percorso accademico avrebbe potuto limitarlo e bloccare la sua istintività e purezza. Nel 1951, grazie ad alcuni fondi di una polizza assicurativa che aveva stipulato, Richler ebbe la possibilità di allontanarsi dal college e dal ghetto ebraico di Montreal. L’idea esotica dell’Europa ispirata dagli scrittori americani come Hemingway e Miller lo spinsero a cercar fortuna oltreoceano. Partì per l’Europa, destinazione Parigi. L’ Europa al contrario del Canada offriva uno scenario culturale molto più aperto e fertile nel quale avrebbe potuto cominciare la sua carriera. I primi tempi a Parigi furono difficili ma dopo sole tre settimane gli furono pubblicate tre brevi storie sulla piccola rivista Points. A Parigi fece parte di un ristretto gruppo di aspiranti scrittori nordamericani tra i quali Allen Ginsberg e Terry Southern. Continuò a scrivere numerose storie, ma nessuna di queste venne mai pubblicata, così dopo due anni decise di partire per la Spagna, dove visse tra Ibiza e Valencia ed in sei settimane scrisse il suo primo romanzo, The Acrobats. Tornato a Parigi, per ritornare in Canada, sottopose il libro all’attenzione di Andre Deutsch, un editore canadese il quale accettò di pubblicarlo. Di nuovo a Montreal fu costretto a guadagnarsi da vivere lavorando per una radio, la CBC. Il romanzo pubblicato non ebbe un grande successo, poche copie furono vendute in Canada e negli Stati Uniti. Poco tempo dopo la pubblicazione decise di ripartire per l’Europa, ma questa volta diretto a Londra, dove visse diversi anni e mise su famiglia. Si sposò con Florence Wood, una modella canadese con la quale ebbe tre figli. La sua permanenza in Europa contribuì a rafforzare il suo senso di appartenenza come cultura e tradizione al Canada inglese. I romanzi di Richler sono infatti per la maggior parte ambientati nella città di Montreal, nello specifico nel quartiere ebraico intorno a rue Saint-Urbain, "St.Urbain Street" nelle sue novelle. Era proprio il ghetto e la comunità ebraica è l’ambientazione del secondo romanzo di Richler Son of a Smaller Hero, scritto nel 1955. Le molte somiglianze nella vita del protagonista del libro con quella dell’autore, lo costrinsero ad inserire una nota di prefazione nella quale si negava qualunque intento autobiografico. Il rapporto complesso di Richler e dei suoi protagonisti con la comunità (il ghetto, la famiglia, la strada…) è un tema ricorrente nei suoi romanzi. Venne pubblicato anche il secondo libro il quale ebbe poco più successo del primo, ricevendo critiche positive, le quali spinsero Richler a scrivere ancora. Nel 1957 fu pubblicato A Choice of Enemies, il quale come temi e ambientazione fu considerato una sorta di seguito del romanzo precedente. In questo romanzo Richler dimostrava di raggiungere una certa maturità nello stile e nell’organizzazione della trama tali da mantenere viva l’attenzione del lettore. Anche questo romanzo vendette poche copie. Il successo di vendite arrivò nel 1959 con The Apprenticeship of Duddy Kravitz, considerato il suo primo capolavoro. Ambientato anch’esso nel ghetto di Montreal, narra la corsa sfrenata e senza scrupoli di un giovane ebreo verso il successo economico. Le critiche al libro furono per la maggior parte positive, ma insieme al successo arrivarono anche le prime accuse da parte delle comunità ebraiche che lo incriminavano di anti-semitismo e di aver creato uno stereotipo negativo di ebreo. The Apprenticeship of Duddy Kravitz ebbe successo anche oltreoceano tanto che il libro fu trasformato in film, candidato all’oscar, per il cinema con sceneggiatura di Richler e regia di Ted Kotcheff. In questi anni comincia una intensa collaborazione da parte di Richler con il cinema e la televisione, per le quali scriverà numerose sceneggiature. Nel 1961 riceve il premio Guggenheim Foundation Fellowship in Creative Writing. Appassionato sin da giovane di giornalismo, Richler scrisse regolarmente, fino agli ultimi giorni della sua vita, per importanti riviste e giornali in Canada, negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Lo stesso Richler ha selezionato in seguito alcuni articoli raccogliendoli in sei diverse collezioni: Hunting Tigers Under Glass (1968), The Street (1969), Shovelling Trouble (1972), Notes on an Endangered Species and Others (1974), The Great Comic Book (1978) and Belling the Cat (1998). A Duddy Kravitz seguirono due romanzi di stile differente dal sobrio realismo dei precedenti: The Incoparable Atuk e Cocksure. Caratterizzati da un umorismo “nero” e da personaggi caricaturali, i due romanzi, scritti in arco di tempo di quasi vent’anni, sono considerati le due “black commedies” di Richler. Nel 1971 fu pubblicato St. Urbain’s Horseman, che come i primi romanzi può essere considerato un “bildungsroman” in stile canadese. Il romanzo è caratterizzato da quello che diverrà lo stile inimitabile di Richler: l’abbandono dell’organizzazione cronologica della trama che consente all’autore di spaziare temporalmente in tutta libertà offrendo la possibilità di inserire più personaggi e micro-storie parallele. Il romanzo fu premiato con il Governor Geeneral’s Literary prize del 1971. Nel 1972 Richler prese la decisione di tornare a vivere in Canada con la sua famiglia. Partecipa alla polemica contro la legge di difesa del francese votata dal governo del Quebec nel 1977. Richler non aveva mai imparato la lingua del Quebec. Nei nove anni che separarono la pubblicazione dell’ultimo romanzo dal successivo, Joshua Then and Now, Richler scrisse il suo primo romanzo per bambini della trilogia di Jacob Two-Two. Nel 1989, venne pubblicato Solomon Gursky Was Here, un epopea familiare dilatata nell’arco di due secoli. Apprezzato dalla critica come i precedenti per lo stile, il romanzo continua a dipingere scenari di famiglie ebree nel contesto canadese. Nel 1992 Richler viaggia a lungo in Israele e ne trascrive le sensazioni in un inusuale diario di viaggio This Year in Jerusalem del 1994. Nel 1997 Richler regala al mondo il più memorabile dei suoi personaggi Barney Panofsky, con Barney’s Version (La versione di Barney). Il libro ha un grande successo ed in Italia in particolar modo diviene un vero e proprio caso letterario. L’ultima pubblicazione di Richler è del 2007 con Un mondo di cospiratori, una raccolta di articoli di giornale scritti dell'autore nel corso della sua carriera. Mordecai Richler muore il 3 luglio 2001 a Washington

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