Questa settimana parliamo di libri più agili, senza troppa agitazione nel cervello, anche se alcuni spunti ci sono. Il tutto da autori che scrivono in inglese, anche se il primo è norvegese ed il secondo usa un americano da caserma.
Cominciamo quindi con
Roald Dahl “Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra” TEA euro 5
Due racconti non per ragazzi del caustico nordico. Divertenti perché ambientati intorno ai libri. Mentre il primo (che da il titolo al libro) è un po’ scontato sia nella voglia di essere “disgustoso come un naso pieno di peli”, sia nell’evoluzione verso l’inevitabile epilogo (ma qual è l'attività segreta che consente a un (apparentemente) rispettabile libraio antiquario londinese di condurre una vita lussuosa e spregiudicata?), il secondo mi ha preso di più. La storia di un giovane aspirante scrittore che, stanco di vedere le sue creazioni rifiutate dalle riviste letterarie, risolve il problema inventando una strana macchina è forse un po’ datato (del 1953), ma non banale nella costruzione e nello svolgersi. Un piccolo divertissement da serata con un CD soft-jazz vicino.
Il secondo (e la caserma la scoprite nella biografica è invece
Charles Willeford “La macchina in Corsia Undici“ Adelphi euro 5,50
Avevo comprato a scatola chiusa pensando che macchina e corsia si riferissero a corse automobilistiche. Sorpresa, si parla di manicomio e di elettroschok. Rinchiuso infatti in un ospedale psichiatrico, Jake Blake, regista con qualche problema di comprensione della realtà, deve confrontarsi con una nuova vita fatta di farmaci, infermieri, corridoi, incubi e l'alta tensione in fondo alla Corsia Undici. In effetti, Blake, un nome fin troppo evocativo, si trova in un cul de sac o meglio, per restare negli ambiti delle patologie psicologiche, in una tipica situazione da Comma 22: se non ammette di essere folle, e quindi di osservare le regole e gli inviti dell'istituzione, (ovvero se non collabora) lo aspetta un trattamento più duro, ma se si convince e/o convince le istituzioni della sua follia, ogni cura è possibile, compresa la macchina della Corsia Undici, cioè l'elettroshock. Un racconto forse minore, ma fulminante (letteralmente) narrato e bene dalla parte del “fuori di testa”. Pare che Willeford sia un ottimo autore di “noir” (approfondiremo). Per ora un buon libro da pomeriggio con thé, biscotti e camino.
Terminiamo con una vecchia conoscenza. L’autrice inglese di cui in Italia, benché morta da 12 anni) si continuano a ripubblicare le storie. Anzi i sequel. Come questo appartenente a “I casi dell’ispettore Felse”.
Ellis Peters “Il marchio di Shiva” TEA euro 8
Ancora un classico. Anche se “I casi dell’ispettore Felse” sono senza l’ispettore visto che qui c’è solo il figlio. E siamo ancora in India. Anzi India del Sud. La lotta sociale infuria e gruppi di terroristi Nassaliti seminano panico e morte. Così, quando un ricco proprietario terriero viene dilaniato da un'esplosione sulla sua barca, il primo pensiero degli inquirenti è che si tratti di un attentato terroristico. Il quadro si complica poi quando un secondo atroce attentato colpisce Dominic Felse molto, troppo, da vicino. Per salvare i suoi compagni di viaggio e se stesso dalla misteriosa minaccia che sembra inseguirli senza requie, a Dominic non resta che sbrogliare la matassa e risolvere il caso, con l'indispensabile aiuto di Swami Premandathanand, suo amico e mentore. Ma la sua dovrà essere una corsa contro il tempo, prima che sia troppo tardi... Ci piace l’impianto classico con finali e sottofinali (anche se con un po’ di “concentrazione” già ad un terzo si può risolvere il mistero). Ma scorre piacevole, come un thè inglese assaporato in giardino. E, tra le tante cose che ne escono malconce, c’è anche un po’ di India non troppo di routine.
Per le due bio mancanti (visto che della Peters ho già scritto):
Roald Dahl (Llandaff 13 settembre 1916 - Great Missenden 23 novembre 1990) è un famoso scrittore, conosciuto soprattutto per i suoi romanzi per l'infanzia. La storia della sua infanzia viene raccontata dall'autore stesso nel libro autobiografico "Boy" (benché lui non la consideri una biografia). I genitori di Dahl sono norvegesi: suo padre emigra in Francia e, successivamente, in Inghilterra, alla ricerca di una maggiore fortuna, fino a stabilirsi a Llandaff, vicino Glamorgan in Galles. Alla morte del padre, nel 1920, la madre di Dahl decide di restare a vivere in Inghilterra, perché il marito desiderava che i figli frequentassero scuole inglesi. L'infanzia è segnata dalla severità e dall'educazione impartitagli nei collegi frequentati, ma anche dalla gioia della famiglia. Terminati gli studi, nel 1934, Dahl trova lavoro presso la Shell Petroleum Company, viaggia per lavoro in diverse parti del mondo, tra le quali l'Africa. Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale e Dahl entra nella RAF, compiendo missioni dal Kenia, alla Libia, alla Grecia, finché un terribile incidente non gli impedisce di volare. Solo nel 1942 inizia la sua carriera di scrittore con un racconto per bambini, quando viene trasferito a Washington e conosce C. S. Forster. Scrive, grazie a questo incontro, il suo primo romanzo, ispirato alle sue avventure durante la guerra: Shot Down Over Libya. Nel 1946 pubblica alcuni dei suoi racconti più famosi in Over to you, una raccolta di 12 storie. Dahl è ricordato anche per alcuni racconti e romanzi dedicati al pubblico adulto e caratterizzati da un umorismo macabro e da colpi di scena finali. Nel 1953 si sposa con l'attrice americana Patricia Neal: il matrimonio dura 30 anni, fino al 1983, quando Dahl si risposa con Felicity Ann d'Abreu Crosland, la migliore amica di Patricia. Dahl muore di leucemia a 74 anni, il 23 novembre 1990.
Charles Ray Willeford III (2/01/1919 – 27/03/1988) nasce in Arkansas ed a otto anni ha già perso entrambi i genitori. Si trasferisce a Los Angeles, dalla nonna, ma si rende conto ben presto di esserle troppo di peso. A dodici anni, invece di salire sul pulmino della scuola, un mattino decide di seguire i binari della ferrovia; sale di nascosto su un vagone merci e inizia una lunga avventura di vagabondaggi, tra le migliaia di bambini randagi che girano per i marciapiedi d’America durante la Depressione. A sedici anni, mentendo sull’età, si arruola nell’esercito. Doveva essere un colpo di testa, ma durerà vent’anni. Un’esperienza durissima, violenta, che riverserà nei suoi libri. A trentasei anni, infatti, è pronto per ripartire da capo. Legge, studia letteratura, comincia a insegnare. Soprattutto prova a scrivere. I suoi primi romanzi hanno il dono di creare atmosfere fortissime e di delineare personaggi complicati e perfettamente plausibili, che il lettore fatica ad abbandonare. Ma non hanno fortuna. Non si scoraggia e continua a provare. Tra l’altro, racconta le sue esperienze da vagabondo e da soldato in due splendidi libri di memorie, Looking for a Street e Something About a Soldier. Il successo arriverà, ma deve aspettare il 1984. L’anno di Miami Blues. L’invenzione di Hoke Moseley, della sua Miami umida e selvatica, crea subito un mito. Non può più fermarsi. Il pubblico aspetta il seguito. Dopo due anni, esce il secondo episodio, New Hope for the Dead. Un anno dopo, il terzo: Sideswipe. Salutato come un capolavoro assoluto. L’anticipo pagato dall’editore americano per il quarto romanzo della saga di Moseley è stellare. La prima edizione di The Way We Die Now è pronta nell’autunno del 1988. Willeford farà in tempo a vederla, a firmarne qualche copia. Morirà il giorno in cui il suo più grande successo esce in libreria.
Buona settimana
G.