venerdì 5 settembre 2008

Si ricomincia dall’Italia…

Mi dispiace avervi lasciato quasi due mesi senza trame, ma è stata un’estate lunga e direi proficua. Un ottimo viaggio in Sud America (principalmente Perù, con una puntata in Cile ed in Bolivia) ed un po’ di tempo per rifiatare e cercare di mettere ordine alle mie molteplici iniziative (anche se ancora ci sarà da lavorare).

Per riprendere il filo, ricomincio dall’Italia, con tre autori di diversa natura.

Una scrittrice molto legata alla critica letteraria del Novecento, scomparsa da qualche anno, con un bellissimo libro ambientato in terra di Puglia; uno scrittore, ormai mostro sacro del presente, con una storia che parte dalle terre di Toscana per arrivare molto altrove; ed un poliedrico lavoratore della penna, forse il meno riuscito, con una storia padana.

Ma andiamo ad iniziare...

Maria Corti “L’ora di tutti” Bompiani euro 9 (in realtà, scontato 6,30)

Bello. Tutti hanno un’ora in comune. Vediamo se capite quale è! Anche se ha più di quaranta anni rimane un bell’esempio di come si possa scrivere di storia se se ne è capaci. Di una storia che risuona, perché ambientata ad Otranto nel 1480. I turchi assediano la bella cittadina, la conquistano e fanno un massacro. Il romanzo segue, con gli occhi e le parole di cinque personaggi coinvolti nella storia, il dipanarsi delle varie fasi della battaglia, dall'assalto alla valorosa resistenza alla resa finale. Il personaggio di Idrusa, donna forte e coraggiosa, rappresenta una delle figure femminili più famose e studiate della cultura e della tradizione letteraria salentina. Ed i suoi personaggi, un po’ popolari ed un po’ aristocratici parlano di quei tremendi giorni dell’agosto di passione. Colangelo e la bella Idrusa mi son rimasti nel cuore. Gli altri meno. Ripeto bello, come un geranio in un prato fiorito di altri fiori, che fai forse fatica a distinguere, ma se lo vedi non lo lasci più con gli occhi.

“ma perché, io dico, uno vuol fare una cosa, lo vuole proprio, e tutto a un tratto ne fa un’altra?”

“ogni tanto ci penso. Non al basso amore, non sono fantasie da vecchio, ma al ‘grande amore’ per cui uno, incontrando una donna, scopre di essere nato appositamente per amare quella donna, scopre il suo destino”

“avere dei periodi nella vita in cui si vive come si deve, a posto con l’anima e col corpo, è cosa che capita quasi a tutti; ma vivere così l’intera vita, lì è il difficile”

Maria Corti (Milano, 1915 – Milano, 22 febbraio 2002) è stata una delle voci fondamentali della cultura del Novecento. Morta prematuramente la madre, vive la sua adolescenza prevalentemente in collegio, mentre il padre ingegnere lavora lontano in Puglia: sotto il profilo affettivo, e in minima parte anche dal lato economico, sono anni difficili. Nonostante tutto, l'adolescenza trascorre abbastanza serenamente; s'iscrive poi all'Università e consegue addirittura due lauree: la prima in lettere con una tesi sul latino medievale (Studi sulla latinità merovingia, relatore Benvenuto Terracini), la seconda in filosofia (relatore Antonio Banfi). Per impellenti ragioni economiche e anche per la sua passione all'insegnamento, incomincia a lavorare come insegnante di scuola media: prima a Chiari in provincia di Brescia, poi a Como, infine a Milano. Contemporaneamente, svolgeva all'Università di Pavia un incarico di assistente; il continuo spostarsi tra le varie sedi mette a dura prova il suo fisico minuto. La Corti riesce in qualche modo a superare tutto questo, rivelando un grande carattere supportato da una volontà ferrea. Nel suo primo romanzo “Il trenino della pazienza” (pubblicato molto tardi e rimaneggiato nel 1991 con diverso titolo “Cantare nel buio”), descrive con un linguaggio piano e sommesso ma di grande impatto sociale i suoi continui viaggi da pendolare in terza classe, con gli operai. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo una partecipazione attiva alla Resistenza col gruppo di allievi di Antonio Banfi, suo secondo maestro, Maria Corti si dedica con entusiasmo alla carriera universitaria, spinta dallo stesso Terracini (ritornato dal confino dopo la sanzione procurata nel 1938 dal regime fascista) a occuparsi di Storia della lingua italiana all'Università del Salento e in seguito all'Università di Pavia, destinata a restare per sempre la sua sede universitaria. Con alcuni colleghi dell'ateneo di Pavia (Cesare Segre, d'Arco Silvio Avalle, Dante Isella), contribuisce a fondare una scuola di studi letterari particolarmente innovativa, denominata Scuola di Pavia, legata alla tradizione filologica ma anche ai nuovi studi semiotici e allo strutturalismo. Maria Corti fonda fra l'altro il Fondo Manoscritti di autori moderni e contemporanei, nell'incredulità del corpo docente e dei collaboratori, supportata solo dalla sua grande volontà e dalla sua sagacia nel reperire i fondi (racconta queste vicissitudini nel libro “Ombre dal Fondo” 1997). Un archivio di scritti, manoscritti e appunti vari, donati da scrittori e poeti del Novecento, tra i quali all'apertura nel 1968 Montale, seguito da Bilenchi e Gadda, attualmente la Fondazione (che in Europa è paragonabile solo al Fondo Marbach presso Stoccarda) è in possesso di un patrimonio di scritti immenso e inestimabile: da Mario Luzi a Guido Morselli, da Alfonso Gatto ad Alberto Arbasino, da Calvino ad Anna Banti, da Indro Montanelli a Carlo Levi, da Saba a Amelia Rosselli, da Giorgio Manganelli a Luigi Meneghello, da Antonio Pizzuto a Paolo Volponi, da Goffredo Parise a Malerba. Si dedica in particolare allo studio della letteratura italiana contemporanea, proponendo un modello di studi con l'edizione critica dell'opera di Beppe Fenoglio (1978). Sono suoi alcuni importanti contributi teorici sulla semiotica letteraria: si ricordano in particolare “Nuovi metodi e fantasmi” (Bompiani 2001), “Principi della comunicazione letteraria” (Bompiani 1998) e “Per un’enciclopedia della comunicazione letteraria” (Bompiani 1986). Tra i romanzi viene ricordato in particolare “L'ora di tutti”, ambientato ad Otranto; contemporaneamente non trascura la sua grande passione per la storia medievale con i suoi saggi su Cavalcanti, Dante, l'aristotelismo latino e l'influsso della cultura araba (“Dante a un nuovo crocevia” 1981; “Percorsi dell'invenzione”1993; “La felicità mentale” 1983). La Corti non solo si dedica all'insegnamento, ma per la scuola scrive diversi libri di testo: fra gli altri, l'innovativa grammatica “Una lingua per tutti” (1978), che elabora con alcuni giovani collaboratori; non va poi dimenticato che nel suo dinamismo culturale è Accademica della Crusca, fonda e dirige riviste come Strumenti critici, Autografo e Alfabeta e collabora per un breve periodo al quotidiano la Repubblica. Riceve alcuni premi: nel 1989 il Premio Flaiano, l'Ambrogino d'oro e il premio speciale per la letteratura della Presidenza del Consiglio, nel 1999 il premio Ministro dei Beni culturali dall'Accademia dei Lincei, e nello stesso anno il Premio Campiello alla carriera. All'inizio del 2002 ancora attiva e lucida viene ricoverata all'ospedale San Paolo di Milano in seguito a una crisi respiratoria, e il 22 febbraio muore; la salma viene tumulata nella tomba di famiglia a Pellio Intelvi il 25 febbraio.

Il secondo autore, è il grande torinese, che segue con affetto dai suoi inizi.

Alessandro Baricco “Questa storia” Feltrinelli euro 8 (in realtà, scontato 6 euro)

Al solito, mi accosto a Baricco con piacere, forse non sempre risponde alle mie aspettative, ma non è mai un rapporto “bollito”. L’inizio di ‘sto libro mi ha fatto dannare. Non riuscivo ad entrare. Mi stavo spaventando: un Baricco che rompe? Poi lui cambia registro di scrittura, io ne seguo meglio il ritmo, e ci entro dentro, con i piedi e con le scarpe. Mi prende la storia di Ultimo Parri, che voleva ordinare il mondo intorno ad una strada di curve. A volte il cambiamento di scrittura mi riallontana. La parte centrale, tra Caporetto e l’Inghilterra la trovo un po’ faticosa. Bella però l’idea, la genesi di un mondo, e di un amore che forse non è felice, ma quanto è, veramente, amore. Anche quando si è lontani, perché prima di tutto “se ami qualcuno che ti ama, non smascherare mai i suoi sogni”. Poi, forse, se ti farà parte del sogno, se ne riceve molto di più che della vicinanza.

“il proprio mestiere è quello che si fa senza fatica”

“la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare.”

Alessandro Baricco è nato a Torino il 25 gennaio 1958. Dopo la laurea in filosofia con Gianni Vattimo e il diploma in pianoforte al Conservatorio, pubblica alcuni saggi di critica musicale (“Il genio in fuga” (1988), su Rossini, e “L'anima di Hegel e le mucche del Winsconsin” (1992), sul rapporto tra musica e modernità). Collabora come critico musicale per Repubblica e sulla pagina culturale per la Stampa. Baricco lavora anche in televisione, nel 1993 come conduttore di “L'amore è un dardo”, trasmissione di Raitre dedicata alla lirica e nel 1994 come ideatore e conduttore di un programma dedicato alla letteratura dal titolo “Pickwick, del leggere e dello scrivere”, affiancato dalla giornalista Giovanna Zucconi. Nel 1998 con il regista teatrale Gabriele Vacis cura il programma “Totem”, delle lezioni sull'amore per la lettura a cui seguirà una tournee nelle piazze italiane. Durante gli anni novanta Baricco si afferma pubblicando i romanzi: “Castelli di rabbia” (1991), “Oceano mare” (1993), “Seta” (1996), “City” (1999), “Senza sangue” (2002). Nel 1994 esce “Novecento. Un monologo”, da cui è stato tratto un lavoro teatrale (con Eugenio Allegri e la regia di Gabriele Vacis a partire dal 1994, e con Arnoldo Foà in un nuovo allestimento nel 2003) e un film, “La leggenda del pianista sull'oceano” di Giuseppe Tornatore. Per Feltrinelli pubblica due raccolte degli articoli scritti per la Stampa e Repubblica (“Barnum”, del 1995, e “Barnum 2”, del 1998). Scrive anche, nel 1996, un testo teatrale per la regia di Luca Ronconi: “Davila Roa”, andato in scena al Teatro Argentina di Roma e mai pubblicato. Nel 2002 pubblica “Next” (Feltrinelli), breve saggio sulla globalizzazione. A febbraio 2003 esce “Partita spagnola” per Dino Audino Editore, una sceneggiatura scritta da Baricco nel 1987 a quattro mani con Lucia Moisio, sulla storia di Farinelli, la voce bianca del '700. Nel 2004 pubblica “Omero, Iliade” (Feltrinelli) un lavoro sulla traduzione di Maria Grazia Ciani dell'Iliade da cui Baricco trae un reading teatrale. Nel 2005 passa dalla Rizzoli alla casa editrice Fandango di Domenico Procacci, con cui pubblica il romanzo “Questa storia”. Dopo l'esperienza televisiva ha fondato, insieme ad altri soci, la Scuola Holden a Torino, dove si studiano tecniche della narrazione con uno sguardo multidisciplinare.

Terminiamo con il padano.

Giuseppe Pederiali “Camilla nella nebbia” Garzanti euro 9

Un po’ scontato. Non è Scerbanenco, non è Macchiavelli (Loriano), non è molti altri epigoni del giallo all’italiana. Un maniaco uccide le giovani donne della buona società modenese e poi le traveste da prostitute. Sembra un gioco erotico tra ricchi che si annoiano o una crudele scommessa. Dell'indagine si occupa l'ispettore Camilla Cagliostri, una poliziotta che porta la divisa come un abito di Versace. Spinta da un'ombra atroce del proprio passato, conduce un'indagine che la coinvolge totalmente. Nel libro esce fuori l'altra faccia della ricca Padania, città sontuose, con gente che sa fare i soldi e sa come spenderli e che nasconde i suoi peccati. Ma ben presto si capiscono i fili e i segni. Misteri? Pochi. Fotografia della provincia italiana? Forse, come detto. Ma un po’ poco per farne un classico. Bisognerà rivedere l’ispettore all’opera.

Giuseppe Pederiali è nato a Finale Emilia (Modena) nel 1937. Vive a Milano. Ha fatto il marinaio ed il giornalista. Opera nei suoi romanzi un felice impasto tra fantasy, gialli e realtà. Le sue favole narrative, spesso storico-antropologiche, combinano abilmente la semplicità dell'avventura e l'ambiguità della metafora. Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo: “Il tesoro del bigatto” (1980); “La compagnia della selva bella” (1983 e 1992) (Premio Chiavari); “Il drago nella fumana” (1984) (Premio Penne, Premio Sorrento); “Donna di spade” (1991) (Premio Campione d'Italia); “Stella di piazza Giudìa” (1995) (Premio Sirmione - Catullo); “L’amica Italiana” (1998) (Premio Frontino Montefeltro, Premio Fenice Europa; “Padania Felix” (1999) (Premio Estense); “Il paesaggio che verrà” (con Piero e Alberto Angela e Franco Fontana, 2000); “Il lato A della vita” (2001); “L'Osteria della Fola” (2002). Pederiali collabora saltuariamente con il cinema, la radio e la televisione (ha condotto alla RAI la trasmissione "I giorni").

Infine, essendo anche la prima domenica del mese, vi lascio con la tabella dei libri letti nel mese di Giugno:

 





















































































#


Autore


Titolo


Editore


Euro


1


Sélim Nassib


L’amante palestinese


E/O


8,50


2


Ian Potocki


Manoscritto trovato a Saragozza


TEA


s.p.


3


Gianluca Morozzi


Blackout


TEA


7,80


4


Orhan Pamuk


Il mio nome è rosso


Einaudi


s.p.


5


Per Olov Enquist


La partenza dei musicanti


Feltrinelli


8,50


6


Jung Chang


Cigni selvatici


TEA


11,90


7


Janwillem Van de Wetering


Sviluppi nel caso del giapponese scomparso


TEA


9


8


Ronan Bennett


Zugzwang mossa obbligata


Ponte alle grazie


15


9


Giuseppe Pederiali


Camilla nella nebbia


Garzanti


9


10


Khaled Hosseini


Mille splendidi soli


Piemme


s.p.



 

Spero che anche voi abbiate passato una buona estate.

Buon settembre a tutti

Giovanni

 

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