domenica 28 settembre 2008

Europa alla riscossa

Questa trama sulfurea è dedicata alla “vecchia” Europa. Tre passaggi – paesaggi dalla Svezia per scendere in Italia (anche se quest’ultima ha un tratto esotico). La sensazione complessiva è meno positiva di quanto sperassi all’acquisto: sono un po’ troppo di testa e poco di pancia.

E cominciamo con l’anglo-italiano

Michael Gregorio “Critica della ragion criminale” Einaudi euro 11,80 (in realtà, scontato 8,36 euro)

Operazione commerciale. Non so quanto mi convince. Infatti, più ci ripenso e meno mi piace. Un tentativo di giallo filosofico, ambientato nei dintorni di Kant, ma la parte filosofica (forse per la mia impreparazione) mi sfugge anzi mi sembra che annacqui in maniera indelebile il percorso poliziesco. Il giallo, poi, è assolutamente tirato per i capelli, con una fine che sembra dire: beh, ora che abbiamo scritto 500 pagine, si troverà il modo di chiudere? Hanno Stiffeniis è un magistrato, a Lotingen, Prussia: è stato amico del filosofo Immanuel Kant, che lo ha spinto a quella carriera. Ora viene chiamato a Königsberg ad indagare su delle "strane" morti per le quali viene chiamato in causa il diavolo stesso. Man mano che affronta l'indagine, che visiona i cadaveri uccisi "dall'artiglio del diavolo" riaffiora il passato di Hanno, con un evento tragico, la morte del fratello, del quale lui si sente in colpa. Ma cosa c'è dietro quelle morti? Perché questo precursore dei serial killer uccide le vittime lasciandole in posa (inginocchiate a terra)? Che legame c'è tra l'assassino e il filosofo Immanuel Kant e con il suo ultimo libro "Critica della ragione criminale"? Finale in diminuendo. Sipario. Rimane l’ambientazione, che tutto sommato non dispiace, con i modi ed i tic della Prussia di inizio Ottocento. Ma basta tutto ciò per farne un libro “da segnalare”? Mi sa di no.

Dicevo anglo-italiano in quanto Daniela De Gregorio e Michael G. Jacob utilizzano nella scrittura lo pseudonimo “Michael Gregorio”. Sono sposati da quasi 30 anni e vivono a Spoleto, dove Daniela insegna Filosofia e Michael insegna Inglese e Storia della Fotografia. Daniela De Gregorio nasce a Spoleto nel 1950 e studia Storia e Filosofia a Perugia. Figlia del pittore astrattista Giuseppe De Gregorio e di una signora che poco dopo la fine della guerra venne eletta 'Miss Spoleto'. Michael G. Jacob nasce a Liverpool nel 1948, dove studia fino a laurearsi in Inglese a Newcastle-on-Tyne nel 1970. Dopo 9 anni di insegnamento si sposta in Italia nel 1980, anno in cui sposa Daniela. Dopo aver vissuto 6 anni a Venezia, vanno a vivere a Spoleto, dove aprono, con l’amico Giuseppe Marocchi, una scuola di lingue.

Risaliamo l’Europa, fermandoci in Germania.

Daniel Kehlmann “È tutta una finzione” Feltrinelli euro 9,50 (in realtà, scontato 7,15)

Pensavo meglio dalle premesse e dalla prima parte. Si vede che è un romanzo giovanile, scritto a 22 anni. Arthur è un orfano accolto da una famiglia benestante. La madre adottiva viene colpita da un fulmine e muore, e lui viene educato in un collegio svizzero di giovani rampolli dove matura l'intenzione di farsi prete. Arthur racconta, ma sarà tutto vero? Narra che ha studiato teologia, ma ha preso solo gli ordini minori; la nuova matrigna gli ha rubato l'eredità paterna e, un po' per necessità un po' per antica passione, lui si è ritrovato a fare l'illusionista in un bar di infima categoria e il baro in un retrobottega. A quel punto ha capito qual è la sua reale vocazione, si è reso conto di essere un mago e ha cominciato a frequentare Jan van Rode, il più geniale incantatore in circolazione, che gli ha insegnato tutti i suoi trucchi, ed è diventato a sua volta uno dei più famosi e meglio pagati illusionisti del mondo. Improvvisamente, durante uno show, il suo mondo è crolla. Ma è vero, o è tutto un gioco di prestigio? La fine mi ha lasciato perplesso con questa sospensione tra realtà e illusione. Coerente, ma forse inutile e sconfitto. Grande l’inizio e la parte dedicata alla matematica come unica verità. Inoltre, era stimolante anche tutto il discorso, accennato ma non dimenticato, dell’analisi della figura di Pascal. Ed anche tutto il protrarsi verso la conquista di una conoscenza, quella dell’illusione, che si ha solo quando si sa, o si riesce, a non saperla. Poi decade verso la sua ineluttabile fine. Non so. Da riflettere.

 “Chi è in grado di capire se stesso? Chi è in grado di capire un’altra persona? Solo gli idioti possono affermare di riuscire a capire un altro essere umano”

“Bisogna conoscerla, la verità, ma non prenderla troppo sul serio”

Daniel Kehlmann è una delle nuove leve tedesche, nasce a Monaco il 13 gennaio 1975. Il suo racconto “La misura del mondo” (che in scaletta di lettura nei prossimi mesi) raggiunge il secondo posto nella classifica mondiale delle vendite di libri di autori tedeschi dopo “Il profumo” di Suskind. La scrittura di Kehlmann è molto influenzata dal realismo magico degli scrittori Latino Americani, e forse è questo che mi ha lasciato perplesso. Figlio del direttore della televisione Michael Kehlmann si trasferisce a Vienna all’età di 6 anni. All’università dopo una laura in letteratura, comincia il dottorato con una ricerca sul sublime dell’opera di Immanuel Kant, che però non porta a termine per il successo ottenuto come scrittore. “E’ tutta una finzione” è il suo primo romanzo del 1997. Dal 2001 tiene lezioni di poetica in diverse Università tedesche.

E terminiamo la risalita in Svezia, con

Per Olov Enquist “La partenza dei musicanti” Feltrinelli euro 8,50 (in realtà, scontato 6,38)

Lo paragonerei, come impianto, al libro di Ermanno Rea su Bagnoli. Si parla qui più che di una sconfitta dell’operaio di fronte al progresso (ad un certo tipo di progresso), della nascita di una coscienza che l’operaio ancora non ha. Dal 1903 al 1972, Frans narra di sé, della sua famiglia e della vita nel nord della Svezia. Con tutti i personaggi che gli girano intorno: Karl Valfrid e Josefina, i suoi genitori; lo zio Aron, poco dignitoso fratello di sua madre; i tre fratelli Anselm, Axel e Daniel; la sorellastra Eva-Liisa, sorta di creatura di un altro mondo. E il delegato socialista di Stoccolma Johan Sanfrid Elmblad. Tante, quasi tutte, le figure della sua infanzia sono finite male, ma una speranza resta per i sopravvissuti. Perché, come insegna la celebra favola dei musicanti di Brema, "c'è sempre qualcosa di meglio della morte". Tuttavia, dette le cose positive, risulta alla fin fine un po’ palloso, dove con difficoltà si passa da un capitolo all’altro, a volte perdendosi tra presente e passato. Tuttavia interessante come testimonianza di un certo tipo di cultura e, soprattutto, di scontro tra fede non illuminata ed illuminismo fideistico.

“cominciava sempre così … si cominciava con lo star male, si finiva con lo star male. E per tutto il tempo, una sofferenza continua”

Questo, invece, è uno dei padri della letteratura. Per Olov Enquist, infatti, nasce a Hjoggböle il 23 settembre del 1934. Scrittore, giornalista, sceneggiatore, guadagnò fama internazionale alla fine degli anni novanta con il romanzo “The Visit of The Royal Physician”, dove narra la storia di Struensee, il medico personale del re danese Cristiano VII. Dopo la laurea in letteratura ad Uppsala, lavora come giornalista televisivo dal 1965 al 1976. Dal ’70 al ’71 vince un posto presso l’Accademia Tedesca a Berlino, e dal ’73 al ’77 è “visiting professor” in California. I suoi scritti sono caratterizzati da un pessimismo cronico, in particolare quando si combatte contro un modo di vivere pietistico e puritano, come nella “Partenza dei Musicanti” o nel “Viaggio di Lewi”.

Abbiamo ripreso la lettura un po’ a fatica, in questo autunno che non si sa se è già cominciato. Comunque, una buona settimana a tutti

Giovanni

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