Se
poi volete saltare le trame, potete andare alla fine con la solita citazione
settimanale.
Martin Cruz
Smith “La ragazza di Venezia” Repubblica Spy 12 euro 7,90
[A: 09/04/2019 – I: 03/04/2023 – T:
05/04/2023] - & e ½
[tit. or.: The Girl from Venice; ling. or.: inglese; pagine: 297;
anno 2016]
In
fondo è un po’ spiacevole essersi accostati con tante speranze ad un libro di
Cruz Smith e rimanerne assai deluso. Certo, sapevo già che non era nel filone
di Arkady Renko, che resta la miglior serie di romanzi scritta dall’autore.
Tuttavia, un spera sempre un po’ che ci sia qualcosa che rimanga nella
scrittura.
Invece,
questo libro risulta poco avvincente, a tratti quasi svogliato. Con alcune
concessioni “alla platea” che esulano, e di molto, dal contesto storico in cui
si dovrebbe inserire. Non cerco scusanti all’autore, ovvio, anche se il fatto
che ormai siano una decina d’anni che abbia un Parkinson conclamato, e che le
storie le narra, per poi lasciare spazio alla moglie Emily che le riporta su
carta, qualcosa possa aver influito. Ciò detto, non ci torno su e passo al
testo.
Cominciamo
dal contesto. Un’ambientazione fascinosa come Venezia piò risultare gradita al
pensionato americano che vive nel Missouri, noi che, fortunatamente, a Venezia
e nel Nord Italia ci andiamo in poche ore, sembra più che altro una cartolina
un po’ finta. Soprattutto quando gran parte della vicenda “veneta” si svolge a
Pellestrina che a Venezia sta come Ladispoli a Roma (o Malibu a Los Angeles se
parliamo d’America). Quindi, “The girl from Venice” è già un po’ fuorviante.
Secondo
punto, siamo addentro all’ultima fase della guerra, direi che potrebbe essere
un’ambientazione “1945”, che inizia con l’incontro tra Giulia e Cenzo e finisce
dopo la guerra, passando per l’esecuzione di Mussolini e Claretta. Ma è
un’ambientazione molto sui generis, sia nei momenti veneziani, sia, ed ancora
peggio, quando l’azione si svolge a Salò. Figure mal delineate, cineasti da
cartolina, tedeschi “buoni”. Insomma, tutta una serie di luoghi comuni e di
falsi storici che sarebbe stato meglio evitare.
Come
evitabile è la trama in sé. Abbiamo il pescatore Cenzo che dopo un arruolamento
forzato in Abissinia, ed un congedo con disonore (si rifiutava di bombardare
gli etiopi), si ritira in Pellestrina. Magari si sposa con la bella Gina,
mentre il fratello minore Ugo convola a nozze con Celestina. In mezzo abbiamo
il fratello maggiore, Giorgio, quello bello, quello che fa l’attore prima (con
la mirabile interpretazione nel film “Il leone di Tripoli”), poi il portavoce
fascista, infine voce calda della radio dei repubblichini di Salò.
Ma
Giorgio è soprattutto uno “sciupafemmine”, visto che fugge a Milano con Gina,
dopo aver avuto anche una piccola storia con Celestina. Cenzo rimane scottato e
si fa introverso. Ugo si fa “incazzuso”, ma mentre cerca vendetta muore in
mare.
Fatto
questo proemio, la storia inizia quando Cenzo incontra Giulia, giovane ebrea
che sta fuggendo ai tedeschi, mentre tutti i suoi parenti vengono presi e
deportati. Giulia faceva parte del lato “ricco e benestante” degli ebrei
veneziani, con case in laguna e villette al Lido. Per sua fortuna è giovane,
atletica e pronta a mettersi in gioco. Così fugge ai tedeschi, si ripara da
Cenzo, i due hanno una convivenza problematica, fino a che lui non decide di
contattare i suoi amici partigiani per farla riparare oltre confine (in
Svizzera, forse).
Qui
nasce anche tutta la parte “finta”. Giulia non riesce a raggiungere la
salvezza, ma forse si rifugia a Salò. Cenzo va a cercarla aiutato da Giorgio e
da un sedicente comandante nazista innamorato dell’Italia (una figura veramente
mal delineata). Tralascio tutta l’inutile parte repubblichina, con i finti
misteri, gli improbabili cineasti, le amiche di Claretta ed altre incongruenze
storiche. Ci sarà una resa dei conti finale tra Giorgio e Cenzo, ovviamente. Ed
anche con i nazisti, e poi con la cognata, la moglie fuggita e morta, e tanti
altri piccoli inutili misteri.
Come
ci si aspetta fin dalle prime righe, Cenzo e Giulia imbastiranno una loro
storia. Ma noi rimaniamo con il mistero di fondo. Tutto il libro si basa sulla
ricerca che i nazisti fanno di Giulia in quanto testimone di una deportazione
che dovrebbe portare a smascherare “traditori” della patria. Vi sembra normale,
conoscendo la storia della Guerra, che, nel momento che si avvicina alla resa
dei conti, qualcuno si mobiliti per una piccola, poco credibile ragazza?
Questo
romanzo ibrido tra romanzo storico con svista, thriller improbabile e storia
d’amore scontata, qualcuno impegni mesi di quel tempo prezioso alla ricerca di
Giulia? Insomma, uno sforzo di scrittura che non partorisce neanche un
topolino.
Finisco
con una considerazione laterale: in rete ci sono commenti entusiasti del libro
(per me un po’ misteriosi) corredati da altrettanti svarioni, di cui ne riporto
uno solo. Un commento svela che Cenzo era traumatizzato da un arrolamento
forzato in Afghanistan (!!!!). Stiamo fuori come una batteria di balconi, dove
si confonde l’Asia con l’Africa. Qui termino le mie lamentele, esortandovi a
leggere il libro solo se avete perduto tutto il resto della vostra libreria.
Erskine Childers “L’enigma delle sabbie”
Repubblica Spy 17 euro 7,90
[A: 09/05/2019 – I: 02/05/2023 – T: 04/05/2023] - &&& ---
[tit. or.: The Riddle of the Sands; ling. or.: inglese; pagine: 428; anno 1903]
Sapevo
che era un libro “filologico”, e tale si è rivelato, raggiungendo alcuni punti
più come prodromo di altri che per il valore in sé. Ma la sorpresa è stata la
scoperta dell’autore e della sua storia. Il nome completo dell’autore è infatti
Robert Erskine Childers, nato a Londra nel 1870 da un orientalista inglese ed
una latifondista irlandese. Per motivi familiari, da Londra, all’età di sei
anni, si sposta in Irlanda, imparando ad amare questa terra. Laureato in
lettere e giurisprudenza a Cambridge, vorrebbe anche dedicarsi allo sport, ma
una lesione alla schiena lo costringe a praticare l’unico sport consentitogli,
la vela. Ed in barca percorre in lungo ed in largo il Mare del Nord. Cosa di
cui riparleremo.
Nel
’03 scrive il libro che stiamo attraversando. Nel ’04 sposa Molly e l’anno
successivo nasce Erskine Hamilton Childers, di cui pure riparleremo. Lavora nel
Parlamento inglese, partecipa da giovane alla Guerra Boera e poi alla Prima
guerra mondiale, sempre nell’Esercito Britannico, ricevendo menzioni dal Primo
Lord dell’Ammiragliato, sir Winston Churchill. Ma anno dopo anno, azione dopo
azione, si accorge di essere sempre più vicino all’Irlanda ed alle posizioni
dell’ala irredentista del Sinn Féin. Nel momento topico dell’insurrezione
irlandese degli inizi degli anni Venti, si schiera con i duri dell’IRA insieme
ad Eamon de Valera, in contrapposizione all’ala morbida di Michael Collins (se
non ve ne ricordate, andate a rivedere il film del ’96 con Liam Neeson e Julia
Roberts).
Trovato
in possesso di una pistola, seguendo la legge marziale all’ora in vigore, viene
condannato a morte e giustiziato il 24 novembre 1922. A parte l’interesse
storico di questo spiegone, quello che mi premeva sottolineare è che il “capo”
di Childers, de Valera, divenne Presidente della Repubblica Irlandese dal ’59
al ’73, anno in cui gli succedette, quasi una nemesi per gli inglesi, Erskine
Hamilton, il figlio di Childers.
Prima,
comunque, di entrare nel merito del libro, parliamo dei meriti, che proprio il
sopranominato Churchill tributa a Childers l’onore di avere, in tempi non
sospetti, risvegliato un interesse verso le sorti della marina inglese, senza
di cui, durante la Prima Guerra mondiale, probabilmente, alcune sorti militari
avrebbero potuto essere diverse.
Il
romanzo in sé, invece delle avventurose vicende di vita, risulta al contrario
discretamente lento ed in un certo senso, non particolarmente appassionante.
Con molta lentezza seguiamo le vicende di due gentiluomini inglesi, Carruthers,
un piccolo funzionario ministeriale, senza grandi scopi nella vita, e Davis,
provetto marinaio nonché, forse, qualcos’altro che tuttavia non si palesa in
modo efficace per tutto il libro.
Davis
veleggia con un piccolo scafo a vela per il Mare del Nord, tra Olanda,
Danimarca e Germania. Scopre, forse, qualcosa che non si sa spiegare nei
comportamenti di alcuni marinai, molto vicini alla Marina del Kaiser. Chiede
quindi aiuto al suo amico Carruthers, e da qui seguiamo quasi duecento pagine
di descrizioni di avventure marine. Scandagli, secche, boma, timoni, derive ed
altre enunciazioni di origini navali che farebbero piacere al mio amico Renato.
Il
contraltare dei due è un certo Dollman, che si presente come tedesco, ma che
forse non lo è. Sicuro sembra losco, o comunque poco limpido. Tutto il
contrario della giovan figlia, che, anche se non viene molto approfondita forse
a causa della datazione del testo, dove all’epoca di queste cose si accennava
solo di sfuggita, ha un debole per Davis.
A
complicare il quadro vengono poi alla ribalta un militare teutonico ed alcuni
suoi sodali poco raccomandabili. Che cercano, lo si capisce anche se non viene
mai fuori uno scontro a viso aperto come avrebbe fatto un Cussler, di mettere
fuori gioco i nostri due “impiccioni”. Infatti, Davis e Carruthers, seguendo le
peripezie di Dollman e degli altri tedeschi, non fanno altro che entrare ed
uscire dai vari estuari tra la Germania ed il mare, per tutta la regione dello Schleswig-Holstein
(e ci torneremo su questo).
Uno
scrittore più esperto avrebbe approfondito meglio gli aspetti spionistici, che,
pur presenti nelle seconde duecento pagine, non portano mai ad un “pathos”
reale. Capiamo fin dalle prime pagine dove Childers vuole andare a parare, e,
appunto filologicamente, ne seguiamo le frasi. È l’impianto, l’impostazione
generale quella che rimane, anche solida. Un tipo di ideazione avventurosa che
più di cinquanta anni dopo vedrà risvegliarsi su queste ceneri prima con Ian
Fleming e poi con John Le Carrè.
Quello
che Childers vuol tirar fuori da queste pagine (forte anche delle sue
esperienze da velista) è la debolezza intrinseca della Marina Inglese in quella
zona marina. Una debolezza che potrebbe permettere ad una Germania agguerrita
di avere presto il sopravvento navale. Di questo appunto Churchill lo ringrazia,
ed avrà modo, in una decina d’anni, di porvi rimedio, di modo che, il ’14 allo
scoppio delle ostilità gli inglesi non saranno impreparati.
Quindi,
ringrazio Childers per i suoi sforzi, e per la sua vita (come sopra descritta
brevemente). Io finisco con un ricordo personale, che, durante la mia vita
lavorativa, per due anni ho lavorato insieme ad una società tedesca di stanza
proprio nello Schleswig-Holstein. Con un bel fine settimana marino nel
capoluogo Kiel. Ma questa è tutta un’altra storia.
Daniel Silva “L’angelo caduto” Repubblica
Spy 5 euro 7,90
[A: 24/02/2019 – I: 09/05/2023 – T: 10/05/2023] - && ---
[tit. or.: The Fallen Angel; ling. or.: inglese; pagine: 395; anno 2012]
Un
altro autore che da decenni scrive best-seller, ma che non avevo ancora
incontrato. Peccato che l’esimia collana di Repubblica ci presenti il
dodicesimo volume della serie, senza per altro dire che si tratta di una serie
che ruota intorno ad un personaggio, questa volta fortunatamente spia come
vorrebbe la collana stessa.
Benché
comunque Silva abbia una buona penna, non è un romanzo che sta “in piedi da
solo”, che tutta una serie di retroscena andrebbero spiegati o indicati. Certo,
nello svolgere del testo, qualcosa capiamo della figura e delle azioni del
protagonista, Gabriel Allon. Che giustamente ci viene presentato come esimio
restauratore (è forse un caso che il primo volume della serie uscito nel 2000
abbia per titolo “Il restauratore”?) tra l’altro alle prese con un delicato
intervento su di un Caravaggio. Mentre però noi lettori per la prima volta
dobbiamo aspettare fior di pagine per capirne meglio le sfaccettature, chi lo
conosce sa che Allon, in prima battuta, è un agente dei Servizi Segreti
israeliani. Reduce di tante battaglie, più volte sull’orlo del baratro, poi in
un qualche momento calmatosi delle furie, intraprende un percorso amoroso con
una simpatica veneziana, che qui gli è vicina e ne cura gli aspetti “privati”.
Come
molte spy stories, l’azione comincia con una morte, che qui è particolarmente
vicina a me lettore. Una donna esperta di Belle Arti viene trovata sfracellata
alla base di una impalcatura tesa alla restauro del Baldacchino di San Pietro
posto a guardia dell’altar maggiore della Basilica di San Pietro.
Un’ambientazione che perdura per almeno un terzo del libro, facendoci godere,
soprattutto ai romani, non solo delle bellezze vaticane, ma anche di alcuni
scorci capitolino, alcuni quartieri, ed altre amene consuetudini, anche
personali.
Allon
viene convinto dal segretario del papa, monsignor Donati, ad interessarsi alla
vicenda, che tutti (meno la polizia italiana) pensano poco probabile il
suicidio. Nelle more scopriamo che Donati era un prete della “teologia della
liberazione”, operante vicino ai sandinisti in Sudamerica, dove vive esperienze
terribili, lascia la tonaca, ha una breve storia d’amore con tal Veronica, per
poi tornare nella Chiesa convinto da quello che poi diventerà a breve Papa
Paolo VII. Veronica, esperta d’arte etrusca, si consola con il losco Carlo
Marchese, che, anche per spinta di Donati, va a ricoprire cariche importanti
nelle finanze vaticane.
Breve
interludio: nelle more ed indagando veniamo a sapere che in un qualche episodio
di poco precedente, Allon aveva salvato il Papa durante un attacco missilistico
in Vaticano, che aveva portato alla morte di 700 persone, tra cui 4 cardinali,
8 vescovi, 3 monsignori. E qui mi taccio per non svelare altri libri di Silva
nonché una tendenza alla sfiga latente di Allon.
Comunque,
gli etruschi c’entrano, perché la morta Claudia, cercando di mettere ordine al
patrimonio culturale della Santa Sede, trova un aggancio con i tombaroli della
Tuscia (altro momento di insight della mia attuale esistenza). Che con facile
equazione noi legheremmo al Carlo di cui sopra. Ma una volta fatto il collegamento,
e quasi arrivati ad un principio di soluzione, essendo solo verso pagina 150,
Silva non può che decollare verso le sue mire più spionistiche.
Da
qui, infatti, parte una sarabanda di intrighi intorno al mondo, che, partendo
da Roma, si sposta prima in Svizzera, per poi approdare in Medio Oriente, ed in
altre zone “bellicose”. Dove, come un commentatore giustamente rileva, sembra
nascere la battaglia pallino di Silva: Israele contro Resto del Mondo. Non vi
sto ad elencare tutte le attività e le azioni che Allon imbastisce, basti solo
dire che ben presto, i Servizi Segreti israeliani entrano in prima persona
nella trama. Mentre terroristi ed islamici (ma non solo) iniziano a far la
parte dei cattivi.
Di
certo non mi aspettavo un così truculento allargamento di prospettive partendo
da una piccola morte romana. Ma Silva è fondamentalmente fazioso e molto dedito
ad una prospettiva del mondo “alla John Wayne”, fortunatamente molto lontana
dal mio mondo, anche da quello immaginario della lettura. Ovvio che Allon abbia
un certo fascino simpatico, che rimane sempre un piccolo passo al di qua dal
cadere nel banale. È tuttavia forse l’unico punto a favore, oltre a quelle
prime ambientazioni romane ed etrusche. Alla fine, tutto si risolve, seppur non
con tutti i cattivi puniti, che stiamo sempre dalle parte dello spionaggio,
dove c’è molto grigio.
Per
i patiti dei supereroi alla Marvel una lettura distensiva e quasi “da
ombrellone”. Non certo un libro per entrare in modo sereno nel mondo di Silva,
che forse andrebbe letto in altri romanzi che mi dicono meglio costruiti.
Un
ultima spigolatura, tenendo conto che il libro esce nel 2012. La morta si
chiama Claudia Andreatti, curiosamente omonima della Miss Italia del 2006.
Casualità o fine ironia?
Jason Matthews “Red Sparrow” Repubblica
Spy 18 euro 7,90
[A: 15/05/2019 – I: 23/05/2023 – T:
25/05/2023] - & e ½
[tit. or.: originale; ling. or.: inglese;
pagine: 506; anno 2013]
Sempre
poco avvincente ed un po’ scontata questa collana dedicata alle storie di
spionaggio (magari con qualche tocco di noir, anche se non qui) uscita quattro
anni fa con Repubblica, e che sto, faticosamente, portando a compimento di
lettura.
Intanto
cominciamo con qualche notizia preliminare e complementare. Come spesso può
accadere tra l’acquisto e la lettura, un autore anziano ci può lasciare. Anche
se poi anziano non era, Matthews muore di degenerazione cortico-cerebrale nel
2021 a settanta anni (un ragazzo!). Aveva, come si evince in alto, scritto
questo libro nel ’13, proseguendo ogni due/tre anni con un nuovo capitolo, al
fine di comporre una trilogia. Anche il secondo è uscito in Italia, con il
titolo “Il palazzo degli inganni”. Mentre il terzo mi risulta ancora inedito,
uscito in patria con il titolo “The Kremlin's Candidate”.
Seconda
notizia, fortunatamente qui l’editore ha usato il titolo originale, invece di
quello usato dall’editore Bookme, che lo ribattezzò “Nome in codice: Diva”.
Ovvio che questo titolo fa l’occhiolino all’elemento centrale del romanzo (anzi
della trilogia), dove tuttavia il titolo originale era più ammiccante. Infatti,
“Sparrow”, che credo anche il mio ornitologo Alessandro interpreti come
“passero”, è il nome di una scuola di seduzione per spie messa in piedi
dall’Intelligence russa ove addestrare le spie a sedurre, portare a letto ed
inguaiare potenziali nemici. Peccato che nella traduzione, la scuola venga in
italiano indicata come “Scuola delle Rondini”, usando “swallow” invece che
“sparrow”.
Ciò
detto, è di sicuro un libro scritto da una persona, come Matthews, che per
decenni ha militato nella CIA, mostrando nel corso della trama una conoscenza
di prima mano su attività di spionaggio, controspionaggio, sorveglianza,
reclutamento, interrogatori e raccolta di informazioni. Peccato che tutto ciò
sia al servizio di una trama prevedibile e non particolarmente emozionante.
Certo, si cerca di ingarbugliare le acque, di mescolare gli elementi in gioco,
ma arrivando ad un prodotto che non risulta particolarmente accattivante.
L’unico
elemento di sicuro effetto è l’ambientazione nella Russia attuale, non solo e
non tanto per la presentazione degli elementi storici dello spionaggio, come
l’evoluzione del KGB in altre e nuove forme. Quanto per la presenza, qui
nell’ombra e nei successivi libri, mi si dice, sempre più in primo piano,
dell’uomo forte del Cremlino. Già qui vediamo agire Vladimir Putin, con tutto
il corredo di quanto ora, durante la guerra in Ucraina, sappiamo palesemente di
lui. Ambizioso, crudele, comandante con pugno di ferro su tutto e su tutti, tanto
che già qui viene indicato come mandante diretto di assassini all’estero. Dato
che in patria tutto gli è premesso.
In
ogni caso quello che seguiamo è il percorso di Dominika Egorova. Inizialmente
promettente ballerina, in seguito ad un incidente provocato (rottura della
tibia), alla ricerca di un nuovo ruolo, che gli fornisce lo zio, uno dei capi
del Servizio Segreto Russo. Deve trovare una spia assoldata dalla CIA, e per
fare ciò deve sedurre e prendere all’amo il referente americano della spia, l’agente
della CIA Nate Nash. Che all’inizio pensiamo essere il centro della storia,
seguendone alcune brillanti operazioni. Ma, a causa di errori piccoli seppur
non fatali, viene spostato a Helsinki. Dove lo raggiunge Dominika.
Lei
nei frattempo aveva assistito e/o partecipato ad un assassinio, e, coinvolta
nelle spire dello spionaggio, addestrata nella scuola di cui sopra. Ad Helsinki
inizia l’avvicinamento, ma una serie di elementi esterni la fanno maturare sul
falso ruolo della Russia di questo secolo. Aggiungendo a ciò il fascino del
giovane Nash. Insomma, comincia una spirale di lotte, fughe, ricerche,
depistaggi, scoperta di traditori, trame complesse per salvare a destra e mettere
nei guai a sinistra.
Non
ci meravigliamo che, dato il fascino reciproco dei due giovani, sarà il buon
occidentale a convincere Dominika – Diva a passare dall’altra sponda. Rimane da
organizzare il salvataggio della spia russa talpa della CIA da quindici anni.
Salvataggio della persona o quanto meno della struttura messa in piedi in tanti
anni.
Tuttavia,
pur essendo ben pensata, non mostra caratteri di particolare novità. Quello che
ci aspettiamo, accade. Chi deve morire, muore. Chi deve continuare i lavori,
continua. Rimanendo il dubbio se, in tutta questa confusione, l’avvicinamento tra
Nate e Diva avrà un seguito.
Dicevo,
unico punto positivo di tutto il romanzo è l’aver coinvolto direttamente Putin.
Ma è anche un elemento che di sicuro avrà fatto innervosire il nostro, tanto
che un anno dopo l’uscita del libro, invade la Crimea cominciando quella che,
bene o male, da dieci anni è una guerra in terra europea.
Dispiace
che l’autore ci abbia lasciato, che io ho sempre pietà per i morti. Sempre.
Tom Clancy “Il cardinale del Cremlino”
Repubblica Spy 9 euro 7,90
[A: 13/03/2023 – I: 09/06/2023 – T: 11/06/2023] - & e ½
[tit. or.: The Cardinal of the Kremlin; ling. or.: inglese; pagine: 651; anno 1988]
Non
sono un amante delle spy stories, che trovo spesso noiose rispetto anche ai
thriller più scalcinati. Certo ci sono esempi in controtendenza, come Le Carrè
e pochi altri. Per questo non ho mai dedicato molta attenzione a Tom Clancy,
che ricordo solo per il film sul sommergibile sovietico “Ottobre Rosso”. Ho
quindi dato fondo a questa lettura, sperando di essere smentito.
Purtroppo,
il librone che ho appena finito ha solo rinforzato i miei dubbi sul genere e
sull’autore, nonché, se vogliamo, anche sul personaggio principale, John
Patrick Ryan detto Jack. Clancy scrisse 13 romanzi con lui protagonista, sino
alla sua morte nel 2013. Poi altri, su mandato della famiglia, ne continuarono
l’opera, tanto che alla fine mi risultano circa 28 volumi imperniati su di lui.
Tra
l’altro, come si ricostruisce da Internet, la carriera di Ryan è stata luminosa
ed articolata. Intanto, risulterebbe nato nel 1950 (e quindi sotto i
quarant’anni quando comincia ad essere protagonista). Vittima di un incidente
con l’elicottero a 23 anni, avrà sempre un po’ di paura nel prendere mezzi
volanti. Inizia quindi come analista finanziario alla Merryl Linch, dove
conosce e sposa Caroline "Cathy". A fronte di varie vicissitudini
poco importanti diventa prima consulente poi membro a tutti gli effetti della
CIA.
Clancy
sostiene che la sua entrata fu dovuta all’invenzione della “trappola per
canarini”, un metodo per scoprire fughe di notizie mettendo in circolo diverse
versioni dello stesso fatto, che divergono di poco l’una dall’altra. Quando il
“nemico” utilizza una di queste versioni, si può risalire all’origine della
fuga.
La
carriera di Ryan sarà poi sempre in crescendo, tanto che nel romanzo uscito
intorno al 1995 viene addirittura eletto (o cooptato, non so bene non avendone
letto) Presidente degli Stati Uniti. Una carica cui accederà nuovamente una
decina d’anni dopo, anche se poi si eclisserà pian pianino, di certo per la
morte di Clancy, ma anche, come spin-off, per dare spazio alla nuova serie
della famiglia Ryan, che ha per protagonista il figlio del nostro, Jack Ryan
jr.
Mi
pare ovvio che, data questa biografia fittizia, il “ryanverso”, come viene
chiamato dai fan tutta la fiction che gira intorno a lui, vedrà come
protagonisti anche molti personaggi presi, con piccole differenze, dalla vita
reale. Certo, per essere usati dall’autore nelle direzioni che lui predilige,
funzionali alle sue trame.
Questo
volume è il terzo in ordine di scrittura ma il quinto per cronologia di
avvenimenti.
Qui,
siamo intorno alla metà degli anni ’80, in un periodo di grandi turbamenti
all’interno del mondo sovietico. Tanto che il Presidente russo ha molti tratti
in comune con il pensiero di Gorbačëv. Il romanzo poi, si svolge molto
internamente alle logiche russe, sottolineando caratterizzazioni di personaggi
che tradiscono la Russia come oggetto del partito al potere per non tradire la
Russia intesa come patria.
Assistiamo
quindi ai tormenti di un eroe della Seconda Guerra mondiale, più volte decorato
come comandante di Carri Armati (vedi anche battute finali di questo scritto),
fermamente convinto a perseguire il bene della Patria a scapito del capo del
KGB. Vediamo le modalità di scambio dei messaggi tra Agenti Segreti, i
depistaggi, gli interrogatori brutali. Insomma, tutto il repertorio che ci si
aspetta da una storia di spionaggio.
Vediamo
anche Ryan, seppur compare in una cinquantina di pagine sparse nelle più di
seicento del libro. Con un cruciale ruolo di consulenze, nonché ideatore di un
trappolone che dovrebbe permettere di liberare l’arrestato eroe. Infatti, si fa
falsamente incriminare per poter avvicinare il capo del KGB minacciandolo poi
di rivelare le bugie messe in giro intorno alla cattura del sommergibile russo,
cattura avvenuta nel libro precedente.
Prima,
durante e dopo ci sono molti altri momenti narrativi che ruotano intorno alle
due installazioni rivali, una americana l’altra russa, alla ricerca di una metodologia
per utilizzare raggi laser al fine di colpire “oggetti nemici” a notevole
distanza e con efficacia. Ci sono arresti, ci sono rapimenti, ci sono
sparatorie, c’è perfino (ma non si capisce che cosa c’entri) un assalto ai
laser russi da parte di un comando afghano guidato da un guerrigliero chiamato
“Arciere” e manovrato nell’ombra dalla CIA. Certo, sono gli anni dell’invasione
russa in Afghanistan (ricordo che quella prima guerra si svolse dal ’79
all’89), ma l’episodio è inserito un po’ a capocchia.
Comunque,
Ryan si comporta benino, anche quando manca di salire su di un aereo in corsa
(memore le sue paure nel volare), cosa che permette a Clancy di imbastire un
colloquio tra Ryan ed il finto-Gorbačëv, che serve a dare un senso alla storia.
Che tuttavia non decolla mai e prende ancor meno.
Riprendo
quanto accennato sopra a proposito dei Carri Armati, perché Clancy era un
patito di tale armamento, tanto che, per uno Natale, la moglie gli regalò un carro
armato M4 Sherman. Penso che questo sia un commento più che sufficiente per
quanto riguarda i miei rapporti con Tom Clancy e con le storie di spionaggio.
Anche se ne ho ancora due da leggere.
Come detto all’inizio, vi porgo una bella
frase della prima scrittrice che mi ha aperto le porte del Giappone. Banana Yoshimoto nel suo “Presagio triste” ci
ricorda che: “In realtà, si scappa da casa quando si ha un posto dove
tornare” (39).
Invece noi non scappiamo, ma approfittiamo di questa breve transizione autunnale per pensare all’organizzazione dei prossimi mesi, tra feste e viaggi. Molte per le prime e pochi per i secondi. Ma noi si prosegue indefessi sui nostri binari, si prosegue mandandovi abbracci.
PS: rinnovo una periodica richiesta: se avete libri recenti che ritenete di interesse, mandatemene una segnalazione.