giovedì 8 febbraio 2007

Riprendiamo a pubblicare

Più di un mese dall’ultimo incontro. Mi scuso e spiego.

Oggi ho ripreso l’impegno con le carceri, e questo ha occupato molto del mio (poco) tempo libero.

Dopo un anno di gestazione, sono di nuovo davanti a Rebibbia. Dopo scambi di idee con l’organizzatrice Luciana per capire come andare avanti, per mesi ho lavorato sulle idee da presentare al corso.

L’anno scorso, come approccio e come primo anno, avevo impostato tutto sui luoghi. Lo spunto veniva dal percorso che i carcerati stanno facendo durante i corsi di approfondimento, in particolare questo dedicato alla scrittura. Partivano dai loro luoghi, dalle loro radici per cercare/trovare la loro identità. Ed io avevo proposto un percorso di città: Genova, Milano, Roma e Napoli viste attraverso i cantautori autoctoni. Era un percorso direi “facile”; canzoni orecchiabili, che però potevano (ed hanno) fatto nascere discussioni ed approfondimenti. Paoli e De Andrè. Jannacci e Gaber. Dalla e Baglioni. Bennato e Daniele.

Ma ora loro stanno approfondendo questi temi e mi hanno chiesto di passare dai luoghi intesi come città, a tutte le identità che potevano rappresentare o descrivere uno stato del proprio essere. Una mappa fisica e mentale della propria esistenza.

Panico.

Ho cercato, fatto scalette. Poi ho messo da parte, pensando quasi che, come per incanto, tutto passasse ed io ne fossi esentato.

Ma quando Luciana mi ha dato la scadenza dell’8 febbraio ho dovuto fare i conti con la realtà. Ho messo in fila le idee e buttato giù questa mappa che dalla terra di appartenenza, portasse al cielo di sé stessi, della ricerca, del trovare chi siamo. O almeno provarci.

Grazie alle feroci critiche di Chiara, questa scaletta si è pian piano asciugata, fino a quella che oggi ho presentato. Sapendo anche che poteva far nascere discussioni e che non sempre le scelte potevano essere facili.

Infatti, in queste tre ore ho fatto solo metà delle cose che avevo pensato. Partendo dalla terra (e dalle città) per fare un filo con lo scorso anno, da Celentano sono arrivato a De Gregori, passando per Vecchioni e Guccini. De Andrè e Fossati sono rimandati alla prossima puntata. Ma scoprire che una canzone difficile come Cirano di Guccini suscita più discussioni e riflessioni del Ragazzo della via Gluck, porta a riflettere.

Si, a riflettere come feci lo scorso anno sulla labilità che ci separa da baratri. Ritorno sempre infondo alla mia adorata Sally, “ Perché la vita è un brivido che vola via. È tutto un equilibrio sopra la follia!”

Ma sono contento e grazie a voi tutti, consapevoli o meno dell’aiuto che mi avete dato.

Dopo la lunga introduzione, che spiega (forse) il mese di ritardo, riprendo anche le mie trame.

Tanti libri in questo mese (anche grazie ai lunghi viaggi aerei), ma torniamo alle triadi ormai classiche. Un italiano, pluridecorato. Un francese come debito di viaggi. E la trilogia del teatro.

Maurizio Maggiani “La regina disadorna” Feltrinelli euro 8

La prima parte mi è piaciuta, con la vita nel porto di Genova, tra banchine e carrugi. La seconda, conflitto tra civiltà ed aborigeni mi ha lasciato freddo. E la fine mi è sembrata forzatella, un po’ per far quadrare tutti i conti

Alphonse Daudet “Tartarino di Tarascona” Giunti euro 4,99

Ritratto satirico di un provinciale, presunto gran cacciatore che è un incrocio fra don Quijiote e Sancho Panza. In paese è considerato un truce e sopravvalutato dai concittadini; sono loro a decidere che lui sta partendo alla volta dell’Africa per andare a caccia di leoni. Tartarino non può deluderli e parte davvero. Arriva in Algeria bardato da guerriero turco, ma scopre che Algeri è una città civile, senza leoni, e l’unico vestito in costume è lui. Si lascia abbindolare da un’araba, Baia, e da un principe montenegrino, ma la fiducia riposta in lui dai conterranei lo convince a addentrarsi nel deserto a caccia di leoni. Il principe che lo conduce si rivela un truffatore quando lo deruba di tutti gli averi. Tartarino si trova poi di fronte un leone e lo uccide, ma si tratta di un esemplare addomesticato, cieco e malandato, cui i locali erano affezionati. La pelle viene comunque spedita in patria, mentre Tartarino si rimette in viaggio verso casa, deluso e mortificato dall’aver appreso che l’amata Baia è una cinica chanteuse, amante di un muezzin. La terra dei suoi sogni è un nido di profittatori, ben più smaliziati di lui, altro che selvaggi e leoni. Ma l’arrivo in patria non è meno trionfale: ricevuta la pelle di leone, i concittadini hanno immaginato ogni sorta d’eroiche imprese e sono accorsi in massa al porto e Tartarino, riacquistata la sua posa eroica, narra le favolose avventure da lui compiute. Ho notato l’ingenuità della trama. Ho apprezzato i luoghi (la Provenza e Algeri) e la traduzione di Aldo Palazzeschi. Filologia.         

Euripide, Hofmannstahl, Ritsos “Elena. Variazioni sul mito” Marsilio euro 6

Elena rimane nell’immaginario il mito della donna che abbandona il tetto coniugale per cercare il suo piacere, per vivere la sua vita. In questo libro si presentano situazioni che rovesciano il mito. Euripide e Hofmannstahl ci portano una Elena, libera da ogni colpa, che soggiorna altrove. Sono gli dei che vogliono distruggere Troia. E Menelao, dopo lunghe peripezie riavrà la sua sposa onorata e fedele. L’atto unico di Ritsos invece ci presenta un’Elena sulle soglie della vecchiaia, attendere la morte chiedendosi perché sia ritornata con un Menelao che non fa altro che mangiare e lustrare i suoi trofei di guerra. Lettura non facile, ma molto gradita. “per chi discende da un padre illustre la gloria più bella è seguirne le orme e lo stile di vita” “Nessuno se ricorre all’oracolo ma se ne sta con le mani in mano diventa ricco” “quando si è in due non può essere felice l’uno ed infelice l’altro” “i corpi non hanno il dono dell’ubiquità, i nomi si”

 

Ed ora le note biografiche.

Maurizio Maggiani (Castelnuovo Magra, 1951) è uno scrittore italiano. Figlio di una famiglia di modeste condizioni, dopo aver svolto decine di professioni diverse (è stato anche impiegato e costruttore di pompe idrauliche) è approdato alla scrittura. Nel 1987 vince il Premio "Inedito - l'Espresso" con il racconto “Prontuario per la donna senza cuore” e negli anni successivi conosce il successo di critica e pubblico. Con “Il Coraggio del pettirosso” (1995) ha vinto il Premio Viareggio e il Premio Campiello; con “La Regina disadorna” (1998) ha vinto il Premio Alassio e il Premio Stresa per la narrativa. Nel 2005 ha vinto, con il romanzo “Il viaggiatore notturno”, i premi Ernest Heminguay e Parco della Maiella e il Premio Strega.

Alphonse Daudet, nasce a Nîmes li 13 maggio 1840 e muore a Parigi il 16 dicembre 1897. Studia a Lione, poi si trasferisce a Parigi, come segretario del duca di Morny, personaggio influente del Secondo Impero. Ma il duca muore improvvisamente nel 1865 e questa cambia tutta la sua vita. Da questo punto in poi si dedica alla scrittura, non soltanto come giornalista per « Le Figaro » ma anche come romanziere. Dopo un viaggio in Provenza, scrive i suoi primi testi che diventeranno parte di “Lettres de mon Moulin ». Consoce il successo con la pièce teatrale « Dernière Idole », poi ottiene dal direttore de L'Événement, l'autorizzazione a pubblicare un feuilleton per tutto il 1866, dal titolo « Chroniques provençales ». Da questo momento, continua a scrivere sopratutto opere di costume, fino al suo personaggio mitico Tartarino di Tarascona del 1872. Continua quindi a dedicarsi alla scrittura, riuscendo ad esprimersi in un francese considerato classico, tanto che ogni anno viene messo in palio un Prix Daudet per l’autore che meglio rende omaggio alla lingua francese.

Euripide nacque, secondo la tradizione, a Salamina lo stesso giorno in cui avvenne la famosa battaglia, da una famiglia ateniese rifugiata sull'isola per sfuggire ai Persiani. Il suo nome verrebbe dall'Euripe, il canale dove si svolse la battaglia. Aristofane suggerisce a più riprese nelle sue commedie la bassa estrazione del poeta, confermato da Teofrasto. Tuttavia, la sua cultura dimostra una educazione raffinata, acquisita dallo studio presso sofisti come Protagora, che non sarebbe stata possibile senza una condizione agiata. Avrebbe messo insieme una ricca biblioteca, una delle prime di cui si faccia menzione. Euripide partecipò anche a giochi ginnici, venendo incoronato almeno una volta. Contemporaneo di Socrate, ne divenne amico. Si propose pubblicamente come tragediografo a partire dal 455 a.C.. La sua prima opera, “Pleiadi”, ottiene il terzo premio. Diviene presto popolare. Plutarco racconta, nella vita di Nicia, come nel 413 a.C., dopo il disastro navale di Siracusa, i prigionieri ateniesi in grado di recitare una tirata di Euripide venissero rilasciati. Verso il 405 a.C., Euripide si ritira a Magnesia, poi in Macedonia, alla corte di Archelao, dove muore, si dice, sbranato dai cani. Solo dopo la sua morte la Grecia lo riconosce e le sue opere divengono famose. Gli ateniesi gli dedicarono nel 330 a.C. una statua di bronzo nel teatro di Dioniso.

Hugo von Hofmannsthal (Vienna, Austria, 1 febbraio 1874 - 15 luglio 1929) è stato uno scrittore e drammaturgo austriaco. Dopo aver compiuto studi giuridici e successivamente di filologia romanza e filosofia, si dedicò alla poesia e al dramma. Giunse alla notorietà molto presto e altrettanto precocemente, in seguito ad una profonda crisi creativa, si allontanò dalla poesia e dal lirismo delle prime opere per dedicarsi interamente al teatro. Il rischio che aveva intuito era quello di perdersi nell'estetismo fine a sé stesso. Iniziò quindi una collaborazione con il musicista Richard Strauss, che si protrasse per oltre vent'anni, dando origine a un dramma musicale in cui la parte librettistica assumeva un rilievo letterario di primo piano

Yannis Ritsos poeta greco nato il 1 maggio 1909 e morto l’11 novembre 1990. Considerato uno dei 4 grandi poeti greci del Novecento insieme a Kostis Palamas, Giorgos Seferis e Odysseus Elytis. Fu proposto senza successo per nove volte come premio Nobel per la letteratura. In compenso gli fu assegnato il Premio Lenin per la Pace. Le sue poesie furono infatti banditi dalla Grecia per il loro contenuto di sinistra, poiché, come lui affermava, “serviva il comunismo con la propria arte. Tra le sue opere maggiori “Tractor” (1934), “Piramidi” (1935), “Epitaffio” (1936) e “Vigil” (1941-1953). Si dedica anche a bellissime poesie d’amore, tra cui “Serenata Notturna”, dove prendo i seguenti versi: “So che ognuno di noi va verso l’amore, verso la fede, verso la morte da solo. Lo so. C’ho provato. Non è servito. Fammi andare insieme a te.”

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