domenica 14 gennaio 2007

Il nuovo anno (1 gennaio)

Non contento dell’ultimo invio dell’anno scorso, vi tengo compagnia anche con il primo invio dell’anno nuovo. Letture, ora, molte italiane ed un po’ anche no, sempre per colmare la differenza con le ultime letture. Cominciano dagli esteri

Alfred Andersch[1]

Il padre di un assassino” Marcos y Marcos euro 10

Un piccolo gioiellino. Un’ora nella vita di un ragazzo a confronto con l’istituzione scuola e il proprio futuro. Scrittura attraente e sempre contro il tiranno. Scritto nell’80 ambientato nel 28 mi rimanda l’aria di Monaco pre-hitleriana. Bello (e partecipato non come il freddo Zoderer che ho letto-citato questa estate)

Poi torniamo agli spagnoli, con un libro un po’ più articolato di un altro scrittore “estivo”


La pista di ghiaccio” Sellerio euro 10

Scrittura alla Kurosawa, un po’ prende ed un po’ si perde. Molte le frecce all’arco, non tutte arrivano al segno. Il fondo “noir” sembra venire sempre in prima fila, ma poi si perde nei caratteri dei personaggi, con alcune uscite “sociali” sempre da apprezzare. Certo mi sento legato alla sua biografia, ed alla sua mancanza.

E poi la grande Agota (sempre ringraziando Rosa che me l’ha fatta conoscere)

Agota Kristof[3]

L’analfabeta” Casagrande euro 10

Bellissimo anche per chi non ha letto altro. Scrittura asciutta, non vuole dire molto, ma con due frasi, ecco sei altrove, ecco capisce i problemi suoi di profuga, la lingua, l’essere, lo scrivere come necessità. “la fuga verso un paese estraneo dove bisogna apprendere a liberarsi dall’emarginazione e dalla tristezza”. Gioiello di scrittura

Di passaggio cito invece un libricino di autrice straniera scritto in italiano


Il paese dove non si muore mai” Einaudi euro 10

In una Albania recente, riecheggiano i temi pre-muro di tutta l’epica dei paesi oltre cortina. Breve, conciso, e scritto da uno straniero in una lingua di adozione (e a volte si sente). Anche se poi è stato prima pubblicato in Francia.

Veniamo agli italiani, un po’ girovagando per la penisola. Dalla Sardegna


I sogni della città bianca” Il Maestrale euro 10                  

Cagliari nella penna di un sardo. Ma anche tanto altro. Non sempre mi piace. Una trentina di racconti prima dello sbocciare in romanzi. Si nota il piacere di scrivere, la ricerca del comunicare. Personalmente a volta mi lascia esterno, non mi consente di entrare nella favola narrativa. Una frase del pugile gay “ognuno prima o poi deve tornare alla sua casa. Altrimenti finisce di essere qualcuno e diventa nessuno. Un uomo fuori dalla sua terra è come un cavallo senza testa…

Alla Sicilia

Davide Camarrone[6]

“Lorenza e il commissario” Sellerio euro10

L’inizio promette bene, è avvincente l’incalzare del morto e dell’inchiesta, con al centro, protagonista positiva, una squillo d’alto bordo. Poi si perde, si ingarbuglia per trovare un senso a tante cose. Ed il finale mi lascia perplesso. Tanta fatica scrittoria per arrivare a quasi nulla. Certo è un’opera prima. Si vedrà.

Passando per Milano

Paolo Roversi[7]

Blue Tango” Stampa Alternativa euro 10

Uno scorrevole “noir metropolitano” italiano. Milano, atmosfera, un pizzico di Paolo Conte. Ben congeniato e non banale.                

E finendo a Roma

Giulia Carcasi[8]

Ma le stelle quante sono” Feltrinelli euro 10

Libro giovane, scritto dalla ventenne. Emozioni facili alla “Tre metri sopra il cielo”, ma scritti con alcuni spunti interessanti, alcune frasi utili, tra cui cito a memoria “ricomincia ad ascoltarti ed avrai le tue risposte. Nonché intelligente il libro dei due punti di vista (io e tu), messi da un capo all’altro del libro. Così c’è anche la “libertà” lasciata al lettore di scegliere il proprio percorso di lettura.





[1] nato a Monaco nel 1914 (morto a Berzona [Svizzera] nel 1980). Durante il nazismo, nel 1933, subì il carcere a Dachau per la sua appartenenza al partito comunista. Narrò le sue esperienze di guerra sul fronte italiano ne Le ciliegie della libertà (Die Kirschen der Freiheit, 1952), dove la sua scelta di disertare è presentata come il recupero della propria autonomia morale. La libertà dell'uomo e la difficoltà di raggiungerla e mantenerla sono il tema di fondo dei romanzi Zanzibar (Sansibar, 1957), e La rossa (Die Rote, 1961). In Efraim (1967) Andersch abbozza un ritratto dell'intellettuale nonconformista. In Winterspelt (1974), romanzo fantastorico, esalta l'immaginario tradimento di un ufficiale tedesco che risolve con una pace anticipata l'offensiva tedesca delle Ardenne nel 1944.



[2] nato a Santiago del Cile nel 1953. A quindici anni, nel 1968 si trasferisce a Città del Messico con i genitori dove per cinque anni vive libero e scapigliato frequentando artisti ribelli sognatori e fuggitivi. Esseri lontani e pieni di antipatia per i letterati ufficiali. Simpatizza col Mir (il Movimento della sinistra rivoluzionaria), scrive poesie. Nel 1973 un breve ritorno in patria giusto per piombare in quel 11 settembre, nella sanguinosa caduta di Allende, e nell'ascesa di Pinochet. E per partecipare alle manifestazioni che esplodono per strada, per essere arrestato (cavandosela per fortuna con pochi giorni di carcere). A questo punto, quando torture e sparizioni diventano la quotidianità del Cile, l'unica via possibile è la fuga. Passaggio a Città del Messico e arrivo in Spagna, Barcellona. “In qualche misura tutto quello che ho scritto è una lettera d'amore e un saluto alla mia generazione, a quelli che hanno scelto la militanza e la lotta e che hanno dato quel poco che avevano, e quel molto che avevano, la giovinezza, a una causa che per noi era la più generosa del mondo (...) l'intera America Latina è seminata con le ossa di questi giovani dimenticati”. In Spagna però non è come in Messico, né come in Cile, Roberto Bolaño non trova i suoi poeti sballati e sognatori, vive un conflitto fra il tentativo di legarsi e l'insofferenza verso la comunità dei sudamericani esuli. Poi ci sono i bisogni legati alla sopravvivenza e così lavora come cameriere, vigilante notturno, spazzino, portuale. Ecco una delle molte cose bizzarre di quest'uomo, che si sentiva soprattutto poeta, e invece esordisce a quarant'anni nella prosa, e in dieci anni, dal '93 al 2003 scrive dieci libri, tutti quanti geniali, bizzarri, importanti. I detective selvaggi, Chiamate Telefoniche, Notturno cileno, La letteratura nazista in America, Stella distante... Diventa in fretta uno degli scrittori in lingua spagnola più letti, più influenti, riconosciuto come maestro indiscusso da scrittori quasi coetanei. Poi, di colpo, a soli cinquant'anni, nel 2003, ci ha lasciati qui soli. E' morto mentre aspettava un trapianto di fegato in un ospedale di Barcellona.



[3] nata a Scicvàud in Ungheria nel 1935, abbandona clandestinamente il suo paese nel 1956. Si rifugia a Neuchatel, nella Svizzera francese dove trova lavoro in una fabbrica di orologi : "era un lavoro del tutto alienante", racconterà al termine di quell'esperienza durata cinque anni. Scrive fin da giovanissima, dapprima in ungherese, poi in francese, cominciando con testi per il teatro. Nell'87, pubblica il suo primo romanzo Le grand Chaier, a cui seguono Le previe (1988), e le Troisième menzogne (1991), che confluiranno in traduzione italiana ne La trilogia della città di K (Einaudi 1998). Questi tre brevi romanzi, che la rendono celebre in tutto il mondo, raccontano con stile scabro e impietoso, di scenari cupi e minacciosi dell'Europa dell'Est, sospesi tra la guerra e la pace : "non è stato facile riportare alla luce i ricordi spiacevoli del passato. Non riesco a rileggere i miei libri mi fanno troppo male, forse perché assomiglio troppo alla mia scrittura secca, negativa, senza speranza". Dal romanzo Hier, Ieri, (1995), è stato tratto il film di Silvio Soldini, Brucio nel vento (2001).



[4] nata a Tirana nel 1968. Ha studiato Belle Arti in Albania, poi, dal 1991, all'Accademia di Brera. Dal 1997 vive a Parigi. È fotografa, pittrice e videoartista. Il paese dove non si muore mai è il suo primo romanzo, pubblicato in Francia da Actes Sud e in corso di traduzione in una decina di paesi.



[5] Nasce a Capoterra in Sardegna nel 1952, ma ben presto si trasferisce a Cagliari dove trascorre la sua infanzia e l'adolescenza. Durante gli anni giovanili, Sergio Atzeni, inizia a dedicarsi a scritti giornalistici, pubblicati su svariati quotidiani sardi. Inoltre questo è anche il periodo in cui si schiera nel Partito Comunista, partecipando attivamente e con grande impegno politico. Ma solo negli anni a seguire riesce a trovare un lavoro stabile nell'ENEL. Ma questo lavoro non è da lui gradito e così, lo abbandona presto. Nel 1986 parte per l'Europa, e in seguito si trasferisce a Torino. Questi si rivelano gli anni più creativi nella sua carriera da scrittore infatti scrive i suoi primi romanzi più importanti, come "L'apologo del giudice bandito","Il figlio di Bakunìn", "Passavamo sulla terra leggeri" e "Il quinto passo è l'addio". I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna, la sua isola nativa, che ama e stima con tutti i suoi pregi e difetti. I protagonisti appartengono alle più svariate classi sociali, ma in particolare sottolinea la semplicità dei popolani sardi, indicandone le tradizioni e le loro storie. Atzeni combina insieme lingua sarda ed italiano con maestria, attuando un processo di rivalutazione della lingua che sarà ripreso successivamente da Andrea Camilleri con il siciliano. "Sono sardo, sono italiano, sono europeo" era un suo credo, molto prima dell'avvento di Maastricht. La sua carriera da scrittore viene stroncata tra le acque dell'isola di Carloforte, dove muore affogato nel 1995. Dopo la sua morte sono stati trovati altri suoi scritti, buona parte dei quali rapidamente pubblicati. I suoi libri sono ancora oggi i piú venduti in Sardegna e trovano numerosi estimatori anche nel Continente.



[6] 39 anni, è giornalista della Rai a Palermo. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche, ed è autore di alcuni saggi, testi letterari e teatrali. Ha scritto il soggetto e la sceneggiatura di «Ce ne ricorderemo di questo pianeta», un docudrama dedicato a Leonardo Sciascia, premiato in numerose rassegne dedicate al cinema documentario. Lorenza e il commissario è il suo primo romanzo.



[7] (Suzzara, 29 marzo 1975) è uno scrittore italiano e informatico, vive a Milano. Mantovano di origine, nel 1999 si laurea in Storia contemporanea all'università Sophia Antipolis di Nizza (Francia) con una tesi sull'occupazione italiana in Costa Azzurra durante la seconda guerra mondiale. Studioso di Charles Bukowski, alla cui opera ha dedicato due libri: la prima biografia italiana scritta con l'aiuto di Fernanda Pivano ed un libro di aforismi pubblicato nel 1997 nella collana Millelire. Giallista è uno degli esponenti del cosiddetto noir metropolitano. Ha scritto un libro-guida su Mantova e la sua gente, ed uno sulla professione dell'informatico.



[8] nata a Roma nel 1984. Con le sue parole “Si prepara all’esame di anatomia e il cuore la lascia ancora perplessa. Ma sta ad ascoltare. Senza stetoscopio. Se la vita va veloce, lei non la perde di vista, le va dietro (canzoni nelle orecchie e un biglietto per Parigi in tasca), col vento che s’aggrappa ai capelli e li fa arrabbiare ancora di più. Se due personaggi le regalano la loro storia per raccontarla, lei non ci pensa su. Racconta.”


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