venerdì 30 novembre 2007

Torniamo ai saggi

Nonostante una abbuffata di romanzi, in questa domenica di metà novembre non me la sento di affrontare la calviniana leggerezza, e riprendo gli ultimi saggi letti. Certo anche qui c’è qualcosa di lieve, ma nella loro eterogeneità toccano argomenti che fanno parte del mio mondo: i fumetti, i viaggi e quelle vaghe stagioni, quel decennio di formazione tra il 67 e il 78.

Cominciamo in ordine dai fumetti:

Andrea Leggeri “Dammi un bacio da fumetto” Coniglio editore euro 6,50

Velocissima carrellata di una quarantina di storie disegnate dove, da qualche parte, qualcuno si bacia. I baci dati (e ricevuti) dai personaggi dei fumetti sono i protagonisti: Lupo Alberto e la gallina Marta, l'Uomo Ragno e Mary Jane, Superman e Lois Lane, Diabolik e Eva Kant, Topolino e Minnie, Dylan Dog e le sue numerose "fiamme", Braccio di Ferro e Olivia... una carrellata antologica sulla vita sentimentale degli eroi di carta. Utile come vademecum per una serie di storie fumettologiche, un po’ meno sul bacio in sé. Sarebbe stato carino introdurre un’analisi di come viene disegnato il bacio nelle differenti situazioni. Non essendo esaustivo di tutti i baci da fumetto, si aspetta un’edizione ampliata.

Sul viaggio invece ritorno ad un autore di cui da poco avevo letto uno strano romanzo in bilico tra Trieste e il Sudamerica..

Claudio Magris “L’infinito viaggiare” Mondadori euro 8,80

Continuo nella scoperta di questo autore, da me sempre associato alla fredda Mitteleuropa, lasciandogli poco margine. Ci si può sempre sbagliare. I piccoli bozzetti che dal Portogallo mi hanno fatto arrivare sino a Sydney mi hanno preso. Il viaggio viene visto come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d'Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell'identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Si parla di vent'anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schonberg, dal Grande Nord al Grande Sud. Con le loro citazioni di momenti e culture altre (i cici, i sorbi, e via cantando), con un po’ di freddezza del Nord, ma con alcuni tocchi che mi hanno portato a leggere con molta attenzione. Uno fra tutti, il mare. E la scoperta che anche dal Carso si può amare il mare e sentirlo vicino.

“Perché hai viaggiato si qui? Risponde Don Chisciotte ‘qui io so chi sono’

“Itaca non sarebbe tale se Ulisse non l’avesse abbandonata”

“Weininger denunciava nel viaggio la tentazione dell’irresponsabilità e Kant, mai mossosi da Koninsberg, esortava a leggere letteratura di viaggio”

“L’avventura più rischiosa … si svolge a casa: è la che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire”

Infine il libro intenzionalmente più politico, anche se visto da un osservatorio particolare: Giurisprudenza a Bologna (in attesa di essere sommersi dai libri sui quarant’anni del ’68).

Enrico Franceschini “Avevo vent’anni” Feltrinelli euro 8,50 (scontato e pagato 6 euro)

Come eravamo, quando avevamo vent'anni? E come siamo, chi siamo, cosa siamo diventati, ora che ne abbiamo (molti) di più? Un incontro fortuito in una notte piena di stelle e la coincidenza di un anniversario spingono un giornalista che ha lasciato l'Italia da giovane a ritornare sui suoi passi. È un viaggio a ritroso nel passato che va dalle Alpi alla Sicilia, per ritrovare i vecchi compagni degli anni dell'università, per confrontarsi sulle passioni, i sogni, le speranze della giovinezza, per scoprire che cosa ne è rimasto. Si ricompone così poco per volta l'immagine di un "collettivo studentesco" del '77, l'anno dell'ultima grande ondata di impegno politico giovanile nel nostro paese; e accanto a essa prende corpo anche un'altra immagine, quella dell'Italia del 2007. Come eravamo, e come siamo: un po' ironici e un po' malinconici, sfiorati dalla nostalgia, incapaci di smettere di sognare. Perché i vent'anni, per qualcuno di noi, non passano mai del tutto. Un'operazione strana, che un po' mi è piaciuta ed un po' mi ha lasciato freddino. Ritrovare una gran parte delle persone del collettivo di Giurisprudenza di Bologna, una delle pietre miliari del movimento del '77, trent'anni dopo, ed intervistare i cinquantenni di ora sulle sensazioni dei allora poteva forse uscire più incisivo. Certo, Franceschini sa scrivere, ma che ne esce fuori? Per la maggior parte non direi disillusioni (anche se ce ne sono), ma forse una pittura disorganica di un periodo strano e problematico. Ecco, alla fine si rimane un po' così. Non c'è nessuna parola, se non di superficie, sulla politica di allora e sul suo emergere e dirompere. Forse non era questo l’intento, ma mi ha fatto l’effetto di un pittore che disegni una campagna toscana e la intitoli “Lotta dura senza paura”

Per le bio-note, di Magris ho scritto a metà aprile.

Andrea Leggeri (Roma, 1974), appassionato di fumetti, collabora con Coniglio Editore per le riviste «Scuola di Fumetto» «Blue» e «X Comics». È redattore del sito lospaziobianco.it e tra gli organizzatori del 24 hours Italy Comics.

Enrico Franceschini Nato a Bologna nel 1956, per otto anni è stato corrispondente da Mosca di Repubblica, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, e attualmente Gerusalemme. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Europa per il suo reportage sulla rivolta armata nelle strade di Mosca. Dopo la scomparsa dell’impero comunista, Franceschini ha saputo descrivere i cambiamenti in atto nell’ex Unione Sovietica, evitando gli stereotipi e fornendo al lettore italiano una visione più realistica e vera della difficile realtà russa.

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