domenica 5 ottobre 2008

Gialli alla riscossa

A suggello di un difficile mese di settembre, prendiamo qualcosa di (fintamente) più leggero. Un giro di gialli neri e thriller dall’Italia alla Svezia (o viceversa), passando per l’Olanda. Ai due estremi due modi, attraverso il giallo, di parlare della realtà che mi piacciono e mi avvincono. Da consigliere, al solito, se non li si conosce. Pur con tutti i limiti, a volte soprattutto per la distanza temporale. Un po’ meno l’olandese, forse anche lui troppo datato. Ma andiamo con ordine.

Maj Sjowall e Per Wahloo “L’autopompa fantasma” Sellerio euro 12

Sempre di buon livello (anzi migliore delle ultime prove lette della coppia svedese). Credo sia il quinto della serie in ordine cronologico (e deve uscire ancora il secondo in Italia!!). Fra i cinque romanzi pubblicati in Italia, “L’autopompa fantasma” è forse il migliore. La storia comincia quando una casa, sorvegliata dalla polizia per la presenza di un piccolo criminale, esplode. Il criminale muore, e con lui altre tre persone. La prima ipotesi è quella di una fuga di gas. Si scopre presto però che le cose non quadrano: sembra un suicidio, ma forse c’era anche una bomba. E’ un giallo, e dunque con la trama mi fermo qui. Aggiungo solo che dopo la recente lettura di alcuni gialli deludenti, questo delizioso romanzo mi ha riconciliato con il genere. In pieno poliziesco sociologico, dove si vive quasi un anno a contatto con la banda (nel senso i poliziotti) di Beck alla ricerca della soluzione di un crimine. Ed alla fine ci si arriva, con i soliti passi logici che avrebbero aiutato ben presto a capire, ma che sono talmente ben messi, che in fondo ci arriviamo con sorpresa insieme ai poliziotti. Non sapendo, come loro, come comportarci. Intanto si sviluppano i caratteri di contorno. La figlia di Beck, Ingrid, decide di andare a vivere da sola. Si approfondiscono i caratteri degli altri detective di contorno. Inoltre, in un momento di relax, Beck si mette a leggere “La donna del lago” di Raymond Chandler. Leggetene.

La bio degli svedesi l'ho già scritta e riscritta. Passiamo quindi all’olandese.

Janwillem Van de Wetering “Sviluppi nel caso del giapponese scomparso” TEA euro 9

Giallo olandese che apre quindi una nuova frontiera del giallo (con iperbole calcistica, mi verrebbe da dire un giallo arancione, visto che Janwillem ne sa di religioni orientali). Purtroppo è ben datato, dovrebbe risalire alla metà o fine degli anni ’70. La quieta routine del sergente maggiore Grijpstra e del sergente de Gier viene interrotta dal caso della scomparsa di Kikuji Nagai; una scomparsa che si trasforma ben presto in omicidio premeditato. Affermato e scrupoloso mercante d'arte, il signor Nagai aveva scelto Amsterdam come base per la sua attività per sfuggire ai pericolosi legami con la criminalità che aveva stretto in gioventù in Giappone. Si era rivolto, molti anni prima, alla yakuza, rimanendone sempre più coinvolto. E quando aveva deciso di liberarsi da quel vincolo, la risposta dal Giappone era stata chiara. Per venire a capo dell'intricata indagine, mentre Grijpstra ne segue gli sviluppi in patria, de Gier e l'ineffabile sovrintendente volano a Tokyo spacciandosi per uomini d'affari. Tra misteriosi contatti diplomatici, ripetute degustazioni di sushi e sakè, rotoli dipinti buddisti, vecchi samurai della yakuza e situazioni paradossali, i due poliziotti, più inclini alla discussione filosofica che all'azione, avanzano in un terreno sconosciuto, aspettando l'intuizione decisiva. Quindi poco spazio al poliziesco, un salto qua e la tra modi diversi di vivere (tipico il mercante di droga cinese). Peccato che venga pubblicato in Italia con tanto ritardo. Ora è un po’ una minestra riscaldata, piuttosto che un coniglio cotto nella birra.

Interessante invece la vita dell’autore. Janwillem Lincoln Van de Wetering nasce a Rotterdam, il 12 febbraio 1931. Suo padre, un mercante con molti affari negli USA, duramente colpito dalla Depressione, voleva affibbiargli, come secondo nome, quello di «Crisis», ma poi optò per «Lincoln», visto che il piccolo era nato lo stesso giorno del famoso presidente. Nonostante le inclinazioni paterne, Van de Wetering si è tenuto lontano dagli USA fino al 1975, quando, mantenendo la nazionalità olandese, si è stabilito sulla costa del Maine, dove risiede tuttora. Dopo gli studi, durante i quali scopre la letteratura olandese, la moralità tedesca, i poeti francesi e il tabacco forte, all’età di 19 anni, suo padre gli trova un lavoro nella sede africana di una ditta di Rotterdam: il giovane inizia a viaggiare. Il primo lavoro lo lascia presto per passare sei anni a Città del Capo tra vari lavoretti, letture, vagabondaggi. Nel 1956 diventa un beatnik e va in Inghilterra, a Londra, dove riprende a studiare, soprattutto filosofia. Ma alcune immagini della divinità indù Kali, e delle sue «derivazioni» buddiste, lo spingono irresistibilmente verso il Giappone. Qui, a Kyoto, passa il primo dei suoi numerosi «intermezzi» monastici: due anni presso il monastero zen Daitoku-ji, dove approfondisce il pensiero buddista. Quando poi i soldi finiscono, Jan torna al lavoro di mercante, dapprima in Sudamerica (cinque anni tra Colombia e Perù), per approdare infine, nel 1963, a Brisbane, in Australia, con la seconda moglie e la figlia. Tornato in Olanda nel 1965, per dieci anni Van de Wetering lavora con successo nell’azienda tessile famigliare, continuando nel frattempo a coltivare i suoi interessi letterari, filosofici e artistici, i suoi viaggi e i suoi ritiri e cominciando a scrivere libri sulle sue esperienze orientali, romanzi gialli basati su una coppia di poliziotti di Amsterdam (Grijpstra e De Gier), altri romanzi basati su altri poliziotti. Per un certo periodo si unisce all’Amsterdam Reserve Constabulary, una polizia militare volontaria, che lo porta a due anni di pattuglia (la sera e i fine settimana) ad Amsterdam e poi agli esami per diventare sergente: l’idea di essere un anarchico in divisa da poliziotto lo attrae moltissimo. All’età di 44 anni, stanco di tessuti e ormai internazionalmente famoso per i suoi libri, si trasferisce negli USA. Per ricominciare a viaggiare, con la moglie: in barca lungo la costa del Maine, in Europa, nella Nuova Guinea, sempre più lontano. Rientrato nel Maine, comincia a realizzare sculture-collage surrealiste e, nel 1990, riprende a scrivere: altri episodi di Grijpstra & De Gier, altri romanzi, libri per bambini, radiodrammi.

E terminiamo con il maestro del giallo italiano.

Giorgio Scerbanenco “I ragazzi del massacro” Repubblica Noir Italia euro 7,90

Al solito il grande padre del Noir italiano non delude mai. Certo a volte si contorce, ma il giallo di Scerby è così. Poi anche qui, gira tutto intorno a Duca Lamberti, che fa la sua parte, nel bene e nel male. Tutto parte da un'aula scolastica, una lavagna piena di parolacce e disegni osceni e il cadavere di una giovane donna completamente nuda, orrendamente massacrata di botte. La vittima è Matilde Crescenzaghi, fragile e delicata signorina della piccola borghesia dell'Alta Italia, insegnante di varie materie e anche buona educazione nella scuola serale “Andrea e Maria Fustagni”. Un ambiente non molto raccomandabile, visto che spesso gli studenti sono già passati per il riformatorio o vengono da famiglie difficili. E i colpevoli li conosciamo fin da subito: sono gli undici allievi della maestrina. Le indagini toccano a Duca Lamberti, personaggio culto di Scerbanenco, ex medico radiato dall’albo a causa di un’eutanasia e poliziotto-filosofo alla ricerca delle ragioni di una morte. Ad affiancarlo, come negli altri romanzi neri di Scerbanenco, il fido Mascaranti, l’immancabile Livia, compagna e amica, e Càrrua, il suo superiore. Ma è tutto qui? Una storia cupissima, da “ragazzi di vita” pasoliniani. Con il pessimismo cronico dell’autore, con poche speranze di riscatto. Uno dei romanzi più feroci di Scerbanenco, una perla rara nell’ambito della narrativa poliziesca italiana. Da leggere e da non dimenticare. Un giorno mi piacerebbe riesumare il complesso della narrativa con Duca Lamberti, e vederne meglio lo svolgersi. Credo ne uscirebbe una bella foto della Milano degli anni sessanta.

“ non esiste assolutamente il caso in cui il padre o la madre o tutti e due insieme non abbiano nessuna colpa di come cresce il figlio”

Anche qui saltiamo le note bio già altre volte apparse.

Visto poi che è la prima domenica del mese, riprendiamo anche la pubblicazione dei libri letti a luglio (ovviamente pochi data la partenza anticipata per le vacanze.)

 

























































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Autore


Titolo


Editore


Euro


1


Sandro Veronesi


Caos calmo


Bompiani


6


2


Marco Belpoliti


La foto di Moro


Nottetempo


3


3


Sandro Veronesi


Il ventre della macchina


Corriere della Sera Corti di Carta


3,50


4


Banana Yoshimoto


Il coperchio del mare


Feltrinelli


10


5


Linda Di Martino


L’incidente di Via Metastasio


Mondadori


3


6


Nello Rossati


La valle delle Baccanti


Mondadori


3



 

Allora buona settimana a tutti.

Giovanni

2 commenti:

  1. Quanto leggi! Forse più di me ;)
    Il giallo però non è il mio genere preferito.
    A quando un post sull'ucronia?

    RispondiElimina
  2. Quanto leggi! Forse più di me ;)
    Il giallo però non è il mio genere preferito.
    A quando un post sull'ucronia?

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