domenica 3 febbraio 2013

Trame in trasferta - 03 febbraio 2013


Come i più attenti dei miei lettori sanno, questo febbraio è improntato sulla trasferta. La mia, per i motivi casalinghi noti, che speriamo sia lunga il giusto. La mancata, che non si parte (ancora) per nessun dove. E questa di scrittura, dove si torna al Nord, in quel di Svezia, con il solito, ottimo Mankell, una prova onesta di Nesser, ed una speranza per questa Larsson che sembrava promettere assai, ma che per ora non mantiene molto.
Henning Mankell “L’uomo inquieto” Marsilio euro 14 (in realtà, scontato 10,50 euro)
[A: 06/11/2011 – I: 26/10/2012 – T: 31/10/2012]
[titolo: Den Orolige Mannen; lingua: svedese; pagine: 557; anno: 2009]
Veramente un bel libro, complesso, forse a volte troppo lento. Ma credo che Mankell sia riuscito in un’operazione multipla di notevole valore e interesse. C’è la trama poliziesca, incentrata sulla scomparsa, a distanza di poco tempo, dei coniugi van Enke. C’è la trama politica, che detta scomparsa si inquadra e si mescola con la vita politica di almeno 30 anni della vita svedese. C’è un accenno di sociale, che scende dal politico e ci porta squarci della vita vissuta dai diversi starti della società svedese. C’è la trama personale, del commissario Wallander che, come tutti, invecchia, si pone domande su di sé e sulla sua vita, intrecciandosi ancora di più, tra personale e politico, dal momento che gli scomparsi non sono altro che i genitori del futuro sposo della figlia del commissario. E Mankell, dopo aver ben appreso e digerito i modi espressivi lanciati su queste tematiche dalla coppia Sjöwall & Wahlöö, di cui tanto ho parlato, li fa suoi, costruendo un rimarchevole romanzo. Ripeto, certo, a volte è lento nella carburazione. Ma è come se volesse darci il senso e la misura del pensiero del nostro amico commissario, che ormai ha raggiunto i 60 anni (ne vogliamo parlare? E vogliamo sottolineare quanto di personale lo scrittore ci ha inserito, visto che mentre scrive il libro, anche lui doppia la boa dei sessanta?). Ma io in questa sede parlerei solo dei due filoni principali (la scomparsa e l’invecchiamento). Certo a noi da lontano sembra tanto facile la Svezia, anche un po’ stereotipata. Benessere, libertà di costumi (quanti ragazzi andavano fin lì per le belle signorine, anni ed anni fa?), neutralità. Poi… poi si scopre, ad esempio, che l’omicidio di Olof Palme non è mai stato risolto. E Palme non è che fosse un politico qualsiasi, ma era il Primo Ministro in carica. E poi la Svezia come teatro di grandi operazioni di spionaggio. Ovviamente dalla vicina Unione Sovietica. Ma anche dai lontani (solo geograficamente) Stati Uniti. Hakan van Enke era un alto grado della Marina in pensione. E misteriosamente, poco dopo un colloquio sulle vicende politiche degli anni ’80 con Wallander, scompare. Così come scompare, ma solo quattro mesi dopo, la moglie Louise. Indagini, con quel seguire le vicende giorno per giorno, in una presa diretta dilatata, ma reale. Non affidate al nostro, che tra incidenti ed altro, sta a riposo nella sua nuova casetta di campagna (suo sogno della maturità). Ma è Wallander che pensa, ricostruisce, cerca i vecchi amici degli scomparsi. Ha il primo shock quando viene ritrovata morta Louise, con dei microfilm nella borsetta. Era forse una spia? E per chi spiava dei due grandi? E Hakan come si colloca? Viaggia per l’Europa (mi sorprende una visita a Berlino in auto, ma in effetti, dalla Scania non è così distante). Ed alla fine, dopo pagine e pagine in cui si fa giocare dagli specchietti per le allodole che vengono seminati lungo il percorso, trova il bandolo, il perché ed il come. Tutto non senza coinvolgere (ma qui ci addentreremo troppo in terreni poco noti) le politiche e le vicende appunto di trenta anni di storia svedese. In parallelo, avanza l’età. Inizia le indagini ancora cinquantanovenne, e poi le termina oltre il sessantesimo. Interrogandosi sugli acciacchi, sull’avanzare del diabete (che però riesce a controllare), sui momenti quasi campanelli da Alzheimer in cui si ritrova a chiedersi dove sia e cosa stia facendo. Mankell ci fa capire che anche quello è il suo tormento, di non accettare il passare degli anni (e consiglio a lui ed a tutti noi di leggere e rileggere “La forza del carattere” di Hillman). Solo l’esistenza della progenie da un senso, a Mankell ed Wallander, del prosieguo della vita. C’è la figlia Linda. Ed ora anche la nipotina Klara. E mentre porta avanti le indagini, Mankell ci fa anche un riassunto di tutto quello che è capitato al nostro commissario durante tutte le indagini (e ne ripercorriamo i capisaldi, non ultima la famosa storia d’amore con la lettone Baiba). Una summa, via. Per dirci che ora lasceremo il buon commissario trascorrere in pace il resto, speriamo lungo, della sua vita. Anche con il cane Jussi. Ma lontano dagli occhi della cronaca. E dai nostri. Addio, Kurt, è stato piacevole trascorrere degli anni a leggere di te.
“Quando era giovane, i tratti del viso erano quelli di sua madre, ma ora sembrava quasi che suo padre stesse per raggiungerlo.” (15)
“Non riusciva ad accettare di avere sessant’anni e di essere arrivato irrimediabilmente alla soglia della vecchiaia.” (73)
“- Si è ancora giovani a cinquant’anni? – Io ne ho sessanta … e a quest’età uno passa definitivamente la barriera al di là della quale c’è solo la vecchiaia.” (76)
“Un amore può sostituirne un altro, diventando anche il più importante della propria vita, ma il vecchio amore rimane per sempre.” (231)
“Non possiamo scegliere i nostri genitori.” (333)
“Alcuni anni fa ho iniziato a studiare i necrologi … Se mi capitava fra le mani un … quotidiano … la prima cosa che leggevo erano gli annunci mortuari.” (500)
“- Nessuno può fare qualcosa per fermare la vecchiaia. – Lo so … Ma talvolta ho come la sensazione che lamentarmi è l’unica cosa che mi rimane.” (555)
Håkan Nesser “L’uomo con due vite” TEA euro 9 (in realtà, scontato 6,75 euro)
[A: 19/01/2012 – I: 02/12/2012 – T: 06/12/2012]
[titolo: Berättelse om herr Ross; lingua: svedese; pagine: 446; anno: 2008]
Passa un anno per l’autore, ed ecco (dopo che ne parlai non molto tempo fa) che sforna una nuova avventura del commissario italo – svedese Barbarotti. Anche se, a ben vedere, sono quasi due storie che vanno in parallelo, per poi unirsi e risolversi. Non a caso il titolo originale era “La storia del signor Ross”. E non si capisce il motivo per cui l’editor abbia deciso di cambiare titolo. Forse per dare un tono di mistero ed un taglio giallo a qualcosa che è un po’ di più? Che infatti, come ho detto parlando del libro che richiama Kim Novak, nelle storie di Nesser il giallo in quanto tale, il “thriller procedurale” o altro, prende sempre meno piede, per lasciar spazio ad altre storie. Come in questa, che per più di metà vede soltanto il buon Ante Valdemar Ross come centro della vicenda. Un sessantenne che tutti descrivono come “palla al piede”, solitario anche in mezzo alla gente, al lavoro, in casa con la moglie e le due figlie di lei. Deluso dalle pieghe della sua vita. Segnato dal ricordo del padre suicida. Ross che, ad un certo punto, trova la possibilità di cambiare vita: una forte vincita al totocalcio svedese. E lui che fa? Non dice niente a nessuno, si licenzia, e compera una casa nel bosco, dove si rifugia (nelle otto ore di presunto lavoro). Dove può cercare di comprendersi. Dove fa le cose più semplici senza doversi giustificare, con se stesso o con gli altri. Questa improvvisa libertà gli consente di guardare fuori senza ansia, di fermarsi a guardare. Ah, cosa di meglio si può fare nella vita, se non affrontare tutto con i propri tempi e non con quelli degli altri. In questo momento di rifugio, improvvisamente, irrompe un’altra vita solitaria. Quella di Anna, fuggita da una comunità di tossici, tossica anche lei (anche se non allo stadio perso). Ed anche lei con dei ritmi che mal si accordano con quelli della società. Che la giudica dura ed isolata, mentre è solo una ragazza in pena. Che, lei ventenne, stabilisce un sodalizio di scambio con il sessantenne Ross. Lei canta e lui narra storie. Con una delicatezza reciproca commovente. Ma i tossici si sa hanno storie strane alle spalle. Ed il perfido Stefan (non a caso di origine croata) la trova, la vuole portar via. Ovviamente Stefan ha la peggio, e muore. Anne e Valdemar fuggono allora, in macchina, prima al sud, poi in Danimarca, e poi in Germania. E qui entra in gioco il nostro commissario, che si è sposato con Marianne (vedi “È tutta un’altra storia” alla fine), ma si è anche rotto un piede. Ingessato, viene coinvolto nella ricerca di Valdemar dalla richiesta della di lui moglie Alice. Nessun capisce perché è scomparso. Fino a che, ma passeranno giorni, trovano il cadavere di Stefan. E scatta la caccia prima a lui, poi alla coppia. Che tutti pensano siano una sorta di Bonnie & Clyde, mentre i due vorrebbero solo essere lasciati in pace. Ma nella fuga, Anne ha sbattuto la testa, e l’ematoma interno, a poco a poco, rischia di portarla all’altro mondo. Ross allora decide di attuare un piano, che avrà successo, per scaricare le colpe da Anne, per darle modo di uscire dal tunnel, ed altre positività, che almeno i giovani abbiano un futuro. Barbarotti, intanto, mattoncino dopo mattoncino, con l’aiuto della sua assistente Eva Backman, ricostruisce tutta la storia. Arrivando ad un passo da Valdemar. Ma senza incontrarlo mai. Il bello del romanzo è tutto qui, nei dettagli. Nella vita di Gunnar e Marianne, con i loro figli, la casa da mettere a posto, la Bibbia usata come I Ching, ed il loro amore; nei problemi familiari di Eva; nella storia della possibile “redenzione” di Anne; nella vita della cittadina inventata di Klymge; nei pensieri di Ross, nella sua lettura di un libro del rumeno Mircea Cărtărescu (autore reale, punta di spicco della Blue Jeans Generation romena degli anni Ottanta) e nelle sue meditazioni su quanto accade intorno (senza scordare un accenno criptico per molti, ma per me lampante quando parla di aborigeni, vie dei canti e non cita Chatwin). Valdemar alla fine si mostra l’unico che comprende cosa stia succedendo, e che ne interpreta anche i malori ed i disagi. A me dando comunque una chiave positiva, sulla possibilità, difficile ma reale, di essere. Di essere se stessi, e di tirar fuori lati di carattere forse scomodi agli altri, ma assolutamente, intrinsecamente, propri. Anche il mio rapporto con il libro è stato ondivago. Ho divorato l’inizio. Ho rallentato alla comparsa di Stefan. Ho tremato alla possibilità che tutto finisse male (anche se non è un libro consolatorio). Stavo per darne un giudizio sotto media, ma si è riportato in linea con un bel finale. Vediamo che uscirà fuori nelle future prove.
“Ci sono molte domande nella vita … ma solo tre importanti. Dove sei stato? Dove sei? Dove stai andando? Se sai rispondere a queste tre hai la vita nelle tue mani.” (162)
“Uno deve rendersi conto delle proprie possibilità, ma soprattutto dei propri limiti.” (216)
“Lui è fatto così, un burbero orso bruno che bisogna grattare un po’ sulla pancia perché si metta, per così dire, sulla lunghezza d’onda giusta.” (313)
Åsa Larsson “Il sangue versato” Marsilio euro 12,50 (in realtà, scontato 9,50 euro)
[A: 18/03/2012 – I: 09/12/2012 – T: 12/12/2012]
[titolo: Det blod som spillts; lingua: svedese; pagine: 399; anno: 2004]
Sembra quasi che la nostra scrittrice non riesca ad ingranare. Ha scritto un primo romanzo ambientato nella Svezia del Nord, in quel di Kiruna e dintorni, che sono anche la sua patria. Un mondo che conosce bene: il freddo, i grandi panorami, i rapporti con gli altri sempre tra grandi amicizie e grandi odi. Lì si innestava il ritorno a casa di Rebecka, un avvocato fiscale, che alla fine (per salvare dei bambini) è costretta ad uccidere il cattivo. Ora sono passati dei mesi, ma la nostra non si è ancora ripresa. E questo suo andare, discretamente imbambolata, per tutto il romanzo, senza aver mai un guizzo di azione in prima persona, sempre guidata da altri, lascia veramente un po’ spiazzati. Appunto non ingrana. Rebecka rimane prigioniera e bloccata delle sue paure. Certo, uccidere non deve essere un’avventura di quelle che si dimenticano in un baleno. Ma la nostra (che dovrebbe essere anche la protagonista) è sballottata per tutte le 400 pagine. Certo ha un buon rapporto con gli animali, e con Nalle il bimbo down. Ma gli umani sembrano essere fuori portata. Anche se, per casualità, torna nei dintorni di Kiruna. Ed in quella cittadina scopre che un pastore della chiesa locale, donna, è stata barbaramente assassinata. Le indagini le svolge l’altra nostra conoscenza, l’ispettore Anna-Maria Mello, che, con Rebecka, aveva risolto il precedente caso. Tra narrativa presente e flash-back scopriamo quindi i problemi della cittadina di J., molto vicina a Kiruna. Mildred Nilsson è un pastore che prende sul serio la sua missione. Che vuole portare gente in Chiesa. Che vuole risanare l’economia ecclesiastica. Insomma, è una che rompe le scatole a tutti. Anche perché la società svedese è molto maschilistica e manesca. E lei convince le donne maltrattate a ribellarsi. Si creano quindi due folte schiere, di amici e nemici. I primi capeggiati da Lisa, una donna ormai cinquantina, che, nonostante il pastore Mildred sia sposata, s’innamora perdutamente della sua forza e della sua umanità, tanto da diventarne amante. E poi c’è Mimmi ed il suo compagno Micke, e le donne del collettivo di aiuto Maddalena. I secondi guidati da Warse, da cui scappa la moglie, Lars-Gunnar che vede messo in pericolo sia il suo ruolo di capocacciatore che quello di padre sofferente del bimbo Nalle, e Kristin, la moglie del canonico Stefan, nonché Stefan stesso che ambirebbe al posto di Mildred. In tutto questa confusione, Asa Larsson intreccia un’altra storia del profondo Nord. Solidarietà tra gli oppressi, amore per la natura, alberi, radure, cani, lupi. Bevute al pub e invidie profonde. Questo era anche il terreno che Mildred aveva scelto per smuovere le acque. Qualcuno non riesce a sopportare tutto ciò, e l’ha barbaramente uccisa. Poi, ma in modo più freddo e ragionato, uccide chi potrebbe aver visto la scena. Non ne è sicuro, ma potrebbe essere. Ed allora massacro. Ma non è questo il centro reale della storia. Certo, siamo curiosi di capire l’assassino. E di seguire i ragionamenti dell’ispettrice Mello per arrivare (seconda) alla soluzione. Che prima arriverà, ma solo per intuizioni, la nostra Rebecka. Ed al solito si troverà in pericolo. Tuttavia, ripetendomi, quello che più interessa sono gli scenari, le persone. Mildred ed il suo doversi mostrare pronta su tutti i fronti, e fragile internamente. Tanto fragile da dover cercare conforto tra le braccia di Lisa. E Lisa, la mai amata, che nonostante cani, gatti, e figlia, si dedica a Mildred, senza riuscirne mai ad elaborarne la morte. Rebecka che ancora deve superare i traumi subiti nel primo libro, e qui ne trova di nuovi. Nalle, con la sua aria innocente di bambino che porta solo un sorriso a tutti quanti. E la vita della profonda provincia svedese. Ed i problemi delle Chiese protestanti con donne ministro di culto. Alla fine rimane per me il solo mistero di cosa c’entri in tutto ciò la vicenda della lupa chiamata Zampe Gialle. Bella vicenda, con piccola ed interessante analisi dei comportamenti da branco, quasi che si volesse fare un parallelo tra lupi ed umani. Nella mia testa rimane sterile ed assente. Il tutto, alla fine, è meno accattivante e coinvolgente di quanto sembrava promettere. Vedremo se i caratteri miglioreranno nei prossimi romanzi.
Åsa Larsson “Sentiero nero” Marsilio euro 12,50 (in realtà, scontato 10,63 euro)
[A: 29/06/2012 – I: 22/12/2012 – T: 24/12/2012]
[titolo: Svart stig; lingua: svedese; pagine: 423; anno: 2006]
Altra puntata, ed ancora non ingrana. Anche se stiamo migliorando rispetto al precedente. Sembra la solita parabola degli scrittori con delle idee, ma con del successo inaspettato. Il primo libro colpisce, magari raggiunge un buon risultato. Allora si cerca di sfruttarne la scia, magari in modo affrettato, magari sotto la spinta di qualche buon compenso editoriale. Si butta lì allora un secondo romanzo, prima che le idee maturino. E risulta incompleto, carente. intanto si riflette. E con buone probabilità si capisce meglio cosa e come si vuole scrivere. Così pare si possa descrivere questo percorso della scrittrice svedese. Che appunto in questa terza prova sembra iniziare a trovare più giuste collocazioni. Intanto, Rebecka, dopo tutti i traumi subiti, si prende un periodo di riposo nella natia Kiruna. E cura le sue ferite dell’anima, accettando il lavoro di procuratore distrettuale, dove si butta anima e corpo nel lavoro. E nelle lande nordiche si inizia una nuova vicenda fosca. Viene trovata morta in un capanno isolato, una bella donna, che ben presto si scopre essere il braccio destro di un uomo d’affari, costruitosi dal niente, ed anche lui originario del freddo Nord. Seguiamo così in parallelo, l’inchiesta dell’ispettrice Anna-Maria Mello, che apprezziamo sempre più per quel tocco di umanità nordica che la distingue (la conciliazione e l’amore diviso tra il lavoro, i quattro figli ed un marito buono ma molto… maschile, tipo lasciare la cucina un disastro) e la storia di Mauri Kallis, il self-made man. Le sue origini oscure, il riformatorio, lo studio, le idee emergenti, il sodalizio con i fratelli Wrattang, dove lei, Inna, è la vittima di cui sopra, e Diddi è lo scapestrato che riesce ad infilare stupidità una via l’altre. E nasce in parallelo la storia della sorellastra di Mauri, la strana Ester, avuta dalla madre con un indiano pazzo, ed affidata ad una famiglia lappone. Ester che ha strani poteri di presentimenti, e che rimasta sola, verrà accolta da Mauri. Ma lascerà la sua indole pittorica, e per tutto il tempo la vediamo allenarsi in palestra e nella corsa a piedi. Deragliamento di cui scopriremo la necessità solo nelle ultime pagine, e che non vi anticipo. Rebecka, a poco a poco, si fa coinvolgere da Anna-Maria nelle indagini, prima con alcuni suggerimenti. Poi, data la sua origine di avvocato dedito alle analisi finanziarie, per scoprire i magheggi internazionali delle imprese Kallis. Sarà lei che darà la stura alla polizia per trovare il bandolo del filo, che, seguito nodo dopo nodo, porterà alla scoperta degli intrallazzi di Mauri con dittatori africani con sete di soldi ed abbondanza di diamanti. Mauri si era venuto quindi, nonostante il parere contrario di Inna, a trovare al centro di questa rete. Che deflagrerà, in un finale rocambolesco, che è diventato un po’ il marchio di fabbrica delle storie della Larsson. Sia che ci sia uno o più morti, uno o più assassini, nel finale c’è sempre uno scontro tra due forze antitetiche (e non parlerei di bene e male, che sono categorie troppo nette per questi romanzi). Anche questo non sfugge, ma non vi dirà altro. Chi muore, chi si salva, e perché e come, e via narrando. Il tutto condito con le storie familiari dei poliziotti di Kiruna (gradevoli) e con il tormento infinito di Rebecka, da sempre innamorata inconfessata del suo capo di Stoccolma. E sempre nell’impossibilità, per le due parti, di trovare il modo di parlarsi, di fare delle mosse in una qualsiasi direzione. A volte non basta il cuore ad indicare la via, ci vogliono anche parole, che sembra manchino sia a Rebecka che a Mars. Ma noi siamo tenaci, e continuiamo a fare il tifo affinché la gente sia capace di dire (e di fare). Per il resto, comunque, la confezione è buona, ribadendo le discrete capacità editoriali della Marsilio, nonché l’accurata traduzione di Katia De Marco. Una piacevole lettura in odore di Natale (seppur con tutte le riserve espresse in apertura).
Anche se in trasferta, non ci esimiamo da citare le letture del mese di novembre, anche questo molto denso, e di discreta qualità, senza cadute verticali. E con due buoni gialli (Malvaldi e Connelly), due bei romanzi (Veladiano e Oz) ed il solito a me caro Bianchi.
#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Giuseppina Torregrossa
Panza e prisenza
Mondadori
10
3
2
Clive Cussler & Dirk Cussler
Morsa di ghiaccio
TEA
8,90
2
3
Marco Malvaldi
La carta più alta
Sellerio
13
4
4
Alessandro Barbero
New York, 14^
Barbera editore
7,90
3
5
Amos Oz
Il monte del cattivo consiglio
Feltrinelli
9
3
6
Alessandro Barbero
Gli occhi di Venezia
Mondadori
s.p.
3
7
Marco Malvaldi
Milioni di milioni
Sellerio
13
3
8
Eric-Emanuel Schmitt
Concerto à la mémoire d’un ange
Livre de poche
s.p.
3
9
Arnaldur Indridason
Un caso archiviato
TEA
9
3
10
Enzo Bianchi
Ogni cosa alla sua stagione
Einaudi
12
4
11
Emilio Martini
Chiodo fisso
Corbaccio
8,90
3
12
Mariapia Veladiano
La vita accanto
Einaudi
12
4
13
Matilde Asensi
Tutto sotto il cielo
SuperPocket
6,90
2
14
Paolo Foschi
Delitto alle Olimpiadi
e/o
14
3
15
Lorenzo Licalzi
La vita che volevo
BUR
9,90
2
16
Amos Oz
Una pace perfetta
Feltrinelli
9
4
17
Benedetta Cibrario
Lo scurnuso
Feltrinelli
13
3
18
Joseph Hansen
Scomparso
Repubblica – Noir
7,90
3
19
Michael Connelly
Musica dura
Piemme
11
4
20
Matilde Asensi
Terra ferma
BUR
8,90
3
Per il resto siamo qui, a scrivere (molto), leggere (poco) ed organizzare tante cose che alla fine mi ci vuole qualche stacco di pace e tranquillità. Forse si accentuano alcuni dei lati orsacchiotteschi, ma ce la faremo.

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