Non è un caso che spesso vadano
appaiati il grande belga e la maestra inglese. Certo ci vorrebbe un calmiere
con l’unico degno maestro d’oltre oceano, tra piatti ghiotti ed orchidee, ma
Nero Wolfe non è ancora tornato nelle mie corde. Allora, dopo una settimana
dedicata a Simenon, torniamo ad altri scritti della nostra baronessa. Scritti
tra la fine della guerra e la nascita del vostro tramatore preferito. Romanzi
che oscillano tra un po’ più ed un po’ meno della sufficienza, senza però
tornare alle punte di massimo gradimento che riservo fino ad ora al solo ed
inimitabile Hercule Poirot, che purtroppo in questa settimana di trame risulta
sfortunatamente assente.
Agatha Christie “Verso l’ora zero” Corriere della Sera 30 euro 6,90
[A: 20/02/2015– I: 07/09/2015 – T: 08/09/2015] - &&&
e ½
[tit. or.: Towards Zero; ling. or.: inglese; pagine: 214;
anno 1944]
Un ottimo giallo “da camera”, cioè
da poter essere svolto tutto in un luogo unico, visto che, come in molti gialli
di Agatha Christie, quello che interessa per lo svolgimento delle indagini sono
più le parole che i fatti. E non a caso, in tarda età, ne fu fatto anche un
adattamento da pièce teatrale. Inoltre, sarebbe perfetto per una partecipazione
incentrata su Poirot, tanto che il Sovraintendente Battle (è lui infatti il
protagonista) ad un certo punto lo cita, dicendo “Qui ci vorrebbe Poirot, quel
buffo ispettore belga”. Come in tutte le (quattro) storie del Sovraintendente,
ci sono personaggi diversi che costruiscono la scena, montando i presupposti
del dramma. E spesso agendo come nostri transfert da investigatori. Qui, al
contrario, si costruisce certo una struttura criminogena, ma sarà il nostro
sovraintendente in prima persona a sciogliere il dilemma. E sarà l’unico
romanzo tra i 66 scritti da Agatha in cui avviene. Ciò nonostante, cioè pur scontando
la mancanza di Poirot, rintanata nel suo rifugio inglese in attesa della fine
della guerra, la nostra impagabile scrittrice mette su un bel romanzo. Un
romanzo cui lei stessa, nelle prime pagine, ci avverte: sarà un buco nero in
cui tutto convergerà alla fine. Perché un omicidio non è il punto di partenza,
ma il punto di arrivo della vicenda criminosa. Allora si mette in scena un
meccanismo complesso, dove ognuno agendo dà una spinta alla roulette nella
direzione voluta dal disegno assassino. Ci sono tentativi di arrivare prima
alla fine. C’è la solita cortina fumogena da prestigiatore, che ci fa guardare
a destra quando bisognerebbe guardare a sinistra. Ma lo ritengo, finora, il
miglior romanzo senza Poirot della nostra scrittrice. Il nodo del romanzo è
incentrato sulla patriarcale famiglia di Lady Camilla, che si riunisce nella
sua casa in riva al mare. Quest’anno, il figlioccio Neville Strange decide di
portare la sua bella e nuova moglie Kay contemporaneamente alla presenza della
sua precedente (da cui ha divorziato da non molti anni) Audrey. Sono inoltre
presenti Ted, uno stravagante ex-spasimante di Kay, e Thomas, cugino alla
lontana, tornato dopo 8 anni dalla Malesia, perché innamorato di qualcuno. E
Mary, la dama di compagnia. Gli odi sono palesi: Kay è una belloccia di poco
cervello, legata ai soldi di Neville, e forse ancora attratta da Ted. Audrey
sembra covare un sordo rancore verso l’ex-marito, non si sa se per il divorzio,
perché Neville abbia sposato Kay, o perché Neville stesso abbia passato sotto
silenzio la possibile storia tra Audrey e Adrian, il fratello di Thomas,
troncata dall’improvvisa morte di quest’ultimo in un incidente d’auto. Thomas
stesso non sopporta Neville e la sua supponenza, nonché il fatto che a Neville
sembra sempre andare tutto per il verso giusto e senza sforzi. Un particolare
che si dovrà tenere conto ad un certo punto è che tutti i “protagonisti” hanno
una particolarità fisica: Kay è una falsa bionda, Audrey ha una cicatrice
sull’orecchio destro provocata da un morso di cane, Mary ha un ciuffo di
capelli albino, Neville ha il mignolo della mano sinistra significativamente
più corto di quello della mano destra e Thomas ha il braccio destro leggermente
offeso (tanto è mancino). Il dramma avviene l’ultimo giorno, quando si scopre
Lady Camilla con la testa sfondata. Vicino al corpo una mazza da golf macchiata
di sangue. La cameriera di Milady quasi avvelenata da una dose eccessiva di
sonniferi. Mentre stiamo per entrare in media res, facciamo tre piccoli incisi:
il sovraintendente Battle sventa un tentativo di mettere in difficoltà sua
figlia che sotto stress confessa (senza essere colpevole) di aver commesso un
furto. Il giovane Angus, rovinato dalla sua onestà non avendo voluto dire una
bugia per salvare il suo datore di lavoro, licenziato e lasciato dalla moglie,
tenta il suicidio. Salvato, dopo lungo peregrinare, qualcuno premierà la sua
bontà con un incarico oltreoceano. Ma prima di partire, torna sul luogo del
tentativo (ovviamente la baia dove sono tutti). Un giudice, vecchio e malato di
cuore, racconta ai convenuti da Lady Camilla una storia su di un freddo
assassino, che non venne mai scoperto, ma che lui saprebbe riconoscere perché
ha una particolarità fisica. Ma a causa di un ascensore fintamente rotto, il
giudice ha un attacco di cuore e muore. Torniamo allora in media res, dove
Battle, in trasferta nella baia, conduce l’inchiesta. Si scopre man mano che:
Neville aveva litigato con Lady Camilla sulla presenza contemporanea di Kay e
Audrey, Neville dice a Kay che vuole tornare con Audrey, tutti pensano che alla
morte di milady l’eredità vada ai coniugi Strange, una giacca di Neville
macchiata di sangue viene ritrovata. Tutto converge sulla colpevolezza di
Neville, ma la cameriera, prima di essere vinta dai barbiturici, dice di essere
passata da Lady Camilla, mentre Neville si allontanava verso un vicino albergo
per giocare sino a tarda notte a biliardo con Ted. Battle deve allora rivedere
tutti gli indizi, pensando quindi che ci sia qualcuno che volesse incolpare Neville
cucendogli addosso, maldestramente, delle prove. E se ne trovano altre, come un
paio di guanti macchiati di sangue, che vanno bene solo a Audrey. Il profumo e
capelli della stessa Audrey sulla giacca macchiata di sangue. Nonché il colpo
alla testa della vecchia sferrato da sinistra, come può fare un mancino.
Audrey, schiacciata dalle prove come la figlia di Battle, mentre pensa al
suicidio viene salvata da Angus. Che ricostruisce una possibile azione
criminosa trovando fortunatamente una corda bagnata nel solaio della magione.
Ne parla a Battle, dicendo che ne aveva visto lo svolgersi la sera
dell’assassinio. Su questa base, Battle inscena un melodrammatico finale,
incastrando il vero colpevole (che non vi dico chi è). Peccato che la notte in
questione ci fossero nuvole ed Angus non poteva aver visto quello che ha detto.
Ma se non è vero è ben pensato. Certo, la benevolenza di Lady Agatha non può
fare a meno di qualche lieto fine (ci sono tanti possibili intrecci di coppie),
e questo sembra un po’ appiccicato. Tuttavia il tramone giallo ha una sua
discreta sostenibilità e coerenza. Insomma, mi è piaciuto. E con rammarico
leggo di altri scrittore di genere che tentano a lungo, ma non raggiungono le
capacità della maestra del giallo.
Agatha Christie “Giorno dei morti” Mondadori s.p. (trovato a Soriano)
[A: 01/05/2015– I: 23/09/2015 – T: 24/09/2015] - &&
e ½
[tit. or.: Sparkling
Cyanide; ling. or.: inglese; pagine: 190; anno 1945]
Vent’anni dopo aver utilizzato il
Colonnello Race in uno dei suoi primi romanzi (“L’uomo vestito di marrone” del
1924) ecco che, finita la Guerra, non volendo scomodare né Poirot né Miss
Marple, lo ritira fuori come elemento investigativo, anche se il colonnello, un
po’ come il sovraintendente Battle, interverrà solo nella volata finale del
romanzo (e neanche in modo molto significativo). Con alcune varianti, come al
solito negli scritti di Agatha, è sempre un “delitto da stanza chiusa”. Nel
senso che i possibili colpevoli sono elencabili in un ristretto numero di
persone. Ad una cena di compleanno, la festeggiata muore per avvelenamento da
cianuro (come dice il titolo inglese “Cianuro frizzante” in quanto ingerito in
una coppa di champagne). Insieme a Rosemary sono presenti la sorella Iris, il
marito George, il misterioso Anthony, la segretaria Ruth, il politico Stephen
con la moglie Sandra. Si sostiene Rosemary si sia suicidata in quanto depressa,
e tuttavia, dopo alcuni mesi si scopre che forse non è così. E che tutti
potevano avere interesse alla sua morte. Iris in quanto, per uno strano
lascito, avrebbe ereditato le sostanze della sorella. Anthony di cui Rosemary
aveva saputo il vero nome (Tony Morello) e la sua permanenza in un carcere
americano, insieme al cugino di Iris, Victor, uno sbandato sempre a corto di
soldi ed invischiato in loschi affari. Ruth che aveva una cotta per George e
poteva volere il campo aperto. Stephen che aveva avuto una storia con Rosemary,
l’aveva lasciata da pochi giorni, ma lei minacciava uno scandalo. E lui, da
politico inglese degli anni Quaranta (non siamo certo nella nostra epoca poco
raccomandabile) non poteva permetterselo. Sandra che sapeva della storia ma non
della rottura ed avrebbe avuto interesse a riprendersi il marito. Infine, lo
stesso George roso da gelosia. Nel corso dell’anno che passa si accumulano
indizi strani. Victor, che Ruth ha fatto imbarcare per il Sudamerica onde
evitare scandali, ogni tanto si fa vivo per qualche necessità economica.
Anthony sparisce per molti mesi, tornando quasi allo scadere dell’anno a farsi
vivo, e ad “insidiare” Iris. George che riceve lettere anonime che indicano la
morte di Rosemary non sia suicidio. Stephen e Sandra che proseguono la loro
vita pubblica, mirando anche verso cariche istituzionali. Così George pensa di
organizzare una seconda cena, ad un anno dalla prima, con le stesse persone. E
con una sedia vuota. Ma alla fine della cena è lui che muore, sempre per
avvelenamento da “cianuro frizzante”. Il colonnello Race, presente nella sala
ma non alla cena, vede che nessuno aveva toccato il bicchiere di George. Un
altro suicidio? Un assassino molto astuto, quasi un prestigiatore? Anche qui,
tutti e cinque i rimasti in vita potevano aver tentato qualcosa. La nostra
scrittrice, come detto qui un po’ in sordina, cerca di portare indizi in tutte
le direzioni, facendo fare lunghi colloqui tra Race ed altri in cui si
esaminano i pro e i contro. Nelle more, comunque, il colonnello scopre che
Anthony è in realtà un agente del servizio segreto in copertura, per cui lo
esclude dai sospetti. E sarà proprio Anthony a sbrogliare la maggior parte
della matassa. Intuendo che c’è stato un giro di bicchieri, per cui George
aveva bevuto in quello di Iris, la vera destinataria del veleno. Ma chi aveva
interesse a farla fuori? Qualcuno che avrebbe eredito le sostanze cospicue.
Quando si scopre che Victor non è partito quando doveva partire, che è tornato
quando non doveva tornare, che Ruth era l’unica persona che potesse
testimoniare in suo favore, tutti i tasselli vanno al loro posto. Ma è una
soluzione moscia, prevedibile, poco consona alla scrittura di altro livello cui
ci si aspetta dalla signora del giallo. Certo, i dialoghi sono ben messi, si
ceca di mascherare le prove con abili velature. Tuttavia è un libro di
passaggio e di distensione estiva. Non a caso, l’avevo lasciato nell’eremo
sorianese, e solo per i noti problemi di traslochi di libri, è uscito fuori,
andando ad ingrossare la bibliografia “Christiana”. Si aspetta con ansia il
ritorno di Poirot.
Agatha Christie “Un delitto avrà luogo” Corriere della Sera 3 euro 6,90
[A: 20/08/2014– I:
23/09/2015 – T: 25/09/2015] - &&& e ½
[tit. or.: A Murder
is Announced; ling. or.: inglese; pagine: 311; anno 1950]
Siamo ormai negli anni Cinquanta,
la nostra Agatha ha appena compiuto sessanta anni, e la sua scrittura si fa più
corposa, anche in questa avventura di Miss Marple, che, come sapete, non è che
sia la mia passione principale. E come ormai da molte scrittura, la tipologia
di trama ha un andamento similare. Si presenta una situazione, dei personaggi,
delle possibilità. Poi, ma spesso mai prima di metà libro, si fa intervenire
Miss Marple o Hercule Poirot. Così succede anche in questo libro, che tuttavia
ha un meccanismo di “facci vedere se sei capace”, molto interessante. Nella
piccola cittadina di Chipping Cleghorn (e quando si parla di cittadine di
provincia, si immagina che se deve intervenire qualcuno sarà Miss Marple) sulla
Gazzetta locale appare l’annuncio di un delitto. Tutti pensano ad un gioco di
società, e la maggior parte della comunità si reca a casa di Laetitia Blacklock
detta Letty. Dove, per l’appunto, alle 18:30 si spengono le luci, c’è un grande
parapiglia, irrompe un uomo mascherato, si sparano due colpi di pistola, ed il
terzo uccide (o si uccide) il misterioso ladro. Ci sono i due lontani cugini di
Letty, Jane e Patrick, c’è Dora, svampita compagna di scuola di Letty, c’è
Philippa, parente lontana, con marito scomparso, figlio piccolo e passione per
la campagna, ci sono le signorine Murgatroyd e Hinchcliffe (che secondo me sono
un po’ lesbo, ma questo non c’entra nulla con la storia), c’è il signorino
Edward con mamma, c’è il colonnello Easterbrook con signora, c’è la moglie del
curato, la signora Diana “Cicci” Harmon (soprannome dovuto al fatto di essere
rotondetta, ah ah ah), nonché la profuga ebra polacca e cuoca di casa,
l’arcigna Mitzi. L’ispettore Craddock indaga, scopre collegamenti strampalati,
ma non risolve il mistero. Sembrava Letty senza particolari beni, neanche
derivati dalla morte della sorella Charlotte, ma poi si scopre che era la
segretaria di uno squalo finanziario. Che lasciò tutto alla moglie, ma che,
alla morte di questa, tutto sarebbe andato a Letty. Si scopre che c’è una
sorella dello squalo cui non verrà lasciato nulla, e che ha due gemelli, Pip e
Emma, forse interessati a che Letty muoia prima della zia, così che siano loro
ad ereditare. Poi si scopre anche che Jane non è Jane ma Emma. E che il gemello
Pip, che tutti credevano maschio, è invece la buona Philippa, che sta avendo
una storia con Edward. Che tutte le persone hanno possibili comportamenti poco
ortodossi, tanto che potrebbero essere collegati alla morte del cameriere
svizzero (era lui quello dell’assalto a casa Blacklock). Dimenticavo, Letty
risultava ferita di striscio ad un orecchio. Era lei quindi il bersaglio?
Nessuno poteva vedere nulla, che lo svizzero aveva una torcia e tutti ne erano
accecati. Meno la signorina Murgatroyd, che stava dietro la torcia. Inoltre c’è
Dora che, svampita e straparlante, a pagina 158 ci dà un indizio che solo cento
pagine dopo riusciamo a capire. Intanto, entra in campo la zia di Cicci,
ovviamente la nostra Miss Marple. Che però non fa in tempo né a salvare Dora,
che viene stroncata da una pastiglia di veleno presa al posto di un’aspirina da
un tubetto destinato a Letty, né la signorina Murgatroyd, che si ricorda un
particolare illuminante, ma prima di poterlo comunicare alla sua amica-amante
Hinch, viene strangolata. La nostra scrittrice, poi, innesca una sfida perversa
con il lettore, mostrando sempre più spavalderia. A pagina 254, compare un
appunto di Miss Marple, contenente 10 parole. Se il lettore riuscisse a
decifrarne il contenuto, ed a collegarle tra loro, arriverebbe alla conclusione
prima di Miss Marple e dell’ispettore. Ovviamente, la nostra Jane batterà in
volata la polizia, ricostruendo la lunga trama che ha portato a queste tre
morti, e svelando chi ci sia dietro a tutto ciò. Devo dire che l’avevo
sospettato, ma non ero riuscito a tirar fuori un senso dalle dieci parole
suddette. E brava Agatha, sempre più spavalda ed ormai padronissima del
mestiere. Pur con tutte le sbavature dovute alla vita inglese di campagna (di
cui non sono né estimatore né conoscitore), un romanzo un filo più all’altezza
delle aspettative, e con una riuscita senz’altro migliore di alcune non eccelse
prove precedenti.
“Ho sofferto molto dal punto di vista fisico; ma, quando si soffre, si
conosce anche il grande piacere dei momenti nei quali le sofferenze non si
fanno più sentire.” (177)
Agatha Christie “Miss Marple: giochi di prestigio” Corriere della Sera 5
euro 6,90
[A: 01/09/2014– I:
30/09/2015 – T: 02/10/2015] - && ½
[tit. or.: They Do It
with Mirrors; ling. or.: inglese; pagine: 209; anno 1952]
Come si sa, leggendo la
bibliografia, solo dal ’50, col sopra citato delitto annunciato, Agatha
Christie riprende a scrivere di Miss Marple. Tuttavia, se il precedente ha un
andamento sicuro, ed una ferma mano, questa seconda uscita, risente forse un
po’ della necessità di pubblicare. Non che sia mal messa, o altro. Tuttavia
risulta di poca presa. Certo, qualche punta ironica in più rispetto allo
standard, ma poco intreccio giallo. Infatti, il tutto si risolve in una lunga
serie di interrogatori da parte dell’ispettore Curry, che analizzano il delitto
in tutte le sue fasi e le sue movenze, percorrendolo e ripercorrendolo. Per poi
arrivare ad una fine annunciata forse un po’ troppo frettolosa. La novità,
veramente eclatante, è che Miss Marple compare sin dalle prime battute. Convocata
dall’amica di gioventù Ruth (dove scopriamo qualcosa dell’infanzia della nostra
quasi simpatica signorina) perché preoccupata per la comune amica Carrie. Con
uno stratagemma Miss Marple si introduce quindi nella vita di Carrie, e nella
sua complicata ricostruzione, in cui anche noi ci perdiamo. Carrie è una
entusiasta, sempre pronta a cercare operazioni filantropiche in favore di
derelitti e disadattati. In tutto questo: a) sposa un certo Gulbrandsen, super
ricco, con già un figlio a carico, Christian, poco più grande di Carrie, ed
insieme danno vita ad una Fondazione per gli intenti filantropici di cui sopra;
b) non riuscendo ad avere figli, adottano una bambina, dall’infelice nome di
Pippa, che poi scopriremo essere la figlia biologica di una assassina
all’arsenico; c) subito dopo, invece, Carrie rimane incinta e nasce Mildred,
che rimarrà infelice tutta la vita, sempre messa seconda dietro a Pippa; d)
alla morte di Gulbrandsen, Carrie sposa tal James, già con due figli a carico,
gli stonati Stephen ed Alex, che Carrie adotta quando James scappa con una
ballerina jugoslava; e) ora Carrie ha da poco sposato l’altrettanto visionario
Lewis Serrocold, e con lui continua opere filantropiche di vario genere; f)
Pippa nel frattempo ha sposato un italiano, dato alla luce la bella Gina,
morendo poco dopo; g) Gina è stata in pratica allevata in America dalla zia
Ruth, e lì conosce e sposa Walter, e con lui torna alla casa avita della nonna
Carrie; h) Mildred sposa un triste ecclesiastico, con cui non riuscirà ad avere
figli, ed alla morte di questi torna anche lei da mamma Carrie; i) Christian
diventa quindi il capo e gestore del Fondo Gulbrandsen. Vi siete persi in
questi intrecci? Io quasi. Ma tutti i personaggi sono presenti a casa di
Carrie, compreso tal Eddie, un ondivago che ogni tanto si inventa ascendenti
mirabolanti, per poi diventare calmo e ragionante più che se fosse normale (o
forse lo è?). In una serata di tragedia, succede che Lewis palesa i timori che
Carrie venga avvelenata, Eddie da fuori di matto, prende Lewis e con lui si
chiude a chiave in una stanza urlando e sbraitando, tutti gli altri rimangono
fuori, poi va via la luce, e Walter si allontana per riparare le valvole. Si
odono prima uno poi due colpi di pistola. Non si riesce ad aprire la porta, ed
alla fine si trovano due fori vicino alla scrivania di Lewis, questi ansante un
po’ preoccupato, e, nell’altra ala, Christian ucciso da un colpo di pistola.
Questo avviene nel primo quarto di libro. I restanti tre quarti sono dedicati a
quella sfilza di interrogatori di cui sopra. Ma poca è l’azione e poca la
partecipazione. Tanto che alla seconda pagina di interrogatorio, Miss Marple
dice che ad uccidere le mogli sono in genere i mariti (e viceversa). Con questo
in testa, cerchiamo poi di capire i giochi di prestigio del titolo, che non è
che siano tanto chiari. Un po’ come nel precedente libro, tutti potevano essere
entrati od usciti dalla stanza per andare ad uccidere Christian. Agatha cerca
di introdurre qualche elemento di disturbo, come una presunta crisi
matrimoniale tra Gina e Walter, ed altre minuzie. Ma tutto si risolve quando si
scopre che Eddie è una persona normale, ed il gioco degli specchi è impostato
da … Beh questo scopritelo anche voi. Quello che dispiace è che la fine viene
raccontata e riassunta in 3 pagine, mentre il tutto aveva appena varcato la
soglia delle 200. Tant’è che rimangono zone d’ombra (muore Alex, ma come? Muore
anche un ragazzo, ma in che modo?). Insomma, non una grande prova, cara la mia
signora. Si attende con ansia il ritorno di Poirot.
“- Non ti senti vecchia, vero? – No, per niente … Nonostante gli
acciacchi e i dolori, che sono tanti. Dentro continuo a sentirmi una ragazzina
… Forse è così per tutti. Lo specchio ci mostra quanto siamo vecchi, eppure non
ci crediamo!” (28)
Agatha Christie “Polvere negli occhi” Corriere della Sera 24 euro 6,90
[A: 05/02/2015– I: 27/09/2015 – T: 29/09/2015] - &&&
½
[tit. or.: A Pocket
Full of Rye; ling. or.: inglese; pagine: 259; anno 1953]
Ovviamente una lunga e
partecipata citazione va a questo scritto, pubblicato in un anno genetliaco e,
come il sottoscritto, ancora decisamente valido. Ma prima di addentrarci nei
meandri di una trama non molto complessa, ma con tutte le caratteristiche per
sviare noi attenti lettori, dedichiamo qualche riga ai soliti lai contro
traduttori e parenti stretti (correttori, editori, e via oriando). Ora
chiediamoci: aveva senso il titolo originale “Una tasca piena di segale”?
Certamente, e poi vi spiego anche perché. Il sostituto “Polvere negli occhi”
serve a farci capire quello che ho detto prima, un corpo estraneo che ci fa
distogliere lo sguardo dal giusto punto di osservazione per scorgere il (o la)
colpevole. Ma attiene poco al nocciolo della trama. Che la tasca si riferisce
alla seconda linea di una filastrocca infantile inglese, intitolata “Canta una
canzone da due soldi” e tratta da una delle raccolte più note di rime infantili
“The Real Mother Goose” (“La vera Mamma Oca”, per non confonderla con la raccolta
di fiabe di Perrault “Ma Mère l’Oye”). La filastrocca (con relativa traduzione)
ve la riporto in finale. Perché è quella che fa da leitmotiv alla successione
delle azioni nefande. Secondo elemento (e questo certo più difficile) di
spavento per il nostro traduttore – traditore è la presenza di merli
(“blackbirds”) per un qualche strano elemento narrativo che vedremo. Il fatto
che delle morti siano avvenute durante cerimonie del tè, in genere in
Inghilterra accompagnate da qualcosa di dolce da mangiare, consente al
simpatico ispettore Neele di prendere in giro il suo sottoposto ricordandogli
che deve cercare “blackbirds” (appunti merli) e non “blackberries” (cioè more,
anche se vengono qui tradotte con mirtilli neri). Una piccola nota a piè
pagina, no? Allora, veniamo a noi. Prima della Guerra, Agatha aveva utilizzato
per ben due volte di seguito delle filastrocche per due romanzi di Poirot.
Visto che la filastrocca ha successo, eccola che, come suo costume, la
riutilizza, in un romanzo di Miss Marple. Che al solito interviene ben oltre
metà, fa due interventi (di cui uno relativo all’aggancio della filastrocca
alla vicenda), indica la soluzione al buon ispettore e se ne torna a casetta.
La vicenda è incentrata intorno alla famiglia Fortescue. Il capostipite, Rex,
sanguigno ed ai limiti della legge, ha accumulato beni e denari, ma ora si sta
avviando verso una precoce demenza senile, spendendo e sperperando soldi,
nonché sposando una signorina di trenta anni più giovane, che mira solo al
denaro. Il cattivo Rex, allora, muore in ufficio, bevendo una tazza di tè. Ma
si scopre che: il veleno l’ha ingerito ore prima, in casa, e che ha della
segale in tasca. In casa, oltre alla moglie Alice ed al suo amante Viv, c’è il
triste figlio maggiore Percival, spilorcio e sparagnino, con la giovane moglie
ex-infermiera Jennifer, la figlia Elaine, in lite con il padre perché vuole
sposare il poco abbiente Gerard, la zia Effie, che tutto vede e nulla dice, la
governante super efficiente Mary Dove e la cameriera super imbranata Gladys.
Non è presente, perché ancora in Africa, Lancelot, il figlio minore, cacciato
da giovane in quanto un poco truffaldino, che vivacchia tra imprese sballate e
corse dei cavalli, con sua moglie Pat, un’aristocratica cui Lance vuole un bene
profondo. Ovviamente sono tutti contenti della morte di Rex, che salva
l’impresa familiare dalla bancarotta. Ma nel testamento, il vecchio aveva fatto
un lascito enorme ad Alice, cosa che avrebbe continuato la discesa verso la
povertà. Ebbene, prima che sia possibile incassare i soldi, Alice viene uccisa
anche lei durante un rinfresco di tè nel salotto buono, mentre mangiava pane e
miele. L’ispettore capisce che la reticente Gladys sa qualcosa, ma prima di
riuscire ad interrogarla, la poveretta è strangolata nel locale lavanderia, e
lasciata con una molletta sul naso. In tutta questa confusione, è intanto
arrivato Lance e signora, creando altro scompiglio, innervosendo Percy, e
rinvangando una vecchia storia di merli (eccoli che arrivano). Perché Rex lasciò
morire un suo socio mentre cercavano di scoprire le potenzialità della “Miniera
dei Merli” in Tanganica. Questo mette pepe alla ricerca, perché la figlia del
socio, ormai tra i venti ed i trenta, è scomparsa, ed aveva giurato da bambina
di vendicarsi. Sarà lei sotto mentite spoglie ad essersi introdotta in casa
Fortescue? Può essere Mary Dove? Può essere Jennifer? Oppure? Ecco che, ormai
quasi alla fine, arriva l’arzilla Miss Marple, che collega i delitti alla
suddetta filastrocca (ne vedete il nesso ovvio). E scopre l’assassino in base a
due particolarità: Gladys è stata uccisa prima di Alice, contrariamente alla
filastrocca, ciò che indica la paura del colpevole di essere scoperto
anzitempo; inoltre il veleno che uccise Rex deriva dalle bacche dei tassi,
ritrovate in una marmellata d’arance che solo Rex usava (e come lo capisco, è
l’unica decente da mangiare). Quindi qualcuno aveva indotto la credulona Gladys
a mettere le bacche nella marmellata, e, prima che l’ingenuotta potesse
smascherarsi, l’ha uccisa. Per poi uccidere anche Alice, in modo da consentire
all’impresa di non collassare. Quando poi si scopre che in Tanganica ci sono
miniere d’uranio, anche la questione della miniera avrà la sua rilevanza. Miss
Marple spiega tutto all’ispettore, ma non si hanno prove. Prove che verranno
alla luce con una lettera di Gladys a Miss Marple (dimenticavo, la poveretta
veniva proprio da St. Mary’s Mead, guarda tu!) in cui la cameriera confessa la
sua partecipazione all’azione, dicendo che le era stata proposta dal suo
fidanzato, di cui allega una foto. E questi è … Vi pare che ve lo posso dire
così su due piedi? Ma tanto l’avete capito, ed è interessante il modo in cui ce
ne porge la soluzione la nostra Miss Marple. Una parte finale ben scritta, come
deve accadere in un giallo che si rispetti, senza dar nulla per scontato. Che
tutto alla fine, viene spiegato. Una bella prova. Ed ora ecco la filastrocca:
SING A SONG OF SIXPENCE
|
|
|
|
Sing a song of
sixpence,
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Canta una canzone da due soldi,
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A pocket full of
rye;
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una tasca pieno di segale
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Four-and-twenty
blackbirds
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Ventiquattro merli
|
Baked in a pie!
|
farciti in una torta!
|
|
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When the pie was
opened
|
Quando la torta viene aperta
|
The birds began to
sing;
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i merli cominciano a cantare
|
Was not that a
dainty dish
|
Non è questo un piatto delizioso
|
To set before the
king?
|
da servire ad un re?
|
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|
The king was in his
counting-house,
|
Il re era nel suo ufficio
|
Counting out his
money;
|
che contava i suoi soldi
|
The queen was in the
parlor,
|
La regina era nel suo salotto
|
Eating bread and
honey.
|
che mangiava pane e miele.
|
|
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The maid was in the
garden,
|
La serva era nel giardino
|
Hanging out the
clothes;
|
che stendeva la biancheria
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When down came a
blackbird
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Quando è sceso un merlo
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And snapped off her
nose.
|
e ha beccato via il suo naso.
|
|
|
PS: se siete interessati, c’è un
bell’articolo su Wikipedia inglese relativo alla genesi di questo stornello.
Cercatelo!
Inizia marzo pazzerello, ed ecco
allora che torna l’elenco ed i giudizi dei sedici libri letti nel mese di
dicembre. Un mese senza particolari scostamenti dalla linea mediana, illuminato
però dal bellissimo, consigliatissimo, libro da leggere e rileggere: il
“Danubio” di Claudio Magris.
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Editore
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Euro
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J
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1
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Michele Giuttari
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Il Basilisco
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Corriere della Sera
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6,90
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3
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2
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Andrea Camilleri
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La piramide di fango
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Sellerio
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14
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3
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3
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Antonio Manganelli
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Il sangue non sbaglia
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Corriere della Sera
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6,90
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3
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4
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Jaime Miranda
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Non sono qui per farmi degli amici
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Gran Via
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s.p.
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2
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5
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Agatha Christie
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Un cavallo per la strega
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Corriere della Sera
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6,90
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2
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6
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Danila Comastri Montanari
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Mors Tua
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Mondadori
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12
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3
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7
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Danila Comastri Montanari
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In corpore sano
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Mondadori
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12
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3
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8
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Georges Simenon
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I Maigret – 4
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Adelphi
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s.p.
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4
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9
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Danila Comastri Montanari
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Cave Canem
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Mondadori
|
9,90
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2
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10
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Cristiana Astori
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Tutto quel blu
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Mondadori
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4,90
|
2
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11
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Stephen Chbosky
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Noi siamo infinito
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Sperling & Kuipfer
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13
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3
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12
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Claudio Magris
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Danubio
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Garzanti
|
12,90
|
5
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13
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Bruno Morchio
|
Con la morte non si tratta
|
Garzanti
|
4,90
|
2
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14
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Julian Barnes
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Il pedante in cucina
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Corriere della Sera
|
7,90
|
3
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15
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Camilla Läckberg
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Il bambino segreto
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Marsilio
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14
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3
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16
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Wilbur Smith
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Il Dio del fiume
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Longanesi
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s.p.
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2
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Come si supponeva, le Galapagos
sono andate nel dimenticatoio delle imprese sballate patrocinate da Avventure,
e sostenute da viaggiatori poco attenti. Ma avremo modo di riparlarne, per ora
godiamoci questo mese di marzo, all’insegna delle sistemazioni.
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