domenica 6 marzo 2016

La Signora del Giallo 4 - 06 marzo 2016

Non è un caso che spesso vadano appaiati il grande belga e la maestra inglese. Certo ci vorrebbe un calmiere con l’unico degno maestro d’oltre oceano, tra piatti ghiotti ed orchidee, ma Nero Wolfe non è ancora tornato nelle mie corde. Allora, dopo una settimana dedicata a Simenon, torniamo ad altri scritti della nostra baronessa. Scritti tra la fine della guerra e la nascita del vostro tramatore preferito. Romanzi che oscillano tra un po’ più ed un po’ meno della sufficienza, senza però tornare alle punte di massimo gradimento che riservo fino ad ora al solo ed inimitabile Hercule Poirot, che purtroppo in questa settimana di trame risulta sfortunatamente assente.
Agatha Christie “Verso l’ora zero” Corriere della Sera 30 euro 6,90
[A: 20/02/2015– I: 07/09/2015 – T: 08/09/2015] - &&& e ½
[tit. or.: Towards Zero; ling. or.: inglese; pagine: 214; anno 1944]
Un ottimo giallo “da camera”, cioè da poter essere svolto tutto in un luogo unico, visto che, come in molti gialli di Agatha Christie, quello che interessa per lo svolgimento delle indagini sono più le parole che i fatti. E non a caso, in tarda età, ne fu fatto anche un adattamento da pièce teatrale. Inoltre, sarebbe perfetto per una partecipazione incentrata su Poirot, tanto che il Sovraintendente Battle (è lui infatti il protagonista) ad un certo punto lo cita, dicendo “Qui ci vorrebbe Poirot, quel buffo ispettore belga”. Come in tutte le (quattro) storie del Sovraintendente, ci sono personaggi diversi che costruiscono la scena, montando i presupposti del dramma. E spesso agendo come nostri transfert da investigatori. Qui, al contrario, si costruisce certo una struttura criminogena, ma sarà il nostro sovraintendente in prima persona a sciogliere il dilemma. E sarà l’unico romanzo tra i 66 scritti da Agatha in cui avviene. Ciò nonostante, cioè pur scontando la mancanza di Poirot, rintanata nel suo rifugio inglese in attesa della fine della guerra, la nostra impagabile scrittrice mette su un bel romanzo. Un romanzo cui lei stessa, nelle prime pagine, ci avverte: sarà un buco nero in cui tutto convergerà alla fine. Perché un omicidio non è il punto di partenza, ma il punto di arrivo della vicenda criminosa. Allora si mette in scena un meccanismo complesso, dove ognuno agendo dà una spinta alla roulette nella direzione voluta dal disegno assassino. Ci sono tentativi di arrivare prima alla fine. C’è la solita cortina fumogena da prestigiatore, che ci fa guardare a destra quando bisognerebbe guardare a sinistra. Ma lo ritengo, finora, il miglior romanzo senza Poirot della nostra scrittrice. Il nodo del romanzo è incentrato sulla patriarcale famiglia di Lady Camilla, che si riunisce nella sua casa in riva al mare. Quest’anno, il figlioccio Neville Strange decide di portare la sua bella e nuova moglie Kay contemporaneamente alla presenza della sua precedente (da cui ha divorziato da non molti anni) Audrey. Sono inoltre presenti Ted, uno stravagante ex-spasimante di Kay, e Thomas, cugino alla lontana, tornato dopo 8 anni dalla Malesia, perché innamorato di qualcuno. E Mary, la dama di compagnia. Gli odi sono palesi: Kay è una belloccia di poco cervello, legata ai soldi di Neville, e forse ancora attratta da Ted. Audrey sembra covare un sordo rancore verso l’ex-marito, non si sa se per il divorzio, perché Neville abbia sposato Kay, o perché Neville stesso abbia passato sotto silenzio la possibile storia tra Audrey e Adrian, il fratello di Thomas, troncata dall’improvvisa morte di quest’ultimo in un incidente d’auto. Thomas stesso non sopporta Neville e la sua supponenza, nonché il fatto che a Neville sembra sempre andare tutto per il verso giusto e senza sforzi. Un particolare che si dovrà tenere conto ad un certo punto è che tutti i “protagonisti” hanno una particolarità fisica: Kay è una falsa bionda, Audrey ha una cicatrice sull’orecchio destro provocata da un morso di cane, Mary ha un ciuffo di capelli albino, Neville ha il mignolo della mano sinistra significativamente più corto di quello della mano destra e Thomas ha il braccio destro leggermente offeso (tanto è mancino). Il dramma avviene l’ultimo giorno, quando si scopre Lady Camilla con la testa sfondata. Vicino al corpo una mazza da golf macchiata di sangue. La cameriera di Milady quasi avvelenata da una dose eccessiva di sonniferi. Mentre stiamo per entrare in media res, facciamo tre piccoli incisi: il sovraintendente Battle sventa un tentativo di mettere in difficoltà sua figlia che sotto stress confessa (senza essere colpevole) di aver commesso un furto. Il giovane Angus, rovinato dalla sua onestà non avendo voluto dire una bugia per salvare il suo datore di lavoro, licenziato e lasciato dalla moglie, tenta il suicidio. Salvato, dopo lungo peregrinare, qualcuno premierà la sua bontà con un incarico oltreoceano. Ma prima di partire, torna sul luogo del tentativo (ovviamente la baia dove sono tutti). Un giudice, vecchio e malato di cuore, racconta ai convenuti da Lady Camilla una storia su di un freddo assassino, che non venne mai scoperto, ma che lui saprebbe riconoscere perché ha una particolarità fisica. Ma a causa di un ascensore fintamente rotto, il giudice ha un attacco di cuore e muore. Torniamo allora in media res, dove Battle, in trasferta nella baia, conduce l’inchiesta. Si scopre man mano che: Neville aveva litigato con Lady Camilla sulla presenza contemporanea di Kay e Audrey, Neville dice a Kay che vuole tornare con Audrey, tutti pensano che alla morte di milady l’eredità vada ai coniugi Strange, una giacca di Neville macchiata di sangue viene ritrovata. Tutto converge sulla colpevolezza di Neville, ma la cameriera, prima di essere vinta dai barbiturici, dice di essere passata da Lady Camilla, mentre Neville si allontanava verso un vicino albergo per giocare sino a tarda notte a biliardo con Ted. Battle deve allora rivedere tutti gli indizi, pensando quindi che ci sia qualcuno che volesse incolpare Neville cucendogli addosso, maldestramente, delle prove. E se ne trovano altre, come un paio di guanti macchiati di sangue, che vanno bene solo a Audrey. Il profumo e capelli della stessa Audrey sulla giacca macchiata di sangue. Nonché il colpo alla testa della vecchia sferrato da sinistra, come può fare un mancino. Audrey, schiacciata dalle prove come la figlia di Battle, mentre pensa al suicidio viene salvata da Angus. Che ricostruisce una possibile azione criminosa trovando fortunatamente una corda bagnata nel solaio della magione. Ne parla a Battle, dicendo che ne aveva visto lo svolgersi la sera dell’assassinio. Su questa base, Battle inscena un melodrammatico finale, incastrando il vero colpevole (che non vi dico chi è). Peccato che la notte in questione ci fossero nuvole ed Angus non poteva aver visto quello che ha detto. Ma se non è vero è ben pensato. Certo, la benevolenza di Lady Agatha non può fare a meno di qualche lieto fine (ci sono tanti possibili intrecci di coppie), e questo sembra un po’ appiccicato. Tuttavia il tramone giallo ha una sua discreta sostenibilità e coerenza. Insomma, mi è piaciuto. E con rammarico leggo di altri scrittore di genere che tentano a lungo, ma non raggiungono le capacità della maestra del giallo.
Agatha Christie “Giorno dei morti” Mondadori s.p. (trovato a Soriano)
[A: 01/05/2015– I: 23/09/2015 – T: 24/09/2015] - && e ½
[tit. or.: Sparkling Cyanide; ling. or.: inglese; pagine: 190; anno 1945]
Vent’anni dopo aver utilizzato il Colonnello Race in uno dei suoi primi romanzi (“L’uomo vestito di marrone” del 1924) ecco che, finita la Guerra, non volendo scomodare né Poirot né Miss Marple, lo ritira fuori come elemento investigativo, anche se il colonnello, un po’ come il sovraintendente Battle, interverrà solo nella volata finale del romanzo (e neanche in modo molto significativo). Con alcune varianti, come al solito negli scritti di Agatha, è sempre un “delitto da stanza chiusa”. Nel senso che i possibili colpevoli sono elencabili in un ristretto numero di persone. Ad una cena di compleanno, la festeggiata muore per avvelenamento da cianuro (come dice il titolo inglese “Cianuro frizzante” in quanto ingerito in una coppa di champagne). Insieme a Rosemary sono presenti la sorella Iris, il marito George, il misterioso Anthony, la segretaria Ruth, il politico Stephen con la moglie Sandra. Si sostiene Rosemary si sia suicidata in quanto depressa, e tuttavia, dopo alcuni mesi si scopre che forse non è così. E che tutti potevano avere interesse alla sua morte. Iris in quanto, per uno strano lascito, avrebbe ereditato le sostanze della sorella. Anthony di cui Rosemary aveva saputo il vero nome (Tony Morello) e la sua permanenza in un carcere americano, insieme al cugino di Iris, Victor, uno sbandato sempre a corto di soldi ed invischiato in loschi affari. Ruth che aveva una cotta per George e poteva volere il campo aperto. Stephen che aveva avuto una storia con Rosemary, l’aveva lasciata da pochi giorni, ma lei minacciava uno scandalo. E lui, da politico inglese degli anni Quaranta (non siamo certo nella nostra epoca poco raccomandabile) non poteva permetterselo. Sandra che sapeva della storia ma non della rottura ed avrebbe avuto interesse a riprendersi il marito. Infine, lo stesso George roso da gelosia. Nel corso dell’anno che passa si accumulano indizi strani. Victor, che Ruth ha fatto imbarcare per il Sudamerica onde evitare scandali, ogni tanto si fa vivo per qualche necessità economica. Anthony sparisce per molti mesi, tornando quasi allo scadere dell’anno a farsi vivo, e ad “insidiare” Iris. George che riceve lettere anonime che indicano la morte di Rosemary non sia suicidio. Stephen e Sandra che proseguono la loro vita pubblica, mirando anche verso cariche istituzionali. Così George pensa di organizzare una seconda cena, ad un anno dalla prima, con le stesse persone. E con una sedia vuota. Ma alla fine della cena è lui che muore, sempre per avvelenamento da “cianuro frizzante”. Il colonnello Race, presente nella sala ma non alla cena, vede che nessuno aveva toccato il bicchiere di George. Un altro suicidio? Un assassino molto astuto, quasi un prestigiatore? Anche qui, tutti e cinque i rimasti in vita potevano aver tentato qualcosa. La nostra scrittrice, come detto qui un po’ in sordina, cerca di portare indizi in tutte le direzioni, facendo fare lunghi colloqui tra Race ed altri in cui si esaminano i pro e i contro. Nelle more, comunque, il colonnello scopre che Anthony è in realtà un agente del servizio segreto in copertura, per cui lo esclude dai sospetti. E sarà proprio Anthony a sbrogliare la maggior parte della matassa. Intuendo che c’è stato un giro di bicchieri, per cui George aveva bevuto in quello di Iris, la vera destinataria del veleno. Ma chi aveva interesse a farla fuori? Qualcuno che avrebbe eredito le sostanze cospicue. Quando si scopre che Victor non è partito quando doveva partire, che è tornato quando non doveva tornare, che Ruth era l’unica persona che potesse testimoniare in suo favore, tutti i tasselli vanno al loro posto. Ma è una soluzione moscia, prevedibile, poco consona alla scrittura di altro livello cui ci si aspetta dalla signora del giallo. Certo, i dialoghi sono ben messi, si ceca di mascherare le prove con abili velature. Tuttavia è un libro di passaggio e di distensione estiva. Non a caso, l’avevo lasciato nell’eremo sorianese, e solo per i noti problemi di traslochi di libri, è uscito fuori, andando ad ingrossare la bibliografia “Christiana”. Si aspetta con ansia il ritorno di Poirot.
Agatha Christie “Un delitto avrà luogo” Corriere della Sera 3 euro 6,90
[A: 20/08/2014– I: 23/09/2015 – T: 25/09/2015] - &&& e ½
[tit. or.: A Murder is Announced; ling. or.: inglese; pagine: 311; anno 1950]
Siamo ormai negli anni Cinquanta, la nostra Agatha ha appena compiuto sessanta anni, e la sua scrittura si fa più corposa, anche in questa avventura di Miss Marple, che, come sapete, non è che sia la mia passione principale. E come ormai da molte scrittura, la tipologia di trama ha un andamento similare. Si presenta una situazione, dei personaggi, delle possibilità. Poi, ma spesso mai prima di metà libro, si fa intervenire Miss Marple o Hercule Poirot. Così succede anche in questo libro, che tuttavia ha un meccanismo di “facci vedere se sei capace”, molto interessante. Nella piccola cittadina di Chipping Cleghorn (e quando si parla di cittadine di provincia, si immagina che se deve intervenire qualcuno sarà Miss Marple) sulla Gazzetta locale appare l’annuncio di un delitto. Tutti pensano ad un gioco di società, e la maggior parte della comunità si reca a casa di Laetitia Blacklock detta Letty. Dove, per l’appunto, alle 18:30 si spengono le luci, c’è un grande parapiglia, irrompe un uomo mascherato, si sparano due colpi di pistola, ed il terzo uccide (o si uccide) il misterioso ladro. Ci sono i due lontani cugini di Letty, Jane e Patrick, c’è Dora, svampita compagna di scuola di Letty, c’è Philippa, parente lontana, con marito scomparso, figlio piccolo e passione per la campagna, ci sono le signorine Murgatroyd e Hinchcliffe (che secondo me sono un po’ lesbo, ma questo non c’entra nulla con la storia), c’è il signorino Edward con mamma, c’è il colonnello Easterbrook con signora, c’è la moglie del curato, la signora Diana “Cicci” Harmon (soprannome dovuto al fatto di essere rotondetta, ah ah ah), nonché la profuga ebra polacca e cuoca di casa, l’arcigna Mitzi. L’ispettore Craddock indaga, scopre collegamenti strampalati, ma non risolve il mistero. Sembrava Letty senza particolari beni, neanche derivati dalla morte della sorella Charlotte, ma poi si scopre che era la segretaria di uno squalo finanziario. Che lasciò tutto alla moglie, ma che, alla morte di questa, tutto sarebbe andato a Letty. Si scopre che c’è una sorella dello squalo cui non verrà lasciato nulla, e che ha due gemelli, Pip e Emma, forse interessati a che Letty muoia prima della zia, così che siano loro ad ereditare. Poi si scopre anche che Jane non è Jane ma Emma. E che il gemello Pip, che tutti credevano maschio, è invece la buona Philippa, che sta avendo una storia con Edward. Che tutte le persone hanno possibili comportamenti poco ortodossi, tanto che potrebbero essere collegati alla morte del cameriere svizzero (era lui quello dell’assalto a casa Blacklock). Dimenticavo, Letty risultava ferita di striscio ad un orecchio. Era lei quindi il bersaglio? Nessuno poteva vedere nulla, che lo svizzero aveva una torcia e tutti ne erano accecati. Meno la signorina Murgatroyd, che stava dietro la torcia. Inoltre c’è Dora che, svampita e straparlante, a pagina 158 ci dà un indizio che solo cento pagine dopo riusciamo a capire. Intanto, entra in campo la zia di Cicci, ovviamente la nostra Miss Marple. Che però non fa in tempo né a salvare Dora, che viene stroncata da una pastiglia di veleno presa al posto di un’aspirina da un tubetto destinato a Letty, né la signorina Murgatroyd, che si ricorda un particolare illuminante, ma prima di poterlo comunicare alla sua amica-amante Hinch, viene strangolata. La nostra scrittrice, poi, innesca una sfida perversa con il lettore, mostrando sempre più spavalderia. A pagina 254, compare un appunto di Miss Marple, contenente 10 parole. Se il lettore riuscisse a decifrarne il contenuto, ed a collegarle tra loro, arriverebbe alla conclusione prima di Miss Marple e dell’ispettore. Ovviamente, la nostra Jane batterà in volata la polizia, ricostruendo la lunga trama che ha portato a queste tre morti, e svelando chi ci sia dietro a tutto ciò. Devo dire che l’avevo sospettato, ma non ero riuscito a tirar fuori un senso dalle dieci parole suddette. E brava Agatha, sempre più spavalda ed ormai padronissima del mestiere. Pur con tutte le sbavature dovute alla vita inglese di campagna (di cui non sono né estimatore né conoscitore), un romanzo un filo più all’altezza delle aspettative, e con una riuscita senz’altro migliore di alcune non eccelse prove precedenti.
“Ho sofferto molto dal punto di vista fisico; ma, quando si soffre, si conosce anche il grande piacere dei momenti nei quali le sofferenze non si fanno più sentire.” (177)
Agatha Christie “Miss Marple: giochi di prestigio” Corriere della Sera 5 euro 6,90
[A: 01/09/2014– I: 30/09/2015 – T: 02/10/2015] - && ½
[tit. or.: They Do It with Mirrors; ling. or.: inglese; pagine: 209; anno 1952]
Come si sa, leggendo la bibliografia, solo dal ’50, col sopra citato delitto annunciato, Agatha Christie riprende a scrivere di Miss Marple. Tuttavia, se il precedente ha un andamento sicuro, ed una ferma mano, questa seconda uscita, risente forse un po’ della necessità di pubblicare. Non che sia mal messa, o altro. Tuttavia risulta di poca presa. Certo, qualche punta ironica in più rispetto allo standard, ma poco intreccio giallo. Infatti, il tutto si risolve in una lunga serie di interrogatori da parte dell’ispettore Curry, che analizzano il delitto in tutte le sue fasi e le sue movenze, percorrendolo e ripercorrendolo. Per poi arrivare ad una fine annunciata forse un po’ troppo frettolosa. La novità, veramente eclatante, è che Miss Marple compare sin dalle prime battute. Convocata dall’amica di gioventù Ruth (dove scopriamo qualcosa dell’infanzia della nostra quasi simpatica signorina) perché preoccupata per la comune amica Carrie. Con uno stratagemma Miss Marple si introduce quindi nella vita di Carrie, e nella sua complicata ricostruzione, in cui anche noi ci perdiamo. Carrie è una entusiasta, sempre pronta a cercare operazioni filantropiche in favore di derelitti e disadattati. In tutto questo: a) sposa un certo Gulbrandsen, super ricco, con già un figlio a carico, Christian, poco più grande di Carrie, ed insieme danno vita ad una Fondazione per gli intenti filantropici di cui sopra; b) non riuscendo ad avere figli, adottano una bambina, dall’infelice nome di Pippa, che poi scopriremo essere la figlia biologica di una assassina all’arsenico; c) subito dopo, invece, Carrie rimane incinta e nasce Mildred, che rimarrà infelice tutta la vita, sempre messa seconda dietro a Pippa; d) alla morte di Gulbrandsen, Carrie sposa tal James, già con due figli a carico, gli stonati Stephen ed Alex, che Carrie adotta quando James scappa con una ballerina jugoslava; e) ora Carrie ha da poco sposato l’altrettanto visionario Lewis Serrocold, e con lui continua opere filantropiche di vario genere; f) Pippa nel frattempo ha sposato un italiano, dato alla luce la bella Gina, morendo poco dopo; g) Gina è stata in pratica allevata in America dalla zia Ruth, e lì conosce e sposa Walter, e con lui torna alla casa avita della nonna Carrie; h) Mildred sposa un triste ecclesiastico, con cui non riuscirà ad avere figli, ed alla morte di questi torna anche lei da mamma Carrie; i) Christian diventa quindi il capo e gestore del Fondo Gulbrandsen. Vi siete persi in questi intrecci? Io quasi. Ma tutti i personaggi sono presenti a casa di Carrie, compreso tal Eddie, un ondivago che ogni tanto si inventa ascendenti mirabolanti, per poi diventare calmo e ragionante più che se fosse normale (o forse lo è?). In una serata di tragedia, succede che Lewis palesa i timori che Carrie venga avvelenata, Eddie da fuori di matto, prende Lewis e con lui si chiude a chiave in una stanza urlando e sbraitando, tutti gli altri rimangono fuori, poi va via la luce, e Walter si allontana per riparare le valvole. Si odono prima uno poi due colpi di pistola. Non si riesce ad aprire la porta, ed alla fine si trovano due fori vicino alla scrivania di Lewis, questi ansante un po’ preoccupato, e, nell’altra ala, Christian ucciso da un colpo di pistola. Questo avviene nel primo quarto di libro. I restanti tre quarti sono dedicati a quella sfilza di interrogatori di cui sopra. Ma poca è l’azione e poca la partecipazione. Tanto che alla seconda pagina di interrogatorio, Miss Marple dice che ad uccidere le mogli sono in genere i mariti (e viceversa). Con questo in testa, cerchiamo poi di capire i giochi di prestigio del titolo, che non è che siano tanto chiari. Un po’ come nel precedente libro, tutti potevano essere entrati od usciti dalla stanza per andare ad uccidere Christian. Agatha cerca di introdurre qualche elemento di disturbo, come una presunta crisi matrimoniale tra Gina e Walter, ed altre minuzie. Ma tutto si risolve quando si scopre che Eddie è una persona normale, ed il gioco degli specchi è impostato da … Beh questo scopritelo anche voi. Quello che dispiace è che la fine viene raccontata e riassunta in 3 pagine, mentre il tutto aveva appena varcato la soglia delle 200. Tant’è che rimangono zone d’ombra (muore Alex, ma come? Muore anche un ragazzo, ma in che modo?). Insomma, non una grande prova, cara la mia signora. Si attende con ansia il ritorno di Poirot.
“- Non ti senti vecchia, vero? – No, per niente … Nonostante gli acciacchi e i dolori, che sono tanti. Dentro continuo a sentirmi una ragazzina … Forse è così per tutti. Lo specchio ci mostra quanto siamo vecchi, eppure non ci crediamo!” (28)
Agatha Christie “Polvere negli occhi” Corriere della Sera 24 euro 6,90
[A: 05/02/2015– I: 27/09/2015 – T: 29/09/2015] - &&& ½
[tit. or.: A Pocket Full of Rye; ling. or.: inglese; pagine: 259; anno 1953]
Ovviamente una lunga e partecipata citazione va a questo scritto, pubblicato in un anno genetliaco e, come il sottoscritto, ancora decisamente valido. Ma prima di addentrarci nei meandri di una trama non molto complessa, ma con tutte le caratteristiche per sviare noi attenti lettori, dedichiamo qualche riga ai soliti lai contro traduttori e parenti stretti (correttori, editori, e via oriando). Ora chiediamoci: aveva senso il titolo originale “Una tasca piena di segale”? Certamente, e poi vi spiego anche perché. Il sostituto “Polvere negli occhi” serve a farci capire quello che ho detto prima, un corpo estraneo che ci fa distogliere lo sguardo dal giusto punto di osservazione per scorgere il (o la) colpevole. Ma attiene poco al nocciolo della trama. Che la tasca si riferisce alla seconda linea di una filastrocca infantile inglese, intitolata “Canta una canzone da due soldi” e tratta da una delle raccolte più note di rime infantili “The Real Mother Goose” (“La vera Mamma Oca”, per non confonderla con la raccolta di fiabe di Perrault “Ma Mère l’Oye”). La filastrocca (con relativa traduzione) ve la riporto in finale. Perché è quella che fa da leitmotiv alla successione delle azioni nefande. Secondo elemento (e questo certo più difficile) di spavento per il nostro traduttore – traditore è la presenza di merli (“blackbirds”) per un qualche strano elemento narrativo che vedremo. Il fatto che delle morti siano avvenute durante cerimonie del tè, in genere in Inghilterra accompagnate da qualcosa di dolce da mangiare, consente al simpatico ispettore Neele di prendere in giro il suo sottoposto ricordandogli che deve cercare “blackbirds” (appunti merli) e non “blackberries” (cioè more, anche se vengono qui tradotte con mirtilli neri). Una piccola nota a piè pagina, no? Allora, veniamo a noi. Prima della Guerra, Agatha aveva utilizzato per ben due volte di seguito delle filastrocche per due romanzi di Poirot. Visto che la filastrocca ha successo, eccola che, come suo costume, la riutilizza, in un romanzo di Miss Marple. Che al solito interviene ben oltre metà, fa due interventi (di cui uno relativo all’aggancio della filastrocca alla vicenda), indica la soluzione al buon ispettore e se ne torna a casetta. La vicenda è incentrata intorno alla famiglia Fortescue. Il capostipite, Rex, sanguigno ed ai limiti della legge, ha accumulato beni e denari, ma ora si sta avviando verso una precoce demenza senile, spendendo e sperperando soldi, nonché sposando una signorina di trenta anni più giovane, che mira solo al denaro. Il cattivo Rex, allora, muore in ufficio, bevendo una tazza di tè. Ma si scopre che: il veleno l’ha ingerito ore prima, in casa, e che ha della segale in tasca. In casa, oltre alla moglie Alice ed al suo amante Viv, c’è il triste figlio maggiore Percival, spilorcio e sparagnino, con la giovane moglie ex-infermiera Jennifer, la figlia Elaine, in lite con il padre perché vuole sposare il poco abbiente Gerard, la zia Effie, che tutto vede e nulla dice, la governante super efficiente Mary Dove e la cameriera super imbranata Gladys. Non è presente, perché ancora in Africa, Lancelot, il figlio minore, cacciato da giovane in quanto un poco truffaldino, che vivacchia tra imprese sballate e corse dei cavalli, con sua moglie Pat, un’aristocratica cui Lance vuole un bene profondo. Ovviamente sono tutti contenti della morte di Rex, che salva l’impresa familiare dalla bancarotta. Ma nel testamento, il vecchio aveva fatto un lascito enorme ad Alice, cosa che avrebbe continuato la discesa verso la povertà. Ebbene, prima che sia possibile incassare i soldi, Alice viene uccisa anche lei durante un rinfresco di tè nel salotto buono, mentre mangiava pane e miele. L’ispettore capisce che la reticente Gladys sa qualcosa, ma prima di riuscire ad interrogarla, la poveretta è strangolata nel locale lavanderia, e lasciata con una molletta sul naso. In tutta questa confusione, è intanto arrivato Lance e signora, creando altro scompiglio, innervosendo Percy, e rinvangando una vecchia storia di merli (eccoli che arrivano). Perché Rex lasciò morire un suo socio mentre cercavano di scoprire le potenzialità della “Miniera dei Merli” in Tanganica. Questo mette pepe alla ricerca, perché la figlia del socio, ormai tra i venti ed i trenta, è scomparsa, ed aveva giurato da bambina di vendicarsi. Sarà lei sotto mentite spoglie ad essersi introdotta in casa Fortescue? Può essere Mary Dove? Può essere Jennifer? Oppure? Ecco che, ormai quasi alla fine, arriva l’arzilla Miss Marple, che collega i delitti alla suddetta filastrocca (ne vedete il nesso ovvio). E scopre l’assassino in base a due particolarità: Gladys è stata uccisa prima di Alice, contrariamente alla filastrocca, ciò che indica la paura del colpevole di essere scoperto anzitempo; inoltre il veleno che uccise Rex deriva dalle bacche dei tassi, ritrovate in una marmellata d’arance che solo Rex usava (e come lo capisco, è l’unica decente da mangiare). Quindi qualcuno aveva indotto la credulona Gladys a mettere le bacche nella marmellata, e, prima che l’ingenuotta potesse smascherarsi, l’ha uccisa. Per poi uccidere anche Alice, in modo da consentire all’impresa di non collassare. Quando poi si scopre che in Tanganica ci sono miniere d’uranio, anche la questione della miniera avrà la sua rilevanza. Miss Marple spiega tutto all’ispettore, ma non si hanno prove. Prove che verranno alla luce con una lettera di Gladys a Miss Marple (dimenticavo, la poveretta veniva proprio da St. Mary’s Mead, guarda tu!) in cui la cameriera confessa la sua partecipazione all’azione, dicendo che le era stata proposta dal suo fidanzato, di cui allega una foto. E questi è … Vi pare che ve lo posso dire così su due piedi? Ma tanto l’avete capito, ed è interessante il modo in cui ce ne porge la soluzione la nostra Miss Marple. Una parte finale ben scritta, come deve accadere in un giallo che si rispetti, senza dar nulla per scontato. Che tutto alla fine, viene spiegato. Una bella prova. Ed ora ecco la filastrocca:

SING A SONG OF SIXPENCE


Sing a song of sixpence,
Canta una canzone da due soldi,
   A pocket full of rye;
   una tasca pieno di segale
Four-and-twenty blackbirds
Ventiquattro merli
   Baked in a pie!
   farciti in una torta!


When the pie was opened
Quando la torta viene aperta
   The birds began to sing;
   i merli cominciano a cantare
Was not that a dainty dish
Non è questo un piatto delizioso
   To set before the king?
   da servire ad un re?


The king was in his counting-house,
Il re era nel suo ufficio
   Counting out his money;
   che contava i suoi soldi
The queen was in the parlor,
La regina era nel suo salotto
   Eating bread and honey.
   che mangiava pane e miele.


The maid was in the garden,
La serva era nel giardino
   Hanging out the clothes;
   che stendeva la biancheria
When down came a blackbird
Quando è sceso un merlo
   And snapped off her nose.
   e ha beccato via il suo naso.



PS: se siete interessati, c’è un bell’articolo su Wikipedia inglese relativo alla genesi di questo stornello. Cercatelo!
Inizia marzo pazzerello, ed ecco allora che torna l’elenco ed i giudizi dei sedici libri letti nel mese di dicembre. Un mese senza particolari scostamenti dalla linea mediana, illuminato però dal bellissimo, consigliatissimo, libro da leggere e rileggere: il “Danubio” di Claudio Magris.

#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Michele Giuttari
Il Basilisco
Corriere della Sera
6,90
3
2
Andrea Camilleri
La piramide di fango
Sellerio
14
3
3
Antonio Manganelli
Il sangue non sbaglia
Corriere della Sera
6,90
3
4
Jaime Miranda
Non sono qui per farmi degli amici
Gran Via
s.p.
2
5
Agatha Christie
Un cavallo per la strega
Corriere della Sera
6,90
2
6
Danila Comastri Montanari
Mors Tua
Mondadori
12
3
7
Danila Comastri Montanari
In corpore sano
Mondadori
12
3
8
Georges Simenon
I Maigret – 4
Adelphi
s.p.
4
9
Danila Comastri Montanari
Cave Canem
Mondadori
9,90
2
10
Cristiana Astori
Tutto quel blu
Mondadori
4,90
2
11
Stephen Chbosky
Noi siamo infinito
Sperling & Kuipfer
13
3
12
Claudio Magris
Danubio
Garzanti
12,90
5
13
Bruno Morchio
Con la morte non si tratta
Garzanti
4,90
2
14
Julian Barnes
Il pedante in cucina
Corriere della Sera
7,90
3
15
Camilla Läckberg
Il bambino segreto
Marsilio
14
3
16
Wilbur Smith 
Il Dio del fiume
Longanesi
s.p.
2

Come si supponeva, le Galapagos sono andate nel dimenticatoio delle imprese sballate patrocinate da Avventure, e sostenute da viaggiatori poco attenti. Ma avremo modo di riparlarne, per ora godiamoci questo mese di marzo, all’insegna delle sistemazioni. 

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