domenica 14 gennaio 2024

Murakami, finalmente - 14 gennaio 2024

Haruki Murakami è uno scrittore che mi ha preso e che continua a prendermi, per cui, nel tempo, ho deciso di leggerne l’intera produzione. Certo, non ho ancora trovato un testo che raggiunga il livello di “Norwegian Woods – Tokyo Blues”, pur tuttavia i testi odierni, con alti e bassi, si collocano ad un buon livello di attenzione. Anche laddove non ne sono rimasto pienamente convinto.

Poiché, inoltre, la musica è una componente importante che costeggia la scrittura di Murakami, includo un appendice con le colonne sonore dei testi di cui narro (spero abbastanza esaustiva).

Infine, per sbilanciarmi un po’, di questi cinque volumi, ritengo migliore “A sud del confine, a ovest del sole”.

Haruki Murakami “Tutti i figli di Dio danzano” Corriere – Murakami 18 euro 8,90

[A: 12/09/2020 – I: 19/03/2023 – T: 20/03/2023] - &&&    

[tit. or.: 神の子どもたちはみな踊る Kami no kodomo-tachi wa mina odoru; ling. or.: giapponese; pagine: 128; anno 2000]

Sebbene Murakami sia ben in testa a molte mie letture passate, presente e future, in questo libro ho dovuto affrontare più di uno scoglio non dico prima di comprenderlo, ma renderlo malleabile nella mia mente. Soprattutto perché, e voi miei lettori lo sapete bene, sono sei racconti riuniti in questo testo, e non sempre questa forma espressiva riesce a coinvolgermi.

Qui, tuttavia, ci sono alcune particolarità che alla fine mi hanno consentito di esprimermi comunque in modo positivo. Sono racconti sospesi, a volte non succede molto, a volte si esauriscono senza un vero finale (si sa che la vita prosegue oltre la pagina). Ma in particolare hanno un fattor comune che li rende uniti pur se slegati. Non a caso il sottotitolo del libro è "Dopo il terremoto" (地震のあとで – jishin no ato de), in quanto tutte le storie del libro, tutti i personaggi sono in qualche modo coinvolti nel terribile terremoto di Kobe avvenuto il 17 gennaio 1995 (un terremoto che provocò più di seimila morti). Una tragedia che è rimasta scolpita nella memoria nipponica, e che qui Murakami a volta cita soltanto, a volte le offre un ruolo cruciale nella trama. È una specie di omaggio, che mi fa venire in mente “Il dolce domani” di Banana Yoshimoto dedicato allo tsunami dell’11 marzo 2011.

Pur nel modo mai molto lineare della scrittura di Murakami, che a volte scivola in un fantastico che ferma un po’ la mia empatia, tutti e sei i personaggi dei racconti fanno incontri, a volte brevi, a volte intensi, ma che li portano a riflettere sul proprio mondo sino a cambiare in qualche modo (mai univoca) la propria esistenza.

L’elemento che poi vi suggerisco per spingervi alla lettura, è che pur nella brevità e frammentarietà, nei testi sono presenti tutto un campionario dei temi che Murakami andrà approfondendo nei suoi romanzi. Ovvia la presenza del tono surreale, che vedrà il suo culmine in “1Q84”. Poi c’è la solitudine, come elemento che tocca da vicino tutti i momenti della vita giapponese. Nei primi c’è anche un girare intorno e dentro il suicidio.

Comunque, tutti i racconti sono stati scritti nel 1999, eccetto l’ultimo che è del 2000, e qui ne diamo un breve accenno, tanto per spingervi alla lettura.

Atterra un Ufo su Kushiro (UFOが釧路に降りる Yūfō ga Kushiro ni oriru)

Il primo testo si concentra su Komura, che da single era uno sciupafemmine, ma che, sposatosi ha desideri solo per la moglie. Il racconto ce lo fa vedere subito dopo “il fatto”. La moglie tanto amata se n’è andata e non tornerà. Lascia un biglietto dove scrive “Vivere con te era come avere accanto una bolla d’aria”. Senza molta verve, vediamo Komura accettare di partire per l’Hokkaido, dove va per consegnare un pacco alla sorella di un collega. Lì si vede con detta sorella ed una sua amica, si parla di tutto e di niente. Poi finisce.

Paesaggio con ferro da stiro (アイロンのある風景 Airon no aru fūkei)

In questo racconto c’è una coppia, Junko e Keisuke, che vive vicino ad una spiaggia, ed è coinvolta da un loro vicino, Miyake, nell’accensione di fuochi sulla spiaggia. Si passeggia sul bagnasciuga soprattutto Junko è assidua compagna. Il punto forte arriva quando Miyake chiede a Junko “Tu hai mai pensato in che modo morirai?”. Non vi dico però il resto dei loro discorsi.

Tutti i figli di Dio danzano (神の子どもたちはみな踊る Kami no kodomo-tachi wa mina odoru)

Il terzo è quello che dà il titolo all’antologia. Seguiamo la storia di Yoshiva, cresciuto senza padre, e con una madre estremamente religiosa, che (e non stiamo scherzando) lo convince di essere un figlio di Dio, in quanto ha un pene molto grande. Quando vede un uomo senza un lobo all’orecchio sinistro, si convince che è suo padre, e comincia un inquietante inseguimento tra i due. Vi lascio gustare le elucubrazioni di Yoshiva, che per fortuna lo portano a comprendere che non era importante l’identità del padre, quanto trovare il proprio posto nel mondo.

Thailandia (タイランド Tairando)

Qui, invece, seguiamo Satsuki, una donna medico, specializzatasi in America sulla tiroide, sposandosi con un americano. Dopo un difficile divorzio, torna in Giappone e decide di fare una vacanza in Thailandia. Lì fa amicizia con il suo autista-guida, che la porta anche in sperduti villaggi a parlare con una maga, che indovina una serie di problemi in lei. Anche qui, i momenti forti sono i dialoghi, dove riflettiamo a lungo su una frase dell’autista: “Se lei continuerà a investire troppe energie solo nel vivere, non riuscirà a morire bene”. Quello che Murakami cerca di indicarci è come il risentimento verso qualcosa possa portare solo brutte cose.

Ranocchio salva Tokyo (かえるくん、東京を救う Kaeru-kun, Tōkyō o sukuu)

Di questo non parlo, avendogli dedicato una trama discutendo della sua uscita in volume con gli splendidi disegni di Lorenzo Ceccotti. Trama pubblicata il 13 novembre dello scorso anno.

Torte al miele (蜂蜜パイ Hachimitsu pai)

L’ultimo racconto è il più particolare, in quanto, forse, il più normale. Tre ragazzi, due studenti ed una ragazza, Junpei, Takatsuki e Sayoko, si uniscono in una strana amicizia. Noi seguiamo il percorso di uno dei due ragazzi, che ripensa ai modi in cui è nata l’amicizia, agli amori che vi si sono intrecciati. Lui, Junpei, pur essendo diventato scrittore, si è sempre fatto trascinare, quasi non essendo capace di prendere decisioni. Ed ora è qui che racconta la loro storia alla figlia di Sayoko, facendoci capire quanto sia importante l’amicizia nella nostra vita (due punti in più per questa affermazione).

Certo, alla fine, non posso negare che è ben differente leggere i racconti o i romanzi di Murakami. Anche se spesso la chiave di volta è la presenza di personaggi comuni, quasi banali. Dove, nella descrizione della loro normalità, Murakami ci avverte che, sempre, ci può essere un modo di cambiare, un modo di trovare una via d’uscita alla passività con cui si affronta la vita.

Un buona raccolta, che a volte spiazza, a volte ci aspettiamo cose che Murakami sorvola. Ma come si dice in rete, grande maestra di saggezza (a volte): “Possiamo incazzarci con Murakami per essere a tal punto Murakami? Probabilmente no”.

Haruki Murakami “Nel segno della pecora” Corriere – Murakami 10 euro 8,90

[A: 13/07/2020 – I: 21/08/2023 – T: 23/08/2023] - && e ½     

[tit. or.: 羊をめぐる冒険 Hitsuji o meguru bōken; ling. or.: giapponese; pagine: 307; anno 1982]

In effetti, questo è considerato l’esordio pieno dello scrittore giapponese. Aveva già scritto due racconti lunghi (di cui ho già parlato) in cui cominciano ad entrare i fondamenti delle sue poetiche, nonché dei personaggi che poi ritornano in altri scritti. Qui, il romanzo è completo e le basi poetiche del mondo di Murakami si consolidano.

C’è la difficoltà di portare avanti la propria vita, c’è la ricerca di qualcosa che consenta una svolta, c’è l’amore, il disamore, la quasi impossibilità di dire ti amo, il lasciarsi “senza un vero perché”. C’è la solitudine di fondo di tutti. C’è anche la disillusione verso la politica e chi la rappresenta. C’è, come sempre nelle sue opere, la passione per il rock e per il jazz. Insomma, c’è tutto o quasi tutto. Ah, c’è anche il lato onirico, fantastico, simbolico, surreale, quello che per me, a volte, frena lo slancio dello scrittore verso mete immediatamente alte. Invece fatica lui, e di certo fatico io nel comprendere la metafora della pecora.

Intanto, c’è anche da chiedersi perché “Il libro delle avventure della pecora” si trasformi in questo “Nel segno della pecora”. Io non l’ho capito.

Detto questo in favore di un autore che prima o poi meriterebbe un Nobel, ci addentriamo nel suo mondo un po’ spaesata. Che questa prima opera procede a scatti. All’inizio sembra dissolversi in mille rivoli o piccole sotto storie. E noi già si sta godendo nel seguire la sconclusionata vita del trentenne pubblicitario protagonista del romanzo.

Poi, molte trame si perdono, si arenano come fiumi in secca, e le altre convergono in un’unica potente direzione, che però è talmente strampalata, che dopo la metà del libro, Murakami sembra non saper come far concludere. Il tramone si impantana, il protagonista pure, e si arriva ad una fine che non ci dà né soddisfazioni né dispiaceri. Però i semi sono piantati e germoglieranno.

Allora, il protagonista comincia con due piccole trame: il ricordo di una sua amica e la partecipazione al suo funerale (con una scrittura che ricorda gli incontri con la ragazza senza un mignolo all’inizio di “Ascolta la canzone del vento”); poi la separazione dalla moglie dopo quattro anni senza né alti né bassi. Ci sono storie che si esauriscono, e lei lo capisce. Il nostro, pur facendo finta, rimane spiazzato: lui avrebbe pure continuato così, senza prendere posizione, diventando un campione mondiale del gioco inventato dalla mia amica Dromy: “Vegeto!”.

Essendo un pubblicitario, è sempre dentro campagne di marketing, che in realtà non gli dicono molto. Solo le foto di una ragazza dalle orecchie bellissime lo smuove, la cerca, la rintraccia, ed inizia con lei una storia d’amore, nuova, profonda. Lei lo seguirà nelle sue avventure, lo aiuta, lo sprona, ma anche questa storia non potrà che finire. Il nostro, anche nei momenti topici, è uno che si lascia vivere e che non vive.

La svolta, anche verso la dimensione surreale, avviene quando una oscura organizzazione, guidata da un fantomatico Maestro, forte politico di estrema destra, lo contatta per trovare una pecora presente nella foto di un suo servizio fotografico. Il potere, duro e cattivo, gli dici: o trovi la pecora o sei finito. Il bello è che quella foto gliel’aveva mandata uno suo vecchio amico, il Sorcio, anche lui presente nei due primi racconti lunghi. E dopo aver mandato la foto, il Sorcio è scomparso, forse tra le montagne dell’Hokkaido.

Ecco i nostri che si imbarcano nella molteplice ricerca: della pecora, del Sorcio, di loro stessi. A Sapporo alloggeranno nell’Albergo del Delfino, un albergo che ricorrerà anche nelle future opere di Murakami. Tramite il portiere dell’albergo conoscono un professore che conosce tutto degli ovini, tanto da essere chiamato Professor Pecora. Questi li indirizza verso il luogo della foto.

Luogo in cui il Sorcio, che ne è proprietario, è sparito, e dove (altro elemento surreale e ricorrente), il nostro incontra un uomo ricoperto di pelli di pecora (l’Uomo-pecora) che gli spiegherà alcuni arcani. Surreale e reale si mescolano, con il nostro che, cercando di tenere insieme tanti pezzi, non fa altro che perderne alcuni.

In una ultima parte desolata, riesce a perdere sia la ragazza che il Sorcio, ma a salvare il mondo dalla cattiveria (politica) del Maestro. E finisce nel Jay’s Bar (anch’esso presente nelle prime opere) a confidarsi con il cinese Jay ed a parlare del Sorcio.

Tante cose che ritroveremo in “Dance, dance, dance”, che ho letto venti anni fa, e che ricordo a chi non ne ricorda che inizia nel 1983, quando il protagonista senta musica anni ’80 sdraiato in una stanza dell’Albergo del Delfino di Sapporo.

Insomma, il romanzo mette le basi della cosmogonia di Murakami, ma mancano ancora continuità e solidità di fondo. Arriveranno, non abbiate paura.

“Non posso fare a meno di stupirmi che i Rolling Stones e i Beach Boys siano ancora sulla cresta dell’onda.” (78) [ricordo siamo nel 1978]

“Uno scrittore russo ha detto che il carattere si può modificare, ma la mediocrità resta invariata. I russi a volte tirano fuori delle perle di saggezza. Probabile che le pensino durante i loro lunghi inverni.” (94)

Haruki Murakami “A sud del confine, a ovest del sole” Corriere – Murakami 8 euro 8,90

[A: 01/07/2020 – I: 24/08/2023 – T: 25/08/2023] - &&& e ½     

[tit. or.: 国境の南、太陽の西 Kokkyō no minami, taiyō no nishi; ling. or.: giapponese; pagine: 204; anno 1992]

Proseguiamo nelle letture progressive dell’opera del grande scrittore giapponese. Qui siamo cinque anni dopo il migliore (per me) romanzo che ho letto, e torniamo nella dimensione meno fantastica ed onirica della sua produzione. Un libro di formazione con tanti spunti sparsi, una trama se non lineare quanto meno ben delineata, e personaggi con un loro interessante spessore. Non è un caso che, tra gli ultimi letti, si collochi nella pattuglia di punta.

Iniziamo con tre elementi esterni, o di contorno, ma che comunque sono significativi nell’epica di Murakami, e nella costruzione dei suoi romanzi. La prima è la musica, sempre presente, con ruoli diversi all’interno dei testi. Tra l’altro il protagonista, come Murakami, ad un certo punto gestisce due jazz bar. Musica che ho estratto anche se non totalmente, e che riporto in una tabella finale.

Gli altri due sono le due parti del titolo. La prima parte, che indica un confine che bisogna superare, e questo Hajime pensa ascoltandolo, in realtà è un disco che i due ragazzi protagonisti della prima parte sentono molto spesso. Si tratta di “South of the border” di cui pare esistere una versione di Nat King Cole, ma quella che ascoltano i due è di sicuro quella più famosa di Frank Sinatra e narra di un amore (infelice) tra due ragazzi intorno al confine tra Stati Uniti e Messico. Io posso citare, come mio ricordo, la versione italiana, “Stella d’argento”, cantata da Gino Santercole.

La seconda, viene spiegata nel finale da Shimamoto come metafora di una malattia chiamata “isteria siberiana”, dove i locali, durante le lunghe notti e giorni senza luce, decidono di partire “ad ovest del sole”, finendo per perdersi e morire. Chiudendo così il cerchio simbolico: dall’amore del primo testo, alla fine dello stesso, dove si desidera solo annullarsi e chiudere definitivamente con il passato (morire?).

La storia in sé è d’altronde una parafrasi con invenzioni della vita di Murakami stesso. Che riprende il sé stesso di “Norwegian Wood”, un protagonista poco sotto la quarantina. Ma nel primo si focalizzava sugli anni universitari, mentre qui si parla della giovinezza e della maturità, saltando gli anni di mezzo.

Il protagonista si chiama Hajime, nome che gli viene dato essendo nato la prima settimana del primo mese del primo anno degli anni Cinquanta, e che in giapponese significa “inizio”. Ma non è l’inizio di una famiglia, che Hajime rimane figlio unico, situazione difficile da gestire in un mondo che, dopo la guerra, spronava le famiglie a fare figli. Nella scuola media, Hajime incontra un’altra persona solitaria, Shimamoto, emarginata perché ha una leggera zoppia. I due fanno coppia fissa per tutti gli anni della scuola, creando una premessa d’amore che allora sono troppo immaturi per vivere sino in fondo.

Fatto sta che la famiglia di Hajime si trasferisce, e i due si perdono di vista. Qui, negli anni liceali, Hajime incontra la seconda donna della sua vita Izumi. Ora i ragazzi sanno meglio cosa vogliono, ma Izumi non è pronta al grande passo, e Hajime, per ripicca, va a letto con la cugina di lei, creando tra loro un solco che non potrà mai essere colmato.

A questo punto c’è un salto nella narrazione e troviamo Hajime nella sua maturità (?), sposato con Yukiko, con due figlie, e soprattutto avendo realizzato il suo sogno di aprire dei jazz bar. Un sogno che anche Murakami realizzò in quegli anni. Non a caso, il nostro autore rimarrà sempre legato alla musica, che serve da contrappunto alla narrazione, sottolineandone ed evidenziandone alcuni passi. Ad esempio, nel suo locale “Nido del pettirosso” (dedicato al brano “Robin’s Nest” interpretato dal grande sassofonista Illinois Jacquet), ascolta un brano dell’orchestra di Duke Ellington, “Star-Crossed Lovers”, che significa appunto “Amanti nati sotto una cattiva stella”.

La vita di Hajime scorre tranquilla, anche se lui rimane sempre un uomo senza qualità, che si sente incompiuto, che pensa il suo centro essere altrove. Così non ci meravigliamo che, all’improvviso, ricompare Shimamoto. Rinasce così il grande sentimento d’amore tra i due, che era solo sopito. Tuttavia, mentre Hajime sa e può raccontare cosa ha fatto, cosa è successo durante tutti gli anni della separazione, Shimamoto è reticente, quasi a voler dire: meglio non sapere, meglio cancellare il passato e godere il nostro presente.

Una situazione che Hajime non accetta, che cerca di scardinare, che Shimamoto chiude fuggendo dopo una notte d’amore. Così il nostro torna a casa, ha una lunga spiegazione con Yukiko, che si dimostra molto più saggia e profonda di quanto lui stesso fino ad allora aveva pensato. Arrivando al bivio finale: cercare di ritrovare Shimamoto ed un amore sempre più improbabile o affrontare il presente con una nuova consapevolezza? A voi lettori scoprirne il finale.

Il libro, alla fine, rimane un po’ sospeso ed incompiuto, forse con un tocco di leggerezza che non ci aspetta in Murakami. Ma lui, il testo e la musica ci vogliono portare a ragionare sulla impossibilità di recuperare il tempo passato. Un amore finito è finito, anche se delle braci continuano ad illuminare il fondo delle ceneri. È però una lettura gradevole, scorrevole, forse datata, ma con quei tocchi, quegli accenni di piccole decisioni della vita quotidiana che, in ogni caso, fanno riflettere. E se un libro fa pensare, anche alle proprie cose, è sempre un merito, di Murakami nell’averlo scritto, e di noi lettori di averlo letto e fatto nostro.

Haruki Murakami “L’elefante scomparso e altri racconti” Corriere – Murakami 17 euro 8,90

[A: 01/09/2020 – I: 23/10/2023 – T: 25/10/2023] - && e ½     

[tit. or.: 象の消滅 - Zō no shōmetsu; ling. or.: giapponese; pagine: 311; anno 1993]

Eccoci ad affrontare un nuovo passo nell’universo narrativo di Haruki, approfittando della pubblicazione integrale edita alcuni anni fa dal Corriere. Purtroppo, per me ovvio, ogni tanto lo scrittore si cimenta in racconti piuttosto che in romanzi, e voi sapete che è un genere che non sempre riesce ad entrare nelle mie corde.

La bravura di Haruki è di scrivere racconti e romanzi con lo stesso passo da scrittore. Non c’è crasi, il testo comincia, dice, ci fa partecipe, si ingarbuglia o si spiega, finisce. Possono essere passate cinque pagine o cinquecento, non si sa e non interessa all’autore, che nelle sue righe ci ricorda un passaggio fondamentale. La lettura è come un viaggio (magari nel mondo altro dello scrittore, ma sempre un viaggio) ed è per questo che non conta la destinazione (il finale del testo) quanto il percorso fatto per giunger lì.

Se non fosse un po’ scontato, potrei convenire con altri critici che sembrano testi zen, magari postmoderni, ma con lo spirito giusto, quello di farci passare, ad un certo punto, attraverso un’esperienza improvvisa e di sicuro meditativa e profonda, che riesca a portarci al centro delle cose, al cuore dell’universo, magari solo del nostro, ma a quel cuore.

Per venire allo scritto, qui compaiono 17 racconti che, stando alla ricerca sui siti giapponesi, sono stati scritti tra il 1980 ed il ’93, anno della sua uscita in prima mondiale nella traduzione inglese. Vorrei capire come mai, in questa edizione italiana, gli anni indicati come scrittura siano diversi da quelli “ufficiali”. Anche perché suona strano, in un libro pubblicato nel ’93 (un anno confermato anche dall’edizione italiana) sia presente un testo del ’99. Per questo io non solo mi rapporto ai dati originali, ma ne scrivo, brevissimamente, non in ordine di libro, ma in ordine di scrittura, dando solo i miei piccoli tocchi di memoria.

Una lenta nave per la Cina (中国行きのスロウ・ボート Chūgoku-yuki no surō bōto)

Un ricordo di un incontro con tre diversi cinesi (è interessante come loro si considerino diversi mentre per noi sembrano uguali). In un divertente (per me) momento drammatico: il protagonista vuole andare a letto con una ragazza, si fa dare il numero di telefono (siamo nel 1980, ricordo), poi è nervoso, fuma tre sigarette e butta pacchetto e numero. Niente sigarette e niente sesso.

Il messaggio del canguro (カンガルー通信 Kangarū tsūshin)

Una lettera, un messaggio, sprazzi di un’esistenza non felice. Tentativo di riprodurre i passaggi mentali mentre avvengono. E i canguri? Uno spunto come un altro.

Vedendo una ragazza perfetta al 100%, in una bella mattina di aprile (四月のある晴れた朝に100パーセントの女の子に出会うことについて Shigatsu no aru hareta asa ni 100 pāsento no onna no ko ni deau koto ni tsuite)

Solito momento di incomunicabilità diretta, quindi si trasla in una lunga confessione: un partner perfetto non deve essere bello e/o desiderabile, ma istintivamente combaciante con i tuoi desideri. Finisce con un piccolo apologo.

L’ultimo prato del pomeriggio (午後の最後の芝生 Gogo no saigo no shibafu)

Sempre sensazioni, piccoli momenti, una ragazza che non c’è più, un prato, una madre ed una ragazza assente. Forse poteva nascere qualcosa, ma …

Granai incendiati (納屋を焼く Naya o yaku)

Storia di amicizia con una ragazza strana. Storia di granai che bruciano. Che simbolo sono i granai? Ne fu fatto un film coreano, dove l’antagonista dice che brucia i granai ma in realtà è un serial killer.

Il nano ballerino (踊る小人 Odoru kobito)

Nano che balla metafora di cosa? Tutto un sogno che coinvolge un re, una rivoluzione, un ballo con una donna che secerne vermi. Insomma.

Lederhosen (レーダーホーゼン Rēdāhōzen)

Un divorzio per colpa dei calzoni tedeschi, i tradizionali pantaloni corti di cuoio con bretelle.

L’elefante scomparso (象の消滅 Zō no shōmetsu)

Un elefante legato scompare facendosi piccolo piccolo, come se diventasse un manga di sé stesso (da confrontare con “Il gatto venuto dal cielo di Hiraide Takashi).

Il secondo assalto a una panetteria (パン屋再襲撃 Pan'ya saishūgeki)

Non ne parlo, avendolo già tramato!

Affari di famiglia (ファミリー・アフェア Fami-rii-afea)

Rapporto tra fratello e sorella rappresentanti i due mondi giapponesi opposti: lui inconcludente ma pieno di possibilità lei razionale e pronta ad entrare nel sistema giapponese. È anche fidanzata con un certo Watanabe.

Il mondo del vento scatenato (ローマ帝国の崩壊・一八八一年のインディアン蜂起・ヒットラーのポーランド侵入・そして強風世界 Rōma teikoku no hōkai, 1881-nen no Indian hōki, Hittorā no Pōrando shinnyū, soshite kyōfū sekai)

Quattro momenti di una giornata qualunque del solito inconcludente, peccato che il titolo originale, prima del vento che domina la giornata parli degli altri tre pensieri/ricordi del giovane: la caduta dell'Impero Romano, la rivolta degli indiani d’America del 1881, l'invasione della Polonia da parte di Hitler.

L'uccello-giraviti e le donne del martedì (ねじまき鳥と火曜日の女たち Nejimaki-dori to kayōbi no onna-tachi)

Il nostro “giapponese alternativo tipo” fa dei lavoretti, riceve telefonate erotiche e va alla ricerca di un gatto scomparso (che si chiama Watanabe). Alla fine, per sciocchezze, litiga con la moglie. In un’atmosfera che ancora mi ricorda il libro di Takashi.

Sonno (眠り Nemuri)

Già tramato!

Gli uomini Tv (TVピープルTV Piipuru)

Uno dei peggiori: piccoli uomini (chiamati dall’autore uomini TV) installano televisori in ambienti non richiesti. Da un lato rimanda al televisore di “After dark”, dall’altro alle figure “chibi” tipiche dei manga.

Il mostriciattolo verde (緑色の獣 Midori-iro no ke-damono)

Una piccola favola ironica, stile Ranocchio, di una lotta senza esclusione di colpi tra una donna ed un piccolo mostro verde. Ma il mostriciattolo mi sta più simpatico.

Le piace Burt Bacharach? ( Mado)

Cronaca di un incontro che potrebbe portare a letto i protagonisti, ma non succede. Perché nel titolo quasi scomodare Françoise Sagan invece di lasciare l’originale “Una finestra”.?

Silenzio (沈黙 Chinmoku)

Per me il miglior racconto della raccolta. Non ne parlo, ma illustra un serio e meditato passaggio di una linea d’ombra verso la maturità, pensando a Conrad, risciacquato nella modernità.

Come avete letto, tutti racconti dove è importante il percorso e non l’arrivo. Tra l’altro, come nello stile di Haruki, molti sembrano potersi concatenare, per l’atmosfera, e soprattutto per i nomi che ricorrono. Ad esempio troviamo il nome Watanabe in due racconti, ed anche nel precedente libro “A sud del confine, a ovest del sole”. Ma la scrittura pacata dell’autore non ci fa certo dimenticare il senso di solitudine che emana tutta l’antologia (e che ritrovo in altri autori giapponesi, ed in alcuni miei momenti nell’isola).

Non eccelso, ma sempre bravo, Haruki.

“Se qualcosa non corrisponde ai tuoi criteri, non la tocchi neppure. È estremamente irritante, starti a guardare … in questo modo ferisci la gente, o dai fastidio.” (168)

“Non si dimentica mai quello che si vorrebbe dimenticare.” (296)

Haruki Murakami “L’uccello che girava le viti del mondo” Corriere – Murakami 5 euro 8,90

[A: 09/05/2020 – I: 18/11/2023 – T: 22/11/2023] - && +     

[tit. or.: ねじまき鳥クロニクル Nejimaki-dori kuronikuru; ling. or.: giapponese; pagine: 832; anno 1994]

Devo dire che è un libro che mi ha preso, mi ha respinto, non mi è piaciuto in molte parti, altre le ho trovate fantastiche. Risultato finale: ritengo Haruki uno scrittore da cui non posso prescindere. Ma ritengo anche che alcune parti delle sue opere non sia personalmente capace di farle entrare nel mio mondo. Così, alla fine, il giudizio non è esaltante, pur dovendo ammettere che (come fanno alcuni critici) si sarebbe dovuto spacchettare il giudizio sintetico in una più dettagliata analisi: storia, struttura, rimandi, scrittura. Tuttavia, ho deciso che bisogna essere coerenti con il resto delle mie trame ed ho condensato tutto in un unico valore.

Cominciamo allora a considerare la parte formale del libro e le sue possibili traduzioni. Intanto, in Giappone venne pubblicato come tre libri distinti, riuniti poi per la prima volta nella traduzione inglese. La distinzione rimane nelle tre parti del libro come noi lo leggiamo, anche se (e se ne nota una differenza stilistica) le prime due parti furono concepite unitariamente mentre la terza venne scritta l’anno seguente.

Il titolo originale del complesso “Nejimaki-dori kuronikuru” può venir tradotto come “Cronache dell’uccello a molla”, dove “uccello a molla” viene spesso tradotto “uccello giraviti”. Ora, è nota ai più anziani l’esistenza di piccoli uccelli meccanici che venivano caricati con una molla. Ma ha anche un suo senso l’uso del termine “giraviti”, dove ci si rifà al disfacimento delle cose, alla perdita di consistenza, come se fossimo tenuti insieme da viti, e ci fosse qualcuno che si prendesse carico di rimetterci insieme, girando le viti, e ricomponendoci.

I tre libri, poi, sono titolati da Haruki come “Libro della gazza ladra”, “Libro dell'uccello profetico” e “Libro dell'uomo cacciatore di uccelli”. In italiano le tre parti vengono invece indicate come “La Gazza Ladra”, “L’uccello profeta” e “Il Flauto magico”. Vediamo come le prime due (quelle originarie) mantengono la loro funzione nominale, mentre la terza è decisamente (e senza motivo) modificata.

Altro dato importante è la struttura temporale del testo, che potremmo così riassumere:

a)    La Gazza ladra: da giugno a luglio 1984, dove tuttavia i primi due capitoli fanno un flash-back sugli avvenimenti dei due mesi precedenti;

b)    L’uccello profeta: da luglio ad ottobre 1984;

c)    Il flauto magico: da marzo a dicembre 1985, dove i primi due capitoli si riferiscono a fatti che avverranno in dicembre, mentre il terzo fa un riepilogo di quanto è avvenuto da ottobre ’84 a marzo 85.

La storia in sé è una tipica storia di Haruki dove succede tanto quando non succede nulla. Seguiamo il progredire del personaggio centrale, Toru Okada, un uomo che incarna la passività di chi si lascia vivere, ma che, spinto da avvenimenti esterni, deve trovare una consapevolezza di sé, deve lottare, deve capire chi sia e cosa sono le cose che vuole. La sua storia la scopriamo man mano, ex impiegato in uno studio legale, vive nella casa dello zio, con un gatto e con la moglie Kumiko. Moglie che ha sposato nonostante l’opposizione della famiglia di lei.

Scompare il gatto, nella sua ricerca Toru incontra prima la giovane May Kasahara, poi la sensitiva Malta Kano con la sorella Creta. Senza successo, anzi, tornando a casa, trova che anche Kumiko scompare. Forse ha un amante o forse è presa dalle turbe del suo passato. Dove troviamo la sorella più grande suicida ed il fratello maggiore Noboru Watanabe odioso arrivista e manipolatore della gente. Forse anche dal punto di vista sessuale. Fatto sta che Toru e Noboru diventa i due poli opposti della vicenda, dove il bene dell’uno fa da contraltare al male dell’altro. Alternandosi fino alla fine.

Questo nelle prime due parti, che hanno un andamento quasi realistico. Nella terza, improvvisamente, a Toru compare una voglia in faccia e da questo punto comincia la parte “onirica” tipica di Haruki, quella che io riesco a seguire non tanto bene (come in “1Q84” ed in altri suoi scritti). Incontra una strana signora, Nutmeg (Noce Moscata) Akasaka e suo figlio Cinnamon (Cannella), diventa un loro strano strumento per dare sollievo psicologico con la sua presenza (o con quella, strana, della sua macchia facciale). Fino a trovare il modo di rintracciare Kumiko, forse prigioniera di Noboru o forse fuggita da lui.

Alla fine è lui che prevarrà su Noboru, ma il tocco finale spetterà a Kumiko. Come? Leggete le oltre 800 pagine per saperlo, laddove, oltre a questa, ci sono mille storie che si intrecciano. Sensitivi che mandano messaggi, come Toshiru Honda che aveva favorito le nozze tra Toru e Kumiko, e che, morendo, fa incontrare Toru con il tenente Mamiya.

Qui si apre una gigantesca parentesi laddove Mamiya narra della guerra sino-giapponese, e della nascita e distruzione dello stato fantoccio del Manciukuò. Lì Mamiya viene salvato da morte certa da Honda. Lì, ma lo sapremo solo molto dopo, viveva Nutmeg ma fuggì prima della resa dei giapponesi, mentre vi rimase e venne ucciso il padre. Che aveva una macchia anche lui e che, come Toru, riusciva a sentire il verso dei famosi “uccelli a molla” mentre avvitavano e svitavano le viti del mondo.

Insomma, Haruki fa in modo che molto si intrecci, che personaggi lontani risultano legati da fatti non comprensibili, in questa terza parte che vorrebbe spiegare tutto, ma che, alla fine lascia molto in sospeso. Noi abbiamo seguito l’evolversi di Toru, la sua presa di coscienza, ma non tutto quello che avviene nel libro viene portato ad una soluzione razionale. Come dice un personaggio “ci sono molte più cose di quelle che sappiamo, perché noi vediamo sempre solo una minima parte di ciò che esiste”.

Facendo un rapido sunto quindi abbiamo una decina di personaggi che intrecciano le loro vite. Al centro c’è Toru Okada di cui abbiamo detto. Poi c’è Kumiko la moglie, con il suo complicato passato familiare. Soprattutto in rapporto con l’odioso fratello Noboru. Ci sono le sorelle Kano, Malta la sensitiva e Creta l’ex-prostituta che ha rapporti sessuali onirici con Toru. C’è la diciasettenne May Kasahara, che avrà sempre un ottimo rapporto con Toru, ed i loro dialoghi sono tra le parti migliori del testo. C’è il sensitivo Honda, il tenente Mamiya ed il tuttofare Ushikawa. Infine c’è il gatto, elemento simbolo spesso usato da Haruki.

Altro dato che salta agli occhi è la ricorsività di situazioni e personaggi nell’opera di Haruki. Il primo capitolo del libro è la riproposizione del racconto “L’uccello-giraviti e le donne del martedì” presente nell’antologia “L’elefante scomparso e altri racconti”. Il laido tuttofare Ushikawa (un lacchè di Noboru) apparirà nella successiva “1Q84”. Creta Kano è la protagonista di un racconto del ’93 mai tradotto in italiano. Noboru è presente anche in “Affari di famiglia” come fidanzato della co-protagonista (racconto sempre dell’antologia sopracitata). Ed è anche il nome del gatto di Toru, che, mi ero dimenticato, ad un certo punto torna a casa. E da quando torna la vita di Toru ha una svolta positiva.

Da un punto di vista simbolico, poi, ci sono quattro punti fondamentali che soggiacciono a tutto il romanzo. Il desiderio che si manifesta sempre in negativo: il desiderio di Noboru per il potere o quello di Toru per Kumiko che lo porta negli abissi del suo io interiore. Il potere sia quello cercato da Noboru e che per viverlo sacrifica tutto sé stesso, perdendosi. Ma anche quello di Toru che non lo ha all’inizio, ma che lo trova in sé stesso, e con questo troverà la forza di ritrovare Kumiko. L’alienazione, tipica anche della società giapponese, dove vediamo alla fine che tutti i personaggi sono connessi tra loro, ma non ne hanno la consapevolezza. Con uno stretto collegamento con l’inquietudine del quotidiano dove accadimenti banali possono portare in posti ignoti (una telefonata, la scomparsa di un gatto, un acquisto sbagliato).

Infine, altro tema costante di Haruki, la realtà. Che cos’è la realtà? Possiamo modificarla cambiando nome (come farà Creta Kano). Ma è anche un modo di presentarci quello che avviene distorto da politici e mass-media. Come nelle lunghe disgressioni sull’invasione della Manciuria da parte dell’esercito giapponese. Ed è proprio il ripensare a quella guerra che porterà Haruki alla scrittura del suo libro successivo, di cui parleremo dopo averlo letto.

Ma voglio finire, oltre che ricordando alcune delle musiche presenti nel testo, come da piccolo elenco sottoindicato, con quel momento che a me ha dato speranza e serenità. In mezzo a tutte le problematiche, May è fuggita lontano, e dalla finestra del suo eremo guarda un laghetto ghiacciato, da dove sono fuggite via le anatre che vi navigavano con il bel tempo. May si domanda dove saranno andate, e subito tutti pensiamo ad un altro stagno, ad un altro libro, e ad un ragazzo che si faceva la stessa domanda. Un ragazzo di nome Holden.

“Vivi con me … ma quando mai hai preso a cuore sul serio la mia felicità?” (37)

“Non è che basti ammettere i propri errori per risolver tutto. Che uno li ammetta o no, gli errori restano errori.” (286)

Ad una trama lunga, porgo ai miei lettori due brevi citazioni di Valeria Parrella tratte da “Ma quale amore”, sull’espressione dei sentimenti, in modi differenziati:

“Sono sprofondata in un’impasse del rapporto per cui non riesco a dire in modo naturale quello che sento.” (62)

“Un grande amore, quando diventa un ex grande amore, smette di essere un grande amore” (100)

Continuo, imperterrito, ad augurare a tutti di viaggiare, perché “leggere è viaggiare” e viceversa. E come diceva un grande esperto di viaggi (il compianto Nicolas Bouvier) il viaggiatore è chi, mentre torna da un viaggio, inizia a programmare il prossimo. Un caldissimo abbraccio a tutti. 

Appendice: La musica di Murakami

Come è ben noto, i libri di Murakami sono pieni di citazioni musicali. Ecco allora quelli che ho tirato fuori da queste letture:

da “Tutti i figli di Dio danzano”:

Autore

Titolo

Racconto

The Beatles

Riferimento generico

Atterra un Ufo su Kushiro

Bill Evans

Riferimento generico

Atterra un Ufo su Kushiro

Pearl Jam

Riferimento generico

Paesaggio con ferro da stiro

The Beach Boys

“Surfer Girl”

Thailandia

Bud Powell

Riferimento generico

Thailandia

Buck Clayton

Riferimento generico

Thailandia

Harry Edison

Riferimento generico

Thailandia

Lionel Hampton

Riferimento generico

Thailandia

Earl Hines

Riferimento generico

Thailandia

Bud Powell

Riferimento generico

Thailandia

Lester Young

“I Can’t Get Started”

Thailandia

Erroll Garner

“I’ll Remember April”

Thailandia

Benny Goodman Sextet

Riferimento generico

Thailandia

Coleman Hawkins

Riferimento generico

Thailandia

Schubert

“Piano Quintet in A Major, D, 667 (Quintetto della Trota)”

Torte al miele

 Da “A sud del confine, a ovest del sole”:

Autore

Titolo

Capitolo

Rossini

Overtures (non specificate)

  1

Edvard Greig

Suite da Peer Gynt

  1

Liszt

Concerti per Piano

  1, 12

Beethoven

Sinfonia n. 6 (Pastorale)

  1

Bing Crosby

Riferimento generico

  1, 8

Nat King Cole

“Pretend”

  1, 14

Nat King Cole

“South of the Border”

  1, 14

Franz Schubert

Viaggio invernale

  7

Antonio Carlos Jobim

“Corcovado”

  8

Nat King Cole

Riferimento generico

  8, 14

Talkin' Heads

“Burning Down the House”

  8

Sir Charles Thompson

“Robin's Nest”

  8

Duke Ellington

“Star-Crossed Lovers”

  9

Duke Ellington

“Embraceable You”

  9

Handel

Concerto per Organo

  10

Mozart

Quartetto (non specificato)

  14

Telemann

Riferimento generico

  15

Vivaldi

Riferimento generico

  15

Herman Hupfield

“As Time Goes By”

  15

 Da “L’elefante scomparso e altri racconti”:

Autore

Titolo

Racconto

Santana

Riferimento generico

Una lenta nave per la Cina

Kenneth Alford

Marcia “Colonel Bogey”

Il messaggio del canguro

The Doors/Jim Morrison

“Light My Fire”

L’ultimo prato del pomeriggio

The Beatles

“The Long and Winding Road”

L’ultimo prato del pomeriggio

Creedence Clearwater Revival

Riferimento generico

L’ultimo prato del pomeriggio

Grand Funk Railroad

Riferimento generico

L’ultimo prato del pomeriggio

Three Dog Night

“Mama Told Me Not to Come”

L’ultimo prato del pomeriggio

Miles Davis

“Airegin”

Granai incendiati

Johann Strauss

Walzer (non specificato)

Granai incendiati

Ravi Shankar

Riferimento generico

Granai incendiati

The Rolling Stones

Riferimento generico

Il nano ballerino

Ravel

Daphnis and Chloe

Il nano ballerino

Glenn Miller

Riferimento generico

Il nano ballerino

Mitch Miller

Riferimento generico

Il nano ballerino

Charlie Parker

Riferimento generico

Il nano ballerino

Frank Sinatra

“Night and Day”

Il nano ballerino

Wagner

Overture da “Tannhäuser”

Il secondo assalto a una panetteria

Wagner

Overture da “L’olandese volante”

Il secondo assalto a una panetteria

Bruce Springsteen

“Born in the U.S.A.”

Affari di famiglia

Herbie Hancock

Riferimento generico

Affari di famiglia

Julio Iglesias

Riferimento generico

Affari di famiglia

Bruce Springsteen

Riferimento generico

Affari di famiglia

Jeff Beck

Riferimento generico

Affari di famiglia

The Doors/Jim Morrison

Riferimento generico

Affari di famiglia

Willie Nelson

Riferimento generico

Affari di famiglia

Cyndi Lauper

Riferimento generico

Affari di famiglia

Richie Beirach Trio

Riferimento generico

Affari di famiglia

Sly and the Family Stone

Riferimento generico

Il mondo del vento scatenato

Shostakovich

Concerto per Violoncello (non specificato)

Il mondo del vento scatenato

Rossini

La Gazza Ladra

L'uccello-giraviti e le donne del martedì

Haydn

Riferimento generico

Sonno

Mozart

Riferimento generico

Sonno

Burt Bacharach

Riferimento generico

Le piace Burt Bacharach?

 Da “L’uccello che girava le viti del mondo”:

Autore

Titolo

Capitolo

The Percy Faith Orchestra

“Tara’s Theme”

5

Schumann

“Bird as Prophet”

11

Čajkovskij

Serenata per archi

11

Bach

Offerta musicale

14

Rossini

“La Gazza ladra”

31

 

 

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