mercoledì 19 dicembre 2007

Donne alla prima

Ma non (Manon?) di un’opera teatro-musicale. Non si tratta della Scala. Si tratta di scendere in campo, evitando le risa, e finendo in letizia.

Fuori di risata, parlo di opere prime (in quanto a pubblicazione) di donne che, in seguito hanno o meno pubblicato ancora. Incominciamo dall’esordio più lontano che solo ora, dopo più o meno quindici anni, ho avuto la voglia di leggere. Parlo di

Rossana Campo “In principio erano le mutande” Feltrinelli euro 6,50 (in realtà 4,90 scontato)

Forse letto allora poteva avere un suo senso. Ora mi sembra uno sforzo linguistico non tanto originale, anche se la storia in sé non mi è dispiaciuta. Certo, a tratti ingenua, come molte opere prime. Questo è un romanzo dove c'è una ragazza che per le conquiste d'amore si dichiara diabolica. Eternamente bisognosa di cibo e affetto, sempre senza una lira, le tocca fare i lavori più strampalati. Vive da sola con il gatto Ulisse in una casa dei vicoli di Genova che cade a pezzi, con donne africane come vicine, e sempre con il problema di sfuggire alla padrona di casa e ad altri creditori. Anche la banda dei suoi amici non è da meno. Soprattutto la sua amica del cuore, Giovanna, che si innamora solo di maschi neri (tutt'al più sudamericani, facendo uno sforzo) e non smette di raccontarle le sue magiche notti d'amore senza omettere alcun particolare. Storia fatta di "sfighe" d'amore che producono grandi sofferenze ma anche avventurose maniere per sfuggire alle malinconie e tirare avanti. Sfilano così le passioni per panettieri un po' porci e ginecologi donnaioli, psicologi mammoni e archeologi depressi... Finché un giorno fatale entra in scena un tipo "brizzolato, grande pancia, battuta pronta e amante delle gioie alcoliche" come lei, e si scatena una serie di avventure ... Perché il suo motto resterà sempre; "Signori miei, velo dico, l'amore quando ci si mette è proprio bello". E continuando con esempi presi qua e la: “mi viene in mente una cosa che dice la mia scrittrice preferita Gertrude Stein che dice, qualunque cosa succede in un giorno arriva sempre la fine di quel giorno” “puoi dimenticarti di tutto quello che vuoi ma che quando ci hai un amore nella capoccia quello ti si ficca e non si schioda nemmeno con le cannonate porca puttana”. Leggero come un TAV.

Saltando mari, continenti e lingue, un super esordiente è la giapponese

Wataya Risa “Solo con gli occhi” Einaudi euro 9

Peccato che il titolo originale fosse “La schiena che vorresti prendere a calci”, secondo me molto più bello. È il primo anno di liceo. In classe si formano nuove amicizie, le prime complicità e le prime brucianti esclusioni. Hatsu, seduttiva e ribelle, osserva il suo compagno Ninagawa, il quale, non visto, sfoglia compulsivamente una rivista con le foto di una modella di cui è segretamente, ossessivamente innamorato. Gli sguardi alimentano il desiderio e i due ragazzi si scoprono presi in una storia che nasce come un'allegra schermaglia amorosa e si trasforma in un sentimento assoluto che finisce per escludere tutti gli altri. Secondo peccato: da anni provo a leggere i giapponesi ed ogni volta mi areno davanti alla nostra (mia e loro) incomunicabilità (a parte Ishiguro). Anche qui sembra dire, promettere, “tramare” ma alla fine bolle di sapone rimangono tra le mie dita. Vedremo in futuro...

E per finire, finalmente si arriva alla mia amica

Diana Letizia “Camden Town” Roundrobin euro 9 (Il ricavato va in beneficenza a Seconda linea missionaria, una Onlus che si occupa di progetti di sviluppo in particolare in Malawi)

Ben disposto dai caratteri tipografici nuovi di questa nuova e piccola casa editrice e dall’affetto per Diana, ho divorato questo suo romanzo. E ne ho riconosciuto i tratti. L’eco delle musiche sentite, le parole e le immagini. I dubbi di non sapere dove dirigere i propri affetti e tutta la propria vita. Saccheggiando la quarta di copertina (questa volta meno antipatica), sono d’accordo che Camden Town, più che un luogo, è una promessa, un viaggio, la ricerca di qualcosa. Carla è una donna alla fine dell'amore e il suo peregrinare disperato segue una scia di "perché" andati a male. E senza un grande perché, solo per chiudere qualcosa, Carla intraprende il viaggio verso Camden Town. Il viaggio in treno si trasforma in una condivisione di solidarietà al femminile. Tutto da percorrere, fino a trovare il coraggio di scrivere, forse, la parola fine. In alcuni punti ingenuo, in altri forse volutamente aspro. (ho puntellato il discorso di una selva di forse, e mi rimane il dubbio che questa sia la cifra che mi rimane, un dubbio, ma anche una possibilità). Alcuni ritratti che restano dietro l’occhio (la sigaretta della madre). Non tutto è compiuto, tutto sarà altro un’altra volta. Ma certo Diana sa usare la penna. E si vede.

E per le note-bio

Rossana Campo è nata a Genova nel 1963 da una famiglia di origine napoletana. Ora vive tra Parigi e Roma, con il suo compagno Nanni Balestrini. Ha già pubblicato quattro libri ed è considerata tra le scrittrici più affermate della sua generazione. Esordisce nel 1992 con un racconto, “La storia della Gabri”, pubblicato nell’antologia a cura di Gianni Celati, “Narratori delle Riserve”, edita come tutti i suoi lavori successivi da Feltrinelli. Pochi mesi dopo, in quello stesso anno, appare il romanzo d’esordio “In principio erano le mutande”. Dal primo fortunato romanzo, diventato un long-seller, è stato tratto nel 1999 il film omonimo, diretto da Anna Negri e alla cui sceneggiatura l’autrice stessa ha collaborato. L'editore Feltrinelli ha inoltre pubblicato una commedia radiofonica, “Il matrimonio di Maria” (1998), ed una favola per bambini, “La gemella buona e la gemella cattiva” (2000).

Risa Wataya (Kyoto 1 febbraio 1984), è una giovanissima scrittrice giapponese. Debutta a soli 17 anni con “Install” col quale vince il premio Bungei 2001. Nel 2003 vince, a pari merito con un’altra giovane scrittrice, Hitomi Kanehara, il prestigioso premio Akutagawa con un romanzo breve “Keritai senaka” (La schiena che vorresti prendere a calci). Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese e italiano. I suoi personaggi esprimono il vago ribellismo giovanile in una società come quella giapponese ancora ancorata ai valori tradizionali e che lascia ben poco spazio alle contestazioni a cui in occidente siamo ormai storicamente abituati. Più che di ribellione si tratta di una sorta di implosione: una crisi vissuta, tutta all’interno, nel rifiuto. Fenomeni tipicamente giapponesi, come gli otaku o gli adolescenti ossessionati dagli aidoru, manifestano nelle pagine di Wataya la loro intimistica problematicità. Siamo ben lontani dai più estrosi e talvolta surreali personaggi di Banana Yoshimoto segno che questa generazione post crisi economica mostra sintomi di disagio più criptici.

Diana Letizia è nata a Napoli il 17 febbraio del 1974. È laureata in giurisprudenza e ha una specializzazione in giornalismo telematico. Dal 1992 al 1998 ha lavorato come redattrice e speaker, conducendo due programmi radiofonici di sua invenzione, a Radio Campania Network. Nel 1997 ha pubblicato la raccolta di poesie: "Le deviazioni di Artemide", Tommaso Marotta Editore. Ha vinto le selezioni dell'edizione 2000 di Enzimi con il romanzo "Camden Town", partecipando al Workshop di scrittura creativa a cura della Scuola Holden di Torino. Per altre notizie, più che queste parole, visitate il suo bellissimo sito di video-poesia www.videopoesia.it  

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