domenica 4 maggio 2008

Vive la France?

Si è sperato, più con la forza dell’ottimismo che con il cervello, che qualcosa andasse bene. Ma non sembra che il sociale sia sintonizzato con me (o viceversa?). Allora tuffiamoci altrove, verso il paese amato-odiato, da dove provengono alcune letture dell’ultimo periodo. Cominciando questa volta con le note liete, con qualcosa che mi è piaciuto e che spero sia già o sia presto in circolazione in Italia.

Vorrei, infatti, tornare su

Amin Maalouf « Origines » Le Livre de Poche euro 9

Agli albori di queste trame incontrai un libro di Maalouf, libretto d’opera, che una cara amica mi portò da un viaggio a Parigi. Ora dopo due anni ritrovo il mio amato libanese in un libro sulle sue origini. Grande sarà il dibattito tra radici ed origini. Mi affascina la pensata delle tante strade che si intrecciano. Non sappiamo da dove vengono, le incontriamo per un po’, poi ci si lascia e si andrà ognuno per la sua. Anche l’immagine dell’autore come origine del suo mondo da cui si dipartono i due genitori, i 4 nonni, gli 8 bisavoli e … Anche la storia è in sé intrigante, perché si concentra su una trentina d’anni dal 1890 al 1920. Già i sette precedenti romanzi sono costellati da suoi aneddoti personali. Ma questa è in realtà la prima volta che ha deciso di dedicare il suo lavoro a se stesso, per spiegare le origini della sua famiglia tenacemente nomade, tra il Libano, la Francia e Cuba. Ne esce fuori tutto il mondo della Montagna libanese: se si guarda con gli occhi di adesso, una famiglia maronita, in un alveo cristiano. Ed in tutte e 500 le pagine, poco si parla di mussulmani, anche se si parla di arabo. E delle diaspore dei libanesi nel mondo. L’intransigenza di nonno Botros e la sua dirittura morale, in cui l’intelligenza è sempre messa al servizio di qualcosa. Insomma, bella la storia, bello il modo di raccontare. E si pensa ad altro, leggendo le lettere di quasi cento anni fa. Si pensa all’oggi, alle guerre, al Libano squartato. Divorato!

« Notre unique consolation, avant d’aller nous endormir sous terre, c’est d’avoir aimé, d’avoir été aimés… »

Poiché allora saltavo le bio, eccola ora, Amin Maalouf nasce il 25 febbraio del 1949 vicino Beirut. Secondo di quattro figli, proviene da una famiglia maronita della montagna libanese. I genitori si erano sposati nel 1945 al Cairo, dove Odette (la madre) era nata da un padre cristiano maronita emigrato in Egitto e da una madre turca, mentre il padre apparteneva alla comunità greco cattolica melkita. Da giovane, Amin studia sociologia all’Università Francese di Beirut, ma comincia ben presto a scrivere sui giornali, specialmente l’arabo An Nahar. Vedendo le atrocità della guerra, nel 1976 si autoesilia a Parigi, dove diviene redattore di Jeune Afrique. Ed a Parigi si consacra completamente alla scrittura, dove, spesso e volentieri, si parla di personaggi erranti per il mondo.

Al secondo posto mettiamo invece un ritorno, anzi un primo libro. Ed al secondo posto perché essendo il suo romanzo d’esordio ha ancora delle rozzezze, ma nel complesso è gradevole e promettente. Torno, infatti, su

Fred Vargas « Les jeux de l’amour et de la mort »  Èditions du Masque euro 5,85

Girando per librerie a Brussels, ho trovato questa chicca, il primo romanzo della Vargas, prima delle storie con i “tre evangelisti del giallo” e con il commissario Adamsberg, che adoro. Una storia di venti anni fa (e se ne sente nell’atmosfera parigina d’antan). Il congegno è carino, e già si vedono gli odi e gli amori della scrittrice, che quando ci porta un personaggio, ce lo porta a tutto tondo, comunicandoci anche il suo sentimento, al quale ci si adagia con piacere. Thomas Soler è un giovane pittore parigino che vede i suoi lavori sistematicamente rifiutati da tutte le gallerie d’arte. Cerca allora di entrare in contatto con il suo idolo, il pittore americano RS Gaylor. Ma dall’incontro nasceranno più guai che soluzioni. Qualcuno muore. Chi è morto ? Chi uccide ? Quante piste partono senza arrivare. Contrariamente ai romanzi successivi, qui l’intrigo prende il sopravvento sui personaggi, che talvolta mancano un po’ di peso. Una lettura comunque piacevole, dove già si vedono i futuri passaggi umoristici o sarcastici che impareremo a conoscere nei romanzi della maturità. A tratti sembra smarrire qualcosa, poi il colpo d’ala. Ed una serie di contro-finali che letti ora, già mi rimandano a quei suoi scritti dove la soluzione dell’enigma è già a metà del libro, e tutto il resto è una matrioska di soluzioni. Da sbocciare, ma già si vede che verrà un bel fiore.

Finisco con quello che meno mi è piaciuto. E vi finisco perché qui il cerchio si chiude: in fondo non mi è piaciuto per lo stesso motivo che comincio ad avere dubbi su ciò che mi circonda. Ripeto, non mi è piaciuto non per la scrittura in sé, che devo riconoscere di livello alto (almeno nelle prime due parti), ma per le tesi che intende portare avanti con la sua complicata trama. Mi riferisco, infatti, a

Michel Houellebecq « Les particules élémentaires » J’ai lu euro 6,50

Dopo tanto rimandare (a quasi dieci anni dalla pubblicazione) leggo al fine il romanzo dell’autore dal cognome impronunciabile. Da una parte, è una sorta di “Lamento di Portnoy” alla francese, pieno di esplicitazioni sessuali che seppur forti, non lasciano segni particolari, quanto ne lasciano le sue idee sull’andamento del mondo. Sulla rovina che certe idee di libertà e di eguaglianza post-sessantottina mal interpretata trascinano con sé. La trama in sé è essenziale: Michel Djerzinski e Bruno Clément sono fratellastri e sembrano essere accomunati unicamente dall'abbandono della madre. Michel è uno scienziato dedito alla biologia molecolare e vicino al Nobel. Un uomo che ha dedicato la sua esistenza agli studi scientifici che lo hanno portato all'isolamento e all'impermeabilità a qualunque emozione. Il suo sogno è riuscire a clonare gli esseri umani così da poter garantire loro una vita perfetta. Bruno è un insegnante, attirato dal sesso in modo morboso, costretto dalla malattia ad entrare e uscire dalle cliniche psichiatriche. Sia la morbosità patologica di Bruno sia l'asettica razionalità di Michel sono il risultato dell'ambiente che li circonda. Due vite parallele destinate ad incontrarsi. Questo assolutismo è quello che più mi ha disturbato. Io che metto tutto al vaglio di possibili critiche, non mi ritrovo in queste descrizioni tutte al negativo. Anche sul piano del romanzo in sé, trovo leggibili solo le prime due parti, mentre la terza (infarcita di pseudo-scienza) mi ha lasciato al quanto freddo. Certo, non è un libro che lascia neutri. Non se ne esce intonsi. Bisogna prendere posizione: e la mia è “contro”. Io fermamente credo nella possibilità che al fine non dico il bene, ma la serenità trionfi sulla grettezza e sul meschino. Speranza!

“notre malheur n’atteint son plus haut point que lorsque a été envisagée, suffisamment proche, la possibilité pratique du bonheur.”

« il atteignait la soixantaine ; sur le plan intellectuel, il se sentait complètement grillé… il n’arrivait plus à se souvenir de sa dernière érection »

Michel Houellebecq (pseudonimo di Michel Thomas; Réunion, 26 febbraio 1958) è uno scrittore, regista e sceneggiatore francese. Spesso assimilato al movimento anglosassone detto di Anticipazione sociale, è considerato uno dei più promettenti scrittori della letteratura francese contemporanea. Suo padre, guida d’alta montagna, e sua madre, medico anestesista, si disinteressano molto presto a lui, dopo la nascita della sorellastra. Inizialmente sono i nonni materni, in Algeria, ad averne cura. In seguito, all’età di sei anni, è affidato alla nonna paterna Henriette, comunista, della quale adotterà il nome sotto forma di pseudonimo. Scopre Howard Phillips Lovecraft a 16 anni. Dopo aver frequentato a Parigi il liceo Chaptal, nelle classi di preparazione per la Grand Ecole, si iscrive alla facoltà di agraria nel 1975, dove fonda la poco fortunata rivista letteraria Karamazov, per la quale scrive qualche poesia e lavora alle riprese di un film dal titolo Cristal de souffrance. Consegue la laurea in agraria nel 1978 con una specializzazione in «Ecologia e miglioramento dell’ambiente naturale». Subito dopo si iscrive all'École nationale supérieure Louis Lumière, sezione cinema – indirizzo riprese cinematografiche, presso la quale si diploma nel 1981. Lo stesso anno nasce suo figlio Étienne. Affronta in seguito un periodo di disoccupazione, ed un divorzio che gli provoca una forte depressione. Inizia a lavorare come informatico nel 1983 presso la Unilog, dove resterà tre anni, periodo che diventerà poi fonte di ispirazione per “Estensione del dominio della lotta”. In seguito passa a lavorare all’Assemblea nazionale. Verso la metà degli anni ottanta inizia a frequentare ambienti letterari parigini, pubblica le prime poesie e collabora con varie riviste. Le sue due prime raccolte di poesie, edite nel 1991, passano inosservate. In esse sono già percepibili tutti i temi che verranno trattati in seguito: la solitudine esistenziale e la denuncia del liberalismo, all’opera fin nell’intimità degli individui. Il suo primo romanzo Extension du domaine de la lutte viene pubblicato da Maurice Nadeau nel 1994 dopo essere stato rifiutato da parecchi editori. Esso ha collocato Houellebecq a capo di quella generazione di scrittori concentrati sulla miseria affettiva dell’uomo contemporaneo. Senza promozione né pubblicità, il romanzo sì è diffuso tramite il passaparola. Les Particules élémentaires (1999), il romanzo successivo, provoca uno schiamazzo mediatico legato all’esclusione del suo autore dalla rivista letteraria Perpendiculaire, della quale faceva parte, a causa di idee ambigue. La notorietà dell’autore, che replica senza peli sulla lingua su Le Monde, trae ovviamente vantaggio da tutta questa pubblicità. Les Particules élémentaires attacca (simbolicamente, ma al contempo nominandolo) lo scrittore Philippe Sollers. Il libro otterrà il Premio Novembre, assegnato da una giuria della quale fa parte lo stesso Philippe Sollers, il quale testimonierà a favore di Houellebecq nel processo generato dalle dichiarazioni di Houellebecq sull'islam. Michel Houellebecq, che si è risposato, dopo aver vissuto in Irlanda per parecchi anni, vive attualmente in Spagna, all’interno del parco naturale di Cabo de Gata.

 

Essendo infine la prima domenica del mese, ecco la tabella dei libri letti nel mese di marzo.

 
































































































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Autore


Titolo


Editore


1


Andrea Frova


Bravo Sebastian


Bompiani


2


Corinne Hofmann


La Masai bianca


BUR


3


Bernard Lewis


L’Europa e l’Islam


Laterza


4


Carl-Johan Vallgren


Storia di un amore straordinario


Longanesi


5


Walter Veltroni


Senza Patricio


BUR


6


Valentina Gebbia


Estate di San Martino


E/O


7


Fred Vargas


Les jeux de l’amour et de la mort


Èditions du Masque


8


Cormac McCarthy


Il buio fuori


Einaudi


9


Arthur Schnitzler


Novelle


Feltrinelli


10


Sue Grafton


R come Rancore


Salani


11


Fedor Dostoevskij


La mite


Mondadori


12


Francesco Piccolo


Storie di primogeniti e figli unici


Feltrinelli


13


Adriano Sofri


Chi è il mio prossimo


Sellerio


14


Amin Maalouf


Origines


Le Livre de Poche



 

Buona settimana a tutti.

Gio.

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