domenica 8 giugno 2008

I bresciani questi sconosciuti

Con buona pace della mia amica bresciana per caso, questa settimana ci dedichiamo a due libri di autori lombardi ma non lumbard. Anche una settimana di relax, perché non parliamo di opere che hanno stravolto il panorama mondiale. Solo autori, anzi scrittori di fattura intermedia. Nel senso che c’è del buono ma anche del superfluo.

Cominciamo dal più giovane, dal bresciano puro

Marco Archetti “Lola Motel” Feltrinelli euro 8,50 (in realtà, scontato 6,37)

Inizio con un grande perplesso commento: sarà vero, come dice la 4° che prima di andare a Cuba bisogna leggere questo libro? Certo ha una sua micro-dignità, una storia che si intravede tra i guasti di una economia che sta crollando su se stessa ed un potere che cerca di auto-alimentarsi. Nell’atmosfera opprimente di una Cuba calda e assolata, il giovane Felipe insegue su e giù per il Malecón il miraggio di una bella prostituta, mentre il padre sconta in un crescente senso di straniamento il suo passato politico. Amori e dissidenza, guasconate quotidiane e notti di regime, e una parata di personaggi le cui vicende si incrociano per le stanze del Lola Motel, un sordido albergo dell’Avana dove tutte le vite sembrano convocate da un misterioso destino che ripete sempre lo stesso accordo. Uno spaccato vivace e disincantato della realtà cubana, una scrittura inedita e travolgente che decostruisce l’utopia dell’isola felice. Il tutto però con un tentativo di narrazione “lirica” che non mi ha coinvolto. Molto auto-compiacimento sulle scene di sesso, come a dire “ve lo do io Bukowski”. Ma il Grande Ubriacone è tutta altra cosa. Tra il detto e l’intravisto si dipana la storia di Felipe, della sua famiglia e della sua voglia di crescere in un mondo che non invoglia molto a farlo. L’unico vero pregio è che dura poco più di 100 pagine.

“come puoi parlare d’amore e crederci? L’amore non si accontenta di un albergo saltuario e fuorimano. L’amore non è questo”

“C’è qualcosa di peggio che avere mio padre come padre? Me lo sono chiesto per giorni, per mesi, per anni. Ho sempre finito per rispondermi: sì, avere mia madre come madre.”

Saltabeccando tra siti pubblici e privati, si arriva a sapere che Marco Archetti è nato a Brescia nel 1976. Ha scritto duecento canzoni, superato una preselezione per il Festival di Sanremo alla quale non si è mai presentato, tenuto lezioni di scrittura all’Avana, visto tutti i film di Truffaut. Il suo primo romanzo, “Lola Motel”, è uscito nel 2004. Nel 2005 è uscito “Vent’anni che non dormo”. Ama Dickens e invidia Nabokov. Scrive sulla rivista letteraria Nuovi Argomenti. È ipocondriaco il giusto. Archetti è stato l'autore di Scritture Giovani 2005.

Il secondo invece è bresciano di adozione (al contrario di chi è bresciano per caso). E non è particolarmente uno scrittore. Come dirò, avevo letto un suo libro per curiosità, pensando che rimanesse isolato, ma un regalo di Sara me ne ha fatto leggere una seconda prova, sicuramente più convincente.

Fabio Volo “Esco a fare due passi” Mondadori euro 8,40 (in realtà, scontato 7,56)

Avevo da tempo in mente di cercare di capire come e cosa potesse scrivere un personaggio “pubblico” ma (a mio parere) con un certo grado di intelligenza ed onestà. Lo scritto non è pessimo, anche se molto “giovanile”. Si proprio da DJ. Con alcune scivolate sul goliardico, in tono con il personaggio. “Fuori piove. Ho deciso. Cioè non è che ho deciso che fuori piove, pioveva già. Ho deciso che ti scriverò una lettera”. Nico, ventotto anni, un lavoro da deejay in una radio, un discreto successo con le donne, è il protagonista. Affetto da una inguaribile sindrome di Peter Pan, si cimenta con i grandi temi della vita. Attraverso le sue riflessioni Fabio Volo ci accompagna senza pudori o inibizioni in un divertente viaggio nell'universo giovanile. E parlando di sesso, canne, musica e amicizie, cerca di mettere a nudo le parte di nascoste di noi. Quello che è interessante tuttavia è l'impianto dello scritto, che, purtroppo, è vanificato da una quarta di copertina che svela tutti i meccanismi dell'azione. Una quarta DA NON LEGGERE. Comunque non credo che per ora leggerò altri scritti del nostro.

Fabio Volo “Il giorno in più” Mondadori s.p. (regalo di Sara)

Beh, invece ne ho letto un altro, e questo non mi è dispiaciuto. Anzi l’ultima parte mi ha tenuto sveglio per finirla. Sveglia, caffè, tram, ufficio, palestra, pizza-cine-letto. Giornate sempre uguali, scandite da appuntamenti che, alla fine, si assomigliano tutti, persi nel cielo grigio di una metropoli che non sa più sorridere. È la vita di Giacomo, uno che non si è mai fatto troppe domande, che è andato incontro agli avvenimenti rimanendo sempre in superficie. Un giorno, però, Giacomo incontra sul tram una sconosciuta, e se la ritrova davanti il giorno dopo, e quello dopo ancora. Per mesi. E così, quelle tre fermate lungo il tragitto per andare in ufficio diventano un appuntamento importante della giornata. O meglio, diventano "l'appuntamento". Ma la sconosciuta ha un destino che la porterà lontano, in un'altra città. E Giacomo? Certo la scrittura è ancora quella un po’ dj, un po’ Nick Hornby prima maniera, anche senza la sua verve. Ma la storia della nascita di un amore e del suo proseguire perché “sei l’unica che mi ha convinto a tornare a giocare”, è intrigante. Qualche concessione forse al “glamour” delle grandi città, qualche riflessione su come si cresce e su come ci si conosce. Se fossi più in palla ci sarebbero molti spunti. (sottolineo un mio mito, la prima pizzeria dove va arrivato nella grande mela è quella che ritengo la migliore di New York, John’s Pizzeria in Berckley Street).

“come quando mandi un SMS ad una persona che ti piace e non ti risponde … vai a rileggerlo, conti i secondi, guardi l’ora. Poi guardi gli ultimi che ti ha mandato lei. Perché tutti … li hai in memoria. E sono lì in fila, uno vicino all’altro, perché tutti gli altri, quelli che non sono suoi, li hai cancellati”

“io no so se esiste l’uomo giusto. Anzi penso che la persona giusta esiste solo se tu ci credi. Se ci credi puoi fare di una persona quella giusta”

“io per stare bene con una donna … meno mi sento legato e più sto bene”

“questo è stato sempre il mio pensiero con le donne: ho sempre creduto che se stavo con una avrei perso tutte le altre.”

“quando si viaggia da soli si scopa sempre”

Il Volo nazionale (all'anagrafe Fabio Bonetti) pur se nato nella provincia di Bergamo, a Calcinate il 24 giugno 1972, è bresciano a tutti gli effetti. Dopo le medie, alcuni lavori saltuari tra cui il panettiere nel forno del padre, e una fulminea carriera di cantante (una manciata di singoli dance cantati in lingua italiana, incisi tra il 1994 e il 1995 per l'etichetta bresciana Media Records, uno dei quali intitolato "Volo" e dunque da qui il cognome d'arte), nel 1996 diventa uno dei nuovi personaggi di punta a Radio Capital, creatura di Claudio Cecchetto. Dal novembre 1998 conduce tre edizioni del programma Le Iene su Italia 1, accanto a Simona Ventura e Andrea Pellizzari. Nel 2001 e 2002 conduce "Ca' Volo" e "Il coyote" su MTV, e "Smetto quando voglio" e "Lo spaccanoci" su Italia 1. Nell'aprile del 2006 ritorna su MTV con "Italo-Spagnolo", trasmesso da un attico che si affaccia su una Rambla di Barcellona. Nel 2000 inizia l'avventura con "Il volo del mattino" su Radio Deejay (che dura ancora oggi) e pubblica il suo primo libro, Esco a fare due passi, che vende oltre 300.000 copie. Nel 2002 è la volta del cinema: Fabio debutta in “Casomai” di Alessandro D'Alatri accanto a Stefania Rocca. Del 2003 è il secondo libro È una vita che ti aspetto, uno dei best-seller dell'anno. Nel 2005 esce il film “La febbre”, sempre di D'Alatri. Nel 2006 viene pubblicato il suo terzo libro Un posto nel mondo. Nel 2007 è al cinema con “Manuale d'amore 2 - Capitoli successivi” di Giovanni Veronesi e “Uno su due” di Eugenio Cappuccio, con cui collabora alla sceneggiatura e di nuovo su MTV Italia con "Italo-Francese", talk-show serale trasmesso da Parigi. A fine 2007 esce il film di Cristina Comencini dal titolo Bianco e nero, assieme a Ambra Angiolini e Katia Ricciarelli. A dicembre 2007 esce il suo quarto libro dal titolo "Il giorno in più".

Pensando che in fondo non tutti i “nordici” sono da buttare, buona settimana a tutti.

Gio.

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