domenica 15 giugno 2008

Neri per scelta

Questa settimana si torna alle cose note ed agli affetti consolidati. Tutti sanno la mia latente passione per il poliziesco (o giallo per gli italiani come da Mondadori fin dagli anni ’30 o noir come dai francesi), inteso come una delle possibili rappresentazioni del presente, dove usando una sovrastruttura (l’impianto poliziesco) si cerca di presentare momenti (o difetti) del presente. Questa è anche la scelta dei due autori di oggi, uno caparbiamente attaccato a questo schema, il romano Quattrucci, a volte anche troppo. Come dirò, le sue digressioni talvolta si impantanano e si rigirano su sé stesse. L’altro, Colaprico, invece legato agli ambienti milanesi, dove pare (anche se io non li ho ancora letti) ambientasse le sue migliori storie scritte a quattro mani con Pietro Valpreda.

Il primo libro risale ad una lettura della fine dello scorso anno, ma non avevo ancora avuto modo di inquadrarlo in una trama coerente. È sempre della serie imperniata sul commissario Marè.

Mario Quattrucci “E' Novembre, commissario Marè” Robin euro 9

Quattrucci infarcisce di commenti una vicenda che di per sé sarebbe banale. Non dimentica mai il suo passato polemista, e, pur riconoscendo che le cose che dice su intrecci tra stato e mafia hanno fondamenti, alla fine queste digressioni sono un po' pallose. Anche la vicenda (come detto) si palesa subito e si comprende perché il morto si suicida mentre viene assassinato. Gradevoli rimangono le passeggiate per Roma e per le strade tra Aventino e San Saba. Non molto di più. A Roma, nel novembre del 1992, un delitto e un suicidio. Alla ricerca della verità sul delitto, di cui è vittima l'economista Nicola Cusano, scoprendo e via via dipanando il groviglio di un sudicio intrigo, il commissario Marè compie un viaggio nella realtà di un tempo drammatico della storia recente, trovandosi a fare i conti con alcuni terribili misteri italiani, ma anche con se stesso.

Prima di un commento generale, cito invece il libro letto da poco

Mario Quattrucci “Troppi morti, commissario Marè” Robin euro 9 (in realtà, scontato a 7 euro)

Anche qui il solito Quattrucci: carina la trama, stupendo l’ambiente romano (sempre l’Aventino ma ora anche la borgata “fittizia”, ma che risalta alla luce dei fatti del Pigneto), un po’ troppo infarcito dei suoi commenti disperati sulla cattiveria del mondo attuale. Dal 1992 del precedente ora siamo arrivati al 1999. Una serie di omicidi. Un parroco, un ispettore di polizia, un magistrato e un preside vengono uccisi spietatamente. Nessun legame tra di loro. La firma sembra però la stessa: un maniaco religioso, investitosi di un'aberrante missione punitrice. Accanto alle vittime vengono, infatti, trovate pagine strappate della Bibbia che stigmatizzano i peccati che hanno meritato una punizione. Questa volta Marè ha bisogno, per la sua indagine, dell'aiuto di uno strano monaco laico, che lo accompagni nella discesa all'inferno di una Roma in apparenza perbene, dove più nascoste e indecifrabili si rivelano le dicotomie tra il bene e il male, tra criminali e brave persone, tra mansuetudine e ferocia. Nel complesso, godibile come una tazza al caffè sotto casa, con due chiacchiere da bar prima di cominciare la giornata.

L’altra volta che citai Quattrucci non avevo ancora trovato sue notizie. Ora, ho qualche informazione in più. Mario Quattrucci è stato impegnato per 45 anni nell'attività politica e sociale nelle fila del PCI. Ha collaborato a giornali e periodici quali Paese Sera, Ricerche, L'Unità, Rinascita, Studi Storici. Si è occupato di pittura e teatro e ha pubblicato cinque raccolte di versi. Ha esordito nella narrativa con il romanzo “A Roma, Novembre”, cui hanno fatto seguito il "melo-racconto in quattro tempi" Il Governatore e il pastiche hard boiled “La formula”. Dalla sua penna nasce Marè, un attempato disilluso ma non arreso questurino romano protagonista dei romanzi tutti pubblicati da Robin Edizioni (e continuo a citare le lodi a questi piccoli editori, sperando che resistano alla crisi imperante).

Passiamo così al secondo

Piero Colaprico “L’uomo cannone” VerdeNero euro 10 (in realtà, scontato 6,65)

Anche per Colaprico (come di molti autori), mi ero sempre ripromesso di leggere le sue storie gialle, soprattutto quelle scritte con Valpreda. Ma ancora non l’ho fatto. Forse questo ennesimo romanzo della ormai da me pluricitata collana ecologista mi da un po’ di spinta. Il racconto ha un buon impianto, cioè si fa leggere. Si parla di inquinamento da rifiuti radioattivi, in una storia che parte dalla Somalia (usata come discarica dai governi di mezza Europa), per arrivare alla città di M. Dove l'ispettore Bagni dovrà affrontare un caso di omicidio che coinvolge il fratello di un pezzo grosso dell'imprenditoria italiana (quella del tipo “lei non sa chi sono io” ... “sono molto amico del questore” ...). Si parte dal ritrovamento di uno sconosciuto, con la camicia sporca di sangue e un fucile nel bagagliaio: viene portato in Questura e riconosciuto come Giangiacomo Giarletti, della Klauspryde. Il sangue è di una ragazza somala. Chi l'ha uccisa? Partendo da questo omicidio si arriverà alla scoperta di un traffico di rifiuti nucleari, in mano a terroristi internazionali. Col coinvolgimento dei servizi, della Cia e della Delta Force. Il finale, una volta tanto rispetto agli altri della serie, non è proprio scontatissimo. Niente allori, ma (ed è importante) niente polvere. Soprattutto una buona penna, capace di accompagnarti tra le pagine, senza lasciare punti sospesi lungo la strada. Diciamo, un buon cornetto alla crema, dopo il caffè romano.

Di più si sa di Piero Colaprico, che nasce a Putignano nel 1957, ma subito dopo la Laurea in Giurisprudenza si trasferisce a Milano e comincia a fare il giornalista. Risulta l’inventore del termine Tangentopoli, riferendolo a un sistema di bustarelle e corruzione nel comune di Milano, alcuni mesi prima che lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio desse origine al fenomeno noto come Mani pulite. Come scrittore ha pubblicato alcuni saggi con taglio giornalistico (“Duomo Connection, Manager Calibro 9” dedicato alla malavita milanese o “Capire tangentopoli” pubblicato nel 1996) e romanzi e racconti gialli. Ha scritto con Pietro Valpreda i primi tre libri della serie con il maresciallo Binda quale protagonista: “Quattro gocce di acqua piovana”, “La nevicata dell'85” e “La primavera dei maimorti”. La saga proseguirà con “L'estate del Mundial” e “La quinta stagione”, scritti da solo dopo la morte di Valpreda. Nel 2004 esce La “Trilogia della città di M”, un romanzo di tre lunghi racconti ambientati a Milano con protagonista l'ispettore Bagni. Il libro si aggiudica il Premio Scerbanenco, ex aequo con “Sorelle” di Barbara Garlaschelli. È inviato per La Repubblica.

Per questa settimana, direi che va bene così.

Gio.

1 commento:

  1. Finalmente. Quasi un'ora di ricerca per trovare un blog intelligente che si occupa di letteratura. Complimenti. Tornerò

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