Certo un gioco di parole un po’ sciocco, ma oggi torniamo a libri lunghi, trattiamo di libri regalati (per la maggior parte) ed ancora della Yoshimoto, di cui ultimamente ho ripreso a leggere con piacere. Quindi una settimana delicata, in attesa dei sapori forti di Guinness che si affacciano la prossima.
E cominciamo propria da Banana, di cui tra luglio e settembre (cioè prima e dopo il Perù) ho letto due librini esili di formato, ma intensi di emozioni (e citazioni).
Banana Yoshimoto “Il coperchio del mare” Feltrinelli 10 (in realtà 8 euro scontato)
Un racconto-haiku dove non succede niente. Cioè, forse non succede niente ma è un niente pieno di pagine. Pieno dei piccoli personaggi di Banana che con alcuni punti di candore, riescono a stirare la nostra anima stropicciata. Mari si è appena laureata, e decide di lasciare la confusione di Tokyo, e di tornare a vivere nel suo paese natale, dove ha deciso di aprire un piccolo negozio di granite. Quell'estate la madre ha deciso di ospitare la figlia di una sua cara amica che sta attraversando un periodo molto difficile a causa dell'improvvisa morte della nonna. Nonostante Mari non sia entusiasta all'idea, finirà per stringere un forte rapporto d'amicizia con la ragazza. Due cuori si apriranno in una splendida amicizia, cui fa di contorno il mare, con i suoi rumori, i suoi silenzi, la sua presenza. Libro dopo libro, pur confessando che la mentalità giapponese rimane altro da me, devo dire che comincio a rivalutare i suoi scritti. Forse una parte di sua produzione l’ho letta troppo presto, quando i furori non lasciavano spazio ad altro. Ora che, come diceva Ulisse, carico d’anni e di sventura, bacio le mie Itache petrose, ritrovo in questi momenti, echi dei miei istanti di pace.
“quando si insegue un sogno tutto sembra bello e carico di energia, proprio come quando si è innamorati”
“ogni volta che faccio un bagno in mare mi sembra di stare meglio, di venire purificata”
“se non siamo in grado di conservare le cose belle del nostro paese, come facciamo a percepire la continuità?”
“le persone non vogliono soffrire né tantomeno vivere nel terrore, desiderano solo essere felici. Siamo tutti fatti così, per cui se ti rendi conto che un tuo comportamento potrebbe ferire qualcuno devi modificarlo”
“a volte il semplice fatto di stare con una persona ti aiuta a crescere”
“le cose avvengono proprio nel momento in cui stai per convincerti che non ci sia più niente da fare”
Banana Yoshimoto “Chie-chan e io” Feltrinelli s.p. (regalo)
Qui anche c’è la solita scrittura leggera della Yoshimoto. A volte troppo, tanto che mi viene il dubbio: intelligente o intellettuale? Forte il messaggio in queste brevi pagine: in ogni caso, bisogna vivere nel presente. Kaori, una donna non più giovanissima che vive con una cugina che è anche una cara amica. Kaori sta cenando in un ristorante italiano, ma nel corso della cena arriva un sms sul suo cellulare in cui l'amica l'avvisa che è stata ricoverata in ospedale, nulla di grave ma è evidente che ha bisogno di lei. Kaori esita e pensa se godersi la serata, il cibo, la spensieratezza del momento e poi rispondere, o perdere tutto questo e scegliere di andare dall'amica Chie-chan. Un'esitazione, un pensiero che potrebbe appartenere alla vita di tutti, ma che difficilmente troveremo descritto in un romanzo. Con ritratti di normalità come questo si sviluppa la storia delle due donne, del loro rapporto, con pensieri (anche se le citazioni che mi sono rimaste sono molte di più) come "nel monotono scorrere dei giorni, Chie-chan era diventata una presenza quotidiana, un'immagine così abituale che finivo a volte col dimenticarne il valore"; o "non ho la minima idea se Chie-chan andrà a comprare i semi e le piantine di ipomea, se andrà in giro a cercare un computer di seconda mano, o se resterà tutto il giorno a casa a fare le pulizie. Ma a guardarla, mi sento felice"; "Chie-chan era Chie-chan, un'esistenza neutrale"... Anche in questo caso storia di amicizia, come in altro della giapponese. Qui complicata da due fattori: uno classico (lo sbilanciamento tra un carattere stabile ed uno debole), uno trasversale (l’arrivo dell’altro sesso). Messaggio finale, comunque, che si può rimanere in uno stato di benessere. L’importante è capire che il benessere è ora, è per me qualcosa di diverso dal tuo, e viceversa. Ma se lo si accetta si può essere sereni. In sotto trama un bell’inno d’amore all’Italia.
“nei momenti più impensati si trovano le risposte più impensate”
“qualunque tipo di desiderio … se viene controllato al suo primo manifestarsi può essere tenuto a bada facilmente”
“anche nei giorni in cui arriva una cattiva notizia può accadere qualcosa di buono”
“le era estranea l’abitudine di parlare con disinvoltura a persone che non conosceva”
“certe cose si percepiscono anche senza parlare”
“avevo paura di aver bisogno di qualcuno al punto di non poter vivere se quella persona fosse venuta a mancare”
“decidere è una cosa che fanno gli adulti … e per questo non volevo mai prendere nessuna decisione”
“si può aiutare qualcuno nelle cose quotidiane, si può pregare, si può vigilare. Ma non si può cambiare il corso della sua vita. In verità, non si può fare niente neanche con la propria”
“il silenzio a volte ci svela qualcosa che esiste fra due persone”
“le persone, quando tengono qualcuno per la mano, finiscono sempre per stringerla troppo forte”
“Guarda che se starai a lungo con me ti divertirai!”
“per me il mondo non è qualcosa che a un certo punto debba cambiare per diventare come dovrebbe. Il mondo è quello che è adesso, e quello che c’è adesso è il mondo”
Di lei si parlò da poco, nel marzo di quest’anno, per cui non ci si torna su.
Veniamo invece all’Africa, quella mia, del Sahara, e della Spagna e del sole.
Luis Leante “Guarda come ti amo” Feltrinelli s.p. (regalo)
Questo è il libro cui ho fatto fare tutto il giro del Sud America, prima di immergermi nella sua lettura, sul volo da Atlanta a Roma. Una bella opera (e non mi dilungo sulla bellezza del regalo e di chi lo ha fatto sfidando il tabù di regalarmi libri) ma con dei limiti. L’idea dell’amore che si perde per delle incomprensioni può essere datato, ma bella è la sfida di chi, carico più di sventura che di anni, decide (in base a qualche irragionevole impulso) che forse è bene ripercorrere quelle vie che portarono all’abbandono. Per capire poi che storia sarebbe stata. Intanto questa è la storia di una donna sui cinquant’anni, in crisi dopo un divorzio e la morte della figlia. Incidentalmente scopre la fotografia di un vecchio amore dell’adolescenza fino ad allora ritenuto morto. Nella sua fuga in avanti, decide di scoprire cosa ne è stato di quel fidanzato. E questo la porta fino al Sahara, fino ai campi per rifugiati saharawi. Forse, comunque, sarebbe stata un’altra vita, ma accettare questa è una grande fatica. Interessante, da approfondire la storia dei popoli saharawi e del loro vivere schiacciati tra ispani e mauri. Non sono stato contento della parte finale. Una fine che lascia cose in sospeso si sarebbe potuta evitare, ma tanta carne era stata messa al fuoco e forse Leante aveva voglia di mettere un punto fermo. D’altra parte, una fine troppo consolatoria non si addice allo svolgersi della storia. Troppo bello che tutto finisca bene. Utile che tutto finisca in modo che ci si possa dire: “sono contento di aver vissuto tutto ciò. E da qui (ri-)comincio”.
Pochissime le notizie su Luis Leante: nasce a Caravaca de la Cruz (Murcia) nel 1963, ed è professore di Latino ad Alicante. Autore di racconti, teatro, romanzi, poesia e sceneggiature, con “Guarda come ti amo” ha vinto il premio Alfaguara 2007 presieduto da Mario Vargas Llosa.
Spero che possiate gustare con me le citazioni, perché le ho appena rilette e mi sono piaciute di nuovo. Sarà una settimana complicata, lavori, partenze, altro, ma so che sarà una buona settimana per tutti.
Giovanni
PS: la prossima trama, per ragioni di orari, vedrà la luce no prima del 3 novembre.
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