lunedì 3 novembre 2008

Un ritorno ai gialli italiani

Come avevo preannunciato, un giorno di ritardo perché mi sono concesso un lungo fine settimana nell’Europa del Nord. Avremo tempo di parlare di questa nuova città, che mi ha colpito per tanti motivi: i luoghi, la compagnia, l’aria giovane che si respira, l’aria letteraria che pervade il fiume e i parchi, il salmone sul piatto e la Guinness che scorre a fiumi (avete indovinato dove sono stato?). Per ora torniamo alle nostre trame e dal verde viriamo sul giallo. Un giallo italiano, che, in definitiva, non mi ha soddisfatto moltissimo.

Cominciamo con l’autrice quella che in fondo un po’ mi è piaciuta.

Linda Di Martino “L’incidente di Via Metastasio” Mondadori euro 3

Premio Tedeschi per il libro giallo nel 1996. Si tratta di un libro ben datato, ma di un poliziesco decente, e soprattutto ambientato a Firenze. Non è indimenticabile, a parte la simpatia verso l’improvvisato investigatore. Certo colpito dal fascino della bella Elettra che vuole indagare sulla morte del marito. Tanti potrebbero beneficiare di questa morte. Ma come si può pensare ad un omicidio quando si va a sbattere con la macchina su di un palo a via Metastasio? La scrittura scorre veloce, i personaggi più o meno, ci sono. Si vede che era una bella mano. Peccato (come si leggerà sotto) che l’autrice sia morta da un paio di anni. Comunque un bell’accompagnamento per un pomeriggio sotto l’ombrellone. Ed una frase per i miei amici toscani

“La libreria Seeber è come l’antro dei tesori (…). Da Seeber, comodamente disposto, mi sono letto ogni libro che mi interessava almeno fino alla metà: è mia usanza non tirarmi mai in casa un perfetto sconosciuto, che potrebbe deludermi o tradirmi; un libro, una volta entrato, non lo puoi mettere all’uscio come un umano qualsiasi”

Linda di Martino è morta a Firenze il 7 dicembre 2006, dopo una lunga malattia. Era nata ad Aversa il 7 dicembre 1937. Dopo alcune peregrinazioni della famiglia (Grado, Foligno e Città di Castello), la Di Martino arriva a Firenze nel 1958. Frequenta l’Università e si laurea discutendo una tesi di archeologia. Insegna alle medie e alle superiori. Va in pensione dopo trent’anni di lavoro. Sale alla ribalta nel 1987 vincendo il Premio Tedeschi, che le vale la pubblicazione del romanzo “Troppo bella per vivere” nel Giallo Mondatori, meta ambita, a quel tempo, per tutti gli autori di genere. Un’indagine difficile, ambientata a Firenze, che vede impegnato un tenente dei carabinieri. Nel 1996, vince nuovamente il Premio Tedeschi, unico autore ad ottenere tanto, con il romanzo “L’incidente di via Metastasio”, che ottiene ancora la pubblicazione nel Giallo Mondatori. Il terzo romanzo “Isola Sempre” appare invece con un piccolo editore: Carlo Zella di Firenze. Palcoscenico della storia l’isola di Capri e, scelta insolita, l’investigatore è un quindicenne, un liceale incuriosito dalla scomparsa in mare della madre di una sua compagna di scuola. Per l’editore Pagnini scrive un giallo a quattro mani, con Alberto Eva, dal titolo “Citofonare Daniela o Cecilia”. Nel 2003 Linda Di Martino approda a Pitigliano dove opera con successo in un’altra piccola casa editrice. E’ la Laurum di Davide Bisconti. Il romanzo s’intitola “La donna d’oro” ed è ambientato nel ghetto di Firenze. Partecipa con racconti all’”Almanacco del giallo toscano” e alle antologie “Toscana delitti e misteri” e “Delitti per ridere”, editi da Carlo Zella, “Cronache di delitti lontani” (Hobby e Work) e “Giallo di Maremma” (Editrice Laurum). Sempre nel 2003, le viene assegnato il Fiorino d’Oro nell’ambito del Premio Firenze. Da Laurum, viene nel 2005 pubblicato “Malakos – la vetta dei misteri”, un mistero classico in cui Linda Di Martino mostra tutte le sue capacità.

Anche del secondo una breve trama per un libro che mi è piaciuto meno.

Nello Rossati “La valle delle Baccanti” Mondadori euro 3

Premio Tedeschi 1997. Anche qui un giallo italiano un po’ datato, ma di fattura gradevole. Un giro tra i telefoni erotici, immigranti dell’est e quelli che cercano di uscire di “giri cattivi”. Aggirandosi per la vecchia valle una volta dedicata ai culti antichi, ora nota per lo più per la pista automobilistica di Vallelunga (dalle Baccanti al Baccano…). Non è il massimo, e si sente la mano dello sceneggiatore piuttosto che dello scrittore. La scrittura scorre, sotto la canicola, e ti porta alla fine con un bel the freddo in mano. Niente di più (ma a volta basta).

Non molte le notizie letterarie sul regista Nello Rossati, anche se dai suoi film si capisce che conosce bene il mondo descritto nel libro. Nasce ad Adria, il 15 luglio del 1942, sposato e separato con due figlie. Dopo aver cominciato come attore e regista teatrale, il suo primo film, “Bella di giorno, moglie di notte” (1971), pruriginosa storia di una moglie che per arrotondare si prostituisce, ottiene un buon successo di pubblico, tanto che ne ripropone subito formula e protagonista (Eva Czemerys) nel successivo “La gatta in calore” (1972), concedendo qualcosa in più al voyeurismo, anche grazie alla fotografia di A. Massaccesi, futuro campione del soft e hardcore italiano. Gira poi diversi film che già dai titoli cercano di solleticare la morbosità del pubblico: da “Buona parte di Paolina” (1973) a “L’infermiera” (1976), che fa centro grazie al sex appeal di Ursula Andress. Va ricordato, se non altro per il titolo, “Io zombo, tu zombi, lei zomba” (1979), con R. Montagnani e N. Cassini trasportati dalle commedie erotiche in una sgangherata farsa horror, oltre a “I figli non si toccano” (1978), “Le Mani di una donna sola” (1979), “Una donna di notte” (1979) fino all’ultimo “Django 2 - Il grande ritorno” (1987), con F. Nero, il quale dopo più di vent’anni e quattro sequel con altri protagonisti, si riprende il personaggio che lo aveva lanciato. Poi sembra scomparire dal cinema e dedicarsi alla scrittura.

Finiamo così con quello che non solo non mi è piaciuto, ma in fondo, mi ha un po’ deluso.

Gianni Mura “Giallo su giallo” Feltrinelli euro 7,50 (in realtà scontato 5,63)

L’idea sembrava promettente: un poliziesco ambientato al Tour de France. Scritto poi da uno che di Tour e di ciclismo sicuramente ne capisce. Ma poi che succede? Cominci a leggere e scopri che più di metà del libro è riempito dalle cronache, reali, del Tour di France del 2005. Certo i nomi sono cambiati (ma anche un bambino sgama subito che Sheldon e Armstrong sono la stessa persona), ma il resto è proprio la serie di articoli pubblicati su Repubblica. Certo ci sono dei morti. E c’è anche un commissario ridancianamente battezzato Jules René Magrite (a metà strada tra Jules Maigret e René Magritte). Allora, ti aspetti almeno che il poliziesco avvinca, copra il tutto di mistero. Purtroppo non succede. Resta una descrizione da back stage delle corse, con i suiveur, i supporter, i giornalisti e le miss. Basta per farne un libro che poi prende anche dei premi? Comincia a dubitare sempre più delle cose che mi circondano, e soprattutto, di questo mondo editoriale che solleva interrogativi sempre più alti. Esiste qualcuno corretto? Rimane solo una frase, per chi ha studiato in Francia.

“ci ho dormito un mese a Tours, una mansarda al quarto piano senza ascensore … Ho lavato i piatti … sono entrato vestito in una fontana … mi avevano detto che il miglior francese si parla in Touraine e mi ero iscritto ad un corso estivo… a quei tempi scrivevo cazzate per dimostrare la padronanza della lingua … ‘un tour autour des tours des Tours’, cui rispondeva inquietante il professor Certin ‘Constant ta tante t’attend dans ta tente’"

Gianni Mura nasce a Milano nel 1945. Dopo gli studi classici, si iscrive alla facoltà di Lettere Moderne e nel 1964 inizia a lavorare alla Gazzetta dello sport. Giornalista professionista dal 1967, ha scritto anche per il Corriere dell'informazione, Epoca e L'Occhio. Dal 1976 collabora con il quotidiano La Repubblica, su cui tiene ogni domenica, e per tutta la durata del campionato di calcio di serie A, la rubrica intitolata "Sette giorni di cattivi pensieri". Da quasi quarant’anni, poi, durante il mese di Luglio, segue il Tour de France. Sull'allegato Il Venerdì si occupa invece di recensioni enogastronomiche insieme alla moglie Paola. Purtroppo simpatizza per l'Inter.

Rimesse in riga le trame, ora andiamo ad affrontare una settimana impegnativa

Giovanni

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