domenica 23 novembre 2008

Di nuovo sui corti

In una settimana di giri, partenza, arrivederci e viaggi, torno a parlare dei Corti del Corriere, riprendendo quelli tra i primi usciti, che mi sembrano più carini, ed alcuni di autori a me nuovi. Cercando di essere anch’io corto, vado a trattarli in ordine di gradimento. Inoltre, ho notato che le bio che tiravo fuori anche con fatica, ormai si trovano (in buona parte) su Wikipedia. Motivo per cui, invece di inutili ripetizioni, se sono presenti, rimando direttamente lì.

Cominciamo quindi con l’autore di cui (insieme alla Grafton ed al suo alfabeto) più è presente nella mia biblioteca.

Carlo Lucarelli “Ferengi” Corti di Carta euro 3,50

Questo secondo corto di carta del Corriere, sembra una premessa o una conseguenza del suo libro sull’Eritrea (“L’ottava vibrazione”), o comunque a lui molto legato. Non so il rapporto temporale, ma sembra una “prova di scrittura”. A me, comunque, non è risultata sgradita. Certo, utilizza alcuni suoi meccanismi (entrare ed uscire dal racconto, dare soluzioni per poi spiegare che la verità è altra, fino alla casualità che incastra i veri colpevoli), ma a me Lucarelli piaceva sin dall’inizio, con i primi titoli pubblicati negli anni novanta sulle collane Hobby&Work. Anche qui, poi c’è un punto di “piacere” in più: l’ambientazione Etiopico - eritrea (ed il cammeo di Rimbaud). Ferengi, è un termine di derivazione araba, nient’altro che il nome, attribuito da Aster - la protagonista femminile – al protagonista maschile. “Il Ferengi” è un vecchio barone, grande d’età e incapace di svolgere da solo le normali attività quotidiane; Aster è una persona del luogo in cui si svolgono i fatti (Massaua - Eritrea - colonia italiana nel ‘900) che si prende cura di lui (una badante ante litteram). Subisce violenze, umiliazioni, fino a quando una notte… avviene qualcosa… La storia però non è così lineare, ma è ben costruita da Lucarelli utilizzando la finzione di sfogliare vecchie foto. Infine, banalità ma importante per me, Lucarelli è uno dei due soli autori gialli di cui ho un libro autografato (chi indovina l’altro?)

Questo è il primo Lucarelli che recensisco, dato che quasi tutta la sua produzione l’ho letta prima del 2006. Ricordo solo che è nato a Parma, il 26 ottobre del 1960 (uno scorpione che non ha visto Berruti), e rimando per la bio a http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Lucarelli.

Come secondo, un napoletano (sembra quasi che voglia andare a spasso per la penisola.)

Diego De Silva “Le donne più belle si vedono negli aeroporti” Corti di Carta euro 3,50

Non conoscevo De Silva, ma sembra piacevole la scrittura. Mi fa arrabbiare invece lo scippo delle idee sulle canzoni anni ’70. Da approfondire il discorso sullo psicologo. Un racconto che esce facile dalla penna, passando dal lettino dello psicanalista (dell’io-narrante un po’ depresso) all’abbordaggio della bella dama ed al lasciarsi (e qui si sa bene il perché). Credo sia il caso di approfondire questo autore, che fonti mi dicono scorrevole. Ed il meccanismo narrativo, pur nella brevità funziona. Vari piani di scrittura, per narrare il momento di un incontro e di un abbandono. Piacevole. Ripeto, comunque, che tutta la parte sui testi delle canzoni anni settanta mi è stata scippata alla grande. Ma ci rifaremo prima o poi.

De Silva nasce appunto a Napoli nel 1964, e per la bio rimando a http://it.wikipedia.org/wiki/Diego_De_Silva.

Torniamo ora al Nord, con una prova riuscita a metà.

Stefano Zecchi “Maria. Una storia italiana d’altri tempi” Corti di Carta euro 3,50

Un racconto decente che meritava una migliore “forma”. La storia intriga. Ha un bell’inizio “C’era una volta, non molti anni fa, una ragazza che credeva nell’amor di patria. Un amore vago che giocava con i sogni, rischioso quando si avventurava tra le pieghe della Storia, tragico se la piccola vita di ognuno di noi appare poca cosa di fronte al destino di un popolo.” Ed una densa prosecuzione: Maria è una favola triste e crudele, una storia di altri tempi vera e dura come la guerra che descrive. Con questo racconto si attraversa la Storia per ricostruire le vicende di Maria Pasquinelli, che inizia sul finire del 1941 e termina nel 1947 a Pola, una città di confine divisa tra due nazioni nell’indifferenza della comunità internazionale appena uscita da una lunga e dolorosa guerra mondiale. La storia di una donna diviene così emblematica delle realtà di quelli anni; ma, allo stesso tempo, è intensa e commovente come gli ideali della sua protagonista. Purtroppo il modo di narrare di Zecchi, non intriga altrettanto. È didascalico, con il tono del professore che recita la sua lezione. Maria meritava un’altra partecipazione. Anche se di merito il tirar fuori storie dure, dimenticate, ignorate. Un Corto minore per stile, ma sempre di buon livello.

Stefano Zecchi (Venezia, 18 febbraio 1945) è un acquario, e su Wiki c’è molto scarno. Diciamo in più che, laureatosi con Enzo Paci discutendo una tesi sul pensiero di Husserl, dopo un periodo di specializzazione presso l'Archivio Husserl di Lovanio e in alcune università tedesche, ha insegnato presso le università di Verona e Padova, ed ora è professore ordinario di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano. È stato assessore alla cultura di Milano dal 2005 al 2006. Ha acquistato notorietà televisiva, purtroppo, grazie alle sue numerose apparizioni al Maurizio Costanzo Show.

E finiamo di nuovo a Napoli, con quello che meno mi è piaciuto.

Luciano De Crescenzo “Monnezza e libertà” Corti di Carta euro 3,50

A me ormai ha un po’ stancato il suo stile finto svagato, finto sapiente, da settimana enigmistica. Ed anche il tema viene trattato con un’ironia che direi quasi berlusconiana. Fa piacere ritrovare i due eponimi di De Crescenzo, il professor Bellavista con la sua napoletanità ed il dottor Cazzaniga con la sua milanesità (in fondo due anime dello stesso autore). Ma poi è un esercizio di stile, scritto un po’ con la mano sbagliata. Si qualche accenno ecologico - ambientale al riciclaggio, ma più che altro sviolinature sulla “monnezza”. E quando si tratta di affondare (monnezza = camorra) si sorvola con ironia. Distanti anni luce dalla Gomorra di Saviano anche solo come intenzione. E distanti dalle opere sul riciclaggio propugnate dalla collana VerdeNero. Restano due o tre battute ed un po’ del sole di Napoli. Che speriamo torni a brillare di ben altra luce. Una sola frase

“guaglio’, colle femmene ce vole ‘o tiempo”

L’ottantenne De Crescenzo, nato nell’agosto del 1928 a Napoli è veramente ben noto, motivo per cui pienamente rimando a http://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_De_Crescenzo.

Una settimana “corta”, quindi, veloce perché veloce si avvicina il Natale.

Buona settimana a tutti

Giovanni

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