domenica 30 novembre 2008

Tra corti e lunghi


Continuiamo a girovagare tra i Corti del Corriere, anche se ci aggiungo una trametta di un libro, né accio né baccio, ma che, in un momento di amnesia, mi ero scordato di tramare quando lo lessi in maggio.

Ma cominciamo con i Corti, di quelli buoni, solidi e robusti. Prima un autore nuovo, che in genere scrive di saggi.

Gian Antonio Stella “Carmine Pascià (che nacque buttero e morì beduino)” Corti di Carta euro 3,50

Prima lettura di scritti di Stella, di cui sapevo scrittore”politico”. Questo è un racconto, un racconto interessante, anche se non privo di spunti di attualità, benché si parli della guerra libica or son 100 anni. Prima constatazione è che il livello dei corti torna dignitoso. Dal che si deduce che queste collane cominciano bene e finiscono in calando (come le short di Repubblica). Passando al contesto, Stella riesce a tratteggiare la vita di un campagnolo nato più o meno con i miei nonni. Raccontando la vita di Carmine Iorio (questo nome lo conosco) con accenni e rimandi (questi tratti dalla sua esperienza di saggista) delinea anche un’immagine dell’Italia di inizio secolo. L’emigrazione verso l’America, la naia forzata per i poveri, la vita insensata del militare in guerra in una terra per lui aliena (anche se poi Carmine è molto più vicino ai beduini che ai sergenti ed ai capitani). E di come si ritrova quasi senza volerlo ad essere disertore e ad apprezzare l’umanità del popolo del deserto, le sue bellezze (anche muliebri). Probabilmente, la vicenda di Carmine è forse anche più complessa di quanto esca fuori dalle pagine. Il fatto di finire luogotenente di Omar el-Mutktah non deve essere soltanto casualità come sembra. Ma a me è piaciuto il descrivere i luoghi (in fondo tutta la vicenda si svolge in Libia, tra Bengasi, l’oasi di Cufra e gli altri luoghi del nostro deserto peregrinare), ed il ribadire l’atrocità di una guerra forse tra le più inutili che si è combattuto. Quella per avere un “posto al sole”!! Comunque, pur se dolente, sorseggiare the caldo al tramontare del sole dietro le dune, riscalda il cuore e fa meditare.

Gian Antonio Stella nasce ad Asolo (che mi collega già al deserto, in quanto, per me, vicino a Cino Boccazzi) il 15 marzo del 1953. Quindi, è più vecchio di me, e questo mi da speranza che anch’io riuscirò a scrivere di tante cose. Ed è nato pochi giorni dopo la morte di Stalin. Il resto della bio, si può utilmente leggere in http://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Antonio_Stella.

Del secondo già si lesse per un VerdeNero, ora si legge un Corto, prima o poi si leggerà di normale.

Piero Colaprico “Scala C” Corti di Carta euro 3,50

La lettura di questo (che era uno dei primi) riconcilia con i Corti, le cui ultime uscite mi avevano un po’ deluso. Quando c’è la mano si vede. E continua il mio accostamento a Colaprico ed al commissario Binda. Ancora non siamo ai romanzi, ma questo racconto ha tutti gli elementi a posto. Forse un po’ faticoso l’inizio, ma se ne capisce il senso alla fine. Intanto, la parte centrale, pur nella brevità, presenta tutte le caratteristiche del giallo di razza. Un morto, forse due. Ambiente della Milano degradata. Forze dell’ordine buone e cattive così come sono buoni e cattivi tutti gli uomini, forse a prescindere dal proprio lavoro (Pasolini insegna…). Il Commissario ne esce con tutta la sua umanità, e devo dire sagacia (non mi azzardo a parlare di saggezza). Tutti gli elementi sono collocati in modo visibile anche per noi lettori, che insieme a Binda possiamo, volendo, trovare la soluzione. E non è poco di questi tempi in cui l’autore si arroga il diritto di fare e di disfare a suo piacimento le trame e le soluzioni. Con quel tratto di umanità che ci fa sperare che i giovani, nostri figli e/o nipoti, possano avere un mondo migliore. Se non lavoriamo per farlo. Insomma una lettura che mi ha preso, e che mi fa ripetere la voglia di approfondire l’autore ed i suoi personaggi.

La bio l’ho pubblicata il 15/06/2008 e non ci si torna su.

Ed infine il corto-lungo (e non stiamo parlando di bridge). Parliamo di un autore scorrevole che ha dedicato i suoi scritti a ricostruire nella fantasia le vicende pubbliche e private della città di Bellano, sul lago di Como.

Andrea Vitali “La figlia del podestà” SuperPocket euro 5,90 (in realtà, scontato 4,72 €)

Rimanda che ti rimanda, alla fine mi stavo scordando di averlo letto e magari (come mi è successo) lo ri-compravo. Volevo leggere qualcosa di questo scrittore assurto ai clamori della cronaca letteraria per le migliaia di copie di libri venduti aggirantesi intorno alla saga della commedia umana dei paesini comaschi, e di Bellano in particolare. Ed a scorrere, il testo scorre. Scrittura senza sussulti, vicenda ben congeniate dove si intrecciano amori nuovi e rancori vecchi. Speranze nel futuro, in quel 1931 che vedeva iniziare a volare i primi aeroplani di linea (anzi i primi idrovolanti). Insomma, senza neanche una salita che è una. Tutto ha inizio con i mutamenti che coinvolgono Renata, la figlia ventenne del podestà Meccia. La ragazza sta cambiando, questo è evidente, ma in che modo e perché? Ha forse trovato l’amore? E se sì, in chi ha trovato l’amore “questa benedetta ragazza, cocciuta come il nonno”? La storia della bella Renata volge pian piano verso il suo giusto epilogo, coadiuvata dalla bellissima caratterizzazione della zia Rosina (forse la meglio riuscita del lotto). Ma alla fine rimane un po’ poco. Forse qualche ora tranquilla a scacciare i pensieri cattivi.

“è l’amore che fa la differenza”

Meno intenso è il corto, forse non è della dimensione della sua scrittura.

Andrea Vitali “Pianoforte vendesi” Corti di Carta euro 3,50

Questo invece è uno dei corti minori. La penna è sempre di Vitali, quindi non è che si possa andare molto lontano da Bellano. Anzi, sempre qui siamo, a seguire da una parte la storia di un ladruncolo dalle mille risorse venuto in paese per la festa grande, dove si spera fare buoni colpi. Dall’altra propria la storia grande, il giorno in cui Bellano celebra i Re Magi e dove, secondo gli anziani, i morti tornano a fare pace con i vivi e fanno festa anche loro. In base a cabale note solo a Vitali, siamo nel 1966. Intorno a questi due poli, i soliti caratteri della cittadina comasca, i buoni, i cattivi (che, come dice la canzone, poi cattivi non sono mai), e gli altri. Però il tutto un po’ depresso dalla scarsa lunghezza del testo che non permette a Vitali di intrecciare storie di più ampio respiro. Un bel compito in classe. Ma nella parte bassa del gradimento dei Corti.

Dopo che si è detto che Vitali nasce il 5 febbraio del 1956 (stesso segno di Emilio e Rosa) si rimanda alla bio su http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Vitali.

Direi che questa è una settimana veramente cruciale. La Mauritania attende al varco di essere visitata. E la Slovenia ci preoccupa. Aspettiamo gli eventi. Buona settimana a tutti

Giovanni

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