Purtroppo (o per fortuna?) non
sono le ultime. Parliamo ovviamente delle avventure di Temperance Brennan e
della serie “Ossa” (da cui il serial tv “Bones” che ho visto ma che non ha
l’impatto della scrittura). Pensavo di essere riuscito a leggere tutte le
avventure scritte da Kathy Reichs, e mentre finivo l’ultima… è uscito un nuovo
libro. Come i miei lettori sanno, una serie di varia intensità, che tuttavia
nelle ultime avventure si è stabilizzata su di un andamento di medio gradimento
e di medio coinvolgimento. Pur rimanendo una delle serie che con più piacere ho
letto e seguito.
Kathy Reichs “Virals” BUR s.p. (regalo collettivo Almaviva 2013)
[A: 07/05/2013– I: 21/05/2014 – T: 23/05/2014] - &&&
[tit. or.: Virals; ling. or.: inglese; pagine: 392; anno 2010]
Un
tentativo di spin-off per catturare il pubblico giovanile. Tutto sommato
gradevole, anche se di portata limitata. Nel linguaggio descrittivo dei generi,
questo sarebbe classifico “per adolescenti”. E questo rimane, nato com’è dal
desiderio del figlio della scrittrice Reichs. Quindi siamo qualche anno dopo la
serie principale. Qui, la protagonista è Tory Brennan, nipote della nostra
Temperance. Così dopo un fugace raccordo, simile a quello nel coevo libro di
Tempe, in modo da fare un po’ di pubblicità incrociata, possiamo dedicarci
all’avventura di questa banda di ragazzi. Il capo della banda è lei, Tory
Brennan, gusto per l'avventura e passione per la scienza. Quando arriva a
Morris Island, di fronte alle coste del South Carolina, per andare a vivere
insieme a colui che ha appena scoperto essere suo padre, Tory fa amicizia con
un gruppo di ragazzi che come lei sono fanatici delle esplorazioni
scientifiche. Qui c’è un po’ di stereotipo adolescenziale: a Tory muore la
mamma in un incidente e si trasferisce dal padre Kit, un trentaduenne che fino
a quel momento non aveva idea di essere un giovane papà. La nuova vita di Tory
si svolge tra avventure con i tre amici coetanei (Ben, Shelton e Hi) e la
scuola, dove la ragazza non è tra le più popolari ma sembra attirare
l’interesse di alcuni dei ragazzi più gettonati. Insieme si divertono ad
analizzare al microscopio conchiglie e fossili fino a quando non si imbattono,
con orrore, in ossa umane. Intanto i nostri adottano un cucciolo di lupo
sfuggito agli strani esperimenti che si fanno sull’isola (dovrebbe essere una
base di qualche missione americana, al solito ignota e super-segreta). Ma ben
presto scoprono che il cucciolo è un portatore sano di qualche virus e che
anche loro ne sono contagiati. Il loro corpo subisce strane trasformazioni,
acuendo in ognuno di loro uno dei cinque sensi. Ovviamente, l’isola è piena di
buoni e cattivi. I primi essendo i parenti dei nostri, che però non capiscono
cosa stia succedendo. I secondi sembrano guidati dal direttore del laboratorio,
anche se ben presto ci si accorge che questi è la lunga mano di qualcuno che ha
realmente il controllo sull’isola, ma anche sul tratto di terra prospiciente.
Tornando alle ossa umane di cui sopra, Tory ed i suoi amici si mettono in
caccia, e da bravi quindicenni moderni, con accessi in rete ed altre “normali”
diavolerie, riescono a risalire alla vicenda di quaranta anni prima. Guidati
anche da una piastrina persa da un reduce del Vietnam (fate i conti, gli anni
tornano). E si fanno quindi persuasi che le ossa siano di una giovane allora
scomparsa, tale Katherine Heaton, che ha fatto un'importante scoperta: l'isola
ospita alcuni esemplari di aquila calva, una specie rarissima. Sta per
divulgare la notizia, che fermerebbe sia la costruzione della base militare sia
gli insediamenti in terraferma, quando scompare senza lasciare traccia. La
polizia indaga senza esito. Ma ora che Tory ed i suoi amici trovano nuove
prove, la polizia continua a non volersene occupare. C’è qualcuno in alto che
manovra. I nostri riescono a ritrovare (fortunosamente e grazie ai nuovi poteri
del “virus”) altre prove, ed un diario della morta. Avviandosi verso un finale,
scontato come soluzione, anche se ricco di tensione. Il libro si conclude con
la presa di coscienza dei nostri quattro dei loro poteri, ovvio prologo ad un
allungamento della serie stessa. Insomma, solita buona scrittura della nostra
scrittrice, anche se io non sono dell’età di apprezzare sin in fondo questi
“juvenilia”. Ma quando c’è qualche personaggio simpatico, qualche battuta
decente ed un intreccio non proprio buttato là “con i piedi”, è sempre
piacevole leggere. Anzi, più che piacevole, sanamente distensivo, anche se non
so se avrò voglio di leggere altri episodi.
Kathy Reichs “La cacciatrice di ossa” BUR euro 9,90 (in realtà,
scontato a 8,42 euro)
[A: 19/05/2013– I:
12/06/2014 – T: 14/06/2014] - &&&
[tit. or.: Flash and Bones; ling. or.: inglese; pagine: 362; anno 2011]
Sarà
colpa della povera Irene Annoni che già altre volte ho tirato in ballo per i
titoli bislacchi della collana italiana, o, più probabilmente, una pervicacia
dei responsabili marketing della BUR? Ricordo solo che circa un anno fa, ne
parlai male quando, ad un titolo inglese che parlava di ossa rotte, utilizzarono
il titolo italiano “Carne e Ossa”. Qui, che si parla di appunto di “Carne e
ossa”, ci si inventa un titolo su di una cacciatrice delle stesse. Non sarà
forse (pensiero orribile) che l’uscita in Italia di quello di cui parlai era di
poco posteriore all’uscita in patria di questo? Così che con un colpo solo si
poteva sperare di far colpo su quelle schiere di lettori che seguono la Reichs
e la sua eroina Brennan, catturandone in maniera subdola l’attenzione? Sperando
di essermi sbagliato, provo a tornare a bomba al libro ed al suo contenuto
seriale. Come al solito, le vicende si svolgono alternativamente tra i due scenari,
dove si muove la nostra dottoressa: il North Carolina e il Canada. Qui siamo a
Charlotte, ed abbiamo un piccolo cameo che non mi dispiace: siamo nella settimana
del NASCAR, il campionato automobilistico americano. E Ryan (l’ex-amore
canadese) chiede a Tempe un cappellino firmato di Jacques Villeneuve! Inoltre,
e fortunatamente, lasciamo un po’ da parte le paturnie sentimentali della
nostra eroina (ce ne sono accenni, sulla fine della storia con Ryan,
sull’ex-marito Pete e la svampita Summer, ma non molto altro). C’è invece la
storia. Un primo cadavere trovato ai bordi del circuito asfaltato in un bidone.
Vista la location del ritrovamento si pensa ad uno dei due ragazzi (Cindy e
Cale) scomparsi una decina d’anni prima. Ma non coincide l’età. Inoltre,
vengono travate tracce di sostanze potenzialmente pronte per un attacco
chimico. Niente di strano, quindi, che venga subito in mezzo l’FBI. La nostra
scrittrice ha un dente avvelenato con i federali, e fa fare loro (anche in
questo caso) figure barbine e presupponenti. Sequestrano il cadavere, non divulgano
informazioni. Neanche al fratello di Cindy che cerca la sorella. Neanche quando
lo stesso trova la morte in uno strano incidente nel box di un’auto da corsa.
Si cerca a tutto tondo. Riescono fuori poliziotti che avevano indagato
all’epoca. Skinny con l’aiuto allora di Rinaldi (ora morto, ma ne avevamo avuto
tracce in un vecchio romanzo, l’italo americano abile nelle ricerche e criptico
negli appunti). Gilmore che tutti accusano di aver depistato le indagini, ma
che forse si trovava in un gioco più grande di lui. E comprimari, come Bogan,
il secondo padre di Cale, dedito all’agricoltura, ma con due grandi passioni:
le auto e la supremazia della razza bianca. Passioni che aveva trasmesso a
Cale, che si era unito ad una setta para-militare. Ma poi aveva conosciuto
Cindy, una ragazza molto abile nella guida, tanto che stava per diventare una
promessa dei circuiti (una nuova Danica Patrick, per intenderci). Al solito
Kathy gioca a mescolare tutte le carte. Facendoci balenare possibili scenari e
possibili sospetti. Magari Cale è diventato confidente della polizia e lui e
Cindy sono sotto-protezione (uno dei miti americani, quello di sparire protetti
dai federali). Oppure è Gilmore che, preso tra alcool e mazzette, aveva tentato
colpi a sorpresa. Rimane comunque la pista delle armi chimiche. Tanto che si
scopre essere intossicato anche il morto asfaltato. E c’è anche la parte
“wikipediana” con digressioni sulla ricina e sulla abrina, due derivati
vegetali, di cui conosco il primo (in piccole dosi se ne ricava un olio, che
non vi sorprenderà, si chiami olio di ricino!). Alla fine, la soluzione è molto
più banale, anche se crudele. E la nostra Tempe ci arriverà non attraverso
l’analisi delle ossa, ma interrogando un’amica di Cindy, la nera Maggie.
Insomma, un buon prodotto, che si sfilaccia un po’ quando non si ricollega
esattamente con la precedente storia (quella hawaiana delle ossa del ragno). Ma
questo va bene. Non va bene, e lo accenno solo di passaggio, che, ad un certo
punto, senza nessun senso logico all’interno del racconto, Tempe ci parla di
una filiazione da parte di qualche parente non riconosciuta nelle discendenze
della sorella. Guarda caso, progenie che, poco dopo temporalmente, è la
protagonista dello spin-off tramato in precedenza. E finisco tirando ancora una
volta le orecchie alla casa editrice che, se assumesse un buon vecchio “proto”
eviterebbe di fare errori come il seguente: a pag. 351 “Gamble sembrava fare
pregressi con le indagini”. Che dite, forse Gamble faceva progressi? Insomma
libro decente, confezione deprimente.
Kathy Reichs “La voce delle ossa” BUR euro 13 (in realtà, scontato a
11,05 euro)
[A: 19/05/2013– I:
15/06/2014 – T: 18/06/2014] - &&&
[tit. or.: Bones are forever; ling. or.: inglese; pagine: 374; anno 2012]
Un
libro esattamente al centro della cupola gaussiana dei gradimenti (miei) verso
la scrittrice americana. Medio praticamente in tutto: coinvolgimento, trama,
riuscita, traduzione. Non una punta di eccellenza. Ma neanche, e non è poco,
una punta di vero biasimo. Forse il solo punto poco brillante è al solito il
titolo, diventato da “Ossa per sempre” ad una voce che non si sa come e perché
ci sia. La trama ricalca i grandi motivi della Reichs: scoperta di cadaveri,
analisi delle ossa, si risale a qualche indizio da dove la trama si allarga ad
ampio spettro, si coinvolge un po’ di gente, sollevando un po’ di polvere, poi
ci si avvia verso un finale dove Tempe è sempre in qualche pericolo,
miracolosamente si salva e tutto si risolve. Anche le vicende amorose sono
(anche se giustamente più marginali) nei soliti binari: non si capisce perché
lei e Ryan non si chiariscano (ma forse lo fanno nel finale, e penso che i
lettori della nostra siano intervenuti con i loro commenti in ciò), c’è una
vecchia fiamma che compare, ma è vecchia e non riaccende nulla, c’è l’ex-marito
che ogni tanto si affaccia, e ci sono gli affetti filiali (anche se Katy si fa
viva solo con una telefonata). Infine, la parte scientifica è anche lei più
presente, con una nuova sindrome la CDLS (ma come fa la Reichs a pescare le più
astruse?). Che sarebbe la sindrome di Cornelia de Lange (dal nome della
scopritrice olandese) caratterizzata da irsutismo e ritardo intellettivo. Da
questa sindrome è affetta la prima protagonista del romanzo, Annelise, che
partorisce senza accorgersene, e, quando Tempe e la scientifica controllano la
sua casa trovano tre piccoli corpi in vario stato di decomposizione. Si mettono
sulle tracce di Annelise, che nel frattempo si è spostata da Montreal a
Edmonton. E lì la seguono, Tempe, Ryan e la vecchia fiamma Ollie. I due maschi
non faranno che fare i galletti per tutto il romanzo, lasciando il compito
delle indagini e delle deduzioni alla nostra dottoressa. Il tutto è complicato
dalla presenza, ad Edmonton, di due bande rivali che si stanno massacrando a
colpi di pistola. Ed anche Annelise muore, ma di fucile. Edmonton, inoltre, è
(o è stata) la capitale diamantifera del Canada (non a caso i De Beers vi
aprono una miniera). Ed è anche piena di nativi canadesi, il cui rapporto con i
dominanti anglo-francofoni non è tra i più idilliaci. Indagando e leggendo,
parlando e deducendo, Tempe scopre: a) che Nellie la cameriera del suo hotel è
la sorellastra di Annelise; b) che Rocky, il presunto magnaccia di Annelise, in
realtà è parente di entrambi, una sorta di cugino prossimo; c) che il terzo
fratello, Dick, morto alcuni anni prima, risulta ucciso da un colpo di arma da
fuoco; d) che Dick è morto insieme ad un ambientalista venuto a salvare i
caribù dagli scavi delle compagnie minerarie (i diamanti si trovano vicino a
dei laghi, dove vivono gli uccelli in via di estinzione); e) che Tayne,
l’ambientalista locale, si comporta in modo ambiguo; f) che Phil, il capo di
Rocky, è anche lui della zona, e conosce bene sia Tayne che il padre di tutta
la stirpe dei fratelli. Facile a questo punto indirizzare le indagini non solo
sui bimbi morti, ma sulle successive morti per colpi di arma da fuoco. Per
scoprire, come ad un certo punto pare evidente (da qui il coinvolgimento medio
della trama, che ad un certo punto si fa discretamente manifesta), che dietro a
tutto ci sia una sola cosa: il denaro. O meglio i diamanti. E nella
fattispecie, un terreno che il padre morto lascia a Nellie, Annelise e Dick. I
quali non sanno quanto sia ricco in filoni diamantiferi. Vi risparmio le dotte
pagine scientifiche sulla kimberlite e sull’estrazione dei diamanti. Ovvio che
i cattivi si stiano innervosendo, che prendono di mira la nostra Tempe.
Sequestrata, quasi uccisa, salvata da Ryan (ritornerà la fiamma dell’amore?
Speriamo di si). E si scoprirà anche chi c’è dietro a tutta questa carneficina.
C’è la solita accelerazione finale, il climax, poi un lungo respiro e qualche
spiegazione (forse questa volta un po’ troppo stringata). Insomma, un altro
lavoro di mestiere, per riempire i momenti pre-notturni con qualche pagina
rilassante.
Kathy Reichs “Le ossa dei perduti” BUR euro 13 (in realtà, scontato a 9,75
euro)
[A: 03/07/2014– I: 25/08/2014
– T: 27/08/2014] - &&&
[tit. or.: Bones of the Lost; ling. or.: inglese; pagine: 426; anno 2013]
Completamente
fuori sequenza di lettura, ho acquistato e poco dopo letto l’ultimo economico
della Reichs per colmare un buco, per evitare di lasciare in sospeso per anni i
miei lettori, per consentire a mia madre di avere dodici libri dodici da
leggere di fila come fosse una fiction seriale (e d’altra parte, chi segue la
televisione mi dice che la serie tratta dai libri della Reichs, “Bones”, va
alla grande). Ribadisco tuttavia il giudizio riportato nell’ultimo libro.
L’autrice sta lavorando di mestiere. Certo non ha le catastrofiche cadute che
stanno caratterizzando le ultime uscite di Patricia Cornwell. Ma non ha neanche
le impennate di alcune nuove scrittrici. E questa volta, neanche un rimprovero
ai traduttori, che pure il titolo è ben riportato (al contrario di quasi tutte
le precedenti uscite). Pur sviluppandosi al solito sui due binari (pubblico e
privato), non c’è molto intreccio tra i due temi, se non qualche forzatura, che
come spiega in postfazione, è dovuta alla voglia di intrecciare alcune
esperienze personali della Reichs come patologa forense, con qualche tematica,
anche di attualità. Peccato che questa volta, dal punto di vista scientifico
non ci siano nuovi elementi da aggiungere al nostro bagaglio personale. Sul
piano privato, c’è la figlia Katy arruolatasi in Afghanistan, e la scrittrice
inventa un intermezzo di quasi ottanta pagine per dar modo alla nostra Tempe di
andare a fare una expertise su un cadavere in zona di guerra ed incontrarsi con
la figlia. Inopinatamente, questo intermezzo le permetterà (ma molto
fortuitamente) di risolvere il caso principe che stiamo seguendo. Dalla fine
del libro precedente si sperava in un ritorno del tenente canadese, ma qui
compare solo verso la fine, e solo per annunciare che la figlia che lo aveva allontanato
da Tempe è morta di overdose. E poi scomparire di nuovo. C’è invece, purtroppo,
il quasi ex-marito, che imperversa, rompe le scatole, ed alla fine rompe il
fidanzamento con la svampita, lasciando prevedere nelle prossime puntate un
nuovo rovello: Andy o Pete? Io non ho dubbi, ma non sono Tempe. Poi c’è la
storia: ragazzina quindicenne presumibilmente falciata da un pirata della
strada. Senza documenti, forse sud-americana inserita in qualche giro di
prostituzione. L’analisi del corpo, unico punto scientifico, permette a Tempe
di dimostrare che è stato un omicidio. Ma nessuno ha visto niente. E l’unica
persona che sembra avere qualche sospetto (una cameriera) è ben presto uccisa
anche lei. Per pagine e pagine non si cava un ragno dal buco, e sono le parti
più deboli. Poi, mentre Tempe è in Afghanistan per dimostrare che un civile è
stato colpito di fronte e non di schiena, si muove qualcosa. Tracce di sperma,
analisi del DNA, si risale ad un altro bar, ad un giro di prostitute. Tempe
trova anche una foto di un riccone (morto tempo prima) con un reduce della
guerra del Golfo che pare avere le mani in pasta. La svolta decisiva c’è nel momento
che la nostra analizza tutte le foto che ha trovato per le prime 350 pagine,
scovando in un riflesso di uno specchio la figura del tenente dei marines da
lei salvato per l’omicidio afghano. E scovando una foto di una giovane afghana
che, con qualche anno in più, sempre la stessa della morta nel falso incidente
iniziale. A questo punto solito finale che si vorrebbe mozzafiato, ma è solo
pura routine da thriller di media levatura. Tempe scopre dove vengono recluse
le afghane rapite dal marines, assalta da sola il fortino nemico. Uccide un cattivo,
sta per essere uccisa dal secondo. Arrivano i nostri e tutto finisce in gloria.
E fortunatamente, questa volta l’autrice ci concede una buona ventina di pagine
di spiegazioni dove tutti i punti oscuri vengono messi in chiaro. Come detto,
un prodotto da letture serali per conciliare il sonno. E visto che non se la
prende con chi marginalizza i malati di malattie poco note, fortunatamente
prende a bersaglio la tratta delle ragazzine, rapite un po’ ovunque nel globo,
ed immesse nel mercato del sesso a basso costo. Dove scopriamo che il North
Carolina ha un suo posto d’eccellenza in questa classifica degli orrori. Qualche
concessione ai “militari buoni che esportano democrazie”, ma anche qualche
buona mazzata verso corrotti e faccendieri. Speravo in meglio, veramente, ed
ora avremo almeno un anno di riposo da questa saga. E ce lo meritiamo entrambi,
noi lettori e la nostra pur sempre brava Kathy Reichs. Un ultimo inciso, ad un
certo punto, tanto per ribadire lo spin-off di cui sopra, viene di nuovo citata
la nipote Tory, quella che è l’anima della sotto serie dei “Virals”. Piccola
concessione al marketing.
Beh, la
mamma porta fortuna (e questo è un must della vita), e contemporaneamente agli
auguri è arrivato l’ok al viaggio dove, seppur per ora pochi, si parte tra un
mese. Comincio quindi, oltre a leggere, curare la salute ed altre attività, a
studiare ed impostare il viaggio. Spero in prossimi aggiornamenti su tutta la
linea, e continuando a fare gli auguri a tutti gli ottobrini, vi saluto
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