Per motivazioni varie
e personali sono in ritardo di un giorno, che recuperiamo qui con un “tutto de
Giovanni” dedicato ai Bastardi. Tutti voi, tele dipendenti, avrete visto serie
televisive a iosa. Io mi accontento ancora dei suoi libri, qui di un buon
livello qualitativo, nonostante tutte le possibili riserve.
Maurizio
De Giovanni “Gelo per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A:
10/09/2018 – I: 05/07/2019 – T: 10/07/2019] - &&&
--
[tit.
or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 360;
anno 2014]
Dopo aver quasi esaurito la saga del
commissario Ricciardi (mi manca da leggere solo l’ultimo e definitivo volume,
che comunque è già nella mia libreria), riprendo la seconda e fortunata serie
dei Bastardi. Che, pur avendo una velocità diversa, gode tuttavia di una buona
riuscita, grazie anche alla fortunata serie TV. Quella dove gli “occhi a
mandorla” dell’ispettore Lojacono sono ben interpretati da Alessandro Gassman.
Ricordo, per chi avesse mancato gli inizi, che, come tutti gli scrittori
seriali, per cambiare registro, De Giovanni ad un certo punto prova delle
uscite diverse dal filone principale. Cominciò allora questa nuova saga con un
tentativo, “Le lacrime del coccodrillo”. Dove, per l’appunto, faceva la
comparsa l’ispettore Giuseppe Lojacono, mandato in esilio a Napoli dopo aver
combinato qualcosa sul filo del rasoio (ma noi crediamo più dalla parte dei
buoni che da quella dei cattivi) nella Sicilia natia. Dato che i riscontri
furono buoni, il nostro decide di costruire una serie più robusta, impalcando la
storia su di un commissariato di cattiva fama per oscure vicende legate alla
droga. Da qui, si viene costruendo un impianto alla “Ed McBain”, noto nel gergo
giallistico con il termine di “police procedural”, le cui caratteristiche
peculiari sono:
Ø la
presenza, come protagonista, non di un solo investigatore, ma di una vera e
propria squadra di agenti che indaga e risolve i casi in modo corale.
L'attenzione deve essere rivolta al gruppo di investigatori e non ci deve
essere un solo ed unico protagonista;
Ø la
frequente raffigurazione di indagini su più crimini in una singola storia,
anche non collegati fra loro;
Ø mentre
i gialli classici adottano la convenzione di far coincidere il climax con la
rivelazione del nome del colpevole, nei police procedural l'identità del
cattivo è spesso nota al lettore sin dall'inizio.
Ovvio che la bravura di un giallista nell’uso
di questi schemi è di non venirne invischiato (leggi strangolato), ma di dosare
i vari componenti onde ottenere una miscela fruibile. De Giovanni, come tocco
“italianico” allo schema aggiunge le storie personali dei vari componenti della
squadra che, invece di venire a galla un po’ alla volta, sono presenti tutti
contemporaneamente sulla scena. Creando una sorta di corifeo greco che fa da
contrappunto alle storie narrate. Abbiamo allora l’ispettore Lojacono, di cui
sopra, che, oltre ad indubbie doti investigative, ha un inizio di relazione con
il PM Laura Piras, deve gestire la presenza della quindicenne figlia Marinella,
e cercare di capire se c’è amicizia o qualcosa in più con la cuoca Letizia. C’è
il vice sovraintendente Ottavia Calabrese, maga dei computer, con figlio
autistico, e con un inizio di passione verso il capo del commissariato, Luigi
Palma. C’è il vicecommissario Giorgio Pisanelli, prossimo alla pensione,
ossessionato da una serie di suicidi che avvengono in zona, verso i quali
svolge le sue private indagini. C’è l’agente Alex Di Nardo, esiliata tra i
Bastardi per aver esplose colpi di arma di fuoco al suo capo, in lite con il
padre, e con sé stessa per la sua omosessualità repressa. C’è l’assistente capo
Francesco Romano, manesco quando perde il lume della ragione, e lasciato dalla
moglie dove che le ha dato un ceffone ingiustificato. Ed infine c’è Marco
Aragona, raccomandato ma di buon cuore, che si atteggia a duro, ma che vive in
albergo dove si innamora di una cameriera. In questo quarto romanzo della
serie, De Giovanni non si smentisce. Segue i suoi 6 “bastardi” in modo
parallelo, come da primo punto. Utilizza il secondo presentando due storie, una
di base ed una di contorno. E lascia oscuro il terzo punto, anche se la
dinamica dell’assassinio principale non lascia dubbi sul colpevole. Quindi
abbiamo una mini-storia di presunto abuso su di una tredicenne, dove indagano
Romano ed Aragona, che risolvono presto, sfruttando anche le doti da “attore”
di Aragona, e sbugiardando l’incauta ragazzina che, sull’onda di social ed
altre storie di rete, cercava di sbarazzarsi di un padre mediocre, solo per
poter accedere ai soldi dell’amante della madre. La storia di base vede invece
l’efferato delitto di due ragazzi calabresi, Biagio studioso ricercatore
universitario e la sorella Grazia, bella, giovane e modella in fieri.
L’indagine, affidata a Lojacono e Di Nardo, non sembra trovare appigli
risolutivi. Non è colpevole il fidanzato di Grazia, musicista senza futuro, né
il padre, uscito dopo 16 anni di galera per un omicidio insensato. La storia
mette anche a rischio i “Bastardi” che non sembrano in grado di trovare il
bandolo. C’è solo un elemento stonato nella storia: il basso compenso chiesto
da Grazia per una sfilata. Sarà un’intuizione di Aragona a mettere Lojacono
sulla giusta strada e stanare il colpevole (ma noi giallisti di vecchia data,
avendo come i bastardi tolto di mezzi i possibili sospettati, avevamo puntato
da subito il dito sul colpevole). E di contorno, proseguono le storie. Alex ha
un inizio di relazione con la dottoressa Martone della scientifica, ma non sa
ancora venir fuori alla luce del sole. Pisanelli continua le indagini sui
“suicidi”. Romano non fa che passare le serate sotto casa dell’ex-moglie,
macerandosi di rimorsi. E Lojacono cerca di fare un’uscita galante con il bel
PM. Entrando in rotta di collisione sia con la figlia che con Letizia. E
vedremo come proseguirà questa lotta. Che in un certo qual modo ricalca
l’indecisione del commissario Ricciardi tra la bella vedova e la signorina del
palazzo di fronte. Simile anche se non uguale. Come simili sono a volta gli
inserti in corsivo, alcuni capitoli che vorrebbero entrare nella mente di
qualche personaggio di contorno, ma che servono solo ad allungare il brodo del
romanzo, senza portare elementi utili. Tanto che dopo un po’ si potrebbero
saltare e piè pari, senza che la tensione narrativa subisca contraccolpi.
Comunque, una buona trama, con qualche idea interessante, e qualche ipotesi di
sviluppo che seguiremo sicuramente con interesse.
Maurizio
De Giovanni “Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A:
10/09/2018 – I: 10/07/2019 – T: 12/07/2019] - &&&
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[tit.
or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 353;
anno 2015]
Come succede spesso nei mei “accanimenti”
seriali, una volta preso in mano un filone, per una serie imperscrutabile di
motivi, se ne segue l’andamento in maniera stretta e conseguente. Così, appena
finito il “Gelo”, eccoci affrontare il capitolo “Cuccioli” della fortunata
serie dei Bastardi. Anche qui sono salvi i primi due capisaldi del “police
procedural” sopra elencati: ci sono almeno due storie, e si segue l’andamento
corale della squadra. Ancora una volta non ci viene svelato in anticipo il
cattivo della serie, anche se pure in questo caso le indicazioni sono
abbastanza chiare. Si tratta solo di decidere tra due colpevoli equipotenziali.
Intanto, per sgombrare il campo da divagazioni inutili, vediamo i margini dei
nostri bastardi. Alex è sempre più combattuto tra la sua non palese
omosessualità, l’amore per la bella Rosaria, ed il lavoro nella squadra. Mentre
l’ultimo punto lo vedremo più avanti, sembra che Alex trovi il coraggio di
uscire dal bozzolo, ma forse Rosaria ha altro in mente. Stiamo in un’impasse,
che si scioglierà nelle prossime puntate. Pisanelli segue sempre la sua
ossessione dei suicidi assistiti, di cui forse noi sappiamo più di lui.
Inoltre, si comporta da ottimo alter-ego e capo nella vicenda secondaria.
Ottavia continua a fare la maga dei computer, fornendo la solita valida
assistenza, continua ad avere un rapporto di amore-odio verso il figlio
autistico, ma soprattutto sembra cominciare a far breccia nella scorza del duro
Palma. Lojacono è sempre sulla breccia, con le sue intuizioni che portano i
casi oscuri a svolte importanti. Ha un inizio di storia più profonda con il PM
Piras, fa la pace con la figlia Marinella e si domanda se verso la ristoratrice
Letizia ci sia qualcosa in più (o qualcosa di diverso). I due che questa volta
sono nell’occhio del ciclone per questa puntata sono Romano ed Aragona. Il
secondo viene coinvolto dal bimbo srilankese William nella ricerca del suo
perduto cane Artù. Vicenda che mette in moto tutti i meccanismi mega-maniaci di
Marco, ma anche le sue virtù camaleontiche. Scopre così che i cani di piccola
taglia, ma anche gatti ed altro di media grandezza, vengono rapiti da un
fantomatico circo che li utilizza per inscenare truculente scene di pasto per
la tigre. Aragona, con l’aiuto dei Bastardi, sventa il losco traffico.
Scoprendo che il motore primo che lo ha coinvolto nella vicenda è proprio la
bella cameriera Irina, che da tempo lui guardava senza aver il coraggio di
avvicinarsi. Romano, invece, è al centro della vicenda principale. Imperniata
su di un altro cucciolo, anzi cucciola di uomo, la piccola Giorgia che viene
trovata in un cassonetto davanti al commissariato. Romano viene colpito in
maniera esagerata dalla piccola, quasi a “risanare” tutte le malefatte rudi del
suo carattere impulsivo. La prende, la porta in ospedale, e sarà sempre vicino,
anche a scapito della ormai annosa vicenda della perdita (forse) della moglie
Giorgia. Le notti in ospedale sono per Romano un momento per ripassare tutti
gli episodi salienti della sua vita, e forse per cercare di invertire la rotta
della sua durezza. Ma la piccola Giorgia nasconde altro. Indagando, la squadra
scopre che è figlia dell’ucraina Lara, che viene trovata morta in un
bell’appartamento nei quartieri bene. Lara che era stata per 4 mesi presso la
famiglia dell’avvocato Nubila, per poi andarsene altri 4 presso uno sfaccendato
ingegnere Sergio, e, quando la gravidanza era ormai palese, ritirarsi nella
casetta. Sergio lo toglierei subito dai sospettati, che mi sembra un pesce che
cerca di nuotare in mezzo alle balene e ad altri pezzi grossi, annaspando per
non affogare. Ci sarebbe l’ex-marito di Lara, Nazer, che però si rivela un
pezzo di pane, anche se alto due metri. Ci sarebbe Luca un malavitoso di mezza
tacca, che si rivelerà amico profondo di Lara, e la aiuterà in varie occasioni.
Chi ha visto lo sceneggiato saprà già, ma noi lo capiamo anche senza averlo
visto, che quella di Lara è una gravidanza pilotata da chi vorrebbe avere figli
e non ne ha. Peccato che Lara alla fine vorrebbe tenersi il frutto delle sue
ovaie. Peccato che i committenti dell’utero in affitto non siano così disposti
a mettersi da parte. Arrivando ad uccidere la bella ucraina. Per tenersi la
bimba, che però si ammala. Di fronte al dilemma tra lasciarla morire ed
abbandonarla, trovano il modo di coinvolgere Pizzofalcone. Per fortuna nostra,
e della piccola Giorgia, i Bastardi sono una squadra dura ed efficacia, e
grazie anche alle intuizioni del PM Piras, alla sfrontatezza di Lojacono ed a
tutte le doti che ne faranno un buon commissariato, i cattivi vengono sventati
ed i cuccioli troveranno i loro padroni. Sicuramente Artù. Probabilmente la
piccola Giorgia, che, immagino, sarà coinvolta in una qualche sorta di
riavvicinamento tra Romano e la moglie. Al solito, ci sono i capitoli in
corsivo che cercano di dare profondità alla vicenda, ma che consiglio di
saltare a piè pari. Non aggiungono nulla, ed anzi fanno perdere tempo e ritmo.
Al solito, così come nelle serie televisive, da un certo punto in poi, è più
interessante seguire le vicende della squadra, piuttosto che le singole storie.
A me piace, anche per quel tono leggero che i contorni amplificano. Sicuro
anche che De Giovanni farà di tutto per fare andare storte le varie storie.
Spero non ci riesca.
Maurizio
De Giovanni “Pane per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A:
10/09/2018 – I: 16/07/2019 – T: 17/07/2019] - &&
e ¾
[tit.
or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 367;
anno 2016]
Eccoci ancora qui, al ritmo di due libri
(almeno) all’anno, uno per il commissario Ricciardi ed uno per i Bastardi, De
Giovanni continua ad andare per la sua strada, proseguendo, egregiamente, nel
solco che si è prefissato. Anche se qui, per la mia pancia, siamo leggermente,
seppur di poco, sotto la sufficienza. Per la nuova puntata di Pizzofalcone, il
Nostro punta al solito sulle due storie, maggiore e minore, affidando il
compito di “major” a turno ai diversi poliziotti del commissariato. La storia
maggiore riguarda appunto il pane, che è Pasqualino Granato, panificatore da
generazioni, ad essere inopinatamente ucciso davanti al suo forno, una triste
alba estiva. Le implicazioni potrebbero essere grosse, che Pasqualino aveva
visto uno sgarbo commesso dalla gente dei Sorbo, il clan che governa la città.
Ma prima aveva detto di voler testimoniare, poi si era tirato indietro quando
aveva capito che, per l’eventuale programma di protezione, avrebbe dovuto
lasciare il suo pane. Si crea subito quindi uno scontro tra i Bastardi, difesa
dal PM Piras (che però sta un po’ in rotto con Lojacono) e la DDA, che vorrebbe
prendere tutto su di sé. Lojacono però dimostra subito che il delitto non è di
mafia, ci sono troppe incongruenze che un malavitoso doc avrebbe evitato. Si
ingaggia così una tacita gara tra le due strutture, di cui noi seguiamo come
ovvio i nostri. Certo potrebbe essere stato un tentativo dei Sorbo, utilizzando
magari uno scagnozzo alle prime armi. Ma potrebbe essere stata la moglie
separata di Pasqualino, che ha instaurato un nuovo rapporto con un collega
insegnante (seppur sposato) e che poteva voler vedere uscire di scena
l’ex-marito. Potrebbe essere la sorella Mimma, che Pasqualino scopre avere una
relazione extra-coniugale, che il marito ignora, e che il nostro vorrebbe
denunciare. Potrebbe essere il cognato, con cui da tempo è in lite perché
Pasqualino vuole mantenere la purezza del pane fatto con il lievito madre,
mentre il cognato vorrebbe passare al lievito di birra, che renderebbe più
veloce e redditizia la panificazione (anche se meno saporita). Con la solita
arguzia che ad un certo punto contraddistingue le azioni dei Bastardi, Lojacono
avrà l’illuminazione che porterà alla soluzione del caso. Contemporaneamente,
Alex e Aragona indagano su di un caso di stalking che coinvolge due ragazzi,
brutti, ma proprio brutti. Con l’aggravante che non tanto lui si chiami
Arnoldo, quanto la fidanzata si chiami Bona. I nostri due detective,
utilizzando prove classiche (tipo DNA) ed osservazioni acute (inaspettati
graffi di gatti), trovano anche qui la soluzione. Ma è ovvio, che poi, è tutto
il contorno delle attività dei Bastardi che interessa noi lettori seriali. Il
Cinese è sempre più dilaniato tra un amore che sente inarrestabile verso Laura
Piras, la scontrosità di quest’ultima, la crescita della diciassettenne figlia
Marinella, e l’amicizia (che per lei sarebbe amore, ma non per lui) dell’oste
Letizia. Al solito sappiamo la capacità di De Giovanni di mettere sempre i
bastoni tra le ruote delle storie, per cui, non solo Laura è scontrosa, ma ha
anche una fugace avventura con il capo della DDA. E son problemi grossi per
Lojacono. Il Presidente continua la sua ricerca del folle che facilita l’uscita
di scena di persone vicine al suicidio, uccidendole prima che commettano
l’insano gesto. Noi sappiamo (qui sì, utilizzando la terza regola dei seriali
che finora aveva scansato) chi sia il vero colpevole, e vediamo come Pisanelli
questa volta stia quasi per arrivarci anche lui, se non che scivola su di una
buccia di banana proprio all’ultima curva. Poco abbiamo su Mammina, se non
qualche accenno che Palma la pensa e che Ottavia sa che Palma la pensa, e via
incartandosi. Ed anche su Serpico, che il nostro Aragona, a parte battute
stupide, sta solo cercando di trovare il modo di intavolare un discorso serio
con Irina, non riuscendoci. Sono gli altri due, che nell’ombra si fanno più
strada. Calamity ha finalmente preso il toro per le corna, ed è andata a vivere
da sola, riuscendo, almeno parzialmente, ad uscire dalle grinfie del padre
ossessivo e possessivo. Che però sembra soltanto preoccupato sulla sorte di una
figlia che sta a contatto con la malavita. Tanto da farsi venire un infarto.
Evento che scatena le seguenti reazioni: Alex capisce che la madre sa che lei è
lesbica, ma che non lo dirà mai, sa che il padre non lo capirà mai e non pensa
sia il caso di porlo davanti a fatti che dall’infarto lo porterebbero alla
tomba, e si chiarisce finalmente con la bella Rosaria, dove, alfine, sembra
possa nascere, o rinascere, un bel rapporto. Hulk, invece, è super-colpito
dalla fine della storia precedente con la piccola Giorgia, che ora è fuori
pericolo, che sta in una casa-famiglia, che lui vorrebbe avere per sé. Sta
anche facendo un lungo percorso emozionale sulle sue pulsioni violente.
Consigliato da una avvocatessa di cause femminili, riprende anche in mano il
suo rapporto troncato con la moglie Giorgia, scoprendo che se si fosse mosso
prima, magari qualche incomprensione sarebbe svanita anzitempo. Così che ci
avviamo ad assistere alla nuova sfida di Francesco: trovare il modo di
ricostruire il rapporto interrotto, e far in modo che i tribunali comprendano
la loro voglia di avere una figlia, e nella fattispecie proprio la piccola
orfanella. Rimarcando, se ce ne fosse il bisogno, che la scrittura scorre al solito
per suo conto, come fa un fiume quando trova un alveo che gli si addice, non
posso che sottolineare i soliti punti di debolezza delle storie. Queste
divagazioni, di tanto in tanto, sui tempi, sul titolo, inserendo anche a volte
microstorie, per carità significative, ma poco utili ai flussi narrativi
principali. Ricordiamoci di Flaubert, ogni tanto.
“Un grande amore ti riempie la vita e la
supera: in profondità, in altezza, in lunghezza … il contatto non lo perdi più
… il dialogo continua sempre, anche dopo la morte.” (82)
Maurizio
De Giovanni “Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone” Repubblica Italia Noir 13
euro 7,90
[A:
10/09/2018 – I: 17/07/2019 – T: 18/07/2019] - &&&--
[tit.
or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 332;
anno 2017]
Ed eccoci ad un nuovo episodio dei nostri
Bastardi, sempre su due binari, sempre con i nostri eroi in primo piano, anche
se, ed è qui la bravura di De Giovanni, si alternano i protagonisti del coro.
Non nelle indagini principali, dove c’è sempre Lojacono, bene o male, a tirare
le fila. E c’è sempre Aragona che ogni tanto esce fuori con delle idee che
indirizzano le indagini. Ormai la serie si sta consolidando, ed anche la
tipologia di scrittura che la contraddistingue. Certo, alcuni svolazzi, alcune
digressioni. Ma più contenute della serie del mio amato Ricciardi. Inoltre, il
Nostro si diverte a sfidare spesso il lettore, inserendo capitoli che possono
andare avanti e indietro nel tempo, e siamo noi, poi, a doverli collocare. Come
dobbiamo collocare bene le lettere che vengono inserite. Anche se, ma questa è
una mia presa di posizione personale, spesso preferisco saltarne la lettura.
Non mi sembrano necessarie. Non solo, ma alterano i ritmi narrativi, e non
sempre favorevolmente. Qui la sotto storia è di poco spessore investigativo, ma
di forte impatto. Il nostro Serpico viene inviato a controllare un magazzino
dove potrebbero transitare borse contraffatte. E viene scelto perché il padre,
maneggione, è coinvolto nell’affare. Aragona è combattuto tra il dovere e
l’affetto. Sarà il Presidente a far pendere la bilancia dal lato giusto,
inventando una soluzione per tirare fuori l’amico dai guai, e mettere nei guai
i trafficanti. Peccato che la tempra di Pisanelli, almeno credo, stia arrivando
alla fine. Lo vedremo nel prossimo episodio. La storia principale è legata a
quel “Souvenir” del titolo. Che non è solo un ricordo, ma anche il titolo di un
film, interpretato a Sorrento dalla bella Charlotte Wood. Dall’incipit e
dall’epilogo si capisce che Charlotte ha avuto una storia durante la
lavorazione, con un bel ragazzotto campano. Sapremo, ma non ci interessa qui,
come si è evoluta la storia, perché e percome Charlotte sia tornata in America,
ed abbia partorito il vivace Ethan dal locale Mimì. L’attrice ha poi avuto una
figlia, che chiamerà Holly. E come dice Marco, ci vuole del fegato a chiamare
Holly una persona che di cognome fa Wood! Anche Mimì ha avuto una figlia,
Angela. Triste, solitaria, maga dei numeri. Tristezza che viene circuita da
Nicola, un bel tomo legato al clan dei Sorbo (ancora loro che ritornano).
Angela, a parte aiutare nei conti e nelle cifrature il marito, rimarrebbe
nell’ombra, se non che rimane incinta. E la maternità le dà la forza di
ribellarsi. Chiede aiuto al fratellastro Ethan che si precipita con sorella e
madre dall’America per un tentativo di salvataggio. Nelle more, Angela
scompare. De Giovanni in un prima tempo cerca di depistarci facendoci credere
che sia stata rapita, ma scopriamo ben presto che la realtà è un’altra.
Intanto, i nostri Bastardi vengono coinvolti perché Ethan, chiedendo di Angela,
si scontra con degli scagnozzi del clan Sorbo, che lo riducono in fin di vita.
Motivo per cui ecco i nostri alla riscossa. Cercano di capire i motivi della
famiglia Wood. Alex ha la prima intuizione di cercare i collegamenti tra Wood e
Angela, e poi di cercare nel passato della ragazza. Scoprono così Ciro e la sua
trattoria (dove Mimì faceva il cameriere e dove aveva incontrato la bella
Charlotte). Qui è Marco che ha la sua intuizione, che si domanda perché se dall'interno ci sono 4 finestre, dall'esterno ce ne sono 5. Di idea in idea, di
comprensione in comprensione, vediamo alla fine uscir fuori la bella storia “da
ricordare” dell’attrice e dello scugnizzo. Una storia che va avanti per 40 anni,
anche se solo sulla carta. Con tutti i rivoli attuali. Dove vediamo Lojacono
convincere la bella Piras ad aiutarli, nonostante… E la Piras convincere
Buffardi ad abbassare la cresta, nonostante… Insomma, anche la storia
principale va al suo lieto fine, o forse amaro fine o forse entrambi.
Continuano comunque, anche se von meno peso, le storie laterali. Di Serpico e
del Presidente si è detto, anche se bisogna aggiungere che Irina è tornata dal
Montenegro (per cui Marco dovrà pur far qualcosa) e Pisanelli capisce che anche
il suo amico frate gli ha mentito. Il Cinese non ha grandi novità, che
Marinella e Letizia praticamente non compaiono, e restano solo i suoi tormenti
con Laura, verso Laura, tra lui e Laura. Certo che, al solito, De Giovanni ha
sempre voglia di incasinare la vita di tutti, e per ora non vediamo la via
d’uscita per Giuseppe, Laura e Letizia. Come non vediamo la via d’uscita tra
Ottavia ed il capo, che si avvicinano con il cuore, rimanendo sempre e
consapevolmente lontani. Come rimane ingarbugliata la storia di Hulk e della
piccola Giorgia. Anche qui sembrava prossimo avviati ad una fine scontata, con
il riavvicinamento tra Francesco e la moglie al fine di adottare la piccola
orfanella. Peccato che qui, l’omone si ritrova, per una serie anche comprensibile
di motivi, a baciarsi e ad avvicinarsi alla piccola dottoressa Susy. Ovvio che
il nostro benamato scrittore non se ne fa mancare una. Lui direbbe per rendere
avvincente la trama. Io ribatto per fare confusione e rendere difficile la vita
a tutti. Forse meno che ad Alex che sembra aver ritrovato la strada del cuore
di Rosaria ed anche del padre. Ma credo che nelle prossime puntate De Giovanni
riuscirà ad incasinare anche questa storia. Resta una trama leggermente
superiore alla precedente, sul filo sempre della sufficienza, poco sopra o poco
sotto.
Basta lamentarsi un po’ e tutto va per
smentirti. Così, dopo trame e trame passate a ripensare ai viaggi passati, ecco
che ci si piò dedicare anche a quelli futuri, con una buona idea di ritorno all’India
amata. Magari con quel salto verso il deserto indo-pakistano che tutto sommato
manca. Come mancate voi, belle amicizie di ogni dove.
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