lunedì 25 novembre 2019

Pizzofalcone! - 24 novembre 2019


Maurizio De Giovanni “Gelo per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A: 10/09/2018 – I: 05/07/2019 – T: 10/07/2019] - &&& --
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 360; anno 2014]
Dopo aver quasi esaurito la saga del commissario Ricciardi (mi manca da leggere solo l’ultimo e definitivo volume, che comunque è già nella mia libreria), riprendo la seconda e fortunata serie dei Bastardi. Che, pur avendo una velocità diversa, gode tuttavia di una buona riuscita, grazie anche alla fortunata serie TV. Quella dove gli “occhi a mandorla” dell’ispettore Lojacono sono ben interpretati da Alessandro Gassman. Ricordo, per chi avesse mancato gli inizi, che, come tutti gli scrittori seriali, per cambiare registro, De Giovanni ad un certo punto prova delle uscite diverse dal filone principale. Cominciò allora questa nuova saga con un tentativo, “Le lacrime del coccodrillo”. Dove, per l’appunto, faceva la comparsa l’ispettore Giuseppe Lojacono, mandato in esilio a Napoli dopo aver combinato qualcosa sul filo del rasoio (ma noi crediamo più dalla parte dei buoni che da quella dei cattivi) nella Sicilia natia. Dato che i riscontri furono buoni, il nostro decide di costruire una serie più robusta, impalcando la storia su di un commissariato di cattiva fama per oscure vicende legate alla droga. Da qui, si viene costruendo un impianto alla “Ed McBain”, noto nel gergo giallistico con il termine di “police procedural”, le cui caratteristiche peculiari sono:
Ø  la presenza, come protagonista, non di un solo investigatore, ma di una vera e propria squadra di agenti che indaga e risolve i casi in modo corale. L'attenzione deve essere rivolta al gruppo di investigatori e non ci deve essere un solo ed unico protagonista;
Ø  la frequente raffigurazione di indagini su più crimini in una singola storia, anche non collegati fra loro;
Ø  mentre i gialli classici adottano la convenzione di far coincidere il climax con la rivelazione del nome del colpevole, nei police procedural l'identità del cattivo è spesso nota al lettore sin dall'inizio.
Ovvio che la bravura di un giallista nell’uso di questi schemi è di non venirne invischiato (leggi strangolato), ma di dosare i vari componenti onde ottenere una miscela fruibile. De Giovanni, come tocco “italianico” allo schema aggiunge le storie personali dei vari componenti della squadra che, invece di venire a galla un po’ alla volta, sono presenti tutti contemporaneamente sulla scena. Creando una sorta di corifeo greco che fa da contrappunto alle storie narrate. Abbiamo allora l’ispettore Lojacono, di cui sopra, che, oltre ad indubbie doti investigative, ha un inizio di relazione con il PM Laura Piras, deve gestire la presenza della quindicenne figlia Marinella, e cercare di capire se c’è amicizia o qualcosa in più con la cuoca Letizia. C’è il vice sovraintendente Ottavia Calabrese, maga dei computer, con figlio autistico, e con un inizio di passione verso il capo del commissariato, Luigi Palma. C’è il vicecommissario Giorgio Pisanelli, prossimo alla pensione, ossessionato da una serie di suicidi che avvengono in zona, verso i quali svolge le sue private indagini. C’è l’agente Alex Di Nardo, esiliata tra i Bastardi per aver esplose colpi di arma di fuoco al suo capo, in lite con il padre, e con sé stessa per la sua omosessualità repressa. C’è l’assistente capo Francesco Romano, manesco quando perde il lume della ragione, e lasciato dalla moglie dove che le ha dato un ceffone ingiustificato. Ed infine c’è Marco Aragona, raccomandato ma di buon cuore, che si atteggia a duro, ma che vive in albergo dove si innamora di una cameriera. In questo quarto romanzo della serie, De Giovanni non si smentisce. Segue i suoi 6 “bastardi” in modo parallelo, come da primo punto. Utilizza il secondo presentando due storie, una di base ed una di contorno. E lascia oscuro il terzo punto, anche se la dinamica dell’assassinio principale non lascia dubbi sul colpevole. Quindi abbiamo una mini-storia di presunto abuso su di una tredicenne, dove indagano Romano ed Aragona, che risolvono presto, sfruttando anche le doti da “attore” di Aragona, e sbugiardando l’incauta ragazzina che, sull’onda di social ed altre storie di rete, cercava di sbarazzarsi di un padre mediocre, solo per poter accedere ai soldi dell’amante della madre. La storia di base vede invece l’efferato delitto di due ragazzi calabresi, Biagio studioso ricercatore universitario e la sorella Grazia, bella, giovane e modella in fieri. L’indagine, affidata a Lojacono e Di Nardo, non sembra trovare appigli risolutivi. Non è colpevole il fidanzato di Grazia, musicista senza futuro, né il padre, uscito dopo 16 anni di galera per un omicidio insensato. La storia mette anche a rischio i “Bastardi” che non sembrano in grado di trovare il bandolo. C’è solo un elemento stonato nella storia: il basso compenso chiesto da Grazia per una sfilata. Sarà un’intuizione di Aragona a mettere Lojacono sulla giusta strada e stanare il colpevole (ma noi giallisti di vecchia data, avendo come i bastardi tolto di mezzi i possibili sospettati, avevamo puntato da subito il dito sul colpevole). E di contorno, proseguono le storie. Alex ha un inizio di relazione con la dottoressa Martone della scientifica, ma non sa ancora venir fuori alla luce del sole. Pisanelli continua le indagini sui “suicidi”. Romano non fa che passare le serate sotto casa dell’ex-moglie, macerandosi di rimorsi. E Lojacono cerca di fare un’uscita galante con il bel PM. Entrando in rotta di collisione sia con la figlia che con Letizia. E vedremo come proseguirà questa lotta. Che in un certo qual modo ricalca l’indecisione del commissario Ricciardi tra la bella vedova e la signorina del palazzo di fronte. Simile anche se non uguale. Come simili sono a volta gli inserti in corsivo, alcuni capitoli che vorrebbero entrare nella mente di qualche personaggio di contorno, ma che servono solo ad allungare il brodo del romanzo, senza portare elementi utili. Tanto che dopo un po’ si potrebbero saltare e piè pari, senza che la tensione narrativa subisca contraccolpi. Comunque, una buona trama, con qualche idea interessante, e qualche ipotesi di sviluppo che seguiremo sicuramente con interesse.
Maurizio De Giovanni “Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A: 10/09/2018 – I: 10/07/2019 – T: 12/07/2019] - &&& -
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 353; anno 2015]
Come succede spesso nei mei “accanimenti” seriali, una volta preso in mano un filone, per una serie imperscrutabile di motivi, se ne segue l’andamento in maniera stretta e conseguente. Così, appena finito il “Gelo”, eccoci affrontare il capitolo “Cuccioli” della fortunata serie dei Bastardi. Anche qui sono salvi i primi due capisaldi del “police procedural” sopra elencati: ci sono almeno due storie, e si segue l’andamento corale della squadra. Ancora una volta non ci viene svelato in anticipo il cattivo della serie, anche se pure in questo caso le indicazioni sono abbastanza chiare. Si tratta solo di decidere tra due colpevoli equipotenziali. Intanto, per sgombrare il campo da divagazioni inutili, vediamo i margini dei nostri bastardi. Alex è sempre più combattuto tra la sua non palese omosessualità, l’amore per la bella Rosaria, ed il lavoro nella squadra. Mentre l’ultimo punto lo vedremo più avanti, sembra che Alex trovi il coraggio di uscire dal bozzolo, ma forse Rosaria ha altro in mente. Stiamo in un’impasse, che si scioglierà nelle prossime puntate. Pisanelli segue sempre la sua ossessione dei suicidi assistiti, di cui forse noi sappiamo più di lui. Inoltre, si comporta da ottimo alter-ego e capo nella vicenda secondaria. Ottavia continua a fare la maga dei computer, fornendo la solita valida assistenza, continua ad avere un rapporto di amore-odio verso il figlio autistico, ma soprattutto sembra cominciare a far breccia nella scorza del duro Palma. Lojacono è sempre sulla breccia, con le sue intuizioni che portano i casi oscuri a svolte importanti. Ha un inizio di storia più profonda con il PM Piras, fa la pace con la figlia Marinella e si domanda se verso la ristoratrice Letizia ci sia qualcosa in più (o qualcosa di diverso). I due che questa volta sono nell’occhio del ciclone per questa puntata sono Romano ed Aragona. Il secondo viene coinvolto dal bimbo srilankese William nella ricerca del suo perduto cane Artù. Vicenda che mette in moto tutti i meccanismi mega-maniaci di Marco, ma anche le sue virtù camaleontiche. Scopre così che i cani di piccola taglia, ma anche gatti ed altro di media grandezza, vengono rapiti da un fantomatico circo che li utilizza per inscenare truculente scene di pasto per la tigre. Aragona, con l’aiuto dei Bastardi, sventa il losco traffico. Scoprendo che il motore primo che lo ha coinvolto nella vicenda è proprio la bella cameriera Irina, che da tempo lui guardava senza aver il coraggio di avvicinarsi. Romano, invece, è al centro della vicenda principale. Imperniata su di un altro cucciolo, anzi cucciola di uomo, la piccola Giorgia che viene trovata in un cassonetto davanti al commissariato. Romano viene colpito in maniera esagerata dalla piccola, quasi a “risanare” tutte le malefatte rudi del suo carattere impulsivo. La prende, la porta in ospedale, e sarà sempre vicino, anche a scapito della ormai annosa vicenda della perdita (forse) della moglie Giorgia. Le notti in ospedale sono per Romano un momento per ripassare tutti gli episodi salienti della sua vita, e forse per cercare di invertire la rotta della sua durezza. Ma la piccola Giorgia nasconde altro. Indagando, la squadra scopre che è figlia dell’ucraina Lara, che viene trovata morta in un bell’appartamento nei quartieri bene. Lara che era stata per 4 mesi presso la famiglia dell’avvocato Nubila, per poi andarsene altri 4 presso uno sfaccendato ingegnere Sergio, e, quando la gravidanza era ormai palese, ritirarsi nella casetta. Sergio lo toglierei subito dai sospettati, che mi sembra un pesce che cerca di nuotare in mezzo alle balene e ad altri pezzi grossi, annaspando per non affogare. Ci sarebbe l’ex-marito di Lara, Nazer, che però si rivela un pezzo di pane, anche se alto due metri. Ci sarebbe Luca un malavitoso di mezza tacca, che si rivelerà amico profondo di Lara, e la aiuterà in varie occasioni. Chi ha visto lo sceneggiato saprà già, ma noi lo capiamo anche senza averlo visto, che quella di Lara è una gravidanza pilotata da chi vorrebbe avere figli e non ne ha. Peccato che Lara alla fine vorrebbe tenersi il frutto delle sue ovaie. Peccato che i committenti dell’utero in affitto non siano così disposti a mettersi da parte. Arrivando ad uccidere la bella ucraina. Per tenersi la bimba, che però si ammala. Di fronte al dilemma tra lasciarla morire ed abbandonarla, trovano il modo di coinvolgere Pizzofalcone. Per fortuna nostra, e della piccola Giorgia, i Bastardi sono una squadra dura ed efficacia, e grazie anche alle intuizioni del PM Piras, alla sfrontatezza di Lojacono ed a tutte le doti che ne faranno un buon commissariato, i cattivi vengono sventati ed i cuccioli troveranno i loro padroni. Sicuramente Artù. Probabilmente la piccola Giorgia, che, immagino, sarà coinvolta in una qualche sorta di riavvicinamento tra Romano e la moglie. Al solito, ci sono i capitoli in corsivo che cercano di dare profondità alla vicenda, ma che consiglio di saltare a piè pari. Non aggiungono nulla, ed anzi fanno perdere tempo e ritmo. Al solito, così come nelle serie televisive, da un certo punto in poi, è più interessante seguire le vicende della squadra, piuttosto che le singole storie. A me piace, anche per quel tono leggero che i contorni amplificano. Sicuro anche che De Giovanni farà di tutto per fare andare storte le varie storie. Spero non ci riesca.
Maurizio De Giovanni “Pane per i bastardi di Pizzofalcone” Einaudi euro 14,50
[A: 10/09/2018 – I: 16/07/2019 – T: 17/07/2019] - && e ¾  
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 367; anno 2016]
Eccoci ancora qui, al ritmo di due libri (almeno) all’anno, uno per il commissario Ricciardi ed uno per i Bastardi, De Giovanni continua ad andare per la sua strada, proseguendo, egregiamente, nel solco che si è prefissato. Anche se qui, per la mia pancia, siamo leggermente, seppur di poco, sotto la sufficienza. Per la nuova puntata di Pizzofalcone, il Nostro punta al solito sulle due storie, maggiore e minore, affidando il compito di “major” a turno ai diversi poliziotti del commissariato. La storia maggiore riguarda appunto il pane, che è Pasqualino Granato, panificatore da generazioni, ad essere inopinatamente ucciso davanti al suo forno, una triste alba estiva. Le implicazioni potrebbero essere grosse, che Pasqualino aveva visto uno sgarbo commesso dalla gente dei Sorbo, il clan che governa la città. Ma prima aveva detto di voler testimoniare, poi si era tirato indietro quando aveva capito che, per l’eventuale programma di protezione, avrebbe dovuto lasciare il suo pane. Si crea subito quindi uno scontro tra i Bastardi, difesa dal PM Piras (che però sta un po’ in rotto con Lojacono) e la DDA, che vorrebbe prendere tutto su di sé. Lojacono però dimostra subito che il delitto non è di mafia, ci sono troppe incongruenze che un malavitoso doc avrebbe evitato. Si ingaggia così una tacita gara tra le due strutture, di cui noi seguiamo come ovvio i nostri. Certo potrebbe essere stato un tentativo dei Sorbo, utilizzando magari uno scagnozzo alle prime armi. Ma potrebbe essere stata la moglie separata di Pasqualino, che ha instaurato un nuovo rapporto con un collega insegnante (seppur sposato) e che poteva voler vedere uscire di scena l’ex-marito. Potrebbe essere la sorella Mimma, che Pasqualino scopre avere una relazione extra-coniugale, che il marito ignora, e che il nostro vorrebbe denunciare. Potrebbe essere il cognato, con cui da tempo è in lite perché Pasqualino vuole mantenere la purezza del pane fatto con il lievito madre, mentre il cognato vorrebbe passare al lievito di birra, che renderebbe più veloce e redditizia la panificazione (anche se meno saporita). Con la solita arguzia che ad un certo punto contraddistingue le azioni dei Bastardi, Lojacono avrà l’illuminazione che porterà alla soluzione del caso. Contemporaneamente, Alex e Aragona indagano su di un caso di stalking che coinvolge due ragazzi, brutti, ma proprio brutti. Con l’aggravante che non tanto lui si chiami Arnoldo, quanto la fidanzata si chiami Bona. I nostri due detective, utilizzando prove classiche (tipo DNA) ed osservazioni acute (inaspettati graffi di gatti), trovano anche qui la soluzione. Ma è ovvio, che poi, è tutto il contorno delle attività dei Bastardi che interessa noi lettori seriali. Il Cinese è sempre più dilaniato tra un amore che sente inarrestabile verso Laura Piras, la scontrosità di quest’ultima, la crescita della diciassettenne figlia Marinella, e l’amicizia (che per lei sarebbe amore, ma non per lui) dell’oste Letizia. Al solito sappiamo la capacità di De Giovanni di mettere sempre i bastoni tra le ruote delle storie, per cui, non solo Laura è scontrosa, ma ha anche una fugace avventura con il capo della DDA. E son problemi grossi per Lojacono. Il Presidente continua la sua ricerca del folle che facilita l’uscita di scena di persone vicine al suicidio, uccidendole prima che commettano l’insano gesto. Noi sappiamo (qui sì, utilizzando la terza regola dei seriali che finora aveva scansato) chi sia il vero colpevole, e vediamo come Pisanelli questa volta stia quasi per arrivarci anche lui, se non che scivola su di una buccia di banana proprio all’ultima curva. Poco abbiamo su Mammina, se non qualche accenno che Palma la pensa e che Ottavia sa che Palma la pensa, e via incartandosi. Ed anche su Serpico, che il nostro Aragona, a parte battute stupide, sta solo cercando di trovare il modo di intavolare un discorso serio con Irina, non riuscendoci. Sono gli altri due, che nell’ombra si fanno più strada. Calamity ha finalmente preso il toro per le corna, ed è andata a vivere da sola, riuscendo, almeno parzialmente, ad uscire dalle grinfie del padre ossessivo e possessivo. Che però sembra soltanto preoccupato sulla sorte di una figlia che sta a contatto con la malavita. Tanto da farsi venire un infarto. Evento che scatena le seguenti reazioni: Alex capisce che la madre sa che lei è lesbica, ma che non lo dirà mai, sa che il padre non lo capirà mai e non pensa sia il caso di porlo davanti a fatti che dall’infarto lo porterebbero alla tomba, e si chiarisce finalmente con la bella Rosaria, dove, alfine, sembra possa nascere, o rinascere, un bel rapporto. Hulk, invece, è super-colpito dalla fine della storia precedente con la piccola Giorgia, che ora è fuori pericolo, che sta in una casa-famiglia, che lui vorrebbe avere per sé. Sta anche facendo un lungo percorso emozionale sulle sue pulsioni violente. Consigliato da una avvocatessa di cause femminili, riprende anche in mano il suo rapporto troncato con la moglie Giorgia, scoprendo che se si fosse mosso prima, magari qualche incomprensione sarebbe svanita anzitempo. Così che ci avviamo ad assistere alla nuova sfida di Francesco: trovare il modo di ricostruire il rapporto interrotto, e far in modo che i tribunali comprendano la loro voglia di avere una figlia, e nella fattispecie proprio la piccola orfanella. Rimarcando, se ce ne fosse il bisogno, che la scrittura scorre al solito per suo conto, come fa un fiume quando trova un alveo che gli si addice, non posso che sottolineare i soliti punti di debolezza delle storie. Queste divagazioni, di tanto in tanto, sui tempi, sul titolo, inserendo anche a volte microstorie, per carità significative, ma poco utili ai flussi narrativi principali. Ricordiamoci di Flaubert, ogni tanto.
“Un grande amore ti riempie la vita e la supera: in profondità, in altezza, in lunghezza … il contatto non lo perdi più … il dialogo continua sempre, anche dopo la morte.” (82)
Maurizio De Giovanni “Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone” Repubblica Italia Noir 13 euro 7,90
[A: 10/09/2018 – I: 17/07/2019 – T: 18/07/2019] - &&&--  
[tit. or.: originale; ling. or.: italiano; pagine: 332; anno 2017]
Ed eccoci ad un nuovo episodio dei nostri Bastardi, sempre su due binari, sempre con i nostri eroi in primo piano, anche se, ed è qui la bravura di De Giovanni, si alternano i protagonisti del coro. Non nelle indagini principali, dove c’è sempre Lojacono, bene o male, a tirare le fila. E c’è sempre Aragona che ogni tanto esce fuori con delle idee che indirizzano le indagini. Ormai la serie si sta consolidando, ed anche la tipologia di scrittura che la contraddistingue. Certo, alcuni svolazzi, alcune digressioni. Ma più contenute della serie del mio amato Ricciardi. Inoltre, il Nostro si diverte a sfidare spesso il lettore, inserendo capitoli che possono andare avanti e indietro nel tempo, e siamo noi, poi, a doverli collocare. Come dobbiamo collocare bene le lettere che vengono inserite. Anche se, ma questa è una mia presa di posizione personale, spesso preferisco saltarne la lettura. Non mi sembrano necessarie. Non solo, ma alterano i ritmi narrativi, e non sempre favorevolmente. Qui la sotto storia è di poco spessore investigativo, ma di forte impatto. Il nostro Serpico viene inviato a controllare un magazzino dove potrebbero transitare borse contraffatte. E viene scelto perché il padre, maneggione, è coinvolto nell’affare. Aragona è combattuto tra il dovere e l’affetto. Sarà il Presidente a far pendere la bilancia dal lato giusto, inventando una soluzione per tirare fuori l’amico dai guai, e mettere nei guai i trafficanti. Peccato che la tempra di Pisanelli, almeno credo, stia arrivando alla fine. Lo vedremo nel prossimo episodio. La storia principale è legata a quel “Souvenir” del titolo. Che non è solo un ricordo, ma anche il titolo di un film, interpretato a Sorrento dalla bella Charlotte Wood. Dall’incipit e dall’epilogo si capisce che Charlotte ha avuto una storia durante la lavorazione, con un bel ragazzotto campano. Sapremo, ma non ci interessa qui, come si è evoluta la storia, perché e percome Charlotte sia tornata in America, ed abbia partorito il vivace Ethan dal locale Mimì. L’attrice ha poi avuto una figlia, che chiamerà Holly. E come dice Marco, ci vuole del fegato a chiamare Holly una persona che di cognome fa Wood! Anche Mimì ha avuto una figlia, Angela. Triste, solitaria, maga dei numeri. Tristezza che viene circuita da Nicola, un bel tomo legato al clan dei Sorbo (ancora loro che ritornano). Angela, a parte aiutare nei conti e nelle cifrature il marito, rimarrebbe nell’ombra, se non che rimane incinta. E la maternità le dà la forza di ribellarsi. Chiede aiuto al fratellastro Ethan che si precipita con sorella e madre dall’America per un tentativo di salvataggio. Nelle more, Angela scompare. De Giovanni in un prima tempo cerca di depistarci facendoci credere che sia stata rapita, ma scopriamo ben presto che la realtà è un’altra. Intanto, i nostri Bastardi vengono coinvolti perché Ethan, chiedendo di Angela, si scontra con degli scagnozzi del clan Sorbo, che lo riducono in fin di vita. Motivo per cui ecco i nostri alla riscossa. Cercano di capire i motivi della famiglia Wood. Alex ha la prima intuizione di cercare i collegamenti tra Wood e Angela, e poi di cercare nel passato della ragazza. Scoprono così Ciro e la sua trattoria (dove Mimì faceva il cameriere e dove aveva incontrato la bella Charlotte). Qui è Marco che ha la sua intuizione, che si domanda perché se dall'interno ci sono 4 finestre, dall'esterno ce ne sono 5. Di idea in idea, di comprensione in comprensione, vediamo alla fine uscir fuori la bella storia “da ricordare” dell’attrice e dello scugnizzo. Una storia che va avanti per 40 anni, anche se solo sulla carta. Con tutti i rivoli attuali. Dove vediamo Lojacono convincere la bella Piras ad aiutarli, nonostante… E la Piras convincere Buffardi ad abbassare la cresta, nonostante… Insomma, anche la storia principale va al suo lieto fine, o forse amaro fine o forse entrambi. Continuano comunque, anche se von meno peso, le storie laterali. Di Serpico e del Presidente si è detto, anche se bisogna aggiungere che Irina è tornata dal Montenegro (per cui Marco dovrà pur far qualcosa) e Pisanelli capisce che anche il suo amico frate gli ha mentito. Il Cinese non ha grandi novità, che Marinella e Letizia praticamente non compaiono, e restano solo i suoi tormenti con Laura, verso Laura, tra lui e Laura. Certo che, al solito, De Giovanni ha sempre voglia di incasinare la vita di tutti, e per ora non vediamo la via d’uscita per Giuseppe, Laura e Letizia. Come non vediamo la via d’uscita tra Ottavia ed il capo, che si avvicinano con il cuore, rimanendo sempre e consapevolmente lontani. Come rimane ingarbugliata la storia di Hulk e della piccola Giorgia. Anche qui sembrava prossimo avviati ad una fine scontata, con il riavvicinamento tra Francesco e la moglie al fine di adottare la piccola orfanella. Peccato che qui, l’omone si ritrova, per una serie anche comprensibile di motivi, a baciarsi e ad avvicinarsi alla piccola dottoressa Susy. Ovvio che il nostro benamato scrittore non se ne fa mancare una. Lui direbbe per rendere avvincente la trama. Io ribatto per fare confusione e rendere difficile la vita a tutti. Forse meno che ad Alex che sembra aver ritrovato la strada del cuore di Rosaria ed anche del padre. Ma credo che nelle prossime puntate De Giovanni riuscirà ad incasinare anche questa storia. Resta una trama leggermente superiore alla precedente, sul filo sempre della sufficienza, poco sopra o poco sotto.
Basta lamentarsi un po’ e tutto va per smentirti. Così, dopo trame e trame passate a ripensare ai viaggi passati, ecco che ci si piò dedicare anche a quelli futuri, con una buona idea di ritorno all’India amata. Magari con quel salto verso il deserto indo-pakistano che tutto sommato manca. Come mancate voi, belle amicizie di ogni dove.

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