Francesco Recami “Il
segreto di Angela” Sellerio euro 14
[A: 19/03/2020
– I: 26/09/2020 – T: 28/09/2020] &&&
---
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 298; anno: 2013]
&
Francesco
Recami “Il caso Kakoiannis–Sforza” Sellerio euro 14
[A: 18/11/2019
– I: 28/09/2020 – T: 30/09/2020] &&&
---
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 375; anno: 2014]
Torniamo
dopo tanto tempo alle case di ringhiera ed alle vicende che ruotano intorno ad
Amedeo Consonni ed i suoi amici. Non ci si meravigli se indico due libri e ne
parlo congiuntamente, che questa volta Recami ci ha giocato un bello
scherzetto. Che i due romanzi sono collegati, tanto che non sarebbe stato
strano vederne uscire in volume unico, diviso magari in due parti.
Per
chi avesse perso le precedenti puntate, diverse ma giustamente seriali, come
accade sovente con romanzi aventi gli stessi personaggi che agiscono, ne
ribadisco alcuni punti fondamentali. L’inizio e centro dei romanzi è
l’ex-tappezziere Amedeo Consonni, che, per hobby, ha una strabiliante
collezione di giornali e rimandi dedicati alla cronaca nera di Milano e
dintorni. Con la quale, da solo o con i suoi sodali, comincia a risolvere dei
casi criminali. Ed ovviamente a mettersi nei guai. Molto vicino ad Amedeo, c’è
l’ex-insegnante Angela Mattioli, che con Amedeo ha una gratificante storia di
amore, anche se, come vedremo nella prima parte, ha alle sue spalle un “grosso”
segreto che non condivide con altri. Nelle case di ringhiere sono poi presenti:
Luigi “Luis” De Angelis, ottantaduenne con la passione delle grosse macchine
(ha una BMW) e la paura di non aver rinnovata la patente; la signorina
Mattei-Ferri, finta invalida ed osservatrice di tutto quello che succede
intorno; il signor Claudio, impenitente ubriacone, cacciato di casa dalla
moglie Donatella, e con i due figli intorno ai dieci anni di età che non sanno
come comportarsi, tra amore e riprovazione; il signor Antonio, muratore, che
pensava di aver ucciso la moglie Erika, che invece l’ha solo lasciato (e con
ragione). Entra ed esce poi dalla storia il nipotino di Amedeo, il quattrenne
Enrico detto Cipolla, custodito (male ma chi la può biasimare) dalla madre
Caterina. Nonché Giulia, la figlia di Angela.
Amedeo
ha anche un’altra debilitante particolarità: non riesce a seguire i
ragionamenti di Angela, perdendosi sia le sue parole, sia concentrandosi sulle
proprie avventure. Insomma, un egotista di razza pura. Che a me avrebbe fatto
andare in bestia da subito, mentre Angela lo sopporta per un po’, ma non per
tanto.
La
prima parte (il primo libro, cioè) è allora dedicato per quasi la sua totalità
alla spiega che Angela cerca di dare ad Amedeo del suo segreto. Poiché non
riesce a parlarne, ne scrive. Uscendo quindi a produrre un bel manoscritto, con
tutte le sue avventure, che l’hanno portata ad essere quello che è.
Angela
era una professoressa stressata dal lavoro (una classe di piccoli ed imbelli
deficienti scolastici), dal marito (che la usa, per i suoi piaceri, e la tratta
a livello di colf sottopagata), dalla figlia (che non accetta la sua
remissività), dalla madre (che la tiranneggia con le sue necessità), dai suoi
fratelli (che le lasciano l’esclusiva gestione della madre), dalla suocera.
Insomma, ce n’è ben donde perché qualcuno si ribelli.
Non
ancora Angela, fino a che un suo alunno, Ranieri Ruperti, durante una settimana
di partecipazione non autorizzata a regate in Sardegna, viene rapito con la
richiesta di un riscatto di quattro milioni di euro. Nulla ci sarebbe da
eccepire se Angela rimanesse esterna, ma lei ricorda un tema, svolto dal
Ranieri, in cui si diceva che tutto quello che desiderava dalla vita erano
appunti quattro milioni. Come non immaginare allora un finto rapimento?
Angela
cerca di contattare la famiglia, inutilmente. Mentre prova, si trova ad aiutare
Michele, un ragazzo sardo, giardiniere dai Ruperti, indiziato del rapimento in
quanto sardo. Da qui, cominciano una serie di disavventure, nel classico stile
di Recami, dove, se qualcosa può andare male, di sicuro va così. Angela cerca
di far tornare Michele in Sardegna, ma i due si trovano inopinatamente chiusi
in un container (dove consumano una notte d’amore), per poi ritrovarsi
casualmente in Sardegna. Gli amici di Michele cecano di salvarlo, ma anche di
consegnare Angela a qualche banda di rapitori rivali. Lei fugge, si traveste,
finisce in un party alla “Billionaire” su di un panfilo, e poi nel letto di un
playboy.
Fugge
anche da lì, per cercare di raggiungere la famiglia Ruperti e rivelare quello
che sa, ma, di nuovo, viene intercettata da malavitosi, creduta morta, sepolta
in un tugurio. Da dove fugge, per scoprire che aveva ragione lei, che Ranieri o
aveva finto o era stato rilasciato senza riscatto (noi propendiamo per la prima
soluzione).
Sconsolata
e tumefatta, cerca di tornare a Milano, in un aereo dove incontra la madre di
Ranieri. Che non la riconosce, ma dove, al gate, avviene un inopinato scambio
di borse Vuitton.
Tornata
verso casa scopre…
Non
vede lo dico, ma, come aveva giurato durante la prigionia, manda a quel paese
il marito, si separa, riordina la sua vita, si licenzia dalla scuola, e va a
vivere nella casa di ringhiera dove, come sappiamo, incontrerà Amedeo e darà
vita a tutte le avventure precedenti.
Amedeo
legge il manoscritto, pensando sia un romanzo. Ovvio che lo perda, scatenando
l’ira funesta di Angela. Anche perché sta pensando ad un caso che le ha chiesto
di risolvere nientemeno che la potentissima signora Luisa Kakoiannis-Sforza
(LKS).
Comincia
così il secondo libro.
Libro
che si muove su due binari. Il primo, su versante ironico, come da propaggini
del precedente, vede Angela alla ricerca del manoscritto perduto. Che viene
ritrovato da un editor, che lo prende come romanzo e contatta Angela per la
pubblicazione. Peccato manchino le ultime venti pagine, cruciali per la
comprensione della trama. Qui Recami ha modo di imbastire una satira delle
redazioni editoriali e degli scrittori in erba. Blocco dello scrittore, editor
che non sanno parlare, ed altre ironiche pagine. Fortunatamente, Angela non
cade nelle spire dei cannibali, e riesce, anche qui con i soliti casi della
vita che tanto piacciono a Recami a trovare uno scritto che la illumina sulle
vicende del secondo binario.
Il
secondo binario parte dalla richiesta della LKS di ritrovare Marilù, la figlia
scomparsa. Amedeo si impegna, e trova tracce di possibili pratiche bondage cui
potrebbe essere coinvolto l’ex-calciatore Goffi, e che avrebbero portato alla
morte di una certa Mariangela. Locali di bondage con tracce del passaggio di
Marilù. Tracce che portano alla famiglia di Mariangela, che si bea di una
Porsche una volta appartenuta a Goffi. Tra l’altro, Goffi è prossimo a
convolare in faraoniche nozze con Olga Cislaghi.
Grazie
alle notizie della signorina Mattei-Ferri, Amedeo ricostruisce un primo
retroscena, che LKS e Olga un tempo amiche, per diverse ragioni diventano
acerrime nemiche, e riempiono la scena milanese di scherzi e cattive azioni.
Sempre più pesanti. Fatto sta che Amedeo capisce che LKS lo usava per mettere
alla berlina Olga in vista del matrimonio, e cerca di avere un chiarimento con
lei.
Angela,
in base a quanto capito da quello scritto di cui sopra, capisce che la
situazione è ben più complessa, e riesce, anche se con fatica, a distogliere
Amedeo dalle sue poco intelligenti iniziative. Sventando così i pericoli per il
suo amato.
La
storia complessa delle due signore avrà poi un epilogo che metterà un punto
fermo, finalmente, alla vicenda, che altrimenti ne avremmo trovato traccia in
altri libri.
Per
riempire le quasi quattrocento pagine, ci sono, ovvio, anche altre avventure
dei nostri “eroi della ringhiera”. Ma qui dobbiamo fermarci per fare un minimo
di critica. Tutti i personaggi di Recami sembrano avere la cattiva abitudine di
non dire mai tutto quello che sanno o che pensano. Di modo che le situazioni,
basate su mezze parole e su incomprensioni, non possono che volgere al peggio.
Questo è forse il limite di questi scritti. Siamo sempre sul filo del rasoio,
con una buona dosa di ironia, certo, ma con la rabbia di vedere le cose volgere
al peggio perché non viene detta una parola, non viene fatta una azione,
fattibile ed auspicabile.
Complessivamente,
tuttavia, rimangono letture gradevoli, che hanno una loro scorrevolezza, ed
alcuni punti di piacere del testo. Ci sono, e già lo so, altre avventure del
condominio, e staremo a vedere come si potranno evolvere.
Francesco
Recami “L’uomo con la valigia” Sellerio euro 14
[A: 04/10/2020
– I: 20/10/2020 – T: 22/10/2020] &&
e ½
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 256; anno: 2015]
Avevo
in programma di leggere un libro della seconda serie di Recami, che è passato
dalle case di ringhiera alla commedia nera. Ma quando affronto un autore, se ne
ho, preferisco seguirne l’evoluzione negli anni. Così, essendo da poco entrato
questo libro con sempre al centro il bravo Amedeo Consonni, ho cambiato rotta.
Anche
perché, come avrete visto da trame tematiche, ho anche fatto da poco una
scorpacciata di ringhiera, con un paio di libri talmente allacciati, che ne ho
fatto una trama sola. Ora questo, finalmente, si rimette sulla carreggiata
indipendente, anche se i personaggi che pullulano nelle pagine, sono sempre i
nostri benamati condomini di ringhiera.
Tutto,
tra l’altro, comincia proprio con una riunione di condominio, dove due fantomatici
architetti vengono a proporre una ristrutturazione della casa di ringhiera,
millantando che il comune la vuole demolire. Ovvio che alla fine della riunione
i nostri eroi siano tutti scombussolati, tanto da cadere nelle più incasinate
storie. Soprattutto i nostri due eroi eponimi, Amedeo Consonni e la bella
Angela Mattioli.
Angela
che, come sappiamo dal libro che ne racconta la storia, è poi proprietaria di
gran parte del palazzo, e tramite indagini private, aiuti dai carabinieri ed un
po’ di sale in zucca, riesce a sventare il piano dei due bellimbusti, nonché
del corrotto geometra comunale. Una piccola storia nella storia, come spesso ci
abitua Recami.
Che
invece il corpo grosso del romanzo è dedicato ad Amedeo ed in particolare alle
sue paure, di praticamente tutto. Ed alle sue presunte capacità, o volontà di
aiutare il prossimo. Così che per aiutare una fantomatica Ketty, forse nipote,
si presenta in una casa, dove trova una donna nuda nel bagno, con un pugnale in
petto. Mentre tutti si darebbero a gambe levate, Amedeo pensa bene di togliere
il pugnale, venendo fotografato con l’arma in mano, ed accecato da un flash,
dove riesce a vedere solo dei gemelli con il marchio del Milan.
Ovvio
che si dia alla fuga. Ovvio che cerchi di non coinvolgere Angela nel malaffare,
per cui corre in casa, butta tutto in una valigia, e con quella in mano si dà
alla fuga. Inizia così le sue sempre confuse indagini, aiutato, anche se dietro
esosi compensi, dall’ottantenne Luis.
Si
trova, e Recami è bravo nel dipingerli, nei degradi paesistici dei dintorni
milanesi: motel fatiscenti e centri sociali poco raccomandabili. E poi
incontri, tanti, con piccoli cammei sempre con il sorriso sulle labbra:
seduttori di uno squallore unico, anche se vivono in ardite villette a schiera,
bimbi viziati coccolati da mamme protettive, perfino un docente universitario
di scarsa moralità che, ma guarda il caso, si chiama anche lui Amedeo Consonni.
Anzi professor Consonni.
Il
tutto per cercare prima di capire chi sia la morta, poi per cercare di capire
come sia la morta in connessione con la nipote Ketty, poi ancora per capire di
chi siano i gemelli del Milan, infine per mettere luce sul rapporto tra i
gemelli e la morta.
Come
al solito nei guazzabugli di Recami, sarà solo alla fine che tutto si rimetterà
in riga, che si capiranno i come ed i perché, che si vedranno grandi
pacificazioni e grandi liti. Insomma, con la solita passerella, finale o
prefinale, in cui, chi più chi meno, i condomini della nostra casa di ringhiera
fanno la loro comparsa, il loro saluto, e si ritorna, con piacere ed un po’ di
allegria, alla solita routine.
Ovvio,
e l’ho detto già molte volte, che Recami giochi un po’ troppo sul binario che
gli americani chiamano (traducendolo) “Ah, se l’avessi saputo”. E lo fa
imbastendo trame in cui se ognuno, coinvolto in qualche attività poco chiara,
ne parli con amici e conoscenti, i cosiddetti misteri si risolverebbero in
poche pagine. Ma così non avremmo le nostre storie di ringhiera.
Dopo
cinque puntate, devo dire che le trame sono un po’ stiracchiate e ci si
aspetta, con una punta di nostalgia, che Recami lasci andare i condomini per le
lor strade. Tuttavia, a me non dispiace poterne seguire ancora, almeno fino ai
prossimi romanzi che già vedo spuntare nella mia libreria.
“Nel
mobile bar c’erano soltanto due bottiglie, di quelle di cristallo lavorato con
un cartellino di metallo tenuto da una catenella.” (199) [se poi ci mettiamo
accanto due ochette da camino sappiamo di cosa stiamo parlando]
Francesco
Recami “Morte di un ex tappezziere” Sellerio euro 14
[A:
04/10/2020 – I: 21/11/2020 – T: 23/11/2020] & e ½
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 309; anno: 2016]
Eccoci
ancora con una nuova puntata delle storie della casa di ringhiera. Dopo il
quasi deludente romanzo precedente, mi aspettavo una storia più intrigante.
Anche perché i romanzi del ciclo con questo sono alla sesta uscita, quindi ci
si aspetta un consolidamento dei personaggi e delle situazioni, un volgere
verso nuovi e più intriganti sviluppi. Invece, questa risulta una delle storie
meno riuscite, che lasciano anche un po’ di amaro in bocca.
Recami
vorrebbe portare verso il compimento i suoi personaggi, vorrebbe quasi trovare
il modo di poterli decentemente abbandonare. Imbastisce quindi una trama che,
in teoria, dovrebbe mettere dei punti fermi. Svolgendosi anche tutta in
flashback, iniziando dal funerale del nostro eroe principale, l’ex-tappezziere
Amedeo Consonni. Poi si riavvolge il nastro, e seguiamo le sue vicende, cioè
quelle che ci portano al funerale di cui sopra.
Qui,
come direbbe il mio professore d’italiano al liceo, casca l’asino. Consonni è
sempre stato, suo malgrado, coinvolto in storie dalla tinta gialla, dove, un
po’ per capacità sue e dei suoi amici, un po’ per insipienza dei “cattivi”,
dopo una serie di svolgimenti abbastanza incasinati, si arriva allo svelamento
dei misteri ed all’apertura dei personaggi a nuova o miglior vita.
Il
tutto sempre con la cifra costante di tutte queste storie: non c’è mai nessuno
che parli chiaramente, che dica le cose come le sente, che si apra. C’è sempre
un tentativo, che naufraga ogni volta, e quando non si dicono le cose, quando
non si fanno le domande, non si hanno risposte, e si va avanti in un buio della
vita che non può che portare a dolori e patimenti.
I
personaggi sono sempre gli stessi, anche se i minori hanno un ruolo da spalla
più che altrove, ed alcuni quasi scompaiono. C’è la signorina Mattei-Ferri,
fintamente invalida, che assume come badante sottopagato l’ex-alcoolista
Claudio. Ci sono scaramucce tra i due, ma Claudio resiste ai rovesci, resiste
alle lusinghe dell’alcool, e si avvia ad una possibile redenzione, anche nei
confronti di Donatella e dei suoi figli. Ci sono i due scapestrati giovanetti,
che trafugano un pacco di erba, con la quale cominciano ad intascare euro su
euro, vendendola a spacciatori veri. Peccato che i possessori della stessa
facciano fuoco e fiamma per riaverla. Finirà ovviamente con la scomparsa della
“maria”, con il pentimento dei giovani e la fuga degli arabi spacciatori. Infine,
c’è Angela che passa la maggior parte del tempo a Bruxelles per risolvere i
casini di sua figlia, per poi passare in Liguria, dove in Riviera acquista una
casa con vista mare dove pensa e spera di rifugiarsi con l’amato Amadeo.
In
tutto ciò, Consonni, lasciato solo, non fa che accumulare casini su casini.
Frequenta un bar, ne conosce Svetka la cameriera. Che prima lo intortora con
gentilezze, alle quali il sessantenne pensionato non sa resistere, figurandosi
chissà quali avventure di amore e sesso. Poi rivela di essere una prostituta
ricattata da male figure. Amedeo, il paladino, decide di liberarla da tutto. Le
regalo una cifra spropositata di euro per farla fuggire. E si intestardisce a
seguire il pappone ed i suoi amici in avventure reali quanto pericolose.
Capisce che c’è dietro più di quanto sembra, e solo il buon poliziotto Ametrano
riesce a condurlo fuori dalle prime secche.
Peccato
che Ametrano e Amedeo capiscono presto che sono coinvolti anche altri elementi
delle forze dell’ordine, oltre a mafiosi e malavitosi di buon rango. Si dovrà
inventare ed imbastire qualcosa per tirar fuori Amedeo dai casini, permettere a
Svetka di fuggire, e sventare le bande criminali. Cosa che fanno in combutta il
poliziotto ed Angela tornata finalmente a Milano.
Insomma,
la solita commedia complessa, aggrovigliata dalla notazione di cui sopra
riguardo al parlar chiaro, ma poco convincente e poco avvincente. Amedeo ha una
sbandata senile (che ci può stare) ma il proseguire nella sbandata mi ha
lasciato alquanto freddo. Anche Angela ha una piccola avventura, che
ingigantisce nel ricordo e nel pensiero. Ma Amedeo ed Angela, quando sono
faccia a faccia, non chiariscono mai i loro pensieri. Un po’ perché Amedeo è
alquanto autistico, e pensa che tutto giri intorno a lui. Un po’ perché Angela
parla senza aspettare che Amedeo capisca. Per non dire poi degli avvenimenti
più grandi di loro: tratta delle bianche, prostituzione d’alto bordo, bande
rivali agguerrite, presenza di poliziotti corrotti. Ci sarebbero i temi per
imbastire un forte hard boiled. Che non è nelle corde di Recami, e quindi le
polveri si bagnano e tutto finisce con una bella minestrina in brodo.
Lascia
solo perplessi (ed io so già perché ma non ve lo dico, avendo letto altro)
l’ultimo capitolo, con un sottofinale che si può leggere in tanti modi. Vedremo
come lo interpreterà l’autore. Anche la scrittura di Recami, solitamente
abbastanza intrigante di rimandi e domande, qui non riesce a raggiungere
livelli di attenzione e curiosità verso il lettore. Si capisce che è un libro
pensato fin dall’inizio della serie, ma che non è più funzionale al modo di
evolversi dei personaggi. E come si dice in giro meglio che nelle mie parole,
se non hai letto gli altri, questo rimane un capitolo misterioso. Speriamo che
la scrittura di Recami abbia qualche sussulto positivo in futuro.
Prima trama di febbraio, dedicata anche alle notevoli (21) letture del mese di novembre. Su tutte, svetta un libro che in altri tempi non avrei preso in considerazione, ma, in mancanza di viaggi, va bene anche un ottimo libro sul Giappone e sulle sue peculiarità. In fondo alla classifica, un’inutile finto giallo di Ben Pastor, le raffazzonate ricette ricavate dai libri di Camilleri ed un giallo psicologico decisamente poco utile di Simone van der Vlugt.
# |
Autore |
Titolo |
Editore |
Euro |
J |
1 |
Charles Willeford |
Tempi d’oro per i morti |
Feltrinelli |
s.p.
|
2 |
2 |
Ben
Pastor |
Il
giaciglio d’acciaio |
Repubblica |
s.p. |
1 |
3 |
Massimo
Carlotto |
Morte
di un confidente |
Repubblica |
s.p. |
3 |
4 |
Selma Lagerlöf |
La saga di Gösta Berling |
Corriere della Sera Boreali |
8,90 |
2 |
5 |
Marco
Malvaldi |
Aria
di montagna |
Repubblica |
s.p. |
3 |
6 |
Rosa
Liksom |
Scompartimento
n.6 |
Corriere della Sera Boreali |
8,90 |
3,5 |
7 |
Antonio Manzini |
Ah, l’amore l’amore |
Sellerio |
15 |
3 |
8 |
Eduardo Mendoza |
Città sospesa |
Dea Planeta |
s.p.
|
2 |
9 |
Cristina
Cassar Scalia |
Filinona
di fine estate |
Repubblica |
s.p. |
2,5 |
10 |
Francis
Scott Fitzgerald |
Per
te morirei e altri racconti perduti |
Repubblica Duemila |
9,90 |
3 |
11 |
Gianrico Carofiglio |
La misura del tempo |
Einaudi |
s.p.
|
2,5 |
12 |
Diego
De Silva |
Patrocinio
gratuito |
Repubblica |
s.p. |
2 |
13 |
Andrea
Vitali |
A
cantare fu il cane |
Garzanti |
13 |
2,5 |
14 |
Loriano
Macchiavelli |
Il
confine del crimine |
Repubblica |
s.p. |
3 |
15 |
Autori Vari |
La caponatina di Adelina |
Trenta editore |
16 |
1 |
16 |
Francesco Recami |
Morte di un ex tappezziere |
Sellerio |
14 |
1,5 |
17 |
Alessandro
Robecchi |
Il
tavolo |
Repubblica |
s.p. |
2,5 |
18 |
La Pina |
I love Japan |
Vallardi |
s.p. |
4 |
19 |
Simone Van der Vlugt |
All’ombra di mia sorella |
Kowalski |
s.p.
|
1 |
20 |
Gaetano
Savatteri |
La
città perfetta |
Repubblica |
s.p. |
3 |
21 |
Evan
S. Connell |
Mrs.
Bridge |
Repubblica Duemila |
9,90 |
3,5 |
Mi sembra di aver già detto molto, sui nostri stati d’animo sospesi tra case ed idee che non viaggiano. Anche se non usuale nei miei scritti non posso esimermi, in questo denso mese compleannico, di fare, per ora, gli auguri più forti possibili al mio amico dottore.
Per gli altri una citazione lapidaria dal libro di Studs Terkel dedicato a “I giganti del jazz”: “Il jazz poteva nascere solo in America”. Così come le mie esternazioni non potevano che nascere dai libri. Inclusi tutti i miei abbracci.
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