domenica 7 febbraio 2021

La fine prevista della casa di ringhiera - 07 febbraio 2021

Una settimana tutta dedicata ad un autore, Francesco Recami, ed alla sua storia maggiore. Contornata da altre prove, Recami ha dedicato una lunga serie di romanzi ad una serie di storie ambientate in una casa di ringhiera. Seguendo le vicende dei vari personaggi, che descrivo nelle trame. Dovevano essere i romanzi conclusivi, ma, in realtà, ce ne sono altri che affronterò in trame future. Per ora seguite queste storie, che, purtroppo, vanno in deciso calando.

Francesco Recami “Il segreto di Angela” Sellerio euro 14

[A: 19/03/2020 – I: 26/09/2020 – T: 28/09/2020] &&& ---

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 298; anno: 2013]

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Francesco Recami “Il caso Kakoiannis–Sforza” Sellerio euro 14

[A: 18/11/2019 – I: 28/09/2020 – T: 30/09/2020] &&& ---

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 375; anno: 2014]

Torniamo dopo tanto tempo alle case di ringhiera ed alle vicende che ruotano intorno ad Amedeo Consonni ed i suoi amici. Non ci si meravigli se indico due libri e ne parlo congiuntamente, che questa volta Recami ci ha giocato un bello scherzetto. Che i due romanzi sono collegati, tanto che non sarebbe stato strano vederne uscire in volume unico, diviso magari in due parti.

Per chi avesse perso le precedenti puntate, diverse ma giustamente seriali, come accade sovente con romanzi aventi gli stessi personaggi che agiscono, ne ribadisco alcuni punti fondamentali. L’inizio e centro dei romanzi è l’ex-tappezziere Amedeo Consonni, che, per hobby, ha una strabiliante collezione di giornali e rimandi dedicati alla cronaca nera di Milano e dintorni. Con la quale, da solo o con i suoi sodali, comincia a risolvere dei casi criminali. Ed ovviamente a mettersi nei guai. Molto vicino ad Amedeo, c’è l’ex-insegnante Angela Mattioli, che con Amedeo ha una gratificante storia di amore, anche se, come vedremo nella prima parte, ha alle sue spalle un “grosso” segreto che non condivide con altri. Nelle case di ringhiere sono poi presenti: Luigi “Luis” De Angelis, ottantaduenne con la passione delle grosse macchine (ha una BMW) e la paura di non aver rinnovata la patente; la signorina Mattei-Ferri, finta invalida ed osservatrice di tutto quello che succede intorno; il signor Claudio, impenitente ubriacone, cacciato di casa dalla moglie Donatella, e con i due figli intorno ai dieci anni di età che non sanno come comportarsi, tra amore e riprovazione; il signor Antonio, muratore, che pensava di aver ucciso la moglie Erika, che invece l’ha solo lasciato (e con ragione). Entra ed esce poi dalla storia il nipotino di Amedeo, il quattrenne Enrico detto Cipolla, custodito (male ma chi la può biasimare) dalla madre Caterina. Nonché Giulia, la figlia di Angela.

Amedeo ha anche un’altra debilitante particolarità: non riesce a seguire i ragionamenti di Angela, perdendosi sia le sue parole, sia concentrandosi sulle proprie avventure. Insomma, un egotista di razza pura. Che a me avrebbe fatto andare in bestia da subito, mentre Angela lo sopporta per un po’, ma non per tanto.

La prima parte (il primo libro, cioè) è allora dedicato per quasi la sua totalità alla spiega che Angela cerca di dare ad Amedeo del suo segreto. Poiché non riesce a parlarne, ne scrive. Uscendo quindi a produrre un bel manoscritto, con tutte le sue avventure, che l’hanno portata ad essere quello che è.

Angela era una professoressa stressata dal lavoro (una classe di piccoli ed imbelli deficienti scolastici), dal marito (che la usa, per i suoi piaceri, e la tratta a livello di colf sottopagata), dalla figlia (che non accetta la sua remissività), dalla madre (che la tiranneggia con le sue necessità), dai suoi fratelli (che le lasciano l’esclusiva gestione della madre), dalla suocera. Insomma, ce n’è ben donde perché qualcuno si ribelli.

Non ancora Angela, fino a che un suo alunno, Ranieri Ruperti, durante una settimana di partecipazione non autorizzata a regate in Sardegna, viene rapito con la richiesta di un riscatto di quattro milioni di euro. Nulla ci sarebbe da eccepire se Angela rimanesse esterna, ma lei ricorda un tema, svolto dal Ranieri, in cui si diceva che tutto quello che desiderava dalla vita erano appunti quattro milioni. Come non immaginare allora un finto rapimento?

Angela cerca di contattare la famiglia, inutilmente. Mentre prova, si trova ad aiutare Michele, un ragazzo sardo, giardiniere dai Ruperti, indiziato del rapimento in quanto sardo. Da qui, cominciano una serie di disavventure, nel classico stile di Recami, dove, se qualcosa può andare male, di sicuro va così. Angela cerca di far tornare Michele in Sardegna, ma i due si trovano inopinatamente chiusi in un container (dove consumano una notte d’amore), per poi ritrovarsi casualmente in Sardegna. Gli amici di Michele cecano di salvarlo, ma anche di consegnare Angela a qualche banda di rapitori rivali. Lei fugge, si traveste, finisce in un party alla “Billionaire” su di un panfilo, e poi nel letto di un playboy.

Fugge anche da lì, per cercare di raggiungere la famiglia Ruperti e rivelare quello che sa, ma, di nuovo, viene intercettata da malavitosi, creduta morta, sepolta in un tugurio. Da dove fugge, per scoprire che aveva ragione lei, che Ranieri o aveva finto o era stato rilasciato senza riscatto (noi propendiamo per la prima soluzione).

Sconsolata e tumefatta, cerca di tornare a Milano, in un aereo dove incontra la madre di Ranieri. Che non la riconosce, ma dove, al gate, avviene un inopinato scambio di borse Vuitton.

Tornata verso casa scopre…

Non vede lo dico, ma, come aveva giurato durante la prigionia, manda a quel paese il marito, si separa, riordina la sua vita, si licenzia dalla scuola, e va a vivere nella casa di ringhiera dove, come sappiamo, incontrerà Amedeo e darà vita a tutte le avventure precedenti.

Amedeo legge il manoscritto, pensando sia un romanzo. Ovvio che lo perda, scatenando l’ira funesta di Angela. Anche perché sta pensando ad un caso che le ha chiesto di risolvere nientemeno che la potentissima signora Luisa Kakoiannis-Sforza (LKS).

Comincia così il secondo libro.

Libro che si muove su due binari. Il primo, su versante ironico, come da propaggini del precedente, vede Angela alla ricerca del manoscritto perduto. Che viene ritrovato da un editor, che lo prende come romanzo e contatta Angela per la pubblicazione. Peccato manchino le ultime venti pagine, cruciali per la comprensione della trama. Qui Recami ha modo di imbastire una satira delle redazioni editoriali e degli scrittori in erba. Blocco dello scrittore, editor che non sanno parlare, ed altre ironiche pagine. Fortunatamente, Angela non cade nelle spire dei cannibali, e riesce, anche qui con i soliti casi della vita che tanto piacciono a Recami a trovare uno scritto che la illumina sulle vicende del secondo binario.

Il secondo binario parte dalla richiesta della LKS di ritrovare Marilù, la figlia scomparsa. Amedeo si impegna, e trova tracce di possibili pratiche bondage cui potrebbe essere coinvolto l’ex-calciatore Goffi, e che avrebbero portato alla morte di una certa Mariangela. Locali di bondage con tracce del passaggio di Marilù. Tracce che portano alla famiglia di Mariangela, che si bea di una Porsche una volta appartenuta a Goffi. Tra l’altro, Goffi è prossimo a convolare in faraoniche nozze con Olga Cislaghi.

Grazie alle notizie della signorina Mattei-Ferri, Amedeo ricostruisce un primo retroscena, che LKS e Olga un tempo amiche, per diverse ragioni diventano acerrime nemiche, e riempiono la scena milanese di scherzi e cattive azioni. Sempre più pesanti. Fatto sta che Amedeo capisce che LKS lo usava per mettere alla berlina Olga in vista del matrimonio, e cerca di avere un chiarimento con lei.

Angela, in base a quanto capito da quello scritto di cui sopra, capisce che la situazione è ben più complessa, e riesce, anche se con fatica, a distogliere Amedeo dalle sue poco intelligenti iniziative. Sventando così i pericoli per il suo amato.

La storia complessa delle due signore avrà poi un epilogo che metterà un punto fermo, finalmente, alla vicenda, che altrimenti ne avremmo trovato traccia in altri libri.

Per riempire le quasi quattrocento pagine, ci sono, ovvio, anche altre avventure dei nostri “eroi della ringhiera”. Ma qui dobbiamo fermarci per fare un minimo di critica. Tutti i personaggi di Recami sembrano avere la cattiva abitudine di non dire mai tutto quello che sanno o che pensano. Di modo che le situazioni, basate su mezze parole e su incomprensioni, non possono che volgere al peggio. Questo è forse il limite di questi scritti. Siamo sempre sul filo del rasoio, con una buona dosa di ironia, certo, ma con la rabbia di vedere le cose volgere al peggio perché non viene detta una parola, non viene fatta una azione, fattibile ed auspicabile.

Complessivamente, tuttavia, rimangono letture gradevoli, che hanno una loro scorrevolezza, ed alcuni punti di piacere del testo. Ci sono, e già lo so, altre avventure del condominio, e staremo a vedere come si potranno evolvere.

Francesco Recami “L’uomo con la valigia” Sellerio euro 14

[A: 04/10/2020 – I: 20/10/2020 – T: 22/10/2020] && e ½

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 256; anno: 2015]

Avevo in programma di leggere un libro della seconda serie di Recami, che è passato dalle case di ringhiera alla commedia nera. Ma quando affronto un autore, se ne ho, preferisco seguirne l’evoluzione negli anni. Così, essendo da poco entrato questo libro con sempre al centro il bravo Amedeo Consonni, ho cambiato rotta.

Anche perché, come avrete visto da trame tematiche, ho anche fatto da poco una scorpacciata di ringhiera, con un paio di libri talmente allacciati, che ne ho fatto una trama sola. Ora questo, finalmente, si rimette sulla carreggiata indipendente, anche se i personaggi che pullulano nelle pagine, sono sempre i nostri benamati condomini di ringhiera.

Tutto, tra l’altro, comincia proprio con una riunione di condominio, dove due fantomatici architetti vengono a proporre una ristrutturazione della casa di ringhiera, millantando che il comune la vuole demolire. Ovvio che alla fine della riunione i nostri eroi siano tutti scombussolati, tanto da cadere nelle più incasinate storie. Soprattutto i nostri due eroi eponimi, Amedeo Consonni e la bella Angela Mattioli.

Angela che, come sappiamo dal libro che ne racconta la storia, è poi proprietaria di gran parte del palazzo, e tramite indagini private, aiuti dai carabinieri ed un po’ di sale in zucca, riesce a sventare il piano dei due bellimbusti, nonché del corrotto geometra comunale. Una piccola storia nella storia, come spesso ci abitua Recami.

Che invece il corpo grosso del romanzo è dedicato ad Amedeo ed in particolare alle sue paure, di praticamente tutto. Ed alle sue presunte capacità, o volontà di aiutare il prossimo. Così che per aiutare una fantomatica Ketty, forse nipote, si presenta in una casa, dove trova una donna nuda nel bagno, con un pugnale in petto. Mentre tutti si darebbero a gambe levate, Amedeo pensa bene di togliere il pugnale, venendo fotografato con l’arma in mano, ed accecato da un flash, dove riesce a vedere solo dei gemelli con il marchio del Milan.

Ovvio che si dia alla fuga. Ovvio che cerchi di non coinvolgere Angela nel malaffare, per cui corre in casa, butta tutto in una valigia, e con quella in mano si dà alla fuga. Inizia così le sue sempre confuse indagini, aiutato, anche se dietro esosi compensi, dall’ottantenne Luis.

Si trova, e Recami è bravo nel dipingerli, nei degradi paesistici dei dintorni milanesi: motel fatiscenti e centri sociali poco raccomandabili. E poi incontri, tanti, con piccoli cammei sempre con il sorriso sulle labbra: seduttori di uno squallore unico, anche se vivono in ardite villette a schiera, bimbi viziati coccolati da mamme protettive, perfino un docente universitario di scarsa moralità che, ma guarda il caso, si chiama anche lui Amedeo Consonni. Anzi professor Consonni.

Il tutto per cercare prima di capire chi sia la morta, poi per cercare di capire come sia la morta in connessione con la nipote Ketty, poi ancora per capire di chi siano i gemelli del Milan, infine per mettere luce sul rapporto tra i gemelli e la morta.

Come al solito nei guazzabugli di Recami, sarà solo alla fine che tutto si rimetterà in riga, che si capiranno i come ed i perché, che si vedranno grandi pacificazioni e grandi liti. Insomma, con la solita passerella, finale o prefinale, in cui, chi più chi meno, i condomini della nostra casa di ringhiera fanno la loro comparsa, il loro saluto, e si ritorna, con piacere ed un po’ di allegria, alla solita routine.

Ovvio, e l’ho detto già molte volte, che Recami giochi un po’ troppo sul binario che gli americani chiamano (traducendolo) “Ah, se l’avessi saputo”. E lo fa imbastendo trame in cui se ognuno, coinvolto in qualche attività poco chiara, ne parli con amici e conoscenti, i cosiddetti misteri si risolverebbero in poche pagine. Ma così non avremmo le nostre storie di ringhiera.

Dopo cinque puntate, devo dire che le trame sono un po’ stiracchiate e ci si aspetta, con una punta di nostalgia, che Recami lasci andare i condomini per le lor strade. Tuttavia, a me non dispiace poterne seguire ancora, almeno fino ai prossimi romanzi che già vedo spuntare nella mia libreria.

“Nel mobile bar c’erano soltanto due bottiglie, di quelle di cristallo lavorato con un cartellino di metallo tenuto da una catenella.” (199) [se poi ci mettiamo accanto due ochette da camino sappiamo di cosa stiamo parlando]

Francesco Recami “Morte di un ex tappezziere” Sellerio euro 14

[A: 04/10/2020 – I: 21/11/2020 – T: 23/11/2020] & e ½

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 309; anno: 2016]

Eccoci ancora con una nuova puntata delle storie della casa di ringhiera. Dopo il quasi deludente romanzo precedente, mi aspettavo una storia più intrigante. Anche perché i romanzi del ciclo con questo sono alla sesta uscita, quindi ci si aspetta un consolidamento dei personaggi e delle situazioni, un volgere verso nuovi e più intriganti sviluppi. Invece, questa risulta una delle storie meno riuscite, che lasciano anche un po’ di amaro in bocca.

Recami vorrebbe portare verso il compimento i suoi personaggi, vorrebbe quasi trovare il modo di poterli decentemente abbandonare. Imbastisce quindi una trama che, in teoria, dovrebbe mettere dei punti fermi. Svolgendosi anche tutta in flashback, iniziando dal funerale del nostro eroe principale, l’ex-tappezziere Amedeo Consonni. Poi si riavvolge il nastro, e seguiamo le sue vicende, cioè quelle che ci portano al funerale di cui sopra.

Qui, come direbbe il mio professore d’italiano al liceo, casca l’asino. Consonni è sempre stato, suo malgrado, coinvolto in storie dalla tinta gialla, dove, un po’ per capacità sue e dei suoi amici, un po’ per insipienza dei “cattivi”, dopo una serie di svolgimenti abbastanza incasinati, si arriva allo svelamento dei misteri ed all’apertura dei personaggi a nuova o miglior vita.

Il tutto sempre con la cifra costante di tutte queste storie: non c’è mai nessuno che parli chiaramente, che dica le cose come le sente, che si apra. C’è sempre un tentativo, che naufraga ogni volta, e quando non si dicono le cose, quando non si fanno le domande, non si hanno risposte, e si va avanti in un buio della vita che non può che portare a dolori e patimenti.

I personaggi sono sempre gli stessi, anche se i minori hanno un ruolo da spalla più che altrove, ed alcuni quasi scompaiono. C’è la signorina Mattei-Ferri, fintamente invalida, che assume come badante sottopagato l’ex-alcoolista Claudio. Ci sono scaramucce tra i due, ma Claudio resiste ai rovesci, resiste alle lusinghe dell’alcool, e si avvia ad una possibile redenzione, anche nei confronti di Donatella e dei suoi figli. Ci sono i due scapestrati giovanetti, che trafugano un pacco di erba, con la quale cominciano ad intascare euro su euro, vendendola a spacciatori veri. Peccato che i possessori della stessa facciano fuoco e fiamma per riaverla. Finirà ovviamente con la scomparsa della “maria”, con il pentimento dei giovani e la fuga degli arabi spacciatori. Infine, c’è Angela che passa la maggior parte del tempo a Bruxelles per risolvere i casini di sua figlia, per poi passare in Liguria, dove in Riviera acquista una casa con vista mare dove pensa e spera di rifugiarsi con l’amato Amadeo.

In tutto ciò, Consonni, lasciato solo, non fa che accumulare casini su casini. Frequenta un bar, ne conosce Svetka la cameriera. Che prima lo intortora con gentilezze, alle quali il sessantenne pensionato non sa resistere, figurandosi chissà quali avventure di amore e sesso. Poi rivela di essere una prostituta ricattata da male figure. Amedeo, il paladino, decide di liberarla da tutto. Le regalo una cifra spropositata di euro per farla fuggire. E si intestardisce a seguire il pappone ed i suoi amici in avventure reali quanto pericolose. Capisce che c’è dietro più di quanto sembra, e solo il buon poliziotto Ametrano riesce a condurlo fuori dalle prime secche.

Peccato che Ametrano e Amedeo capiscono presto che sono coinvolti anche altri elementi delle forze dell’ordine, oltre a mafiosi e malavitosi di buon rango. Si dovrà inventare ed imbastire qualcosa per tirar fuori Amedeo dai casini, permettere a Svetka di fuggire, e sventare le bande criminali. Cosa che fanno in combutta il poliziotto ed Angela tornata finalmente a Milano.

Insomma, la solita commedia complessa, aggrovigliata dalla notazione di cui sopra riguardo al parlar chiaro, ma poco convincente e poco avvincente. Amedeo ha una sbandata senile (che ci può stare) ma il proseguire nella sbandata mi ha lasciato alquanto freddo. Anche Angela ha una piccola avventura, che ingigantisce nel ricordo e nel pensiero. Ma Amedeo ed Angela, quando sono faccia a faccia, non chiariscono mai i loro pensieri. Un po’ perché Amedeo è alquanto autistico, e pensa che tutto giri intorno a lui. Un po’ perché Angela parla senza aspettare che Amedeo capisca. Per non dire poi degli avvenimenti più grandi di loro: tratta delle bianche, prostituzione d’alto bordo, bande rivali agguerrite, presenza di poliziotti corrotti. Ci sarebbero i temi per imbastire un forte hard boiled. Che non è nelle corde di Recami, e quindi le polveri si bagnano e tutto finisce con una bella minestrina in brodo.

Lascia solo perplessi (ed io so già perché ma non ve lo dico, avendo letto altro) l’ultimo capitolo, con un sottofinale che si può leggere in tanti modi. Vedremo come lo interpreterà l’autore. Anche la scrittura di Recami, solitamente abbastanza intrigante di rimandi e domande, qui non riesce a raggiungere livelli di attenzione e curiosità verso il lettore. Si capisce che è un libro pensato fin dall’inizio della serie, ma che non è più funzionale al modo di evolversi dei personaggi. E come si dice in giro meglio che nelle mie parole, se non hai letto gli altri, questo rimane un capitolo misterioso. Speriamo che la scrittura di Recami abbia qualche sussulto positivo in futuro.

Prima trama di febbraio, dedicata anche alle notevoli (21) letture del mese di novembre. Su tutte, svetta un libro che in altri tempi non avrei preso in considerazione, ma, in mancanza di viaggi, va bene anche un ottimo libro sul Giappone e sulle sue peculiarità. In fondo alla classifica, un’inutile finto giallo di Ben Pastor, le raffazzonate ricette ricavate dai libri di Camilleri ed un giallo psicologico decisamente poco utile di Simone van der Vlugt. 

#

Autore

Titolo

Editore

Euro

J

1

Charles Willeford

Tempi d’oro per i morti

Feltrinelli

s.p.

2

2

Ben Pastor

Il giaciglio d’acciaio

Repubblica

s.p.

1

3

Massimo Carlotto

Morte di un confidente

Repubblica

s.p.

3

4

Selma Lagerlöf

La saga di Gösta Berling

Corriere della Sera Boreali

8,90

2

5

Marco Malvaldi

Aria di montagna

Repubblica

s.p.

3

6

Rosa Liksom

Scompartimento n.6

Corriere della Sera Boreali

8,90

3,5

7

Antonio Manzini

Ah, l’amore l’amore

Sellerio

15

3

8

Eduardo Mendoza

Città sospesa

Dea Planeta

s.p.

2

9

Cristina Cassar Scalia

Filinona di fine estate

Repubblica

s.p.

2,5

10

Francis Scott Fitzgerald

Per te morirei e altri racconti perduti

Repubblica Duemila

9,90

3

11

Gianrico Carofiglio

La misura del tempo

Einaudi

s.p.

2,5

12

Diego De Silva

Patrocinio gratuito

Repubblica

s.p.

2

13

Andrea Vitali

A cantare fu il cane

Garzanti

13

2,5

14

Loriano Macchiavelli

Il confine del crimine

Repubblica

s.p.

3

15

Autori Vari

La caponatina di Adelina

Trenta editore

16

1

16

Francesco Recami

Morte di un ex tappezziere

Sellerio

14

1,5

17

Alessandro Robecchi

Il tavolo

Repubblica

s.p.

2,5

18

La Pina

I love Japan

Vallardi

s.p.

4

19

Simone Van der Vlugt

All’ombra di mia sorella

Kowalski

s.p.

1

20

Gaetano Savatteri

La città perfetta

Repubblica

s.p.

3

21

Evan S. Connell

Mrs. Bridge

Repubblica Duemila

9,90

3,5

Mi sembra di aver già detto molto, sui nostri stati d’animo sospesi tra case ed idee che non viaggiano. Anche se non usuale nei miei scritti non posso esimermi, in questo denso mese compleannico, di fare, per ora, gli auguri più forti possibili al mio amico dottore.

Per gli altri una citazione lapidaria dal libro di Studs Terkel dedicato a “I giganti del jazz”: “Il jazz poteva nascere solo in America”. Così come le mie esternazioni non potevano che nascere dai libri. Inclusi tutti i miei abbracci. 

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