domenica 25 aprile 2021

Recami + 1 - 25 aprile 2021

Una settimana massimamente dedicata a Francesco Recami ed alle storie della casa di ringhiera. Alcuni racconti (sei più uno) e due romanzi, che però non raggiungono dei grossi livelli di gradimento. Anche se dobbiamo registrare, con questa uscita, la fine (ad ora) delle storie imperniate su Amedeo Consonni ed i suoi amici. Meglio il bonus track con Marco Malvaldi ed un piccolo racconto dei vecchietti del BarLume, anche se in trasferta a Pisa (con alcune interessanti escursioni filologiche).

Francesco Recami “Sei storie della casa di ringhiera” Sellerio euro 14

[A: 07/05/2018 – I: 02/12/2020 – T: 04/12/2020] && e ½

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 285; anno: 2017]

Purtroppo, l’anno di edizione si riferisce alla raccolta delle sei storie, che, come racconti, sono invece stati pubblicati precedentemente, come indicato nella trama. L’unico tentativo, devo dire abbastanza riuscito, è di creare una sorta di filo rosso tra i vari testi, di modo che, pur non essendo un romanzo, si ha come l’impressione di seguire una logica temporale tra di loro. Infatti, il primo racconto si svolge nel Natale del 2011 e poi li altri procedono temporalmente tra Natali e Capodanni, fino all’agosto del 2014.

Fin dal primo racconto, il giallo sembra una variabile poco presente. In “Natale nella casa di Ringhiera” tratto da “Un Natale in giallo” del 2011, l’episodio scatenante è Amedeo che regala un fucile rumoroso al nipotino Enrico. Questi cerca di divertirsi con gli abitanti della casa di ringhiera, anche perché prima di sparare si sente una stentorea voce poliziottesca che rampogna i passanti. Ma è solo un pretesto per presentare, a chi ancora non li conosce, i vari abitanti della casa. Interesse quasi nullo.

Si avanza di poco, passando al “Capodanno nella casa di ringhiera” tratto da “Capodanno in giallo” del 2012. Anche qui, si gira e rigira sui personaggi della casa, sui propositi che loro e tutti noi si fanno l’ultimo dell’anno, per poi mescolarsi quando un tappo di champagne fa svenire Amedeo, e da lì partono le solite confuse circonvoluzioni in cui ognuno pensa che l’altro pensi ma che poi noi dice, per cui… Barboso.

Passano altri mesi fittizi, per cui si arriva al “Ferragosto nella casa di ringhiera” tratto da “Ferragosto in giallo” del 2013. Qui abbiamo il primo dirazzamento, visto che l’unico protagonista diventa l’anziano Luis, quello della BMW. Che rimasto solo nella casa, gli altri essendo in vacanza, si trova coinvolto nel salvataggio di una escort che scappa per oscuri motivi. C’è anche un piccolo scenario “osé” con la signorina che gira nuda per casa di Luis dopo… Ma mica ve lo dico, anche se un po’ meglio degli altri.

Ritorniamo verso Natale con “Scambio di regali nella casa di ringhiera” tratto da “Regalo di Natale” sempre del 2013, dove i regali di Natale preparati da Angela si mischiano a valle di una rapina banca. Divertente il cross-gift, e con qualche risvolto sempre tra il detto ed il taciuto, diventato il marchio di fabbrica di Recami. Si solleva un po’ il labbro per l’ironia.

Arriviamo a febbraio con “Festa di Carnevale nella casa di ringhiera o ‘El Bombo atomico’” tratto da “Carnevale in giallo” del 2014, il primo dove c’è un minimo di giallo. Per la festa tutti si travestono, e Amedeo ed Angela si trovano coinvolti nella ricerca di una collana trafugata in un ricovero per anziani. Il titolo fa poi riferimento ad un mega-botto preparto dai fantomatici peruviani della casa.

E finiamo ancora in estate con “Giallo a Milano (Marittima)” tratto da “Vacanze in giallo” del 2014, anche qui con un giallo: il ritrovamento di due gay morti in una pineta al mare, dove la famiglia Consonni ed Angela (pur se nascosta) passano una settimana estiva. Un po’ di ironia sui morti che si spostano, ed un finale al solito molto ridanciano (o abbastanza).

Come avete capito e come ormai siamo abituati, e sta diventando un marchio di fabbrica un po’ pesante, quello che massimamente succede nelle storie di Recami è che la gente non parla, o se parla non si fa capire, o chi ascolta prende fischi per fiaschi. Diventa alla fine un po’ troppo scontato e ripetitivo, riducendosi al minimo anche gli sprazzi di ilarità che caratterizzavano i primi libri.

Ma si sa, ormai l’ho imparato leggendone, che nelle serialità spesso si cade in trappole senza uscita. Si è costruito un personaggio (tipo Amedeo) con certe caratteristiche e non si riesce a farlo evolvere, a cambiare, nonostante tutte le sollecitazioni all’intorno. Così che alla fine tutto si sclerotizzata e le letture perdono il loro fascino. Speriamo si cambi!

“Era una lettrice cosiddetta ‘forte’, smaltendo all’incirca un libro a settimana.” (150) [ah]

“Amava regalare libri. La cosa la convinceva sotto vari aspetti. Prima di tutto c’era quello culturale: aveva sempre adorato la lettura … Il secondo motivo … era che i regali potevano essere selettivamente personalizzati … Il terzo motivo era, non c’è da vergognarsi, economico.” (150)

Francesco Recami “Ottobre in giallo a Milano” Repubblica “Italia in giallo” 15 s.p. (omaggio di Repubblica)

[A: 28/11/2020 – I: 08/12/2020 – T: 08/12/2020] && -- 

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 46; anno: 2017]

Un racconto che avevo già recensito nell’ambito della trama dedicata a “Un anno in giallo”, dove, pur non essendomi particolarmente piaciuto, aveva qualche elemento di interesse e novità. Qui, isolato dal contesto della raccolta, risulta abbastanza inutile.

Siamo sempre nell’orbita delle avventure della casa di ringhiera. Questo breve excursus è tutto dedicato a Luigi De Angelis detto Luis, ed alle sue tribolazioni di pensionato, anziano, solitario nonché proprietario di una BMW da favola.

Nel contesto del libro da cui è tratto, si parlava di 12 racconti, ognuno dedicato ad un mese (immagino che avrete indovinato il mese di Recami). Ma non solo, ogni testo era collegato al seguente laddove si citava un personaggio, non dell’autore, ma della serie cui il successivo racconto faceva parte.

Così, nel racconto di settembre, due abitanti della casa di ringhiera incontrano Garzon in crociera. Mentre qui, in ottobre, uno dei personaggi “non protagonista”, ma ben presente, è Lorenzo La Marca, un esimio professore ben presente nelle storie di Santo Piazzese, cui era dedicato il mese di novembre.

Qui, tutti questi richiami saltano. Rimane la storia di Luis che, per non essere rapinato da Lorenzo, lo tramortisce. Poi, spaventato, con l’aiuto del tuttofare Angelo, cerca di sbarazzarsi del corpo. Ovviamente, tutti i tentativi abortiscono, ed i due non trovano di meglio che depositarlo all’Ospedale. Luis prima fugge, poi pentito cera di costituirsi ma scopre che nel frattempo La Marca è stato riconosciuto come truffatore di anziani, ed arrestato.

La storia è esile, la mancanza di Amedeo ed Angela si fa sentire (anche perché, stando al romanzo precedente, Consonni dovrebbe essere morto), il tutto svolto come un compitino ben fatto ma niente di più.

Se fossi un insegnante direi all’alunno Recami: con le tue capacità potevi fare di meglio. La prossima volta ti interrogo senza preavviso.

Trama super corta, visto che già ne ho parlato altrove.

Francesco Recami “Il diario segreto del cuore” Sellerio euro 14

[A: 04/11/2020 – I: 12/12/2020 – T: 14/12/2020] &&

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 210; anno: 2018]

L’esimio scrittore aveva detto: faccio sei libri e poi basta. Ma si vede che la casa di ringhiera stimola ancora, e non ci si riesce a staccare. Ha cercato, Recami, di chiudere tutto con una puntata super-confusa, finita con sparatorie e funerale di Amedeo Consonni. Ma labili indizi già ci dicevano che forse c’è ancora carne sul fuoco (o brace sotto la cenere?).

Nel mentre ci si pensa, tanto vale tirar fuori una puntata sghemba, magari tutta incentrata su altro. Così Recami qui punta la penna sulla famiglia Giorgi. In particolare, su Donatella, la madre, e Margherita, la figlia. Il tentativo, come adombrato nel titolo, sarebbe di scrivere una sorta di libro “Cuore” aggiornato alla realtà degli anni Venti del XXI secolo. A parte che di De Amicis preferisco “Amore e ginnastica”, soprattutto nell’interpretazione cinematografica di Senta Berger (qualcuno se lo ricorda, un film del 1973?). Ma, tornando al testo, il risultato è poco convincente.

Insomma, è ottobre (come all’inizio di Cuore), e nella casa di ringhiera sono tutti via. Non c’è Amedeo, presumibilmente morto. Non c’è Angela, rifugiatasi nella casa ligure. Non c’è Luis, in giro chissà dove. Non c’è la signorina Mattei-Ferri, a fare le cure nella stazione termale. Di conseguenza, non c’è il badante, il signor Claudio. Non c’è Antonio, temporaneamente in Germania. E non ci sono i peruviani, misteriosamente scomparsi.

Rimangono solo i Giorgi, con Giampiero, il maggiore, preso dalle turbe da quattordicenne, nonché dalle problematiche relative ai casini confezionati nelle puntate precedenti (e siccome sono tanti e complicati, o li ricordate o li andate a rileggere); e con Margherita, l’alunna modella, che però…

Ecco da qui interviene la pervicace Donatella. Che scopre il diario segreto del titolo, che lo legge (e la struttura ricorda il libro Cuore, con interventi in prima persona, stralci di temi e lettere genitoriali), e che comincia a capire che il mondo finto dorato di Marghi e Giampi forse è meno dorato di quanto sembra. Intanto, scopre che la figlia è bullizzata da alcune sue compagne di classe, in special modo perché (come il sottoscritto) è un anno avanti a scuola. Quindi è per età più piccola, e lei anche per costituzione.

Donatella, nella sua ingenuità, concepisce una vendetta informatica che ha un parziale successo sulle poco intelligenti compagne di scuola della figlia. Purtroppo, innesca una serie di effetti domino cui non aveva pensato. Sentendosi in colpa si confida con il marito separato Claudio, altra aquila. Che ovviamente non fa che guasti, riuscendo a farsi incolpare dalla folla scolastica come pedofilo, malmenato e spedito in ospedale.

Donatella decide allora di riprenderlo in casa, i figli continuano ad essere strani, ed ovviamente le autorità postali sgamano subito il computer da cui sono state fatte le magagne. Incolpando però l’incolpevole Giampiero. Innescando altre piccole (o grandi) incomprensioni.

Anche nella vacanza di idee e di “giallo”, Recami non dimentica il filone principale. Così Luis passa per la casa con una vistosa bionda in auto, e poi torna nell’ombra. Angela ritorna momentaneamente dall’esilio ligure, immergendosi nella tristezza della casa senza Amedeo. Torna da Salsomaggiore la signorina Mattei-Ferri, e dovrà cominciare a risolvere i suoi problemi con Claudio Giorgi. Torna dalla Germania il manovale Antonio, portandosi al seguito la giunonica Yutta. Tornano i peruviani, o meglio le peruviane, che i maschi non si vedono.

Poiché il nostro scrittore non manca di mettere piccoli fiori laddove non sarebbe necessario, c’è anche un drone che sorvola la casa, per schiantarsi su qualche auto in sosta. Non è difficile capire che è uno dei tanti mezzi perché i cattivi che hanno ucciso Consonni tentano di sorvegliare la casa. Ma sono, come sappiamo, più che altro pasticcioni. Come si capisce subito, da due righe e dalla storia di Antonio, che Yutta dovrà essere altro da quello che sembra.

Ma ritornando a “Cuore”, l’unico elemento di interessante divertimento, è la considerazione topografica della vicenda. La casa di ringhiera è in via Accademia, che prosegue in Via De Amicis (ma guarda!), la cui continuazione è via Carducci. Ed il vate fu una delle più alte voci che stigmatizzò la scrittura melensa del sabaudo.

Nel complesso, Recami mostra che sta arrivando alla frutta con questa storia. Certo, le pagine diaristiche sono ben tornite. Come i falsi temi di Margherita. Ed altre piccole escursioni descrittive. Ma il risultato finale non convince, non prende, non è giallo, non è ironico. Continua soltanto a farci vedere che quando non si parla, quando non si ascolta, solo situazioni imbarazzanti escono fuori. Tuttavia, sono sette romanzi che lo ripete, ed è un ritornello ormai un po’ troppo ascoltato.

Francesco Recami “La verità su Amedeo Consonni” Sellerio euro 15 (in realtà, scontato a 12 euro)

[A: 05/11/2019 – I: 14/12/2020 – T: 16/12/2020] && +

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 388; anno: 2019]

Eccoci, finalmente, all’ultimo libro pubblicato che si rifà esplicitamente alle storie della casa di ringhiera. Che invece di 6 sono diventate 8, senza contare poi alcuni racconti di contorno, che comunque portano acqua al disegno generale del nostro teatro d’azione. Teatro costituito appunto dalla casa di ringhiera di via Accademia 14 a Milano.

Certo, aver letto i sette libri precedenti consente di gustare con il piglio giusto questo nuovo libro, dove tutti i personaggi che popolano la casa di ringhiera tornano ad occupare i loro spazi istituzionali.

C’è la falsa invalida, la signorina Mattei-Ferri che cerca in tutti i modi di liberarsi dai ricatti del suo badante, l’ex-alcolista Claudio Giorgi, ormai uscito dal tunnel dell’alcool (o quasi). Claudio che ha scoperto i segreti ospedalieri della signorina e che è tornato (più o meno) nella casa della moglie Donatella, dove sono anche i suoi due figli Margherita e Giampiero (grandi protagonisti del romanzo precedente). C’è l’ottantenne Luigi “Luis” De Angelis, ex-tassista, amico di Consonni, proprietario di una stupenda BMW Z3. 3.2 24 valvole roadster, e preoccupato di avere la casa infestata da fantasmi, quando invece è vittima di un tentativo di raggiro facente capo, come ovvio, allo scapestrato nipote Daniel. C’è l’architetto Du Vivier, sempre alla ricerca di una ristrutturazione economicamente conveniente (ma solo per lui). E prima di parlare di Angela e Amedeo, notiamo la comparsa di Yutta, una bellezza teutonica, calata dalla Germania insieme al manovale Antonio, che si aggira seminuda per i tetti della casa di ringhiera, facendo balzare a mille i cuori e gli ormoni di tutti i maschi dei paraggi.

Ovviamente ritroviamo Angela, che fa la spola tra Milano, dove deve seguire l’andamento del processo al poliziotto probabilmente a capo di un racket di malaffare e prostituzione, e la Riviera, dove ha acquistato una casetta da sogno. In cui vive con tal Amedeo, che però scopriamo presto essere nient’altro che Amedeo travestito, messo sotto protezione in quanto testimone chiave del processo.

Così si svela l’arcano, che era ovvio non potesse morire Amedeo così, senza spiegazioni e lacrime. Ma Amedeo, che attende pazientemente il processo (annoiandosi a morte) ha un colpo di coda, scoprendo nella casa di ringhiera un nascondiglio segreto pieno di lingotti d’oro.

A questo filone, si aggiunge il ritorno della bella Svetka, la prostituta che Amedeo aveva aiutato nel liberarsi del giogo del poliziotto cattivo.

Recami mette molta carne al fuoco, come al solito. Molte storie, storielle che si intrecciano. Angela che non si capacita dell’apatia di Amedeo, non sapendo dei lingotti. Yutta che si muove sfarfalleggiando, ma capiamo presto che ha anche qualche altra cosa in mente. De Angelis ed i suoi problemi economici. La signorina Mattei-Ferri alla ricerca di una macchina fotografica perduta e compromettente. Anche il piccolo Enrico, detto Cipolla, che si avventura sui treni lombardo-liguri alla ricerca del nonno (che ovviamente ritrova, mentre i cattivi no).

C’è tutta una parte dedicata al processo, che avrà una svolta non tanto per merito del redivivo Amedeo, quanto della ritornante Svetka. E sarà forse un caso che il 90% dei lingotti ad un certo punto sparisca, sparendo anche Yutta contemporaneamente?

Mentre tutto il teatro di ringhiera, alla fine, ritrova il proprio posto. Magari malconcio, ma tornando a ricoprire ruoli consoni all’inizio della serie. Quello che Recami spiega in maniera confusionaria e poco convincente è invece proprio il ruolo di Yutta e di altri tedeschi di contorno.

Tanto che ci si domanda se quel poco di apertura che il finale lascia socchiuso non possa prevedere che ci sia qualche altra puntata nel futuro. Domanda legittima ma di risposta dubbia, visto che in parallelo, sta decollando (purtroppo solo nel numero di libri scritti non nel mio gradimento) la serie autonoma delle commedie nere.

Ripeto quanto detto sopra e altrove: Recami scrive in maniera gradevole, ma non sempre gradita; i suoi personaggi farebbero bene, ogni tanto, non solo a parlarsi ma anche a capirsi, invece di continuare nelle loro strade un po’ autistiche. Ma anche se per gustarne le sfumature bisogna seguire i suoi filoni così come si costruiscono, non dispiace averne letto. Con il pensiero ai Navigli ed alle case di ringhiera che ho conosciuto.

Marco Malvaldi “Il Capodanno del cinghiale” Repubblica “Natale in giallo” 4 s.p. (omaggio di Repubblica)

[A: 12/12/2020 – I: 27/12/2020 – T: 27/12/2020] &&& ---

[titolo: originale; lingua: italiano; pagine: 47; anno: 2012]

Come detto anche altrove, lo ripeto qui che non so mai quale trama leggerete prima. E se poi ne leggerete. Nella mini-raccolta del “Natale in Giallo”, otto racconti omaggio di dicembre da parte di Repubblica, ce ne sono tre che avevo già letto. Alcuni da poco, altri da più tempo. Quindi li utilizzo per riempire qualche buco di trama, e qualche altro resoconto da scrivano.

Intanto una considerazione: Repubblica invece di regalare racconti, al fine di vendere i giornali di carta, dovrebbe ripensare meglio alle sue strategie di vendita tra edicola e mercato online. Ma è una polemica che ho cercato di discutere con loro, che, ovviamente, si guardano bene da tenerne conto. Andiamo avanti.

Un secondo rilievo è sul testo in sé, che è nuovamente legato al Capodanno in una collana dedicata al Natale. Infatti, il racconto anche qui proviene dalla raccolta di Sellerio “Capodanno in giallo”. Aggravante, il Capodanno pisano si celebra il 25 marzo, come dico sotto.

Pur ripetendomi, come scrissi, ho rilevato che, rispetto agli altri racconti della raccolta dedicata ai vecchietti del BarLume, qui, almeno, si ritorna ad un minimo di indagine, anche se la soluzione del caso Malvaldi ce la butta lì, senza tante sottigliezze, visto che sembra più interessato a narrare i comportamenti dei goliardi pisani e degli scherzi epocali della confraternita.

L’idea divertente, e comunque reale e non inventata, è il Capodanno pisano, che si celebra il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, essendo 9 mesi prima del Natale. La confraternita del Cinghiale decide di festeggiarlo cantando canzoni maremmane all’interno del Battistero di San Giovanni a Pisa. Peccato che qualcuno si intrufoli (o prenda l’occasione o altro) per commettere il delitto di cui sopra. Ma questo è di poca importanza rispetto sia agli scherzi sia soprattutto alla descrizione del Battistero stesso, mirabile opera di tal Diotisalvi architetto per altro ignoto del dodicesimo secolo, che costruì la cupola con due elementi sovrapposti, l’uno riprendendo la Moschea della Roccia e l’altro la Cupola del Santo Sepolcro, entrambi in quel di Gerusalemme (di cui per ora non dico altro).

In sintesi, in ogni caso, una scrittura che riporta Malvaldi ai punti più interessanti della sua produzione.

Siamo alla quarta settimana del mese, e quindi vanno a riposo allegati ed altro. Rimangano le citazioni come bolle di memoria. Questa volta rimaniamo nel febbraio del 2007, a valle di un libro letto dell’israeliano Yizhar Smilansky, che usava il fantasmatico pseudonimo di S. Yizhar e che nel suo per me libro maestro “La rabbia del vento” ci lascia questa riflessione: “C’è sempre chi rinfocola la propria fiducia con la forza della volontà”. Ma soprattutto, e mi piace ricordarlo in questo 25 aprile, ripenso a quel suo messaggio, “clamans in desertum”, dove nel 1949 sussurrava (non potendo gridarlo): “Forse stiamo facendo agli arabi quello che noi abbiamo subito nella nostra storia di ebrei, forse da vittime che siamo stati lungo tutta la nostra storia siamo diventati carnefici”.

Settimana di attesa per al riapertura dei vaccini, e per gli incastri che si stanno formando, di lavori, di incontri, di possibilità. Proseguiamo, con la fiducia di cui sopra, e con l’affetto che sempre va ai miei lettori. 

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