Francesco Recami “Sei storie della casa di
ringhiera” Sellerio euro 14
[A:
07/05/2018 – I: 02/12/2020 – T: 04/12/2020] &&
e ½
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 285; anno: 2017]
Purtroppo,
l’anno di edizione si riferisce alla raccolta delle sei storie, che, come
racconti, sono invece stati pubblicati precedentemente, come indicato nella
trama. L’unico tentativo, devo dire abbastanza riuscito, è di creare una sorta
di filo rosso tra i vari testi, di modo che, pur non essendo un romanzo, si ha
come l’impressione di seguire una logica temporale tra di loro. Infatti, il
primo racconto si svolge nel Natale del 2011 e poi li altri procedono
temporalmente tra Natali e Capodanni, fino all’agosto del 2014.
Fin
dal primo racconto, il giallo sembra una variabile poco presente. In “Natale
nella casa di Ringhiera” tratto da “Un Natale in giallo” del 2011, l’episodio
scatenante è Amedeo che regala un fucile rumoroso al nipotino Enrico. Questi
cerca di divertirsi con gli abitanti della casa di ringhiera, anche perché
prima di sparare si sente una stentorea voce poliziottesca che rampogna i
passanti. Ma è solo un pretesto per presentare, a chi ancora non li conosce, i
vari abitanti della casa. Interesse quasi nullo.
Si
avanza di poco, passando al “Capodanno nella casa di ringhiera” tratto
da “Capodanno in giallo” del 2012. Anche qui, si gira e rigira sui personaggi
della casa, sui propositi che loro e tutti noi si fanno l’ultimo dell’anno, per
poi mescolarsi quando un tappo di champagne fa svenire Amedeo, e da lì partono
le solite confuse circonvoluzioni in cui ognuno pensa che l’altro pensi ma che
poi noi dice, per cui… Barboso.
Passano
altri mesi fittizi, per cui si arriva al “Ferragosto nella casa di ringhiera”
tratto da “Ferragosto in giallo” del 2013. Qui abbiamo il primo dirazzamento,
visto che l’unico protagonista diventa l’anziano Luis, quello della BMW. Che
rimasto solo nella casa, gli altri essendo in vacanza, si trova coinvolto nel
salvataggio di una escort che scappa per oscuri motivi. C’è anche un piccolo
scenario “osé” con la signorina che gira nuda per casa di Luis dopo… Ma mica ve
lo dico, anche se un po’ meglio degli altri.
Ritorniamo
verso Natale con “Scambio di regali nella casa di ringhiera” tratto da
“Regalo di Natale” sempre del 2013, dove i regali di Natale preparati da Angela
si mischiano a valle di una rapina banca. Divertente il cross-gift, e con
qualche risvolto sempre tra il detto ed il taciuto, diventato il marchio di
fabbrica di Recami. Si solleva un po’ il labbro per l’ironia.
Arriviamo
a febbraio con “Festa di Carnevale nella casa di ringhiera o ‘El Bombo
atomico’” tratto da “Carnevale in giallo” del 2014, il primo dove c’è un
minimo di giallo. Per la festa tutti si travestono, e Amedeo ed Angela si
trovano coinvolti nella ricerca di una collana trafugata in un ricovero per
anziani. Il titolo fa poi riferimento ad un mega-botto preparto dai fantomatici
peruviani della casa.
E
finiamo ancora in estate con “Giallo a Milano (Marittima)” tratto da
“Vacanze in giallo” del 2014, anche qui con un giallo: il ritrovamento di due
gay morti in una pineta al mare, dove la famiglia Consonni ed Angela (pur se
nascosta) passano una settimana estiva. Un po’ di ironia sui morti che si
spostano, ed un finale al solito molto ridanciano (o abbastanza).
Come
avete capito e come ormai siamo abituati, e sta diventando un marchio di
fabbrica un po’ pesante, quello che massimamente succede nelle storie di Recami
è che la gente non parla, o se parla non si fa capire, o chi ascolta prende
fischi per fiaschi. Diventa alla fine un po’ troppo scontato e ripetitivo,
riducendosi al minimo anche gli sprazzi di ilarità che caratterizzavano i primi
libri.
Ma si
sa, ormai l’ho imparato leggendone, che nelle serialità spesso si cade in
trappole senza uscita. Si è costruito un personaggio (tipo Amedeo) con certe
caratteristiche e non si riesce a farlo evolvere, a cambiare, nonostante tutte
le sollecitazioni all’intorno. Così che alla fine tutto si sclerotizzata e le
letture perdono il loro fascino. Speriamo si cambi!
“Era
una lettrice cosiddetta ‘forte’, smaltendo all’incirca un libro a settimana.”
(150) [ah]
“Amava
regalare libri. La cosa la convinceva sotto vari aspetti. Prima di tutto c’era
quello culturale: aveva sempre adorato la lettura … Il secondo motivo … era che
i regali potevano essere selettivamente personalizzati … Il terzo motivo era,
non c’è da vergognarsi, economico.” (150)
Francesco
Recami “Ottobre in giallo a Milano” Repubblica “Italia in giallo” 15 s.p.
(omaggio di Repubblica)
[A: 28/11/2020
– I: 08/12/2020 – T: 08/12/2020] &&
--
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 46; anno: 2017]
Un racconto
che avevo già recensito nell’ambito della trama dedicata a “Un anno in giallo”,
dove, pur non essendomi particolarmente piaciuto, aveva qualche elemento di
interesse e novità. Qui, isolato dal contesto della raccolta, risulta
abbastanza inutile.
Siamo
sempre nell’orbita delle avventure della casa di ringhiera. Questo breve
excursus è tutto dedicato a Luigi De Angelis detto Luis, ed alle sue
tribolazioni di pensionato, anziano, solitario nonché proprietario di una BMW
da favola.
Nel
contesto del libro da cui è tratto, si parlava di 12 racconti, ognuno dedicato
ad un mese (immagino che avrete indovinato il mese di Recami). Ma non solo,
ogni testo era collegato al seguente laddove si citava un personaggio, non
dell’autore, ma della serie cui il successivo racconto faceva parte.
Così,
nel racconto di settembre, due abitanti della casa di ringhiera incontrano
Garzon in crociera. Mentre qui, in ottobre, uno dei personaggi “non
protagonista”, ma ben presente, è Lorenzo La Marca, un esimio professore ben presente
nelle storie di Santo Piazzese, cui era dedicato il mese di novembre.
Qui,
tutti questi richiami saltano. Rimane la storia di Luis che, per non essere
rapinato da Lorenzo, lo tramortisce. Poi, spaventato, con l’aiuto del tuttofare
Angelo, cerca di sbarazzarsi del corpo. Ovviamente, tutti i tentativi
abortiscono, ed i due non trovano di meglio che depositarlo all’Ospedale. Luis
prima fugge, poi pentito cera di costituirsi ma scopre che nel frattempo La
Marca è stato riconosciuto come truffatore di anziani, ed arrestato.
La
storia è esile, la mancanza di Amedeo ed Angela si fa sentire (anche perché,
stando al romanzo precedente, Consonni dovrebbe essere morto), il tutto svolto
come un compitino ben fatto ma niente di più.
Se
fossi un insegnante direi all’alunno Recami: con le tue capacità potevi fare di
meglio. La prossima volta ti interrogo senza preavviso.
Trama
super corta, visto che già ne ho parlato altrove.
Francesco
Recami “Il diario segreto del cuore” Sellerio euro 14
[A: 04/11/2020
– I: 12/12/2020 – T: 14/12/2020] &&
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 210; anno: 2018]
L’esimio
scrittore aveva detto: faccio sei libri e poi basta. Ma si vede che la casa di
ringhiera stimola ancora, e non ci si riesce a staccare. Ha cercato, Recami, di
chiudere tutto con una puntata super-confusa, finita con sparatorie e funerale
di Amedeo Consonni. Ma labili indizi già ci dicevano che forse c’è ancora carne
sul fuoco (o brace sotto la cenere?).
Nel
mentre ci si pensa, tanto vale tirar fuori una puntata sghemba, magari tutta
incentrata su altro. Così Recami qui punta la penna sulla famiglia Giorgi. In
particolare, su Donatella, la madre, e Margherita, la figlia. Il tentativo,
come adombrato nel titolo, sarebbe di scrivere una sorta di libro “Cuore” aggiornato
alla realtà degli anni Venti del XXI secolo. A parte che di De Amicis
preferisco “Amore e ginnastica”, soprattutto nell’interpretazione
cinematografica di Senta Berger (qualcuno se lo ricorda, un film del 1973?).
Ma, tornando al testo, il risultato è poco convincente.
Insomma,
è ottobre (come all’inizio di Cuore), e nella casa di ringhiera sono tutti via.
Non c’è Amedeo, presumibilmente morto. Non c’è Angela, rifugiatasi nella casa
ligure. Non c’è Luis, in giro chissà dove. Non c’è la signorina Mattei-Ferri, a
fare le cure nella stazione termale. Di conseguenza, non c’è il badante, il
signor Claudio. Non c’è Antonio, temporaneamente in Germania. E non ci sono i
peruviani, misteriosamente scomparsi.
Rimangono
solo i Giorgi, con Giampiero, il maggiore, preso dalle turbe da quattordicenne,
nonché dalle problematiche relative ai casini confezionati nelle puntate
precedenti (e siccome sono tanti e complicati, o li ricordate o li andate a
rileggere); e con Margherita, l’alunna modella, che però…
Ecco
da qui interviene la pervicace Donatella. Che scopre il diario segreto del
titolo, che lo legge (e la struttura ricorda il libro Cuore, con interventi in
prima persona, stralci di temi e lettere genitoriali), e che comincia a capire
che il mondo finto dorato di Marghi e Giampi forse è meno dorato di quanto
sembra. Intanto, scopre che la figlia è bullizzata da alcune sue compagne di
classe, in special modo perché (come il sottoscritto) è un anno avanti a
scuola. Quindi è per età più piccola, e lei anche per costituzione.
Donatella,
nella sua ingenuità, concepisce una vendetta informatica che ha un parziale
successo sulle poco intelligenti compagne di scuola della figlia. Purtroppo,
innesca una serie di effetti domino cui non aveva pensato. Sentendosi in colpa
si confida con il marito separato Claudio, altra aquila. Che ovviamente non fa
che guasti, riuscendo a farsi incolpare dalla folla scolastica come pedofilo,
malmenato e spedito in ospedale.
Donatella
decide allora di riprenderlo in casa, i figli continuano ad essere strani, ed
ovviamente le autorità postali sgamano subito il computer da cui sono state
fatte le magagne. Incolpando però l’incolpevole Giampiero. Innescando altre
piccole (o grandi) incomprensioni.
Anche
nella vacanza di idee e di “giallo”, Recami non dimentica il filone principale.
Così Luis passa per la casa con una vistosa bionda in auto, e poi torna
nell’ombra. Angela ritorna momentaneamente dall’esilio ligure, immergendosi
nella tristezza della casa senza Amedeo. Torna da Salsomaggiore la signorina
Mattei-Ferri, e dovrà cominciare a risolvere i suoi problemi con Claudio
Giorgi. Torna dalla Germania il manovale Antonio, portandosi al seguito la
giunonica Yutta. Tornano i peruviani, o meglio le peruviane, che i maschi non
si vedono.
Poiché
il nostro scrittore non manca di mettere piccoli fiori laddove non sarebbe
necessario, c’è anche un drone che sorvola la casa, per schiantarsi su qualche
auto in sosta. Non è difficile capire che è uno dei tanti mezzi perché i
cattivi che hanno ucciso Consonni tentano di sorvegliare la casa. Ma sono, come
sappiamo, più che altro pasticcioni. Come si capisce subito, da due righe e
dalla storia di Antonio, che Yutta dovrà essere altro da quello che sembra.
Ma
ritornando a “Cuore”, l’unico elemento di interessante divertimento, è la
considerazione topografica della vicenda. La casa di ringhiera è in via
Accademia, che prosegue in Via De Amicis (ma guarda!), la cui continuazione è
via Carducci. Ed il vate fu una delle più alte voci che stigmatizzò la
scrittura melensa del sabaudo.
Nel
complesso, Recami mostra che sta arrivando alla frutta con questa storia.
Certo, le pagine diaristiche sono ben tornite. Come i falsi temi di Margherita.
Ed altre piccole escursioni descrittive. Ma il risultato finale non convince,
non prende, non è giallo, non è ironico. Continua soltanto a farci vedere che
quando non si parla, quando non si ascolta, solo situazioni imbarazzanti escono
fuori. Tuttavia, sono sette romanzi che lo ripete, ed è un ritornello ormai un
po’ troppo ascoltato.
Francesco
Recami “La verità su Amedeo Consonni” Sellerio euro 15 (in realtà, scontato a
12 euro)
[A: 05/11/2019
– I: 14/12/2020 – T: 16/12/2020] &&
+
[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 388; anno: 2019]
Eccoci,
finalmente, all’ultimo libro pubblicato che si rifà esplicitamente alle storie
della casa di ringhiera. Che invece di 6 sono diventate 8, senza contare poi
alcuni racconti di contorno, che comunque portano acqua al disegno generale del
nostro teatro d’azione. Teatro costituito appunto dalla casa di ringhiera di
via Accademia 14 a Milano.
Certo,
aver letto i sette libri precedenti consente di gustare con il piglio giusto
questo nuovo libro, dove tutti i personaggi che popolano la casa di ringhiera
tornano ad occupare i loro spazi istituzionali.
C’è
la falsa invalida, la signorina Mattei-Ferri che cerca in tutti i modi di
liberarsi dai ricatti del suo badante, l’ex-alcolista Claudio Giorgi, ormai
uscito dal tunnel dell’alcool (o quasi). Claudio che ha scoperto i segreti
ospedalieri della signorina e che è tornato (più o meno) nella casa della
moglie Donatella, dove sono anche i suoi due figli Margherita e Giampiero
(grandi protagonisti del romanzo precedente). C’è l’ottantenne Luigi “Luis” De
Angelis, ex-tassista, amico di Consonni, proprietario di una stupenda BMW Z3.
3.2 24 valvole roadster, e preoccupato di avere la casa infestata da fantasmi,
quando invece è vittima di un tentativo di raggiro facente capo, come ovvio,
allo scapestrato nipote Daniel. C’è l’architetto Du Vivier, sempre alla ricerca
di una ristrutturazione economicamente conveniente (ma solo per lui). E prima
di parlare di Angela e Amedeo, notiamo la comparsa di Yutta, una bellezza
teutonica, calata dalla Germania insieme al manovale Antonio, che si aggira
seminuda per i tetti della casa di ringhiera, facendo balzare a mille i cuori e
gli ormoni di tutti i maschi dei paraggi.
Ovviamente
ritroviamo Angela, che fa la spola tra Milano, dove deve seguire l’andamento
del processo al poliziotto probabilmente a capo di un racket di malaffare e
prostituzione, e la Riviera, dove ha acquistato una casetta da sogno. In cui
vive con tal Amedeo, che però scopriamo presto essere nient’altro che Amedeo
travestito, messo sotto protezione in quanto testimone chiave del processo.
Così
si svela l’arcano, che era ovvio non potesse morire Amedeo così, senza
spiegazioni e lacrime. Ma Amedeo, che attende pazientemente il processo
(annoiandosi a morte) ha un colpo di coda, scoprendo nella casa di ringhiera un
nascondiglio segreto pieno di lingotti d’oro.
A
questo filone, si aggiunge il ritorno della bella Svetka, la prostituta che
Amedeo aveva aiutato nel liberarsi del giogo del poliziotto cattivo.
Recami
mette molta carne al fuoco, come al solito. Molte storie, storielle che si
intrecciano. Angela che non si capacita dell’apatia di Amedeo, non sapendo dei
lingotti. Yutta che si muove sfarfalleggiando, ma capiamo presto che ha anche
qualche altra cosa in mente. De Angelis ed i suoi problemi economici. La
signorina Mattei-Ferri alla ricerca di una macchina fotografica perduta e
compromettente. Anche il piccolo Enrico, detto Cipolla, che si avventura sui
treni lombardo-liguri alla ricerca del nonno (che ovviamente ritrova, mentre i
cattivi no).
C’è
tutta una parte dedicata al processo, che avrà una svolta non tanto per merito
del redivivo Amedeo, quanto della ritornante Svetka. E sarà forse un caso che
il 90% dei lingotti ad un certo punto sparisca, sparendo anche Yutta
contemporaneamente?
Mentre
tutto il teatro di ringhiera, alla fine, ritrova il proprio posto. Magari
malconcio, ma tornando a ricoprire ruoli consoni all’inizio della serie. Quello
che Recami spiega in maniera confusionaria e poco convincente è invece proprio
il ruolo di Yutta e di altri tedeschi di contorno.
Tanto
che ci si domanda se quel poco di apertura che il finale lascia socchiuso non possa
prevedere che ci sia qualche altra puntata nel futuro. Domanda legittima ma di
risposta dubbia, visto che in parallelo, sta decollando (purtroppo solo nel
numero di libri scritti non nel mio gradimento) la serie autonoma delle
commedie nere.
Ripeto
quanto detto sopra e altrove: Recami scrive in maniera gradevole, ma non sempre
gradita; i suoi personaggi farebbero bene, ogni tanto, non solo a parlarsi ma
anche a capirsi, invece di continuare nelle loro strade un po’ autistiche. Ma
anche se per gustarne le sfumature bisogna seguire i suoi filoni così come si
costruiscono, non dispiace averne letto. Con il pensiero ai Navigli ed alle
case di ringhiera che ho conosciuto.
Marco
Malvaldi “Il Capodanno del cinghiale” Repubblica “Natale in giallo” 4 s.p.
(omaggio di Repubblica)
[A: 12/12/2020
– I: 27/12/2020 – T: 27/12/2020] &&&
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[titolo:
originale; lingua: italiano; pagine: 47; anno: 2012]
Come
detto anche altrove, lo ripeto qui che non so mai quale trama leggerete prima.
E se poi ne leggerete. Nella mini-raccolta del “Natale in Giallo”, otto
racconti omaggio di dicembre da parte di Repubblica, ce ne sono tre che avevo
già letto. Alcuni da poco, altri da più tempo. Quindi li utilizzo per riempire
qualche buco di trama, e qualche altro resoconto da scrivano.
Intanto
una considerazione: Repubblica invece di regalare racconti, al fine di vendere
i giornali di carta, dovrebbe ripensare meglio alle sue strategie di vendita
tra edicola e mercato online. Ma è una polemica che ho cercato di discutere con
loro, che, ovviamente, si guardano bene da tenerne conto. Andiamo avanti.
Un
secondo rilievo è sul testo in sé, che è nuovamente legato al Capodanno in una
collana dedicata al Natale. Infatti, il racconto anche qui proviene dalla
raccolta di Sellerio “Capodanno in giallo”. Aggravante, il Capodanno pisano si
celebra il 25 marzo, come dico sotto.
Pur
ripetendomi, come scrissi, ho rilevato che, rispetto agli altri racconti della
raccolta dedicata ai vecchietti del BarLume, qui, almeno, si ritorna ad un
minimo di indagine, anche se la soluzione del caso Malvaldi ce la butta lì,
senza tante sottigliezze, visto che sembra più interessato a narrare i
comportamenti dei goliardi pisani e degli scherzi epocali della confraternita.
L’idea
divertente, e comunque reale e non inventata, è il Capodanno pisano, che si
celebra il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, essendo 9 mesi prima del
Natale. La confraternita del Cinghiale decide di festeggiarlo cantando canzoni
maremmane all’interno del Battistero di San Giovanni a Pisa. Peccato che
qualcuno si intrufoli (o prenda l’occasione o altro) per commettere il delitto
di cui sopra. Ma questo è di poca importanza rispetto sia agli scherzi sia
soprattutto alla descrizione del Battistero stesso, mirabile opera di tal
Diotisalvi architetto per altro ignoto del dodicesimo secolo, che costruì la
cupola con due elementi sovrapposti, l’uno riprendendo la Moschea della Roccia
e l’altro la Cupola del Santo Sepolcro, entrambi in quel di Gerusalemme (di cui
per ora non dico altro).
In
sintesi, in ogni caso, una scrittura che riporta Malvaldi ai punti più
interessanti della sua produzione.
Siamo
alla quarta settimana del mese, e quindi vanno a riposo allegati ed altro.
Rimangano le citazioni come bolle di memoria. Questa volta rimaniamo nel
febbraio del 2007, a valle di un libro letto dell’israeliano Yizhar Smilansky,
che usava il fantasmatico pseudonimo di S. Yizhar e che nel suo per me
libro maestro “La rabbia del vento” ci lascia questa riflessione: “C’è sempre
chi rinfocola la propria fiducia con la forza della volontà”. Ma soprattutto, e
mi piace ricordarlo in questo 25 aprile, ripenso a quel suo messaggio, “clamans
in desertum”, dove nel 1949 sussurrava (non potendo gridarlo): “Forse stiamo
facendo agli arabi quello che noi abbiamo subito nella nostra storia di ebrei,
forse da vittime che siamo stati lungo tutta la nostra storia siamo diventati
carnefici”.
Settimana di attesa per al riapertura dei vaccini, e per gli incastri che si stanno formando, di lavori, di incontri, di possibilità. Proseguiamo, con la fiducia di cui sopra, e con l’affetto che sempre va ai miei lettori.
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