Colin Dexter “Al momento della scomparsa la
ragazza indossava” Sellerio euro 14
[A: 09/10/2017 – I: 04/11/2019 – T: 07/11/2019]
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[tit. or.: Last seen wearing; ling. or.: inglese; pagine: 390; anno 1976]
Acquistato a pochi
mesi dalla scomparsa del bravo Colin Dexter, e messo nei “long reading”,
letture che si fanno, o si faranno, laddove non c’è fretta. Probabilmente un
filino sotto il primo libro dedicato all’ispettore E. Morse (e come dissi
allora, io so cosa c’è dietro quella “E”, ma Colin lo dirà solo al tredicesimo
episodio…), ma con i punti fermi che abbiamo imparato a conoscere e che ne
fanno un giallo intrigante, e con una buona dosa di accattivante simpatia.
Dicevamo dei punti
fermi, cioè prima di tutto la passione di Dexter per l’enigmistica e le
cripticità. Non a caso, Morse, per rilassarsi risolve i cruciverba del Times,
cronometrandosi sulla riuscita. Tra i tanti spunti, quello più riuscito, è
quando si imbatte nella seguente definizione di 5 lettere: “Un antico nome in
codice del tricheco”, la cui soluzione è, guarda caso, Morse. Che è il nome del
nostro ispettore, che è l’inventore di un codice (appunto l’alfabeto Morse) e
che, finalmente, è anche il nome in inglese antico del tricheco.
C’è un altro gioco
di rimandi, un po’ più lungo, ma che vi riporto in coda. Poi ci sono le
soluzioni del giallo, che, da un certo punto in poi impegnano Morse e Lewis in
una gara chi riesce a trovare la soluzione migliore, e che, riempiendo pagine
su pagine, prima ci convincono e poi loro stessi smontano. Rimandando, il
gioco, ai nostri due personaggi. Morse, sempre molto attaccato alla birra,
sempre ponendo quesiti che sembrano strampalati, ma che, in un certo modo
trasversale, anticipano il pensiero obliquo del futuro commissario Adamsberg
della francese Vargas. Lewis più concreto, più attaccato alle prove materiali,
in questo buona spalla e contraltare di Morse. La capacità di Dexter è di tener
viva l’attenzione del lettore per quasi 400 pagine, partendo da un assunto
semplice, e complicandolo man mano.
Si parte dalla
scomparsa della giovane Valerie avvenuta due anni prima. Il caso viene ora
affidato a Morse perché l’ispettore che se ne stava occupando muore
improvvisamente e subito dopo viene recapitata ai genitori di Valerie una
lettera sembra scritta dalla stessa ragazza che dice di star bene. Valerie era
una bella ragazza, spesso contorniata da spasimanti, che frequentava un college
inglese. Nel quale troviamo un preside, Philippson, insediatosi l’anno precedente
la scomparsa di Valerie, un vicepreside, Baines, losco ed intrallazzino, un
professore di francese, Acum, che poco dopo la scomparsa di Valerie si dimette
e va a cercare un posto meno appariscente nel Galles. Poi c’è la madre di
Valerie, mediamente alcolista e ludopatica, che forse spende soldi che non
potrebbe permettersi con gli stipendi della casa, essendo il marito, sposato
due anni dopo la nascita di Valerie e non padre della stessa, solo il
responsabile della discarica dei rifiuti della cittadina di Oxford. Che ricordo
è sempre il centro delle vicende di Dexter.
Morse e Lewis si
dedicano al problema, con due filosofie opposte. Lewis pensa che la ragazza sia
scomparsa, Morse che sia stata uccisa. Le indagini portano i due a tutta una
serie di scoperte. Philippson, prima di diventare preside, aveva avuto
un’avventura con Valerie, di poco seguito, ma che era rimasta nella testa del
preside, tanto che, durante un amplesso, chiama Valerie la moglie Sheila.
Ritrovando i
registri del giorno della scomparsa, Acum dovrebbe essere l’ultimo ad averla
vista, avendola convocata perché rischiava nuovamente di essere bocciata in
francese, lingua che non riusciva a parlare. Anche la madre sembra assai strana
sulla descrizione dell’ultimo pranzo. Ed il marito… La situazione precipita
quando anche Baines viene ucciso. A questo punto le caselle informative di
Morse e Lewis si intersecano, scoprendo che Baines era sicuramente addetto ai
ricatti. Scoprendo inoltre che la scomparsa aveva di sicuro subito un aborto. Ma
chi era il padre? C’è la prima ipotesi di Lewis che sia tutto sulle spalle del
preside che, rimasto invaghito della bella Valerie ed essendo questa rimasta
incinta, prima la fa abortire, poi, magari per complicazione o altro, la
uccide, ma è scoperto da Baines che inizia a ricattarlo. Philippson ad un certo
punto non ce la fa più ed uccide anche Baines.
Dopo averla
montata e smontata Lewis e Morse convergono su di una più complessa vicenda.
Valerie incinta chiede aiuto alla madre che però sospetta che il marito sia il
padre, la uccide, si traveste, si fa vedere in giro, poi torna e con il marito
nasconde il cadavere nella discarica. Ma Baines è in agguato, la vede perché
nel frattempo è diventato l’amante della madre. La signora Taylor, esaurita,
dopo due anni di ricatti decide di far fuori Baines. Ma e il professore di
francese? Perché è andato via?
Mentre analizzano
questa versione, Morse ne costruisce una terza, dove Valerie non è morta, ma
fuggita con Acum, che per questo si trasferisce nel Galles. Ma la moglie di
Acum che fine ha fatto? E quando Morse visita Acum, parla con quella che si
presenta come moglie (sia essa la prima o Valerie), e le parla in francese (che
Valerie quando studiava masticava appena), e la moglie di Acum gli risponde
spolverando un fine accento parigino. Nel finale dei finali, Morse ripassa più
e più volte le tre ipotesi, aggiunge prove possibili, verifiche probabili,
raggiungendo, alla fine, la soluzione delle soluzioni, che vi lascio leggere. È
classicamente ortodosso Dexter, che non solo non usa trucchi per confondere il
lettore, ma alla fine, ci dice tutto (o almeno il 90%) con il viatico di S. S.
Van Dine che lo guarda dall’alto ed approva. Sempre una lettura stimolante. Se
trovo gli altri volumi mi sa che ne leggo ancora.
“Il gioco d’azzardo offre al povero l’illusione i
ottenere qualcosa in cambio di niente.” (212)
Il cripticismo delle coincidenze fa citare a Morse,
il Salmo 46 della Bibbia di re Giacomo, che riporto:
Psalm 46: To the
chief Musician for the sonnes of Korah, a song upon Alamoth. [Al maestro del
coro dei figli di Core. Canto di Alamoth]
1.
God is our refuge and
strength: a very present help in trouble. [Dio è per noi
rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce.]
2.
Therefore, will not we
feare, though the earth be remoued: and though the mountaines be caried into
the midst of the sea. [Perciò non
temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare.]
3.
Though the waters thereof
roare, and be troubled, though the mountaines shake with the swelling
thereof. Selah. [Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i
monti per i suoi flutti.]
4.
There is a river, the
streames wherof shall make glad the citie of God: the holy place of the
Tabernacles of the most High. [Un fiume e i suoi
ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell'Altissimo.]
5.
God is in the midst of her:
she shal not be moued; God shall helpe her, and that right early. [Dio sta in essa:
non potrà vacillare; la soccorrerà Dio, prima del mattino.]
6.
The heathen raged, the
kingdomes were mooued: he uttered his voice, the earth melted. [Fremettero le
genti, i regni si scossero; egli tuonò, si sgretolò la terra.]
7.
The Lord of hosts is with us;
the God of Iacob is our refuge. Selah. [Il Signore
degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.]
8.
Come, behold the works of
the Lord, what desolations hee hath made in the earth. [Venite, vedete le
opere del Signore, egli ha fatto portenti sulla terra.]
9.
He maketh warres to cease unto
the end of the earth: hee breaketh the bow, and cutteth the speare in
sunder, he burneth the chariot in the fire. [Farà cessare le
guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà con il fuoco gli scudi.]
10.
Be still and know that I am
God: I will be exalted among the heathen, I will be exalted in the earth. [Fermatevi e
sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.]
11.
The Lord of hosts is with
us; the God of Iacob is our refuge. Selah. [Il Signore
degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.]
Ebbene, se uniamo la 46^ parola dall’inizio con la
46^ dalla fine (che ho messo in grassetto) otteniamo la parola “Shakespeare”.
Fantastico! Ricordo ai più che Shakespeare morì nel 1616 e che la Bibbia fu
pubblicata nel 1611, durante il 46° anno di vita del sommo scrittore. (Ho
riportato tra parentesi la versione ufficiale rilasciata dalle autorità
vaticane).
Colin
Dexter “Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn” Sellerio s.p. (Regalo de “I
Floridi”: Mario, Ines e la signora Laura)
[A: 07/05/2019 – I: 12/02/2020 – T: 15/02/2020]
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[tit. or.: The silent world of Nicholas Quinn; ling. or.: inglese; pagine: 339; anno 1977]
Non posso che continuare ringraziare la casa editrice Sellerio per
avermi fatto scoprire questo scrittori di trame poliziesche, dall’andamento
garbato e dalla capacità di solleticare quel meccanismo base di questi romanzi:
chi è stato? Tanto che, in inglese, c’è proprio un filone di gialli
ribattezzato “whodunnit”. Dexter non manca inoltre di caratterizzate un certo
mondo inglese, snobetto e con la puzza sotto il naso.
Qui, in questa terza indagine del tenente Morse, e
del suo fido aiutante Lewis, aggiunge due assi alla già capiente manica.
Intanto, sceglie di far svolgere il dramma nel mondo accademico di Oxford,
mondo che ben conosce per aver insegnato greco e latino da quelle parti.
Inoltre, complica la ricerca di chi è stato, dividendo il romanzo in quattro
parti, ognuna alla ricerca dello svelamento di un mistero. E cioè, perché?,
quando?, come?, e solo alla fine, chi? Come confesserà quando si ritirerà dalla
scrittura, sappiamo poi che l’ispettore E. Morse (e ci vorranno molti romanzi
prima di svelare cosa si cela dietro quella “E.”) è un degno specchio di Dexter
stesso, entrambi essendo appassionati di parole crociate, di letteratura
inglese, e della musica di Wagner. Qui, aumenta l’empatia personale verso il
testo mettendo al centro della vicenda il professor Nicholas Quinn, che è quasi
completamento sordo e di conseguenza sopperisce al deficit con una grande
capacità di lettura labiale. Come personalmente dovette fare lo stesso Dexter,
dovendo a 36 anni passare a cariche amministrative per la sua personale
sordità.
Passando al testo, la storia si svolge nell’ambito
di un Comitato Esami Esteri, che sovraintende a tutti gli esami in lingua
inglese in giro per il mondo. In questo Comitato, Dexter, ben esperto del ramo,
caratterizza i diversi personaggi: il Decano del Comitato, Tom Bartlett, il
segretario del Comitato, il chimico Chirstopher Roope, la linguista Monica
Height, l’assistente Donald Martin ed il segretario Philip Ogleby. Cui si
aggiunge, in sostituzione dello storico George Blend, trasferitosi all’estero
per seguire i programmi da vicino, per l’appunto il “sordo” Nicholas Quinn. Il
dramma nasce alla scoperta della morte di Quinn, avvelenato da una bottiglia di
sherry manomessa con acido cianidrico. Morse si immerge nelle atmosfere
accademiche, capendo ben presto che si tratta di un caso spinoso. Ben presto si
risponde alla prima domanda.
Quinn è morto per aver scoperto irregolarità negli
esami. Faccenda complicata quando si scopre la morte di un secondo membro del
Comitato, il segretario Ogleby, che aveva scoperto qualcosa senza divulgarlo.
Morse vagola nel buio, senza trovar conforto nei suoi passatempi. Non riesce
risolvere un enigma del Times (su cui torneremo), non ha pace anche se ascolta
Wagner. Né riesce a tirar fuori notizie nuove duranti gli interrogatori ai
membri del Comitato, che spesso si svolgono al pub, data la sua altrettanto
notoria passione per la birra.
Una svolta potrebbe avvenire quando Morse scopre
che molte persone del Comitato, Quinn, Bartlett, Monica e Donald hanno passato
parte del pomeriggio incriminato nella sala di un cinema dove proiettano il fil
porno “La ninfomane”. Ma con il suo andamento lento, e con le conoscenze che
gli instilla Dexter, alla fine Morse ha un lampo linguistico di genio. Capisce
che Quinn, pur esperto nella lettura labiale, potrebbe aver fatto confusione
nel decifrare un nome pronunciato durante una riunione con arabi corrotti,
confondendo due lettere dal moto similare, la “B” e la “M”. Per cui
l’integerrimo Quinn cercava di smascherare un presunto colpevole delle frodi
agli esami, per poi essere ucciso dall’altro vero colpevole. Come nei classici della
miglior fattura, c’è tutto un capitolo in cui Morse disvela al buon Lewis tutta
la trama e tutte le azioni di tutte le persone coinvolte. Smascherando non solo
le trame in quel di Oxford, ma anche il ruolo estero del fantomatico Blend.
Ci sono anche altre sottotrame che la scrittura è
ben coinvolgente nel rappresentare tutto il mondo accademico, anche nelle sue
sottocomponenti familiari. Ma qui è sufficiente quanto detto. Rimaniamo legati
alle repentine intuizioni di Morse, anche se per arrivare alla soluzione del
cruciverba impiega molto più del dovuto. Qui appunto chiudiamo la parentesi
aperta sopra, che per molto tempo Morse si arrovella sulla domanda di dove si
trovino le “isole di Langerhans”. Certo, se si fosse già in tempi di Wikipedia
avrebbe avuto la risposta facile, ma Morse, da buon ortodosso delle parole
crociate, deve, come faceva mia madre e come fa tuttora mia zia, risolverle con
le proprie conoscenze, senza affidarsi a strumenti esterni. Altro elemento di
ironia spesso presente sono le citazioni che ogni tanto spuntano tra le righe
del testo, attribuite al fittizio lessicografo "Diogenes Small", del
quale Dexter, per rendere più abile la finzione, costruisce anche una finta bio-bibliografia.
Insomma, un noir deduttivo, che non delude e che si segue con piacere, sperando
che gli altri romanzi dell’ispettore Morse siano altrettanto gradevoli, come
quando corregge un sospetto dicendo: “Deve sapere che noi della
polizia non ‘andiamo’ mai da nessuna parte e ci ‘rechiamo’ dappertutto.” Mitico.
Colin
Dexter “I casi dell’Ispettore Morse. Volume II” Sellerio euro 22 (in realtà,
scontato a 18,70 euro)
[A:
02/12/2019 – I: 23/04/2021 – T: 27/04/2021] - &&&&
[tit.
or.: vedi singoli romanzi; ling. or.: inglese; pagine: 767;
anno 2019]
Finalmente
trovo il modo ed il tempo di leggere ancora le pagine di Colin Dexter sulle
avventure dell’ineffabile ispettore E. Morse (dove quell’E. verrà svelato
ancora tra molti libri). Qui, Sellerio si presta ad un’operazione che, in
gioventù, avevo visto fare da Mondadori. Dato un direi più o meno discreto
successo di un autore e/o di un suo personaggio, negli anni ’60, Mondadori
faceva uscire un volume con tre opere dell’autore, chiamandole “Omnibus”. E
Sellerio, ad anni di distanza, riprende questo costume con i suoi autori più
gettonati (dal pubblico o dalla critica), pubblicando “Omnibus” su Montalbano,
Malvaldi, Gimenez-Bartlett, Manzini. E molti altri, tra cui il nostro benamato
Dexter, di cui qui abbiamo altre tre opere, arrivando quindi alla lettura di
sei delle 13 vicende del nostro ispettore.
Per
inciso, l’anno sopra riportato è relativo all’assemblaggio fatto da Sellerio,
mentre le date degli scritti sono riportate per ogni titolo. Altro inciso, per
ricordare (e ne svilupperò meglio più avanti nelle letture, spero) che Dexter
era un appassionato di “cruciverba cifrati”, ed il suo più grande rivale nella
stesura di questi rompicapo fu il banchiere Sir Christopher Jeremy Morse. Penso
che abbiate capito.
Niente
vacanze per l’ispettore Morse (pag. 11-277)
[tit. or.: Service of all the Dead; anno 1979]
Dopo
tre romanzi, vediamo Dexter cambiare leggermente spartito nella sua musica. Non
cambiano i personaggi, anche se acquistano (o perdono) alcune delle loro
caratteristiche, tanto da renderli, in un certo senso, più “veri” (o più
aderenti ad una realtà che sappiamo bene essere capace di mutare negli anni,
crescere, approfondire, insomma meravigliare).
Gli
interpreti principali sono al solito l’ispettore Morse ed il suo aiuto, il
sergente Lewis. Anche se qui l’andamento del romanzo è tendenzialmente più
lento e dilatato, con Morse che interviene solo ad un certo punto. E solo in
seguito interviene anche l’aiutante Lewis. Qui non ci sono giochi criptici, né
cifrari da decrittare. La struttura invece, visto che la maggior parte della
storia si svolge in una chiesa, segue una ripartizione in quattro libri, i cui
titoli derivano dalla Bibbia. I primi due sono battezzati “Primo e Secondo
libro delle Cronache”. Come saprebbe un fine biblista, il primo riporta la
storia degli Ebrei, quasi a rappresentarne lo scenario. Il secondo è centrato
sul regno di Salomone.
Nel
romanzo di Dexter, allora, il primo libro introduce la vita dei vari personaggi
della vicenda: il reverendo Lionel Lawson, l’amministratore ecclesiastico Harry
Josephs, sua moglie Brenda Josephs, infermiera, l’organista Paul Morris, con il
figlio Peter, e Ruth Rawlinson, un po’
donna delle pulizie in chiesa, un po’ badante alla madre inferma. Compare,
seppur non esplicitamente, anche il fratello di Lionel, Philip.
Nel
secondo, quasi ad ergersi a moderno Salomone, entra in scena Morse. E vedremo
come.
Il
terzo “atto” si intitola “Libro di Ruth”, dove in sostanza si assiste alle
dichiarazioni rese da Ruth alla polizia. Il “gioco”, per Dexter, è prefigurare
il rapporto tra Ruth e la madre, come quello tra Rut e la suocera Noemi,
laddove Rut sacrifica le sue possibilità di rifarsi una vita pur di rimanere
con l'anziana.
L’ultimo
atto non poteva che intitolarsi “Libro dell’Apocalisse”, il nome nella Bibbia
inglese dell’ultimo libro della Bibbia, che noi conosciamo meglio con il
termine “Libro delle Rivelazioni”, visto che in quest’ultima parte vengono
sciolti tutti i nodi annodati lungo tutto il romanzo.
Intanto,
Dexter ambiente sempre in luoghi reali le sue storie. Così che qui molto si
svolge dentro e fuori la chiesa indicata come St Frideswide, Cornmarket. E che
dovrebbe riferirsi alla chiesa di St Mary Magdalen, Magdalen Street (sempre a
Oxford, ovvio).
L’intreccio
al solito è micidiale: Brenda tradisce Harry con Peter; Harry è ludopatico
(tanto che ruba i soldi della questua in chiesa) e sospetta Lionel di
pedofilia; Lionel ha soggezione del più brillante fratello Philip, e lo aiuta
in ogni occasione. Infine, Ruth, per sfuggire alla madre ossessiva, sembra
ricercare affetto in ogni dove. Tutto ciò viene introdotto, appunto, nel primo
libro.
Nel
secondo, dove inopinatamente Morse, che vorrebbe andare in ferie in Grecia (ma
non ci andrà, io invece spero di si), si ritrova nei dintorni della chiesa.
Venendo così a sapere che in chiesa è stato ucciso Harry, che poco dopo Lionel
si è gettato dalla torre (suicidio?). Morse chiede aiuto al suo sergente e
continua ad elaborare teorie. Tutte, a questo stadio, sbagliate.
Unica
novità è che, seguendo il suo ragionamento, trova il cadavere di Paul, e poi
anche quello del figlio Peter.
Alla
scoperta che anche Brenda è stata uccisa, Morse capisce il grande disegno
criminale dietro tutte le morti. Capisce che la prossima vittima sarebbe Ruth,
anche perché sospetta che non sia completamente innocente. Mette quindi in modo
un trappolone, ed arresta il colpevole.
Seguendo
i dettami del grande S. S. Van Dine, Dexter impiega tutto il “Libro
dell’Apocalisse” per permettere a Morse di spiegare tutti i dettagli delle
varie morti, di ricostruire il ruolo di tutti gli attori del dramma, e di
consentire un finale con un pizzico di sorprendente romanticismo che non mi
sarei aspettato dal nostro esimio ispettore.
Pur
mancando gli aspetti “cifrati e criptici” del primo “Morse”, è una lettura
intrigante, il classico giallo inglese, dove vengono prospettate molte
soluzioni, tutte plausibili, tutte sbagliate. Meno l’ultima.
Vorrei
solo capire la pervicacia dei curatori italiani di modificare i titoli. Qui la
“Commemorazione dei Defunti”, ci stava tutta, dato l’alto numero di decessi, ed
il fatto che avvengono tutti intorno ad una Chiesa. Certo, l’ispettore Morse
rinuncia alle sue vacanze, ma non mi sembra pertinente il titolo, se non per il
fatto di usare il termine “Ispettore Morse” come specchietto per le allodole.
L’ispettore
Morse e le morti di Jericho (pag. 281-533)
[tit. or.: The Dead of Jericho; anno 1981]
Anche
in questo secondo testo, ricompare la divisione in “Libri” del testo, quasi
ancora a scandire un diverso modo, ogni volta, di affrontare il tema, di risolvere,
e di lasciare, a noi poveri lettori, il tempo di meravigliarci delle giravolte
che il caso in descrizione assume. E di apprezzare il modo in cui Morse, ad un
certo punto, lo risolve, mettendoci in seria difficoltà. Anche se qui i libri
non hanno indicazioni particolari, e si concludono con un Epilogo. Ma questo
serve a Dexter per rifarsi ad una tragedia greca, scandita esattamente come
questo libro.
Altra
particolarità, ogni capitolo viene preceduto da una citazione. In modo
veramente casuale, alcune derivano da poesie di A. E. Housman, di cui ho letto
e parlato da poco nell’ottimo testo teatrale di Tom Stoppard. E che Dexter
riporta quasi a rammentare brani della vita di Morse (entrambi bocciati
all’esame di ammissione universitaria).
Elemento
di continuità con il precedente (e la cifra di lettura di tutto l’Omnibus) è il
possibile e continuo scambio o interscambio di persone. Oltre al fatto che
anche qui, Morse sembra abbastanza incline ad iniziare relazioni, pur fugaci,
con l’altro sesso.
Si
comincia con un incontro, alla festa organizzata dalla signora Murdoch, tra
Morse ed Anne Scott. Morse è interrotto nel suo corteggiamento da una chiamata
del sergente Lewis. Dopo sei mesi, scopre che Anne si è impiccata.
Anche
se non ufficialmente sul caso, Morse si aggira, indaga, scopre, rimugina.
Visita la casa di Anne, che sei mesi prima gli aveva detto di aver lavorato a
lungo per una piccola casa editrice gestita dai fratelli Richards. Scopre che
Anne avrebbe avuto, e forse ha tutt’ora, una relazione con Charles, il fratello
estroverso e donnaiolo, benché sposato con Celia. Mentre Conrad è il fratello
che pensa, quello che vede i pericoli, quello che organizza trame difensive.
Che
infatti, Charles era stato visto in casa di Anne, dal vicino George. Che organizza
un ricatto. E che sarà ucciso ben presto. Forse da Charles. Ma Charles ha un
alibi: tiene una conferenza cui assiste anche Morse. Anche Celia, poi, è stata
vista la sera della morte di Anne in casa della signora. Si accumulano così
indizi su indizi. Con un dubbio che fin dall’inizio mi assilla: interrogando i
testimoni, uomini, donne e amanti (non ve ne do il racconto esteso, che ci
porta fuori dal seminato), Lewis e Morse si dividono spesso il compito,
riuscendo a non trovarsi mai insieme di fronte ai testimoni chiave.
Non
manca poi di inserirsi di lato la vicenda dei fratelli Murdoch. Di cui non si
sa chi sia il padre. Anzi forse Michael, il primo è stato anche adottato. Ma di
sicuro Michael, usufruendo di lezioni private da Anne, ne approfitta per
goderne i favori. Enza mai smettere di cercare soldi per procurarsi la droga.
Anche il minore Ted è attratto da Anne, ma soprattutto è incapace di rifiutare
favori al fratello maggiore.
La
situazione si ingarbuglia di molto quando Morse, aiutato da Lewis, scopre altri
mattoncini per la costruzione complessiva della vicenda. Anne, prima della casa
editrice, era stata sposata e probabilmente rimasta incinta. Si dice che il
figlio sia stato dato in adozione. Quando Michael, sul letto di ospedale,
ricoverato per overdose, cerca di accecarsi, Morse tira fuori tutta la sua
storia.
Anne
è la madre di Michael, e quando Michael scopre di essere andato a letto con sua
madre, si spara una superdose di eroina in vena, e poi cerca di accecarsi.
Anne, scoperto di essere rimasta incinta di Michael, e dopo aver chiesto aiuto
ai fratelli Richards, senza esito, si impicca.
In
pratica, tutta la vicenda non sarebbe altro che una ritramazione del dramma
“Edipo Re” di Sofocle.
Quando
però Morse si rende conto che tutto ciò non spiega la morte di George né il
ruolo dei fratelli Richards, né il ricatto, né tanti piccoli tasselli, si rende
conto che è tutto (o molto) sbagliato. Con il ragionamento, e la pervicacia che
mette in queste indagini, spronato dalle discussioni con il fido Lewis, alla
fine dell’ultimo libro, avremo la soluzione completa, che ovviamente vi lascio
leggere.
Un
elemento intrigante: l’azione si svolge nel quartiere di Oxford chiamato
“Jericho”. A parte qualche gioco mentale che rimanda alla Gerico palestinese,
il quartiere è anch’esso reale, sebbene forse ora diverso da quello qui
descritto da Dexter. Ora, rimesso a nuovo. è un tranquillo quartiere bohémien
vicino al centro. Certo, ancora pieno di pub, dove abbiamo modo di apprezzare i
tre vizi di Mozart: la birra, le donne e Mozart. Ho anche apprezzato i commenti
sul bridge rilasciati di passaggio alla narrazione.
Al
fine, l’ultima domanda rimanda sempre al titolo, dove “I morti di Jericho”
vengono preposti dalla menzione dell’ispettore. Ritengo, anche qui, al solo
scopo pubblicitario.
“È
impossibile improvvisarsi giocatori di bridge … purtroppo nel gioco della carta
non era brillante” (338)
“Cicerone:
la vita senza cultura è pari alla morte.” (437)
Il
mistero del terzo miglio (pag. 539-767)
[tit. or.: The Riddle of the Third Mile; anno 1983]
Cominciamo
dal domandarci per qualche impulso benefico, questa volta si sia voluto tornare
allo schema di traduzione classico, che riporta in italiano esattamente il
titolo inglese. Mistero ed un punto a favore in più.
Ancora
non tornano centrali cruciverba ed altri giochi enigmistici, se non per una
lettera presente a metà e ricostruita da Morse con “fantasia”. Gli unici altri
rimandi sono verso la metà del romanzo, quando Morse cita, a conferma di eventi
casuali, quanto detto nella prima trama sul Salmo 46 della Bibbia di Re Giacomo
(che non ripeto). E subito dopo, quando fa uno smaccato errore supponendo che
Simon Rowbotham sia l’anagramma di O. M. A. Browne-Smith (ma tutti vedono che
manca una “e”).
Intanto,
in mancanza di crittogrammi, Dexter questa volta si rifà al vangelo di Matteo
dove si dice: "E chiunque ti costringerà a fare un miglio, fanne con lui
due", citazione che verrà compresa solo alla fine, anche se i libri sono
proprio così etichettati: primo, secondo, terzo miglio.
Al
solito, la storia è di un totale ingarbuglio, presentandoci persone,
situazioni, relazioni, finti svelamenti, ricerche, intuizioni (specialmente di
Morse), accentuando anche il carattere di complicità che Dexter cerca di stabilire
con il lettore, buttando qua e là frasi che mandano nel panico. Tipicamente,
ogni tanto, alla fine di un capitolo, c’è qualcosa che, se approfondita,
porterebbe alla soluzione. Dexter ce lo dice, ma non dice cosa. in fondo, è
sempre un compositore di cruciverba.
Qui
abbiamo, una storia che viene da lontano, addirittura dalla guerra e dalla
battaglia di El Alamein, dove combattono i tre fratelli Gilbert: i gemelli Bert
e Alf, che pur feriti, si salvano, e John, che invece muore. Realmente suicida,
invece secondo i gemelli per colpa del tenente Browne-Smith. Troveremo più
avanti i gemelli che gestiscono un’impresa immobiliare, una ditta di traslochi
ed alcune case di piacere a Soho.
Saltando
anni e tempi, ci ritroviamo nel tempo presente, dove Browne-Smith è un
professore di storia, quasi in pensione, ma soprattutto affetto da un cancro
terminale. Nell’Università di Oxford è sempre in lotta con il professore di
geografia, Westerby. I due si odiano, soprattutto per essersi ostacolati nella
lotta a preside del collage di appartenenza, favorendo (almeno così sembra) un
terzo incomodo, nominato solo con il termine “preside di Lonsdale”. Devo dire
per capire questa parte bisognerebbe essere addentro all’istituzione
universitaria inglese, cosa che non è nelle mie corde, e credo ci porti fuori
dal seminato.
Quello
che dobbiamo sapere è che Browne-Smith aveva avuto Morse come studente, e
questi lo ricorda per la sua pignoleria. Che il processo esaminativo dei
candidati per l’ammissione, la promozione ed altre onorificenze è assai
complesso, e foriero di non pochi tentativi di corruzione trasversale.
A
questo punto, fioccano i morti. Il primo viene trovato nelle acque del Thrupp,
fiume oxfordiano. Senza testa, senza mani e senza gambe. Ovviamente per
evitarne il riconoscimento. Partendo dalla ricerca di indizi (molto carenti)
Morse comincia ad indagare, anche perché pare Browne-Smith sia scomparso (ed
aveva un dito mancante, da cui le mani mozze). Ma gli indizi sono contrastanti.
Morse riceve una missiva scritta da “uno che sa”. Potrebbe essere lo stesso
Browne-Smith? Contemporaneamente, sembra scomparso anche Westerby, le cui
tracce si perdono in un fantomatico viaggio in Grecia, mentre seguiamo (anche
lui pensionando) il trasloco dei suoi beni a cura … della ditta Gilbert, ovvio.
Westerby,
inoltre, ha la sua nuova casa in un appartamento … dell’immobiliare Gilbert.
Morse trova la casa, e scopre un cadavere: è un Gilbert, ma quale?
Facendo
un passo indietro, si ripensa ad un’avventura avvenuta poco prima della scomparsa
di Browne-Smith. Il professore viene invitato a falsificare un esame e per
ricompensa gli viene offerta una notte si sesso in un locale di Soho di
proprietà … dei fratelli Gilbert.
Quando
arriviamo al terzo miglio, Morse spiega a Lewis quanto sia second lui successo.
I Gilbert volevano uccidere Browne-Smith per vendicare la morte di John,
mettendo in piedi un piano complicato. Ma una volta faccia a faccia con il
professore scoprano la verità. Browne-Smith allora li convince ad aiutarlo,
mettendo in piedi lo stesso piano per uccidere il suo nemico Westerby. Ma una
volta di fronte, si chiariscono e capiscono che da altro luogo viene per loro
lo scorno patito per cinque anni. Allora tutti si alleano per affrontare
insieme il terzo miglio.
Comunque,
non vi dico che sia il morto nel fiume, ma tutti gli attori muoiono di morte
violenta, meno Browne-Smith, che ovviamente non piò essere il colpevole (troppo
semplice) che muore per il tumore.
Continuo
a ritenere estremamente gradevoli le storie di Dexter, ben scritte, giustamente
complicate, scevre da errori, con alcuni spunti interessanti. Mi dispiace
averlo scoperto tardi, che avrebbe avuto tempo e spazio per essere messo in un
posto più in evidenzia sia nella mia libreria che nella “Hall of Fame” degli
scrittori di gialli.
Torneremo
di sicuro, prima o poi, a Morse, Lewis ed ai gialli di Oxford.
Seconda
tornata pandemica del 2021 relativa al mese di febbraio, con discreto numero di
letture, anche se con meno top del mese precedente. In realtà, c’è solo da
segnalare l’ottimo ed immancabile Umberto Eco, mentre per i “rimandati”
inserirei il poco avvincente racconto di Esmahan Aykol.
# |
Autore |
Titolo |
Editore |
Euro |
J |
1 |
Esmahan Aykol |
Rubacuori a Capodanno |
Repubblica |
s.p. |
1 |
2 |
Santo Piazzese |
Come fu che cambiai marca di whisky |
Repubblica |
s.p. |
2 |
3 |
Andrea Vitali |
Certe fortune |
TEA |
9,90 |
2,5 |
4 |
Joseph
O’Neill |
La
città invincibile |
Repubblica NewYork |
9,90 |
3 |
5 |
Naoise Dolan |
Tempi eccitanti |
Atlantide |
16,50
|
3 |
6 |
Jesper Stein |
Il tempo dell’inquietudine |
Feltrinelli |
s.p.
|
3 |
7 |
Cathleen
Schine |
I newyorchesi |
Repubblica NewYork |
9,90 |
2,5 |
8 |
Knut Hamsun |
Misteri |
Corriere Boreali |
8,90 |
2 |
9 |
Umberto Eco |
La bellezza |
Repubblica |
s.p. |
4 |
10 |
Alicia Giménez-Bartlett |
Autobiografia di Petra Delicado |
Sellerio |
15 |
2 |
11 |
Edith Hall |
Il metodo Aristotele |
Repubblica FilosofiaViva |
9,90 |
3 |
12 |
Umberto Eco |
La bruttezza |
Repubblica |
s.p.
|
2 |
13 |
Enrico Pandiani |
Polvere |
Dea Planeta |
s.p.
|
2 |
14 |
Mikael
Niemi |
Musica
rock da Vittula |
Corriere Boreali |
8,90 |
3 |
15 |
Umberto Eco |
Il complotto |
Repubblica |
s.p.
|
3 |
16 |
Romana Petri |
Pranzi di famiglia |
Corriere – Saghe |
7,90 |
2,5 |
17 |
Gabriella Genisi |
Uva noir |
Feltrinelli |
s.p.
|
2,5 |
18 |
Francesco Recami |
L’atroce delitto di via Lurcini – commedia
nera n. 3 |
Sellerio |
13 |
2 |
Per tornare alle citazioni, ancora nel
febbraio del 2007 lessi una divertente anche se non esaltante prova di giallo
diagonale, incappando in uno scritto dell’anglo-orientale Nury Vittachi dal titolo “Feng
Shui detective”, dove l’ovvio interesse era appunto la combinazione tra
investigazione occidentale e l’arte del disporre le cose della vita secondo la
filosofia orientale. E vi trovai questa frase: “Solo l’uomo che si libera
dall’abitudine ha la possibilità di migliorare”.
Beh, mi sembra che noi, in quanto a migliorare, abbiamo veramente ampi margini (in particolar modo, noi che abbandonammo abitudini anni ed anni fa). Sono certo che i migliori (anche non nel senso togliattiano) usciranno fuori. La fiducia è sempre a nostro fianco, come lo sono io con voi.
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