domenica 2 maggio 2021

Mitico Morse - 02 maggio 2021

Meraviglia delle meraviglie, a diciotto mesi dalla prima lettura riesco a completare un quartetto dedicato ad un autore che mi ha coinvolto ed intrigato molto, anche se i miei personali ed astrusi meccanismi di scelta mi hanno allontanato spesso da nuove oxfordiane letture. Colin Dexter, come dico nella prima trama, ci ha lasciato, ma Sellerio (sperando che continui) ha fatto una bellissima opera di recupero pubblicando i suoi tredici romanzi dedicati all’ispettore Morse.

Colin Dexter “Al momento della scomparsa la ragazza indossava” Sellerio euro 14

[A: 09/10/2017 – I: 04/11/2019 – T: 07/11/2019] - &&& e ½  

[tit. or.: Last seen wearing; ling. or.: inglese; pagine: 390; anno 1976]

Acquistato a pochi mesi dalla scomparsa del bravo Colin Dexter, e messo nei “long reading”, letture che si fanno, o si faranno, laddove non c’è fretta. Probabilmente un filino sotto il primo libro dedicato all’ispettore E. Morse (e come dissi allora, io so cosa c’è dietro quella “E”, ma Colin lo dirà solo al tredicesimo episodio…), ma con i punti fermi che abbiamo imparato a conoscere e che ne fanno un giallo intrigante, e con una buona dosa di accattivante simpatia.

Dicevamo dei punti fermi, cioè prima di tutto la passione di Dexter per l’enigmistica e le cripticità. Non a caso, Morse, per rilassarsi risolve i cruciverba del Times, cronometrandosi sulla riuscita. Tra i tanti spunti, quello più riuscito, è quando si imbatte nella seguente definizione di 5 lettere: “Un antico nome in codice del tricheco”, la cui soluzione è, guarda caso, Morse. Che è il nome del nostro ispettore, che è l’inventore di un codice (appunto l’alfabeto Morse) e che, finalmente, è anche il nome in inglese antico del tricheco.

C’è un altro gioco di rimandi, un po’ più lungo, ma che vi riporto in coda. Poi ci sono le soluzioni del giallo, che, da un certo punto in poi impegnano Morse e Lewis in una gara chi riesce a trovare la soluzione migliore, e che, riempiendo pagine su pagine, prima ci convincono e poi loro stessi smontano. Rimandando, il gioco, ai nostri due personaggi. Morse, sempre molto attaccato alla birra, sempre ponendo quesiti che sembrano strampalati, ma che, in un certo modo trasversale, anticipano il pensiero obliquo del futuro commissario Adamsberg della francese Vargas. Lewis più concreto, più attaccato alle prove materiali, in questo buona spalla e contraltare di Morse. La capacità di Dexter è di tener viva l’attenzione del lettore per quasi 400 pagine, partendo da un assunto semplice, e complicandolo man mano.

Si parte dalla scomparsa della giovane Valerie avvenuta due anni prima. Il caso viene ora affidato a Morse perché l’ispettore che se ne stava occupando muore improvvisamente e subito dopo viene recapitata ai genitori di Valerie una lettera sembra scritta dalla stessa ragazza che dice di star bene. Valerie era una bella ragazza, spesso contorniata da spasimanti, che frequentava un college inglese. Nel quale troviamo un preside, Philippson, insediatosi l’anno precedente la scomparsa di Valerie, un vicepreside, Baines, losco ed intrallazzino, un professore di francese, Acum, che poco dopo la scomparsa di Valerie si dimette e va a cercare un posto meno appariscente nel Galles. Poi c’è la madre di Valerie, mediamente alcolista e ludopatica, che forse spende soldi che non potrebbe permettersi con gli stipendi della casa, essendo il marito, sposato due anni dopo la nascita di Valerie e non padre della stessa, solo il responsabile della discarica dei rifiuti della cittadina di Oxford. Che ricordo è sempre il centro delle vicende di Dexter.

Morse e Lewis si dedicano al problema, con due filosofie opposte. Lewis pensa che la ragazza sia scomparsa, Morse che sia stata uccisa. Le indagini portano i due a tutta una serie di scoperte. Philippson, prima di diventare preside, aveva avuto un’avventura con Valerie, di poco seguito, ma che era rimasta nella testa del preside, tanto che, durante un amplesso, chiama Valerie la moglie Sheila.

Ritrovando i registri del giorno della scomparsa, Acum dovrebbe essere l’ultimo ad averla vista, avendola convocata perché rischiava nuovamente di essere bocciata in francese, lingua che non riusciva a parlare. Anche la madre sembra assai strana sulla descrizione dell’ultimo pranzo. Ed il marito… La situazione precipita quando anche Baines viene ucciso. A questo punto le caselle informative di Morse e Lewis si intersecano, scoprendo che Baines era sicuramente addetto ai ricatti. Scoprendo inoltre che la scomparsa aveva di sicuro subito un aborto. Ma chi era il padre? C’è la prima ipotesi di Lewis che sia tutto sulle spalle del preside che, rimasto invaghito della bella Valerie ed essendo questa rimasta incinta, prima la fa abortire, poi, magari per complicazione o altro, la uccide, ma è scoperto da Baines che inizia a ricattarlo. Philippson ad un certo punto non ce la fa più ed uccide anche Baines.

Dopo averla montata e smontata Lewis e Morse convergono su di una più complessa vicenda. Valerie incinta chiede aiuto alla madre che però sospetta che il marito sia il padre, la uccide, si traveste, si fa vedere in giro, poi torna e con il marito nasconde il cadavere nella discarica. Ma Baines è in agguato, la vede perché nel frattempo è diventato l’amante della madre. La signora Taylor, esaurita, dopo due anni di ricatti decide di far fuori Baines. Ma e il professore di francese? Perché è andato via?

Mentre analizzano questa versione, Morse ne costruisce una terza, dove Valerie non è morta, ma fuggita con Acum, che per questo si trasferisce nel Galles. Ma la moglie di Acum che fine ha fatto? E quando Morse visita Acum, parla con quella che si presenta come moglie (sia essa la prima o Valerie), e le parla in francese (che Valerie quando studiava masticava appena), e la moglie di Acum gli risponde spolverando un fine accento parigino. Nel finale dei finali, Morse ripassa più e più volte le tre ipotesi, aggiunge prove possibili, verifiche probabili, raggiungendo, alla fine, la soluzione delle soluzioni, che vi lascio leggere. È classicamente ortodosso Dexter, che non solo non usa trucchi per confondere il lettore, ma alla fine, ci dice tutto (o almeno il 90%) con il viatico di S. S. Van Dine che lo guarda dall’alto ed approva. Sempre una lettura stimolante. Se trovo gli altri volumi mi sa che ne leggo ancora.

“Il gioco d’azzardo offre al povero l’illusione i ottenere qualcosa in cambio di niente.” (212)

 

Il cripticismo delle coincidenze fa citare a Morse, il Salmo 46 della Bibbia di re Giacomo, che riporto:

Psalm 46: To the chief Musician for the sonnes of Korah, a song upon Alamoth. [Al maestro del coro dei figli di Core. Canto di Alamoth]

1.    God is our refuge and strength: a very present help in trouble. [Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce.]

2.    Therefore, will not we feare, though the earth be remoued: and though the mountaines be caried into the midst of the sea. [Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare.]

3.    Though the waters thereof roare, and be troubled, though the mountaines shake with the swelling thereof. Selah. [Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i monti per i suoi flutti.]

4.    There is a river, the streames wherof shall make glad the citie of God: the holy place of the Tabernacles of the most High. [Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell'Altissimo.]

5.    God is in the midst of her: she shal not be moued; God shall helpe her, and that right early. [Dio sta in essa: non potrà vacillare; la soccorrerà Dio, prima del mattino.]

6.    The heathen raged, the kingdomes were mooued: he uttered his voice, the earth melted. [Fremettero le genti, i regni si scossero; egli tuonò, si sgretolò la terra.]

7.    The Lord of hosts is with us; the God of Iacob is our refuge. Selah. [Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.]

8.    Come, behold the works of the Lord, what desolations hee hath made in the earth. [Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto portenti sulla terra.]

9.    He maketh warres to cease unto the end of the earth: hee breaketh the bow, and cutteth the speare in sunder, he burneth the chariot in the fire. [Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi.]

10. Be still and know that I am God: I will be exalted among the heathen, I will be exalted in the earth. [Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.]

11. The Lord of hosts is with us; the God of Iacob is our refuge. Selah. [Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.]

 

Ebbene, se uniamo la 46^ parola dall’inizio con la 46^ dalla fine (che ho messo in grassetto) otteniamo la parola “Shakespeare”. Fantastico! Ricordo ai più che Shakespeare morì nel 1616 e che la Bibbia fu pubblicata nel 1611, durante il 46° anno di vita del sommo scrittore. (Ho riportato tra parentesi la versione ufficiale rilasciata dalle autorità vaticane).

Colin Dexter “Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn” Sellerio s.p. (Regalo de “I Floridi”: Mario, Ines e la signora Laura)

[A: 07/05/2019 – I: 12/02/2020 – T: 15/02/2020] - &&&& -  

[tit. or.: The silent world of Nicholas Quinn; ling. or.: inglese; pagine: 339; anno 1977]

Non posso che continuare  ringraziare la casa editrice Sellerio per avermi fatto scoprire questo scrittori di trame poliziesche, dall’andamento garbato e dalla capacità di solleticare quel meccanismo base di questi romanzi: chi è stato? Tanto che, in inglese, c’è proprio un filone di gialli ribattezzato “whodunnit”. Dexter non manca inoltre di caratterizzate un certo mondo inglese, snobetto e con la puzza sotto il naso.

Qui, in questa terza indagine del tenente Morse, e del suo fido aiutante Lewis, aggiunge due assi alla già capiente manica. Intanto, sceglie di far svolgere il dramma nel mondo accademico di Oxford, mondo che ben conosce per aver insegnato greco e latino da quelle parti. Inoltre, complica la ricerca di chi è stato, dividendo il romanzo in quattro parti, ognuna alla ricerca dello svelamento di un mistero. E cioè, perché?, quando?, come?, e solo alla fine, chi? Come confesserà quando si ritirerà dalla scrittura, sappiamo poi che l’ispettore E. Morse (e ci vorranno molti romanzi prima di svelare cosa si cela dietro quella “E.”) è un degno specchio di Dexter stesso, entrambi essendo appassionati di parole crociate, di letteratura inglese, e della musica di Wagner. Qui, aumenta l’empatia personale verso il testo mettendo al centro della vicenda il professor Nicholas Quinn, che è quasi completamento sordo e di conseguenza sopperisce al deficit con una grande capacità di lettura labiale. Come personalmente dovette fare lo stesso Dexter, dovendo a 36 anni passare a cariche amministrative per la sua personale sordità.

Passando al testo, la storia si svolge nell’ambito di un Comitato Esami Esteri, che sovraintende a tutti gli esami in lingua inglese in giro per il mondo. In questo Comitato, Dexter, ben esperto del ramo, caratterizza i diversi personaggi: il Decano del Comitato, Tom Bartlett, il segretario del Comitato, il chimico Chirstopher Roope, la linguista Monica Height, l’assistente Donald Martin ed il segretario Philip Ogleby. Cui si aggiunge, in sostituzione dello storico George Blend, trasferitosi all’estero per seguire i programmi da vicino, per l’appunto il “sordo” Nicholas Quinn. Il dramma nasce alla scoperta della morte di Quinn, avvelenato da una bottiglia di sherry manomessa con acido cianidrico. Morse si immerge nelle atmosfere accademiche, capendo ben presto che si tratta di un caso spinoso. Ben presto si risponde alla prima domanda.

Quinn è morto per aver scoperto irregolarità negli esami. Faccenda complicata quando si scopre la morte di un secondo membro del Comitato, il segretario Ogleby, che aveva scoperto qualcosa senza divulgarlo. Morse vagola nel buio, senza trovar conforto nei suoi passatempi. Non riesce risolvere un enigma del Times (su cui torneremo), non ha pace anche se ascolta Wagner. Né riesce a tirar fuori notizie nuove duranti gli interrogatori ai membri del Comitato, che spesso si svolgono al pub, data la sua altrettanto notoria passione per la birra.

Una svolta potrebbe avvenire quando Morse scopre che molte persone del Comitato, Quinn, Bartlett, Monica e Donald hanno passato parte del pomeriggio incriminato nella sala di un cinema dove proiettano il fil porno “La ninfomane”. Ma con il suo andamento lento, e con le conoscenze che gli instilla Dexter, alla fine Morse ha un lampo linguistico di genio. Capisce che Quinn, pur esperto nella lettura labiale, potrebbe aver fatto confusione nel decifrare un nome pronunciato durante una riunione con arabi corrotti, confondendo due lettere dal moto similare, la “B” e la “M”. Per cui l’integerrimo Quinn cercava di smascherare un presunto colpevole delle frodi agli esami, per poi essere ucciso dall’altro vero colpevole. Come nei classici della miglior fattura, c’è tutto un capitolo in cui Morse disvela al buon Lewis tutta la trama e tutte le azioni di tutte le persone coinvolte. Smascherando non solo le trame in quel di Oxford, ma anche il ruolo estero del fantomatico Blend.

Ci sono anche altre sottotrame che la scrittura è ben coinvolgente nel rappresentare tutto il mondo accademico, anche nelle sue sottocomponenti familiari. Ma qui è sufficiente quanto detto. Rimaniamo legati alle repentine intuizioni di Morse, anche se per arrivare alla soluzione del cruciverba impiega molto più del dovuto. Qui appunto chiudiamo la parentesi aperta sopra, che per molto tempo Morse si arrovella sulla domanda di dove si trovino le “isole di Langerhans”. Certo, se si fosse già in tempi di Wikipedia avrebbe avuto la risposta facile, ma Morse, da buon ortodosso delle parole crociate, deve, come faceva mia madre e come fa tuttora mia zia, risolverle con le proprie conoscenze, senza affidarsi a strumenti esterni. Altro elemento di ironia spesso presente sono le citazioni che ogni tanto spuntano tra le righe del testo, attribuite al fittizio lessicografo "Diogenes Small", del quale Dexter, per rendere più abile la finzione, costruisce anche una finta bio-bibliografia. Insomma, un noir deduttivo, che non delude e che si segue con piacere, sperando che gli altri romanzi dell’ispettore Morse siano altrettanto gradevoli, come quando corregge un sospetto dicendo: “Deve sapere che noi della polizia non ‘andiamo’ mai da nessuna parte e ci ‘rechiamo’ dappertutto.” Mitico.

Colin Dexter “I casi dell’Ispettore Morse. Volume II” Sellerio euro 22 (in realtà, scontato a 18,70 euro)

[A: 02/12/2019 – I: 23/04/2021 – T: 27/04/2021] - &&&&

[tit. or.: vedi singoli romanzi; ling. or.: inglese; pagine: 767; anno 2019]

Finalmente trovo il modo ed il tempo di leggere ancora le pagine di Colin Dexter sulle avventure dell’ineffabile ispettore E. Morse (dove quell’E. verrà svelato ancora tra molti libri). Qui, Sellerio si presta ad un’operazione che, in gioventù, avevo visto fare da Mondadori. Dato un direi più o meno discreto successo di un autore e/o di un suo personaggio, negli anni ’60, Mondadori faceva uscire un volume con tre opere dell’autore, chiamandole “Omnibus”. E Sellerio, ad anni di distanza, riprende questo costume con i suoi autori più gettonati (dal pubblico o dalla critica), pubblicando “Omnibus” su Montalbano, Malvaldi, Gimenez-Bartlett, Manzini. E molti altri, tra cui il nostro benamato Dexter, di cui qui abbiamo altre tre opere, arrivando quindi alla lettura di sei delle 13 vicende del nostro ispettore.

Per inciso, l’anno sopra riportato è relativo all’assemblaggio fatto da Sellerio, mentre le date degli scritti sono riportate per ogni titolo. Altro inciso, per ricordare (e ne svilupperò meglio più avanti nelle letture, spero) che Dexter era un appassionato di “cruciverba cifrati”, ed il suo più grande rivale nella stesura di questi rompicapo fu il banchiere Sir Christopher Jeremy Morse. Penso che abbiate capito.

Niente vacanze per l’ispettore Morse (pag. 11-277)

[tit. or.: Service of all the Dead; anno 1979]

Dopo tre romanzi, vediamo Dexter cambiare leggermente spartito nella sua musica. Non cambiano i personaggi, anche se acquistano (o perdono) alcune delle loro caratteristiche, tanto da renderli, in un certo senso, più “veri” (o più aderenti ad una realtà che sappiamo bene essere capace di mutare negli anni, crescere, approfondire, insomma meravigliare).

Gli interpreti principali sono al solito l’ispettore Morse ed il suo aiuto, il sergente Lewis. Anche se qui l’andamento del romanzo è tendenzialmente più lento e dilatato, con Morse che interviene solo ad un certo punto. E solo in seguito interviene anche l’aiutante Lewis. Qui non ci sono giochi criptici, né cifrari da decrittare. La struttura invece, visto che la maggior parte della storia si svolge in una chiesa, segue una ripartizione in quattro libri, i cui titoli derivano dalla Bibbia. I primi due sono battezzati “Primo e Secondo libro delle Cronache”. Come saprebbe un fine biblista, il primo riporta la storia degli Ebrei, quasi a rappresentarne lo scenario. Il secondo è centrato sul regno di Salomone.

Nel romanzo di Dexter, allora, il primo libro introduce la vita dei vari personaggi della vicenda: il reverendo Lionel Lawson, l’amministratore ecclesiastico Harry Josephs, sua moglie Brenda Josephs, infermiera, l’organista Paul Morris, con il figlio Peter, e  Ruth Rawlinson, un po’ donna delle pulizie in chiesa, un po’ badante alla madre inferma. Compare, seppur non esplicitamente, anche il fratello di Lionel, Philip.

Nel secondo, quasi ad ergersi a moderno Salomone, entra in scena Morse. E vedremo come.

Il terzo “atto” si intitola “Libro di Ruth”, dove in sostanza si assiste alle dichiarazioni rese da Ruth alla polizia. Il “gioco”, per Dexter, è prefigurare il rapporto tra Ruth e la madre, come quello tra Rut e la suocera Noemi, laddove Rut sacrifica le sue possibilità di rifarsi una vita pur di rimanere con l'anziana.

L’ultimo atto non poteva che intitolarsi “Libro dell’Apocalisse”, il nome nella Bibbia inglese dell’ultimo libro della Bibbia, che noi conosciamo meglio con il termine “Libro delle Rivelazioni”, visto che in quest’ultima parte vengono sciolti tutti i nodi annodati lungo tutto il romanzo.

Intanto, Dexter ambiente sempre in luoghi reali le sue storie. Così che qui molto si svolge dentro e fuori la chiesa indicata come St Frideswide, Cornmarket. E che dovrebbe riferirsi alla chiesa di St Mary Magdalen, Magdalen Street (sempre a Oxford, ovvio).

L’intreccio al solito è micidiale: Brenda tradisce Harry con Peter; Harry è ludopatico (tanto che ruba i soldi della questua in chiesa) e sospetta Lionel di pedofilia; Lionel ha soggezione del più brillante fratello Philip, e lo aiuta in ogni occasione. Infine, Ruth, per sfuggire alla madre ossessiva, sembra ricercare affetto in ogni dove. Tutto ciò viene introdotto, appunto, nel primo libro.

Nel secondo, dove inopinatamente Morse, che vorrebbe andare in ferie in Grecia (ma non ci andrà, io invece spero di si), si ritrova nei dintorni della chiesa. Venendo così a sapere che in chiesa è stato ucciso Harry, che poco dopo Lionel si è gettato dalla torre (suicidio?). Morse chiede aiuto al suo sergente e continua ad elaborare teorie. Tutte, a questo stadio, sbagliate.

Unica novità è che, seguendo il suo ragionamento, trova il cadavere di Paul, e poi anche quello del figlio Peter.

Alla scoperta che anche Brenda è stata uccisa, Morse capisce il grande disegno criminale dietro tutte le morti. Capisce che la prossima vittima sarebbe Ruth, anche perché sospetta che non sia completamente innocente. Mette quindi in modo un trappolone, ed arresta il colpevole.

Seguendo i dettami del grande S. S. Van Dine, Dexter impiega tutto il “Libro dell’Apocalisse” per permettere a Morse di spiegare tutti i dettagli delle varie morti, di ricostruire il ruolo di tutti gli attori del dramma, e di consentire un finale con un pizzico di sorprendente romanticismo che non mi sarei aspettato dal nostro esimio ispettore.

Pur mancando gli aspetti “cifrati e criptici” del primo “Morse”, è una lettura intrigante, il classico giallo inglese, dove vengono prospettate molte soluzioni, tutte plausibili, tutte sbagliate. Meno l’ultima.

Vorrei solo capire la pervicacia dei curatori italiani di modificare i titoli. Qui la “Commemorazione dei Defunti”, ci stava tutta, dato l’alto numero di decessi, ed il fatto che avvengono tutti intorno ad una Chiesa. Certo, l’ispettore Morse rinuncia alle sue vacanze, ma non mi sembra pertinente il titolo, se non per il fatto di usare il termine “Ispettore Morse” come specchietto per le allodole.

L’ispettore Morse e le morti di Jericho (pag. 281-533)

[tit. or.: The Dead of Jericho; anno 1981]

Anche in questo secondo testo, ricompare la divisione in “Libri” del testo, quasi ancora a scandire un diverso modo, ogni volta, di affrontare il tema, di risolvere, e di lasciare, a noi poveri lettori, il tempo di meravigliarci delle giravolte che il caso in descrizione assume. E di apprezzare il modo in cui Morse, ad un certo punto, lo risolve, mettendoci in seria difficoltà. Anche se qui i libri non hanno indicazioni particolari, e si concludono con un Epilogo. Ma questo serve a Dexter per rifarsi ad una tragedia greca, scandita esattamente come questo libro.

Altra particolarità, ogni capitolo viene preceduto da una citazione. In modo veramente casuale, alcune derivano da poesie di A. E. Housman, di cui ho letto e parlato da poco nell’ottimo testo teatrale di Tom Stoppard. E che Dexter riporta quasi a rammentare brani della vita di Morse (entrambi bocciati all’esame di ammissione universitaria).

Elemento di continuità con il precedente (e la cifra di lettura di tutto l’Omnibus) è il possibile e continuo scambio o interscambio di persone. Oltre al fatto che anche qui, Morse sembra abbastanza incline ad iniziare relazioni, pur fugaci, con l’altro sesso.

Si comincia con un incontro, alla festa organizzata dalla signora Murdoch, tra Morse ed Anne Scott. Morse è interrotto nel suo corteggiamento da una chiamata del sergente Lewis. Dopo sei mesi, scopre che Anne si è impiccata.

Anche se non ufficialmente sul caso, Morse si aggira, indaga, scopre, rimugina. Visita la casa di Anne, che sei mesi prima gli aveva detto di aver lavorato a lungo per una piccola casa editrice gestita dai fratelli Richards. Scopre che Anne avrebbe avuto, e forse ha tutt’ora, una relazione con Charles, il fratello estroverso e donnaiolo, benché sposato con Celia. Mentre Conrad è il fratello che pensa, quello che vede i pericoli, quello che organizza trame difensive.

Che infatti, Charles era stato visto in casa di Anne, dal vicino George. Che organizza un ricatto. E che sarà ucciso ben presto. Forse da Charles. Ma Charles ha un alibi: tiene una conferenza cui assiste anche Morse. Anche Celia, poi, è stata vista la sera della morte di Anne in casa della signora. Si accumulano così indizi su indizi. Con un dubbio che fin dall’inizio mi assilla: interrogando i testimoni, uomini, donne e amanti (non ve ne do il racconto esteso, che ci porta fuori dal seminato), Lewis e Morse si dividono spesso il compito, riuscendo a non trovarsi mai insieme di fronte ai testimoni chiave.

Non manca poi di inserirsi di lato la vicenda dei fratelli Murdoch. Di cui non si sa chi sia il padre. Anzi forse Michael, il primo è stato anche adottato. Ma di sicuro Michael, usufruendo di lezioni private da Anne, ne approfitta per goderne i favori. Enza mai smettere di cercare soldi per procurarsi la droga. Anche il minore Ted è attratto da Anne, ma soprattutto è incapace di rifiutare favori al fratello maggiore.

La situazione si ingarbuglia di molto quando Morse, aiutato da Lewis, scopre altri mattoncini per la costruzione complessiva della vicenda. Anne, prima della casa editrice, era stata sposata e probabilmente rimasta incinta. Si dice che il figlio sia stato dato in adozione. Quando Michael, sul letto di ospedale, ricoverato per overdose, cerca di accecarsi, Morse tira fuori tutta la sua storia.

Anne è la madre di Michael, e quando Michael scopre di essere andato a letto con sua madre, si spara una superdose di eroina in vena, e poi cerca di accecarsi. Anne, scoperto di essere rimasta incinta di Michael, e dopo aver chiesto aiuto ai fratelli Richards, senza esito, si impicca.

In pratica, tutta la vicenda non sarebbe altro che una ritramazione del dramma “Edipo Re” di Sofocle.

Quando però Morse si rende conto che tutto ciò non spiega la morte di George né il ruolo dei fratelli Richards, né il ricatto, né tanti piccoli tasselli, si rende conto che è tutto (o molto) sbagliato. Con il ragionamento, e la pervicacia che mette in queste indagini, spronato dalle discussioni con il fido Lewis, alla fine dell’ultimo libro, avremo la soluzione completa, che ovviamente vi lascio leggere.

Un elemento intrigante: l’azione si svolge nel quartiere di Oxford chiamato “Jericho”. A parte qualche gioco mentale che rimanda alla Gerico palestinese, il quartiere è anch’esso reale, sebbene forse ora diverso da quello qui descritto da Dexter. Ora, rimesso a nuovo. è un tranquillo quartiere bohémien vicino al centro. Certo, ancora pieno di pub, dove abbiamo modo di apprezzare i tre vizi di Mozart: la birra, le donne e Mozart. Ho anche apprezzato i commenti sul bridge rilasciati di passaggio alla narrazione.

Al fine, l’ultima domanda rimanda sempre al titolo, dove “I morti di Jericho” vengono preposti dalla menzione dell’ispettore. Ritengo, anche qui, al solo scopo pubblicitario.

“È impossibile improvvisarsi giocatori di bridge … purtroppo nel gioco della carta non era brillante” (338)

“Cicerone: la vita senza cultura è pari alla morte.” (437)

Il mistero del terzo miglio (pag. 539-767)

[tit. or.: The Riddle of the Third Mile; anno 1983]

Cominciamo dal domandarci per qualche impulso benefico, questa volta si sia voluto tornare allo schema di traduzione classico, che riporta in italiano esattamente il titolo inglese. Mistero ed un punto a favore in più.

Ancora non tornano centrali cruciverba ed altri giochi enigmistici, se non per una lettera presente a metà e ricostruita da Morse con “fantasia”. Gli unici altri rimandi sono verso la metà del romanzo, quando Morse cita, a conferma di eventi casuali, quanto detto nella prima trama sul Salmo 46 della Bibbia di Re Giacomo (che non ripeto). E subito dopo, quando fa uno smaccato errore supponendo che Simon Rowbotham sia l’anagramma di O. M. A. Browne-Smith (ma tutti vedono che manca una “e”).

Intanto, in mancanza di crittogrammi, Dexter questa volta si rifà al vangelo di Matteo dove si dice: "E chiunque ti costringerà a fare un miglio, fanne con lui due", citazione che verrà compresa solo alla fine, anche se i libri sono proprio così etichettati: primo, secondo, terzo miglio.

Al solito, la storia è di un totale ingarbuglio, presentandoci persone, situazioni, relazioni, finti svelamenti, ricerche, intuizioni (specialmente di Morse), accentuando anche il carattere di complicità che Dexter cerca di stabilire con il lettore, buttando qua e là frasi che mandano nel panico. Tipicamente, ogni tanto, alla fine di un capitolo, c’è qualcosa che, se approfondita, porterebbe alla soluzione. Dexter ce lo dice, ma non dice cosa. in fondo, è sempre un compositore di cruciverba.

Qui abbiamo, una storia che viene da lontano, addirittura dalla guerra e dalla battaglia di El Alamein, dove combattono i tre fratelli Gilbert: i gemelli Bert e Alf, che pur feriti, si salvano, e John, che invece muore. Realmente suicida, invece secondo i gemelli per colpa del tenente Browne-Smith. Troveremo più avanti i gemelli che gestiscono un’impresa immobiliare, una ditta di traslochi ed alcune case di piacere a Soho.

Saltando anni e tempi, ci ritroviamo nel tempo presente, dove Browne-Smith è un professore di storia, quasi in pensione, ma soprattutto affetto da un cancro terminale. Nell’Università di Oxford è sempre in lotta con il professore di geografia, Westerby. I due si odiano, soprattutto per essersi ostacolati nella lotta a preside del collage di appartenenza, favorendo (almeno così sembra) un terzo incomodo, nominato solo con il termine “preside di Lonsdale”. Devo dire per capire questa parte bisognerebbe essere addentro all’istituzione universitaria inglese, cosa che non è nelle mie corde, e credo ci porti fuori dal seminato.

Quello che dobbiamo sapere è che Browne-Smith aveva avuto Morse come studente, e questi lo ricorda per la sua pignoleria. Che il processo esaminativo dei candidati per l’ammissione, la promozione ed altre onorificenze è assai complesso, e foriero di non pochi tentativi di corruzione trasversale.

A questo punto, fioccano i morti. Il primo viene trovato nelle acque del Thrupp, fiume oxfordiano. Senza testa, senza mani e senza gambe. Ovviamente per evitarne il riconoscimento. Partendo dalla ricerca di indizi (molto carenti) Morse comincia ad indagare, anche perché pare Browne-Smith sia scomparso (ed aveva un dito mancante, da cui le mani mozze). Ma gli indizi sono contrastanti. Morse riceve una missiva scritta da “uno che sa”. Potrebbe essere lo stesso Browne-Smith? Contemporaneamente, sembra scomparso anche Westerby, le cui tracce si perdono in un fantomatico viaggio in Grecia, mentre seguiamo (anche lui pensionando) il trasloco dei suoi beni a cura … della ditta Gilbert, ovvio.

Westerby, inoltre, ha la sua nuova casa in un appartamento … dell’immobiliare Gilbert. Morse trova la casa, e scopre un cadavere: è un Gilbert, ma quale?

Facendo un passo indietro, si ripensa ad un’avventura avvenuta poco prima della scomparsa di Browne-Smith. Il professore viene invitato a falsificare un esame e per ricompensa gli viene offerta una notte si sesso in un locale di Soho di proprietà … dei fratelli Gilbert.

Quando arriviamo al terzo miglio, Morse spiega a Lewis quanto sia second lui successo. I Gilbert volevano uccidere Browne-Smith per vendicare la morte di John, mettendo in piedi un piano complicato. Ma una volta faccia a faccia con il professore scoprano la verità. Browne-Smith allora li convince ad aiutarlo, mettendo in piedi lo stesso piano per uccidere il suo nemico Westerby. Ma una volta di fronte, si chiariscono e capiscono che da altro luogo viene per loro lo scorno patito per cinque anni. Allora tutti si alleano per affrontare insieme il terzo miglio.

Comunque, non vi dico che sia il morto nel fiume, ma tutti gli attori muoiono di morte violenta, meno Browne-Smith, che ovviamente non piò essere il colpevole (troppo semplice) che muore per il tumore.

Continuo a ritenere estremamente gradevoli le storie di Dexter, ben scritte, giustamente complicate, scevre da errori, con alcuni spunti interessanti. Mi dispiace averlo scoperto tardi, che avrebbe avuto tempo e spazio per essere messo in un posto più in evidenzia sia nella mia libreria che nella “Hall of Fame” degli scrittori di gialli.

Torneremo di sicuro, prima o poi, a Morse, Lewis ed ai gialli di Oxford.

Seconda tornata pandemica del 2021 relativa al mese di febbraio, con discreto numero di letture, anche se con meno top del mese precedente. In realtà, c’è solo da segnalare l’ottimo ed immancabile Umberto Eco, mentre per i “rimandati” inserirei il poco avvincente racconto di Esmahan Aykol.

 

#

Autore

Titolo

Editore

Euro

J

1

Esmahan Aykol

Rubacuori a Capodanno

Repubblica

s.p.

1

2

Santo Piazzese

Come fu che cambiai marca di whisky

Repubblica

s.p.

2

3

Andrea Vitali

Certe fortune

TEA

9,90

2,5

4

Joseph O’Neill

La città invincibile

Repubblica NewYork

9,90

3

5

Naoise Dolan

Tempi eccitanti

Atlantide

16,50

3

6

Jesper Stein

Il tempo dell’inquietudine

Feltrinelli

s.p.

3

7

Cathleen Schine

I newyorchesi

Repubblica NewYork

9,90

2,5

8

Knut Hamsun

Misteri

Corriere Boreali

8,90

2

9

Umberto Eco

La bellezza

Repubblica

s.p.

4

10

Alicia Giménez-Bartlett

Autobiografia di Petra Delicado

Sellerio

15

2

11

Edith Hall

Il metodo Aristotele

Repubblica FilosofiaViva

9,90

3

12

Umberto Eco

La bruttezza

Repubblica

s.p.

2

13

Enrico Pandiani

Polvere

Dea Planeta

s.p.

2

14

Mikael Niemi

Musica rock da Vittula

Corriere Boreali

8,90

3

15

Umberto Eco

Il complotto

Repubblica

s.p.

3

16

Romana Petri

Pranzi di famiglia

Corriere – Saghe

7,90

2,5

17

Gabriella Genisi

Uva noir

Feltrinelli

s.p.

2,5

18

Francesco Recami

L’atroce delitto di via Lurcini – commedia nera n. 3

Sellerio

13

2

 

Per tornare alle citazioni, ancora nel febbraio del 2007 lessi una divertente anche se non esaltante prova di giallo diagonale, incappando in uno scritto dell’anglo-orientale Nury Vittachi dal titolo “Feng Shui detective”, dove l’ovvio interesse era appunto la combinazione tra investigazione occidentale e l’arte del disporre le cose della vita secondo la filosofia orientale. E vi trovai questa frase: “Solo l’uomo che si libera dall’abitudine ha la possibilità di migliorare”.

Beh, mi sembra che noi, in quanto a migliorare, abbiamo veramente ampi margini (in particolar modo, noi che abbandonammo abitudini anni ed anni fa). Sono certo che i migliori (anche non nel senso togliattiano) usciranno fuori. La fiducia è sempre a nostro fianco, come lo sono io con voi.

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