domenica 23 maggio 2021

Inghilterra vittoriana - 23 maggio 2021

Oggi, se guardate il riferimento, non abbiamo palindromi ma invece una sequenza numerica in salita. E la dedichiamo ad una scrittrice molto presente nella mia biblioteca, perché mi piacquero i suoi primi libri, e poi ne rimasi “attaccato”, anche quando non sempre gli stessi. Anne Perry ha dedicato la sua scrittura ad una molteplice massa di libri, e di scritture seriali. Io ne segue due, entrambe ambientate nell’Ottocento inglese: la prima con protagonista l’ispettore di polizia Thomas Pitt (che qui riprendiamo in una delle prime avventure), e la seconda con protagonista l’ispettore fluviale William Monk, ambientata una ventina di anni precedentemente alla prima. Purtroppo, una settimana di non eccelsa riuscita.

Anne Perry “Morte di uno sconosciuto” Mondadori euro 3,60 (in realtà, scontato a 1,50 euro)

[A: 28/01/2017– I: 10/09/2019 – T: 11/09/2019] - && --

[tit. or.: Death of a Stranger; ling. or.: inglese; pagine: 282; anno 2002]

MONK 13

Delle innumerevoli storie di Monk avevo letto dalla quindicesima alla diciannovesima. Ecco che il mio buon edicolante egiziano mi trova un vecchio “giallo”, così che mi tuffo nella lettura di un Monk prima di quelli di cui ho già tramato.

Ricordo che la nostra buona scrittrice di origini anglo-neozelandesi dopo una vita di cui ho parlato tanto tempo fa e su cui non ritorno, si dedica alla scrittura, trovando un suo filone di buona lettura ambientando le sue storie nell’età vittoriana. Da un lato c’è tutto il filone dell’ispettore Thomas Pitt, che abbiamo seguito in tante trame, e soprattutto nella sua ascesa nelle stanze del potere, in quelle storie ambientate maggiormente nella middle-upper class londinese. Dall’altro ci sono le storie di William Monk, che ho preso ad un certo punto, dove già il nostro protagonista è immerso nel suo “nuovo” lavoro nella polizia fluviale, sostenuto, fisicamente e moralmente, dall’innamoratissima moglie Hester, ex infermiera in Crimea, ed ora in quel di Londra, a cercare di utilizzare al meglio le sue capacità.

Essendo questo un balzo indietro, torniamo quasi alle prime mosse di Hester e William, con un mistery che, in qualche modo, ci porterà a sollevare qualche velo sul passato di Monk. Perché lui ebbe un incidente dove perse la memoria, e non ricorda nulla del prima. Tuttavia, per arrivare a questi passi, dobbiamo fare un po’ di cammino.

Hester ha aperto una clinica per prostitute a Leather Lane, e l’inizio si svolge proprio nei sordidi quartieri del malaffare. Da un lato c’è un aumento delle donne percosse e malmenate, con grossi sovraccarichi del lavoro di Hester. Dall’altro, contemporaneamente, Nolan Baltimore, un magnate delle ferrovie, trova una morte misteriosa in un bordello della zona. Aumentano i controlli, diminuiscono i clienti, e Monk viene contattato da una bella signorina che gli chiede di indagare se il suo fidanzato possa essere coinvolto in una truffa proprio nell’ambiente ferroviario del morto.

Iniziano quindi due indagini parallele; William che cerca di trovare risposte alla sua cliente, Hester che cerca di chiarire la morte di Baltimore, per far tornare la pace nel quartiere. Si affaccia poi come collaboratore in entrambe le inchieste, anche se con ruoli diversi, l’avvocato Oliver Rathbone, un tempo spasimante di Hester, ed ora, forse, preso da passione per una delle aiutanti della clinica.

Dalla parte di Baltimore, capiscono che il magnate era anche un porcello che investiva parte dei suoi guadagni nell’usura e nel finanziamento di bordelli. Tanto che Hester ed Oliver riescono ad incastrare l’aiutante di Baltimore in questi affari, il losco ma corretto (non onesto) Smokey (che noi già sappiamo dalle successive puntate che cosa farà, come già sappiamo la parabola dell’amore di Oliver ed anche della sua carriera nel foro londinese; e chi non mi ha letto, non glielo dico certo ora).

Quindi si mette a posto una parte del problema, anche se Hester non capisce chi abbia ucciso Nelson. L’altra parte si ingarbuglia sempre più. Il fidanzato della bella non sembra coinvolto, anzi a volte non sembra neanche fidanzato. William comincia ad addentrarsi in posti dove è visto sempre più in modo ostile, tanto che si domanda (e noi con lui) che cosa ci sia dietro. Il tutto per arrivare alla morte della bella signorina, della quale si incolpano prima Monk, poi, scagionato per altri motivi, il finto fidanzato. Alla fine, la matassa si dipana con una serie di colpi di scena, in cui la Perry sfoggia le sue capacità di portarci nelle aule dei tribunali e di sviscerare il bene ed il male dell’ordine giudiziario anglosassone.

Monk ha uno sprazzo di luce sul suo passato, quando scopre che la compagnia ferroviaria è la stessa dove lavorava il suo mentore dieci anni prima, ed è la stessa che fu coinvolta nel deragliamento di un treno in cui persero la vita molti bambini. Nonché scopre che la signorina morta di cui ora si cerca di scoprire come e perché era figlia di uno dei responsabili dell’allora linea ferroviaria, andato in rovina in seguito all’incidente. E forse con un piccolo aiuto di Monk, che, aiutato dal colpevole mentore, riuscì a salvare molte capre e qualche cavolo di quel disastro, anche mandando in rovina diverse persone.

In fondo, si è trattato di un gigantesco tentativo di rivincita e di vendetta, nato però da una serie di coincidenze talmente casuali da essere quasi probabili. Certo, ed è un peccato che la Perry reiterata in molti suoi scritti, la parte finale è sempre troppo affrettata, ed alcuni colpi di scena rimangono tali, in modo che il lettore viene solo sorpreso ma non riesce ad essere coinvolto. E questo non è un bene in un giallo che si rispetti.

Rimane l’ambiente, rimangono i personaggi carini. Soprattutto Hester, sempre un elemento positivo, senza ombre. Ombre che invece, spesso, oscurano il comportamento di Monk. È vero che ha un passato ignoto, ma non per questo deve essere sempre cupo. Anche la Perry non scherza nel mascherare il suo passato, ma noi la pensiamo più serena, ora che scrive con continuità, e che ha da poco superato gli ottantuno anni d’età (essendo del 28 ottobre del ’38). Avrei dovuto parlare anche dei freni del treno, ma non ho voglia di continuare questa trama.

“In passato … figurarsi se avesse permesso a un’altra persona di diventare tanto importante da rendere felice o rovinargli la vita con la sua sola presenza.” (8)

Anne Perry “Sangue sul fiume” Mondadori euro 5,90

[A: 21/02/2017– I: 12/09/2019 – T: 14/09/2019] - &&

[tit. or.: Blood on the Water; ling. or.: inglese; pagine: 271; anno 2014]

MONK 20

Dopo il salto all’indietro, che ci ha fatto scoprire qualche retroscena del passato dell’eroe della serie, con questo, invece, riprendiamo il filo delle avventure, che avevamo lasciato alla diciannovesima.

Ormai sappiamo che Monk, il nostro personaggio principale, ha una storia complicata alle spalle. Figlio di un pescatore, preso a benvolere da un banchiere, da lui poi aiutato in un difficile momento (come abbiamo appena visto), in seguito ad un incidente perde la memoria. Aiutato (ma non ne abbiamo ancora letto nei meandri del passato) dalla bella Hester che poi diverrà sua moglie, si riprende e si arruola in polizia. Entrato in urto con le gerarchie, viene anche licenziato, per poi riprendere l’attività investigativa come dirigente della polizia fluviale. Ed in questa veste lo troviamo al centro di questa fiammeggiante trama.

Ovvio il giuoco di parole, che la storia comincia con un grande botto sul Tamigi. Mentre è di pattuglia, vede saltare in aria una barca dove è in atto un party, la vede colare a picco, e si ritrova con un paio di centinaia di morti senza motivazioni apparenti. Ricordo che, temporalmente, siamo nel pieno dell’era Vittoriana, intorno al 1860, data corroborata dal fatto che una parte delle indagini fa riferimento al costruendo Canale di Suez (iniziato nel 1859 ed inaugurato dieci anni dopo).

E di quest’epoca la Perry, qui e nelle storie di Pitt, è magistralmente interprete, riuscendo a presentarci con esattezza e senza sbavature l’atmosfera dell’epoca. Ovviamente, come detto anche altrove, in questa serie più dalla parte dei poveri che degli aristocratici, anche se i secondi non mancano, essendo sempre un punto di transito nella narrazione dell’autrice un passaggio per le aule giudiziarie.

Tornando allo scoppio, l’indagine viene subito tolta a Monk per ragioni politiche, quando viene incolpato un egiziano, con l’idea che sia una vendetta proprio per la costruzione del Canale. Ma Monk non si tira indietro, e, egiziano malamente condannato, riprende le indagini. Aiutato dal solito contorno di comprimari. La moglie Hester, sempre al suo fianco. Il piccolo Scuff, da loro ormai adottato, che per l’occasione rispolvererà le sue conoscenze nei vicoli della sua infanzia. Dove, tra l’altro, verrà aiutato nelle indagini dal piccolo Worm, un altro trovatello, che non potrà trovare spazio nella famiglia Monk, ma verrà ben presto inglobato nelle persone che gravitano intorno alla clinica per non abbienti e prostitute che Hester ha inaugurato proprio nel volume appena letto (il tredicesimo episodio, ricordo).

Scavando nel fiume, non nel senso letterale, ma andando alla ricerca di testimonianze, anche a costo di mettere in pericolo la propria vita, e scavando nella sua memoria, dove, al fine, riesce a ricostruire gli attimi prima della tragedia, Monk ha una serie di suggerimenti ed illuminazioni. Intanto, proprio in direzione dell’Egitto, ma non del fantomatico colpevole della prima ora, ma di un prezzolato losco figuro, che più testimonianze inchiodano sul luogo dello scoppio. Non solo, ma anche sulle barche confondendosi con i presunti salvatori degli affogandi.

Il coro degli aiuti viene rimpolpato anche dal ritorno da una lunga vacanza all’estero di Sir Oliver, che ricordiamo dal diciannovesimo libro essere stato radiato dall’ordine per i motivi che potete leggere nella relativa trama. Ma che non si tira indietro nel dare una mano al Pubblico Ministero nel sostenere l’accusa, anche perché ha un conto in sospeso con il giudice incaricato del giudizio. Lo stesso che lo aveva, anche se giustamente, cacciato, ma che ha anche una giovane moglie per la quale Oliver ha un certo trasporto.

A questo punto la trama si congiunge, idealmente, con il ventitreesimo libro della serie di Thomas Pitt, dove si parlava di un massacro perpetrato in Egitto da militari inglesi. Lì era un’egiziana che, con le sue arti femminili, cercava di punire il colpevole della strage. Anche qui abbiamo un massacro, ma la diversità è che c’è un militare che potrebbe incolpare i veri colpevoli. Ovvio che il maggiore Stanley sia a bordo della nave esplosa, ed ovvio che il losco egizio è solo l’esecutore della strage. Chi sia il mandante lo scopriamo alla fine, con un piccolo colpo di scena, che sarà proprio Hester a svelarci.

Forse ne ho già svelato troppo, ma al solito, è molto il contorno di quanto si legge nei libri della Perry che ha una sua importanza. Il rapporto genitori-figli, anche qui sottolineato dal bel trasporto di William e Hester verso Scuff, ma anche da altro. Ed ovviamente il ruolo della giustizia, che segue il suo corso, ma che non sempre riesce ad essere giusta come si vorrebbe e come dovrebbe. Che spesso può essere manipolata. Insomma, sempre lì con i rapporti di forza tra i buoni (che sono sempre i nostri, sempre umani, quindi con anche delle ombre) ed i malvagi. Non dispiace il ritorno, anche se in modo defilato, di Sir Oliver, e seguiamo con apprensione la nascita di una sua possibile storia con la moglie del giudice. Ne vedremo delle belle credo.

“L’Italia … un luogo dove non ci si ferma mai abbastanza a lungo. Credo che la costa sia una delle più belle del mondo. Ma sono molte le attrattive che invitano a tronarci.” (182)

“A volte un difetto è più difficile da accettare quando lo scopriamo in qualcuno che conosciamo da sempre, specie se siamo responsabili per lui. … Tutti sono figli di qualcuno.” (268)

Anne Perry “I meandri della notte” Mondadori euro 5,90

[A: 05/10/2017– I: 25/10/2019 – T: 27/10/2019] - && -

[tit. or.: Corridors of the Night; ling. or.: inglese; pagine: 257; anno 2015]

MONK 21

Altro piccolo passo avanti nella saga pluriennale della famiglia Monk, del Tamigi e dell’Era Vittoriana, che la nostra scrittrice riesce a descriverci sempre con facilità di penna.

Qui, abbiamo due piccoli acuti, nel senso di due elementi che si diversificano dal resto della serie. C’è una piccola inchiesta su di un traffico di fucili trafugati e passati senza dazio attraverso dogane. Non è un punto particolarmente interessante della vicenda, ma serve alla Perry per far uscire di scena il sergente Orme che tanto aveva seguito del cammino di Monk, e per far modo che al nostro ispettore fluviale si affianchi il sergente Hooper. Il secondo, è che la scena è ben presto occupata senza possibilità di spostamento da Hester piuttosto che da William. Infatti, si comincia in un ospedale gestito dai fratelli Rand, uno medico l’altro chimico, avviati ad una sperimentazione sulla trasfusione del sangue.

Come sappiamo siamo intorno al 1860, e le prime trasfusioni umane di successo avvennero nel 1814 da parte dell’inglese dr. Blundell. Ma non si conoscevano due cose fondamentali: come congelare il sangue, in modo da poterlo utilizzare in modo differito (pratica scoperta solo nel 1913 negli Stati Uniti) e soprattutto la classificazione del gruppo sanguigno, scoperta dal biologo austriaco Karl Landsteiner solo nel 1901. Per cui le trasfusioni dovevano essere fatte al momento, cioè estratto il sangue e subito immesso nel paziente. Inoltre, intorno al 50% dei pazienti morivano dopo la trasfusione in seguito alle incompatibilità sanguigne.

La nostra infermiera, nonché gestrice della clinica per donne perdute, si trova a sostituire una sua amica nell’ospedale dei fratelli Rand, dove scopre la presenza di bimbi emaciati e in via di consunzione. Da qui si avvia una doppia indagine: chi sono e perché sono lì. La seconda direttamente condotta da Hester porta alla scoperta appunto delle pratiche trasfusionali, spinte all’eccesso perché questi bimbi sembrano avere un sangue che non provoca reazioni nei pazienti. Probabilmente, con le conoscenze attuali potrebbero essere dei donatori universali. Però, William scopre anche che i tre ragazzi sono stati venduti dai genitori, che ne avevano sei. Ma forse i genitori pensavano che sarebbero stati meglio.

Hester affronta a muso duro il biologo Rand, anche a fronte di un paziente, anziano e danaroso, che proprio la cura di sangue dei piccoli sta tirando fuori pericolo. Poiché le azioni di Hester mettono in pericolo le operazioni dei fratelli, il biologo decide di rapire lei, i bambini, il paziente e la figlia di questi, per poterli curare nella sua magione in campagna.

Anche qui si biforca l’azione e la scena. Da un lato i problemi medici e morali di Hester alle prese con la sua professione infermieristica. Dall’altra le ricerche di William per ritrovarla, che un rapimento è un rapimento. Per farla breve, alla fine, con l’aiuto di Scuff e del piccolo Worm, Hester ed i bambini vengono salvati.

Da qui, dopo la parte noir, la parte gialla, ed il medical thriller, la nostra poliedrica romanziera inzeppa anche un legal thriller. Che poi è uno dei suoi pallini, quello di mostrare la fallacità della giustizia, anche a fronte delle migliori intenzioni. Ovviamente, qui è il terreno per un ritorno sulla scena del nostro sir Oliver, non ancor reintegrato, e sempre più preso dall’idea di una futura relazione con la moglie del giudice che lo condannò alcuni libri fa, e che, dopo un ictus, versa in cattive condizioni di salute.

Non vi sto a dire come ed in base a quali cavilli legali, i fratelli Rand riescono a capovolgere il verdetto di rapimento ed altro. Ve ne lascio seguire le fila, per passare all’ultima parte dove Anne Perry si inventa due stratagemmi per portare comunque a compimento vendetta e giustizia. Infatti, viene trovata uccisa la figlia del paziente, e benché non si possa escludere che sia stato il padre per motivi oscuri a farla fuori, molti indizi puntano sul biologo che alla fine viene condannato, alla pena prevista all’epoca.

Senza biologo, e senza i ragazzi donatori, a fronte di una nuova crisi del paziente, il fratello medico, qui deontologicamente corretto, non può che usare il proprio sangue, sapendo comunque con quasi certezza che il paziente sarebbe morto. Così avviene e la giustizia o di dritto, tramite i tribunali, o di storto, tramite l’ospedale, avrà il suo trionfo.

Alla fine, un capitolo in minore, se non fosse per i personaggi storici della saga che ne escono rafforzati nella loro identità. Non William Monk, che ha già fatto grossi passi con tutta l’indagine sul suo passato colmo di amnesie. Ma Hester, anche se era già ben presente. Scuff che vorrebbe dedicare anche lui a professioni d’aiuto e comincia a fare da assistente ad un medico di base (anche se non è questa la sua qualifica, ma a me ricorda tanto il mio amico e medico Emilio). Per finire con il da poco entrato piccolo Worm e con il da poco ritornato Sir Oliver. Aspettiamo pazientemente che arrivi il futuro.

“Pensare a quanta della sua felicità fosse legata alla [sua] presenza, al suo amore, alla sua fede in lui, lo spaventava.” (125)

“Era diventato un uomo migliore per essere all’altezza di ciò che lei aveva visto in lui, e che lui stesso non era stato capace di scorgere.” (126)

Anne Perry “Scandalo a Cardington Crescent” Mondadori euro 2,50 (in realtà, scontato a 0,50 come usato)

[A: 12/01/2021 – I: 15/05/2021 – T: 17/05/2021] - && e ½

[tit. or.: Cardington Crescent; ling. or.: inglese; pagine: 212; anno 1987]

PITT 08

Ho aspettato due anni il futuro, ed invece c’è stato un ritorno, alla grande, al passato, ed anche alla serie primaria di Anne Perry. Dal mio amico giornalaio egiziano ho, infatti, recuperato un vecchio “Giallo Mondadori” (usato ma non troppo), relativo ad una delle prime avventure di Thomas Pitt nella Londra successiva al 1880 (il primo libro si apre con la morte di Benjamin Disraeli nel 1881, qui un appunto di un poliziotto colloca l’inizio delle indagini al giugno 1887). Quindi, prima di continuare a leggere altre avventure di Monk (come quelle di cui sopra), ed anche perché sono passati quasi venti mesi dall’ultima lettura, ho preferito fare un doppio balzo all’indietro, leggere questo libro, e ripartire dai cicli della nostra scrittrice di lunga serie. Anche perché sono ben 22 i suoi libri presenti nella mia biblioteca (sempre pochi, rispetto ai 60 che costituiscono il corpo delle due serie da lei iniziate alla fine degli anni ’70).

Come usuale in quasi tutte le traduzioni italiane (ripeto anche se ne ho già parlato), i grandi strateghi di marketing al titolo originale, che, come ad uso della scrittrice, si riferisce ad un luogo della Londra vittoriana, aggiungono un qualche aggettivo, tanto per “attirare” il pubblico. Così qui abbiamo questo “scandalo” che non si comprende cosa dovrebbe qualificare.

Ma scandali a parte, qui siamo tornati molto indietro nelle storie di Pitt, lo vediamo non dico alle prime armi, ma ancora nelle indagini sul campo. Indagini duplice, anche se la doppiezza si capisce e compone solo alla fine. La parte esile è la scoperta di un corpo femminile, diviso in pezzi, nascosto in scatole e sparso nei dintorni di un cimitero.

La parte corposa, che dà modo alla scrittrice di esibirsi in questo bel campionario di descrizioni della Londra vittoriana, ruota intorno alla morte di Lord George Ashworth. Abbiamo così l’aggio di entrare nella cerchia originaria del mondo di Thomas Pitt, il nostro ispettore.

Che George è sposato con Emily, la quale nasce Ellison, e quindi sappiamo essere la sorella di Charlotte, che è la moglie di Pitt. Con questo contraltare: Charlotte fa un matrimonio al di sotto del suo rango, per amore, ed Emily, sempre per amore, lo fa al di sopra. George ed Emily erano stati invitati a casa della famiglia March, dove fanno il bello ed il cattivo tempo la matriarca, donna Lavinia, e suo figlio Eustace. Invitati in quanto George è un cugino, essendo presente quella che diventerà uno dei personaggi più divertenti della serie Lady Vespasia Cumming-Gould, prozia di George e parente della defunta moglie di Eustace.

Tutto, o molto, ruota intorno proprio ai matrimoni ed all’atteggiamento verso le donne. A casa March, sono infatti presenti anche William, il figlio di Eustace, con la moglie Sybilla, e Anastasia detta Tassie, l’unica figlia di Eustace non ancora sposata. Nonché, invitato perché lo si vuole accasare con Tassie, Jack Ridley, squattrinato ma con legami di sangue utili ai March.

Le donne, in quegli anni (ma Anne Perry sottende che le cose non cambino di tanto, lei che scrive a cento anni dagli avvenimenti) non studiano, non votano, stanno a casa e fanno figli. Al massimo possono fare le civettuole con gli uomini. I quali, al contrario, hanno tutti i diritti, compreso quello di svagarsi con le donne (quali esse siano) e poi tornare a “governare il mondo”. Così Eustace ossessiona William fino a che Sybilla non rimane incinta.

Ma il ménage ai March è funesto: George fa lo svenevole con Sybilla, così che Emily fa la civetta con Jack. Ovvio che ci scappa il morto: George. E la famiglia Pitt deve correre ai ripari per salvare Emily dalle accuse. Che potrebbe aver ucciso George per vendetta. O potrebbe essere stato Jack, così da prendere in un colpo solo Emily e i soldi. O William, che non sopporta di essere tradito. O Eustace, che è ossessionato dal comportamento femminile di Sybilla, e non vuole che sia minato l’ordine secolare di casa March.

La Perry, con una giusta dose di sapiente scrittura, anche se bisogna dire, leggermente datata, ci porta a spasso in questa casa alto borghese, con i suoi pranzi che ruotano intorno a silenzi e cattiverie. Pitt ha difficoltà ad entrare in quel mondo, lui figlio di un guardiacaccia. Meglio allora si muove Charlotte, che da quel mondo viene, e che, seppur a fatica, scopre gli altarini, veri o presunti. Scopre i segreti di Eustace. Scopre che Tessie, di notte, aiuta giovani donne a partorire, insieme al curato Mungo. Scopre, quando anche Sybilla viene uccise, alcuni libricini da lei nascosti.

Sarà lì che Pitt troverà un filo, questo sì legato al suo mondo. Che lo porta ad un rigattiere, e da questi ad una mezzana un po’ Fagin di Oliver Twist ed un po’ praticona e sfruttatrice di giovani donne. Una mezzana che si guadagna la vita anche con la compravendita di bambini.

Quando il patologo rivela (ma già si intuiva da tempo) che Sybilla non era incinta, come nei giochi della Settimana Enigmistica, tutti i puntini si ricongiungono. E le due indagini, anch’esse riavvicinatesi, giungono entrambe alla loro giusta conclusione.

Come detto, e come negli altri libri, Perry fa un ottimo lavoro nel ricreare le atmosfere vittoriane, fa un buon lavoro verso alcuni caratteri (ed io adoro Vespasia), ed altrettanto bene delinea le indoli cattive e vendicative delle persone. Meno nel giallo in sé, prevedibile ed in alcuni punti non sempre spiegato come un giallo dovrebbe.

Una lettura di passaggio, tanto per riposarci verso più ardui pensieri.

“Svegliarsi durante la notte e sapere sempre che … era lì accanto a lui era una delle certezze più dolci della sua vita.” (58)

Come i miei affezionati lettori sanno, la quarta settimana del mese è dedicata ad un riposo di allegati ed altri addendi. Rimane solo qualche rimando a ricordi che rimbalzano nella memoria.  Come questi che risalgono sempre al maggio del 2007, estratti da “Il maestro della testa sfondata” un interessante giallo uscito dalla penna di Hans Tuzzi. Plurale che rimanda il primo ad una situazione che sentivo mia in gioventù: “Gli pareva sempre di non saper trovare ciò che bisognava dire, ... aveva appreso tuttavia che parlare era sempre meglio che tacere”. Il secondo invece dalle esperienze dei miei innumerevoli viaggi: “non è facile assortire una buona compagnia quando si viaggia, e quando se ne trova una, ci pensa il Tempo a portarsela via”.

Siamo già verso la fine di maggio, mese di rose, di fioretti e di compleanni. Ma poiché non si fanno mai auguri anticipati, rivolgo solo un pensiero alla dopo trascorsa festa tonda del mio amico Nino. 

Nessun commento:

Posta un commento