Anche questa una trama collegata da un filo
giallo, da alcune serialità, passate o future, nonché da entrate gratuite nella
mia biblioteca. Una settimana, tuttavia, un po’ al ribasso. Sia per le trame
anglofone, vuoi dell’americano Willeford che dell’inglese Paris. Si risollevano
nelle trame scandinave, anche se il recupero di un vecchio libro di Liza
Marklund non mi ha soddisfatto. Meglio, invece, il primo giallo del danese
Stein, omaggio del mio grande mentore di libri sparsi, che penso seguirò nelle
successive uscite.
Charles Willeford “Tempi d’oro per i morti”
Feltrinelli s.p. (Regalo de “I Floridi”: Mario, Ines e sig.ra Laura)
[A: 07/05/2020 – I: 01/11/2020 – T: 03/11/2020] - &&
[tit. or.: New Hope for the Deads; ling. or.: inglese; pagine: 267; anno 1984]
Entrato
nel carniere maggiolino dei regali libreschi, questo libro di Willeford si
palesa anzitempo in virtù di presenze e assenze della mia libreria. Non che non
abbia alcuni spunti di interesse, visto che la sua lettura coincide con il
tempo elettorale americano, e ne sottolinea molti aspetti, tanti negativi ed
alcuni positivi. Tuttavia, mi aspettavo di più da un autore celebrato come
epigono del genere.
Intanto,
solo scrutando tra le righe e tra le biografie, scopro che Willeford, autori di
poco altro, è celebrato in particolare per quella che viene battezzata la
“tetralogia di Miami”. Peccato che l’editore non faccia sapere (come accade in
altre serie) che questo è il secondo libro e non il primo, motivo per cui una
serie di caratteristiche dei personaggi sono già avviate, perdendo un po’ della
freschezza del primo incontro.
Ma veniamo
prima alla vita americana e poi al testo. Willeford descrive una Miami in via
di degrado, dove comandano bande di ispanici, ma che è anche piena di
trafficanti di droga ed altri tipi poco raccomandabili. D’altra parte, la
Florida è piena di espatriati cubani, che non sempre sono stinchi di santo.
Come non lo sono i poliziotti, o almeno non lo sono sempre. Il centro della
storia è il sergente Hoke Moseley, che emblematizzata la funzione del tutore
dell’ordine: sempre pronto a riprendere un collega o un cittadino che non si
comportano secondo le regole, per poi interpretare le regole a suo uso e
consumo.
Prima
del testo, al solito, viene anche il titolo, che in italiano non ci dice molto
(neanche dopo averlo letto), mentre in originale è strettamente collegato al
testo. Perché ci sono nuove speranze per i morti, laddove Hoke e la sua partner
Estella Sanchez vengono messi a lavorare ad una serie di “cold case”, con la
speranza di risolverli, di modo che il loro comandante possa avere un
avanzamento. Così che i morti lasciati nei faldoni degli archivi, hanno la
speranza di veder risolti i loro casi. Cosa che Hoke ed i suoi faranno, anche
senza portare benefici alla polizia di Miami.
Quello
che invece interessa e percorre tutto il romanzo, è la vita privata e sociale
di Hoke, ed il caso della morte di un giovane, apparentemente per una overdose.
Il giovane Jerry viene trovato nudo e strafatto, con un mix che mal si adatta
alle caratteristiche tossiche del ragazzo. Trovato in casa della ex-moglie del
suo patrigno, un avvocato difensore dei trafficanti. La situazione è ben
complicata, che ci sono dei loschi figuri alla ricerca di 25.000 dollari che
Jerry avrebbe trafugato. Forse a clienti del patrigno. Forse entrandoci la
matrigna Loretta, titolare di un negozio di fiori che sta attraversando una
grossa crisi finanziaria, ed avrebbe un disperato bisogno di contanti. Tra
l’altro Loretta è piacente, ed il malmesso Hoke avrebbe piacere a concludere un
qualche generoso affare di sesso.
Comunque,
utilizzando i dati dell’autopsia, quanto vede nell’appartamento, ed altri
elementi laterali, Hoke risolve il caso. Noi però siamo anche interessati ai
casi “umani”. Laddove scopriamo che Hoke è divorziato con due figlie sui
quindici anni. Figlie che vivono con la madre, cui Hoke passa montagne di
alimenti, trovandosi a dover cercare appartamenti nei luoghi più squallidi di
Miami. La svolta avviene con la moglie che vola in California con un giocatore di
baseball, rispedendo le figlie ad Hoke. Con Estella che, cubana e cattolica, si
scopre incinta e scacciata di casa dal padre perbenista. Poiché Hoke, Estella,
Sue Ellen ed Aileen sembrano trovarsi reciprocamente simpatici, il nostro
sergente, forzando un po’ la legge, riesce a cessare di pagare gli alimenti,
trovare una casa in cui stare, dove convince anche Estella a conviverci.
Penso
che nel terzo libro si capisca di più di questo intreccio. Qui, a parte la vita
di Miami, le sue violenze, e quant’altro di americano vi è presente, rimane
poco dei commenti su Willeford maestro dell’hard-boiled ed ispiratore
dell’ironia di Tarantino. Di hard c’è solo un po’ di sesso, e qualche commento
di Hoke, oltre a suggerimenti del nostro alle figlie per non farsi circuire dai
bellimbusti locali.
Per
uno che ha scritto tanto, Willeford non è certo né l’ultimo arrivato, né
difficile da leggere. Ma aspettavo un intreccio più interessante, ed uno
sviluppo consono. Qui, di noir, thriller o altro c’è meno di zero. Rimane una
foto interessante dell’America. Che d’altronde Willeford, nella sua infanzia
vagabonda dall’Arkansas alla California, da New York al Perù, ha ben
conosciuto. Così che non fa fatica a descrivere emarginati e situazioni
problematiche. Alla fine, però, non lascia purtroppo il segno.
B. A. Paris “La coppia perfetta” Corriere
Thriller Psicologici 12 euro 7,90
[A: 15/10/2018 – I: 24/12/2020 – T: 25/12/2020] - &&
[tit. or.: Behind Closed Doors; ling. or.: inglese; pagine: 270; anno 2016]
Come sembra facile immaginare, B.A. Paris
sembra uno pseudonimo. Ed in realtà, è il nome da scrittrice di Bernadette
MacDougall, che, avendo vissuto lunghi anni a Parigi, ha deciso di utilizzarlo
come ringraziamento per avervi potuto iniziare la propria carriera di autrice.
Questo è anche il primo libro che leggo di
una serie di titoli proposti dal Corriere della Sera con il nome “Thriller
psicologici”. Serie che propone anche autori ben noti (Dürrenmatt e Highsmith
tanto per citarne due), insieme ad altri che ho sentito poco, ma che dovrebbero
aver scritto cose interessanti (o angoscianti?).
Paris qui è al suo primo libro thriller, e
devo dire che l’idea di base ed una parte dello sviluppo della trama sono
interessanti, e degni di essere presi in considerazione. Tutto parte con molta
tranquillità, quasi fosse più un romanzo “alla Sveva Modignani”. Ci sono marito
e moglie, Jack e Grace, in un contesto amicale abbastanza rilassato. Lui,
avvocato di successo in cause in cui difende donne maltrattate, sembra un
perfetto padrone di casa, danaroso e premuroso. Lei, Grace, sembra una perfetta
mogliettina, tesa a soddisfare le idee rilassanti del marito: buona
conversazione, ottima cena, casa anch’essa perfetta.
Ma ben presto cominciamo a vedere delle
crepe: Grace aveva un ottimo lavoro da Harrods, che lascia per sposare Jack.
Grace non ha cellulare, e si vede con le sue amiche solo in presenza di Jack.
Grace ha una sorella Millie, affetta da sindrome di down, che riesce a vedere
con difficoltà, spesso impedita da richieste di Jack dell’ultimo minuto.
Il primo elemento di “antipatia” che mi
suscita il romanzo è questo vezzo, che parte da dopo la cena, di alternare due
andamenti temporali: il presente in cui si narra appunto quello che vediamo
della “coppia perfetta”, ed il passato, in cui vediamo come Grace sia diventata
una parte di questa coppia. E sapete come a me, queste altalene temporali, non
sempre convincano. Anche se qui, dobbiamo far fronte solo a due momenti in cui
il tempo, capitolo dopo capitolo, converge verso l’unificazione.
Facciamo qui una piccola parentesi, avendo
troppo spesso calcato nelle righe precedenti, sul termine “perfetto”, come da
titolo italiano. Quando invece l’inglese originario riporto “Dietro le porte
chiuse”, che è proprio il motivo dominante del libro, quando ne capiamo
l’andatura.
Cosa succede dietro quelle porte, quando la
“coppia perfetta” rimane sola?
Tutto il romanzo è narrato in soggettiva da
Grace, che ci aspettiamo quindi sia sincera nelle descrizioni di come, presa
all’amo dal fascino di Jack, cada pian pianino nella sua terribile trappola.
Che Jack è uno psicopatico all’ultimo stadio, che nutre la sua vita attraverso
la perfezione ed il terrore. Non fa mai uno sbaglio, utilizza viaggi in
Thailandia per soddisfare le sue perversioni, ed ha trovato in Grace ed in
Millie il bersaglio perfetto per la realizzazione del suo capolavoro.
La perversione di Jack è il terrore che
incute nelle altre persone, terrore di cui si nutre quasi in maniera sessuale.
Che, avendo soldi e mezzi, riesce a soddisfare nel paese asiatico, che di tante
perversioni è culla e focolaio.
Così, circuisce Grace, la punisce per ogni
sbaglio che lui ritiene lei faccia, privandola a poco a poco, di tutto. Libri,
vestiti, dignità. Lei cerca ribellioni inefficaci, che ogni volta portano a
punizioni più feroci. Ma la terra bruciata serve solo a Jack per avvicinarsi al
suo scopo: prendere con sé Millie e sfruttarne le debolezze per torturarla
psicologicamente, e goderne.
Tutto il presente di Grace è allora votato
alla ricerca di una via d’uscita a questa situazione, angosciosamente non
rivoltabile. Che Jack, esternamente, è visto da tutti come affidabile, mentre
lei è etichettata come problematica e dotata di sbalzi d’umore, in cui accusa
il marito di tutte le efferatezze possibili.
Vi lascio scoprire chi sarà il vincitore di
questo duello all’ultimo sangue mentale, che forse ho scoperto anche troppe
carte, se vedete nelle pieghe dei miei discorsi.
Sebbene quindi si segua con facilità, e
l’idea della trama, pur non nuova, è sviluppata in maniera congrua, alla fine
non riesce ad essere coinvolgente sino all’ultimo stadio. Si rimane sempre un
po’ spettatori, e questo non è bello da dire di un thriller. Non che mi abbia
deluso ma manca sempre quell’affondo tranciante, un po’ alla Stephen King, che
ne avrebbe aumentato le simpatie. Tuttavia, una onesta prova come primo libro
della serie.
Jesper Stein “Il tempo dell’inquietudine”
Feltrinelli s.p. (prestito di Fako)
[A: 15/10/2019 – I: 07/02/2021 – T: 09/02/2021]
- &&&---
[tit. or.: Uro; ling. or.: danese; pagine: 484; anno 2012]
Altro prestito del mio
amico spacciatore di libri, ma senza la solita pressione, che mi sa che a lui
non sia piaciuto tanto. Non è che sia tra le mie “punte di diamante”, ma
trovo una storia ben congeniata, con un abbastanza interessante (vedremo poi
perché) personaggio centrale, e contorni all’altezza.
Quello che capisco meno è la solita volontà
di voler interpretare i pensieri dell’autore, invece di lasciare a lui la penna
in mano. Così che, se è vero che al tempo del racconto in Danimarca ci fosse, e
non poca, inquietudine, io avrei lasciato il titolo originale “Disordini”.
Stein (che ha tolto “Larsen” dalla seconda
parte del cognome) è stato per anni all’interno del giornalismo danese, come
esperto di cronaca nera, poi come gastronomo, ed infine come critico
letterario. Nel 2012, la svolta letteraria con l’invenzione dell’ispettore Axel
Steen ed il primo romanzo poliziesco (questo), cui seguiranno altri cinque
volumi (di cui solo altri tre tradotti in italiano). Una serie molto fortunata
in patria, tanto da ricevere numerosi premi e riconoscimenti, sia nell’ambito
“crime story” che di quello letterario “tout court”.
Come tutti i bravi scrittori, mescola un po’
del proprio vissuto nelle storie, che si sa che si parla meglio delle cose che
si conoscono. Così, Axel ha alle spalle un divorzio doloroso e non ben risolto
con (l’antipatica) Cecilie, con l’unica nota positiva della presenza della
figlia Emma (cinque anni). E la difficoltà che il nuovo compagno di Cecilie è
un avvocato dei servizi segreti, cui dovrà avere a che fare in modo molto
stretto durante le indagini. E di un divorzio doloroso in famiglia parlerà
nella sua autobiografia uscita lo scorso anno. Il romanzo è anche pieno di
figure giornalistiche, che con poca difficoltà pensiamo possa aver abbozzato
nei suoi anni di giornalismo. Infine, questo primo episodio è ambientato in un
momento “topico” della vita pubblica danese, momento pieno di difficoltà e di
disordini (vedi sopra).
Allora, il 1° marzo 2007 le forze dell’ordine
danesi prendono d’assalto la “Ungdomshuset” (che significa “la casa dei
giovani”), una specie di centro sociale, pieno di alternativi e antagonisti. La
casa era in un certo senso isolata, distante circa 4 km dalla zona libera di
Christiania, un quartiere di Copenaghen autogestito, con libera circolazione di
droghe leggere e ospitalità verso tutti. “Ungdomshuset” invece era una spina
per l’ordine danese. Ma lo sgombero fu violento, contrastato, portò a 700
arresti di giovani e manifestanti. E portò a guerriglia urbana nella zona di Nørrebro
per molti giorni. Qui avvengono due fatti concomitanti ma indipendenti.
L’ispettore Steen abita nella strada principale del quartiere, Nørrebrogade, a
poca distanza dal cimitero di Assistens, uno dei più amati dai danesi, con le
tombe di Kierkegaard, di Andersen, e di molti letterati illustri (illustri per
i danesi, come il poeta Dan Turrell e altri). Ed è lì, al cimitero che viene
trovato un cadavere, legato, malmenato e strangolato. Ovvio che si tenti di
farlo passare un “black block” ed un omicidio dovuto alla “esuberanza”
poliziesca.
Tuttavia, è proprio da qui che parte
l’indagine che vede coinvolto Axel ed il suo partner, il legalista Darling.
Dove si cerca anche l’alternativo Peter che ha rubato una telecamera che
riprendeva, casualmente, il delitto. Vi salto molti passaggi, ma tanta carne
mette al fuoco il nostro Jesper. Il morto è un albanese, Davidi, sposato con la
danese Leila e con un figlio. Ma fa parte delle gang macedoni, coinvolto a suo
tempo in traffici loschi, con annessa espulsione dal paese. Davidi cerca spesso
di tornare in Danimarca, con scarso successo. In patria, fa anche da guida e
mentore ai giornalisti venuti ad indagare sulla tratta delle bianche.
Soprattutto a Martin Lindberg e Jakob Sonne.
Entrano poi in campo i servizi segreti, con
l’accenno di cui sopra, che convincono Davidi a fare l’infiltrato in una banda
di spacciatori bosniaci, promettendogli il totale scagionamento. Vogliamo
complicare il tutto: Martin era stato un eroe della rivolta del maggio 1993
contro l’adesione danese all’Unione Europea, ed in quel frangente ferito da
Axel. Sonne, tornato in patria dopo le avventure macedoni con Davidi, conosce
Leila e per un anno vivono insieme. Due anni prima, nel 2005, dopo il cruento
divorzio con Cecilie, Axel incontra casualmente Leila in un bar, non sa chi
sia, ma finiscono in una notte di sesso e spinelli. Peter, quello della
telecamera, viene abbordato al telefono da uno che si presenta come Martin.
Peter abbocca, e spariscono lui ed il video incriminante.
Axel, contro tutto e tutti, riesce a mettere
in fila tutti i nodi irrisolti, ed alla fine, rischiando anche la pelle, trova
il vero colpevole. Ma trova anche delle domande cui solo lui, alla fine,
riuscirà a trovare le risposte.
Insomma, tanta carne a fuoco: la brutalità
poliziesca, le retate riuscite o meno, gli spacciatori, il rapporto di genitori
separati con i figli, il mondo di mezzo che popola le città nordiche, e di cui
consociamo molto poco. Stein ha degli spunti sociologicamente interessanti,
nonché, per me, alcuni flash su Copenaghen che mi riportano ai tempi in cui ho
lavorato lì con una società danese. Sebbene quindi la penna scorra, forse tuta
quella carne risulta un po’ troppa per il fuoco acceso. Così che, certo, è di
sicuro un libro che ho gradito, ma forse con una mira troppo verso l’alto.
Qualche obiettivo in meno, lo avrebbe reso
più agile e meglio fruibile anche fuori dalla Scandinavia. Però credo che
seguirò (anche) questo scrittore, prima o poi.
Liza Marklund “Fondazione Paradiso”
Feltrinelli euro 12
[A: 14/05/2018 – I: 05/03/2021 – T: 07/03/2021]
- &&
[tit. or.: Paradiset; ling. or.: svedese; pagine: 467; anno 2000]
Finalmente
sono riuscito a trovare (un po’ di tempo fa) e a leggere ora il secondo
episodio delle avventure di Annika Bengtzon. Sono passati quattro anni dalla
lettura del decimo libro di Liza Marklund dedicato alla reporter investigativa,
ma questa fortunata riedizione colma un vuoto nella mia storia mentale.
Ormai
25 anni fa (più o meno), lessi il primo libro della Marklund, ed a ruota altri
due. Scoprì poi, quando mi sono dedicato maggiormente ai testi, che erano il
quarto, il primo ed il terzo. Cercai questo secondo, ma era scomparso dalle
librerie. Dieci anni dopo, sull’onda del fascino giallo svedese, Marsilio tirò
fuori, ed io lessi e commentai, volumi dal quinto al decimo. Poi tre anni fa,
Feltrinelli decise di prendere i diritti dei libri, e di pubblicare tutta la
serie (così come per altri autori, tipo Camilla Lackberg o Henning Mankell). Ed
io presi prima questo e poi l’undicesimo e (credo) ultimo.
Riprendiamo
quindi il ritratto a tutto tondo di Annika Bengtzon come si tratteggia dalle
prime uscite. Donna indipendente, uscita fuori da una brutta storia con un
fidanzato violento (“Studio Sex”), lavora ad un quotidiano, ma dopo le storie
del primo episodio è messa alla sezione “vaglio delle informazioni”, dove, nei
giornali ben fatti, c’è qualcuno che controlla che non vengano stampate
stupidaggini, o “fake news”, come si direbbe ora.
Vive
sola, e solitaria si aggira per la città. Ha una grande amica nella televisiva
Anne (che qui vediamo molto di sfuggita). Ed anche di amici, non sembra averne
altri.
Qui
si intrecciano, al solito, storie private e storie pubbliche, perché sempre,
soprattutto nei primi libri, la Marklund è molto attenta alla realtà in cui
vive e ne tratta con un piglio spesso giornalistico.
Sul
fronte privato vediamo intrecciarsi il suo cammino con Thomas Samuelsson,
dirigente comunale con una vita privata che sta andando a rotoli per divergenze
sugli obiettivi della vita con la moglie. Come dirigente comunale, tra l’altro,
si occupa dell’elargizione di fondi a strutture private (questo il motivo
dell’incontro con Annika). Le due solitudini si incontrano e noi già sappiamo
dal primo libro scritto che si sposeranno, avranno dei figli. Poi verso il
sesto libro la loro storia comincerà a scricchiolare. Ma non è qui che se ne
può narrare.
Il
filone principale (che poi si riveleranno due) sorge dalla scoperta di una
serie di morti assai afferrate, sembrerebbero legate a mafie e contrabbandi di
origine slava. Annika ne viene coinvolta quando incontra Aida, fuggita alle
stragi di cui sopra, ed in fuga lei stessa. Per pura casualità, Annika sta
anche approfondendo, in vista di un reportage, un’indagine sulle attività di
una fondazione dai tratti oscuri, chiamata “Paradiso”.
Rebecka,
il capo della fondazione, sembra specializzata nel far sparire le tracce dai
registri ufficiali di persone perseguitate. Donne con mariti violenti, e altri
quasi femminicidi. Annika unisce i due tratti, ed affida Aida a Rebecka.
Peccato
che nulla è come sembra. Dopo indagini, appostamenti, rivelazioni di pentiti
che fuggono anch’essi, Annika scopre alcune verità. Rebecka è una truffatrice
che chiede soldi alle strutture statali (per questo entra in ballo Thomas) per
far sparire le malcapitate di cui sopra. Peccato che in realtà nulla faccia, se
non intascare i soldi anche dalle vittime. E chi non paga o si ribella fa una
brutta fine. Come Aida, che, una volta ribellatasi, viene venduta alla persona
che voleva ucciderla fin dall’inizio. E che così farà.
Annika
è stravolta dai sensi di colpa, ma al funerale di Aida si imbatte in un
generale serbo, cui si attacca fino a fargli confessare la verità. Qui esce
fuori tutta una storia di malaffare serbo dove contrabbando, mafia ed altri
ladrocini sono gestiti dall’alto (non a caso all’epoca il presidente serbo era
ancora Milosevic). Dopo che le hanno sterminato la famiglia, Aida diventa un
cecchino ed è lei che uccide a raffica a destra e a manca. Fino a ritrovare
l’assassino di cui sopra, ed iniziare una caccia privata che porterà
all’epilogo lì a Stoccolma.
Quindi,
l’idea di denuncia di Liza è da un lato denunciare i maltrattamenti verso le
donne, una tematica sempre presente in tutta la sua opera. Dall’altro tirare un
sasso verso i serbi e gli salvi in genere, affinché ci si scuota dall’ignavia
nei loro confronti. Purtroppo, due buone intenzioni che poco successo hanno,
visto che le donne continuano a morire, ed i serbi continuano, pur con diverse
bandiere, a tirare le fila di malaffari europei.
Tuttavia,
benché con vent’anni sulle spalle, si legge ancora bene. Forse perché non è
appesantito dalla preponderanza della vita familiare che, libro dopo libro,
scalzerà il furore investigativo di Annika.
Un’ultima
stranezza che vorrei meglio comprendere: l’azione comincia il 28 ottobre
domenica. Ora un tale combinazione avviene nel 1990, ma non coincide con il
fatto che il massacro di Bjileljina, punto nodale della narrazione e narrato
come antecedente, avviene nell’aprile del 1992. La successiva combinazione
avviene poi nel 2001, ma il libro risulta scritto nel 2000. Io sono un po’
fissato, ma non mi è chiaro il motivo di collocare l’azione nel futuro.
Comunque,
spero di leggere presto l’ultimo libro e chiudere il capitolo “Marklund”.
Avendo,
come accennato sopra, invertito domeniche, in questa allora mi trovo ad
elencare le molte letture del mese di marzo, dove, senza sorprese, abbiamo
sempre Umberto Eco in posizione preminente. E sebbene siano numerose, il
livello è mediamente più alto del solito, senza nessun libro veramente da
escludere.
# |
Autore |
Titolo |
Editore |
Euro |
J |
1 |
Paolo
Di Paolo |
Svegliarsi
negli anni Venti |
Mondadori |
18 |
3 |
2 |
Gabriella
Genisi |
Gioco
pericoloso |
Sonzogno |
12 |
2,5 |
3 |
Carolina
Pobla |
I
gerani di Barcellona |
Garzanti |
s.p. |
2,5 |
4 |
Umberto
Eco |
Le
magnifiche sorti e progressive |
Repubblica |
s.p. |
3 |
5 |
Liza Marklund |
Fondazione Paradiso |
Feltrinelli |
12 |
2 |
6 |
Tommy Wieringa |
Questi sono i nomi |
Corriere
Boreali |
8,90 |
3 |
7 |
Kari
Hotakainen |
Via
della Trincea |
Corriere
Boreali |
8,90 |
3,5 |
8 |
Gabriella
Genisi |
Spaghetti
all’Assassina |
Feltrinelli |
9,50 |
3 |
9 |
Massimiliano
Giri |
Il
senso delle parole rotte |
Mondadori |
6,50 |
3 |
10 |
Umberto
Eco |
Costruire
il nemico |
Repubblica |
s.p. |
3 |
11 |
Eskhol
Nevo |
La
simmetria dei desideri |
Neri
Pozza |
s.p. |
3,5 |
12 |
Umberto
Eco |
Perché
i libri allungano la vita |
Repubblica |
s.p. |
4 |
13 |
Stephanie Danler |
Il sapore dei desideri |
Repubblica
NewYork |
9,90 |
2 |
14 |
Gabriella
Genisi |
Mare
nero |
Feltrinelli |
9,50 |
3 |
15 |
Qiu
Xiaolong |
Il
principe rosso |
Feltrinelli |
11 |
2 |
16 |
Carla
Maria Russo |
Una
storia privata |
Corriere
– Saghe |
7,90 |
2,5 |
17 |
Natasha
Solomons |
I
Goldbaum |
Corriere
– Saghe |
7,90 |
2 |
18 |
Gabriella
Genisi |
Dopo
tanta nebbia |
Feltrinelli |
9,50 |
2,5 |
19 |
Ragnar
Jónasson |
L’angelo
di neve |
Feltrinelli |
9,50 |
3 |
20 |
Adam Gopnik |
Una casa a New York |
Repubblica
NewYork |
9,90 |
3 |
21 |
Gabriella
Genisi |
I
quattro cantoni |
Feltrinelli |
10 |
3 |
22 |
Aharon
Appelfeld |
L’immortale
Bartfuss |
Guanda
|
16 |
3,5 |
Vedendo il mare dalla finestra di fronte a
cui sto scrivendo queste righe, ripenso e condivido una frase che dalla
marineria arriva. Un giugno del 2007 dove Joseph Conrad mi colpì
con questa frase: “Si vive come si sogna – soli…”, mentre leggevo per la prima
volta “Cuore di tenebra” (uno dei non molti libri cui ho dedicato nel
tempo una seconda lettura).
Ora che sono passate, comunque, posso festeggiare feste poco tonde di amiche (auguri Anto) e di pronipoti (per Alberto detto Bitto). Ma soprattutto un omaggio tondo al mio “fratellino” Paolo. E come nella scorsa trama, nessun altro dimentico, a tutti vanno i miei abbracci.
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