Questa terza settimana si torna in Italia, facendo un viaggio tra due autori di Milano (ma uno fa svolgere la storia a Roma) ed uno di Napoli (che invece va un po’ più lontano). Diseguali per natura, stile ed emozioni che mi hanno suscitato.
Cominciamo allora dal Nord.
Gianni Biondillo “Con la morte nel cuore” Tea euro 8,60
Ho da poco terminato alcuni Scerbanenco che si aggiravano in una Milano anni ’60, qui invece si salta all'oggi, con la seconda avventura del commissario Ferraro (la prima l’avevo letta un paio di anni fa), che, e sono d'accordo con la quarta questa volta, è una vera “Quarto Oggiaro Story”. Con tutti gli ingredienti della Milano di oggi, e dei suoi abitatori, sia milanesi che immigrati, interni ed esterni. Con quel condimento di digressioni su tutto o quasi che ci fanno apprezzare lo stile di Biondillo. L'ispettore Michele Ferraro è alle prese con uno dei più difficili casi che gli siano mai capitati. Perché, in quella periferia milanese dove tutti si conoscono e dove è quasi impossibile distinguere gli innocenti dai colpevoli, sta succedendo qualcosa di grosso. Cosa c'è dietro? Che parte ha il Baffo, un sognatore finito a fare il barbone? E che strani intrecci si sono formati tra le mafie pugliesi, calabresi e slave? Ferraro indaga, facendo quotidianamente i conti con i suoi malumori e con l'ennesimo tentativo di prendere una laurea. Lo stile è scorrevole ed accattivante. Aspettiamo ora la terza storia.
Gianni Biondillo (Milano, 1966) mi aveva fin dall’inizio colpito con la sua laurea di architetto e con la voglia di scrivere. Autore di romanzi, testi per il cinema e la televisione, articoli di tema artistico, letterario e politico, saggi su Pasolini e Proust. È membro del blog collettivo Nazione Indiana.
Il secondo resta sempre un nordico, ma eclettico, anzi di più, visto che di mestiere fa il cantante.
Roberto Vecchioni “Le parole non le portano le cicogne” Einaudi euro 9,80
Anche se è difficile a volte entrare nella scrittura dei cantanti, lo stile di Vecchioni è gradevole, un po' come le sue canzoni. Ed il romanzo di crescita di Vera dai primi amori alle passioni di una vita scorre bene. Vera è una diciassettenne vitale, istintiva e un po' atipica: una "veteromane" come lei stessa si definisce, con gusti letterari e musicali diversi da quelli dei coetanei, con aspirazioni vaghe e indisciplinate. I suoi compagni la chiamano nonna e la trattano come una consulente archeologica: eppure è lei l'anima del gruppo, "quella delle proposte bizzarre, inverosimili". Ha un padre lontano, a cui scrive lettere destinate a restare senza risposta, e una madre vicina ma assente, iperattiva, sempre impegnata in nuovi e improbabili progetti. Ma l'incontro fondamentale deve ancora arrivare e sarà quello con un vecchio eccentrico linguista (Otto). Alcune tirate sulla semantica sono un po' lunghe, così come prevedibile la storia di Otto. Nelle varie digressioni ho notato un solo errore (quando si cimenta con la matematica) perché afferma che xn è sempre diverso da nx , senza altre condizioni, mentre diventa una uguaglianza per x=2 e n=4. Discontinuo ma gradevole.
Di Roberto Vecchioni (Carate Brianza, MI, 25 giugno 1943) si può parlare un po’ di più (in fondo rientra nel filone musica). La famiglia di Vecchioni è di origine napoletana, il padre è commerciante, la madre casalinga, ed ha un fratello più piccolo, Sergio. Si laurea nel 1968 in lettere antiche presso l'Università Cattolica di Milano, nella quale resterà come assistente a Storia delle religioni; successivamente insegna in licei classici, come docente di greco e latino. Comincia la carriera nel mondo musicale come autore di testi di canzoni, in collaborazione con l'amico musicista Andrea Lo Vecchio: il primo brano pubblicato è una traduzione in italiano di "Barbara Ann" dei Beach Boys, incisa nel 1966 dai Pop Seven, e la particolarità di questo 45 giri è che lo stesso Vecchioni partecipa all'incisione (sua è la voce che comincia la canzone cantando "Bar bar bar, bar Barbar Ann"). La sua attività di cantautore si intreccia con quella di scrittore. Nel 1983 esce il suo primo libro “Il grande sogno”, come allegato ad un'edizione limitata dell'album omonimo, (Milano Libri) che contiene poesie, racconti e testi per canzoni. Il suo secondo volume è del 1996, una raccolta di racconti intitolata “Viaggi del tempo immobile” (Einaudi). Nel 1998 cura la voce "Canzone d'autore" nell'enciclopedia Treccani. Ancora per Einaudi esce, nel 2000, il suo primo romanzo “Le parole non le portano le cicogne” ed è sempre l'editore torinese a pubblicare nel 2004 il volume “Il libraio di Selinunte”. Infine nel 2006 pubblica il libro "Diario di un gatto con gli stivali". Ha ricevuto il premio per la pace "Giorgio la Pira" nel 1998. È sposato e ha quattro figli.
Ed infine si arriva a Napoli per ritrovare (visto che ormai ne leggo spesso) uno strano pezzo dell’ex-continuotto poi edottosi in lingua ebraica ed ora anche traduttore di passi della Bibbia.
Erri De Luca “In nome della madre” Feltrinelli euro 7,50 (scontato a 5,25)
Solo una personalità come De Luca poteva affrontare una descrizione così delicata, senza cadere (troppo) in eccessi (né laici né religiosi). In poche pagine, da uomo ovviamente, fa partecipe del dramma della nascita di Gesù, della accettazione del grande avvenimento da parte di Giuseppe e Maria. E dell'amore materno di quest'ultima verso la creatura nascente. Qui c'è la storia di una ragazza narrata da lei stessa. L'amore smisurato di Giuseppe per la sposa promessa. Miriam/Maria, ebrea di Galilea, travolge ogni costume e legge. Esaurirà il suo compito partorendo da sola in una stalla. Ha taciuto. Qui narra la gravidanza avventurosa, la fede del suo uomo, il viaggio e la nascita. Si legge d'un fiato. Ed a me ha scaldato il cuore.
Di De Luca ho oramai detto anche troppo e qui mi fermo.
Buona settimana a tutti
G.
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