sabato 1 marzo 2008

ItalNoir bis e bonus…

E poiché l’appetito vien mangiando, non esistono le mezze stagioni, una mano lava l’altra, e via seguitando, torniamo sul giallo italico, ma non Italicus.

Non solo però vi beccate un doppio Scerbanenco ed un (ri-)scoperta post-cinematografica, ma anche un triste bonus ed i libri di gennaio. Spero non sia troppa ingordigia, pensando che mentre vi beate sulle mie righe, starò faticando per cercare di raddrizzare qualcosa nelle brume del Nord. Speriamo almeno di addolcire questo periodo con qualche buona cioccolata.

Si vada ad iniziare

Giorgio Scerbanenco “Venere privata” Garzanti s.p.

Grazie al regalo arabino di Paola, ho finalmente letto il primo romanzo della serie del Duca, quello che presenta i personaggi, le storie, che negli altri saranno date. Già ero in linea con la scrittura asciutta di Scerbanenco (mi piace, non fronzola). E qui ne viene esaltata al meglio. Un capostipite ed un riferimento per il giallo italiano, che non sarà mai solo d’intreccio, ma sempre ed anche d’ambiente. Pipa e cognac.

“i difetti si ereditano, i pregi invece sono recessivi”.

“avrei dovuto imparare qualcosa da quello che mi era successo. Ma solo più tardi imparai che non s’impara quasi mai niente. Noi rimaniamo sempre gli stessi”

Con la stessa umanità profonda e silenziosa Lamberti affronta anche i suoi casi, che non hanno mai la freddezza lucida e meccanica di un enigma da risolvere e poi dimenticare, ma conservano intatto tutto il peso e il dolore delle storie che portano con sé. Come in questo romanzo, dove la vita di un giovane di buona famiglia, ricco ma solo e debole, con un padre troppo lontano, troppo impegnato e soprattutto troppo sicuro delle proprie certezze, si intreccia per caso con il dramma di una ragazza giunta a Milano dalla provincia con una valigia piena di progetta e speranze, che viene travolta da un gioco crudele e più grande di lei. Due mondi lontanissimi, li si direbbe completamente estranei l’uno all’altro: solo la sensibilità acutissima di Duca Lamberti riuscirà a individuare quelle sottilissime relazioni che li hanno portati a incontrarsi per un breve ma preziosissimo momento. E, dietro quel momento, sta la soluzione del caso. Mi piace il Duca: un investigatore strano, approdato per caso alla lotta contro il crimine, dopo essere stato radiato dall’albo dei medici per avere praticato l’eutanasia su una paziente in agonia. E quello fu il primo, grande errore di Lamberti, il primo gesto di sfida all’indifferenza, che gli sarebbe costato, oltre alla carriera, anche alcuni anni di carcere.

Si può allora passare ad un altro caso, passati sono gli anni, ma il Duca è sempre lì:

Giorgio Scerbanenco “I milanesi uccidono al sabato” Noir – la biblioteca di Repubblica euro 7,9

E il padre del giallo italiano non si smentisce. Racconto di atmosfere datate, ma grandi pennellate sulla Milano anni '60. Il congegno funziona, anche se, isolato dalla serie sul commissario Duca Lamberti, a volte perde citazioni. Donatella è scomparsa. È bellissima, sembra una svedese, con quei lunghi capelli biondi e quel profilo antico. Ma è debole di mente: per la strada guarda gli uomini, sorride a tutti e, qualunque cosa le dicano, risponde di sì. Perciò suo padre, il vecchio Amanzio Berzaghi, un ex camionista, la tiene nascosta in casa, tra bambole e dischi di canzonette. Ma una mattina l'ex camionista non la trova più... Il caso viene affidato a Duca Lamberti: alla disperata ricerca della ragazza, Lamberti si spinge nei bassifondi di Milano, tra feroci magnaccia e case d'appuntamento. Buono.

Ma chi era il russo milanese? Giorgio Scerbanenco (nato Vladimir Giorgio Šerbanenko; Kiev, Ucraina, 1911 - Milano, 27 ottobre 1969) Nato a Kiev nell'allora Russia imperiale da padre ucraino e madre italiana, in tenera età si trasferì in Italia, dapprima a Roma, poi a 16 anni a Milano, al seguito della madre. Costretto per motivi economici ad abbandonare gli studi, pratica molti mestieri prima di arrivare al mondo dell'editoria, collaborando a numerose riviste, tra cui noti settimanali femminili, come correttore di bozze, redattore, persino come titolare di una rubrica di "posta del cuore". Sempre ritenendosi di lingua madre italiana e soffrendo l'essere considerato "straniero". Scrittore di incredibile prolificità e versatilità, spazia in ogni campo della narrativa di genere: western, fantascienza, letteratura rosa, ma è con il giallo che raggiunge una discreta fama, fino ad essere da taluni indicato come uno degli scrittori più importanti di questo genere. Non vi è dubbio infatti che sia da considerare tuttora il maestro ideale dei giallisti italiani, almeno a partire dagli anni settanta. I suoi romanzi, oltre ad essere dei piccoli gioielli del noir, riletti oggi appaiono anche come uno spaccato umano e amaro dei nostri anni '60, che rivelano una Italia difficile, persino cattiva, ansiosa di emergere ma disincantata, certo lontana dalla immagine edulcorata e brillante che spesso viene data degli anni del boom economico. Il suo primo romanzo giallo fu Sei giorni di preavviso, del 1940, in cui ideò la figura di Arthur Jenning; il successo arrivò però con la serie dedicata a Duca Lamberti, un giovane medico radiato dall'Ordine e condannato al carcere per aver praticato l'eutanasia su una donna in agonia. Lamberti in seguito diventa una sorta di investigatore privato che collabora con la questura di via Fatebenefratelli a Milano, in particolare con il commissario di origini sarde Carrùa. La serie di Duca Lamberti, iniziata con Venere privata nel 1966, porta all'autore successo, grazie alle molte versioni cinematografiche della stessa e ai riconoscimenti internazionali assegnati a Scerbanenco, tra cui il prestigiosissimo Grand Prix de Litérature Policière francese, nel 1968. L'anno successivo, nel momento culminante della sua carriera, muore improvvisamente a Milano. Alla sua memoria è dedicato il più importante premio per la narrativa gialla italiana, il Premio Scerbanenco.

Invece da molto tempo volevo leggere

Grazia Verasani “Quo vadis, baby?” Noir – la biblioteca di Repubblica euro 7,9

Non avevo visto il film, e volevo capirne qualcosa. Il libro ha una sua andatura gradevole, e tutto sommato non meraviglia che si voglia farne un serial TV. Detto questo direi qualche brutta parola all'editor che ha scelto il titolo. Se fosse un vero Noir, e se si conosce Bertolucci, si capisce metà dell'intrigo ben prima di metà libro. Fortunatamente l'autrice riesce ad infilzare un paio di sottofinali non propriamente banali. Un po' triste (d'altra parte letto su un Eurostar tra Roma e Firenze sotto la pioggia che volete di più!). Giorgia Cantini passa le sue notti nei locali dove si suona jazz e si beve sino al mattino. È single, quarantenne, tormentata dal dubbio di aver sprecato la propria vita. È un'investigatrice privata, costretta a frugare le ombre di una città come Bologna che sa nascondere bene i propri segreti, piccoli e grandi. Sarà una scatola da scarpe piena di lettere a cambiare la sua vita, lettere di Ada, la sorella "bella", partita per la Capitale in cerca di fortuna come attrice e finita suicida sedici anni prima. Giorgia, che ancora è tormentata dal rimorso per non averla potuta aiutare, decide di riaprire il caso alla ricerca dell'amante della sorella che lei non ha mai conosciuto e che forse era presente nei suoi ultimi istanti di vita.

E da Milano scendiamo la penisola per fermarci a Bologna dove l’8 di luglio del 1964 nasce Grazia Verasani. Si diploma attrice all’Accademia d’arte drammatica a vent’anni. Dopo esperienze teatrali con il Teatro Stabile dell’Aquila e il Teatro Stabile di Torino, a Roma conosce Tonino Guerra che la incita a scrivere. Nell’87 torna a Bologna e pubblica i suoi primi racconti grazie al poeta Roberto Roversi, e ne pubblica altri sul Manifesto, nella rubrica “Narratori delle riserve” a cura di Gianni Celati. Parteciperà anche, in qualità di attrice, al film Strada provinciale delle anime che Gianni Celati realizza per Rai 3. In quegli anni, lavora parallelamente come speaker per la Rai, come doppiatrice e come corista in vari dischi (Gang, Papa Ricky e altri); per Elio e le storie tese presta la sua esperienza di doppiatrice di film hard-core nel brano Essere donna oggi. Compie studi di pianoforte al conservatorio, canta e compone canzoni. Nel ’95 vince il Premio città di Recanati per la canzone d’autore e nel ’96 esce il cd Nata mai (BMG) con dodici canzoni di sua composizione. Seguiranno varie compilation e collaborazioni (con l’etichetta Irma Record e con vari dj). Si esibisce con la band in locali, club e varie rassegne musicali, oltre a partecipazioni televisive su Italia 1 e Rai 2. Nel ’97 fa da gruppo supporter ai Jethro Tull per le loro date in Italia. Lavora come paroliere per artisti emergenti. In alcune rassegne estive, si esibisce con un trio di piano, sassofono e contrabbasso. Nell’estate 2000 è di nuovo ospite del festival di Recanati e canta in duo con Nada. Di recente ha collaborato al cd Sei felice? del gruppo Aeroplanitaliani (Sugar ‘2005) e con i Clandestino, band di Ligabue. Nel novembre ’99, l'editore Fernandel pubblica il suo primo romanzo dal titolo “L’amore è un bar sempre aperto”. Nel 2001, sempre per Fernandel, esce il suo secondo romanzo dal titolo “Fuck me mon amour”, e nel 2002 la raccolta di racconti “Tracce del tuo passaggio”. Nel 2002 al Teatro Colosseo di Roma viene rappresentata la sua piece teatrale From Medea, prodotta dalla GIGA di Giorgio Albertazzi, per la regia di Pietro Bontempo. From Medea è stato pubblicato da Sironi Editore nel settembre 2004. Nel giugno 2004 esce per Coloradonoir/Mondadori il romanzo “Quo vadis, baby?”, da cui il regista Gabriele Salvatores ha tratto un film, uscito nelle sale nel 2005 e acquistato da vari paesi, oltre che vincitore di alcuni premi importanti. Firma la sceneggiatura del film Gli ultimi di Riccardo Marchesini (premio Zavattini 2004) e del film Il silenzio intorno di Dodo Fiori, realizzato da Istituto Luce. Pubblica racconti su varie riviste e antologie. Collabora con giornali e riviste, e ha una rubrica fissa sulla pagine culturale di Repubblica Bologna. Il 6 giugno 2006 è uscito per Coloradonoir/Mondadori il romanzo noir “Velocemente da nessuna parte”. Attualmente sta portando in scena il reading letterario musicale La meteorologia del cuore con le musiciste Maria Galantino e Camilla Missio. Col regista Bruno Bigoni sta lavorando alla sceneggiatura di From Medea che verrà rappresentata all’Arena del Sole di Bologna nella stagione 2007/8.

E come bonus vi porto

Massimo Lugli ”La legge di Lupo Solitario” Newton Compton euro 9,9

Beh, il degrado della città c'è tutto, e Lugli che ben conosce Roma, ce lo presenta senza mezzi termini. La storia in sé invece non ha tutta la forza che potrebbe avere. Per questo mi ha un po’ tristizzato. Dopo un buon inizio dove andiamo in giro con Lupo, si perde e si avvia verso un finale non complicato, ma in dissonanza con tutto il resto. Comunque Lugli ha un bel mestiere e, bene o male, ti avvolge di parole. Solitario, asociale, sempre a caccia di cibo, sesso e denaro, Lupo è infatti il protagonista di un viaggio nei bassifondi metropolitani: quel mondo oscuro che spesso sfioriamo senza neanche rendercene conto. Un personaggio controverso, capace di esplosioni di violenza ma anche di sprazzi di ironia, con uno sguardo da monello stagionato che ce lo rende simpatico fin dalle prime battute. L’odissea di Lupo comincia con un coltello a serramanico trovato in un prato vicino a una mensa di carità, ruota attorno a un pacco pieno di banconote che passa da una mano all’altra e si conclude in modo imprevedibile. Gira intorno tutta una fetta di umanità dolente: piccola malavita, laidi primari ospedalieri, professionisti dalla doppia o tripla vita. Una storia che parla di fame, freddo, inganni, perversioni di ogni genere ma che offre anche inaspettati spunti poetici. Da leggere al solito senza dar retta all'editore (e magari senza guardare la copertina).

E scendiamo allora fino a Roma, ad incontrare Massimo Lugli. 52 anni, nel 1975, entra come cronista di nera a «Paese sera». Dieci anni dopo passa a «la Repubblica», dove attualmente lavora come inviato speciale. Nel 1998 ha pubblicato il primo libro Roma maledetta. È cintura nera di karatè e, fin dall'infanzia, appassionato praticante di arti marziali cinesi.

 

Infine, essendo la prima domenica del mese, ecco l’elenco dei libri letti nel mese di Gennaio







































































































#


Autore


Titolo


Editore


1


Mohsin Hamid


Il fondamentalista riluttante


Einaudi


2


Hanning Mankell


Piramide


SuperPocket


3


Soren Kierkegaard


Sulla mia attività di scrittore


Edizioni ETS


4


Sélim Nassib


Una sera qualsiasi a Beirut


E/O


5


Immanuel Kant


La fine di tutte le cose


Bollati Boringhieri


6


Giorgio Scerbanenco


Venere privata


Garzanti


7


Ryszard Kapuscinski


L’altro


Feltrinelli


8


Giancarlo De Cataldo


Romanzo criminale


Noir – la biblioteca di Repubblica


9


Sandrone Dazieri


Bestie


VerdeNero


10


Banana Yoshimoto


L’abito di piume


Feltrinelli


11


Giancarlo De Cataldo


Fuoco!


VerdeNero


12


Aleksander S. Puskin


Umili prose


Feltrinelli


13


Sandra Scopettone


Cattivo sangue


E/O


14


Doris Lessing


Le prigioni che abbiamo dentro


Minimum Fax


15


Michel Houellebecq


Les particules élémentaires


J’ai lu


 

Buon inizio del mese guerriero

Giovanni

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