domenica 14 gennaio 2007

Letture composte (31 dicembre)

Per questa fine anno volevo segnalare alcune letture degli ultimi mesi e degli ultimi giorni che non hanno ancora avuto spazio nelle mail settimanali. Letture composite, alcuni classici, qualche autore di transizione e qualche saggio.

Cominciamo dai classici, anche piuttosto agili.


”La doppia morte di Quincas l’acquaiolo” Einaudi euro 9

Un libro di Amado cinquantenne, pieno di tutti i colori, i sapori (e le contraddizioni) del Brasile di Bahia. Trasfigurazione della propria voglia di fuggire un mondo grigio, per stare lì dove la vita è vera. E morire, si morire lì dove il cuore vive, nel mare (fisico e metafisico) di tante passioni.

Riprendo anche il mio amato egiziano, nel libretto regalatomi da Rosanna (qui niente biografia che già l’ho presentata).

Nagib Mafhuz

Il giorno in cui fu ucciso il leader” Newton & Compton euro 8,90

Bella scrittura del Nobel. Racconto a più voci, ambientato al tempo dell’uccisone di Sadat, dove le varie vicende, personali e pubbliche si intrecciano. Sino alla conclusione, dove, al solito, noi “normali” saremmo sempre sconfitti.

Rimanendo in tema di egiziani classici


La commissione” De Martinis & C. euro 9

Pensavo che fosse anche lui, come Mahfuz, un egiziano più “aderente” al mondo arabo. Mi sembra pretenzioso ed ingenuo, a volte kafkiano. Si muove a tesi. Ma non riesce a suscitare emozioni. Forse troppo politico?

Facciamo una prima transizione, verso un ormai classico americano


”La confraternita dell’uva” Einaudi euro 9

Il tentativo di fare i conti con il padre. Un viaggio nella propria famiglia, nella propria esistenza, con la leggerezza di una sceneggiatura (nessuna difficoltà espressiva), ma con punte di sentito, infinto, dolore. Riusciremo mai a fare i conti con i nostri genitori?

Per alleggerire, in tema di americani ho passato ore piacevoli con

Sue Grafton[4] 

“Q come Quore” TEA euro 8,40

Q-esima avventura dell’alfabeto del crimine di Kinsey (il titolo originale era Q as Quarry). Anche questa, come le ultime, ha andamenti strani, perché la nonna di Kinsey sembrava di averla già incontrata. Sembra come se stesse ripassando alcuni anni (tipo che Kinsey si ferma sempre sui suoi 37). Interessante il tentativo di ripercorrere un vecchio omicidio, come la serie TV. Fine un po’ affrettata. Stranamente una frase “Essere vecchi non significa essere maturi” (detto dalla zia rispetto alla nonna di Kinsey).

Ancora più alleggerito, ma non riuscito


“Le relazioni culinarie” Ponte alle Grazie euro 9

La storia è fragilina e poco “coinvolgente”, un presunto triangolo amoroso, dove due gourmet cercano di conquistare una lei a suon di cene. Però è un vero manuale di cucina greca.

Per transitare verso i saggi ritorno in Italia, con un raccontino (che ho fatto circolare molto in ufficio)


”Cordiali saluti” Einaudi euro 9,50

Non è caustico, di più. Storia di un responsabile del personale che deve “allontanare” dipendenti inutilizzabili nella logica industriale. Dove andremmo a finire schiacciati dai “disumani” meccanismi aziendali? Cento pagine di pugni nello stomaco.

E veniamo ai saggi. Il primo di autore italiano

Roberto Andreotti[7]

“Classici elettrici” BUR euro 8,80

Sono arrabbiato. Mi ero accostato al libretto sui classici da Omero al tardoantico sperando, date le premesse dell’autore, in una cavalcata attraverso i secoli su autori noti ma visti con nuovi occhiali. Purtroppo, mi è sembrato più un esercizio di stile. Quanto sono bravo e quante cose ho letto e so collegare. Pieno di “citazioni per colti”, perde il fascino di svariare da Euripide ad Origene. Riamane un catalogo forse utile, ma da prendere ed usare in modo diverso.

Il secondo, finalmente l’ho letto dopo tanti anni di rimando


“Il Tao della fisica” Adelphi euro 7,50

Forse mi sarebbe più servito anni fa. Comunque è datato (la teoria Bootstrap direi sorpassata). L’idea di base che la fisica moderna ed il misticismo orientale possano essere complementari, o entrambi utili per capire il mondo, la trovo in ogni caso degna di approfondimenti. Ed interessante la citazione iniziale “Qualsiasi via è solo una via, e non c’è nessun affronto, a sé stessi o agli altri, nell’abbandonarla, se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare… Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda … Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via è buona. Se non lo ha, non serve a niente.”

E per finire il vulcanico Schoppy (anche qui senza bio, da poco presentata)

Arthur Schopenhauer

Aforismi sulla saggezza del vivere” Mondadori euro 6,80

Ragionamenti e consigli sulla felicità da parte del grande maestro che con occhi acuti ti guarda dalla copertina. A volte involuto, a volte datato, ma di un’estrema lucidità, per togliere tutto ciò che è vanità e cogliere l’essenza di quella felicità che è difficile trovare in noi stessi, ma impossibile trovarla fuori di noi. Mi restano una montagna di osservazioni “Se vuoi dar valore a te stesso, devi dare valore al mondo” “quando avrai perso non aggravare la situazione rimproverandoti e punendoti per aver fallito” “chi ride molto è felice, chi piange molto è infelice” “la superiorità dello spirito rende poco socievoli” “la felicità appartiene a coloro che bastano a sé stessi” “non emergono facilmente coloro ostacolati da un misero patrimonio (Giovenale)” “la nostra condizione reale e personale … è cento volte più importante per la nostra felicità di quello che agli altri piace pensare di noi” “ciò che uno è … lo è in primo luogo e principalmente per se stesso: e se non vale molto ai propri occhi, non vale molto in assoluto” “mancanza di dolore e assenza di noia… questa è la felicità” “All’uomo di spiccate doti intellettuali la solitudine offre un duplice vantaggio: primo stare con se stesso e secondo non stare con gli altri … che in grande maggioranza sono moralmente cattivi e intellettualmente ottusi” “ogni risveglio è una piccola nascita … ogni coricarsi una piccola morte” “le anime simili si riconoscono da lontano” “la maggior parte della gente è così soggettiva che in fondo non prova interesse che per se stessa” “il carattere è semplicemente incorreggibile (pre-lowen)” “nessuno può portare a lungo una maschera fingendosi un altro (Seneca)” “concediamo e chiediamo indulgenza vicendevolmente (Orazio)” “a volte crediamo di sentire nostalgia per un logo lontano, mentre in realtà la nostra nostalgia è solo per il tempo che abbiamo trascorso in quel luogo quando eravamo giovani” “solo verso la fine della vita si riconosce e si intende veramente quello che si è, gli obiettivi e i fini che uno si è posto”. Molto tempo ho impiegato a leggerlo. E leggo e rileggo la parte finale sulla sera della vita, dove non ne riconosco la saggezza. Allora sono giovane o sono stolto?

 







[1] (10 agosto 1912 - 6 agosto 2001) è probabilmente lo scrittore brasiliano più conosciuto e quello di cui sono stati tradotte più opere in altre lingue. Nasce nella "Fazenda" Auricídia, nella città di Itabuna, situata nella regione meridionale dello stato di Bahia. Quando ha solo un anno d'età, la sua famiglia (suo padre era il proprietario della "fazenda") si trasferisce a Ilhéus, sulla costa, dove Jorge passa la propria infanzia. Frequenta le scuole superiori a Salvador de Bahia, capitale dello stato. In quel periodo comincia a collaborare con alcune riviste ed a partecipare alla vita letteraria, diventando uno dei fondatori della cosiddetta "Accademia dei Ribelli". Jorge pubblica il suo primo romanzo, “Il paese del carnevale” nel 1931, a soli 18 anni. Si sposa con Matilde Garcia Rosa due anni dopo e da lei ha una figlia, Lila, che nasce nel 1933. Nello stesso anno, pubblica il suo secondo romanzo “Cacao”. Frequenta la Facoltà Nazionale di Diritto a Rio de Janeiro nell'anno 1935. Militante comunista, è costretto all'esilio in Argentina e Uruguay dal 1941 al 1942, periodo durante il quale ha modo viaggiare attraverso l'America Latina. Al ritorno in Brasile, si separa da Matilde Garcia Rosa. Nel 1945, è eletto membro della Assemblea Nazionale Costituente, in qualità di rappresentante del Partito Comunista Brasileño (PCB), il deputato più votato dello stato di San Paolo. Come deputato, è il firmatario di una legge che garantisce la libertà di culto religioso. Nello stesso anno si sposa con la scrittrice Zélia Gattai. Nel 1947, anno in cui nasce João Jorge, il primo figlio avuto da Zelia, il suo partito, il PCB, è dichiarato illegale ed i suoi membri sono perseguitati ed arrestati. Jorge è costretto nuovamente all'esilio, questa volta in Francia, dove rimane fino al 1950, quando viene espulso. La sua prima figlia, Lila, muore nel 1949. Dal 1950 al 1952, Jorge abita in Cecoslovacchia, dove nasce sua figlia Paloma. Al ritorno in Brasile, nel 1955, Jorge si allontana dalla militanza politica, senza, però, abbandonare il Partito Comunista. Si dedica, da allora, interamente alla letteratura. È eletto, il 6 aprile 1961, nell'Accademia Brasiliana di Lettere. Riceve il titolo di Dottore Honoris Causa da diverse università. Tra i titoli ricevuti, quello di "Obá de Xangô" della religione Candomblé. Le sue opere letterarie sono oggetto di numerosi adattamenti cinematografici (come Donna Flor e i suoi due mariti, 1977, e Gabriela, 1982, entrambi diretti da Bruno Barreto, e Tieta do Brasil, 1996, di Carlos Diegues), rappresentate in teatro e alla televisione, e perfino soggetto d'ispirazione per alcune scuole di samba, nelle loro rappresentazioni per il carnevale brasiliano. I suoi libri sono tradotti in 49 lingue e pubblicati in 55 paesi. Nel 1987, è stata inaugurata a Salvador de Bahia, la "Fondazione Casa di Jorge Amado", il cui compito è quello di conservare e proteggere il suo patrimonio. La fondazione si impegna anche per lo sviluppo delle attività culturali nello stato di Bahia. Jorge Amado muore a Salvador il 6 agosto 2001. Dopo la sua cremazione, le ceneri sono state seppellite nel giardino della sua casa, il 10 agosto, il giorno nel quale avrebbe compiuto 89 anni.



[2] nato in Egitto nel 1937, è un autore versatile. Oltre ad avere scritto romanzi e racconti, ha prodotto letteratura per l’infanzia e science fiction, nonché libri di viaggio. Ha iniziato la propria carriera tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60, mentre era in carcere (dal 1959 al 1964) perché, giovane studente di diritto presso l’Università del Cairo, militava nella sinistra comunista. Da quell’esperienza nasce nel 1966 Tilka al-Ra’ihah (Quell’odore), la sua vera opera di debutto, e, nel 1997, Sharaf (Onore); nel 1984 pubblica Beirut, sulla guerra civile che ha devastato il Libano e, nel 2000, Warda, racconto della rivoluzione araba nel sultanato dell’Oman repressa nel 1970. I primi due capitoli de La Commissione furono dapprima pubblicati come racconti separati nel 1979 e 1980, per poi essere riuniti in un unico romanzo nel 1981.



[3] (Denver, Colorado, 8 aprile 1909 - Woodland Hills, California, 8 maggio 1983) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di Nick Fante (originario di Torricella Peligna, Abruzzo) e di Maria Capoluongo (nata a Chicago, ma anche lei di origini italiane), vive un'infanzia turbolenta. Nonostante tutto riesce a diplomarsi ed inizia molto presto a fare lavori precari. La condizione di povertà e i suoi continui dissapori con il padre lo portano ad abbandonare la provinciale Boulder, dove vive con la famiglia, per tentare la fortuna a Los Angeles, dove arriva nel 1930. Qui si iscrive all'università con scarso rendimento, ma grazie a questa esperienza si avvicina seriamente alla scrittura. Nel frattempo vengono pubblicati i suoi primi racconti e i fratelli e la madre si trasferiscono anche loro a Los Angeles in seguito all'abbandono del padre il quale come descritto in "Aspetta primavera Bandini", effettivamente scappò con un'altra donna. Scrive con una certa regolarità per le riviste American Mercury e Atlantic Monthly anche grazie al supporto di Henry Louis Mencken, di cui è da tempo corrispondente. Sempre all'inizio degli anni '30 inizia la sua collaborazione con Hollywood in veste di sceneggiatore, un lavoro che non ama ma che comunque gli porta discreti guadagni. Ha lavorato anche in Italia come sceneggiatore per Dino De Laurentiis. Si trasferisce in una piccola stanza a Bunker Hill, celebrata con affetto nei suoi romanzi. Nel 1936 esordisce con La strada per Los Angeles, seguito nel 1937 da Aspetta primavera, Bandini, che riscuote subito un grande successo, due anni dopo replica il successo con uno dei suoi romanzi più famosi, Chiedi alla polvere. Durante la guerra John Fante vive un periodo di crisi narrativa dovuto anche all’impegno come collaboratore per i servizi d’informazione e alla nascita dei suoi quattro figli dalla moglie Joyce, sposata nel 1937. Il suo lavoro successivo è del 1952, anno di pubblicazione di Una vita impegnata. Si ammala di diabete e, sfiduciato, pubblica il suo romanzo, La confraternita dell'uva (o La confraternita del Chianti) nel 1977. L’anno 1978 è l'anno che vede l’incontro tra Fante e Charles Bukowski, che dichiara di considerarlo "il migliore scrittore che abbia mai letto" e "il narratore più maledetto d'America" (Bukowski giunse a dichiarare "Fante era il mio Dio"). Bukowski gli chiede l’autorizzazione di ristampare Chiedi alla polvere, per cui scrive un'appassionata prefazione. Pur di spingere la casa editrice Black Sparrow per cui scriveva a ristampare le opere di Fante, da lungo tempo fuori stampa, Bukowski giunge a minacciare l'editore di non consegnare loro il manoscritto del suo nuovo romanzo. La ripubblicazione delle sue opere fa vivere un periodo di speranza a John Fante che a causa della malattia è diventato cieco ed è stato sottoposto all’amputazione di entrambe le gambe. Il suo ultimo romanzo è Sogni di Bunker Hill, che Fante - ormai cieco - detta alla moglie, pubblicato nel 1982,e che conclude la saga del suo alter ego Arturo Bandini. John Fante muore in ospedale l'8 maggio del 1983. Ha lasciato numerosi inediti che poco per volta stanno facendo riscoprire un autore di notevole rilievo. A lungo trascurato in Italia (come altri scrittori di origine italiana negli Stati Uniti e in altri paesi), John Fante è stato oggetto di una riscoperta a partire dalla pubblicazione del volume di Romanzi e racconti nei Meridiani di Mondadori nel 2003. Nel maggio 2006, nei cinema esce il film "Chiedi alla polvere", ispirato dal suo omonimo romanzo. Nel cast Colin Farrell, Salma Hayek e Donald Sutherland. Il film è stato prodotto da Tom Cruise.



[4] Sue Taylor Grafton (nata il 24 Aprile 1940 a Louisville, Kentucky, USA) iè un’autrice di racconti e storie poliziesche. La sua opera più nota è una serie cronologica di racconti, conoscitui come “l’alfabeto del mistero” sono ambientati nella città inventata di Santa Teresa, sulla falsariga della prima città abitata da Sue, Santa Barbara, California (Grafton ha scelto il nome come tributo al grande giallista americano Ross Macdonald, che per primo lo usò come alternativa a Santa Barbara). Tutti i romanzi sono scritti al femminile, basati sull’investigatrice Kinsey Millhone. Il primo libro, del 1982, p "A" is for Alibi”, continuandoi poi con "B is for Burglar”, "C" is for Corpse, e così via. La serie tuttavia ha un andamento più lento della relatà, "Q" is for Quarry” ad esemopio, è ambientato nel 1987., benchè scritto nel 2002. L’ultimo ad ora è "S" is for Silence”,. Figlia del romanziere CW Grafton, Sue è diplomata in Letteratura Inglese all’Università di Louisville. Ha scritto anche per la televisione ed il cinema, in collaborazione con il marito Steven Humphrey.



[5] Nato nel 1944 ad Atene, ha studiato Filosofia all’Università di Aristotele a Tessalonica e al Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica a Parigi. Ha insegnato al Dipartimento di Teatro della Scuola delle Belle Arti, all’Università di Aristotele a Tessalonica e all’istituto Francese di Atene. Andreas Staikos ha tradotto opere di autori francesi del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo come Laclos, Marivaux, Claudel, Musset e Molière. Ha scritto e diretto molti lavori teatrali. Tra le sue opere: Dédale (1971), Clytemnestre peut- être (1974), Caracorum (1989), 1843 (1990), Le petit doigt d’Olympias (1992), Plumes d’autruche (1994), La pomme de Milos (1996), Le rideau tombe (1999), Nuits de débauche (2003), L’empereur du tabac (2005). Staikos ha scritto anche una novella Erietta chontée (1979) e il romanzo Liaisons culinaires (Le relazioni culinarie, Ponte alle Grazie) tradotto in una ventina di lingue e diventato un piccolo caso letterario in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda e Finlandia. Il romanzo propone il legame fra cucina e seduzione, il connubio fra cibo ed eros che da sempre conquista uomini e donne di tutte le generazioni. Dimitris e Damocle, i due protagonisti del romanzo, si contendono i favori dell’affascinante Nanà grazie ai profumi, ai gusti e alle fragranze di piatti tipici greci che le fanno assaporare. La grande capacità culinaria dei due uomini avvolge Nanà in una spirale di piacere fisico in un curioso ménage à trois. L’autore coinvolge il lettore, non solo citando i piatti nel corso del racconto, ma anche inserendo alla fine di ogni capitolo le ricette con ingredienti e modalità di preparazione. Dalla maghritsa (minestra di Pasqua a base di interiora d’agnello) all’insalata di prezzemolo, dalla youvarlakia (un tipo di polpette) ai carciofi alla costantinopolitana.



[6] Nato a Roma nel 1975, vive e lavora a Torino, dove, dopo aver collaborato con "L'Indice" e con l'Osservatorio Letterario Giovanile del Comune, è divenuto consulente editoriale per la casa editrice Codice. In cinque anni ha cambiato otto lavori: è stato consulente, collaboratore occasionale, co.co.co, collaboratore a progetto e libero professionista, senza che la sostanza del suo impiego subisse mutamenti di rilievo. Ha partecipato a molte antologie, fra cui "Lettere In-chiostro" (Addictions, 1999). Ha pubblicato diversi romanzi: "Morto un papa" (Portofranco, 2002), "Qui non ci sono perdenti" (PeQuod, 2003), e il recente "Cordiali saluti" (Einaudi, 2005), salutato con entusiasmo da pubblico e critica.



[7] ROBERTO ANDREOTTI, nato a La Spezia nel 1959, ha studiato Filologia latina a Pisa con Gian Biagio Conte. Vive a Roma, dove è uno degli editor di “Alias”, il supplemento culturale del “manifesto”



[8] Fritjof Capra (Vienna, 1° febbraio 1939) è un fisico teorico, economista e scrittore. Si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità. La sua notorietà è dovuta soprattutto al bestseller "Il Tao della Fisica" (1975). Capra parte dall'osservazione che la fisica moderna, con la teoria della relatività di Einstein e la meccanica quantistica, presenta un quadro diverso da quello materialistico della fisica ottocentesca. Le "particelle" atomiche sono in realtà concentrazioni di energia in vibrazione piuttosto che veri e propri "corpuscoli duri" com'è sottinteso nella fisica classica, in cui si dà per scontata la validità della filosofia di Cartesio, la quale separa nettamente la materia (res extensa) dalla mente o dallo spirito (res cogitans). Nel libro Il Tao della Fisica Capra elenca una vasta serie di "affinità" tra il quadro che sembra emergere dalla fisica contemporanea e le filosofie orientali (filosofia indiana, buddhismo, taoismo). L'universo sarebbe la manifestazione di un unico campo astratto di intelligenza universale, che darebbe origine ad ogni forma e le sue parti sarebbero intimamente connesse a formare un grande organismo unitario. In questa visione, importanza decisiva viene attribuita alle onde e al concetto di vibrazione, che sostituisce il concetto tradizionale e statico di materia (che infatti sembra superato dall'attuale fisica nucleare e subnucleare). Nel libro "Il punto di svolta" e nei successivi, Capra si allontana dagli argomenti prettamente scientifici e filosofici per affrontare temi politici, economici ed ecologici, che secondo lui deriverebbero in modo naturale dalla nuova concezione scientifica. Tali sviluppi però non sono stati seguiti o condivisi da altri scrittori e scienziati new age, come ad esempio John Hagelin.


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