sabato 6 gennaio 2007

Trovare dei sensi (3 dicembre)

Questa sera mi metto ancora a scrivere anche se la fatica è tanta e la voglia è poca. Cerchiamo di trovare dei sensi anche allo scrivere.

Una premessa: finora ho mandato le trame ogni domenica, ma qualcuno mi ha detto di non averli ricevuti. Se qualcuno ne ha persi e li vuole, basta una mail.

Oggi la scelta è molto eterogenea.

Il primo è un decente romanzo “giallo mondadori”.

Nino Filastò[1]“Nella terra di nessuno” Mondadori euro 3,56

In realtà il prezzo è 6.900 lire, perché è un vecchio giallo. E ha anche una storia: l’ho preso “in prestito” all’Arci di Sesto Fiorentino, dove esiste uno scaffale del libero scambio. Non è un book-crossing vero e proprio. Ci sono dei libri, ne prendi uno. Poi lo riporti o ne porti un altro in cambio. Questo mi attirava perché è la prima indagine dell’avvocato Scalzi, di cui anni fa avevo letto altri titoli. Ambientato nelle carceri tra i “politici” a me sembra rendere bene una certa atmosfera del carcere e del tempo (è scritto nel 1989). Indulge un po’ in narramenti psicologici, ma tra le righe è bello duro (un po’ alla Ken Loach, dove tenta di forzare un po’ per dare dei messaggi). D’altra parte è in linea con l’autore.

Scrittore e avvocato, Filastò è nato a Firenze, dove vive e lavora. Ha pubblicato, tra l’altro: “La proposta” (due volte premio Italcon); “La tana dell’oste” (premio Tedeschi 1986); “Tre giorni nella vita dell’avvocato Scalzi” (da questo romanzo è stato tratto il film “Nella terra di nessuno” con Ben Gazzarra); “Incubo di signora” (1990); “Pacciani innocente” (1994); “La notte delle rose nere” (1997); “Forza Maggiore” (2002); “Il peposo di maestro Filippo”, (2003). Racconti di Filastò sono stati pubblicati, in Italia, Germania e Francia. Alcuni suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati in vari paesi europei. Come avvocato si è occupato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana” e fra questi il processo ai cosiddetti compagni di merende sui delitti del mostro di Firenze.

Per il secondo torniamo su una conoscenza di quest’anno:

Irene Nemirovsky[2]La moglie di don Giovanni” Adelphi euro 5,50

Il testo corre in un soffio. Asciutto, ha la leggerezza del ghiaccio. In poche paginette in 64simo traccia una storia di donne (perché spesso a loro guarda l’occhio della scrittrice). In fondo ci si aspetta tutto, non ci sono “grandi salti”, ma si arriva alla fine condotti per mano per non cadere. Ed è una scrittura di settanta anni fa! Curato in ogni virgola, mi rimanda alcuni tratti di donne. E sulla sofferenza di sentirsi brutta.

Visto che il primo Nemirovsky non aveva bio, ve la giro immantinente:

Anche con l’ultimo torniamo ad una conoscenza di queste righe

Hannah Arendt “Lavoro, opera, azione” Ombre Corte euro 7,50

Un brevissimo saggio di questa autrice (di cui non riporto bio perché lo citata poche trame fa) sempre ruotante sul significato da dare alla vita ed alle sue componenti. È un po’ “ostico”, ma anche immediato. Dovrò rileggerlo per comprenderlo. A caldo, ci sono alcune affermazioni che vorrei condividere sui tre capisaldi del pezzo: il lavoro ci fa vivere; l’opera ci fa immortali; l’azione ci fa liberi. Questo è il mio succo del denso libretto della Arendt. Mi rimane anche il discorso sul perdonare e sul promettere come elementi che giustificano l’agire. Ottima ed imperdibile la prefazione di Guido D. Neri. In ogni caso lo devo rileggere...

Buona settimana a voi tutti






[1] Scrittore e avvocato, Filastò è nato a Firenze, dove vive e lavora. Ha pubblicato, tra l’altro: “La proposta” (due volte premio Italcon); “La tana dell’oste” (premio Tedeschi 1986); “Tre giorni nella vita dell’avvocato Scalzi” (da questo romanzo è stato tratto il film “Nella terra di nessuno” con Ben Gazzarra); “Incubo di signora” (1990); “Pacciani innocente” (1994); “La notte delle rose nere” (1997); “Forza Maggiore” (2002); “Il peposo di maestro Filippo”, (2003). Racconti di Filastò sono stati pubblicati, in Italia, Germania e Francia. Alcuni suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati in vari paesi europei. Come avvocato si è occupato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana” e fra questi il processo ai cosiddetti compagni di merende sui delitti del mostro di Firenze.



[2] Irène Némirovsky (Kiev, 11/02/1903 - Auschwitz 17/08/1942). Figlia di un ricco banchiere ebreo ucraino, Léon, è educata dalla sua governante francese che le fa di questa la lingua materna, poiché sua madre non la curò mai (anzi diceva di non avere figlie per non sembrare troppo vecchia). Dotata per le lingue, nel corso del tempo parlerà russo, polacco, inglese, basco, finlandese e yiddish. Nel dicembre 1918, la famiglia Némirovsky fugge dalla Russia in rivolta e passa un anno in Finlandia. Nel luglio 1919, arriva in Francia, dopo un soggiorno a Stoccolma. Irene riprende a studiare e si laurea in lettere alla Sorbona nel 1926, ma già dal 1921 comincia a scrivere in francese. Sempre nel 1926 sposa Michel Epstein, un ex- ingegnere anche lui profugo ebreo-russo e da cui avrà due figlie : Denise, nel 1929 e Élisabeth nel 1937. A Parigi pubblica il suo primo romanzo « Le malentendu ». Irène Némirovsky diviene famosa nel 1929, dopo la pubblicazione del suo secondo romanzo « David Golder ». Il suo editore, Bernard Grasset la lancia nei salotti bene della destra francese. Il suo romanzo fu dunque ben commentato sia da scrittori come Joseph Kessel, ebreo, che Robert Brasillach, anti-semita. E viene riproposta sia al teatro che al cinema. Nel 1930 « Le Bal » racconta il difficile passaggio di una adolescente all’età adulta. Di successo in successo, Irène Némirovsky diviene una leggenda letteraria, amica di Kessel e di Cocteau. Tuttavia il governo francese rifiuta di darle la cittadinanza nel 1938. Si converte al cattolicesimo il 2 febbraio 1939, e collabora anche con riviste ani-semitiche come Candide e Gringoire. Vittima delle leggi anti-semitiche del 1940, Michel deve lasciare la banca e Irene non può più pubblicare. Si rifuggiano allora a Issy-l'Évêque, dove Irène scrive moltissimo. Abbandonata dai suoi amici ed anche dal suo editore che sostiene il regime di Vichy, Irène deve portare la stella gialla. Il 13 luglio 1942, Irène è arrestata, internata prima a Pithiviers, poi deportata ad Auschwitz, dove muore di tifo un mese dopo. Michel cerca subito di farla liberare, ma lui stesso è in seguito arrestato e deportato ad Auschwitz dove viene messo alla camera a gas il giorno del suo arrivo il 6 novembre 1942.


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