mercoledì 16 maggio 2007

Dell’Italia esterofila

In attesa del primo maggio, vi porto tre libri di due autori italiani. Esterofilia da una parte verso gli pseudonimi (chi sarà mai l’ottimo Hans?) dall’altra come propensione ad una Francia immaginata piuttosto che vissuta (anche se il buon Fusco molto altro ha vissuto).

Hans Tuzzi “Il maestro della testa sfondata” Guanda euro 8

In effetti, come dice la quarta, un buon giallo, con una interessante ambientazione a Milano. Risente un po’ del lavoro di libraio antiquario dell’autore (quanti conoscono l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze?), ma si regge e si legge bene. “A Melis pareva sempre di non saper trovare ciò che bisognava dire, .. si sentiva inadeguato… aveva appreso tuttavia che parlare era sempre meglio che tacere” “non è facile assortire una buona compagnia quando si viaggia, e quando se ne trova una, ci pensa il Tempo a portarsela via”

Giancarlo Fusco “Duri a Marsiglia” Einaudi euro 10

Cavalcata nel noir di Marsiglia, molto prima di Izzo. Un po’ “fanfaronata” ma scorrevole, per ripensare al “bello scrivere” del giornalista, passeggiando vicino alla sua tomba.

Giancarlo Fusco “A Roma con Bubù” Sellerio euro 10

Altre fanfaronate di malavitosi sulle soglie della celluloide. Aria di cinema a Roma, tra bulli e “malavitosi”. Si nota l’ironia di Fusco, un po’ di bei bozzetti (soprattutto i legionari d’Africa), ma molto in punta di penna. Meglio il primo

E per le bio

Hans Tuzzi è lo pseudonimo con il quale uno scrittore italiano ha firmato per le Edizioni Sylvestre Bonnard due fortunate guide all’antiquariato librario (Collezionare libri, 2000, e Gli strumenti del bibliofilo, 2003), nonché i gialli del commissario Melis, a cominciare da Il Maestro della Testa Sfondata, tradotto in Francia da La Table Ronde e pubblicato in edizione economica da Guanda

Fusco (La Spezia, 1915 - Roma, 17 settembre 1984) è stato scrittore e giornalista. Ha condotto una vita irrequieta e movimentata, durante la quale ha praticato mestieri di ogni tipo, alcuni forse immaginari, dall'attore cinematografico al boxeur (in realtà da ragazzo sognava di diventare un famoso pugile, ma nell'unico incontro ufficiale che combatté nella sua vita, finì male perdendo tutti i denti). Da giovanissimo scappò anche di casa per inseguire una ballerina di varietà e per l'occasione s'improvvisò perfino ballerino. All'età di 26 anni, è sul fronte greco-albanese nel genio telegrafisti; alla fine guerra diviene un protagonista della vita notturna versiliese: ballerino e brillante narratore delle proprie avventure. Inizia a lavorare come giornalista scrivendo per La Gazzetta di Livorno; Manlio Cancogni lo fece entrare nel gruppo dei collaboratori de Il Mondo, dove iniziò a frequentare le migliori penne del momento, per poi passare per le redazioni dell' Europeo, del Giorno, ove tenne la celebre Colonna, e dell' Espresso, facendosi ammirare sempre più per i suoi irresistibili racconti. Personaggio eccentrico, amava, tra l'altro, far credere di essere appartenuto ad ambienti della mala marsigliese, ma in realtà era semplicemente affascinato di Marsiglia e delle atmosfere rese dalle opere di Baudelaire e Rimbaud e dai film di Gabin e di Duvivier. Maestro del giornalismo di cronaca e costume, ha scritto molti libri, una commedia con Enzo Biagi, ha fatto anche tanta radio e diverse sceneggiature cinematografiche, lavorando con Carmelo Bene, Mario Monicelli e Vittorio Gassman : è stato un ironico, delizioso scrittore e un grande narratore orale. Il suo amico Andrea Camilleri lo descrisse come un genio dell’affabulazione e della battuta, un uomo senza padroni, uno spirito anticonformista per eccellenza: "La pietà di Fusco lo porta a scegliere tra le tigri con meno denti e più spelacchiate" disse. Morì nel 1984 al policlinico A.Gemelli di Roma, dopo un'operazione al cervello invaso da un tumore che da mesi lo faceva soffrire. Stava per essere sepolto in una fossa comune, senza esequie, ma gli amici più cari riuscirono a organizzargli il funerale nella "Chiesa degli artisti" a Piazza del Popolo. La sorella Franca e la nipote Cinzia vollero poi ripetere il funerale a Forte dei Marmi dove è sepolto.

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