lunedì 25 dicembre 2006

TRE

Riprendiamo ora il colloquio interrotto per troppo tempo. Assenze, vacanze pasquali (per me due belle gite in Toscana ed in Sicilia) e problemi di virus mi hanno tenuto lontano dall’appuntamento periodico con la scrittura della lettura.

Per farmi perdonare, parliamo oggi di alcuni testi di diverso assortimento.

Il primo è un saggio, o meglio un “pamphlet” all’uso ottocentesco, volto a stuzzicare e non a risolvere.

Regis Debray “Fare a meno dei vecchi” Marsilio euro 7,50

L’esimio post-sessantottino sulla scia della proposta antica di Swift che proponeva di risolvere i problemi della fame mangiando i bambini, propone di risolvere i problemi dell’economia mondiale avviando gli anziani “ad una buona morte”. Avete fatto il vostro tempo, ci (mi) dice, ora fatevi da parte.

Il secondo è un librino giapponese. È noto che, in generale, io non abbia una particolare propensione con questa letteratura, ma questo mi ha preso.

Inoue Yasushi “Il fucile da caccia” Adelphi euro 7,50

Con un procedimento un po’ alla Nabokov, l’autore parte da un poema in generale inutile su di un fucile ed una situazione agreste, per arrivare alla descrizione della difficoltà dei rapporti amorosi. Qui tira fuori un po’ del Kurosawa di Rashomon, raccontando le verità parziali dei vari protagonisti per cercare di arrivare alla verità. O ad una verità. E ci (mi) lascia due domande, che volentieri vi giro: Qual è la verità? È meglio amare o essere amati?

Non possiamo poi, non tornare agli italiani. Due autori diversissimi. Da un lato un critico cinematografico che si cimenta in racconti sul mondo della celluloide e su quello che c’è intorno. Dall’altro un giovane o quasi, che in un racconto lungo ci porta dritto dritto all’interno dei rapporti tra essere umani ed alla ricerca di risposte.

Sono

Tullio Kezich “L’uomo di sfiducia” Bompiani euro 7

Questi racconti sono datati (scritti nel lontano 1962), ma, per un profano come me, danno un senso di quanto si aggira nel mondo “degli attori”. Pieno di gente che fa e disfa. Pieno di ego e di tanto bisogno d’amore. A volte sembra cercare di essere freddamente caustico, alla Capote. Ma sono i momenti peggiori. Quando riprende gli umori ed i dolori di situazioni tipicamente nostrane torna ad essere vivido e piacevole.

E l’altro è

Lorenzo Licalzi “Io no” Fazi euro 8,26

Storia di rapporti, amore, uomini e donne. E fratelli che non si parlano, si cercano, forse si trovano. Non mi interessa qui parlare a lungo della trama, forse me n’è rimasta poca in testa. Mi resta vivido il ricordo della difficoltà di tirar fuori un sé stesso che ci si sente in fondo. Tirarlo fuori senza fare male a nessuno. Forse impossibile. E quella bellissima risposta che da uno degli attori principi ad un certo punto: “Come pretendi che ti dia una risposta se l’unico tatuaggio che ho è un punto interrogativo?”

Buona settimana a tutti

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