mercoledì 27 dicembre 2006

SEI

Oggi mi dilungo un po’ prendendo spunto dall’ultimo giallo italiano che ho letto.

Prendo spunto da due considerazioni: autori italiani e romanzo “giallo”. Gli autori italiani, in genere, nella letteratura attuale sono in gran parte non direi bistrattati, ma, ecco, mi verrebbe da dire letti con meno voglia. Parlando in giro si cita quell’autore inglese, il nuovo talento americano, quel francese che è riuscito a dare nuova linfa alla lingua. Persino dell’arabo che parla dei problemi del Nord Africa in maniera talmente viva, che, se togli i nomi un po’ strani, sembra che parli propri di noi. Personalmente cerco sempre di trovare/provare la lettura di autori italiani proprio perché sono anche loro lo specchio del mio momento di vita. Parlano (o almeno provano a dire) del qui ed ora dell’Italia. E questo (mi) serve anche per capirne di più. E ne scrivono usando la propria lingua, motivo per cui anche la scrittura (nel bene e nel male) mi arriva più diretta: ne capisco efficaci tentativi di utilizzarla al meglio, ne capisco i limiti se mal usata.

Dall’altro lato, fin dagli inizi della mia carriera di lettura, ho ritenuto l’intreccio giallo/poliziesco/legale o simili aggettivi uno dei modi più diretti di arrivare a noccioli di questioni. Si prende un contesto che ha delle sue regole (qualcuno sta già borbottando ma che ci fai una lezione sulla letteratura di genere, che palle) e (essendone capaci) ci si mettono brandelli di vita quotidiana che a volte riesce difficile narrare in contesti magari diversi da brani sociologici. Un saggio dice senz’altro molto di più. Ma un romanzo, nella sua immediatezza, arriva prima.

E in ambito italiano, lo stile “giallo” ha prodotto narrativa che a me da/ha dato più spunti per pensare a dove siamo. Certo, un grande “sdoganamento” avviene con il boom Camilleri, ma quanta Italia era già presente non dico in classici come Scerbanenco o Olivieri, ma in un autore appartato e pur ben solido nelle sue rappresentazioni come Loriano Macchiavelli? O come non stare attento in altre scritture come quelle di Marcello Fois, di Massimo Carlotto, di Carlo Lucarelli o di Sandrone Dazieri?

Allora chiudo il cerco e cito la raccolta di gialli, a cura di Marcello Fois “Le ombre della città” Mondadori euro 5,10. Un libro che un po’ mi ha deluso, ma per un “inganno editoriale”. La quarta di copertina lasciva intendere di una serie di racconti ambientati a Bologna. Questo (unito al mio ultimo pallino sui luoghi) mi aveva attirato. Invece, sono una serie di racconti di autori che gravitano su Bologna. Alcuni ambientati lì, altri in Emilia, altri in isole lontane.

Passato il nervosismo, devo comunque riconoscerne il buon livello, con alcuni (i soliti Lucarelli, Macchiavelli) un po’ sopra gli altri.

Vi lascio questa settimana con una frase del racconto di Valerio Varesi che mi è balzata in testa e li sta rimanendo: “ci vuole coraggio a lasciare ciò che si è stati ed a rinascere”.

Buona settimana

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