Cominciamo allora con l’inglese
dal nome impronunciabile.
Jasper Fforde “Il caso Jane Eyre” Marcos y
Marcos euro 17
[in: 24/10/2009 - out: 12/01/2010]
Erano
anni che lo volevo leggere, incuriosito dall’idea di eroi del romanzo che
entrano ed escono dalla vita di tutti i giorni. Purtroppo mi ha deluso
tantissimo. Non è altro che un romanzo un po’ ucronico, un po’
fantascientifico. Condito da una buona conoscenza degli autori classici
inglesi. Ma emozioni? Zero. Si svolge in un 1985 diverso, in un mondo dove i
libri sono il bene più prezioso. E i confini tra realtà e fantasia sono più
morbidi del consueto. Mycroft, vecchio inventore, escogita un sistema per
entrare di persona in romanzi e poesie. Acheron Hades, criminale diabolico, se
ne appropria e rapisce prima un manoscritto di Dickens, poi addirittura "Jane
Eyre" dal manoscritto originale di Charlotte Brontë: a indagare arriva
Thursday Next, Detective Letteraria. Reduce dalla guerra di Crimea (che
imperversa da centotrenta anni), ha in sospeso un amore. Le indagini la
riportano a Swindon, sua città natale; sbarcata da un dirigibile di linea,
salta in groppa a una fuoriserie decappottabile dai mille colori. E comincia a
lottare per rimettere in sesto il libro e la sua vita. Certo l’ex-sceneggiatore
sa di libri, e soprattutto di libri inglesi. Cita poeti, autori, si gingilla
con Shakespeare e con il mistero della sua esistenza (fino ad escogitare un
trucco di bassa fantascienza a doppio cerchio, non sapendo come risolverlo fa
in modo che un attore del ‘600 abbia in mano le opere di Shakespeare del
futuro, e le possa scrivere… Ma chi sa di fantascienza, sa che questo è un
trucco sporco e senza sbocchi). Ecco, io mi aspettavo qualcosa di più
“finemente letterario”, un mondo dove si entrava ed usciva dai romanzi e questo
modificava in diverso modo gli avvenimenti del mondo reale (a patto di decidere
quale sia il mondo reale). Invece è un gran pastiche, pieno di invenzioncelle,
senza avere la robustezza e la coerenza di una fantascienza pura. Mi sembra
quasi un vorrei ma non sono tanto capace. Perché in definitiva è tutto sulla
forza che possono avere i libri, ma qualcuno si potrà mai domandare sul serio
se si possano scatenare risse furibonde tra i seguaci di Milton e quelli di
Bacone? O analoghe beghe letterario-radical-chic? Quindi molto deluso, di aver
aspettato anni la sua uscita in economica, di aver ceduto all’acquisto a prezzo
pieno, e rimasto deluso del suo poco, per me, valore. Qualcuno che sa e che
scrive mi spiegherà la sua bellezza. Ma io non riesco a sorridere dei totem che
nei centri commerciali declamano a pagamento versi dell’Amleto.
“tutti facciamo degli sbagli in certi
momenti della nostra vita” (197)
Il secondo è uno dei tanti
pastiche che affollano le librerie, anche se l’autore (quanto meno) è un ottimo
esperto di Oscar Wilde.
Gyles Brandreth “Oscar Wilde e i delitti a
lume di candela” Sperling & Kupfer euro 9,50 (in realtà, scontato euro
6,18)
[in: 24/07/2009 - out: 05/02/2010]
Un
altro dei gialli che utilizzano personaggi noti e li fanno “investigare”. Una
lunga serie con alti e bassi, anzi più bassi che alti. Forse l’unico
interessante è l’Aristotele della Doddy, sempre meglio del Dante di Guido
Leoni, del Giulio Verne di J. Prevost e via narrando. Questo si pone nella
schiera dei bassi. Lo riscatta solo la conoscenza (approfondita, devo dire) di
Wilde da parte dell’autore, e la presenza, come comprimario, di Arthur Conan
Doyle. La conoscenza che porta ad una grande messe di citazioni e sottolineature
che sarebbero carine fossero dell’autore, ma sono (quasi) tutte di Wilde. Ed
allora se ne sente il peso. La storia parla di un misterioso omicidio di un
ragazzo di sedici anni, che, già si capisce, fa parte di quel mondo che pochi
anni dopo porterà alla distruzione del personaggio Wilde. Ma qui è più tutta
allegria e gioia di vivere. Anche se dal punto di vista del giallo puro e
semplice, si capisce metà della soluzione dopo 15 pagine e tutta prima di metà
libro. Un po’ leggerino per essere un giallo. Si riscatta benino nella
minuziosa descrizione della Londra e del suo mondo degli anni ’80 del secolo
XIX. Con quelle gigantesche mangiate e bevute che farebbero inorridire
dietologi attuali (e andare in brodo di giuggiole enologi che sentono parlare
di vino e champagne prima della peronospora). Ma Oscar Wilde non ha la stoffa
del detective, anche se tra citazioni di Poe (velate) ed aiutini di Conan Doyle
(palesi) si riscatta. Certo, inorridiamo quando attacca tiritere di spiegazioni
sul perché la cameriera che non conosce e non ha sentito parlare, sia
irlandese: la croce al collo, l’andatura, ed altri elementi sherlockiani. Si
inorridisce pensando al dandy irlandese che si mette a fare il pedante.
Congeniale alla trama, non lo nego, ma snatura il personaggio. Per questo lo
colloco nella fascia bassa degli imitatori. Aristotele, quando indaga, rimane
Aristotele ed usa il suo aristotelismo per dipanare il mistero. Qui Wilde non
wildeggia se non in citazioni, di cui al solito riporto quelle a me più
congeniale. Allora, una chicca da biblioteca non un filone da seguitare ad
osservare. Un lavoro senile di un ex-membro del Parlamento ormai fuori dai
giochi, che però sarebbe stato meglio avesse continuato con le passioni
giovanili (quando era campione riconosciuto a livello agonistico di Scrabble).
“La caricatura è il tributo che la mediocrità paga al genio” (27)
“L’amore è una cosa bellissima, ma … l’amicizia vale molto di più.”
(30)
“Bisognerebbe sempre essere innamorati. È per questo che non
bisognerebbe sposarsi” (41)
“Tradiva la moglie con altre donne? … E se era così, si trattava di
vero tradimento? Oppure lui riteneva – come io ritenevo e ritengo – che si
possa amare più di una persona ed essere comunque fedele?” (72)
“Gli attori sono fortunati. … Possono scegliere se stare un una
commedia o in una tragedia. … La vita vera è diversa. Non c’è scelta. Tutto il
mondo è un palcoscenico, ma noi dobbiamo recitare la parte che ci è stata
assegnata” (83)
“Sai qual è la mia regola: l’unico modo di comportarsi con una donna è
farci l’amore se è graziosa e farlo con qualcun’altra se è bruttina. Quante
ridicole chiacchiere si fanno sulla fedeltà! I giovani vogliono essere fedeli e
non lo sono, i vecchi vogliono essere infedeli e non possono” (133)
“Non ci può essere amicizia tra uomo e donna. … C’è passione,
avversione, adorazione, amore, ma non amicizia” (149)
“Tutte le volte che qualcuno è d’accordo con me, ho sempre la
sensazione di essere nel torto” (168)
“Dicono che ogni uomo uccida ciò che ama” (222)
“Spesso sono coloro che detestiamo di più quelli che amiamo di più. E
detestiamo noi stessi per il fatto di amare quando non dovremmo, di amare chi
sappiamo che non è degno del nostro amore” (240)
“Io l’amavo per la sua personalità, che era unica. La personalità è una
cosa misteriosa. Non sempre un uomo può essere giudicato in base a ciò che fa:
può rispettare la legge eppure non valere niente, e può infrangerla eppure essere un’ottima
persona.” (262)
“è importante capire gli altri
se si vuole capire sé stessi” (297)
“Non v’è nei Cieli rabbia pari all’amore divenuto odio, né all’Inferno
furia pari a quella di una donna sdegnata – William Congreve” (320)
Finiamo quindi con l’autore dei
falsi.
Mark Crick “Il sifone di Sartre” Ponte alle
Grazie s.p. (regalo di Silvia)
[in: 24/12/2009 - out: 19/02/2010]
Dal sottotitolo, “Manuale di
bricolage per l’appassionato di letteratura”, avevo interpretato che l’autore,
spigolando tra i testi, avesse trovato esempi di attività manuali descritti da
vari autori. Invece (ma non è un giudizio) è un “pastiche”, cioè un tentativo
di descrivere un’attività da bricoleur, nello stile dell’autore interpretato.
Come tutti i “falsi”, ci sono rese diverse. Alcune hanno una loro spessa
dignità, altre sono tirate per i capelli. Intanto non ci sono frasi da
ricordare, perché sono frasi alla moda di, e quindi hanno poca presa. Tornando
invece al contesto, a volte sembra troppo facile falsificare un vecchio
tappezziere che combatte con la carta da parati come quell’altro faceva con il
mare, o il costruttore di solai che rinchiude sé stesso in solaio, o il
piastrellatore di bagni che con una pistola siliconata cerca di uccidere
metaforicamente la vecchia proprietaria del bagno. E che dire del turbamento
sessuale della bella e sensuale alla vista del pittore di porte? O il rapporto
morboso madre-figlia che esclude tutto il mondo, forse anche l’elettricista?
Sicuramente meglio che la fuga tra le buie stanze del decrepito castello alla
ricerca del giusto termosifone, o l’ossessivo ripetere di una canzone mentre
lui dipinge di blu la stanza che lei abbandona, o il turlupinamento del
fattore-factotum, o l’identificazione del sé stesso con la putredine dei
condotti di scarico od i silenzi che affligono la donna che guarda l’uomo che
cambia la guarnizione (e l’avevo detto era lei, la guarnizione!). Migliori,
almeno per la resa che me ne hanno fatto, sono forse la sostituzione del vetro
in cui si riflette il tradimento verso sé stessi o il divertente tri-atto per
accomodare un cassetto di una cassettiera che affonda sempre più nella sabbia.
Lascio fuori da questo mio contro-pastiche letterario soltanto due pezzi che
sono “inclassificabili”: l’uno perché trasporta lo scrivere in terza persona di
Caio Giulio Cesare ai nostri giorni (ma contiene l’unica invenzione che mi ha
fatto veramente sorridere, il rituale evocativo dei nuovi dei adolescenziali,
la greca Nike ed il norreno Nokia) e la scrittura di Thompson che è l’unico
autore che non conosco. Altresì, mi son divertito a vedere anche le
illustrazioni, dove l’autore mini-falsifica Picasso, Van Gogh, Magritte ed
altri. A questo punto mi incuriosisce l’altro libro di Crick sulla cucina. Per
la gioia dei solutori di enigmi, a parte i due citati, riporto gli altri autori
in ordine alfabetico, e magari cercati di accoppiarli alle mini trame che ho
descritto. Sono: Samuel Beckett, Emily Brönte, Fëdor Dostoevskij, Marguerite
Duras, Johann Wolfgang von Goethe, Ernest Hemingway, Elfriede Jelinek, Milan
Kundera, Haruki Murakami, Anaïs Nin, Edgar Allan Poe e Jean - Paul Sartre.
Comunque, mi piacevano di più i falsi alla Guido Almansi o financo alla Michele
Serra.
Torno brevemente sulle indicazioni
entrata-uscita, per sottolineare che servono anche a collocare lo scritto in prospettiva, visto che le trame vengono redatte durante la lettura ed alla
sua conclusione.
Per il resto ci si avvia alle
fatiche dell’ultimo mese di lavoro “impegnato” prima del rallentamento estivo,
anche se di viaggi non se ne riesce ancora a parlare.
Nessun commento:
Posta un commento