Intanto torniamo agli scritti,
cominciando dal buon artigiano autore di tante oneste scritture che qui segue
nelle avventure della Camilla.
Giuseppe Pederiali “Camilla e il grande
fratello” Garzanti euro 9 (in realtà, scontato 5,85 euro)
Terza
punta dell’ispettore Camilla Cagliostri (ho lisciato la seconda, rimedierò). Al
solito niente di che, se non un buon accompagnamento Roma – Bologna – Roma
sotto la neve. Giallo dalla soluzione scontata, ma buone le domande che pone
sullo strapotere televisivo e sul potere delle mamme. Comunque ha un buon
impianto, dato che ci aggira per un’Emilia di interesse. Dove, all'improvviso, la quieta Modena
diventa teatro di una serie di sequestri di persona. Prima scompare un'attrice
quarantenne, poi una giovane commessa Coop con ambizioni televisive, un
imprenditore, un giovane floricoltore, un'ex modella... Le cose si complicano
quando alle redazioni dei giornali viene recapitata una strana videocassetta:
in una casa stile Grande Fratello è iniziato un gioco terribile sulla falsariga
del famoso spettacolo televisivo. La differenza sta nel fatto che i
"nominati" non saranno semplicemente esclusi dal gioco, ma realmente
uccisi dagli altri concorrenti. Vista la difficoltà del caso, da Roma
vorrebbero che non fosse Camilla Cagliostri a indagare, che nella precedente,
non letta, opera, qualche guasto lo aveva prodotto. E dato che la buona Camilla
non è un tipo che si lascia mettere i piedi in testa. Ma la sua ostinazione
avrà ragione delle critiche, dei veri nemici e dei falsi amici. La scrittura di
Pederiali è, al solito, scorrevole, come anche in altre prove che in gioventù
lessi più legate alla fantascienza ed al fantasy. Uomo di mestiere, qui tocca
alcuni tasti che aprono baratri di domande, ma che nello specifico vengono solo
aperti e poi dimenticati. Da un lato, la storia rimanda all’altra sempre in
Emilia ambientata, quella più forte emotivamente di Black-Out di Morozzi.
Scatenando tuttavia la stessa sottesa domanda: fino a che punto menti più o
meno deboli si lasciano condizionare dalla televisione e da quello che lì vi
accade? Quanto l’ormai decennale vicenda del grande fratello obnubila menti pur
in altro frangente normali? Per il successo, per l’apparire, tutto, tanto si
fa. Si subisce. Arrivando a stravolgere non solo la propria vita, ma anche
tutta la costruzione di affetti e relazioni che essa comporta. Ai critici ed ai
filosofi giro la discussione. Per aprire l’altro punto interrogativo,
sull’essere mamma. Perché di lato questo è anche, per me, uno dei fulcri del
romanzo. Qui la maternità biologica prende il sopravvento e distrugge la vita
di una maternità dei fatti e della vita. Ma è giusto? Dove sono i confini?
Personalmente, credo che tutti gli affetti siano validi. Ed abbiano la dignità
di esistere. Sta sempre in noi viverli nel modo corretto. E nel non negarne
altri che esistono ed hanno anche loro valenza ed importanza. Ahi quante cose
possono nascere da un libro non eccelso ma che mette alcuni diti in piaghe
aperte.
Poi passiamo, o torniamo, al
padre del giallo italico, e ad un’avventura senza il fascinoso Duca.
Giorgio Scerbanenco “Le principesse di
Acapulco” Garzanti euro 6,20 (in realtà, scontato 4,03 euro)
Uno
Scerby inedito, devo capire se post o pre Duca Lamberti, ma in fondo poco
importa. Agile ed anche scorrevole. Non giallissimo, ma la soluzione è migliore
di altre possibili, e fa riflettere sulla critica che fin da quarant’anni fa il
buon Scerby faceva ad un modo di vivere fatuo e sopra le righe, dove tutto è
permesso, perché comanda solo il dio denaro. Ambientato in un Messico
improponibile, ruota intorno alla ricerca dell’assassino della principessa
Alessandra Rudescenko, avvenuto sull'orlo della sua piscina di Acapulco,
all'alba di una notte di festa in cui si è bevuto troppo alcol. Sua madre, la principessa Nicoletta ,
si è accusata un po' troppo in fretta di una "imprudenza" che
potrebbe coprire un delitto, commesso da altri. Ma chi è l'assassino della
bella Alessandra? Forse il suo quinto marito, Domingo Urrales, che amava troppo
la figliastra? O l'equivoco Heinrich Bergen, cacciatore di dote, fresco vedovo
dell'uccisa? O qualcun altro della piccola corte ambigua che sta attorno alla
vera principessa, Sofia Rudescenko, che ha conosciuto lo zar e le feste di
Pietroburgo? Il giovane Ariberto Sartoris, che ha ricevuto le confidenze di
Alessandra in una piovosa notte messicana, colpito dalla voce di questa povera
principessa dalla breve vita, vuole sapere la verità. Ed impegnerà tutto se
stesso in questa ricerca, fino a dipanare il bandolo. Trovando una soluzione
meno scontata di quanto poteva sembrare… come detto, è breve, forse un racconto
lungo più che un romanzo. Ma ci sono tutti gli elementi che hanno fatto di
Scerbanenco il padre del giallo italiano. Caratteri delineati. Poliziotti
ambigui. Persone che dietro ad un’idea vanno avanti, perché le idee sono sempre
più forti, della vita e della morte. Come detto, non è un giallone, ma un
onesto spaccato di un mondo criticabile e corrotto. Bravo Scerby.
“Non si sa mai perché si fanno le cose” (50)
Finiamo in quella Napoli dei
Quartieri Spagnoli, dove “non ci facciamo mancare nulla”, neanche gli scontri
con gli extra-comunitari.
Renata Di Martino “La bambola cinese”
Avagliano euro 9,50 (in realtà, scontato 6,18 euro)
Molto
gradevole e da seguire, anche se per ora non sono segnalate uscite di altre
inchieste del buon commissario Criscuolo. Anche qui, come nel primo episodio,
gran parte della vicenda è la città che la vive. Siamo di nuovo ai Quartieri
Spagnoli, dove due colpi di pistola danno il via a una nuova indagine del
commissario e ad una recrudescenza dei suoi disturbi gastrici. La vittima è una
turista cinese. Gli elementi su cui lavorare sono esili o inesistenti:
testimoni recalcitranti o muti; il marito della vittima che protesta
continuamente presso il Console del suo Paese; draghi orripilanti come marchi
di fabbrica; ricettatori latin lover; strani ristoranti illuminati da lanterne
colorate e così via. La chiave del mistero è una bambola dagli occhi a
mandorla... Ed il buon commissario, attorniato dai suoi aiuti e dal demi-monde
ladresco ma onesto della Napoli del sottobosco che alla fine farà luce sulla
storia. Ma quanta bellezza e voglia di tornare, ad esempio per girare in quel
ventre sotterraneo di cui ricordo un’entrata non lontano da San Domenico. E la
voglia di mangiare la pizza in strada, gli odori di questa città viva, che pur
qui a due passi, se se ne legge sembra lontano nel tempo e nello spazio. Con
maestria, la Di Martino tocca anche elementi nuovi (e corde sensibili attuali)
come l’integrazione con gli extracomunitari in genere, e soprattutto i rapporti
con questi cinesi che invadono il mondo, ma che rimangono sempre chiusi in sé
stessi, che ripetono il cliché della loro vita contornandosi di connazionali e
vivendo ovunque una vita separata. Si apre un bello spazio di discussione sulle
cineserie nel mondo in generale e su cosa vuol dire vivere altrove. Integrarsi
perdendo parte della propria natura o rimanere sé stessi ma alieni? Tornando
allo specifico, comunque una gradevole lettura, che ci immerge per qualche ora
nel ventre mollo di una bella città.
“Aveva scelto uno dei quattro libri che aveva cominciato a leggere e
che teneva in sospeso. Diceva spesso che la lettura è un piacere. Se non
dovesse procurarne, dipenderebbe dal libro; in quel caso è consigliabile
accantonarlo definitivamente. … A che gli diceva: ‘Come fai a leggere un libro
se non hai finito l’altro?’ lui rispondeva che è come vedere in televisione due
o tre sceneggiati a puntate…” (67-68)
“- Ma parli proprio tu che ti lamenti sempre? – Ma io mi lamento solo
con te, per farmi consolare!” (78)
Di Martino é originaria del Molise ma vive a Napoli da quando era
adolescente. Ha insegnato per anni e svolto la professione di assistente
sociale scegliendo le sedi nei quartieri "popolari" della città.
Contemporaneamente inizia la sua carriera di attrice che è la sua grande
passione e che la porterà ad abbandonare le altre attività. Comincia a scrivere
in un momento difficile della sua carriera (ricordo qualcosa…) coni risultati
che abbiamo sotto gli occhi.
Passata la Pasqua, tornati i
gitanti dall’Egitto (sembra con buoni risultati), ora ci si volge verso un
pensiero estivo. Gli ami verso Avventure sono stati lanciati. Se qualcosa
abbocca, vi avverto subito.
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