lunedì 13 febbraio 2012

Giallo classico - 09 maggio 2010

In questa settimana di transizione in cui sto (e dovrei essere) in giro per l’Europa, visto che sono diventato più saggio (non si dice così quando si festeggia?) vengo ad esaminare alcune letture che più classiche non si può. Praticamente o realmente, gli inizi di personaggi ormai mitologici come Perry Mason e Jules Maigret, uniti ad un personaggio minore come notorietà ma altrettanto classico come la detective egittologa Amelia Peabody. Un bel tuffo in lettura amene, sì forse un po’ da aereo, ma d’altro canto in questi giorni…
Cominciamo allora dall’avvocato del diavolo.
Erle Stanley Gardner “Perry Mason e l’avversario leale” Repubblica/CSGM euro 3,90
Un classico per Erle Stanley Gardner e quasi per Perry. Certo qui c’è poco tribunale. Ma la storia ha tutte le caratteristiche Gardneriane. Un delitto, un possibile colpevole, la capacità di Perry Mason di trovare una via d’uscita verso la soluzione. I sessanta anni della scrittura si sentono un po’ in alcune atmosfere e situazioni (ad esempio il rincorrere i telefoni per poter comunicare è difficilmente integrabile con l’attuale realtà dei cellulari), ma l’impianto è ben congeniato e si lascia fruire con godibilità. C’è una situazione difficile (qualcuno che cerca di rilevare un’azienda florida) dove ci scappa il morto. C’è la difficoltà della possibile colpevole che, essendo malata di cuore, difficilmente reggerebbe lo stress di un processo. C’è quindi l’abilità del buon Perry di trovare il bandolo della matassa senza arrivare a quel processo. Ma c’è anche la bravura di Gardner di farci assistere ad uno dei famosi interrogatori dell’avvocato del diavolo in un sotto-processo la cui conclusione non può che far luce sull’altro mistero. Mi scuso del modo poco lineare di presentare la situazione, ma cerco di dare qualche indizio e non le soluzioni, meglio sarebbe, infatti, leggere l’agile libro. Alcune considerazioni finali. Pessimo l’uso, invalso all’epoca, di italianizzare i nomi, per cui ci si trova spiazzati davanti ad un improbabile Paolo Drake. Ottimo al contrario il filo della memoria per chi ha avuto la fortuna di seguirli allora in televisione: Mason si aggira con il corpo un po’ pesante di Raymond Burr, ed anche se qui fa un po’ lo svenevole con Della Street, noi che lo vedemmo in bianco e nero e che ci apriva il mondo della giustizia americana, non possiamo che continuare a scorgerlo tra le righe e tra le pagine di questi libri. Ricordo di averne a quel tempo letto anche di molti, che una passione erano di mia madre (quella e Maigret di cui si aveva una collezione storica). Un bel filo di memoria che rammenda i buchi del tempo che passa.
Veniamo all’unica donna del lotto (ed anche l’unica vivente.)
Elizabeth Peters “La sfida della mummia” TEA euro 8,60 (in realtà, scontato 4,30 euro)
Pensavo ad uno dei tanti libri di Ellis Peters, invece ho scoperto un’altra autrice, madrina di gialli archeologico – egiziani, di nome simile. Qui, infatti, scrive Elizabeth e non Ellis. Un’egittologa che insegna all’Università di Chicago, e che nel ’75 decide di combinare le sue due passioni, scrittura e archeologia, in una serie di libri, la maggior parte dei quali ha per protagonista la vittoriana Amelia Peabody. Fortunatamente, anche se datato, questo è proprio il primo della serie, dove cominciamo a conoscere i caratteri dei personaggi, soprattutto dell’anticonformista Amelia, che giustamente si ribella al secondo piano cui vengono relegate le donne sul finire del secolo decimo-nono (anche se poi non è che sia cambiato più di tanto). Consociamo la sfortunata Evelyn. Ed il duro ma proto-Indiana Jones, Radcliffe. La storia in sé è veramente banalina, forse più volte sentita, un po’ ripresa anche dai filoni filmici della Mummia. Evelyn non sapendolo eredita una fortuna dal nonno morto, ed un cugino cerca di carpirne i favori e i soldi inscenando improbabili messe in scena con mummie e deserti. Ma questo gioco “giallino” è già scoperto dopo poche pagine. Quello che mi ha attirato, piaciuto ed anche un po’ avvinto, è il contorno. La descrizione dell’Egitto intorno al 1880, con il Museo Archeologico che sta nascendo sotto la direzione francese, con gli scavi che si susseguono nel deserto, ed ancora non si ritrova la tomba di Tutankhamon. Ma si iniziano gli scavi a Tell El Amarna, città simbolo del faraone eretico. E poi il Nilo con le sue distese azzurre, le barche sul fiume (anche se ancora simbolo dell’opulenza inglese: si porta sulla chiatta che solca le calme acque addirittura un pianoforte!). Oh quale poteva essere l’emozione di dissotterrare ninnoli e dipinti e bassorilievi colorati. Scavare nella sabbia alla ricerca di tombe ed altre antichità. Certo si nota la mano dell’esperta che non tralascia nulla al caso, e parte anche per una giusta filippica contro i mercanti d’arte – contrabbandieri, ed altri contraffattori e malfattori. Una domenica lombo-sciatalgica mi ha fatto volare sulle sue pagine, riportandomi alle mie amate sabbie, ai miei amati deserti, ai miei amati silenzi, alle mie amate…
“un atto malvagio contiene già in sé la degna punizione! Mi merito questo sciagurato destino; sono io che l’ho costruito…” (23)
“L’amore della mia amata è sull’altra sponda / un’ampia distesa d’acqua ci separa / e il coccodrillo attende sulla riva. // Mi immergo nell’acqua e cammino sui flutti / il mio cuore è più forte degli abissi / ed è il suo amore che mi dà la forza” (poesia egiziana, 188)
Finiamo con un amore di gioventù, come detto, ora finalmente recuperato in lingua.
George Simenon “Maigret – Pietr le Letton” Le livre de Poche euro 5,60
Comprato a Bruxelles (dato che Simenon è belga!) e letto in aereo al volo. Il romanzo che segna la nascita del Commissario. Forse si “agita” troppo ma comincia a farci sentire la sua presenza. E non si sentono (molto) gli 80 anni dalla sua uscita. Certo, ora è difficile non avere la foto di un ricercato, ed accontentarsi come fa il buon Jules di una descrizione orale. Soprattutto se il criminale è al centro di “grandi” intrighi internazionali. La trama è “complicatina” rispetto alle prove più mature, ma, innanzi tutto ci compare, in tutta la sua presenza fisica. Seguendo il grande Georges, apprendiamo subito che Maigret non somiglia ai poliziotti resi popolari dalle caricature. Non aveva né baffi né scarpe a doppia suola. Portava abiti di lana fine e di buon taglio. Inoltre si radeva ogni mattina e aveva mani curate. Ma la struttura era plebea. Maigret era enorme e di ossatura robusta. Muscoli duri risaltavano sotto la giacca e deformavano in poco tempo anche i pantaloni più nuovi. Apprendiamo anche che è sposato, anche se qui la signora Maigret è solo una donna che lo aspetta a casa, preparandogli la cena. Lì nella casa di Boulevard Richard Lenoir. Mentre lui, segue, indaga, insegue, quasi sempre in prima persona. Viene anche ferito mentre muore il suo collaboratore (il buon Torrence, che poi ricomparirà misteriosamente in romanzi successivi). Ma per cercare cosa? Per risolvere il mistero che segue la presenza a Parigi di Pietr il Lettone, uno strano e carismatico personaggio che dalla natia Vilnius (che però è in Lituania…) si muove imprendibile sulla scena di grandi truffe internazionali. Ma arrivato alla Gare du Nord, una persona molto “simile” viene trovata morta, mentre il Lettone scorrazza ed ordisce intrighi con il miliardario americano Mortimer. Passo dopo passo, cercando di ricostruirne le tracce e le mosse, Maigret ne scopre una moglie in Bretagna, poi una che sembra l’amante a Parigi. Fino a che finalmente non disvela il mistero, scoprendo l’esistenza di due fratelli, molto simili, ma con destini ben differenti. È un piacere seguire la scrittura del belga, forse poco incisiva sul lato “femminile”, ma che imbastisce misteri e polizieschi con una maestria ineguagliata. E non tralascia (almeno in queste prime uscite) almeno un po’ di critica, non di sociale sulla stregua dei futuri maestri scandinavi, ma almeno ci si arrabbia un po’ insieme a lui, perché le persone danarose, bene o male, riescono a trovare delle vie d’uscita. Certo non il pessimo Mortimer, ma… Comunque, grande, godibile, leggibile. Mi sa che ci si torna ancora in Francia…
Allora, in attesa di sapere se si parte, e verso un’altra settimana di alterne vicende, mentre già si fanno i pensieri augurali per il lunedì di Sara, vi lascio con un lungo abbraccio.

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