Leonardo Sciascia “Atti relativi alla morte
di Raymond Roussel” Sellerio euro 8 (in realtà scontato 4 euro)
Un
gioiellino, seppur di una brevità disarmante, ma che mostra tutta una serie di
cose su cui vale la pena riflettere. La prima è comunque la capacità,
curiosità, ed oserei dire intelligenza a tutto tondo che mostra di avere un
vero “intellettuale”. Non sono certo io a dover tessere le lodi di Sciascia (io
qui riporto solo una scoperta che ho fatto ora leggendolo, nel titolo, quella
doppia ripetizione della scia… bellissima). Allora quali sono le cose sui cui
mi ha fatto riflettere? Primo, che non bisogna aver paura di affrontare un
argomento se mostra delle ombre anche a distanza di anni, di decenni. Secondo
che si può sempre parlare di tutto, e farlo con garbo e capacità di “presa
sull’ascoltatore”. Ultimo che a volte basta scorrere delle verità ufficiali per
poterne scorgere in controluce tutta una serie di increspatura che ci fanno
domandare: sarà poi questa la verità? (e rimando alle parole di Lessing
riportate dalla Arendt sulla necessità di rispettare LE verità). Qui si parte
da un fatto all’apparenza banale: la morte di uno scrittore francese, dalla
psicologia instabile e problematica, avvenuta in una stanza d’albergo a
Palermo. Banale perché catalogato più o meno come suicidio, o forse come
utilizzo sovrappensiero di un numero eccessivo di sonniferi. Partendo da lì,
Sciascia affronta le carte ufficiali (appunto gli “Atti relativi…”) e scopre
che… non spiegano nulla. Sono contraddittorie, non affrontano l’argomento,
lasciano andare testimonianze che potrebbero dar fastidio al Regime (in fondo
siamo in piena era fascista, ed il togliersi la vita non è comunque visto come
azione da “pubblicizzare”, meglio scivolare nelle incongruenze e far pensare a
sbadataggini). Qui c’è il sotto-prodotto della sua scrittura: la critica al
potere che, se nelle sue volontà e possibilità, utilizza tutti i suoi mezzi per
disinformare. Alla fine non sappiamo se Roussel si uccide, se è stata la sua
finta amante a farlo, se c’entra qualcosa l’autista (ma forse anche qualcosa in
più) che scompare a Palermo e riappare a Parigi pochi giorni dopo la morte.
Sappiamo che non si volle affrontare un argomento scabroso. E ne usciamo
consapevoli di quanto poco dista una verità (non LA verità) da un’ingiustizia.
Cinquanta pagine da leggere d’un fiato, con un po’ di cioccolato in una
giornata fredda, per tirarsi un po’ su.
Roberto Bolaño “Stella distante” Sellerio 8 (in
realtà scontato 4 euro)
Altalenante,
comunque sempre affascinante. Ho seguito a balzi e salti l’irregolare carriera
di Bolaño, che, come dice da qualche parte, ha in fondo scritto un unico libro,
fatto di tanti capitoli che sono stati pubblicati come fossero libri. Qui lo
riprendo, dopo molto tempo, dopo i tempi lontani e di tanto de “La pista di
ghiaccio”, che non mi aveva convinto, ed i tempi medi di ‘Romanzetto canaglia’,
migliore senz’altro. Ora torniamo nel pieno della crisi cilena, in una
descrizione (inventata ma forse per questo più reale) degli anni prima, durante
e dopo il golpe. Visti da un’ottica alla Scola del film sulla Rivoluzione
Francese. La gente normale, alle prese con i grandi moti della storia. Un
gruppo di studenti, imbevuti nel sacro furore della poesia (e d’altra parte i
due premi Nobel cileni poeti sono, e sicuramente li conoscete) che arrivano
sull’orlo del baratro e sono buttati giù nel fiordo da questo strano poeta, che
in realtà è un pilota dell’aviazione militare, che in realtà è (forse) una
spia, che in realtà è (sicuramente) un sadico-estetico che sembra da subito
aver perso il lume ed il filo della ragione. Tutto si incastra in un gioco di
scatole cinesi, dove ogni momenti è un pretesto per narrare anche un’altra
storia, o una visione diversa della stessa, un altro angolo, e così va. In
fondo, è l’anima borgesiana che riaffiora sull’altra sponda del continente
sudamericano. Con tutte queste frecce, molti sono i bersagli colpiti. A me
rimane la sensazione di orrore e paura, delle descrizioni delle retate e delle
morti senza senso, qui crude e dure, e non romanzate o sublimate (non c’è la Isabel Allende , ma
neanche Jack Lemmon di Missing). Poi rimane l’immagine di questo poeta
aviatore, che con la scia del suo Messerschmit scrive poesie nel cielo cileno. L’immagine
è potente, non so se possibile. Tuttavia alla fine Bolaño non è che lasci la
bocca dolce e la voglia di andare oltre. In un certo senso si fatica ad andare
dietro alle rutilanti invenzioni, perché ad un certo punto ci si aspetta che
venga un redde rationem che spieghi, che interpreti, che sveli. Al solito (un
po’ come nel primo libro) molto rimane non detto, quando indicibile. Solo
rimane il rimpianto che anche lui sia ormai impossibilitato a scrivere (a meno
di usare qualche medium). Triste la gente del ’53 che se ne sta andando a rotta
di collo…
“era come un sogno, o più esattamente, come la chiave che ci avrebbe
aperto la porta dei sogni, gli unici per cui valesse la pena di vivere” (17)
Sergio Atzeni “Il figlio di Bakunin”
Sellerio 8 (in realtà, scontato euro 4)
Un
po’ alla Enzserberger di Buenaventura Durruti, ma (forse) Tullio Saba è solo
fantasia. La coralità è tuttavia ben orchestrata, e ci dispiace che Sergio no
sia più tra noi ad affabularci con le sue leggende sarde. Infatti, per tornare
al testo, l’autore immagina di fare un’inchiesta intervistando tutte le persone
(o molte delle persone) che hanno conosciuto o hanno vissuto ed agito durante
la vita del nominato Tullio Saba. Ne esce fuori un ritratto in controluce, dove
ognuno dice qualcosa, ma soprattutto di sé nei confronti di Tullio. E se alla
fine qualcosa sappiamo di lui, si vengono anche a sapere molte notizie
contraddittorie. Perché chi gli voleva bene, lo ammirava, ne esalta i caratteri
positivi. Altri invece tendono a tirarne fuori il peggio. Alcune notizie certe,
di sicuro escono. Come il fatto che il padre era un anarchico convinto, tanto
che Tullio, il figlio, viene da tutti chiamato “il figlio di Bakunìn” (con
l’accento sulla i). Ma se poi sia stato un capopopolo, uno sciupafemmine, un
amante dei soldi e della bella vita, una persona generosa e dedita al bene, se
sia morto in povertà a Cagliari o sia fuggito in Sud America… Chissà se
riusciremo mai a saperlo. Ed in fondo, è importante saperlo? Tanto quello che
Atzeni ci vuole mostrare (e ci riesce con maestria) è l’avanzare del tempo nei
campi barbaricini, prima attraverso gli ultimi anni del fascismo, poi nel
faticoso dopoguerra. Con la colonizzazione del continente verso un popolo fiero
delle proprie tradizioni. E bene fa l’introduzione editoriale ad accostare
questo spaccato con lo spaccato siciliano da cui nasce la casa editrice che ce
lo propone (Sellerio, ovviamente). Il testo come detto è agile. Riprende quella
scrittura sulla vita dell’anarchico Durruti, condendola con la filosofia
cinematografica del Kurosawa di Rashomon. Direi che merita ampiamente di essere
letto.
“sui fatti si deposita il velo della memoria, che lentamente distorce,
trasforma, infavola il narrare dei protagonisti, non meno che i resoconti degli
storici” (153)
Come da tradizione la prima trama
del mese riporto l’elenco dei libri letti in gennaio, mese di ripresa e di
qualche isolazionismo.
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
1
|
Jasper Fforde
|
Il caso Jane Eyre
|
Marcos y Marcos
|
17
|
2
|
Alessandro Baricco
|
Emmaus
|
Feltrinelli
|
s.p.
|
3
|
Francesco Recami
|
Il ragazzo che leggeva Maigret
|
Sellerio
|
12
|
4
|
Elizabeth Peters
|
La sfida della mummia
|
TEA
|
8,60
|
5
|
Corrado Augias
|
Il fazzoletto azzurro
|
Noir Repubblica
|
7,90
|
6
|
Erri De Luca
|
Non ora, non qui
|
Feltrinelli
|
6
|
7
|
Valerio Magrelli
|
La vicevita
|
Laterza
|
9
|
8
|
John Boyne
|
Il bambino con il pigiama a
righe
|
BUR
|
10
|
9
|
Roberto Riccardi
|
Legame di sangue
|
Mondadori
|
4,20
|
10
|
Veit Heinichen
|
Morte in lista d’attesa
|
E/O
|
9
|
11
|
Veit Heinichen
|
Le lunghe ombre della morte
|
E/O
|
s.p.
|
12
|
Milena Agus
|
La contessa di ricotta
|
Nottetempo
|
s.p.
|
13
|
Eric-Emmanuel Schmitt
|
Piccoli crimini coniugali
|
E/O
|
7,50
|
Detto già sopra della stanchezza
successiva alle lezioni carcerarie, si rigira intorno a questa Pasqua di
riposo, cercando nella memoria di cui sopra la spinta a superare momenti
difficili. Ed in Aprile si comincerà a sondare anche le possibilità estive.
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