Gerald Durrell “La mia famiglia e altri
animali” Adelphi euro 9 (in realtà, scontato 4 euro)
[in: 04/10/2009 – out: 11/12/2009]
Un
classico, cinquantenne, con una passione dentro e con dei momenti veramente
esilaranti (tra tutti la cena finale funestata dagli animali di Gerry e dove
tutti gli animali, anche quelli a due zampe, danno il loro meglio). La storia è
abbastanza nota, data la sua vecchia datazione, ma riassumendola non è altro
che l’epopea della famiglia Durrell (tra l’altro, il fratello maggiore che qui
viene spesso ritratto come un po’ troppo presupponente, divenne un ottimo
scrittore, autore di quel Quartetto di Alessandria che prima o poi rileggerò),
che, spinta dalle folli idee appunto di Larry decide di lasciare la brumosa
Inghilterra per andare nel sole del Sud, e precisamente in quel di Corfù, dove,
tra alti e bassi, vivono 5-6 anni di formazione per il buon Gerald detto Gerry.
Ed è appunto Gerry che fa da perno a tutte le vicende, guardandole con il suo
occhio di ragazzo che cresce, ed avendo un’empatia gigante con tutti gli
animali, anche i più “schifosi”. Durante questi anni, di sfuggita, vediamo
crescere anche gli altri due fratelli di Gerry, il cacciatore Leslie, e la
ragazzina, la Margo, che a poco a poco diventerà donna. E su tutte la madre,
che sarebbe ben interpretata da una Stefania Sandrelli in grazia, svampita ma
buona, dolce, e soprattutto capace sempre di assecondare le follie dei suoi 4
figli (anche quando Gerry le porta in casa due sconquassati cani che, per le
loro caratteristiche, chiamerà Pipì e Vomito). Facciamo anche conoscenza di
tutta la fauna dell’isola, dai grechi furbetti che non parlano una parola di
inglese e cercano di raggranellare qualcosa, a personaggi più simpatici, come
lo Spiro che diverrà il deus ex-machina dei rapporti con i locali e Lugaretzia
che affliggerà tutti con i suoi veri o finti malanni. Gerry cresce e per non
rimanere indietro gli vengono appioppati tutta una serie di improbabili
precettori, finché non trova il suo pendant nello scienziato Theodore che lo
inizia ai misteri dei microscopi (e delle rane botola, e di altri improbabili
animali). Fino a che, per varie cause e peripezie, si deve lasciare l’isola del
sole e tornare a quella della pioggia. Ma tutto ciò lascerà un segno indelebile
in Gerald che continuerà ad amare e studiare gli animali, dedicando loro tutto
il resto della sua vita. Libro agile, con una passione dentro che mi ha
commosso (quando un amore sconvolge tutta la vita, come quello di Gerald per
tutti gli animali). E con un tocco di leggerezza nel descrivere situazioni e
modi che mi è molto piaciuto. Certo, a volte, alcune descrizioni sono troppo
“animal-dipendenti” per cui ne perdo il filo. Come perdo il filo quando si
parla di alberi ed altre botaniche ricercatezze. Ma alla resa dei conti, una
lettura, avvenuta in ritardo, ma che non rimpiango affatto.
“io sono troppo vecchia e tu sei troppo giovane per l’amore, eppure
sprechiamo il nostro tempo a cantare canzoni d’amore” (51)
“Tu pensi sempre che le cose che fanno gli altri siano semplici” (216)
“Quasi tutti sostengono che man mano che si invecchia … si diventa più
aperti alle idee. Che sciocchezza! Tutti i vecchi che conosco hanno la mente
chiusa come un’ostrica grigia e ruvida sin da quando avevano quindici anni”
(564)
Félix Fénéon “Romanzi in tre righe” Adelphi
euro 5,50
[in: 20/01/2010 – out: 01/04/2010]
Fulminanti
ma inscindibili dal “personaggio Fénéon”, sorta di letterato vissuto più di 80
anni a cavallo tra il 19 ed il 20 secolo. Dei pezzi riempitivi che per un anno
hanno popolato le colonne del giornale “Le matin”, narrando della vita, alla
maniera giornalistica. Ma con un taglio di una pura bellezza estetica: una riga
per l’ambiente, una per la cronaca del fatto, una per l’epilogo. E poiché non
siamo dal lato del “bravo giornalista”, ma del valente letterato, ecco che
l’epilogo è lì per stravolgere il senso e la visuale delle righe. Ma serve
anche a collassare in uno spazio risibile un mondo di avvenimenti. Del tipo
“Un
colpo apoplettico ha steso il signor André, 75 anni, di Levallois, nei paraggi
del pallino. La sua boccia rotolava ancora, e lui non c’era già più” (sentite
la bellezza della fine in originale:
“Sa boule roulait encore qu’il n’était
déjà plus”).
O
ancora meglio
“Un
uomo sulla trentina si è ucciso in un albergo di Macon, lasciando un biglietto:
‘Non cercate di scoprire il mio nome’”
Oppure
« Mme Olympe Fraisse conte que, dans
le bois de Bordezac (Gard), un faune fit subir de merveilleux outrages à ses 66
ans »
Notate
la bellezza di quel “meravigliosi oltraggi”!! Son degli haiku occidentali,
opera di questo strano critico d’arte ed altro, vicino ai gruppi anarchici
francesi (tanto da essere implicato e processato per un attentato, ma assolto
anche per il modo come, durante l’interrogatorio in Tribunal, riuscì a
ridicolizzare il Pubblico Ministero). Tra l’altro Fénéon in vita ha pubblicato
un solo pezzo, che però almeno nella mia memoria, lo avrebbe reso immortale: un
breve articolo sugli impressionisti che nel 1886 avrebbe consentito di rendere
immortale la loro definizione. In realtà, pubblica anche un libro sull’opera
completa di Degas, ma senza una riga di commento ai quadri: ne presenta il
nome, le dimensioni, i colori (a volte aggiungendone la tipologia di
costruzione). Mi rendo conto che divago, rispetto all’agile libretto, cui va
aggiunta una post-fazione mirabile di Matteo Codignola sull’autore che me ne ha
fatto conoscere l’opera e cui vanno sentiti ringraziamenti. Un autore o meglio
un letterato da ritrovare nelle pieghe della letteratura.
Félix Fénéon nasce come detto a
Torino l’anno dell’unità d’Italia, vive nella sua Francia dove muore a 83 anni
sul finire della seconda guerra mondiale. Anarchico e critico d’arte, come
sopra riportato, andrebbe ripreso nel famoso dibattimento sulle bombe anarchiche
degli anni ’90 francesi, con la sua ormai classica presa in giro del giudice
del tribunale, con una maestria tale, che, seppur probabilmente colpevole, la
giuria lo assolve.
W. Somerset Maugham “La lettera” Adelphi
euro 5,50
[in: 20/01/2010 – out: 04/06/2010]
Sessanta
paginette che si leggono in un fiato (nella fattispecie tra due percorsi di
andata e ritorno in metro per andare a vedere un ottimo film argentino “Il
segreto dei suoi occhi”). Ed il cinema ci sta bene, non fosse altro perché da
questo canovaccio prima Maugham ha tratto una pièce teatrale, poi un film,
quelle “Ombre malesi” diretto da William Wyler che nel 1941 arrivarono a
collezionare 7 nomination all’Oscar, tra cui l’impagabile presenza come
protagonista di Bette Davis e la regia stessa di Wyler (anche se quell’anno
vinsero Ginger Rogers nel film “Kitty Foyle, ragazza innamorata” di Sam Wood,
John Ford come regista per “Furore”, nonché “Rebecca la prima moglie” di
Hitchcock come miglior film) senza vincerne nessuno. E sembra proprio cucito su
Bette Davis il personaggio di Mrs. Crosbie. Leggendolo ti balza subito in
mente, lei ed i suoi occhi (qualcuno ricorda Kim Carnes?). Maugham ha poi
questa straordinaria capacità di farti balenare i personaggi con due righe di
scrittura, riuscendo a condensare così in poche righe, elementi che altri
avrebbero portato avanti per capitoli interi. Così vediamo il carattere fermo,
anche se ormai aduso agli inganni orientali, dell’avvocato Joyce, l’onesto e
faticoso lavoro di piantatore (inteso come responsabile di piantagioni) di Mr.
Crosbie, la viscidità del cinese Chi Sheng che ha studiato in Occidente e che
lì a Singapore rappresenta un po’ il punto di incontro tra la cattiveria
occidentale e quella orientale. Il bel mondo degli inglesi trapiantati in
Oriente, che vivono in un’isola dorata, fuori dal contesto sociale,
riproponendo quello che chiamo “il tè delle 5” in posti dove ci sono 35°
all’ombra fin dalle 6 del mattino. Il bello che fa sempre la sua figura in
questo tipo di mondo. E poi lei, la ritrosa Mrs. Crosbie che fredda con sei
revolverate il bello che cerca di sedurla quando il marito è lontano. Ma il
viscido tira fuori una lettera che potrebbe dare un senso del tutto diverso
alla faccenda. Chissà come andrà finire? È colpevole Mrs. Crosbie? Riuscirà l’avvocato
a trovare qualche bandolo? A voi l’estremo piacere di scorrere queste pagine e
di seguire l’affastellamento incalzante di situazioni che ci propone Maugham,
fino al suo scioglimento finale. Scioglimento che, è bene sottolineare, è
diverso da quello che verrà sviluppato nel film, dove si aggiunge al finale del
racconto, quello che viene chiamato un sottofinale che andrà bene per il
pubblico delle grandi sale. Ma che se ora dovessi portare il testo sullo
schermo lascerei così. Questo è un finale. Quello “un’americanata”. Ricordo
comunque che non è mai facile trasportare un testo pensato per un mezzo
espressivo (la carta) in un altro mezzo espressivo (lo schermo). Anzi è
un’operazione di una difficoltà enorme. Comunque, un grande piccolo classico,
da divorare e poi prenderci sopra un bel Martini cocktail ghiacciato. Sarà poi
un caso che Maugham (di cui lessi lo stupendo ritratto di attrice “La diva
Julia” e di cui ricordo ancora quella frase che giro alla mia amica Rosa “tutto il mondo è teatro … ma la realtà siamo noi, gli
attori”) lo leggo sempre a giugno?
Infine, essendo la prima trama
del mese riporto l’elenco dei libri letti in aprile, con un gradimento medio,
senza grandissime punte, ma con qualche obbrobrio.
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
G
|
1
|
Félix Fénéon
|
Romanzi in tre righe
|
Adelphi
|
5,50
|
4
|
2
|
Giancarlo De Cataldo
|
Onora il padre. Quarto
comandamento
|
Noir Repubblica
|
7,90
|
3
|
3
|
Giulio Castelli
|
Imperator
|
Newton Compton
|
4,90
|
3
|
4
|
Eric-Emmanuel Schmitt
|
Il bambino di Noè
|
BUR
|
5
|
4
|
5
|
Alexander McCall Smith
|
Amici, amanti, cioccolato
|
TEA
|
8,50
|
3
|
6
|
Fabio Volo
|
Il tempo che vorrei
|
Mondadori
|
s.p.
|
3
|
7
|
Benedetto XVI
|
Caritas in Veritate
|
Libreria Editrice Vaticana
|
2
|
3
|
8
|
Barbara Baraldi
|
Bambole pericolose
|
Mondadori
|
4,20
|
1
|
9
|
Massimo Pietroselli
|
La porta sulle tenebre
|
Mondadori
|
4,20
|
3
|
10
|
Henning Mankell
|
Nel cuore profondo
|
Mondadori
|
9,50
|
2
|
11
|
Clive & Dirk Cussler
|
Il tesoro di Gengis Khan
|
TEA
|
8,90
|
3
|
12
|
Arnaldur Indridason
|
La voce
|
TEA
|
8,60
|
4
|
13
|
Gianrico Carofiglio
|
Le perfezioni provvisorie
|
Sellerio
|
14
|
4
|
Il mondiale sudafricano è agli
sgoccioli ed io continuo nell’organizzazione del viaggio, con i molti ostacoli
dovuti al pienone che questo anno mondiale si riversa laggiù. Continuiamo a
lavorarci, sperando che vada meglio tra i portoghesi mozambicani.
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